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| } | ‘ i i see © 1996 Gino Boao etvres. p47 J «Supercrals 1958 Prim edie «Supe Introduzione Liinizio di Tutte nostri Vinizio Classico di tanta narratva, acominciare dalle sue «formesemplici». I bambini sono condot- ti dai genitori nel bosco, ¢ lf abbandonati. Se la cavino da soli In Tutti most: ert’ padri muoiono alla soglia della seconda guerra mondiale: € questo il bosco in cu lasciano e che lasciano ai fil. Un'impostazione narrativa dial zenere pud essere pi 0 me- no determinante. Vogtio dire che tutto dipende da se e come il narratore vuole che i trauma sia superato, Natalia Ginzburg non vuole che lo sia Macbeth non limite la sua presenza ai versi da ei scelt come cpigrafe. Durante una sua visita alle « Visciole , a Cenzo Reni aceide di rovesciare «una boceetts dinchiostro st un tappeto rela sua stanza, cla signora Maria s'affanni a stropicciare col lat teecon la mollica di panesu quela macchia ma non se ne andava, ln bel tappeto sciupato per sempre. E Cenzo Rena Ia stava a suatdareediceva che quella era la macchio di Lady Macheth, che {tii profumi dell’ Arabia non porevano levarla via (1, v1). Mol: ‘0 i avanti nel romanzo, lamacchia ricompare, nuovamente as Socata a Cenzo Rena; ammalate di tio, «non si sentiva molto take ma si sentiva venire la morte Nella schicna sentiva venie la More, c'era un punto nella sua schiena che tremava e pulsava, Proptio in fondoulla schiena dove cominciavail sedere, un punto {fio freddo eremante»;e, pochissimo dopo, questo punto sia: aise: «Si sentiva molto bene adesso che aveva bevuto il brodo, ie, si sentiva leggero leggero fresco, ma aveva sempre nella “chiena quel punto dovestava per morte, una piccala macchia di farle vedere pele TT ae fando poi, nel penuktimo capi italo, Cenzo Re- do aoa cede er sare ona rs scons ie eedesco rova uci, la macchi postal Fe Poe moment «enzo Rena chien see noe ghoul ¢ mn renege tocca ST lea fredda e debole, Adesso la mac- tire. Una macchia di pele tutta c aoc a poco alagata, adesso quasi ura la sua chic nai rede dole» (3) Tina maceia che aon va va e che, oul definiione dl trausa? Non anche, U8 p bolo della letexatura? ute ~re rate dalla quale viene il itolo del romanzo, & wat nea Laos non de solo Maced, ma ditto Sha agent, Lo seudieo Seyton annuncia la more dela regina a Natheth «gues dc: «Sarebbedovta mor primeo Po aeacibe venuto ll momento per una parolasiflat. | Doman sens domanistrsca pce pes aun gion all'lo,| fin allie silaba del tempo prescrto; | tut nose e no llaminato a deel tl! la viache condo la snort po oan | Spexniti,spegniti, breve candela! | La vita non @ toon ce camino povero aore| he sipawonensines wea per la sua ona sullascena{ e delquale poinon siode pital: qe tupa storia | raceontata da un idiot, piena ci remore furore, 1 che non significa nulla» (trad. di Agostino Lombardo} Me Cinahang non solo sapeva che questo discorso aveve 238 lntosue parole al tolodiunaltroromanzo, poco pis ven anni prima The Sound and the Fary 6iBaulkner~ ma estes ute Pa auelle parole (raducendole molto bene, meglio di come ert Stato tradoet in italiano, ne! 1947 i stole del romanzo faulk hetiano) e qualcos‘altro del discorso di Macbeth, proprio pet Ghudereilsuo romanzo: «E rseto un poco ed eranio moo amich Toto tre insieme Anna Emanuele ¢ Giusti, ed erano content Raffaello Ramat, «Avanti», 31 gennsio 1953 «Massimo prego di quest wae esta lrg, coral aucobiografia(.)2iara igen Fimenieccontedeporonicotsore ec nlreerichedcl tice tater chun epopes frente 9000 Soe per opin ta dopd nemonclersniae Valeria Silvi, Silvi, «Il Ponte, aprile 1933, P- 559 (areas .¢ sié esteso [rispetto alla produzione prece- Sc diagteecttetmemrarte re teeing Un ee fib dv Probleatico¢ ito enttoceamaere tart ieyaargiian mention war ee Hos a parecpavione profonda et ge ma riasuntv dela Hees yu esicaced ufalmete dellespcans ng soles osm napa vi dopo co an i Haron colori, tanto anche il '45 é livellaco in quel ritmo BIBLIOGRAFIA CRITICA : i vo coms ea congiun isempl argh del fascia J) he rpreso is tha congiunto itempi grad vale) hari a ‘Pietro Citati, «Belfagor, magere 195: 3. acon coscienteenergia nel dominare eat La er re raddivori ¢ contrastand| el ivere i pericoli delle sue test Ha voluto fi eth co. Jee dias personal maize Ne rina nse ha crutaro, senza facile set Teco ae fe gene eter dlibo nom dlmande aman entotnsocelascons dad = an din del 2a il dolore € la gicia della sensu raat dela osne sno enn nal pecans conesntan Ton ivi reall» Claudio Varese, «Nuova Antologia» lupo 1995 rg ts oslo el ted ete raceon che N. Git eames unosolo es ety eon ahidbsooe a ren) etree so 8 hi i] romanzo Tutti wostri ter! capdavore della ine ano di milion pass 2Pr ogg stance pe als du bss dese Barr Lasts ceo ttl» Sincbarg gs) in Exerime contd Natalie Giaburg 0957s a sam Seon critici sul Novecento letterario, “Milano 1967 pn blesonepsine ite alia d Anna nme, oer Cena lime diese Frat BIBLIOGRAFIA CRIT xv ve ne sono anche di monorone,€ sion dé quella monocoaia ietimamente poetics in che consiste la peculiaritislsticn della Gincburg. il suo sug sgestiv ron-ron, ma di una monotonia fetealmente tal, non vivificata all wat ispirativo I che, come & probubile, va messoincouto anche a questa ctcostanza, che Tut F xox ier isponde ala migura del ron 20 vero © proprio, cioé supera di parecchio quella del romanza bre ‘Nets la quale propende in maniera pti congenial la capacici i "te ruta” della nosita setitsice.(..) Lo searso peso annesso alla storia in «quactra perfetiamente, come sappiamo, nel pessimisin esisenzile della ostra sevttrice, ma in un romanzo come questo produce una sorta di mutilazione. ‘questo Piero De Tommaso, Nztalia Ginsburg, in I Contomporsnet, ‘Milano 1969, vol. II, pp. 827-28 Non =n pes esr — ae romanao del Ginabrg, un do. coment dios pina, oanasemplice-estmoniana Eon pote scs,ngunnumtlsso te ies Steen fer maurare nln dl proprio mondo toe coh del vit, flan le nmagini oppo acto aren lars tle della propia semi pe esti lace pi smi pi tare lero aon elie ignicasni. «Toto fe sano Sieod noi in unaegonelontna, popolatad mor nui color ite daca he miu temo come Frnt crbo rome Cano Rena el para del Moni di Borg San Costa cme Sora Maria raveta dante un bomburdament nel colo della Peaonein cies anda ad abiarea Torino ssemone erbanz tp dq iberes che rsh afi ale nose dbl fore.) Forel tn del oman scturiavin a dla pena, metas ¢ tearuendsi guts uromadcamente sla base daar a cord ‘euiccaicnom ern riatgne nel serie nn nh -avero lesperien- 2 della guerra si era tanto profondamente mutata, da nan ticonoscets| Pi, lena Clementell,Intta alle fetune di Natalie Giwsburs, Milano 1972, pp. 68-69 ¢ 75, \ ' | nen TS se a xvor BIBLIOGRAFIA CRITIC “atiprisone del omanco pee saint STMT ee LAREN Gecmensonal, Fmpao d una deere ers on oi auld qian ine ell orf ei ana aia cdiator. agora Timmeling or fr etn decom capaci deerme ace define ere ed ca police nazonaes, «Nonna a oP ca gc a serie comne alla maggtor pated ona ta Tempore, ce rssue saree uu di nee impr esperenz dela guera ea inadepuate stra ois sso fraamo al rapporointercortene fra vege seo ental soc Jee Seraevta oa qullo che colleen Beazdoi fons a era diSioneo anche alimpexne umanoe plitico tatiamenie re pera del prainano Macise di via del Como, Maelemente core eemplare viene ridimersonato atcaverolafuncionsi ss Sin ef romne dela comic» come pet borgbese internet sre piven dellioni a scongirate a presenazione di ue Fai mente ideale, cox pet ambiente paesano di Cenzg Rena a ate devin oisiche cola all eto dl one sear ino cou ifs —in questo periodo— nel rartamento ete cao reas uly. «Lavicenda evolve quindh, in Ta snore. 6 ne df centaare mimutisme che recano sempre in Timpronta db base eceeione vets i dipersivo; ma a contzobilanciae quest ut arene la pregnanza del cla stoic in cu si ambients nay rman a oto essence di neove extenze Dore, aor deer dalla Ginzburg di aerieconcretamence sco) ¢ acco cligareallapotrae condise da reser oldie ae ratte clastofobic di soli nace famiiain. La Fegan eee ane deka voce naman al puto dvisa fami doles “fis pau Anna) ile, nel sue iplicazionialtomealinfensie See aaente Pin nel Seater dei nd d rgno di Calvino) ofite wn svete eatico~ ela igarccadeigrecio~ ad una denunci PY areca bel, legaa al lone di un'embrionale wt interiors eet appore dur astensione dal giudizio toro tpia ci chi anco we ceed valor eatconformare ln propia wsione interpretive del mondo» Luciana Marchionne Picchione, Natalia Givzburg, Firenze 1978: Bp. 42-45. 46.48 496 5° BIBLIOGRAFIA CRITICA xix tala sia opera ne hat Ce (Olge Lombard, Natalie bargin I Cotemparae, ‘Milano 1979, vol. VIE p. 7612: so che non si ripetera pi nell dell i elo dean eee ea ne con Ja vita la sua fede nel aa Pie iain wero ee sembra er fog og ide pons sui inelletaale, eda ne dell’Agnese va a morire della Vigand) » a Giacinto Spagnoleti, «Bellggor», 198% La tematice& dungue resis .dunque resistenziale, a gli anni della stesura sono quell Yo gre dint ed scons sen est amcnmnvasie ibm pro ae pes unfrmieindre gh past una sna simul'com- ato snl ste po une eens maine he eommer il su0 pessimismo> «ln Tutti ‘morte gl sconfit, guardaagh error alle vlta alle delusion’ con sguat™ do rutavia fiducioso, Se c iducioso, Se c¥ una distanza Sema a Tut f nose ier e Le vort delle co consse i che nella sult dei peronaggh eat in unlarchitetura romanzesca, Ed & anche per questo SES BIBLIOGRAFIA CRITICA xx che nla ita imi proprio deus ex mach Giovanni Tesio, Natalia Gi asi awit rondo dkCenza Rena, ero ¢ Moo al vet cearente woo soT20> prin eS penotes 98 " PP. 447 € 450- route Gr et Gai Se, eon prcasone «appara bibliog «Fon Cesare Garbo boos Cronologia della vita e delle opere 1916 Nasce il 14 uelia a Palermo, da Giuseppe Levi e Lidia Tans, ultima di cingue fratell. E i easo a fara nascere « Palermo: it padre, tristino, insegnava anatomia comparsta all Universita i Palermo, in quegli sani divenne, pit tard, on biologo e un istologo di grende fame. La madre cra lombatda, ed ere fia le Tene awocato sciaina, ano di Toa Fie di primo piano erano, nels famiglia, Eugenio Tanzi, psichiatra, Ho delle madre masicoogs Sibio Taneh nee dose, feaclla dla mae, « Cesare Levi, fratello dl pad, ete teatralee studiozo, 1919 La famiglia Levi si trasferise a Torino. Natalia non freguenta le elementari; stadia in casa. 1927 B isertta al Liceo-Ginnasio Vittorio Alter. 1933 Consegue la marurita classcaesiscrve alla Facolh di Lette re, Frequenta i cos sto Rostagni e Ferdinando Neti. Non si & mai laureate, Serive epublica i primi racconti «Solarian, <1] Lavoro», «Letteratara» (39341939) 1938. Sposa Leone Ginzburg. 1940. Segue mario al confine - senza limite di tempo in Abra 20, a Pizzo, un villaggio a quindicchilometsi dal’ Aqua, col figliCarioe Andrea, AllAguila nase ls figlia Alessandra 1942 Public, press la casa editrice Einaudi, i suo pimo roman: 20, La stra che va cit, con lo pseudonim di Alessandsa Tornimparte 1943 1.26 luglio Leone Ginzburg asia il contin, rieata a Torino gitioma Roma, dove in setenbi opin lotic lestna, I] primo novembre, eoi te figli, Natalia raging toaritoa Roma, in un allogeio di fortuna in via XX1 Aprile. I zo novembre Leone arestato dillapoliza italiana nella ipo- alia clandestna di via Basento.E trasferito nel bacco tede- so di Regina Coe xxl 1944 1945 1947 1950 1932 1966 1961 1962 1963 1965 1969 1970 1973 1974 197 7983 1084 1990 1991 CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE 1g febbraio Ginsburg muore nelle carer di Regina Goel J.J domme delarrsto fino a quello dela morte, Natalia non al orn? mace. Dopo te provvisotia sistemazione nel con vide elle Orsoline al Nomentano, a trasfessce coi igh oF yee cease della ia materna. Liberata Firenze, ritorna = eae robre, Prende alloggi in una pensione valdese aS Mara Mapaore, poi in casa di un’ amica, nel quartiere Prati E Mcanta come redattrice dalla casa editice Einaudi Inonsbeiuina «Torin, ml west digeitn jn tia Pallamaglio (oggi via Morgari), Continua a lavorere nella Cau edtce Eig Pabblica il zomanzo B stato cost Sposa Gabriele Baldi, professoreincaticato di Lerteratura glee a Trieste; Natalia continua a vivere a Torino. Si srasferisce a Roma col marito, chiamato dalla locale Facoltt i Magistero, Publica il romanzo Tet mos ier Sitraseriace a Londra, dove Baldini & chiamato a drigere l- stitoro italiano di cultura Pubblice la raccolta di saggi Le piccole vit. ubblica il romanzo breve Le voc della ert. Ritorna col matito 4 Rema, Prende alloggio in piazza Campo Marzo. Pubolica il omanzo autobiogratico Lessco familar. Scrive la commedia Ti ho spoato per allegra, che viene rappre- Senate eon successo, Seguono nel 1968 L insercione e Laser ‘ane ‘Muore a Roma, al’ Ospedale S. Giacomo, Gabriele Baldi. Pulblica a accolta di saggi Mai dev’ domendanm. Pubblica la raccalta di commedie Paese di mare «il romanzo, rneta narrativo.e meta episolare, Caro Michele. Pubbica la accolta di saggie di articoli Vite imsmaginaria. abblica, ol titolo Famiglia, ue raccontilunghi, Faritise Borges Pobblica la ricerca storico-epistolare La famiglia Manzoni. E eta depatata alla Camere nel ruppo degli Indipendenti ci sinistra Ponblica il romanzo epistolare La cit ela cosa Publica il saggio Serena Cruz ola vera giustiia Maore nla sn esd Roma drate Tarotte trailé eil 7 o¢ Tutti i nostri ieri And all ou petey ei ‘The way to dusty death. as Macbeth, V, W, 22-33, Parte prima 1 Tirittatto della madre era appeso nella stanza da pranzo: tuna donna seduta, con un cappello a piume e un Iungo viso stanco e spaventato. Era sempre stata di salute debole, sof- friva di vertigini e di batticuore ¢ quattro figli erano stati troppi per lei. Era morta poco dopo la nascita di Anna. ‘Andavano al cimitero qualche domenica, Anna, Giusti- noe Ia signora Maria. Concettina no, pesché non metteva ‘mai piede fuori di casa la domenica, era una giotnata che de- testava e stava chiusa nella sua stanza a rammendarsi le cal- ze col pit brutto dei suoi vestiti. E Ippolito doveva tenere compagnia al padre. Al cimitero la signora Maria ptegava, i duc ragazziinvece no perch¢ il padre diceva sempre che pre- gare & stupido, ¢ forse c’8 Dio ma non occorre pregatlo, & Dio e sa da sé come stanno le cose. Quando non era ancora morta la madre, la signora Ma- #ianon stava con loro ma con la nonna, la madze del padre, « viaggiavano insieme. Sulle valige della signora Maria c’e- rano le figure degli alberghi, ¢ in un armadio c’era un suo vestito con dei bottoni a forma di piccoliabeti, comprato nel Tirolo, La nonna aveva 12 mania di viaggiare e non aveva imei voluto smettere, e cost sera mangiata tutti i suoi soldi, pesché le piaceva andare negli alberghi eleganti. Negli ulti- mi tempi era diventata molto cattiva, raccontava la signora Maria, perché non si dava pace di non avere piti soldi, e non PARTE PRIMA ; ai, e ogni tanto lo dimenticava e voleva 5 oo cl signota Maria doveva trascinat compra vettina, ce pestava 'ombrello per terrae si mat devia a jetta di vabbia, Adesso eta sepolta a Nizza It do- aE morta, doves era dvertta ano da giovane, guar ora tesa e aveva tutti i suoi soldi dora rs namo cotta se pews pare isd vuto la nonna, ¢ se poteva taccontare oon SE Gag che avevano fatto. La signora Mara era Tati piccola, quando stava sedata, non tceava pet fer Con ped. Per questo quando stava seduta 8 seals on coperta, perché non le piaceva far vedere i suoi pied pe cor ocavano rerta La copeta era pel lla cao Sas quella ches tenevan sll gnocchi ee la ponns ens ‘anni prima, quando giravano in carrozza pet la citth. La dace Mara si dava un pochino di rossetto alle guance, ton le paceva ce a guardasero al matin pres quan aon ccaion avers il rossetto, ¢ Cosi scivolava nel bagno zi ar ules asbiavamolto se quan fermava nel corridoio per chiederle qualche cosa. Nel bagho {Grestava sempre un pezzoe tut allora verivano a picchi reall porta lei st metteva a gridare 7 anne quella casa, dave nessuno aveva tispetto pet lei, farrubito le valigeeandare a Genova da ua Sorell, Dus 0 tne volte avevatrato fuori levaige da sotto armadio gave Ne cominciato a metter via le sue searpe nei sacchettini df Stoll, Bisognava far fina di niente dopo un po ornevs © tet foie scp, De esto ut sapien che de ella di Genova non ce la voleva in casa ; 7 ee ‘Mara veniva for dal agro tuts vest © col cappell in testa, e correva nella strads con ura plete f raccopliete i Tetame per concimare i ross svela svelta ¢ fadando che non passasse nessuno. Poi andava con la rete a CAPrToLO PRIMO _ fare Ia spesa, ed era capace di traversare la citta in meze'ora con i suoi piccoli piedi veloci nelle scarpette col fiocco. Ogni mattina frugava l'intera citté per trovare la roba che costava meno, € tornava a casa stanca morta, ed era sempre di catti- vo umore dopo la spesa, e se la prendeva con Concertina che ‘era ancora in vestaglia, e diceva che mai avrebbe creduto di dover affannarsi per la cittd con la rete, quando sedeva in carrozza accanto alla nonna, con le ginocchia ben calde nel- Ja coperta c la gente che salutava. Concettina si spazzolava i capeli piano piano davanti allo specchio, e poi aecostave il viso allo specchio e si guardava le lentiggini una per una, si guardava i denti c le gengive e tirava fuori la lingua e se la guardava, Si pettinava con i capelli annodati in un rotolo stretto sulla nuca e la frangia arruffata sulla fronte, e con quella frangia aveva proprio Paria di una cocotte, diceva la signora Maria, Poi spalancava l'armadio e studiava che ve- stito mettere, Intanto la signora Maria buttava allaria ile ¢ sbatteva i tappeti, con un fazzoletto in testa ¢ le maniche rimboccate sulle braccia secche e vecchie, ma scappava via dalla finestra se vedeve affacciata al balcone la signora della casa di fronte, perché non le piaceva farsi vedere col fazz0- letto a sbattere i tappeti, e ricordava che era entrata in casa come dama di compagnia, e adesso ecco che cosa le toceava difare, La signora della casa di fronte anche lei aveva la frangia, ma una frangia arricciata dal parrucchiere e scompigliata con grazia, ¢ la signora Maria diceva che pareva pitt giovane di Concettina, quando usciva fuori al mattino con certe ve- stagliette chiare ¢ fresche, eppure si sapeva con certezza che aveva quarantacingue anni. C’erano dei giorni che Concettina non riusciva a trovare 1un vestito da mettere, Provava sottane e camicette, cinture efor allo scollo, enon era contenta di niente, Allora si met- PARTE PRIMA 12 rt 1va com’era disgraziata, senza un vesti- te ng com una gua tao malta La to cari fariachiudeva le finestze, perché dalla casa di fron- Sianore no sentisse. —-Non sei malfatta, — diceva, ~ solo un *e MFsrte di fanchi e un po’ piatta di seno. Come tua nonna, pinche lei era piatta di seno ~. Concettina gridava e sin- Sia butte mezzo svestita sl lettodislato,¢ ala Senivan fuori tutti displacert che mers ‘li csami che do- ce e storie con i suoi danza. ver te havea ui danza Licambiva sempre Ce nerauno sempre fermo davantialcancello, uno con una fac: Ci arg equate la sara al posto dels amici, pare tata con uno spillo da balia. Si chiamava Danilo, Concertina Gir che avers ncaa dun pez ans non seanava e passeggiava avanti c indietro davanti al canc Tove man ditto lascienae col basco alto sulla fron tea signora Matin avevapaura che rt’ un rato ents Sea fare una sfriata « Concettina, © andava dl pate Tamentarsi drut Te storie che aveva Concettne con due sul fdanzat, lo tinea alla fnesta a vedere Danilo cl tno econ le mani dito la sciena,e oleva che it padre scondesse a mandarlo via. Ma il padre allora diceva che la Strada ® i tutti enon si a diritio di scaciare via un uomo dna strada¢titava fori suo verchio revolver elo met teva sul tvolo, pe ilcaso che aun att Danilo savas teil eancelio. E spingeva fuori dalla stanza la signora Ma tia, é voleva stare in pace a scrivere. . ee ween ute bre di memorie, Lo sive ‘vada molt anni, aveva smesso di far Pavvocato per poterlo Scrivere, Era intitolato: Nience altro che la veritae cerano ‘caprroto PRIMO b pagine di fuoco su di loro. Raccontava tutta Ja sua vita, la ritirata di Caporetto dove s’era trovato anche lui e tutte le cose che aveva visto, e i comizi dei socialisti e la Marcia su Roma e tutti tipi che avevano voltato camicia nella sua pic- cola citt’, persone che sembravano per bene e le neve por- cate che poi avevano fatto, « niente altzo che la veritd ». Per mesi e mesi scriveva e suonava il campanello ogni minuto pper chiedere del caffé, ¢ la stanza era piena di fumo, e anche la notte stava alzato a setivere, oppure chiamava Ippolito che sctivesse mentre lui dettava. Ippolito picchiava forte sulla macehina da sctivere, e il padre dettava passeggiando in pigiama per la stanza, e nessuno poteva dormire, perché Ja casa aveva i muri sottli,¢ la signora Maria si rigirava nel letto, tremando di paura che dalla strada qualcuno sentisse a voce concitata del padre, e le cose di fuoco che lui diceva contro Mussolini. Ma poi a un tratto il padre si perdeva di coraggio, ¢ il suo libro non gli sembrava pit tanto bello, ¢ poi diceva che gli italiani erano tutti sbagliati econ un libro certo non si poteva cambiatli. Diceva che aveva voglia di uscite per la strada a sparare con il suo revolver, oppure niente, oppure stare sdraiato a dormire ¢ aspettare che ve- nisse la morte, Non usciva piti dalla sua stanza; passava le siomnate a letto ¢ voleva che Ippolito gli leggesse il Faust. E oi chiamava Giustino ¢ Anna e gli chiedeva scusa, perché on aveva mai fatto le cose che fa di solito un padre, non Ii aveva mai portati al cinematografo e neppure a passeggio. E chiamava Concettina voleva sapere dei suoi esami ¢ dei suoi fidanzati. Diventava molto buono quando era triste. Si svegliava un mattino e non era piti tanto triste, voleva che Ippolito gli massaggiasse la schiena col guanto di cine, vole- a se di fuoco sui fascist e sul re. II padre rideva esi stropic- ‘va e mania pensare che il re e Mussolini non ne sapeva- zo niente, ein una piccola citt dell Italia un uomo scriveva ‘vai suoi calzoni di flanella bianca. Si metteva seduto in giar- dino e voleva che gli portassero If il caffé, me lo trovava sem- bre troppo leggero e lo buttava gié con disgusto. Se ne stava a 2 rere JARTE PRIMA, “ [PARTE PRIM! seduto in giardino tutta la mattina, con la pipa stretta fra i enti bianchi e lunghi, e col viso magro € rugoso contratto a una smorfia, non si capiva bene se per via del sole 0 per il disgusto del aff o per lo sforzo di regger la pipa soltanto toi denti, Non chiedeva scusa di niente a nessuno quando thon era pi triste, e frustava jrosai con Ja sua canna mentre pensava di nuovo al libro di memorie,e allora a signora Ma- Fra si addolorava per i rosai, che le stavano tanto a cuote, ¢ faceva ogni mattina quel sacrficio di scendere git in strada 1 raccogliere il letame con la paletta, col rischio che qualcu- ro la vedesse e tidesse di lei. Non aveva nessun amico il padre. A volte si metteva a camminare pet tutta la citta, con un'atia dispetiosa e catti vva,e si sedeva in un caffe del centro a guardare la gente che patsava, per farsi vedere da quelli che conosceva molto bene luna volta, per far vedere che era ancora vivo e pensava che td avessero rabbia. Allora tornava a casa abbastanza conten- to, quando aveva visto passare qualcuno di quelli che erano socialisti come lui una volta, e che adesso erano fascist, € hon sapevano che c’era scritto di loro nel libro di memorie, del tempo che erano gente per bene e di tutte le nere porcs- te che poi avevano fatto. A tavola il padre si stropicciava le mani e diceva che se c'era Dio, Pavrebbe lasciato vivete fino alla fine del fascismo, perché potesse pubblicare il suo libro e vedere le facce della gente. Diceva che cost si sarebbe s- puto finalmente se cera o se non c'era questo Dio, ma lui tutto sommato pensava piuttosto di no, o chissa, forse cera ‘ma teneva per Mussolini. Dopo mangiato il padre diceva: = Giustino, va’ a comperarmi il giornale, Renditi utile, vi- sto che non sei dilettevole -. Perché non era pit niente ge tile quando non era triste. ‘Arrivavano ogni tanto delle grandi scatole di cioccolati- ni, che mandava Cenzo Rena, uno che eta stato molto arico CAPrroLo primo 1 del padre una volta. Artivavano and strate da tuti i punti del mondo, ee Gonna Rene ving giava sempre, ela signora Maria riconasceva i posti dov'era stata con la nonna, ¢inflava le cattoline nello specchio del | suo com®. Ma il padre non voleva sentimne patlare di Cena Rena, perché crano stati amici ma poi avevano litigato in un modo terrible, e quando vedeva attivate i cioccolatini ala. sale spalleesbuffovs,eIpplitedoveva servegli di nao. st. Cenc Rens, ot ingrraoe per dig notice dl Concettina e Anna prendevano lezione di piano due vol- tela settimana, Si sentiva una piceola scampanellata pauro- sa, Anna aprivalcancello eilmasto i piano attraversiva isiardino esi fermava a contemplate i ros, perche anche li sapeva Ia storia del Ietame e della paletta,e poi perché spe che da un punto o dall'airo del giardino sbucasse fuori padre. Da principio il padi aveva dato moa. s aginato che fosse un grand’ uomo quel maestro Gi piano, lo faceva seer nella sua stanza e li dav i suo tabseco da fumare ali batteva forte sul ginocchio enon Ia iva pit di dire che era una persona straordinatia. Il mae. ‘trod plano stava srivendouin grammatice latina in ves, la copiave sun quadernett ogni volta che vena voleva «padre seaisse qualche nuova srofs. Ea un tata i padre sea stancato teribilmente di lui, non voleva pit sen- tre le strofe nuove della grammatica e quando squillava la Picola sampanelatapaurosa del misto ci pano, ved Tibpaiefugie su perl scale nsconders dove potva Antes piano non sdeva paced non ese i acolo 1eltstenze del padi, pula ad as voce nel crtidooe Site le sve strofete, sempre guadando da una parte € ‘altra, Poi sifaceva triste e chiedeva a Concettina e Au ‘a se forse aveva offeso il padre senza saperlo. Né Anna né - PARTE PpIMA Concettina stonavano bene. Tutt’e due erano stufe di quel Te lezioni e avrebbero voluto smetterle, ma la signora Maria non voleva perché il maestro di piano era unica facia estranea che si vedeva in casa. E una casa é proprio troppo triste senza qualche visitatore ogni tanto, lei diceva. Assi- steva alle ezioni, con la coperta sulle ginocchia ¢ col suo la vyoro a crochet. E dopo s’intratteneva col maestro di piano e ascoltava le sue strofette, ¢ fino a tardi lui non se ne andava via, sempre con la speranza di vedere il padre. Davvero il maestro di piano era la sola persona estranea che venisse in casa. C’era anche un nipote della signora Ma- ria che si faceva vedere ogni tanto, il figlio di quella sua s rella di Genova; studiava da veterinario e a Genova lo boc- ciavano sempre, ¢ cosi era venuto a studiare in quella citta piccola dove gli esami erano molto pii facili, ma anche If lo bocciavano ogni tanto, Del resto non era un vero estraneo perché tuttil'avevan sempre visto fin da piccolo, e la signora ‘Maria era sempre sulle spine quando errivava, per la paura che il padre lo trattasse male, Il padre non voleva nessuno per casa, ¢ anche i fidanzati di Concettina non dovevano at- traversare il cancello. D'estate bisognava andate alle « Visciole », tutti gli an ni. Ogni anno Concettina piangeva perché avrebbe voluto andare al mare, o restare in citta con i suoi fidanzati. Fan che la signora Maria era disperata per via della moglie del contadino, perché si erano litigate un giorno che il maiale aveva mangiato dei fazzoletti, E anche Giustino e Anna che da piccoli si erano divertiti alle « Visciole », adesso mette- ‘vano il muso quando bisognava partire. Speravano che il pa- dre li lasciasse andare un'estate da Cenzo Rena, in una spe cic di castello che Ini aveva, perché ogni anno Cenzo Rena scriveva per invitarli. Ma il padre non voleva ¢ diceva che del resto era un brutto castello, un coso con delle piccole PrroLo PRIMO - torri, Cenzo Rena credeva che fosse bell rché ci aves spo dei soldi. I soldi sono sterco del ae a il pe re Alle « Visciole» ci si andava con un trenino, Era vicino ma era complicate pattire, perch¢ il padre non dava pace a nessuno nei giomni che si dovevano fare i bauli, tempestava con Ippolito ¢ con la signora Maria e si dovevano fare di. sfare i baulicento volte. B intorno al cancello giravano i f danzati di Concettina, venuti per salutarla,¢ lei piangeva perché aveva una rabbia tremenda di dover stare per tanti mesi alle « Visciole», dove ingrassava di noia ¢ non cera neppure un campo di tennis. Partivano al mattino presto, eil padre era molto cattivo per tutto il viaggio, perché il tenino era affollao e la gente beveva e mangiava,e lui aveva paura che gli sporeassero di vino iealzoni. Nonc’era volta che non attaccasse lite in te. no. Poi ce Paveva con la signora Maria, che aveva sempre tant fagoztini ecestini ele sue scarpe nei sacchetti di stolia fc ws po dapper, e nel zete un isco di calle ; Soprattutto al padre faceva schifo quel fi i pareva brutissine vedere cafelanein un evr eicee cde .gnora Maria che noa riusciva a capire come la ionna ci aves. se tenuto a portarsela dietro per tant via, Ma quando ar tivavano alle « Visciole» era contento. Si metteva seduto sotto la pergola e respirava, respirava profondamente ¢ for. te,e diceva com'era buono il sapore dellaria, un sapore co sifortee fresco, che pateva di bere una bibita ogni volta che si respirava. E chiamava il contadino e gli faceva festa, © chiamava Ippolito a vedere se non parcva un quadio di Van Gosh i contadino, voeva che i contadin stestesedaiocon a faccia appoggiata alla mano e gli metteva in testa il cap: Pello, e chiedeva se non era un vero Van Gogh, Dopo che il contadino se n'era andato, Ippolito allora diceva che era 8 PARTE PRIMA forse un Van Gogh, ma era anche un ladro perché rubava sul grano e sul vino, II padre sarrabbiava molto, Gi aveva giocato da piccolo con quel contadino, ¢ non poteva consen- tite che Ippolito si mettesse a sputacchiare cosi sulle cose della sua infanzia, ed @ molto piti brutto sputacchiare sul- infanzia del proprio padte, che tenersi qualche chilo di gra- no quando se ne ha bisogno. Ippolito non rispondeva nien- te, si teneva il cane fra le gambe e gli accarezzava le orec: chie. Appena artivava alle « Visciole » metieva una vecchia giacchetta di fustagno e degli stivali, e per tutta estate sta- vva vestito cosi, ed era sporco da fare orrore e poi doveva scoppiare dal caldo, diceva la signora Maria, Ma Ippolito non aveva mai Paria d'aver caldo, non sudava ¢ la sua faccia cera sempre asciutta ¢ liscia, ¢ nel sole di mezzogiorno se ne andava per la campagna col cane. Il cane mangiava le pol- trone e aveva le pulc, ¢ la signora Maria voleva regalarlo vvia, ma Ippolito era matto per quel cane, ¢ una volta che il cane era malato se Mera tenuto nella sua stanza Ja notte, al- zandosi per fargli le pappine. Avrebbe voluto portarselo in ‘ittd, invece doveva lasciarlo alle « Visciole » dal contadi- no che non ne aveva cura e gli dava roba marcia da mangia- re,¢ Ippolito era sempre molto addolorato in autunno quan- do doveva dire addio al cane, mail padre era d’accordo con la signota Maria contro il cane e non voleva saperne d'aver- Io in citta. Cost Ippolito doveva aspettare pazientemente che lui fosse morto, dicevs il padre, e chissa, forse Ippolito spetava molto che morisse fra poco, forse questo era i] suo sogno biondo, per pocersene andare a passeggio nella cittt col suo cane. Ippolito stava zitto a sentire il padre che eli diceva delle parole cattive, non rispondeva maie la sua faccia restava fer- ma e pallida, ¢ la notte stava alzato a battere a macchina il | cAPrroto PRIMO 15 libro di memorie, o a leggers Goethe ad alte voce quando il padre non poteva dormite. Perché aveva l'anima d’uno schiavo, diceva Concertina, ¢ non sangue nelle vene ma ca. momilla, ed era come un vecchio di novant’anni, senza ra- gazze che gli piacevano e senza voglia di niente, capace di gitare solo tutto il giorno per la campagna col cane. Le « Visciole » era una casa alta e grande, con fucili ¢ corna alle pareti, con dei lett alti e i materassi che fruscia- vano perché erano fatti di foglie di granotureo. I! giardino scendeva git fino alla strada carrozzabile, un gran giardino boscoso e incolto, era inutile provare a piantatci dei rosai 0 altri fiori perché @'inverno if contadino certo non ne avreb- ‘be avuto cura e sarebbero morti. Dietro la casa c’era il cor- tile, il carro e la casa del -contadino, con la moglie del conta- dino che ogni tanto s'affacciava alla porta e rovesciava fuori un secchio dacqua, e allora Ja signora Maria gtidava che quell'acqua spozca faceva puzzare il cortile, la moglie deb contadino gridava che era acqua pulita, buona per levarci la faccia della signora Maria, e liigavano per un pezzo tra loro due. La intorno, a perdita d'occhio, si stendevano i campi di arano e di granoturco, e gli spaventapasseri stavano ritti [a in mezzo, sventolando le loro maniche vuote; i vignetie le querce cominciavano ai piedi della collina, ¢ di la si sentiva ogni tanto risuonare uno sparo, ¢ s'alzava una muvola duc. ellie si sentiva il cane di Ippolito che abbaiava, ma Con. cettina diceva che abbaiava perl spavento, non peril gusto di acchiappare qualcosa. I] fiume ‘eta lontano, oltre la strada cartozzabile, una striscia chiara e lontana fra cespngli e sas- Si: e il paese era poco pit altte, dieci case. . Al Paese c’erano quelli che il padre chiamava «i farabut- tin, il segretario del fascio, il maresciallo dei carabinieri, il ‘earetario comunale; ei padre ci andava ogni giorno al pae- 20 PARTE PRIMA se per farsi vedere da farabutti, per far vedere che era anco- ta vivo e che non li salutava, I farabutti giocavano a bocce jn maniche di camicia, senza sapere d’esserci anche loro nel libto di memorie; ¢ le loro mogli lavoravano a maglia sulla piazzerta intorno al monumento, ¢allattavano i fgli col faz~ Zoletto sul seno. Il monumento era di pietra, grosso, un jgrosso ragazzo di pietra col gagliardetto e col fea: il padse si fermava Ii davanti e si metteva la caramella, e guardava e ghignava, sestava un pezzo a guardare e a ghignare: e la si- gnora Maria aveva paura che i farabutti Io arrestassero un giorno o altro, cercava di tirarlo via, come faceva un tem po con la nonna davanti alle vetrine dei cappelli Alla signo- +a Maria sarebbe piaciuto parlare con le mogli dei farabutti, imparare nuovi punti a maglia e insegnarne a loro: ¢ anche dirgli che avrebbero fatto bene a lavarsi il seno con Tacqua bollita prima d'allattare. Ma non osava mai avvicinarsi per paura del padre. Drestate, sulla testa calva e lucida del padre si vedevano lentigginie spellature, perché stava al sole a testa nuda; e le gambe di Concettina si facevano di un bruno dorato, dato che non ‘era altro da fare alle « Visciole » che prendere il so- Je, e Concettina stava tutto il giorno sulla poltrona a sdraio davantiacasa, con gli occhiali nerie con un libro che non leg- eva; si guardava le gambe e badava che s'abbronzassero be- ne, e poi aveva Idea che a tenerle al sole a sudare smagris- sero un poco; perché Concettina oltre a essere forte di fan- chi eta anche forte di gambe,e diceva che avrebbe dato dis ci anni della sua vita per essere pi sottile dai fianchi in git La signora Maria s’aggiustava i vestiti sotto la pergola, i suoi straordinari vestititagliati fuori da vecchie tende o da vecchie coperte, con in testa un cappello di giomale ¢ coi pedi incrociatisullo sgabello, Lontano, sul cilio della col lina, si vedeva passare e ripassare Ippolito col fucile col ox cAPITOLO PRIMO ne: ei padre malediva quello stupido cane e quella smania di girare per la campagna, quando invece lui aveva bisogno di Ippolito per!'iniezione e per battere a macchina, e man- dava Giustino a inseguirlo nella campagna. u. Fualle « Visciole » che il padre sisenti male per la prima volte, Stava pigliando i café, ¢ cut'a un tratto la mano che reggeva la tazzina si mise a tremare, il caffé gli si versd sui calzoni, ¢ lui stava curvo e tremava e respitava forte. Ippo- lito and® in bicicletta a chiamare il dattore. Ma il padre non voleva il dottore¢ diceva che si sentiva un po’ meglio, dice- va che era un farabutto il dottore e voleva partire subito per la citta. Venne il dottore, un farabutto a seat, ln soo poco di pid della signora Maria, con dei capelli biondi che parevano piame di pulino, di gran calzoni alla zua- vale dei calzettoni a quadri. E a un tratto fecero amicizia lui e il padre. Perché il padte scopri che non era un farabutto, e che odiava il segretario del fascio¢ il maresciallo dei cara: biniei, el ragazzo di petra sulla piazza del paese. Il padre diceva che era molto contento d’essere stato male, perché cosi aveva scoperto quel piccalo dottore, uno che lui crede- va1un farabutto mente invece era un bravo ragazzo, e ogni giorno chiacchicravano insieme e si dicevano tante cose, il padre quasi quasi aveva voglia di leggergli qualche pezzo del libto di memorie, ma Ippolito diceva che era meglio di no. Ippolito adesso non poteva piti andare a passeggio per la campagna, e doveva star seduto tutto il giorno nella stanza del padre efargli le iniezioni e a dargli le gocce e a leggergli ad alta voce: ma il padre non voleva piti Goethe, voleva CAPITOLO SECONDO 5 adesso dei romanzi gialli. Per fortuna c'era il piccolo dotto- re che veniva sempre, e il padre era molto contento: soltan, to ali aveva detto di non metiersi pii quei calzettoni a qua. di, perché non gli stavano bene ed erano un po' ridicoli Partitono come sempre, alla fine di settembre: solo Git» stino ¢ la signora Maria partitono prima, perché Giustino era stato rimandato di greco. In citta il padre comincid di ‘nuovo a star male, dimagrava e tossiva, e veniva un dottore a vederlo, un dottore tutto diverso dal piccolo dottore coi capelli come piume di puleino, un dottore che non stava se- duto a chiacchierare con lui, non lo ascoltava e lo trattava male. Gli aveva proibito di fumare: e il padre dava la borsa del tabacco a Ippolito e gli diceva di chiuderla in un casset. to edi tenersi la chiave; ma dopo un po’ voleva quel tabac- co, ne voleva un pochino, ¢ Ippolito non dava retta e stava {i con Je mani in tasca, e il padre allora diceva com’era ridi_ colo Ippolito, che capiva tutte le cose alla Jettera e senza ®n senso, senza un po" di buon senso € di fantasia, ¢ il mondo cra sciupato dalla gente cosi, dalla gente che capisce tutto alla Iettera,e lui non sisapeva dar pace d'aver fatto un Sglio cost ridicolo © stupido, che stava If con una faccia di Pietra esi teneva stretta la chiave: ed eta un grande dolore pet lui avere un figlio stupido, un dolore che faceva pidi ma- le d’un po’ di tabacco, Finché Ippolito dava un sospiro € buttava la chiave sul tavolo: e il padre apriva il cassetto Pigliava il tabacco, e si metteva a fumare e a tossire. Poi un giorno mentr'erano a tavola se lo videro attivare devanti il padre, in pigiama e in ciabatte, con un fascio di fogli tra le braccia, Era il libro di memorie: ¢ domando se «ta accesa la stufa, ed era accesa perché faceva pia freddo: illora a un watto lui prese a fccarci dentro quei fosli, tutti 4b guardavano a bocca aperta, solo Ippolito non pateva stu- Pito. Grandi fiamme venivano su dalla stufa aperta, ¢ il li 24 be di memarie rosa «esa oe ie iro non pareva stupito, s'era alzato e guardava le farm Fecha espe piano piano, spingeva cl ferro dento Ja stufa cert fogli che non erano bruciati ancora: cil padre poi si stropicid le mani, e disse: ~ Ora sono pid contento. Bisogna scrivere tutto da capo. Cosi non andava -. Ma pet tutto quel giorno fa molto nervoro, enon voleva sapeine oi di tornare a leito né di vestrsi, e passeegiava su e git per Ia stanza ¢ tormentava Ippolita con la solita storia del tabac- co: ce l'aveva moltissimo con Ippolito e finf col mandarlo wis dalla sansa, valle che fosseConceitina egg ad alta voce: mentre le leggeva le teneva una mano e laccare: Shane edces che ween ele aed e un bel profilo, tun profilo propio bello: ma pi pres dire ce eggeve la cantilena,¢ la fece smettere. stares ai fap pole aba, Stare sempre peggio a poco a poco, ¢ moriva, e tutti lo sapevano, cert anche ft lsapeva ina face fa diets alee parlava sempre ci morite ptima 'ammalatsi davvero; dice: vva sempre meno cose col passate dei giotni, a poco a poco soltanto chiedeva quello che gli serviva; a Giustino ¢ Anna cera proibito entrare nella sua stanza e lo vedevano dalla por- ta, sdtaiato Jungo nel leto con le sue braccia magre e pelose stese fuori della coperta, col naso sempre pitt bianco e pit anaro; qualche voli faery drag che otra sero ma poi non diceva niente che si capisse, erano parole confuse ¢ con le braccia si sgualciva il pigiama sul petto, € tremava e sudava, C’era odore dalcool nella stanza, e un cencio rosso intomo alla lampadina, e da sotto T'armadio spuntavano le scarpe lunghe ¢ aguzze del padre, che si sa peva che non ci avrebbe camminato mai pid, perché presto sarebbe morto. Anna e Concettina non avevan tipreso le le zioni di piano dopo l’estate, ma il maestro veniva sempre @ | | | | | | | | | | | | | | cAPrToLo szcoNDO a chiedeze notizic, soltanto non osava suonare e stava fermo davanti al cancello,¢ aspettava che la signora Maria useiase ingiardino a ditgli se il padre aveva potuto ripesare un po" F davanti al eancello cera quasi sempre anche Danilo, ap Poggiato al muretto con un libro, e la signora Maria dicerg che era proprio un vero sfacciato a non lnsciare in pace Com certina ora che il padre stava tanto male; e quando Concet tina wsciva un momeniv per fare delle spese, lui si metteva il libro sotto il braccio e le camminava dietro, e Concettina ali gettava ogni tanto delle occhiate torve, ¢ tornava a case rossa rossa, con la frangia tutta arruffata Upadre mort di mattina. Anna e Giustino erano a scuola ¢ venne a prenderli la signora Maria, con un piccolissimo. fazzoletto neto annodato intorne al collo; Ti bacid grave. mente sulla fronte eli condusse via, Per baciatli aveva do. vuto alzarsi in punta di piedi, perché tutti e due erano molto Pit alt di lei era stato nel corridoio della scuolaeil preside era Ii a vedere, di solito era sgarbato ma fu molto gentile quella mattina, Salirono su nella stanza del padre: c'eta Goncettina inginocchiata che singhiozzava, invece Ippolito stava fermo ¢ zito in piedi, col suo viso sempre asciutto ¢ bianco, TI padte stava tutto vestito sul letto, con la cravatta, con le scarpe nei piedi,e il suo viso adesso era molto bello, non piti tremante sudato, ma fermo e dolce. Pol la signora Maria condusse Anna nella casa di fronte, Perché quella signora aveva mandato a dire che la lasciasse, £0 da loro per tutto quel giorno, Anna aveva paura perché Geran cane. Non un cane come quello di Ippolito, rieciuto ¢jtupido, ma un cane lupo legato alla catena,e appeso a un albero del giardino cera un eartello: Cave canem E-avera aura anche perché cera un ping-pong, Dalla siepe aveva vi. Co, ragazzo giocare a ping-pong con un vecchio signore Cost aveva paura che il ragezza le offisse di giocare lei

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