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Tnadoguatezza della lingua letteraria La soluzione fiorentina La revisione dal romanzo Gi sertté Linguistics 6. Il problema della lingua Loperazione compiuta da. Manzoni col suo romenzo ha una portata incalcolabile anche nel campo linguistico: con la redazione definitiva dei Promessi sposi Manzoni fomnisce alla letteratura italiana moderna un nuovo modello di lingua letteraria, libero dall’antieo «canero della retorica» (come si espresse un grande linguista dell! Otto- eento, !'Ascoli) su un piano pit vasto, non pit letterario ma eivile, offre l'indicazione di una possibile lingua delf'uso nella soeieta della futura Italia unita. Per un tipo di opera come quella che Manzoni concepiva, indirizeata ad un pub- blico vasto e destinata a trattare problemi vivi nella coscienza contemporanea, non Poteva pitt essere usata la lingua della tradizione letteraria, aulica e ardua, compren sibile solo a chi fosse fornito di alta cultura, Manzoni dimostra di esserne consape- vole nel momento stesso in cui inizia la composizione del romanzo. In una lettera Fauriel del novembre 1821 lamenta le difficoltA che oppone la lingua italiana alla serittara di un romanzo, difficolta che seaturiscono dalla sua poverta di costratti e dalla mancanza di un “codice” comune tra chi scrive e chi legge, che dia la cartezza diusare uno strumento comunicativo egualmente conosciuto da entrambi. Alla solu- ione del problema di individuare questo “eodice” Manzoni arrivera per gradi. In un primo momento, iniziando il Fermo, egli si orienta verso una lingua di compro- ‘messo, formata da ua fondo di toscano letterario, ma arriechita da apporti della par- lata viva, attraverso la conversazione con le persone colte, oltre che da termini pro- venienti dal francese, che possano essere mescolati aqquelli italiani senza ereare Gissonanze. Ma gia dopo il '24, nel rivedere il testo per la pubblicazione, rinuncia a questa lingua composita e si orienta decisamento vorso il toscano, quale poteva apprendere dai libri: e seopre con sorpresa molte concordanze tra i modi toscani e ‘quelli degli altri dialetti in particolare il milanese. Pubblicato il romanzo, il suo viag- gio a Firenze ne] 1827 «fu come una rivelazione: quella lingua tanto faticosamente cereata nei libri, eecola viva, agile, reale, nei Fiorentini colti con cui veniva a con- tatto» (Migliorini), Giunge cos! alla soluzione per lui definitiva del problema della lingua: la lingua italiana unitaria, quella da usare nella letteratura come nella vita sociale, deve essere il fiorentino delle persone colte; non la lingua morta dei libri del Trecento ¢ del Cinquecento, come volevano i puristi, ma la lingua viva, parlata, attuale (elt. Quadro di riferimento TI, § 12). In base a questi prineipi lo serittore conduce la revisione del romanzo, che lo oecupa per lunghj anni, sino al 1840. Man- zoni lavora con estremo serupolo, secondo il suo costume; sottoponendo continua- mente l’opera a fiorentini colti per averne suggerimenti silla proprieta di voeaboli © costrutti. Il romanzo, nella sua redazione definitiva, si offre cosh come esempio di lingua viva, agile, duttile, non irridigita dal peso retorico, aprendo anche per questo aspetto una nuova via alla letteratura italiana. ‘Manzoni si preoccupd in seguito di esporre le sue tesi con scritti teoriei. Nel 1847 serive la lettera a Giacinto Carena Sulla lingua italiana; nel 1856, con Gino Cap- poni, avvia il Saggio di vocabolario italiano secondo U'uso di Firenze. Lavora anche 2 hingo ad un trattato Della lingwa italiana, che tra il 1830 al 1859 ha ben einque redazioni, ma resta manoscritto, Le tesi manzoniane incontrano il favore della classe politica dello Stato unitario, Il ministro della Publica Istruzione Broglio aveva affi- dato a Manzoni la presidenza della sezione milanese di una commissione, che aveva il compito di proporre i mezai per diffondere nel popolo la buona lingua. Manzoni nel 1868 presento Ia sua relazione, arrieehita l'anno suecessivo di un’Anmendice: ln ‘sua proposta era quella di diffondere la lingua fiorentina con un voeabolario, che costi- tuisse un punto di riferimento sicuro, e con Vimpiego di maestri fiorentini nelle scuole clementari. La proposta manzoniana fu seguita dallo Stato nella sua politica seola. stice, ma la lingua dell'Italia unita, quella che ogi parliamo, si form attraverso pro- cessi pitt lunghi e complessi, e assunse una forma ben diversa dal fiorentino, come avremo modo di vedere a suo luogo. Le opere a z 484 1H distaceo dalla Tetteratura 1 Discorso aut romanzo storico Ta Cotonna infame La Rtcoluzione Srancese Dell’invenzione 7. Dopo I promessi sposi: il distacco dalla letteratura La pubblicazione dei Promessi sposi nel 1827 segnd praticamente la fine della, stagione creativa di Manzoni, La revisione del romanzo, protratta per anni sino al 1840, obbedi prevalentemente ad interessi linguistiei, come applieazione del modello, linguistico fiorentino di cui Manzoni era assertore: nei confronti del romsnzo tro- viamo anzi, nelle lettere di questi anni, attegaiamenti di suficienza quasi sprezzante (viene definito «cantafavola»). Questo atteggiamento & chiarito teoricamente nel Discorso del romanzo storico ¢, in genere, de’ componimenti misti di storia ¢ d'in- venaione, gia meditato poco dopo la pubblicazione dei Promeset eposi nel '27, ma edito tra le Opere varie nel 1850, In esso viene eondannata la struttura stessa del romanizo storico, basato sulla mescolanza di storia e d’invenzione, in eui 'invenzione deve com- pletare la storia. Manzoni giunge alla conclusione che la mescolanza @ ilegittima, poiché Pinvenzione introduce un elemento di falsita, che eompromette quell’assenso che il lettore deve dare all’opera. Manzoni auspica quindi una netta separazione tra opere di invenzione ¢ opere storiche. Ma in realta il suo culto del «vero» si fa sempre pitt rigido, tanto da indurlo ad una svalutazione della letteratura, in confronto alla storia e alla filosofia. Per questo, oltre che per un inaricirsi della vena ereativa, non scrive pit opere poetiche o narrative, Due tentativi di lirica religiosa, un inno sull'0- ‘gnissonti ed uno sul Natale 1888 (che prende spunto della morte della moglie Enri- chetta Blondel, che fu per lo serittore un trauma terribile) rimasero incompiuti, Nel Iunghissimo arco di tempo che va dal 1827 alla morte, nel 1873, cio? dai 42 agli 88 anni, Manzoni attese quasi esclusivamente a lavori di carattere storico, filosofico 0 linguistico. ‘Come appendice ai Promesei sposi del 1840 compone la Storia della eolonna infame, dove viene ricestruito il processo agli untori, durante la peste narrata nel romanzo, Lfopera ® una lucida, implacabile analisi delle responsabilita di quel giudiet che condannarono degli innoeenti. Vi eompare il migliore Manzoni “luminista”,allal- tezza di tante pagine di critica delle aberrazioni del passato,che si trovano nel romanzo; ‘ma vi & anche la rivendicazione ferma della responsabilita dell'uomo, al dia dei con- Gizionamenti del momento storieo: le eolpe dei giudici, per Manzoni, non possono essere ascritte alla barbarie dei tempi, poiché anche con gi strumenti giuridici e cul: ‘turali del Seicento essi avrebbero potuto riconoseere Minriocenza degli accusati; e se non la videro, fu perché non la vollero vedere. ‘Un’altra opera storiea, pit tarda, @ il saggio comparativo su La Rivolusione fran- cese del 1789 ¢ la rivolucione italiana del 1859, iniziato nel 1862-64 e rimasto ineom- piuto, In ess0 Manzoni vuol dimostrare che la distruzione del regno di Luigi XVI non era necessaria per i miglioramenti che la Francia voleva nel suo ordinamento, ‘e che quella distruzione provocd due disastrosi effetti, «’oppressione del paese sotto nome di liberta» e impossibilitA di sostituire il governo abbattuto con un governo stabile. Nell opera si esprime quel liberalismo moderato, ostile dinanzi alle forme radi- cali di iniziativa popolare, che si era gid espresso nei Promessi sposi. Un forte influsso sul Manzoni maturo esercitd il pensiero del flosofo cattolico Antonio Rosmini, a cui lo serittore si ispird nel dialogo Dell’imvenziona (1850). Per ‘molti anni poi Manzoni meditd sul problema della lingua, layorando come s'8 visto ad un’opera, Della lingua italiana, senza mai portarla a edmpimento. ne de PC a ve ai de on re 8 tr a be 5 «

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