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Alle stesse conclusioni di Beckett riguardo lincomunicabilit, giunge anche il rumeno Ionesco, sebbene

attraverso dei metodi differenti. Se da un lato Beckett sottolineava come il linguaggio avesse perso la sua
funzione mediante la messa in evidenza di situazioni al limite del tragicomico, sintetizzando in questo modo
la tragicit della stessa condizione umana, spogliando i suoi personaggi di qualsiasi riferimento spazio-
temporale, Ionesco in La cantatrice calva conferisce ai suoi attori almeno un rango sociale definito, e li
colloca in un luogo-simbolo di quel ceto che probabilmente la sua pice, critica fortemente.
La rappresentazione si svolge infatti in un salotto borghese e vede come protagonisti due famiglie, gli Smith
e i Martin. Come ci spiega Ionesco essi non sanno pi parlare perch non sanno pi pensare; non sanno
pi pensare perch non sanno pi commuoversi, non hanno pi passioni, non sanno pi esistere; possono
divenire chiunque, qualunque cosa, giacch non esistendo, sono gli altri il mondo dellimpersonale e
sono intercambiabili.

La profonda crisi di valori e lo smarrimento che caratterizzano lepoca immediatamente successiva alla II
Guerra Mondiale, inquadrata da Ionesco nel fallimento del linguaggio come mezzo di comunicazione. La
parola, assurda, si va svuotando via via di contenuto e tutto finisce in una lite di cui impossibile conoscere
i motivi, dove i personaggi anchessi in preda ad un processo di decomposizione si lanciano in faccia non
battute, neppure brandelli di proposizioni, n parole, ma sillabe, consonanti, vocali.
Proprio lapparente normalit del salotto borghese, forzata caricaturalmente, sconfina nellinsensatezza
totale. Essa mette in luce la banalit degli stereotipi che ormai dominano la societ, ottenendo un effetto
comico che per non fine a se stesso. Ionesco frantuma il linguaggio, lo riduce ad un balbettio sconnesso,
e in questo modo lo rende specchio dei rapporti umani che, secondo lui, sono vuoti e non fanno altro che
isolare lindividuo nella sua impossibilit di comunicare con laltro. Questo obiettivo ottenuto mediante
diversi espedienti linguistici, che alimentano il non-sense dei dialoghi dei suoi personaggi, come ad esempio
luso improprio di un ragionamento deduttivo, che porta a giungere a delle conclusioni totalmente
immotivate nel loro contesto:
Signora Smith: Gi le nove. Abbiamo mangiato minestra, pesce, patate al lardo, insalata inglese. I
ragazzi hanno bevuto acqua inglese. Abbiamo mangiato bene, questa sera. La ragione si, che abitiamo
nei dintorni di Londra, e che il nostro nome Smith.
Lidea per limpostazione di questa rappresentazione, gli si presenta nel momento in cui lautore decide di
imparare linglese con un metodo Assimil e dunque con un manuale che raccoglie numerose frasi fatte e
idiomi tipici della lingua in questione. In questo modo egli si rende conto dellassurdit dei discorsi che si
fanno ogni giorno, delle frasi stereotipate che vengono scambiate dagli esseri umani e delle parole senza
contesto e senza senso che caratterizzano la lingua parlata e scritta.
Per questo motivo, ne La cantatrice calva il caos regna allegramente sulla logica e sulle maniere
convenzionali. Quella che sembra come la quotidianit della vita di ogni giorno, presto si trasforma in
ridicolo e inimmaginabile. La rappresentazione scova il comico nel mondano, il ridicolo nel razionale, la
stranezza nella linearit.

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