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Testi di riferimento: Bagnasco A., Barbagli M., Cavalli A. Sociologia (volume terzo) Ascoli U. Il welfare
state italiano fino agli anni Ottanta (dispensa) - Ascoli U. (a cura di) Il welfare in Italia
Trascrizione a cura di: Gabriele Frontini (@frons79)
SOMMARIO
1
1.2
Il lavoro....................................................................................................................................................................................................................... 7
3.1
3.2
3.3
Finanza e produzione........................................................................................................................................................................................ 18
3.4
3.5
Il consumo di massa.......................................................................................................................................................................................... 22
3.6
4.2
Modelli di governo............................................................................................................................................................................................ 26
4.3
4.3.1
4.3.2
Burocrazia e spersonalizzazione................................................................................................................................................................ 29
4.3.3
4.3.4
La burocrazia oggi...................................................................................................................................................................................... 29
4.4
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Welfare in Italia dal dopoguerra fino agli anni 70: un modello misto .................................................................................................................... 43
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Le politiche scolastiche......................................................................................................................................................................................... 64
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1 ECONOMIA E SOCIET
1.1 IL POSTO DELLECONOMIA NELLA SOCIET
La sociologia lultima scienza nata, scienza che nasce nel 700 con la rivoluzione industriale inglese e con la rivoluzione francese, quindi una scienza
moderna. Nasce cos tardi perch essa nasce quando viene meno lidea che per spiegare la societ occorre far ricorso a spiegazioni metafisiche o religiose,
cio spiegazioni che esulavano dalla societ degli umani, trova la soluzione su qualcosa che va la di l della societ. C anche un altro tipo di spiegazione che
ha a che fare con la metafisica, cio con linclinazione delle persone, della natura umana, categorie e criteri che esulavano dallintegrazione delle persone,
spiegazioni non umane. Si arriva ad una fase, cio alla met del 700, dove invece si inizi a fare discorsi sul fatto che gli uomini sono responsabili delle cose
che accadono, cio guerre, dominio, sfruttamenti, cio la spiegazione di come la societ organizzata si trova nella stessa societ. Vediamo che c quindi
un processo di affrancamento (emancipazione) delle spiegazioni sociali ed extrasociali, ma si guarda come si organizzano le persone nel contesto.
I momenti simbolici sono rivoluzione industriale e francese: quella industriale la modifica cruciale della societ che fa sprigionare nuove energie, nuovi
metodi, nuovi prodotti; la rivoluzione industriale mette in moto un nuovo processo come le emigrazioni dalle campagne alla citt, la nascita delle fabbriche,
la formazione di partiti e sindacati, le persone si rendono conto di poter cambiare la loro posizione, non c pi niente di scritto, tutto quello che accade il
risultato delle persone che sono costrette a muoversi, si mette in moto nelluomo la consapevolezza di farsi un loro futuro. Inoltre si aprono le relazioni agli
scambi, la rivoluzione fa nascere il capitalismo. La rivoluzione francese segner la fine dellantico regime perch c la rivolta di coloro che stavano
prendendo coscienza dei loro diritti e che si danno da fare sul piano della conoscenza, nasce infatti una nuova idea di persone che hanno gli stessi diritti,
nascono i citoyennes(cittadini), la libert, la democrazia e questo fa di nuovo nascere lidea che le persone abbiano gli stessi diritti e che vivano in una
societ di uguaglianza e fraternit. Questi sono gli avvenimenti simbolici e con queste rivoluzioni si verifica un mutamento radicale del modo di organizzare
un fenomeno. Queste rivoluzioni hanno avuto un grande successo, ma ci non significa che siano stati processi lineari in quanto ci sono stati contrasti. I
sistemi sociali sono stati modificati e la sociologia nasce in quegli anni e cerc di rintracciare i cambiamenti allinterno della societ umana.
La societ artificiale perch creata dagli uomini, tutti sono trasformati dallazione delluomo, le persone hanno compiuto una serie di azioni che hanno
interagito tra di loro e che hanno cambiato la societ, una societ che si autoregola. La sociologia una scienza che nasce quando ci si rende consapevoli
che la societ artificiale.
Di cosa si occupa la sociologia?
fenomeni socioculturali sono la famiglia, la parentela, i mass-media, lideologia, la religione, le etnie. Sono cos definiti perch ci sono cambiamenti nel
tempo, per esempio la famiglia un tempo non era cos; sono cambiati gli studi della parentela;
fenomeni socioeconomici sono lindustrializzazione, lurbanizzazione, lorganizzazione del lavoro, le relazioni sindacali e industriali, le emigrazioni, il
mercato del lavoro, lo sviluppo;
fenomeni sociopolitici sono i sindacati, i partiti, il conflitto politico, le leadership, il comportamento elettorale, il funzionamento dello stato e del potere.
La sociologia il frutto di un processo di laicizzazioni delle riflessioni sulluomo, laffrancamento della spiegazione da costrutti di carattere religioso, politico
e culturale.
Dal 700 ad oggi ci sono stati diversi modi di studiare gli uomini, qualcuno dice che con la rivoluzione industriale la societ si muoveva con il conflitto
(Paradigma del Conflitto): il maggior esponente di questa tesi fu Karl Marx (1818 1883) il quale fece un'analisi sul modo in cui funziona il capitalismo; il
conflitto alla base del cambiamento della societ. Altri riflettono su cosa da armonia ad una societ come mile Durkheim (1858 1917) che in particolare
studi cosa tiene insieme una societ contemporanea.
Un altro approccio importante quello della struttura: lidea che ci sono contesti e la vita condizionata dalla struttura. La spiegazione di come accade va
cercata nel rapporto tra struttura e reazioni.
Lultimo approccio si riferisce allattore, vediamo infatti che Max Weber (1864 1920) afferma che occorre capire le motivazioni per cui una persona si
muove, cio la sua azione mossa da tante motivazioni. A volte si agisce mossi da sentimenti, da passioni, si vuole realizzare un obiettivo, quello che conta
comprendere come lattore si muove, lazione del singolo importante per i cambiamenti della societ.
Questi sono quattro approcci, quattro filoni che hanno dato vita alla storia della sociologia, per non significa che nel corso della storia ciascun sociologo
abbia mantenuto la stessa ideologia o comunque che non sia passato da un filone allaltro. Grazie a queste quattro interpretazioni abbiamo capito che conta
la struttura, ma c uno spazio dedicato anche allazione della persona, dellattore quindi. In un Paese esistono spazi per lautonomia della persona, c la
possibilit di fare e di cambiare le cose, quindi si deve tener conto di paradigmi come la struttura e gli attori.
La sociologia si deve confrontare con una ricerca empirica e concreta, il sociologo deve fare teorie di medio raggio, cio studio di fenomeni sociali che
avvengono tra i singoli.
Padri delleconomia sono Adam Smith (1723 - 1790) che scrive sulla ricchezza delle nazioni; David Ricardo, Thomas Malthus. Questi studiano sulla societ
del loro tempo, cosa succede in Europa, lItalia arriva dopo alle industrializzazioni, mentre Inghilterra, Francia e Germania guidano la rivoluzione industriale.
La sociologia vuole spiegare cosa sta accadendo e la prima questione che ci si pone il rapporto tra economia e societ (titolo dellopera di Max Weber),
cio che rapporto c tra i mutamenti sociali, intesi come gruppi sociali e i sistemi economici.
Economia e societ. Le prime riflessioni si fanno su cosa si intende per economia, cio leconomia lattivit umana che consente alla specie umana di
sopravvivere, pu essere una societ antica ad esempio. Questo un primo significato di economia.
Leconomia comprende una serie di attivit e organizzazioni che producono beni (cose, merci che sono consumabili, vendute) e servizi, (attivit che si
realizzano nel fornire un aiuto, unassistenza).
Il polo del puro mercato pu essere chiamato economia del laissez-faire (lasciar fare), ma anche in questo caso richiesta una minima presenza dello
Stato in veste di regolatore, cio con la funzione di emanare di una legislazione commerciale e attuare azioni amministrative per far rispettare le leggi;
Il polo opposto quello delleconomia pianificata (ossia pura economia di redistribuzione) come quella socialista, basata sulla propriet statale dei
mezzi di produzione e sulla destinazione delle risorse tramite decisioni politiche e amministrative.
2 IL LAVORO
Sta alla base delleconomia e dello sviluppo capitalistico. Il lavoro pu essere volontario o meno; la parte centrale di tutte le economie. Il lavoro un
termine col quale si pu identificare fenomeni diversi, come per es. il lavoro pu essere svolto in maniera formale (c un contratto di lavoro, norme da
rispettare) o informale, infatti ci sono una serie di leggi importanti che si producono nella vita di una persona che non sono formalizzate, come per esempio
le attivit casalinghe. Quindi a seconda del contesto in cui si trovano possono essere formalizzate o meno. Ci sono altre attivit come per es. il volontariato
che sempre un lavoro che per si fa senza essere remunerati, quindi ci sono una serie di attivit che sfuggono alleconomia formale. Come leconomia
distinta tra formale e informale, cos il lavoro pu essere definito unattivit che produce beni e servizi e che pu essere formale o informale.
Cos loccupazione? Loccupazione descrive la situazione in cui una persona svolge unattivit, una persona occupa il suo tempo in una attivit. Anche
questa pu essere regolare o irregolare. Quando si guardano statistiche sulle occupazioni, si parla di occupazione regolare, cio che risulta alle statistiche;
irregolare che non risulta dalle statistiche. C qualche volta una differenza tra i risultati dei censimenti delle imprese e delle persone.
Si sente parlare di:
Questi sono indicatori che possono essere costruiti in modo diverso a seconda del contesto di riferimento, infatti in Italia secondo le statistiche, 1 su 10 non
lavora (tasso di disoccupazione), per se voglio sapere il lavoro dei giovani far il tasso di disoccupazione giovanile che si riferisce a diverse fasce di et e che
quindi sar pi alto, infatti circa 1/3 dei giovani non hanno un lavoro regolare. Se voglio capire il lavoro delle donne, delle ragazze, vado a fare un tasso dove
trovo una disoccupazione maggiore, ecc. Troviamo quindi indicatori diversi a seconda della regione e dei diversi settori per esempio. Sono quindi indicatori
generali ma possono esse specifici a seconda del lavoro o del fenomeno che si vuole studiare.
lavoro indipendente: coltivatori diretti, piccoli commercianti e artigiani, liberi professionisti e gli imprenditori;
lavoro dipendente: coloro che dipendono dai lavoratori indipendenti, quindi operai, impiegati e dirigenti.
La distinzione tra lavoratori indipendenti proprietari dei mezzi di produzione e dipendenti non proprietari di tali mezzi individua la divisione sociale del
lavoro nelle economie regolate dal mercato.
L'Italia un Paese dove il lavoro indipendente ha un peso molto pi forte rispetto a quelle dipendente perch il tessuto industriale basato su piccole e
medie imprese (meno di 10/15 lavoratori e sono pi del 90%) e genera molti problemi e molte questioni.
mercato dualistico: con dualismo si ragiona su un fenomeno caratterizzato da caratteristiche che non si sovrappongono, cio secondo questo modello
dualistico esistono condizioni diverse che si pongono da parte della domanda del lavoro per certi mestieri, qualifiche e allora la domanda si orienta verso
certe persone, caratteristiche, professionalit che sono attribuite spesso al genere maschile perch i maschi adulti rappresentano la parte forte del
lavoro; mentre le donne e i giovani rappresentano la parte debole che hanno meno esperienza professionale, hanno qualifiche meno sperimentate,
sono meno affidabili. Alla donna spetta lattivit di cura della prole, della casa e quindi la donna non sarebbe mai totalmente coinvolta nel lavoro perch
c sempre una parte della sua capacit rivolta a coprire compiti come la cura degli anziani e dei figli. Quindi la donna non si identifica totalmente con
lattivit lavorativa e infatti prima si deve occupare della famiglia e in caso si dedica allattivit lavorativa. Questidea ha guidato molte politiche: anche in
Italia le politiche sociali avevano questa idea di fondo, cio del maschio adulto che caricava su di se il minore e il coniuge. Permane ancora questo
pregiudizio sul ruolo della donna sul lavoro, c una minore remunerazione delle donne, c difficolt per le donne di scalare posti di maggior qualit,
minor presenza di donne nelle banche o assicurazioni. Molte professioni sono prevalentemente al maschile. Si parla quindi di quote deboli. Questo
modello dualistico del mercato del lavoro la visione di un mercato che ha a che fare con quote forti e deboli.
mercato interno del lavoro che quel luogo nel quale si scambia la forza lavoro allinterno di una stessa organizzazione. Il mercato esterno il vero e
proprio mercato.
Queste teorie dei mercati sono definite anche segmentazione dei mercati del lavoro, cio i mercati del lavoro sono tanti e quindi si costruiscono tanti
segmenti che riguardano tante linee, qualifiche o professionalit, quindi i mercati del lavoro sono tanti e si frammentano e sono tra loro non comunicabili. Il
funzionamento dei mercati di lavoro preso in considerazione da studiosi e ci sono teorie che vengono ricordate: in particolare un sociologo americano
Mark Granovetter (1943 -) fa una ricerca sulla mobilit dei tecnici e manager e tira fuori una teoria importante perch ogni individuo porta dentro
lattivit la sua capacit, il suo percorso formativo e la sua esperienza e rispetto ai suoi familiari pu fare un passo avanti o meno. Allora lui parla di mobilit
sociale, cio lattivit di ogni individuo inserito in un contesto lavorativo influenzata dallo status sociale. Essa pu essere intergenerazionale, cio si
confronta la classe sociale della famiglia dorigine con quella che ha raggiunto nella sua vita o intra-generazionale, cio passaggio di grado allinterno
dellattivit, del lavoro durante let adulta. Granovetter ha elaborato la teoria dei mercati deboli, cio ciascuno di noi nasce allinterno di una rete di
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frizionale, cio normale che in una societ le informazioni non girino dappertutto uguale e quindi non vengo a conoscenza di opportunit di lavoro che
si trovano in luoghi diversi magari, difficile che in un Paese ci sia la piena occupazione. Oggi si dice che quando in un Paese c un 4-5 % di
disoccupazione come se ci trovassimo in una situazione di piena occupazione;
ciclica perch leconomia in tutti i Paesi di mercato non va sempre migliorando, ha alti e bassi, quindi la disoccupazione ciclica durer ma non per
sempre e non per molto;
strutturale che collegata con la struttura dei rapporti. E difficile uscirne da questa perch sta nel meccanismo della societ, occorre cambiare un pezzo
importante della struttura economica per cercare di risolvere questo tipo di disoccupazione;
di lunga durata, cio che dura per mesi. LItalia si trova in una situazione di crisi strutturale e quindi occorrerebbe un cambiamento radicale.
Lorganizzazione del Lavoro: una modalit di analisi che prende in considerazione prevalentemente il lavoro dentro unindustria, partito con le imprese
manifatturiere. Con la rivoluzione industriale le prime fabbriche mettevano insieme le persone che lavoravano: prima ancora cera limprenditoreUNIVPM > Facolt di Economia > AA 2013/2014 > Corso A-L
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la Germania il Paese pi importante per lo sviluppo della manifattura, infatti ci sono marchi come famosi che hanno leadership nel mondo. Sviluppa
servizi sociali minori rispetto alla Svezia;
la Svezia un Paese allavanguardia per quanto riguarda i servizi, un welfare state, cio servizi sociali, istruzione. Contemporaneamente sviluppato
dal punto di vista industriale anche;
gli USA sono un Paese dove molto sviluppati sono i servizi al consumo.
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3 PRODUZIONE E CONSUMO
3.1 IMPRENDITORI E IMPRESE
Limpresa il soggetto fondamentale del mercato. Quando si parla di impresa non si parla solo di impresa industriale, ma anche impresa dei commerci, del
turismo quindi limpresa il modo di costruire unattivit economica al capo del quale c limprenditore, cio colui che ha una determinata risorsa (capitale)
che la investe per creare unimpresa. Il profitto il reddito del capitale come diceva Marx, il reddito che deriva dal funzionamento dellimpresa; la rendita
il reddito che deriva dal fatto di essere proprietario di un bene senza vere messo in moto unattivit. Nel concetto di imprenditore c il concetto di rischio
perch affronta una produzione, deve venderla, ha un certo rapporto con chi presta denaro, ecc
Limprenditore quindi la figura che usa il suo capitale per metter in campo lattivit. Marx si chiesto come i primi capitalisti fossero in grado di far questo:
c unevoluzione del concetto di impresa perch allinizio limprenditore era il proprietario dei mezzi di produzione e dirigeva lattivit di quellimpresa,
quindi cera coincidenza tra proprietario e tra chi la dirigeva. Questa si accomunava con la piccola dimensione di impresa. Le cose cambiano con lo sviluppo
industriale, infatti non solo nascono imprese di medie e grandi dimensioni (anche multinazionali), ma assistiamo anche alla nascita di un processo di
modifica della figura dellimprenditore perch limprenditore oggi non coincide con il singolo proprietario, come per es. la SPA dove la propriet divisa in
tante azioni e i proprietari possono essere singoli cittadini, multinazionali, banche. Questo processo di crescita dimensionale e complicazione della propriet
dellimpresa ha creato anche una scissione tra proprietario e dirigente del processo produttivo perch spesso chi dirige lazienda non necessariamente un
membro dellazienda, ma una persona che fa il manager di professione. Questa scissione ha unimportanza perch ci possono essere interessi diversi,
perch i proprietari avranno interesse ad incassare pi dividendi possibili e quindi a ricavare un profitto, dallaltra parte il manager pu avere interessi
diversi dal proprietario, cio lui vuole che accresca il suo volume di affari di modo da far crescere il suo prestigio. C anche un altro dibattito perch una
cosa il manager di una grande impresa e unaltra cosa il manager di una piccola impresa e qui ancora ci pu essere coincidenza tra imprenditore e colui
che si occupa dellattivit produttiva. Quindi limprenditore colui che ha voglia di rischiare, di diventare leader e di coordinare un gruppo.
Siamo quindi passati da un concetto di imprenditore a Imprenditivit, cio capacit di aprirsi a nuove esperienze, che si attiva, che intravedere nuovi
sentirei di crescita. Questo il contrario della passivit. Limprenditore deve avere una forte carica di imprenditivit. In italia vediamo che tra grande e
piccola impresa, pesa di pi la piccola impresa rispetto ad altri Paesi europei. Questo dato ha i suoi effetti dal punto di vista economico. Ci sono 2 filoni
principali che ci spiegano il perch delle piccole e medie industrie in Italia:
filone di carattere socio politico: si collega a quando l'Italia entra nel periodo post industriale dove il mondo del lavoro dipendente si riconosceva nella
sinistra. Le politiche fatte dai partiti di allora venivano fatte perch c'era un trade off (il partito promette qualcosa in cambio di voti); quindi la classe
politica aveva tutti gli interessi a favorire il mondo della piccola e media impresa (si tollerava il lavoro nero, l'evasione fiscale...);
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filone di carattere economico: in una serie di momenti della storia italiana c' un interesse della grande impresa ad appoggiarsi alla piccola impresa.
Tutto ci d origine all'industrializzazione diffusa, quindi non ci sono grandi poli, ma una rete di piccole imprese molto diffuse le quali sono in grado di
innescare un grande processo di crescita economica.
Gli aspetti presi in considerazione permettono di vedere in due diversi modi il capitalismo (che vede al centro dellattenzione limpresa che utilizza persone
libere che mettono in vetta la loro forza lavoro a disposizione di altri soggetti, quali i proprietari dei mezzi di produzione. Questo modo nuovo e invade
tutto il mondo. Esistono, dopo la rivoluzione industriale tentativi di organizzare lattivit economica in modo evidente). Una cosa dire capitalismo e una
dire democrazia, infatti esistono Paesi del mondo (Cina) dove esiste una forma particolare di capitalismo, ma non c dubbio che non sia un Paese
democratico poich esistono censure. Ci sono per diverse forme di capitalismo (variet dei capitalisti, cio esistono diverse forme di fare il mercato,
impresa, capitalismo) e lobiettivo quello di ragionare su questi aspetti con cui si manifesta il capitalismo.
Gli aspetti importanti sono: nel mondo contemporaneo c la centralit del mercato, dello scambio, per questo non esaurisce i criteri, le modalit con le
quali si sviluppano i Paesi. importante lazione dello stato in un Paese. Le famiglie sono un soggetto fondamentale nello sviluppo di un Paese e hanno dei
meccanismi fondamentali di regolazione che sono definiti di reciprocit (un soggetto aiutato dalla famiglia per trovare unoccupazione; gli anziani non
autosufficienti vengono aiutati dalla famiglia, quindi i legami forti che sono nel nucleo familiare sono rilevanti per il benessere di ciascuno di noi). Abbiamo
visto quindi che in una situazione di difficolt, in un Paese sono molto importanti lo stato, la famiglia, il mercato. Allinterno di una societ sono sempre
allopera scambio, redistribuzione, reciprocit, cio mercato, stato, famiglia.
Nel mondo pi avanzato, cio Europa Occidentale, Usa, Canada, Giappone, Australia possiamo distinguere due forme principali di capitalismo:
capitalismo anglosassone (Gran Bretagna e Usa dove la regolazione di mercato pi spinta, cio si da un ruolo pi importante al mercato. Lintervento
dello stato non forte. Nel campo della produzione, dei servi, della produzione di benessere, molto spazio attribuito al mercato. Questo capitalismo
quindi un meccanismo dove c una maggiore forza del mercato);
capitalismo alleuropea o renano ( Francia. Germania dove c maggiore intervento dello stato, maggior produzione di beni pubblici come istruzione, la
tutela dellambiente, la giustizia, la coesione sociale. Qui c maggior peso dello stato, dellelemento pubblico, infatti dove c uno stato autorevole si
parlato della possibilit di un triangolo neocorporativo. Qui c maggior capacit di collaborare tra sindacati, datori di lavoro e Stato. Inoltre c maggiore
forza del welfare state. In questi Paesi ci sono anche i principi di redistribuzione).
Guardando il mondo industriale odierno, uno dei temi cruciali sui quali si sono soffermati gli studiosi, il rapporto tra grande e piccola impresa: lidea
dell800 era che crescendo il capitalismo, le piccole imprese sembravano destinate a scomparire. Ci stato vero in parte perch oggi si parla
dellimportanza delle piccole e medie imprese (Italia per esempio). Il primo ragionamento che esiste un dualismo produttivo dove ci sono grandi imprese
che possono fare produzione di massa (fordismo, taylorismo, fa beni standardizzati), ma esistono anche piccole-medie imprese che producono beni in
minore quantit con specifiche caratteristiche come la domanda stagionale nel settore della moda). Quindi c divisione del mercato dove opera grande e
piccola impresa. La grande impresa inoltre sviluppandosi, modifica il rapporto tra propriet e direzione dellimpresa.
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nel monopolio c un solo grande imprenditore che vende e che impone le sue regole e prezzi;
nelloligopolio ci sono pochi che fanno lofferta, es. compagnie petrolifere che sono chiamate sette sorelle. Quando il mercato di pochi bisogna
impedire che ci siano Cartelli che impongono prezzi che vanno a svantaggio del consumatore e che riducono il potere dacquisto dei consumatori. Ci
deve infatti essere una politica antitrust, cio politica contro laccordo tra pochi;
nella concorrenza ci sono tanti produttori che si fanno concorrenza sul prezzo, prodotto ed essa pu essere perfetta o imperfetta).
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classe: il concetto di classe emerge con Karl Marx il quale sostiene chela societ di basa sul dualismo. Mentre nell'era preindustriale lo scontro era tra
servi della gleba e proprietari terrieri e nelle societ pre-feudali era tra schiavi e proprietari, oggi c' scontro tra capitalisti ed operai. Lo sviluppo del
capitalismo avrebbe portato ad una polarizzazione dove la grande impresa avrebbe schiacciato la piccola. Marx vedeva anche l'importanza dei servizi i
quali offriranno nuovi posti di lavoro.
ceto: il concetto di ceto emerge invece con Weber, cio persone che hanno in comune la stessa situazione. Ciascuno di noi si costruisce uno stile di vita,
perci pu accadere che le persone che appartengono a classi diverse condividano stili di vita, quindi il concetto di ceto un gruppo di persone che
condividono lo stesso stile di vita. Si comincia a capire che non basta pi solamente la sfera economica, ma serve anche quella culturale. I ceti sono un
altro modo di vedere la societ.
partiti, sono un altro modo di raggrupparsi per discutere sul futuro della societ, quindi in un partito possiamo trovare persone di ceti e classi differenti.
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Principio di Competenza e Disciplina, cio si scelgono i funzionari su questa base. Perci si fa riferimento al concorso pubblico dove si valutano le
competenze. Per quanto riguarda la disciplina loperato del burocrate regolamentato da vincoli e norme.
Principio della Gerarchia degli Uffici
Principio Segreto Dufficio (nulla delle informazioni di cui il burocrate ne viene in possesso durante lattivit deve uscire da quellufficio).
Preparazione specializzata dei Funzionari.
Impersonalit delle Relazioni (nei confronti di chi detiene il potere e dei cittadini).
Lavoro come professione (il lavoro del burocrate una professione)
La burocrazia inoltre unattivit a tempo pieno; non ha la propriet dei mezzi di produzione; accesso per concorso pubblico volto a valutare la competenza;
separazione tra sfera privata e pubblica; fedelt allufficio ( no fedelt personale al proprio superiore in quanto persona, ma unicamente nei limiti del ruolo
che questi esercita); prestigio di ceto; carica vitalizia (si spera che sia a tempo indeterminato); compenso monetario fisso. Per Weber la burocrazia
efficiente perch:
Si ispira alla razionalit secondo lo scopo (garantisce il raggiungimento di quei fini in maniera efficiente)
Il fatto che ci sia una gerarchia fitta, consente una rapidit, precisione, uniformit e prevedibilit
Il ricorso a regole agevola il coordinamento
La divisione del lavoro aumenta lefficienza
Le ambivalenze della Burocrazia: Weber si accorto dei possibili rischi della burocrazia, delle ambivalenze e cio lui parla di 3 ambivalenze:
ambivalenze riguardo ai rapporti tra Politica e Burocrazia, cio la burocrazia pu diventare un ostacolo per la democrazia attiva;
ambivalenza tra Burocrazia e Spersonalizzazione, cio la spersonalizzazione fa si che nei burocrati si possa innescare un eccessivo tecnicismo,
specializzazione e gerarchi;
rapporto tra Burocrazia e Razionalit, cio la burocrazia razionale rispetto allo scopo e non rispetto al valore che definito altrove, ma questo pu far
si che la burocrazia sia al servizio di qualunque scopo.
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Politiche Distributive, definiscono chi beneficia di determinati diritti a carico della collettivit come il prelievo fiscale
Politiche Redistributive, stabiliscono quali categorie devono contribuire alla spesa per le politiche pubbliche (esempio la progressivit dellimposta sul
reddito);
Politiche Regolative, disciplinano determinati campi di attivit o comportamenti come per es. orari negozi;
Politiche Costituzionali, stabiliscono regole e procedure per le decisioni pubbliche come per es. la legge elettorale.
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Altra distinzione importane tra i sistemi di welfare Universalistici e Occupazionali: universalistici nel caso dei Paesi Scandinavi dove la garanzia della tutela
pubblica di alcuni diritti si basa sul Principio della Cittadinanza; occupazionali come in Germania dove ci sono diritti che si basano sullessere un lavoratore
attraverso assicurazioni obbligatorie che tutelano i lavoratori. Di fatto oggi si assiste ad una progressiva convergenza dei due modelli verso un modello misto
dove le tutele, le garanzie sono universaliste in alcuni campi e occupazionali in altre. Es. in Italia in campo sanitario.
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Occorre fare una distinzione tra welfare state e sistema di welfare: il sistema di welfare significa che per ogni persona per la sua vita e benessere
importante quello che fa lo stato, ma anche le risorse che cerca di tirare fuori dal mercato. Sono importanti le problematiche rivolte alla famiglia;
importante anche il terzo settore, cio le organizzazioni che intervengono nel sociale che non sono emanazioni dello Stato, ma non sono neanche
organizzazioni che cercano di ricavare un profitto, cio sono organizzazioni no profit, quindi il benessere di un individuo determinato anche dallazione che
si svolge anche per opera di altre aree di azione, cio mercato, famiglia (terzo settore). Il sistema di welfare cera anche nel 600 o 700 perch in quegli anni
era molto pi importante la famiglia o la parentela, cos come era importante il mercato, mentre lo stato era quasi inesistente. Mano a mano che prosegue
lindustrializzazione il ruolo della famiglia diventata meno importante e cresce il ruolo dello Stato. Gli ultimi 30 anni sono caratterizzati da una crisi del
Welfare, c una rivoluzione dellimportanza dello Stato.
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Modello religioso: la chiesa organizza in tutta lItalia una rete di protezione sociale basata su opere pie che sono organizzazioni ispirate alla chiesa e che
offrono assistenza alle persone che ne hanno bisogno, affrontando temi dellindigenza o della povert. Inoltre la chiesa ha attivato le prime casse di
risparmio. Si crea una rete che non dipende dallo Stato; la seconda rete che si manifesta una rete che si manifesta al di fuori della chiesa, cio le
societ operaie di mutuo soccorso, cio organizzazioni fatte da operai, artigiani e contadini che mettevano in campo una capacit di soccorso mutuale
(aiuto reciproco). Quindi queste reti erano forme di welfare autorganizzato. Nel contempo queste societ operaie diventano luoghi di alfabetizzazione,
di associazione alla politica dove si discute della societ, del governo e quindi iniziano a crescere opinioni critiche verso lo Stato. Gi nel 1862 cerano
445 societ operai di mutuo soccorso ed erano diffuse dove cera la grande e piccola industria quindi nel centro-nord, quindi nascono nei luoghi gi
industrializzati e poi si diffondono nel giro di 20 anni. Di fronte a questa situazione lo Stato non interviene (ci sono piccoli interventi come nel 1897),
salvo che lo Stato decida di controllare queste forme di autorganizzazione. (quindi il terzo settore diventa il primo settore nel welfare). Lo stato nel 1886
far una legge con la quale mette sotto controllo le societ operaie di mutuo soccorso, cio le riconosce a livello giuridico ed inoltre lo stato definisce
determinate regole da rispettare. Per le opere pie invece c una legge nel 1890 con la quale si mete sotto controllo le opere pie che verranno chiamate
IPAB (istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza). Ci nonostante le societ continuano a crescere, infatti nel 1904 sono diventate circa 6000; le
opere pie nel 1920 erano 30000, quindi Italia del centro-nord era coperta da questa rete organizzativa basata sulliniziativa non pubblica. Questa
situazione determina una problematica sociale crescente, ma lItalia controlla solo e non interviene fino a che per queste problematiche non si
aggravano e si capisce che occorre intervenire seguendo la via di Bismark, cio di concedere le assicurazioni sociali obbligatorie.
Modello laico:
o Istituzione della prima cassa nazionale di previdenza per gli infortuni sul lavoro e cassa nazionale della previdenza per la vecchiaia e linvalidit
(1898);
o Concessione del suffragio universale maschile (1912): il nuovo governo Giolitti cerca consenso e integrazione tra le masse di sinistra per
governare il Paese;
o assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro in agricoltura (1917);
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assicurazione obbligatoria sulla vecchiaia (1919) e si verifica il primo intervento contro la disoccupazione a seguito del conflitto mondiale.
Ci fu un tentativo nel primo dopoguerra di far passare il modello italiano ad un modello pi deciso che ponesse la rete di tutela a tutti i cittadini, cio venne
istituita la commissione Rava che tent di istituire unassicurazione obbligatoria per tutti, senza successo. LItalia arriva agli anni 20 con un intervento dello
Stato sociale molto rudimentale, quindi interveniva poco e avevano una bassa copertura.
Il fascismo interrompe la democrazia italiana, ha un altro codice, un regime totalitario che cerca di sospendere le libert civili per imporre un certo modo
di organizzare la societ. Le prima vittime sono i sindacati e partiti che andavano contro, infatti le societ di mutuo soccorso vengono chiuse e i partiti sono
dichiarati illegittimi, ma ci poteva essere solo il partito nazionale fascista e il sindacato fascista. Cresceranno le carceri e altri andranno via dallItalia. Il
fascismo ha unidea razzista della societ, tutta la politica sociale fascista gira intorno al fatto che tutto si doveva produrre per la patri, quindi lintervento
pubblico dello stato cresce col fascismo perch lassistenza dello stato visto come strumento per controllare il Paese dal punto di vista sociale e per
favorire il miglioramento della razza pura. C una netta distinzione di compiti, la chiesa si occupa dei disabili, dei poveri e lo stato si preoccupa delle persone
capaci e produttive per leconomia. Ci saranno i Patti Lateranensi (1929) con i quali le opere pie continuano a prosperare.
Lo Stato fascista crea per ogni bisogno un ente nazionale, creando anche occupazione, inizia a crescere quindi luso del posto pubblico come strumento di
consenso poich verranno assunti coloro che avranno una certa competenza e che appartengono a classi sociali medio-alte.
Altra cosa importante del fascismo che esso cresce come intervento sociale, vuole migliorare la razza pura; nel 1926 creato lENPI ( ente nazionale
previdenza infortuni); nel 1933 sono fondati INAIL e INPS; nel 1941 fondato lIRI e infine sono fondate le casse mutue che ci sono state fino al 1958. Le
casse mutue erano forme di assicurazione obbligatoria con la quale ogni categoria si assicurava i rischi dal punto di vista della salute. Quindi non cera una
tutela della salute dal punto di vista universalistico, ma dipendeva dalle categorie e quindi non tutte le categorie garantivano allo stesso modo, c una
frammentazione dellassicurazione sulla salute. LINAM del 41 crea un istituto nazionale. Tutte queste iniziative fanno si che la politica sociale del fascismo
esiste, fa si che ci siano una serie di interventi che permetteranno di gettare le basi per la creazione del welfare italiano.
Questo periodo sul piano organizzativo lascia una larga autonomia delle opere pie, ma nello stesso tempo assistiamo alla nascita di istituti nazionali, quindi
c un incrocio tra uno stato che si organizza per enti nazionali e lautonomia data alle opere pie. Non esistono diritti, ma le prestazioni avevano un carattere
discrezionale, c un bisogno che fa scattare una domanda di assistenza che potrebbe essere raccolta o meno, mentre oggi le persone hanno il diritto
allassistenza nel momento di bisogno. Molto sottolineata era la carit ed inoltre vediamo che la societ era organizzata in categorie e a seconda di esse si
potevano ottenere risposte. Per quanto riguarda i servizi sociali alle persone di oggi, nel tempo cera il problema dellistituzionalizzazione, cio non vengono
offerti servizi, ma si separa le persone che hanno problemi sociali dalle persone normali, chiudendoli allinterno di istituti. Quando lItalia si libera dal
fascismo, si trova con uno stato sociale non definito, si trova a vivere una seconda crisi sociale nel secondo dopoguerra. Tutti i partiti non fascisti
parteciparono al nuovo governo. LItalia inizia ad entrare meglio nel clima dellEuropa. La costituzione del 48 inserisce il diritto alla salute, istruzione, ecc..
Nel 47 si tenta di mettere fine a questo sistema categoriale e dare una spina universalistica al welfare italiano. La Commissione DAragona cerca di fare un
programma di assicurazione sociale obbligatorio per trattare tutti allo stesso modo. Questa commissione cessa nel 48, ma senza esito. Il 18 aprile del 48
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residuale: lidea di fondo quella di domandarsi quanto lo Stato interviene per aiutare gli individui in difficolt; lo Stato deve intervenire in ultima
istanza, se c bisogno, quindi prima c il mercato e poi eventualmente interviene lo Stato. Lo Stato dovr intervenire solo in casi eccezionali per un
periodo determinato, cio che gli permetta di ritornare sul mercato. Infatti lindividuo sul mercato se la deve cavare da solo. Ogni lavoratore deve essere
in grado di organizzarsi il reddito risparmiandone una parte per il futuro. Questo modello richiede una visione ottimistica del mercato del lavoro e una
maggiore responsabilizzazione di ciascuno individuo. Il Paese del welfare residuale sono gli USA dove c una forte autonomia, forte responsabilit e uno
scarso intervento pubblico.
meritocratico-particolaristico (occupazionale);
istituzionale-redistributivo (universalistico): lo Stato preleva fortemente i soldi dai cittadini per poter sviluppare il welfare, ma lo fa con due logiche
diverse. Questi welfare sono europei e lo Stato interviene molto per evitare che il mercato crei troppe situazioni di disuguaglianza e di scarsa coesione
sociale: nel dopoguerra la ragione principale per cui si spinto molto su questi welfare proprio perch si voleva evitare che si creasse questa
disuguaglianza e scarsa coesione sociale. Questa maniera di intervenire avvenuta in due modi diversi: nel welfare meritocratico-particolaristico si
interviene per aiutare tutte le persone, per in proporzione a quanto si fatto fino a quel momento nel mercato del lavoro; nel welfare istituzionaleredistributivo lo Stato interviene per evitare crisi con unottica redistributiva, cio chi ha pi soldi versa pi soldi e in proporzione riceve di meno, chi ha
meno soldi versa di meno, ma ottiene di pi (per esempio modello scandinavo).
Dietro il primo modello (Germania, Austria, Belgio) c una filosofia liberale, cio si deve essere pi autonomi; nel secondo modello (Paesi scandinavi) c
unidea di una societ ingessata, cio lo stato evita che tu sia povero per es. e tiene le distanze; nel terzo modello c unottica universalistica, cio evitare
che diventi un modello che aiuti di pi determinate persone rispetto ad altre.
Le cause della variabilit degli assetti welfare in Europa sono:
forza delle organizzazioni sindacali ( quanto pi forte sono i sindacati tanto pi passo da un welfare residuale a uno non residuale);
monopolio e centralizzazione della rappresentanza (Se c un solo sindacato ed una rappresentanza di imprenditori liberi, si porta avanti un modello
universalistico. Tanto pi ci si trova in un Paese dove ci sono micro-sindacati come in Italia, tanto pi sar difficile mettere daccordo questi);
presenza di partiti di sinistra al governo (tra gli anni 50 e 80 lespansione del welfare avvenuta con la sinistra al governo e spinge verso il modello
universalistico);
radicamento cultuale del liberismo;
radicamento socio-culturale ed organizzativo delle Chiese.
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9 WELFARE IN ITALIA DAL DOPOGUERRA FINO AGLI ANNI 70: UN MODELLO MISTO
Un elemento importante il fatto che lItalia un modello misto, cio che nasce residuale e per quando si struttura negli anni 60-70 presenta
caratteristiche meritocratiche, ma anche universalistiche e residuali.
Questo modello diviso in 3 parti:
lavoro e pensioni lavorano in base alla logica del secondo modello: per quanto riguarda le pensioni c una forte espansione, ma con unottica
particolaristica, frammentata e categoriale, mentre per il lavoro c una forte espansione, ma non tramite schemi assicurativi come cassa integrazione;
c una sicurezza del posto del lavoro. In Italia il welfare innanzitutto pensioni. Sul mercato del lavoro c unottica simile, cio ha inserito la cassa
integrazione che interviene per evitare il licenziamento e per aiutare limpresa a mantenere la sua forza lavoro. La cassa integrazione non per tutti
quindi, ma copre solo alcuni gruppi rispetto ad altri. (Pensioni che hanno unottica assicurativa);
scuola/universit e politiche sanitarie lavorano in base al terzo modello, cio universalistico. Nel 1978 si passato da un sistema di casse mutue ad un
sistema sanitario nazionale, cio fino al 78 la cassa mutua assicurava a certi tipi di prestazioni, mentre dal 78 in poi tutti vengono trattati teoricamente
alla stessa maniera. Lo stesso avviene in parte nella scuola, cio aperta a tutti. Il sistema universalistico prevede unidea di diritto allo studio, cio in
base ai redditi familiari si dovrebbe essere aiutati dal punto di vista universitario (in Italia questo si sviluppato poco). Luniversalismo sulla scuola
significa: negli anni 60 stata creata la scuola media unica allamericana, ma ha tenuto separate le superiori alla tedesca, mentre per luniversit ci si
ritrova insieme;
servizi sociali e politiche assistenziali lavorano in base ad una logica residuale (con innovazioni soprattutto sulla carta). Non si pensato molto
allassistenza e ai servizi sociali. A seconda del luogo in cui si vive si ottengono i servizi sociali (residuali).
LItalia oltre ad essere un sistema misto, ha un modello particolaristico-clientelare: il welfare in Italia muove molto denaro, il problema di questa spesa che
se nel Paese leconomia va bene il welfare aiuta le persone in difficolt, ma se leconomia non va bene e c molta disoccupazione per es., il welfare diventa
importante per lo scambio particolaristico-clientelare, cio aiuto indipendentemente dalla necessit o meno, ma aiuto le persone dalle quali posso ottenere
un voto.
Caratteristiche:
forte frammentazione dei diritti, cio in Italia non viene riconosciuto il diritto poich magari non ho conosciuto un politico che mi abbia fatto un favore
per ottenere linvalidit per es.;
inclusione incrementale e selettiva nella cittadella del welfare (perdenti: lavoratori, operai, dipendenti; vincenti: lavoratori autonomi, agricoltori,
quadri-impiegati) con crescenti squilibri fra versamenti e prestazioni assicurate ( buona parte dellorigine del debito pubblico italiano). Forte diffusione
delle pensioni di invalidit e dellutilizzo del welfare a fini di consenso e scambio politico: il welfare da produttore di beni e servizi a strumento nel
mercato dello scambio tra cittadini e partiti.
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Questa riforma sanitaria stata una riforma importantissima e ammirata a livello mondiale. Sempre nel 78, importante fu la riforma psichiatrica, fino a
quel momento i pazzi venivano reclusi in appositi centri (manicomi), poi si cerca di curare le malattie mentali con apposite terapie e cercando di
reintegrare la persona a livello sociale. Vengono infatti aboliti i manicomi.
Quindi vediamo che in molti Paesi prima di introdurre una legge o fare una riforma, lo Stato fa appositi esperimenti. In Italia, molto spesso ci non accade,
cio non si apre un dibattito e non si fanno esperimenti e quindi non si a conoscenza degli effetti che essa pu produrre. Quindi lItalia negli anni 70
modifica e migliora il suo welfare con riforme universalistiche.
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Questi sistemi differiscono di molte cose: il welfare nordico un welfare che ha privilegiato da sempre due modi di fare welfare, cio luniversalismo ed i
servizi piuttosto che i trasferimenti di reddito. Qui lidea quella di rendere molto pi autonome le persone, si vuole cercare di far conciliare alle persone la
vita lavorativa con la vita familiare. LInghilterra invece ha avuto una storia diversa poich partita con un approccio universalistico e poi ha sviluppato
invece un welfare collegato con il lavoro, con un approccio che si allontanato dalle origini, soprattutto negli ultimi 30 anni quando salita Margareth
Tatcher.
Questi tipi di sistemi hanno da un lato tutelato tutti i cittadini, ma con un approccio pi legato al mercato del lavoro, cio sistema che copre tutti in modo
differenziato e che fa molto affidamento alla collaborazione con le famiglie e al mercato del terzo settore. Il welfare dei Paesi del sud un welfare dove il
sistema pubblico pi frammentato, non copre tutti allo stesso modo ed un ruolo fondamentale attribuito alla famiglia. Quindi non esiste una rete
minima di protezione del reddito. Questo un welfare con un sistema pubblico meno efficiente, con un accentuato dualismo. Quindi lassistenza gioca ruoli
diversi a seconda dei diversi contesti di welfare, lassistenza gioca un ruolo residuale poich le politiche pubbliche sono molto avanzate, cerca di coprire
tutti, importanza dei servizi ( nordico). Per quanto riguarda lInghilterra, Beveridge pensava che il modello inglese dovesse crescere sulla base di
unassistenza che doveva intervenire su chi non riusciva a tutelarsi da solo; in un sistema continentale lassistenza diventa importante perch il modo con
cui si interviene per collegare le responsabilit delle persone, c un intreccio tra politiche di welfare e assistenziale; mentre lultimo modello un modello
dove le misure assistenziali sono le pi carenti poich c una forte differenziazione a livello categoriale e sono basate su un sistema di assistenza passiva.
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verticale: si riferisce al fatto che le responsabilit vengono decentrate dallo Stato Centrale alle regioni che a loro volta decentravano alle provincie che
successivamente decentravano ai comuni;
orizzontale: si riferisce al fatto che la responsabilit veniva distribuita dal pubblico al privato.
Lobiettivo della sussidiariet quello di aumentare lefficacia del sistema welfare. Essa dovrebbe affrontare meglio le questioni che riguardano la societ.
Lo Stato dovrebbe promuovere le azioni dal basso nel momento in cui hanno un obiettivo generale del Paese. La sussidiariet pu essere Attiva e Passiva:
Attiva, cerca di mettere in funzione le persone, cerca di far attivare le persone. Questo tipo si sussidiariet si sviluppa a partire dagli anni 90;
Passiva, non c la possibilit di affrontare tutti i temi perch non si hanno le risorse necessarie per svolgere le operazioni che venivano svolte a livello
nazionale.
Lassistenza si pu attivare in trasferimenti di reddito e politiche di servizi, si modificata ed figlia delle diverse caratteristiche. Quando si arriva agli anni
90 ci si trova di fronte unEuropa dove lassistenza gioca un ruolo importante.
Negli ultimi 20 anni c la necessit di ricalibrare le politiche di Welfare in Europa perch cambia la domanda sociale. Non si parla pi di rischio, ma di
vulnerabilit sociale che riguarda molte persone e che non ha una durata limitata. In Europa in questi ultimi 20 anni alcuni Welfare hanno voluto cambiare,
mentre altri sono rimasti con le vecchie misure, infatti si parla di Attivazione, cio intervenire nelle problematiche sociali cercando di far attivare lindividuo.
Questo modifica il tipo di politica poich si passa dal collocamento ad un ufficio che sia in grado di mettere in moto lindividuo. Lattivazione ha effetti diversi
a seconda dei Paesi: nei Paesi Scandinavi infatti lattivazione cerca di enfatizzare il posto pubblico, oltre ad attivare la persona. In altri Paesi come i Paesi
Anglosassoni, lattivazione cerca di spingere tutti a lavorare. Nel Welfare Continentale e Mediterraneo: nel primo si cerca di trovare corrispondenza tra
erogazione delle prestazioni e inserimento nel mercato del lavoro; nei Paesi del mediterraneo c frammentazione degli interventi e non c garanzia di un
pronto intervento in grado di rispondere alle esigenze individuali. Lassistenza risente dei quadri politici e sociali in cui opera. LItalia quindi un Paese non
allavanguardia ed frammentata. Ci nonostante lassistenza sociale assume un ruolo sempre pi importante. C una situazione dove lItalia ha impegnato
poco le risorse nel campo dei servizi. Negli anni 50 lItalia non innova molto rispetto al periodo precedente; negli anni 70 un primo momento importante
la Legge del 1977, Dpr 616 il quale cerca di ragionare su chi deve erogare lassistenza e si arriva a dire che lassistenza deve decentrare funzioni importanti
del Welfare dal governo nazionale al governo regionale, provinciale e comunale. Per gli anni 80 sono importanti per i cambiamenti e non per il Welfare.
Si devono ricordare due provvedimenti per i trasferimenti assistenziali, uno del 1983 e uno nel 1988:
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Legge 381 che riguarda le cooperative sociali: nel 1991 nascono anche le cooperative sociali, cio imprese che possono essere di tipo A e di tipo B: quelle
di tipo A gestiscono servizi socio-assistenziali e socio-educativi; quelle di tipo B inseriscono le persone svantaggiate in unimpresa. Queste sono sociali
perch possono inserire al loro interno soci volontari, cio coloro che non ricevono un compenso. Lutile della cooperativa sociale reinvestito nella
cooperativa e non distribuito ai soci. Oggi la maggioranza dei servizi sociali sono gestiti da cooperative sociali, c stato un processo di
esternalizzazione. Questo un fenomeno alimentato negli anni 90 e 2000 e trova un terzo punto di riferimento nelle Onlus, cio organizzazioni non
lucrative che svolgono attivit sociale. Per la prima volta lo Stato italiano decide di avvantaggiarle fiscalmente.
Questa atmosfera trover punti di riferimento in alcuni eventi particolari quali:
o Legge 285/1997, cio legge per le problematiche minorili.
o Legge 1999, sperimentazione del reddito minimo garantito.
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Ci sono queste riforme perch si deve modificare lintervento pubblico, si cerca di cambiare e di innovare. Infatti c la Commissione Onofri che deve
riformare il Welfare italiano, stabilisce che deve essere istituito un reddito minimo garantito, occorreva dare meno importanza alle pensioni, cerca di
superare le carenze del governo, proporre idee al governo di allora (Governo Prodi1). Nascono per esempio iniziative nuove nel campo dei minori. Questa
commissione non riceve la piena realizzazione, ma inserisce il Reddito Minimo di Inserimento: lItalia per questo guarda la Francia che aveva istituito il
reddito minimo di inserimento gi nel 1988 ed era una forma di assistenza alle persone escluse dal mercato del lavoro cercando di aiutarle con politiche
attive per far loro superare questa condizione di esclusione dal mercato del lavoro e per potersi inserire nel mercato del lavoro. LItalia copia questo modello
e nel 1999 sperimenta questa forma di intervento, questo si costruisce facendo una mappa del Paese e selezionando i luoghi dove maggiormente diffusa la
povert che pu essere assoluta (1/3 del 12%) e relativa (12%). Il fenomeno della povert un fenomeno europeo. Questo reddito lo si vuole sperimentare
nei Paesi, nei comuni (soprattutto nel mezzogiorno e sono circa 39 comuni) dove la povert si manifesta maggiormente: si individua una soglia di reddito
che dovrebbe essere garantita per tutti e si vuole studiare caso per caso, comune per comune, quale sia il numero di persone che vivono al di sotto di una
certa soglia di reddito e si cerca di capire il motivo di quella situazione, cio si cerca di capire i motivo per il quale la famiglia senza reddito o guadagna
poco. Una volta fatta questa ricerca, si vuole mettere insieme il sussidio con un intervento specifico individualizzato che dovrebbe garantire alla persona il
superamento di quella condizione. Quindi si vuole costruire un intervento che dovrebbe aiutarlo ad inserirsi il prima possibile allinterno del mercato.
Questo progetto dovrebbe coinvolgere il terzo settore anche. Il secondo anno invece questo progetto lo si vuole replicare non limitandosi alle aree povere,
ma anche alle province nelle quali i comuni sono inseriti. Ogni sperimentazione dovrebbe dar luogo ad una valutazione per vedere i risultati, ma in Italia
stata aperta questa sperimentazione sulla base del rapporto della Commissione Onofri, poi cambiata la maggioranza di governo (si passati al governo
Berlusconi), la sperimentazione ha dato luogo ad un rapporto ed infine si ritornati come prima, cio senza reddito minimo di inserimento. Si parla di
Reddito di Ultima Istanza che non parte dallo Stato, ma parte dalle Regioni che per non riescono a garantire questo reddito. Per questa sperimentazione
va ricordata perch per la prima volta lo Stato finanzia una sperimentazione e poi perch nella Legge 328/2000 si stabilir che bisogna inserire il reddito
Minimo di Inserimento dopo la sperimentazione. La sperimentazione per non messa in atto a causa della volont politica che vuole affrontare in modo
diverso il governo italiano.
Le caratteristiche della sperimentazione erano:
Per con questa si mettono in chiaro problemi del Welfare e lidea era quella di dotare lItalia di una rete minima di reddito sociale. In questo clima per il
Parlamento Italiano approva la Legge 328, cio riforma voluta da una serie di forze sociali e politiche e che rappresenta uno slancio riformatore. Questa
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il primo punto quello di riconoscere la necessit di un sistema di protezione sociale - assistenziale misto, cio il sistema richiesta la collaborazione tra
settore pubblico e terzo settore;
si stabilisce con chiarezza che la regia dei servizi spetta ai Comuni che devono regolare il sistema di protezione per i servizi socio assistenziali;
ogni comune fa un Piano di zona che deve essere costruito sulla base delle esigenze e delle risorse di quel territorio. Ogni piano di zona deve fare dei
progetti che a loro volta costruiscono un piano di progettazione. Si mette in campo quindi un fenomeno nuovo per il Paese e viene legittimata lidea di
avere come base i comuni, gli enti locali ed i soggetti del terzo settore. Quindi co-progettazione ed erogazione;
occorre garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS), cio ci deve essere in tutto il Paese i livelli essenziali delle prestazioni sociale e deve
essere di tipo Welfare, di Pronto Soccorso. Ci deve essere un Welfare di Emergenza, Welfare Domiciliare, Welfare di Segretariato Sociale, Welfare
Comunitario, Welfare Residenziale. Per fare questo lo Stato crea dei Fondi. Con questa legge si diffonde la consapevolezza che occorre collaborazione
tra pubblico e privato e integrazione tra politiche del lavoro, di istruzione e sociali. Questa riforma chiamata del Titolo Quinto e che cambier la nostra
Costituzione. La riforma del titolo quindi stabilisce che lo Stato deve costruire i livelli essenziali delle prestazioni sociali (Art. 117 Cost.), cio lo stato deve
favorire e promuovere le politiche del Welfare affinch lo Stato ti garantisca le prestazioni. Alle regioni spetta il compito esclusivo di fornire assistenza
nei propri territori. Linterpretazione adottata per stata diversa, infatti si detto che la 328 era una legge quadro, mentre adesso si stabilisce che ogni
regione si deve organizzare con le risorse proprie. Quindi i principi di co-progettazione, i piani di zona e altri rimangono degli obiettivi solamente e la 328
non ha avuto gli stessi effetti che avrebbe avuto se fosse rimasta una legge vincolante. Il sistema ritorna alla disuguaglianza, alla frammentazione e
quindi non ci sono diritti; lItalia rimane un Paese svantaggiato dal punto di vista delle politiche sociali. Il tentativo di costruire un nuovo modo di
affrontare i problemi socio assistenziali era fondato sul fatto di costruire un sistema di interventi che coprisse tutto il Paese e per far questo occorreva
costruire i 5 tipi di Welfare. Questo tentativo non poi realizzato in modo organico, sono aboliti tutti i fondi di trasferimento dallo Stato alle Regioni e
oggi lo Stato ha abbandonato questo campo di intervento, ma si andato avanti con i sussidi come per Es. la Social Card, cio carta elettronica con 40
mensili e assegnata a persone povere oltre i 65 anni o alle famiglie con bambini sotto i 3 anni.
La legge 285 dice che lo Stato finanzia i comuni solo se ci sar collaborazione con il terzo settore. Quindi lo Stato obbliga quasi alla Co-progettazione.
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dal punto di vista strategico si fa riferimento al fatto che c un cambiamento forte delle politiche del lavoro (cambiano gli obiettivi e gli strumenti per
raggiungerli);
dal punto di vista distributivo si fa riferimento al cambiamento di rapporti tra le categorie;
dal punto di vista organizzativo cambia lorganizzazione degli apparati.
I Cambiamenti Strategici: si inizia a guardare meglio la disoccupazione. Si analizza se conveniente continuare con le politiche passive o attive. In generale
si continuato a spendere sempre di pi per le politiche passive.
I Cambiamenti Organizzativi: c un passaggio dagli uffici di collocamento ai centri per limpiego (CPI). Verso la fine degli anni 90, si pensato che non vi era
pi la necessit di affrontare il mondo del lavoro dal centro. Le competenze del lavoro sono devolute a livello regionale e provinciale. Gli uffici di
collocamento erano caratterizzati dalla cosiddetta chiamata numerica. Gli iscritti ai centri dimpiego sono soggetti privi di occupazione o disoccupati e
devono accettare le offerte di lavoro in linea con le richieste. Con il passaggio dagli uffici di collocamento ai centri dimpiego ci sono dei cambiamenti, quali:
Con laumento della disoccupazione si decide di affidare alle regioni la competenza delle politiche di collocamento;
Questi nuovi centri dovevano servire veramente a collocare le persone nel mondo, anche attraverso colloqui e consulenze (non era pi semplici liste o
graduatorie). Si cerca anche di capire la volont e le richieste delle persone. Cambia il concetto di collocamento, si decentra a livello regionale e
provinciale. In altre cambiano anche le competenze dei soggetti in questi uffici, infatti vengono inseriti psicologi, assistenti e persone specializzate. Le
regioni per hanno una fornitura di risorse insufficiente da parte dello Stato e quindi si trovano ad affrontare molte funzioni, con poco denaro. Negli
anni 2000 cos, le regioni cercano risorse per sviluppare i modelli di servizi, utilizzano i fondi europei per sopperire alle carenze dello Stato italiano.
Questi fondi vengono poi ripartiti dagli stati alle regioni che usano le risorse europee. Oggi si dice che i servizi per limpiego non riescono a svolgere la
funzione per la quale sono stati creati. Dal 2003 questa funzione stata delegata anche ad agenzie private. In generale il centro per limpiego dovrebbe
garantire linserimento dei soggetti nel mondo del lavoro, ma ancora oggi queste politiche attive sono deboli.
Con una legge del 2000 si dice che si pu alzare il sussidio di disoccupazione. Nel caso in cui si rifiuta la possibilit di lavorare, viene cancellato
dallassistenza. Questo comincia a cambiare la strategia delle politiche che riguardano il lavoro, quindi il servizio per limpiego doveva affrontare in modo
diverso queste tematiche. Il pensionamento anticipato continua ad operare negli anni 90, ma si pensa che ci si deve occupare delle Politiche di
Invecchiamento Attivo, cio ci si deve preoccupare di poter reinserire nel lavoro persone che abbiano superato i 50 anni e che si trovano in una situazione
di disoccupazione (Legge del 2006). Si fanno incentivi per le imprese al fine di acquistare soggetti. Grazie anche a questa legge avvengono dei cambiamenti.
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fino agli anni 1920 il modello di welfare di tipo Residuale (lo Stato interviene nella sanit in modo residuale, cio c intervento solo per i poveri);
dal fascismo fino al 1978 il modello di welfare e quello Categoriale-Meritocratico (Mutualistico) (cerano le mutue, cio forme di tutela sanitaria basate
sulle differenze di lavoro, a seconda della categoria di lavoro si ha un certo tipo di tutela, offrono servizi diversificati e indennit diversificate. Questo
non un sistema egualitario poich diseguali sono le categorie e i contratti di categoria. Nel secondo dopoguerra esteso a tutta la popolazione il
sistema mutualistico. Si d continuit al sistema creato in epoca fascista;
nel 78 con la legge 833 si passa ad un sistema Universalistico-Istituzionale (modello che riconosce il diritto allassistenza uguale per tutti i cittadini,
quindi non ci sono pi differenze basate sul lavoro,ma tutti i cittadini sono uguali, devono avere la stessa indennit e gli stessi servizi. UniversalisticoIstituzionale significa che garantisce la sanit a tutti in modo istituzionale, cio attraverso istituzioni, strutture pubbliche, lo Stato che garantisce che
non solo il servizio sia esigibile, ma che lo facciano tutte tramite strutture pubbliche.
Questo modello tipicamente italiano ed ei Paesi dellEuropa orientale. Occorre guardare il passaggio tra il sistema Mutualistico e il sistema UniversalisticoIstituzionale (a partire dal 78): la riforma 833 doveva entrare in vigore il primo gennaio dell80, quindi ci si deve occupare dellImplementazione della
Riforma: a dicembre del 78 solo il partito liberale non vota la legge. Questo era un partito di destra e si astiene dal votare questa legge. Tutti gli altri partiti
votano la legge nel 78 che per lItalia stato un anno difficile, di grandi crisi sociali e di grandi crisi economiche e proprio in questo anno votata la legge. Il
78 lanno in cui viene ucciso Moro e questa uccisione un fatto molto importante dal punto di vista istituzionale poich ucciderlo era un segno di
disconoscimento dello Stato, dei partiti e di quel tipo di strutture istituzionali. Nel 78 c un referendum sullaborto, si costituiscono Governi di Unit
Nazionale, cio governo che vede uniti tutti i partiti. Questo perch c paura della crisi. Tutti gli altri partiti votano la riforma perch c la crisi e quindi la
riforma sanitaria passa. Questa riforma applicata nell80 una riforma estremamente innovativa poich deve abolire le mutue e deve cambiare tutta la
sanit, cio deve costituire le Unit Sanitarie Locali (USL). Lattuazione della riforma deve razionalizzare questo sistema, si deve riorganizzare il sistema
sanitario e questa ristrutturazione avviene con la costituzione delle USL che sono degli enti strumentali che dipendono dai comuni, cio le Usl di quel
territorio organizzano i servizi per quel determinato territorio. Si parla di razionalizzazione dellofferta di servizi su base territoriale con riferimento
particolare ai comuni. Dal primo gennaio 80 il sistema mutualistico non c pi e doveva essere avviata subito la razionalizzazione dei servizi con le USL che
erano governate da unAssemblea e da un Comitato di Gestione. LAssemblea e il Comitato di Gestione sono formati dai rappresentanti nominati dai partiti
che fanno parte di quel comune. La USL formata da persone con la stessa rappresentanza politica. E stata fatta questa scelta perch questo ente nuovo
doveva garantire su base democratica qui principi e quei diritti democratici, cio un concetto di democrazia diretta o partecipata; c questa idea di
governare dal basso. In un nuovo sistema di welfare tutte le professioni dovevano avere nuovi contratti, cio tutto il personale sanitario passava su un
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i cambiamenti sociali degli ultimi trentanni (esempio: da rischio a vulnerabilit), determinano la necessit di avere servizi e prestazioni il pi vicino
possibile ai cittadini e alla realt del territorio;
tentativo di effettuare una ricalibratura per soddisfare le problematiche; quella degli altri stati ha dato pi importanza ai servizi piuttosto che ai
trasferimenti di reddito (servizi su base territoriale).
Quando si parla di crisi della finanza e del welfare, c la necessit di gestire al meglio le risorse e c la possibilit e c la possibilit gestisce venga criticato e
si passer cos il controllo ai vari enti territoriali. Questo decentramento in Italia ha comportato un decentramento nel lavoro, assistenza, sanit e in parte
nella scuola. Bisogna vedere se aumenta la qualit dei servizi e se questa qualit aumenta con il tempo (il tutto con indicatori). Poi si deve vedere anche se
queste differenze allinterno del territorio italiano sono omogenee o meno rispetto agli altri Paesi.
In Italia possiamo individuare quattro modelli di welfare:
modello di welfare delle tradizionali regioni rosse del Centro assieme alla Valle dAosta: forte investimento nei servizi dellinfanzia (25,4%), ottimo
funzionamento del servizio sanitario (82,5%), forte attrattiva del sistema universitario (18,8% con leccezione della Valle dAosta), ma una discreta
possibilit di supportare il sistema scolastico;
modello di welfare del Nord: si caratterizza per standard inferiori al modello precedente per linfanzia (15,1%) e lattrattiva universitaria (-1.3%),
simile la sanit e leggermente migliore nel campo educativo;
modello del Centro-Sud (Lazio, Abruzzo, Molise) che comprende anche la Basilicata: livello di funzionamento medio-basso su infanzia, sanit e
scuola, mentre attrae maggiormente studenti universitari (solo per Abruzzo e Lazio per);
modello del restante Sud: disastroso su tutti i fronti, a parte la Puglia che mostra una performance migliore in relazione al funzionamento del
sistema scolastico.
Dal momento che lItalia stata investita da processi migratori c stata la necessit di inserire tutti i ragazzi, anche stranieri, nelle scuole italiane
(immissione massiccia) che ha portato problemi. Gran parte degli immigrati vivono al centro-nord poich c pi lavoro. La scuola non attrezzata per
affrontare questo e i rendimenti medi degli studenti del centro-nord si sono ridotti. Non il sud che migliorato, ma il nord che peggiorato. Quindi le
distanze tra nord e sud sono aumentate in tutti i campi del welfare.
Le distanze tra nord e sud che si verificano in Italia, sono presenti anche negli altri Paesi? In Italia queste distanze sono maggiori rispetto agli altri stati. Ci
troviamo di fronte ad un dualismo con dimensioni specifiche. In Europa dove si verificavano queste distanze dal punto di vista economico si cercava di
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Il modello di welfare italiano ha accentuato una determinata caratteristica, cio di far molto affidamento sulla Famiglia e si dice che c un
Approccio Familista. Il sistema di welfare una modalit di affrontare i temi sociali che pu trovare un punto di riferimento sullo Stato, nei redditi di
mercato e nelle risorse che si possono rintracciare nel terzo settore, quindi la famiglia uno dei 4 attori fondamentali del sistema di welfare. Il
nostro welfare un modello che si rifamilizzato. Oggi c un nuovo modello familistico (Neofamilistico);
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aumento dellimportanza del welfare privato, nel senso che erogato dal terzo settore, da unimpresa, cio c unidea dove il settore pubblico si
fatto un po indietro. Questi sono spostamenti che hanno portato effetti nello Stato, infatti se si lascia spazio al privato la pensione integrativa deriva
dal fatto che si lavora allinterno una impresa, quindi se il settore pubblico si ritira potrebbero aumentare le disuguaglianze allinterno del Paese;
crescita rilevante delle differenze tra nord e sud tant che si sbaglia a parlare di welfare italiano, ma si dovrebbe parlare di welfare del nord e
welfare del sud. Oggi sono cresciuti i processi di dualismo e di differenziazione del welfare.
Familismo: se si guarda le politiche pensionistiche, le riforme hanno abbassato il tasso di sostituzione al punto tale che c un problema di abbassamento
delle pensioni molto forte, a meno che non ci fossero pensioni integrative. Se si guarda la sanit il nostro servizio sanitario nazionale non riesce a coprire
tutti i bisogni dei cittadini. Molto diffusa la figura della badante che rappresenta una sorta di rifamilizzazione. Se si guardano le politiche di lavoro c una
tendenza ad un uso maggiore di flessibilit di lavoro, talvolta si arriva anche alla precariet, i salari sono mediamente bassi e ci significa che molte persone
rimangono in famiglia per molto tempo, in Italia c la famiglia lunga, cio convivenza tra genitori e figli che va avanti per molti anni. Se guardiamo le
politiche socio-assistenziali, abbiamo visto come la 328 non ha dato i suoi frutti tanto che sono pochi i servizi che si affiancano alle famiglie con difficolt. La
scuola: si ridotto il budget per la scuola tanto che si parla di rifamilizzazione della scuola, quindi arrivano gli aiuti dalle famiglie alle scuole. Questo modello
neo-familista ha uninfluenza sul mercato;
Pubblico vs Privato: il caso pi clamoroso riguarda le pensioni, quindi crescono forme di protezioni sociali private, le pensioni erano completamente erogate
dal sistema pubblico, poi vi stata lintroduzione del secondo pilastro che non per tutti e che si basa sul fondo pensione, quindi una tutela pensionistica
con rischi e fornita da privati. Possiamo perci parlare di Pensione Complementare.
Per quanto riguarda la sanit, ci sono servizi sanitari che non sono offerti a tutti e sono quindi nati i Fondi Sanitari Integrativi con i quali si stabilisce un
ulteriore gradino nella sanit. Al pubblico si affianca perci il privato.
Dal punto di vista dei servizi socio-assistenziali, cresciuto un processo di privatizzazione, cio il pubblico non pi in grado di offrire servizi socioassistenziali e quindi sono i privati (terzi soggetti) a svolgere principalmente questi servizi. C anche una forma di privatizzazione meno diretta.
Per quanto riguarda le politiche del lavoro, sono nati i servizi per limpiego (pubblica), ma sono nati anche i soggetti privati (agenzie private) accreditati
presso il ministero.
Crescita di Differenziazione tra Nord e Sud: il welfare del nord si differenzia per maggior presenza di servizi, di trasporti rispetto il sud. Altra differenza nei
due grandi sistemi universalistici la scuola e la sanit: la qualit media della sanit e della scuola del nord pi elevata della qualit media del sud. Altra
differenza sta nelle politiche locali, infatti c maggiore capacit di fare politiche nei comuni del nord rispetto a quelli del sud. Anche se guardiamo le
pensioni possiamo dire che prima del 2011 trovavamo le pensioni anzianit e di vecchiaia: sono diverse poich al nord essendoci meno disoccupazione le
carriere lavorative erano pi lunghe e quindi le pensioni erano pi cospicue e quindi anche nel sistema pensionistico c una notevole differenza. Manca un
reddito minimo garantito sia al nord che al sud (forse unico punto che differenzia il welfare del nord da quello dei principali Paesi europei). nel sud troviamo
UNIVPM > Facolt di Economia > AA 2013/2014 > Corso A-L
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