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CARME 1

Non sono un grafomane,


ho poche parole da dire

poco
da raccontare...

“La luna iridescente nella grondaia”,


“il blu del labbro della lavandaia”...
Le mie parole erano ortiche un tempo,
arrostite nel Getsemani dell’incubo precox
su un diretto per l’altromondo aspettavo la mia solita dose di scazzo
e una goccia di sabbia di carta di vetro per chiudere le kroci
e non voltarmi indietro... mai.
Ora le mie parole sono lingue biforcute:
a stento trattenerle, viverle o sopprimerle (?)
pagate un ½ centesimo a sillaba, impudiche e tremende
come saliscendi striati da graffitari annoiati nel grande boh?
domenicale
con pluviaschi bardati a specchio per la nascita di Cristo / 25%
mit eine Bärengrabe stampato sulle ossa right straight in your eyes
ti dico:
“Scemo ki legge!”
non sai se prendermi sul serio (o sul
mysterio semiserio bonaryo cloridrico e
kauto)

Quindi;
tornare agli appalti usitati utilisés unigrafati
dai comici linguacciuti made in Spain... Pppppoooveriiiiiiiini!

Il matto ha molto da predare al Mago, ma vi rinunzia:::


“NON SONO UN GRAFOMANE” (fosse chiaro!)
forse erotomane, megalomane selvatichito fauno di città
imperito e impaurito judex judaicus con un dito nel culo per farvelo
vedere meglio
e ora siedo nel mio diniego-
Þ la grondaia il vetro la neve il gelo cielo
verde veleno ossigenato a
speranze poco concrete a diete
mercescenti putrescenti: putono putride, allineate al rango
bestiale
d’un Obama cecato, novello Polifemo negro un po’ represso
burqato dal panificio dei filatteri equestri alle tre del mattino
paci-fica-to go ↔
687 il suo codice d’avanzo di minestra...
d’avanzo di minestra...
di minestra...
mmmmmmiiiiiinnnnnneeeeeessssssttttttrrrrrraaaaaa

M’A distratto:

“Non sono un grafomane”


ivi ibi l’ho dimostrato
merito un premio,
un posto al mercato.

dicembre ’08

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