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Operatori lineari in spazi di Hilbert

Appunti delle lezioni tenute dal Prof. A. Fonda


Universit` a di Trieste, CdL Fisica, a.a. 2004/2005
1 Lo spazio di Hilbert
Sia H uno spazio vettoriale sul corpo K, che si supporr` a essere il corpo dei
numeri reali Ro quello dei numeri complessi C.
`
E denito un prodotto scalare
H H K che indicheremo con [). Esso `e tale che, per ogni f, g, h H
e K, sono vericate le seguenti propriet` a:
a) f[f) 0 ;
b) f[f) = 0 f = 0 ;
c) f +g[h) = f[h) +g[h) ;
d) f[g) = f[g) ;
e) f[g) = g[f)

,
dove z

indica il complesso coniugato di z (z

= z se z R). Si noti che


f[g) =

f[g) .
Poniamo, per ogni f H,
|f| = f[f)
1/2
.
Teorema. Per ogni f, g H, si ha:
[f[g)[ |f| |g| .
(disuguaglianza di Schwarz).
1
Dimostrazione. La disuguaglianza `e sicuramente vericata se g = 0, essendo
in tal caso f[g) = 0 e |g| = 0. Supponiamo quindi g ,= 0. Per ogni K,
si ha
0 |f g|
2
= f g[f g) = |f|
2

f[g) g[f) +[[


2
|g|
2
.
Prendendo =
f|g
g
2
, si ottiene
0 |f|
2
2
[f[g)[
2
|g|
2
+
[f[g)[
2
|g|
4
|g|
2
= |f|
2

[f[g)[
2
|g|
2
,
da cui la tesi.
Si ha che | | `e una norma su H:
a) |f| 0 ;
b) |f| = 0 f = 0 ;
c) |f| = [[ |f| ;
d) |f +g| |f| +|g| .
Dimostriamo questultima:
|f +g|
2
= f +g[f +g)
= f[f) +f[g) +g[f) +g[g)
= |f|
2
+ 2'(f[g)) +|g|
2
|f|
2
+ 2[f[g)[ +|g|
2
|f|
2
+ 2|f| |g| +|g|
2
= (|f| +|g|)
2
.
Poniamo, per f, g H,
d(f, g) = |f g| .
Si ha che d(, ) `e una distanza che rende H uno spazio metrico:
a) d(f, g) 0 ;
b) d(f, g) = 0 f = g ;
c) d(f, g) = d(g, f) ;
d) d(f, h) d(f, g) +d(g, h) .
Diremo che H `e uno spazio di Hilbert se, rispetto a tale distanza, H `e com-
pleto. Nel seguito, H indicher`a sempre uno spazio di Hilbert.
2
2 Alcuni esempi di spazi di Hilbert
Illustriamo tre esempi importanti di spazi di Hilbert, che verranno ripresi
anche in seguito.
1) Consideriamo linsieme K
N
, con la seguente operazione: se = (
1
, ...,
N
)
e = (
1
, ...,
N
) sono due suoi elementi,
[) =
N

k=1

k
.
Si vericano facilmente le propriet` a del prodotto scalare.
Notiamo che, se K = R, abbiamo il prodotto scalare usuale, che genera la
norma e la distanza euclidea. Sappiamo che in questo caso R
N
`e uno spazio
metrico completo, quindi uno spazio di Hilbert.
Nel caso in cui K = C, scrivendo ogni
k
nella forma
k
= a
k
+ ib
k
, la
norma associata al prodotto scalare sopra denito `e
|| =
_
N

k=1
[
k
[
2
_
1/2
=
_
N

k=1
_
a
2
k
+b
2
k
_
_
1/2
.
Si pu`o pertanto identicare C
N
con R
2N
, per cui anche in questo caso abbia-
mo a che fare con uno spazio di Hilbert.
Si noti che, nel caso N = 1, il prodotto scalare `e dato da [) =

.
2) Consideriamo linsieme
2
, costituito dalle successioni (
k
)
k1
in K tali
che

k=1
[
k
[
2
< +.
Si pu` o vericare che, per = (
k
)
k1
e = (
k
)
k1
, ha senso porre
[) =

k=1

k
,
e che sono soddisfatte le propriet` a del prodotto scalare. Si pu` o inoltre di-
mostrare che
2
, con tale prodotto scalare, `e uno spazio di Hilbert.
3
3) Sia un intervallo di R o, pi` u in generale, un dominio in R
N
e consi-
deriamo linsieme L
2
(, K), costituito dalle funzioni f : K, integrabili
secondo Lebesgue, tali che anche [f[
2
sia integrabile. Si pu` o vericare che,
per f, g L
2
(, K), ha senso porre
f[g) =
_

f(x)g(x)

dx.
(In alcune applicazioni, potrebbe risultare utile moltiplicare lintegrale per
unopportuna costante.) Le propriet` a del prodotto scalare sono di facile
verica, purche si convenga di identicare due funzioni qualora coincidano
quasi ovunque. Si pu` o inoltre dimostrare che L
2
(, K), con tale prodotto
scalare, `e uno spazio di Hilbert.
Osserviamo che luso dellintegrale di Lebesgue `e qui fondamentale. Se
ad esempio considerassimo solamente funzioni integrabili secondo Riemann,
non si avrebbe la completezza dello spazio.
3 Alcune propriet`a fondamentali
Si pu` o vericare la seguente disuguaglianza:

|f| |g|

|f g| .
Ne segue che la norma `e una funzione continua. Dalla disuguaglianza di
Schwarz segue inoltre che il prodotto scalare `e continuo nelle singole compo-
nenti. Se (f
n
)
n
`e una successione in H tale che lim
n
f
n
= f, potremo quindi
scrivere
|f| = lim
n
|f
n
| , f[g) = lim
n
f
n
[g) ;
se inoltre la serie

k=1
f
k
converge, avremo
_

k=1
f
k

g
_
=
_
lim
n
n

k=1
f
k

g
_
= lim
n
_
n

k=1
f
k

g
_
= lim
n
n

k=1
f
k
[g) =

k=1
f
k
[g) .
Teorema. Per ogni f, g H, si ha
|f +g|
2
+|f g|
2
= 2|f|
2
+ 2|g|
2
.
(identit`a del parallelogramma).
4
Dimostrazione. Essendo
|f +g|
2
= |f|
2
+ 2'(f[g)) +|g|
2
,
|f g|
2
= |f|
2
2'(f[g)) +|g|
2
,
sommando le due si ottiene lidentit` a cercata.
Qualora, per f, g H, si abbia f, g) = 0, diremo che f e g sono tra loro
ortogonali. Pi` u in generale, diremo che una famiglia (f
k
)
k
in H (nita o
innita) `e ortogonale se f
j
, f
k
) = 0 per ogni j ,= k.
Teorema di Pitagora. Enunciamo tre situazioni, in ordine di generalit` a
crescente.
I) Se f e g sono ortogonali, allora
|f +g|
2
= |f|
2
+|g|
2
.
II) Se (f
1
, f
2
, ..., f
n
) `e una famiglia ortogonale, allora
_
_
_
_
_
n

k=1
f
k
_
_
_
_
_
2
=
n

k=1
|f
k
|
2
.
III) Sia (f
k
)
k
una successione di vettori a due a due ortogonali. Allora

k=1
f
k
converge

k=1
|f
k
|
2
converge ;
in tal caso, si ha:
_
_
_
_
_

k=1
f
k
_
_
_
_
_
2
=

k=1
|f
k
|
2
.
Dimostrazione. I) Essendo f[g) = 0, si ha:
|f +g|
2
= |f|
2
+ 2'(f[g)) +|g|
2
= |f|
2
+|g|
2
.
II) Si procede per induzione, usando I):
|f
1
+f
2
+... +f
n+1
|
2
= |(f
1
+f
2
+... +f
n
) +f
n+1
|
2
= |f
1
+f
2
+... +f
n
|
2
+|f
n+1
|
2
= (|f
1
|
2
+|f
2
|
2
+... +|f
n
|
2
) +|f
n+1
|
2
.
5
III) Usando II), per ogni m, n si ha
_
_
_
_
_
n

k=m
f
k
_
_
_
_
_
2
=
n

k=m
|f
k
|
2
.
Essendo H completo, si pu` o applicare il criterio di Cauchy per stabilire che,
se la serie

k=1
|f
k
|
2
converge, allora converge anche

k=1
f
k
, e viceversa.
Supponiamo ora che le due serie convergano. Allora, per la continuit` a della
norma,
_
_
_
_
_

k=1
f
k
_
_
_
_
_
2
=
_
_
_
_
_
lim
n
n

k=1
f
k
_
_
_
_
_
2
= lim
n
_
_
_
_
_
n

k=1
f
k
_
_
_
_
_
2
= lim
n
n

k=1
|f
k
|
2
=

k=1
|f
k
|
2
.
Si noti che in una famiglia ortogonale potrebbero esserci degli elementi
nulli. Diremo che la famiglia ortogonale (f
k
)
k
`e ortonormale se |f
k
| = 1
per ogni k. Diremo che una famiglia di elementi `e linearmente indipendente
se lo `e ogni sua sottofamiglia nita.
Teorema. Se (f
k
)
k
`e una famiglia ortonormale, allora `e linearmente indipen-
dente.
Dimostrazione. Supponiamo che sia
n

k=1

k
f
k
= 0 .
Allora
0 =
_
n

k=1

k
f
k

f
j
_
=
j
,
per cui
j
= 0 per ogni j.
Teorema. Sia (e
1
, e
2
, ..., e
n
) una famiglia ortonormale. Allora, per ogni f,
si ha
|f|
2

k=1
[f[e
k
)[
2
(disuguaglianza di Bessel).
Dimostrazione. Sia g = f

n
k=1
f[e
k
)e
k
; allora
g[e
j
) =
_
f
n

k=1
f[e
k
)e
k

e
j
_
= f[e
j
)
n

k=1
f[e
k
)e
k
[e
j
) = 0 .
6
Ne segue che la famiglia (g, f[e
1
)e
1
, ..., f[e
n
)e
n
) `e ortogonale e, per il teo-
rema di Pitagora, essendo f = g +

n
k=1
f[e
k
)e
k
, si ha
|f|
2
= |g|
2
+
n

k=1
|f[e
k
)e
k
|
2
= |g|
2
+
n

k=1
[f[e
k
)[
2

k=1
[f[e
k
)[
2
.
4 Sottospazi
Un sottoinsieme /di H si dice variet` a lineare se, comunque presi f, g /
e , K, si ha che f + g /. Non `e detto in generale che una
variet` a lineare sia uno spazio di Hilbert, in quanto la completezza si mantiene
solamente se /`e un insieme chiuso (ricordiamo che un insieme `e chiuso se e
solo se contiene il limite di ogni sua successione convergente). Diremo quindi
che / `e un sottospazio di H se `e una variet` a lineare chiusa.
Un esempio di variet` a lineare che non sia un sottospazio `e, in L
2
([a, b], K),
linsieme (([a, b], K) delle funzioni continue. In eetti, si pu` o dimostrare che
la sua chiusura `e tutto L
2
([a, b], K).
Teorema. Se / `e una variet` a lineare, la sua chiusura

/ `e ancora una
variet` a lineare, e pertanto `e un sottospazio.
Dimostrazione. Siano f, g

/ e , K. Esistono due successioni (f
n
)
n
e (g
n
)
n
tali che f
n
, g
n
/ per ogni n e lim
n
f
n
= f, lim
n
g
n
= g. Allora
f
n
+g
n
/, e lim
n
(f
n
+g
n
) = f +g, per cui f +g

/.
Teorema. Se (/
k
)
k
`e una famiglia (anche non numerabile) di sottospazi,
allora la loro intersezione `e ancora un sottospazio.
Dimostrazione. Segue dal fatto che lintersezione di variet` a lineari `e una va-
riet` a lineare, e lintersezione di insiemi chiusi `e un insieme chiuso.
Teorema. Dato un insieme U H, esiste un unico sottospazio / tale che
a) / contiene U ,
b) se /

`e un sottospazio che contiene U, allora /

contiene /.
Dimostrazione. Si denisce / come intersezione di tutti i sottospazi conte-
nenti linsieme U. Si ha che / `e un sottospazio e si vericano immediata-
mente a) e b).
7
Linsieme /, la cui esistenza `e stabilita nel teorema precedente, `e il pi` u
piccolo sottospazio che contiene U; si dice che / `e il sottospazio generato
da U.
Dati due sottospazi /
1
e /
2
, linsieme
/
1
+/
2
= f +g : f /
1
, g /
2
.
`e una variet` a lineare, ma non sempre `e un sottospazio. Confrontiamolo con
il sottospazio generato dallunione /
1
/
2
, che indichiamo con /
1
/
2
.
Teorema. Si ha:
/
1
/
2
= /
1
+/
2
.
Dimostrazione. Sia /
1
che /
2
sono contenuti in /
1
/
2
. Essendo
quetultimo una variet` a lineare, anche /
1
+ /
2
`e contenuto in esso; es-
sendo inoltre chiuso, avremo /
1
+/
2
/
1
/
2
.
Viceversa, sia /
1
che /
2
sono contenuti in /
1
+ /
2
. Quindi anche
la loro unione lo `e. Ma /
1
+/
2
`e un sottospazio, quindi deve contenere
/
1
/
2
.
Se (/
k
)
k
`e una successione di sottospazi, si denisce

k=1
/
k
come linsieme degli elementi ottenuti come somma di una serie convergente

k=1
f
k
, con f
k
/
k
. Si verica che `e una variet` a lineare. Come nel caso
di una somma di due sottospazi, lo confrontiamo con il sottospazio generato
dallunione degli /
k
, che indicheremo con

k=1
/
k
.
Teorema. Si ha:

k=1
/
k
=

k=1
/
k
.
Dimostrazione. Tutti gli /
k
sono contenuti in
_

k=1
/
k
. Essendo questulti-
mo un sottospazio, contiene anche gli elementi ottenuti come somma di una
serie convergente

k=1
f
k
, con f
k
/
k
, quindi contiene

k=1
/
k
; essendo
inoltre chiuso, avremo

k=1
/
k

_

k=1
/
k
.
Viceversa, tutti gli /
k
sono contenuti in

k=1
/
k
. Quindi anche la loro
unione lo `e. Ma

k=1
/
k
`e un sottospazio, quindi deve contenere
_

k=1
/
k
.
8
5 Sottospazi ortogonali
Diremo che due insiemi U e V sono ortogonali se
f U g V f[g) = 0 .
Indicheremo con U

linsieme dei vettori di H che risultano ortogonali ad


ogni vettore di U.
Teorema. U

`e un sottospazio di H. Inoltre,

U

= U

.
Dimostrazione. Siano f, g U

e , K. Allora, per ogni u U, si ha


f +g[u) = f[u) +g[u) = 0 ,
per cui f + g U

. Quindi U

`e una variet` a lineare. Vediamo che `e un


insieme chiuso. Sia (f
n
)
n
una successione in U

tale che lim


n
f
n
= f. Allora,
per ogni u U,
f[u) = lim
n
f
n
[u) = 0 ,
per cui f U

. Quindi U

`e un sottospazio.
Siccome U

U, si ha che

U

. Daltra parte, se f U

e g

U,
allora esiste una successione (g
n
)
n
in U tale che lim
n
g
n
= g; quindi
f[g) = lim
n
f[g
n
) = 0 ;
ne segue che f

U

, da cui U

.
Teorema. Se /
1
e /
2
sono due sottospazi ortogonali, allora
/
1
/
2
= /
1
+/
2
.
Inoltre, /
1
+/
2
= /
1
/
2
, ossia ogni f /
1
+/
2
si pu`o scrivere in
un unico modo come f = f
1
+f
2
, con f
1
/
1
e f
2
/
2
.
Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che linsieme /
1
+ /
2
`e chiuso. Sia
(f
n
)
n
una successione in esso tale che lim
n
f
n
= f. Possiamo scrivere f
n
=
f
n,1
+f
n,2
, con f
n,1
/
1
e f
n,2
/
2
. Per Pitagora,
|f
m
f
n
|
2
= |f
m,1
f
n,1
|
2
+|f
m,2
f
n,2
|
2
,
9
e siccome (f
n
)
n
`e di Cauchy, lo sono di conseguenza anche (f
n,1
)
n
e (f
n,2
)
n
.
Quindi esistono i limiti lim
n
f
n,1
=

f
1
e lim
n
f
n,2
=

f
2
, ed essendo /
1
e /
2
chiusi, si ha che

f
1
/
1
e

f
2
/
2
. Ne segue che f =

f
1
+

f
2
/
1
+/
2
.
Questo dimostra che /
1
+/
2
`e chiuso.
Supponiamo che si possa scrivere f =

f
1
+

f
2
=

f
1
+

f
2
, con

f
1
,

f
1
/
1
e

f
2
,

f
2
/
1
. Per Pitagora, si ha
|

f
1


f
1
|
2
+|

f
2


f
2
|
2
= |

f
1


f
1
+

f
2


f
2
|
2
= 0 ,
per cui

f
1
=

f
1
e

f
2
=

f
2
.
Teorema. Se (/
k
)
k
sono sottospazi a due a due ortogonali, si ha

k=1
/
k
=

k=1
/
k
.
Inoltre,

k=1
/
k
=

k=1
/
k
, ossia ogni f

k=1
/
k
si pu`o scrivere in un
unico modo come f =

k=1
f
k
, con f
k
/
k
.
Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che linsieme

k=1
/
k
`e chiuso. Sia
(f
n
)
n
una successione in esso tale che lim
n
f
n
= f. Possiamo scrivere f
n
=

k=1
f
n,k
, con f
n,k
/
k
. Per Pitagora,
|f
m
f
n
|
2
=

k=1
|f
m,k
f
n,k
|
2
,
e siccome (f
n
)
n
`e di Cauchy, lo sono di conseguenza anche le (f
n,k
)
n
. Quindi
esistono i limiti lim
n
f
n,k
=

f
k
, ed essendo gli /
k
chiusi, si ha che

f
k
/
k
.
Vogliamo ora vedere che f =

k=1

f
k
. Fissiamo > 0. Da quanto sopra,
esiste un n 1 tale che
m, n n

k=1
|f
m,k
f
n,k
|
2

2
,
ossia

N
k=1
|f
m,k
f
n,k
|
2

2
per ogni N 1. Passando al limite per m
si ha

N
k=1
|

f
k
f
n,k
|
2

2
per ogni N 1, per cui anche

k=1
|

f
k
f
n,k
|
2

2
. Per Pitagora,

k=1
(

f
k
f
n,k
) converge e abbiamo che
n n
_
_
_
_
_

k=1
(

f
k
f
n,k
)
_
_
_
_
_
2
=

k=1
|

f
k
f
n,k
|
2

2
.
10
Quindi converge anche

k=1

f
k
=

k=1
(

f
k
f
n,k
) +

k=1
f
n,k
e da quanto sopra si ha che
n n
_
_
_
_
_

k=1

f
k
f
n
_
_
_
_
_
=
_
_
_
_
_

k=1
(

f
k
f
n,k
)
_
_
_
_
_
,
il che dimostra che lim
n
f
n
=

k=1

f
k
, ossia f =

k=1

f
k
. Abbiamo quindi
che

k=1
/
k
`e chiuso.
Sia ora f =

k=1

f
k
=

k=1

f
k
, con

f
k
,

f
k
/
k
; allora, per Pitagora,

k=1
|

f
k


f
k
|
2
=
_
_
_
_
_

k=1
(

f
k


f
k
)
_
_
_
_
_
2
= 0 ,
per cui

f
k
=

f
k
per ogni k.
Teorema. Dato un sottospazio /, e f H, esiste uno ed un solo

f /
tale che |f

f| = d(f, /). Inoltre, f

f /

.
Dimostrazione. Sia (f
n
) una successione in / tale che lim
n
|f f
n
| =
d(f, /). Applicando lidentit` a del parallelogramma a (f f
n
) e (f f
m
), si
ha
|f
n
f
m
|
2
2|f
n
f|
2
+ 2|f
m
f|
2
4d(f, /)
2
.
Ne segue che (f
n
) `e una successione di Cauchy, e quindi converge verso un
certo

f /. Chiaramente, si ha |f

f| = d(f, /). Inoltre,

f `e lunico ad
avere questa propriet` a, perch`e se

f `e tale che |f

f| = d(f, /), applicando
lidentit` a del parallelogramma a (f

f) e (f

f) si vede che
|

f

f|
2
= 4d(f, /)
2
4
_
_
_
_
f
1
2
(

f +

f)
_
_
_
_
2
0 ,
e perci`o

f =

f. Inne, se per assurdo ci fosse un g /tale che f

f[g) , = 0,
allora, posto g

=

f +
f

f,g
g
2
g /, con semplici passaggi si ottiene
|f g

|
2
= |f

f|
2

_
[f

f[g)[
|g|
_
2
< d(f, /)
2
,
una contraddizione.
11
Lapplicazione che a f associa

f si dice proiezione ortogonale su /, e
si indica con P
M
:

f = P
M
f .
Corollario 1. Sia / una variet` a lineare in H. Allora

/ = H /

= 0 .
Dimostrazione. Se

/ = H, allora /

=

/

= H

= 0. Daltra parte,
se

/ , = H, esiste un f H che non appartiene al sottospazio

/. Per il
teorema precedente, f P
M
f `e non nullo e appartiene a

/

= /

.
Corollario 2. Se / `e un sottospazio di H, si ha che H = //

: ogni
elemento f H si pu`o scrivere in un unico modo come f = f
1
+ f
2
, con
f
1
/ e f
2
/

.
Dimostrazione. Per ogni f H, si scrive
f = P
M
f + (f P
M
f) ,
per cui H = /+/

. Inoltre, essendo /e /

ortogonali, si ha /+/

=
//

.
6 Basi di uno spazio di Hilbert
Una famiglia ortonormale (e
k
)
k
`e una base per lo spazio di Hilbert H se,
preso f H, si ha
k f[e
k
) = 0 f = 0 .
Diremo che H `e separabile se esiste una sua base nita o numerabile.
Supponendo noto il caso della base nita, tratteremo ora il caso di una base
innita.
Teorema. Sia (e
k
)
k1
una successione ortonormale in H. Le seguenti propo-
sizioni sono equivalenti:
a) (e
k
)
k1
`e una base di H;
b) H =
_

k=1
e
k
;
c) per ogni f H, f =

k=1
f[e
k
)e
k
(serie di Fourier);
12
d) per ogni f, g H, f[g) =

k=1
f[e
k
)g[e
k
)

;
e) per ogni f H, |f|
2
=

k=1
[f[e
k
)[
2
(identit`a di Parseval).
Dimostrazione. a) b) Per assurdo, sia
_

k=1
e
k
un sottospazio proprio di
H. Allora esiste un f ,= 0 ad esso ortogonale, per cui f[e
k
) = 0 per ogni k,
in contraddizione col fatto che (e
k
)
k
`e una base.
b) c) Consideriamo i sottospazi /
k
= e
k
: K, a due a due
ortogonali. Essendo
H =

k=1
e
k
=

k=1
/
k
=

k=1
/
k
,
per f H si ha che f =

k=1
f
k
, con f
k
/
k
. Allora f
k
=
k
e
k
e
f[e
j
) =
_

k=1

k
e
k

e
j
_
=

k=1

k
e
k
[e
j
) =
j
,
per ogni j, da cui la formula cercata.
c) d) Presi f, g H, abbiamo
f =

k=1
f[e
k
)e
k
, g =

k=1
g[e
k
)e
k
,
per cui
f[g) =
_

k=1
f[e
k
)e
k

g
_
=

k=1
_
f[e
k
)e
k

g
_
=

k=1
f[e
k
)e
k
[g) .
d) e)
`
E suciente prendere f = g.
e) a) Sia f H tale che, per ogni k, f[e
k
) = 0. Allora |f|
2
=

k=1
[f[e
k
)[
2
= 0, per cui f = 0.
Esempi. 1) Per quanto riguarda lo spazio di Hilbert K
N
, possiamo facil-
mente vericare che una base `e data dai vettori
e
1
= (1, 0, 0, ..., 0) , e
2
= (0, 1, 0, ..., 0) , ... , e
N
= (0, 0, 0, ..., 1) .
13
In questo spazio, tutte le basi hanno lo stesso numero di elementi, cio`e
N, e questo numero viene chiamato dimensione dello spazio. Ogni =
(
1
, ...,
N
) in K
N
si pu`o scrivere come
=
N

k=1
[e
k
)e
k
=
N

k=1

k
e
k
,
che risulta pertanto lanaloga della serie di Fourier.
2) Nello spazio di Hilbert
2
, una base `e costituita dalle seguenti successioni:
e
1
= (1, 0, 0, 0, ...) , e
2
= (0, 1, 0, 0, ...) , e
3
= (0, 0, 1, 0, ...) , ...
Per ogni = (
k
)
k1
, la serie di Fourier si pu` o scrivere come
=

k=1
[e
k
)e
k
=

k=1

k
e
k
.
3) In L
2
([a, b], K), consideriamo il prodotto scalare
f[g) =
1
b a
_
b
a
f(t)g(t)

dt .
Una base `e allora data da (e
k
)
kZ
, dove e
k
: [a, b] K `e la funzione cos`
denita:
e
k
(t) = exp
_
2ki
b a
t
_
= cos
_
2k
b a
t
_
+i sin
_
2k
b a
t
_
,
per ogni k Z. La serie di Fourier si scrive come
f =

k=

f
k
e
k
,
dove

f
k
= f[e
k
) =
1
b a
_
b
a
f(t) exp
_

2ki
b a
t
_
dt .
Si noti che la serie va intesa nellambito della metrica introdotta su L
2
([a, b], K):
si ha
lim
n+
_
_
_
_
_
_
f
n

k=n

f
k
e
k
_
_
_
_
_
_
= 0 ,
14
ossia
lim
n+
_
b
a

f(t)
n

k=n

f
k
exp
_
2ki
b a
t
_

2
dt = 0 .
La questione se valga o meno luguaglianza puntuale
f(t) =

k=

f
k
exp
_
2ki
b a
t
_
`e ben pi` u complessa e ha impegnato molti dei migliori matematici dal mo-
mento in cui fu enunciata, da Fourier, nel 1807. Per una funzione f in
L
2
([a, b], K), Carleson ha dimostrato (nel 1966) che essa vale per quasi ogni t,
ossia al di fuori di un insieme trascurabile. Un esempio di Du Bois-Reymond
mostra che la serie potrebbe divergere in alcuni punti anche se f `e continua,
mentre `e noto dai lavori di Dirichlet che luguaglianza vale sempre se f `e di
classe (
1
. Daltra parte, se si suppone solamente che f sia integrabile secondo
Lebesgue su [a, b], un esempio di Kolmogorov ha mostrato che la serie pu` o
divergere per ogni t.
7 Applicazioni lineari
Dati due spazi di Hilbert H e H

, diremo che unapplicazione A : H H

`e
lineare se, presi f, g H e , K, si ha che A(f+g) = A(f)+A(g).
Scriveremo spesso Af al posto di A(f).
Teorema. Due spazi di Hilbert H, H

separabili aventi dimensione innita


sono sempre isomor: esiste cio`e unapplicazione lineare biiettiva A : H H

tale che, presi f, g H, si ha


Af[Ag) = f[g) .
Dimostrazione. Sia (e
k
)
k
una base di H e (e

k
)
k
una base di H

. Deniamo
A : H H

in questo modo:
Af =

k=1
f[e
k
)e

k
.
Si pu` o vedere che A `e lineare, biiettiva e conserva il prodotto scalare.
15
Diremo che lapplicazione lineare A : H H

`e limitata se esiste un
numero reale 0 tale che, per ogni f H,
|Af| |f| .
In tal caso, deniamo
|A| = sup
_
|Af|
|f|
: f H0
_
= sup |Af| : |f| = 1 .
Si vericano le propriet` a della norma:
a) |A| 0 ;
b) |A| = 0 A = 0 ;
c) |A| = [[ |A| ;
d) |A +B| |A| +|B| .
Inoltre, se A : H H

e B : H

, possiamo considerare lapplicazione


composta B A : H H

, che indicheremo semplicemente con BA. Se


entrambe sono limitate, si ha
|BA| |B| |A| .
Teorema. Unapplicazione lineare `e limitata se e solo se `e continua.
Dimostrazione. Sia A : H H

limitata. Allora
|Af Ag| = |A(f g)| |A| |f g| ;
quindi A `e lipschitziana e pertanto continua.
Viceversa, sia A : H H

non limitata. Allora per ogni numero naturale


n esiste un f
n
H tale che |Af
n
| > n|f
n
|. Posto g
n
=
f
n
nf
n

, si ha che
lim
n
g
n
= 0 e
|Ag
n
| =
_
_
_
_
_
A
_
f
n
n|f
n
|
__
_
_
_
_
=
|Af
n
|
n|f
n
|
1 ;
essendo A(0) = 0, lapplicazione A non pu` o essere continua.
16
Indicheremo con L(H, H

) linsieme delle applicazioni lineari continue da


H a H

. Possiamo renderlo uno spazio metrico introducendo la distanza


d(A, B) = |A B| .
Teorema. Con tale distanza, L(H, H

) `e uno spazio metrico completo.


Dimostrazione. Sia (A
n
)
n
una successione di Cauchy in L(H, H

). Dalla
[ |A
n
| |A
m
| [ |A
n
A
m
| ,
si ha che la successione delle norme (|A
n
|)
n
`e di Cauchy in K e pertanto
converge. Dalla
|A
n
f A
m
f| |A
n
A
m
| |f| ,
si ha che, per ogni f H, la successione (A
n
f)
n
`e di Cauchy in H

e pertanto
converge. Deniamo A : H H

ponendo
Af = lim
n
A
n
f .
Si vede facilmente che A `e lineare; inoltre,
|Af| = lim
n
|A
n
f| (lim
n
|A
n
|) |f| ,
per cui A L(H, H

). Resta da vericare che


lim
n
A
n
= A.
Fissiamo > 0. Essendo (A
n
)
n
di Cauchy, esiste un n tale che, se m n e
n n, allora
|A
n
A
m
| ,
da cui
|A
n
f A
m
f| |f| ,
per ogni f H. Passando al limite per m + si ha che, se n n, allora
|A
n
f Af| |f| ,
per ogni f H, e quindi
|A
n
A| .
17
Se H = H

, linsieme L(H, H) si denoter` a con L(H) e i suoi elementi si


diranno operatori in H. Il seguente risultato ci mostra che la composizione
`e unoperazione continua rispetto alla distanza introdotta.
Teorema. Sia (A
n
)
n
una successione in L(H) tale che lim
n
A
n
= A. Se
B L(H), allora
lim
n
A
n
B = AB, lim
n
BA
n
= BA.
Dimostrazione. Si ha
|A
n
B AB| = |(A
n
A)B| |A
n
A| |B| ,
|BA
n
BA| = |B(A
n
A)| |B| |A
n
A| ,
da cui la tesi.
Teorema. Se / `e un sottospazio, si ha P
M
L(H). Se inoltre / , = 0,
si ha |P
M
| = 1.
Dimostrazione. Presi f, g H e , K, si pu`o scrivere in un unico modo
f = f
1
+ f
2
e g = g
1
+ g
2
, con f
1
, g
1
/ e f
2
, g
2
/

, dove f
1
= P
M
f e
g
1
= P
M
g. Quindi
f +g = (f
1
+f
2
) +(g
1
+g
2
) = (f
1
+g
1
) + (f
2
+g
2
) ,
con f
1
+g
1
/ e f
2
+g
2
/

. Per lunicit`a della scomposizione, si


deve avere
P
M
(f +g) = f
1
+g
1
= P
M
f +P
M
g .
Questo dimostra la linearit` a di P
M
. Per il teorema di Pitagora, abbiamo
inoltre
|f|
2
= |f
1
|
2
+|f
2
|
2
|f
1
|
2
= |P
M
f|
2
,
da cui la limitatezza di P
M
: per ogni f H, si ha |P
M
f| |f|, per cui
|P
M
| 1. Inne, se / , = 0, prendendo f /0 si ha |P
M
f| = |f|.
Ne segue che |P
M
| = 1.
18
8 Forme bilineari e forme quadratiche
Da ora in poi, supporremo che K sia il corpo dei numeri complessi C.
Unapplicazione : HH Csi dice bilineare se, presi f, f
1
, f
2
, g, g
1
, g
2
in H e C, si ha:
a) (f
1
+f
2
, g) = (f
1
, g) +(f
2
, g) ;
b) (f, g) = (f, g) ;
c) (f, g
1
+g
2
) = (f, g
1
) +(f, g
2
) ;
d) (f, g) =

(f, g) .
Diremo che unapplicazione bilineare `e simmetrica se
(g, f) = (f, g)

.
Diremo che `e limitata se esiste 0 tale che, per ogni f, g H,
[(f, g)[ |f| |g| ;
in tal caso, si pone
|| = sup
_
[(f, g)[
|f| |g|
: f, g H0
_
= sup [(f, g)[ : |f| = |g| = 1 .
Si denisce la forma quadratica associata a :
(f) = (f, f) .
Teorema. Vale la seguente:
(f, g) =
1
4
[ (f +g) (f g) +i (f +ig) i (f ig)]
(identit`a polare).
Dimostrazione. Si tratta di una verica diretta.
Corollario. Se =

, allora = .
19
Teorema. Lapplicazione bilineare `e simmetrica se e solo se per ogni f
H si ha che (f) R.
Dimostrazione. Se `e simmetrica, abbiamo
(f, f) = (f, f)

,
e pertanto (f) R. Viceversa, se per ogni f H si ha che (f) `e un
numero reale, per lidentit` a polare, usando le relazioni (f) = (f) =
(if), abbiamo che
'((f, g)) =
1
4
[ (f +g) (f g)] = '((g, f)) ,
((f, g)) =
1
4
[ (f +ig) (f ig)] = ((g, f)) ,
da cui (f, g) = (g, f)

.
Diremo che `e limitata se esiste 0 tale che, per ogni f H,
[ (f)[ |f|
2
;
in tal caso, si pone
| | = sup
_
[ (f)[
|f|
2
: f H0
_
= sup [ (f)[ : |f| = 1 .
Teorema. `e limitata se e solo se lo `e; in tal caso, si ha
| | || 2| | .
Se inoltre `e simmetrica, allora | | = ||.
Dimostrazione. Se `e limitata, abbiamo
[ (f)[ = [(f, f)[ || |f|
2
,
per cui `e limitata e | | ||.
Viceversa, se `e limitata, usando lidentit` a polare e lidentit` a del paral-
lelogramma, abbiamo
[(f, g)[
1
4
| |
_
|f +g|
2
+|f g|
2
+|f +ig|
2
+|f ig|
2
_
=
1
4
| |
_
2(|f|
2
+|g|
2
) + 2(|f|
2
+|ig|
2
)
_
= | |
_
|f|
2
+|g|
2
_
.
20
Abbiamo quindi che
|f| = |g| = 1 [(f, g)[ 2| | ;
ne segue che `e limitata e || 2| |.
Supponiamo ora che sia limitata e simmetrica. Scriviamo il numero
complesso (f, g) in forma trigonometrica:
(f, g) = e
i
,
dove = [(f, g)[ `e un numero reale:
= e
i
(f, g) = (e
i
f, g) .
Per lidentit` a polare, essendo a valori in R,
(e
i
f, g) =
1
4
_
(e
i
f +g) + (e
i
f g)
_

1
4
| |
_
|e
i
f +g|
2
+|e
i
f g|
2
_
=
1
4
| |
_
2(|e
i
f|
2
+|g|
2
)
_
=
1
2
| |
_
|f|
2
+|g|
2
_
,
e procedendo similmente a sopra si trova che || | |.
Teorema. Sia : H H C una forma bilineare simmetrica tale che
f H (f) 0 ;
allora
[(f, g)[
2
(f) (g) .
(disuguaglianza di Schwarz generalizzata).
Dimostrazione. Se (f, g) = 0, la disuguaglianza `e certamente vericata.
Supponiamo ora (f, g) ,= 0. Vediamo che deve essere (g) ,= 0; infatti, dalla
0 (f g, f g) = (f)

(f, g) (g, f) +[[


2
(g) ,
21
valida per ogni C, se (g) = 0 si trova una contraddizione prendendo
=
(f) + 1
2(g, f)
.
Quindi (g) ,= 0, e, prendendo nella disuguaglianza scritta sopra
=
(f, g)
(g)
,
troviamo
0 (f)
[(f, g)[
2
(g)

[(f, g)[
2
(g)
+

(f, g)
(g)

2
(g) = (f)
[(f, g)[
2
(g)
,
da cui la disuguaglianza cercata.
9 Loperatore aggiunto
Sia g H ssato e G : H C denito da G(f) = f[g). Si vede facilmente
che G L(H, C) e |G| = |g|. Vediamo che vale anche il viceversa.
Teorema di Riesz. Data G L(H, C), esiste un unico g H tale che
G(f) = f[g) .
Dimostrazione. Sia / = f H : G(f) = 0. Si verica facilmente che /`e
un sottospazio di H. Se / = H, basta prendere g = 0; altrimenti, scegliamo
un w /

con |w| = 1 e poniamo g = G(w)

w. Allora G(g) = [G(w)[


2
=
|g|
2
e per ogni f H si ha che f
G(f)
G(g)
g /. Quindi,
f[g) =
__
f
G(f)
G(g)
g
_
+
G(f)
G(g)
g

g
_
=
G(f)
G(g)
|g|
2
= G(f).
Verichiamo ora che tale g `e unico. Se ce ne fossero due, g
1
e g
2
, per ogni
f H si avrebbe che f[g
1
) = f[g
2
) e quindi f[g
1
g
2
) = 0. Prendendo
f = g
1
g
2
si vede che deve essere g
1
= g
2
.
Sia ora A L(H) e : HH C denita da (f, g) = f[Ag). Si vede
facilmente che `e una forma bilineare limitata e || |A|.
22
Teorema. Sia una forma bilineare limitata su H. Allora esiste un unico
A L(H) tale che
(f, g) = f[Ag) .
Inoltre, si ha |A| = ||.
Dimostrazione. Per ogni ssato g H, consideriamo la funzione G : H C
denita da G(f) = (f, g). Si vede facilmente che G L(H, C) e |G|
|| |g|. Per Riesz, esiste un unico g

H tale che, per ogni f H, si ha


G(f) = f[g

). Deniamo lapplicazione A ponendo Ag = g

. Si verica che
A `e lineare e
|Ag| = |G| || |g| ,
per cui A L(H) e |A| ||. Ma essendo (f, g) = f[Ag), si ha anche
|| |A|, per cui |A| = ||. Verichiamo ora lunicit` a di A. Se ce ne
fossero due, A
1
e A
2
, per ogni f, g H si avrebbe che f[A
1
g) = f[A
2
g) e
pertanto f[A
1
g A
2
g) = 0; deve quindi essere A
1
g = A
2
g, per ogni g H.
Corollario. Dato A L(H), esiste un unico operatore A

L(H) tale che


Af[g) = f[A

g) .
Dimostrazione. Si denisce (f, g) = Af[g). Si vede che `e bilineare e
limitata, per cui esiste un unico A

L(H) tale che (f, g) = f[A

g).
Loperatore A

si dice aggiunto di A; valgono le seguenti propriet` a:


(A

= A
(A)

(A +B)

= A

+B

(BA)

= A

Inoltre, se A `e invertibile e A
1
L(H), allora esiste anche (A

)
1
L(H)
e si ha
(A

)
1
= (A
1
)

.
23
10 Operatori autoaggiunti
Diremo che un operatore A L(H) `e autoaggiunto se A = A

: per ogni
f, g H, si ha
Af[g) = f[Ag) .
Teorema. Se A L(H) `e autoaggiunto, si ha
|A| = sup
_
[Af[f)[
|f|
2
: f H0
_
.
Dimostrazione. La forma bilineare (f, g) = Af[g) `e simmetrica, pertanto
la sua norma coincide con la norma della forma quadratica associata.
Dato A L(H), scriveremo brevemente A
2
= AA. Diremo che A`e idem-
potente se A
2
= A.
Teorema. Un operatore P L(H) `e una proiezione ortogonale se e solo se
P `e autoaggiunto e idempotente.
Dimostrazione. Se P = P
M
, per un certo sottospazio /, allora per ogni
f H si ha che P
M
f / e quindi P
M
(P
M
f) = P
M
f, ossia P
2
M
= P
M
.
Inoltre, presi f, g H, si ha
P
M
f[g) = P
M
f[P
M
g + (g P
M
g)) = P
M
f[P
M
g)
e
f[P
M
g) = P
M
f + (f P
M
f)[P
M
g) = P
M
f[P
M
g) ,
per cui P
M
= P

M
.
Viceversa, sia P tale che P
2
= P = P

. Consideriamo / = f : Pf =
f: si verica che `e un sottospazio. Preso f H, si ha che P(Pf) = Pf,
per cui Pf /. Inoltre, per ogni g /, si ha g = Pg, per cui
f Pf[g) = f[g) Pf[g) = f[g) f[Pg) = 0 ;
quindi f Pf /

. Essendo f = Pf + (f Pf), con Pf / e


f Pf /

, deve essere Pf = P
M
f.
24
Teorema. Se / e ^ sono due sottospazi tali che / ^, allora P
N
P
M
`e una proiezione ortogonale.
Dimostrazione. Essendo P

N
= P
N
e P

M
= P
M
, si ha che
(P
N
P
M
)

= P

N
P

M
= P
N
P
M
.
Inoltre,
(P
N
P
M
)
2
= P
2
N
P
N
P
M
P
M
P
N
+P
2
M
.
Ma P
2
N
= P
N
e P
2
M
= P
M
; inoltre, siccome / ^, si ha che P
N
P
M
= P
M
.
Inne,
P
M
P
N
= P

M
P

N
= (P
N
P
M
)

= P

M
= P
M
.
In conclusione, si ha
(P
N
P
M
)
2
= P
N
P
M
P
M
+P
M
= P
N
P
M
.
Essendo autoaggiunto e idempotente, P
N
P
M
`e una proiezione ortogonale.
Nella situazione del teorema precedente, se / ^, si usa scrivere
P
M
P
N
.
11 Lo spettro di un operatore
Diremo che C `e un autovalore delloperatore A L(H) se esiste un
f H non nullo tale che Af = f; tale f `e allora un autovettore di A.
Diremo che C `e un autovalore generalizzato di A L(H) se per
ogni > 0 esiste un f H tale che |f| = 1 e |Af f| < .
Diremo che C`e un valore regolare di A L(H) se esiste (AI)
1
ed `e in L(H). Chiamiamo insieme risolvente di A linsieme (A) dei valori
regolari di A. Il suo complementare in C si chiama spettro di A e si denota
con (A).
`
E chiaro che ogni autovalore appartiene allo spettro. Lo stesso vale per
gli autovalori generalizzati, come risulta dal seguente
25
Teorema. Se `e un autovalore generalizzato di A, allora (A).
Dimostrazione. Se (A), allora esiste (A I)
1
L(H) e si ha
|f| = |(A I)
1
(A I)f| |(A I)
1
| |(A I)f| .
Quindi, se |f| = 1,
|(A I)f|
1
|(A I)
1
|
,
per cui non `e un autovalore generalizzato.
Deniamo per induzione loperatore A
n
: si pone A
0
= I e, supposto
denito A
n1
, si pone A
n
= A
n1
A.
Teorema. Se A L(H) `e tale che
|I A| < 1 ,
allora 0 (A), ossia A `e invertibile con A
1
L(H).
Dimostrazione. Poniamo B = I A, per cui |B| < 1. Dalla
_
_
_
_
_
n

k=m
B
k
_
_
_
_
_

k=m
|B
k
| =
n

k=m
|B|
k

k=m
|B|
k
=
|B|
m
1 |B|
si vede che la serie

k=0
B
k
`e di Cauchy e pertanto converge in L(H), essendo
questo uno spazio metrico completo. Dimostriamo che A
1
`e dato da
(I B)
1
=

k=0
B
k
(la serie di Neumann). Infatti,
(I B)
_

k=0
B
k
_
= (I B)
_
lim
n
n

k=0
B
k
_
= lim
n
_
(I B)
_
n

k=0
B
k
__
= lim
n
(I B
n+1
) = I ,
26
e allo stesso modo
_

k=0
B
k
_
(I B) =
_
lim
n
n

k=0
B
k
_
(I B)
= lim
n
__
n

k=0
B
k
_
(I B)
_
= lim
n
(I B
n+1
) = I ,
da cui la tesi.
Teorema. Se A L(H), lo spettro `e un insieme chiuso e
(A) [[ |A| .
Dimostrazione. Dimostriamo che (A) `e aperto. Preso (A), sia C
tale che
[ [ <
1
|(A I|)
1
.
Allora
|I (A I)
1
(A I)| = |(A I)
1
[(A I) (A I)]|
|(A I)
1
| [ [
< 1 ,
e quindi 0 ((AI)
1
(AI)). Ne segue che (A), il che dimostra
che (A) `e aperto.
Sia ora C tale che [[ > |A|. Essendo
_
_
_
_
I
_
I
1

A
__
_
_
_
=
_
_
_
_
1

A
_
_
_
_
=
1
[[
|A| < 1 ,
si ha che 0 (I
1

A); ne segue che (A).


12 Lo spettro di un operatore autoaggiunto
Teorema. Se A L(H) `e autoaggiunto, allora (A) R e ogni elemento
di (A) `e un autovalore generalizzato.
Dimostrazione. Se `e un autovalore, allora Af = f per un certo f non
nullo. Essendo A autoaggiunto, si ha che Af[f) = f[Af), e quindi Af[f)
27
`e un numero reale. Daltra parte, Af[f) = |f|
2
, e quindi anche deve
essere reale. Ci`o dimostra che ogni autovalore di A `e reale.
Dimostriamo ora che ogni elemento dello spettro `e un autovalore genera-
lizzato. Supponiamo che non sia un autovalore generalizzato; allora esiste
un > 0 tale che, per ogni f H,
|(A I)f| |f| .
Consideriamo linsieme immagine / = (AI)(H).
`
E una variet` a lineare;
inoltre, presa una successione (y
n
)
n
in /tale che lim
n
y
n
= y, si ha che (y
n
)
n
`e di Cauchy, y
n
= (A I)f
n
per un certo f
n
H e
|f
m
f
n
|
1

|(A I)(f
m
f
n
)| =
1

|y
m
y
n
| ,
per cui anche (f
n
)
n
`e di Cauchy. Quindi esiste il limite lim
n
f
n
=

f e per la
continuit` a di A I, si ha che y = lim
n
(A I)f
n
= (A I)

f. Questo
dimostra che / `e chiuso, quindi un sottospazio.
Dimostriamo che / = H. Se cos` non fosse, esisterebbe un g /

non
nullo, per cui, per ogni f H,
0 = (A I)f[g) = f[(A I)

g) = f[(A

I)g) .
Ma allora (A

I)g = 0, per cui

`e un autovalore di A. Ma allora

`e
reale, ossia

= , per cui `e un autovalore, in contraddizione col fatto che


non `e un autovalore generalizzato.
Si ha quindi che lapplicazione A I : H H `e suriettiva. Vediamo
che `e anche iniettiva: se (A I)f
1
= (A I)f
2
, allora
|f
1
f
2
|
1

|(A I)(f
1
f
2
)| = 0 ,
per cui f
1
= f
2
.
Resta da vedere che (AI)
1
L(H). La linearit` a `e di semplice verica.
Inoltre, per ogni y H, si ha
|(A I)
1
y|
1

|y| ,
per cui (A I)
1
`e limitata. Ne segue che (A). In conclusione, se
non `e un autovalore generalizzato, esso `e un valore regolare.
28
Dimostriamo ora che (A) R. Sia (A); allora, per ogni f H,
[

[ |f|
2
= [(A

I)f[f) (A I)f[f)[
= [f[(A I)f) (A I)f[f)[
2|Af f| |f| .
Quindi, se |f| = 1, si ha
|Af f|
1
2
[

[ ,
e siccome `e un autovalore generalizzato, deve essere [

[ = 0, ossia
=

.
Teorema. Se A L(H) `e autoaggiunto, poniamo

1
= infAf[f) : |f| = 1 ,
2
= supAf[f) : |f| = 1 .
Allora (A) [
1
,
2
] e
1
,
2
(A).
Dimostrazione. Considerando loperatore autoaggiunto

A = A

1
+
2
2
I ,
abbiamo che
|

A| = sup[

Af[f)[ : |f| = 1 =

2

1
2
,
per cui (

A)
_

1
2
,

2

1
2
_
. Ne segue che (A) [
1
,
2
].
Dimostriamo ora che
1
`e un autovalore generalizzato di A. Per le pro-
priet` a dellestremo inferiore, per ogni n 1 esiste un f
n
tale che |f
n
| = 1
e
Af
n
[f
n
) <
1
+
1
n
.
Posto (f, g) = Bf[g) con B = A
1
I, usando la disuguaglianza di Schwarz
generalizzata abbiamo
|Bf|
4
= [Bf[Bf)[
2
Bf[f)BBf[Bf)
Bf[f)|BBf| |Bf| Bf[f)|B| |Bf|
2
,
29
per ogni f H, da cui
|(A
1
I)f|
2
(A
1
I)f[f)|A
1
I| .
Quindi,
|(A
1
I)f
n
|
2
<
1
n
|A
1
I| ,
da cui segue che
1
`e un autovalore generalizzato.
Un argomento analogo mostra che anche
2
`e un autovalore generalizzato,
concludendo la dimostrazione.
Come conseguenza immediata, abbiamo che, se A L(H) `e autoaggiunto,
|A| = max[[ : (A) .
13 La famiglia spettrale
In questa sezione, supporremo che loperatore A L(H) sia autoaggiunto.
Come in precedenza, scriveremo
1
= min (A) e
2
= max (A).
Illustreremo la teoria che porta ad approssimare ogni operatore autoag-
giunto con combinazioni lineari di proiezioni ortogonali. Le dimostrazioni
dei risultati qui esposti si possono trovare nellottimo libro Introduction to
Spectral Theory in Hilbert Space di Gilbert Helmberg.
Dato un polinomio p : R R a coecienti reali
p(x) =
n
x
n
+
n1
x
n1
+... +
1
x +
0
,
deniamo loperatore
p(A) =
n
A
n
+
n1
A
n1
+... +
1
A +
0
I .
Si pu` o dimostrare che p(A) `e autoaggiunto,
(p(A)) = p() : (A) ,
e quindi
|p(A)| = max[p()[ : (A) .
30
Si verica facilmente che, dati due polinomi p e q, loperatore associato al
loro prodotto `e la composizione dei rispettivi operatori:
(pq)(A) = p(A)q(A) .
Sia ora : R R una funzione continua. Per il teorema di approssi-
mazione di Weierstrass, possiamo considerare una successione (p
n
)
n
di poli-
nomi tali che
[p
n
(x) (x)[
1
n
,
per ogni x [
1
,
2
]. Si pu` o allora dimostrare che esiste un operatore, che
indicheremo con (A), per cui si ha
(A) = lim
n
p
n
(A) .
Tale operatore non dipende dalla scelta della successione di polinomi (p
n
)
n
.
Inoltre, (A) `e autoaggiunto,
((A)) = () : (A) ,
e quindi
|(A)| = max[()[ : (A) .
Anche qui si pu`o vericare che, date due funzioni continue e , loperatore
associato al loro prodotto `e la composizione dei rispettivi operatori:
()(A) = (A)(A) .
Deniamo ora la seguente funzione:

(x) =
_
1 se x ,
0 se x > .
Come facilmente si vede, si ha che

(x) = lim
n

,n
(x) ,
dove (
,n
)
n
`e la successione di funzioni continue cos` denite:

,n
(x) =
_

_
1 se x ,
1 n(x ) se x +
1
n
,
0 se x +
1
n
.
31
Si pu` o dimostrare che esiste un operatore, che indicheremo con

(A), tale
che, per ogni f H, si ha

(A)f = lim
n

,n
(A)f .
Inoltre,

(A) `e autoaggiunto e, come sopra, loperatore associato al prodotto


`e la composizione dei rispettivi operatori: (

)(A) =

(A)

(A). Si noti
che

=
_

se ,

se > .
Prendendo = , essendo
2

, si ha che

(A)
2
=

(A). Quindi,

(A) `e una proiezione ortogonale: scriveremo


P() =

(A) .
Si possono dimostrare le seguenti propriet` a:
a) <

P() P(

) ;
b) <
1
P() = 0 ;
c)
2
P() = I ;
d) per ogni f H, si ha P()f = lim

+
P()f .
Si pu` o inoltre vedere che
(A) > 0 P( ) ,= P( +) ,
e che
`e un autovalore di A f H : P()f ,= lim

P()f .
Quindi, se `e un punto isolato di (A), esso `e certamente un autovalore, in
quanto esiste un > 0 tale che P( ) ,= P( + ) e
P() =
_
P( ) se < ,
P( + ) se + .
Inoltre, in questo caso si pu` o vedere che loperatore
P( + ) P( ) = P() lim

P()
`e la proiezione ortogonale su f H : Af = f, detto autospazio relativo
allautovalore .
Linsieme P() : R si chiama famiglia spettrale associata allope-
ratore autoaggiunto A.
32
14 Decomposizione spettrale
Fissiamo un > 0 e consideriamo una funzione : [
1
,
2
] R uni-
formemente continua: per ogni > 0 esiste un > 0 tale che
[x x

[ [(x) (x

)[ .
Prendiamo una P-partizione ne di [
1
,
2
], ossia scegliamo dei punti

j
,

j
tali che

1
=
0
<
1
<
2
< ... <
m
=
2
,
e, per ogni j 1, 2, ..., m,

j

j1

j

j

j
+ .
Allora, per ogni x [
1
,
2
], si ha

(x)
m

j=1
(

j
)(

j
(x)

j1
(x))

.
Si pu` o dimostrare che, prendendo gli operatori associati, si ha
_
_
_
_
_
_
(A)
m

j=1
(

j
)(P(
j
) P(
j1
))
_
_
_
_
_
_
=
= max
_
_
_

()
m

j=1
(

j
)(

j
()

j1
())

: (A)
_
_
_
.
Riassumendo, si ha che
> 0 > 0 : per ogni P-partizione ne si ha
_
_
_
_
_
_
(A)
m

j=1
(

j
)(P(
j
) P(
j1
))
_
_
_
_
_
_
.
Usando la notazione di Stieltjes, scriveremo brevemente
(A) =
_

2

() dP()
Possiamo ora enunciare il Teorema di decomposizione spettrale per un
operatore autoaggiunto.
33
Teorema. Sia A L(H) un operatore autoaggiunto e siano
1
= min (A)
e
2
= max (A). Allora `e univocamente determinata una famiglia di
proiezioni ortogonali P() : R con le seguenti propriet` a:
a) <

P() P(

) ;
b) <
1
P() = 0 ;
c)
2
P() = I ;
d) per ogni f H, si ha P()f = lim

+
P()f ;
e) per ogni > 0, si ha A =
_

2

dP() .
Inne, dati due operatori autoaggiunti A e B, con le rispettive famiglie spet-
trali P
A
() : R e P
B
() : R, si pu`o dimostrare che AB = BA
se e solo se, per ogni , R, si ha che P
A
()P
B
() = P
B
()P
A
(). In tal
caso, si dice che i due operatori commutano.
15 Operatori non limitati
Sia D(A) H una variet` a lineare, dominio di unapplicaizone lineare A :
D(A) H, possibilmente non limitata. Per comodit` a, continueremo a chia-
mare A operatore. Si deniscono come in precedenza le nozioni di auto-
valore, autovalore generalizzato e spettro di A, che denoteremo ancora con
(A). Si pu` o dimostrare che lo spettro `e un insieme chiuso; in generale, per` o,
non `e detto che sia limitato.
Se D(A) = H, `e possibile denire laggiunto A

: D(A

) H tale che,
per ogni f D(A) e g D(A

), si abbia
Af[g) = f[A

g) .
Si dice che A `e autoaggiunto se A = A

(il che signica anche che D(A) =


D(A

)).
Si pu` o dimostrare che, se A `e autoaggiunto, il suo spettro `e reale ed `e
costituito solamente da autovalori generalizzati.
Possiamo ora enunciare il Teorema di decomposizione spettrale per un
operatore autoaggiunto possibilmente non limitato.
Teorema. Sia A : D(A) H H lineare autoaggiunto. Allora `e univoca-
mente determinata una famiglia di proiezioni ortogonali P() : R con
le seguenti propriet` a:
34
a) <

P() P(

)
e, per ogni f D(A), si ha:
b) lim

P()f = 0 ;
c) lim
+
P()f = f ;
d) P()f = lim

+
P()f ;
e) Af =
_
+

dP()f .
La propriet` a e) ha il seguente signicato: per ogni > 0, esistono un > 0
e un R > 0 tali che, presi R e R, per ogni P-partizione ne di
[, ] si ha
_
_
_
_
_
_
Af
m

j=1

j
(P(
j
) P(
j1
))f
_
_
_
_
_
_
.
Si pu` o inoltre vedere che
(A) > 0 P( ) ,= P( +) ,
e che
`e un autovalore di A f H : P()f ,= lim

P()f .
In particolare, se `e un punto isolato di (A), esso `e certamente un auto-
valore e loperatore
P() lim

P()
`e la proiezione ortogonale sullautospazio f H : Af = f.
Inne, dati due operatori autoaggiunti A e B, con le rispettive famiglie spet-
trali P
A
() : R e P
B
() : R, essi commutano se e solo se, per
ogni , R, si ha che P
A
()P
B
() = P
B
()P
A
().
16 Un accenno alla meccanica quantistica
Nella teoria della meccanica quantistica, si assume che un sistema sico iso-
lato sia determinato da un vettore non nullo f dello spazio di Hilbert
H = L
2
(, C) .
35
Qui pu` o essere un intervallo di R o, in generale, un dominio in R
N
. Chia-
meremo f vettore di stato; in genere, possiamo sempre normalizzarlo e
supporre quindi che
[[f[[ =
__

[f(x)[
2
dx
_
1/2
= 1 .
Nota. Il vettore di stato cambia nel tempo in accordo con lequazione di
Schr odinger

h
2i

t
f = Hf ,
ma in questa nota non ci occuperemo di questa questione. Vogliamo consi-
derare il sistema sico in un istante di tempo ssato.
Supponiamo di voler eseguire una misurazione sul sistema: di posizione, o
di momento, o di energia... In questa teoria, ad ogni tipo di misurazione viene
associato un operatore lineare autoaggiunto in H. Sia A un tale operatore, e
sia P
A
() : R la sua famiglia spettrale.
Fissiamo ora un intervallo ], ]. Lo scopo della misurazione sar` a di sta-
bilire se il risultato sia o no in ], ]. In generale, per` o, questo risultato non
pu` o essere previsto con sicurezza. La teoria stabilisce che la probabilit` a che
il risultato della nostra misurazione sia in ], ] `e data da
= [[(P
A
() P
A
())f[[
2
.
Si vede allora che questa probabilit` a `e non nulla se e solo se ], ](A) ,= .
Inne, una volta eettuata la misurazione, la teoria ci dice che il vettore di
stato automaticamente cambia: se il risultato `e stato eettivamente trovato
in ], ], il nuovo vettore di stato `e
f

=
(P
A
() P
A
())f
[[(P
A
() P
A
())f[[
.
Si vede allora che, se ripetiamo subito dopo lo stesso tipo di misurazione, il
risultato si trover` a con sicurezza ancora in ], ]. In altri termini, la proba-
bilit` a di trovare il nuovo risultato in un intervallo disgiunto da ], ] `e nulla.
36
Esempio 1. Loperatore di posizione x `e denito da
(Ag)(x) = xg(x) .
Si pu` o vedere che (A) = R e
(P
A
()g)(x) =
_
g(x) se x ,
0 se x > .
La probabilit` a di trovare il risultato in ], ] `e
=
_

[f(x)[
2
dx .
Dopo la misurazione, se il risultato `e stato trovato in ], ], il nuovo vettore
di stato `e
f

(x) =
_

_
_
_

[f(x)[
2
dx
_
1/2
f(x) se < x
0 altrimenti
Esempio 2. Supponiamo che (A) sia costituito da una successione

1
<
2
<
3
< ...
di autovalori semplici: per ogni
k
, sia f
k
il relativo autovettore normalizzato.
Se prendo lintervallo ], ] in modo che in esso cada un unico autovalore
k
,
allora, essendo
(P
A
() P
A
())f = f[f
k
)f
k
,
la probabilit` a che il risultato della nostra misurazione sia in ], ] `e
= [f[f
k
)[
2
.
Una volta eettuata la misurazione, se il risultato `e stato eettivamente
trovato in ], ], il nuovo vettore di stato sar` a
f

=
f[f
k
)
[f[f
k
)[
f
k
.
Se ora restringiamo lintervallo e prendiamo un ]

] con
k
]

]
], ], siccome lunico elemento di (A) in ], ] `e
k
, possiamo essere certi
che il risultato di una nuova misurazione sar` a in ]

]. Data larbitrariet` a
di questo intervallo, diremo allora che il risultato `e proprio
k
.
37
Supponiamo ora di aver eseguito la prima misurazione con loperatore A
e di aver trovato il risultato in ], ]. Vogliamo eseguire subito dopo, quasi
simultaneamente, un altro tipo di misurazione, alla quale `e associato un
operatore B. Fissiamo quindi un altro intervallo ] ,

] e ci chiediamo se il
risultato della nuova misurazione sia in ] ,

]. Se eettivamente il risultato
ottenuto `e in tale intervallo, il nuovo vettore di stato sar` a
f

=
(P
B
(

) P
B
( ))(P
A
() P
A
())f
[[(P
B
(

) P
B
( ))(P
A
() P
A
())f[[
.
Ci poniamo ora una domanda: se subito dopo questa seconda misurazione
ripetiamo la misurazione fatta allinizio, con loperatore A, siamo ancora
sicuri di trovare il risultato in ], ]? La questione dipende in modo cruciale
dal fatto che gli operatori A e B commutino oppure no. Se commutano,
allora tutte le proiezioni delle due famiglie spettrali commutano e, in questo
caso, siccome (P
A
() P
A
())
2
= (P
A
() P
A
()), la probabilit` a

=
_
_
_
_
_
(P
A
() P
A
())
(P
B
(

) P
B
( ))(P
A
() P
A
())f
[[(P
B
(

) P
B
( ))(P
A
() P
A
())f[[
_
_
_
_
_
2
di trovare il nuovo risultato ancora in ], ] `e proprio 1. Altrimenti, questa
probabilit` a in genere `e minore di 1.
Esempio 3. Loperatore di posizione
(Ag)(x) = xg(x)
e loperatore di momento
B =
h
2i

x
non commutano. Questo fatto `e allorigine del principio di indetermi-
nazione di Heisenberg, secondo il quale non `e possibile misurare simulta-
neamente posizione e momento con precisione grande quanto si vuole.
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