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ANNALI D’ ITALIA ED ALTRE OPERE VARIE DI LODOVICO ANTONIO MURATORI VOLUME V PALL ANNO 1688 ALL’ ANNO 1749. MILANO TIPOGRAFIA DE’ FRATELLI UBICINI ‘M.DCCC.XXXVIII ANNALI D’ ITALIA DAL PRINCIPIO DELL’ ERA VOLGARE SINO ALL’ ANNO MDCCXLIX Anno di Cusro 1688. Indisione XI. di Irnocerzo XI papa 1 di Leorotpo imperadore 31. i acopri il re Luigi XIV Pia feroce che m nell’ anno presente contra del buon pontefice Innocenzo XI, sperando pure col moltipticare le violenze di ottenere cid eb’egli non doveva alla pretendere, perché contrario alla giustiti piela ¢ alla riverenza professata dai re postolica. Ordind danque al marehese di Lavardino di far ben conoscere rezzo per le cen= sare pontifizie, di sostener pit che mai vigo- roumente il possesso delle franchigie, € di enn ¢ Roma con pid fasto che mai come se si trattasse di citta sottopost ti, e in cui avesse da prevalere all’autorita del poatefice sovrano quella del re di Francia, I tanto Padre mirava tatto senza scomporsi, ri- talato di vincere colla pazienza indebita per- secatione. Gli furono proposte leghe; ma egli Mposeva tutta la sua fess nell proterion di Dio ¢ nella giustizi a causa. Portossi jino colla gaardia di tre- da trionfante alla basilica Vati- cana, ed ebbe non 10 sc il contento, oppure il rammarico di veder fuggire i sacerdoti da- tli altari, per non comunicare con chi era ag- gravato re. Non contento di pa i, fece interporre dal parlamento di Parigi un’appellazione al futuro concilio contro la pretesa ingiustizia del papa, i qaale non altro intendea che di poter eser- i 1a, come usano nelle tio pontifizio cardinal ai, il re non volle lasciarlo pattire, e gl intorno le guardie col pretesto della sua sicurerza. Tanto iananzi andd Vizza di quel monarca, tuttoché fregiato del titolo di C imo, che mandd le sue armi a spopliare il pontefice del possewo di ese imbrandite le mie per far guerra alla Francia, Al punto di MURATORI Y. Ye sua morte non ei sarh certamente rallegrato rattato il Capo professata, ¢ per serire appos Nella primavera di quest? anno arrivd al fine de’ suoi giorni Marc’ Antonio Giustiniano doge di Venezia, Tale era il merito acq: capitan generale Francesco Morosino sue pasate prodezze, che i voti di tut corsero a conferirgli quella dignita, uni comando dell’ armi: unione troppo quella prudente repubblica. Mentre egli dimo- rava nel golfo d’Egina, gli arrivd questa nuova nel di primo di giugno, e gran frate ne fece tutta Parmata. Otto galee di Malta compar- to de’Veneti con ua battagtione di ia quattro altre galee ¢ due navi del gran duca di Toscana con ottocento fanti ¢ sessanta cavalieri. Ma andd a male on gross convoglio di genti e munizioni spedito nella primavera-di Venezia: colpo che fu ama ramente sentito dal Morosino. Contuttocid si tare 1a risoluzione di tentar P acquisto dell’ importante citta di Ne~ groponte, capitale-della grande e rica peni- sola appellata dagli antichi Eubea, conosciuta oggidi collo stesso nome di Negroponte. Ma non farono ben conosciute le maniere per progre- dire in cost difficite impresa, ¢ si cominciarono gli approcei dove non conveniva. Si venne al generale assalto di uu gran trincierone fabbri« cato dagl’ Infedeli, e fu superato con istrage loro, ed acquisto di trentanove pezzi di can- none e di cinque mortari: ma per questo ¢ per tanti altri assalti, ¢ pid per le malattie cagio- nate dall’aria cattiva, essendo periti lo generale conte Konigemarch, ed tri valorosi ufiziali, con gran copia venuto che fa Pautunno, si trovd forzato il doge Morosino a ritirarsi ben mal contento da quello sfortunato assedio, senza poter fare al- tra impresa nella campagna presente. Maggi fortuna si provd in Dalmazia, dove il provve- ditor generale Girolamo Cornafo. s’impadronk della fortezea di Kain, benché armata ‘di tre 1 a ANNALI recinti, e poscia di Verlicca, Zounigrad, Gras- sax e della Torre di Norin. Tali acquiati non. compensarono gid I’ infelice successo di Negro- ponte, per cui rimase sommamente afflitta la venefa repubbl EI incontro Ia corte cesarea moti allegrerza per la prosperita delle ell’ anno presente. Alba Reale citth dell’ Ungheria, che pud contendere il primato colla regal citth di Buda, fu bloccata nella pri- giunte le artiglierie da Giavarino, il di 10 no da _maggiori perigli, . Si formd in questi tem; che il blocco di Zighet ¢ Canina, piazze di a, da che ebbe al- Ia breccia, v’ ented, ti tutti i Turchi nel castello, il quale bersagliato dalle bombe, da li a poco ottenne di renderai con buoni patti ; siccome ancora fece Titul. Né pure il general conte Caprara atette in ozio, avendo col terrore fatto d P tante posto di Karancebes, chiave della Trane fu preso dal general Veterani. In som- passi delle cesaree armat Vittoria. Imprese pid grandi prode elettor di Ba giunto nel di 29 di luglio all’ esercito prim: Tio di Cesare, che era composto di quaranta bravi Alemanni, oltre agli Ungheri del Austriaco. Le mire sue erano contro via. Passo felicemente di Ja dal Si i mata, ancorcheé in facci mandati dal Tekely. Quindi s’inoltrd a Bel- grado, con trovare abbandonata da coloro una Gran trincea, che potea far lunge difesa, e dal alle fiamme t dc contavano migliaia di case. Accost d agosto , quando giunsero da Buda le arti- glierie, le quali tosto cominciarouo a fracas- sare le mura della citta, Nel di 6 di settem- bre tutto fu all’ ordine pel generale assalto, cui inanimato ciascuno dalla presenza e dalle ‘yoci dell’ intrepido elettore, allegramente vo- 1. Superata la breccia, vi restava un interno fomo; ma né pur questo trattenne V ardor dei soldati, che penetrarono a nel cuore della piszta, ¢ sfogarono the P-avidit della robs co Restitaita Ia Croce in quella nobile cit- th, nel di 8 d’esso mese quivi si renderono grazie a Dio per si maravigliosi successi. Passd di poi con magnifico corteggio e passaporto un’ ambasceria pel nuovo Gran Signore Soli- mano all’ imperador Leopolilo, per c Anche nella Schiavonia in questi tempi principe di Baden, gegerale di gran gri- rendé padrone di Costanizza, Brodt ¢ Gradisca al Savo, € diede appresso una rotta D’ ITALIA [Jal Bassa di Bossina, 0, come altri dicono, Bosna. Sicché per tanti felici avvenimenti ben parea dichiarato il cielo in favore dell’ armi cristiane, né da gran tempo s’erano vedute | ben fondate le speranze de’Fedeli per iscace fare dall’ Europa il euperbo tiranno dell’ O- riente. Ma bisogna par dirlo: fa parere di molti che sempre sara invincibile la potenza ottomana , non gia per le propric forze, ma per la pro- tezione d’una potenza cristiana che non ha serupolo di sacrificare il riguardo della reli gione, affinché troppo non # ingrandisca I’ im= perador de’ Cristiani. Almen comunemente fa ereduto, che per reprimere cotanto felici pro- gressi dell’ armi cesaree contro del Turco, il re Luigi XIV movesse in quest’ anno I’ armi sue contro la Germania. Se vere 0 apparenti fos- sero le ragioni del re suddetto di turbar Ia Cristianita, meglio ne giudiche- . Le pretensioni della co- gosta duchess d’Orleans, almen sopra i beni ute in Francia per giuste ; ma non per mo- tivi da mettere sossopra la ‘Germania Volewa quella corte sostener le ragioni del cardi Guglielmo di Furstemberg, eletto alla di Colonia da una parte dei canonici in con- correnza del principe Clemente di B tello dell’ elettore ; bench reve dell’ el ita, e si trattasse di on af- fare spettante al Corpo Germanico, e che ei sarebbe dovuto decidere dal romano pontelice e dal capo dell’ imperio. Si fecero anche gravi querele dal re Luigi, perché I’ imperadore, re di Spagna e molti principi della Germa nei di 28 di giugno del 1686 in Auguste aves sero formata una lega a comune difess. Ve- niva questa considerata « Versaglies per un | delitto. Pertanto nel settembre di quest’ anno eso re, pubblicato un manifesto, a cui fu poi date buona risposta, improvvisamente mosse contra dell’ imperadore, le cui forze si parte di Cesare. dronirono I’ armi franzesi di Magonz: ri, Bonna, Vormazia, Spira e d’ altri luoghi. Penetrarono nel Palatinato, occupando Heidel- berga, Manheim, Franckendal, ed ogni altra piazza di quell’ elettorato, Avvegoache la m: gior parte di quegli abitanti fossero seguaci di | Calvino, pur fecero orrore anche presso i Cat- le crudelta ivi usate, perché ogni cosa fa meus a sacco, a ferro € fuoco, con deso- lazion tale, che le pid barbare nazioni non avrebbero potuto far di peggio. Stesesi questo flagello anche a varie citta cattoliche, dove ben= ché amichevolmente fossero aperte , né pure jacri templi ¢ sepoleri, non che andarono esenti dal loro in tempo che nin- contra di tanti inno- centi popoli, co’ quali niuna lite avea la Fran- cia, un gran dire dappertutto ful della prepo- tena franzese. ANNO MDCLXXXVIII, MDCLXXXIX 3 Ma qui non Goirono le tragedie dell? anno presente. Avea nel di 18 di giugno la regina @’ Inghilterra Maria Beatrice d’Este dato alle Tace an principino, che oggidi con titolo di Re Cattolico della Gran Bretagaa e col nome Giacomo III soggiorna in Roma, All’ avviso questo parto mirabilmente esultarono i regni per poco tempo nondimeno ; percioo- ché verso il fine d’ autunno riusel a Gugliel- mo principe di Oranges coll’ aiuto degli Olan- mo II, il quale colla moglie ¢ col Gglio si ri- coverd in Francia. Allora fa che per questo lagrimevole avvenimento maggiormente si sca- ted V universale risentimento contra del re Laigi, che collegato col suddetto re Britanni- 0, tuttoche vedesse gli Olandesi fare da gran tempo uno straordinario armamento di genti edi navi, pure niun riparo, siccome egli po- teva, vi fece : tanta era la sua smania per far conquiste nella Germania, e, se lice il (Giacehé universale fa questa doglianza salvare da maggior tracollo il nerai Esibi egli veramente al re Giacomo venti mi Framtesi, che non furono accettati, perché trap- pe straniere avrebbero mngsiormente la feroce nasione inglese. Tuttavia se Laigi avesse inviato un esercito a chiedere conto all’ Olanda mento d’ armi, per sentimento de’ saggi non sa- rebbe seguita la dolorosa rivoluzione dell’ In- ghilterra, la quale a me bastera d’ averla so- lamente accennata. Cosi Dio permise, € a quel gabivetto ognun di noi dee chinare il capo. Segoi nef presente anno divando de’ Medici principe Principessa Violante Beatrice, figlia di Ferdi- nando elettore e duca di Baviera, la quale con- Firenze, fu ivi accolta con son- taose solennita. Rovescii ternbile tremuoto quasi tutte le fabbriche € Benevento, € recb I’ eccidio ad altre dinale Vincenzo Maria Orsino arcivesvovo di Benevento, seppellito fra le rovine, salvasse la ita to come a suo tempo vedremo. Annw di Casto 1689. Indisione XII. di Avasaxpeo VIII papa 1. di Laorouvo imperadore 32. Il bell’ ascendente in cai eesaree ¢ venete di dare una scossa maggiore alla sbigottita e cadente potenza de’ Turcl comincid a deci Buona parte di quelle truppe e forze che I’Augusto Leopoldo avreb- be potnto impiegare contra de’Turchi, conven- difesa delle provineie ger- Veneti poterono far tere di in quest’ anno un | essa Germania, perch ognun di quei principi pensava alla casa propria, che arde- ‘oppure temeva di un pari incendio. Erano venuti gli ambasciatori della Porta a per trattar di pace o di tre; ool si portarono i plenipotentiar} di Polonia e della repubblica veneta; ma perché troppo alte erano le pretensioni delle potense cristiae ne, ad altro non servi il congresso che ad on meroato di parole. Per conto de’Veneziani, indebolito era I" esercito formarono bensi il bloceo ia, dove segui qualche asion di valore, ma senza poterla soggiogare sino all’ anno seguen- te. Sorpreso in questo mentee da febbre il doge Francesco Morosino, capitan generale del- P armata, impetrd di tornarsene a Venetia, e quivi sal init dell’anno fa accolte con tutto F onore, ma sense quegli applaos! che pure erano dovati a conquistatore al glorioto, non per altro, che per Pinfelice esito dell’ impresa di Negroponte : quasiché il merito di tante belle asioni si fowe perduto, per non di Baden, non erano gik exe molto @ pure tenne lor dictro la felicth con far co noscere quanto pit ai sarebbe potuto sperare se non avesse dovato Cesare accorrere in Ger- a il Baden pid di venti in ventiquattro mila combattenti. Con questi dopo an ostinato blocco forsd Vimportante for- ighet a rendersi. Quindi, senza far caso che il Saraschiere sl forse inoltrato con poderoso esercito, per dar anime al quale era 4 Sofia lo steno Gran Signere col , marcid al flame Morava. Da che TV’ ebbe valicato, venne alle mai nem e data loro ana gran rotta, s’ impadror el jione bagagli, ¢ almeno di cento prigioni tre ricco bottino divenne premio alla di si_pochi Tedeschi. Anche ta fore sulla riva del Danubio, ato di Uscopia, posta ai eonfini Ja ritrovd vota degli abi viera comandavano armi cesaree. Tutto an- coral’ imperio, VOlanda e "Inj vavano in lega per reprimere gonza e Bonna fgrono ricuperate, mi di assaissimo sangue. Giacomo II re cattolice della Gran Bretagas, a da una flotts franzese ben provvedata di munizioni; con uno sbarco in Irlanda tentd la sua fortuna ma ri ANNALI il principio ridente, pose stette @ cit del suo ae della sua magnificenza € religione : del che diede ancora un bell’ stato nell’ ultimo suo testamento. La sua raccolta di manuscritti pass per 1a mag- gior parte nella Vaticana, cioé nella biblioteca Ia pit celebre ¢ ricca del mondo. Ordind Duon papa Innocenzo XI che a questa pri pessa eroina si erigesse un convenevole sepol- ero nella basilica Vaticana in faccia a quello della gloriosa contessa Matilda. Ma non tardd lo stesso pontefice a tenerle dietro nel viag- gio dell’ altra vita, dopo consolazione perché il re Cristiani richiamato in Francia il marchese dino sao ambasciatore. Si parti di sto ministro nel giorno ultimo d’ aprile, con che cessarono in quella gran citta le turbolenze da lui cagionate, ma con durar tuttavia il mare torbato nella corte di Parigi. Avea questo in- signe pontefice con somma paziensa sofferto anche negli anni addietro molti penosi inco- modi di sanith, per cagion de’ quali poco si lasciava vedere in pubblico, senza che questi eno gl’ impedissero. punto le appli- joni al buon governo, Nel mese d’ agosto vennero si violenti le febbri i it quanto si stadiassero i porporati ¢ Pal indurlo alla promozione, adducendo anche ap- parenti motivi d’ obbligazione per questo, egli stette saldo in riserbare al suo successore la scelta de’ suggetti, giacché in quello stato non godere quella serenith di mente che si richiedeva per provvedere la Chiesa di degoi ministri. Seoze potuto il ni giorni Ia facia del languente pontefice, Gnal- mente fu ammesso. Non ne riportd che saggi consigli di seguitar le pedate de’ suoi maggiori in sollievo de’ poverelli e degl’ infermi, di non mischiarsi negli affari della Chiesa, ¢ molto meno nel futuro con: jocché restasse tune piens liberth agli elettori, Gli ordind an- cora d’ impegnare cento mila scudiper le opere pie, secondo la dic ua _mente, € il ri- mandé colla benedizione apostolica. Con ammirabil costanza fra i dolori del cor- po e co ’ anima, in eta di sessantolto inni, nel di ies. Tali certamente farono le me azioni di questo buon pontefice, che w ronsi le voci ed acclamazioni di tutte le spas- sionate persone, € massimamente del popolo romano , per erederlo degno del sacro calto sugli altari, Essendosi a questo fine formati ‘tol terapo i conrenevoli processi, giusta spe- D'ITALIA ranza rimane di vederlo an di m: giormente jos0 in terra, da che tenti mot di tenerlo pid glorioso in cielo. Gran tempo era che nella cattedra di San Pietro non era seduto un pontefice si esente dal nepotismo, ai zelante della disciplina ecclesiastica, si pre- muroso della givstizia e del bene della Cri- stianita, nulle avendo egli mai cereato pel co- modo proprio o de’ suoi, ma bensi impicgati i suoi pensieri in bene del Cristianesimo, e le rendite della Chiesa in aiuto de’ potentati eri- stiani contra de’ » € in sollievo ancora i. Avera un orrendo tremuoto siccome accennammo, la citth sua di Benevento, sformate varie citth della Romagna, recati immensi danni anche a Na- poli, e ad altre @ tutti il misericordioso padre con profusione a oro 5 i é da meravigliarsi se il popolo ro- bil concorso ¢ divorione il venerd morto, e raccomandossi alla di tai tercessione, e fece a gara per ottenere qual- lai. Chi non poté averne, qu: pegni ben cari, tenne da li innanzi in vene- razione i suoi Agnus-Dei. Si contano ancora assausime grazie impetrate da Dio per mezzo questo incomparabil Pastore della sua Chie~ Dopo varj dibattimenti nel conclave, appe~ na giunti i cardinali franzesi, concordemente segul V'elesione al pontificato del cardinale Pietro Ottoboni, patrizio veneto, persona de’ pid accreditati nel sacro collegio. Prese egli il nome di Alessandro Vill. L’eta sua di set~ tantanove anni non avea punto scemato il vi- gore della sua mente, con cui andava anita una rara pradenza ed accortezza, e una piena co- noscenza degli affari del mondo. Percid se ne sperd un buon goverao, se non che sotto di i torad in campo il nepotismo, avendo egli senza perdere tempo creato generale di Santa Chiesa don Antonio suo nipote, e creato ca jietro Ottobono suo pronipote, assai vine, conferendogli il grado di vice-cancellie~ re, € molte badie e benefizj vacati sotto il pre= cedente pontefice , e poscia la legazione d’A~ vignone ; di modo che fu creduta colata in lai una rendita di pid di cinquanta mila scud| Ornd exiandio dell Vicenza, suo pronipote per nalmente accasd don Marco Ottoboni pote con donna Tarquinia pri Non andd molto che la corte di Francia, riconobbe dietro, delle pretensioni del santo pontefice Innocenzo X!, avendo il duca di Chaalne, gik apedito ambasciatore del re conclave, rinunziato alle franchigie: punto di somma quiete ed allegrezza alla citth di Roma lla santa Sede, Avea in questi tempi Fer~ dinando Carlo Gonzaga duce di Mantova prevo a fortificar Guastalla, e(fa credato-con danari della Francia. Comparye colt «all? improvvise | ANNO MDCLXXXIX, MDCXC * 5 i conte di Foensalida, governator @ Milano, con armata sofficiente a farsi ubbidire, € gaelte joni furono demotite. Di gravi a sti colla continuasione de™piaceri, dietro ai quali era perduto. Anno di Casto 1690. Indisione XII. di Avessaxoao VIII papa 2. di Leorore imperadare 33. Le appticazioni del novello pontefice Ales- sandro VIII erano tatte rivolte a rimettere la booea armonia fra Ia santa Sede ¢ tutti i prin- cipi eattolici. Cessarono percid le controversie che da gran tempo bollivano colla citth di Na- poli. Ire di Francia restitol Avignone con tutte le sue dipendenze al sommo pontefice , il quale dal canto suo mostrd buona propen- sine verso quel monaroa, ¢ si dispose ancora e contro Pau pontefici, vi trovd delle dif- perabili. Intanto non mancd il santo procearar la pace fra i principi eri- stiani, e di sovvenic con danari, e colla spe- diion delle sue galee di quelle Malta, la le cai armi avendo ostin vasis, e stretto poscia maggiormente I’ assedio, finalmente ebbero Ia gloria di entrar vittoriosi nel di 12 d’ agosto in quella citth. tale aequisto il capitan generale Gi naro pensd a quello delta pel sito salle rive dell’ Albania devole. La presa del vicino forte della Canina pose tal terrore ne'Tarchi, che fuggendo dalla weddetta fortezza, benché ben fornita d? arti- i. Ma q da malattia, Tascid la vite anche antedetto generale Cornaro. Termind questa campagna, call’ avere i Veneti forzata alla resa Vergoraz, sitvata sulla cima d? un alto greppo, con che sopra un gran tratto i mosted gia cosl favo armi di Cesare in Un- theria, anzi si provd sffatto contraria. Fin qui avea Carlo V duca di Lorena, generalissimo eracgesto Leopoldo suo cognato, date pruove ne prudenza e valore in tante conquiste fine im Ungheria ¢ al Reno, di maniera,che i titolo d* uno de’ primi guerrieri e capitani del two tempo fli era giustamente dovuto. Nel ve- air egli a Vienna per anisterc ad un consi- tlio di guerra, assalito da catarro alla gola in Yicnanta di Lintz, quivi in et di quarantotto anni diede fine al suo vivere, ma non gid alla saa gloria, che viverk sempre immortale nella storia. Restd danque appoggiato il primo comando 4a’ armi in Ungheria al principe Luigi di Baden; ma per saggio che sia un capo, per gli manes di braccia, a poco servirh In viexxa e valore, Grande armata uveano alle~ Turchi; a poco pid di quindici mila stendeva la cesarea in quelle ti. Euendo morto Michele Abaffi principe di Transilvania, cola accorse il Techely, ed op- presso il generale Heisler, che con quattro reg- gimenti custodiva quelle contrade, se ne im- padroni. Fu dal Baden riouperata quella bella provincia, ¢ lasciato ivi con sette reggimenti enerale Veterani: nel qual tempo, cioé nel mese d’agosto, il primo Visire con potente Nise a capitolar Ia resa, riaoquistd Widdin @ Semend do, alla cui difesa stava 4’Aspremont ed Archino Italiani Forse Ia bravura di que- ati combattenti Ia stagione inoltrata avreb- bono potato sostenere quell’ importante citta, come fu comunemente creduc nicato agli altri, dove giaceva polve da cam none, cagiond un vasto e deplorabil ¢: Da si fieri tremaoti rimasero conquass case della citth ; sopraggiunse anche il faoco a fare del resto, In quel?’ ort tati i Tarchi da qualche traditore, non tro varono difficults ad entrare nella citth, dove misero a fil di spada quanti soldati e terrarzani incontrarono,, dei quali solamente settecento ¢ la citth di Lipa. Tante perdite sommamente afflissero la corte di Vienna, e non men quella di Roma; e il santo Padre non tardd 0 desti- scudi in soccorso dell’ impera- Ja guerra contro i Fran- jo nulla parlerd, chiamandomi V Italia a riferi cid che pid E passati molti anni che in queste godeva la tranqaillita della paces provincie e perd a larmente de’ teatri, era salita in alto pregio, attendendosi dappertatto @ suntuose opere in » on essersi trasferite a decorare i € le muricheste I’ adulterato titolo di dove i duchi Ferdinando Ci Francesco If d’ Este si al loro stipendio i pid accreditati cantanti @ le pid rinomate cantatrici, ¢ i sonatori pit co- i j musicali stramenti. Invalee in pagare le ducento, tre- uesti tempi I’ uso cento , ed anche pid dobble a cadauno dei pid melodiosi attori nei teatri, oltre al dispen- dio grande dell’ orchestra, del yestiario, delle scene, delle illuminazioni, Spesialmente Ve~ nezia colla suntu sica, € con al carnevale un incred niera, tutta vogliosa di apendere. Roma atessa, essendo cessato il gido contegno di Innocenzo XI, com eid ad assaporare i pubblici sollazzi, nei quali nondimeno mai non mancd la modes desi poscia Pippo Acciaiuoli, nobile caval on tanto ingegno architettare invenzio macchine in un privato teatro, che 1i dietro 1’ ammirazione d’ognano, e mer ben poster eccoti la guerra, gran flagello de’ poveri mor tali, che viene a sconvolgere la quiete dell’|~ i atempi. Gran tempo era che Vittorio Amedeo Il, li mente non aveva forse chi andasse al pari con tui, non sap. digerire il dominio de’ Franzesi nel forte di Barraux, ¢ in Pinerolo, ( fortezza situata nel tati e ai vicina a Torino) e in Monferrato, troppo contiguo ai me- opere in rou- tirava a sé nel gente stra- il numero quieto in casa see e Be ad altro non pensava che a scuotere questa specie di schia- itd. In occasione che I’ imperadore, impe- rio, la Spagna, V’Inghilterra ¢ ’Olanda erano in guerra colla Francia, anch’ eg trovava impegnato nell’ armi per domare i idesi , con altro nome chiamati Barbetti, suoi, ma eretici. Fece per questo gran leva di gente: nel qual medesimo tempo an- che il conte di Fuensslida governator di Mi- Jano era occupato in un gagliardo armamento: il che diede tem andamenti del duea, ¢ il sn0 ministro in Torino spieva continuamente ogni sua azione. Essendosi por- tato ess0 duca in un carnevale precedente a Venezia per divertirsi, non pote scostarsi d fianchi quel ministro; e fu poi creduto che questo principe segretamente trattasse in quella coll’elettor di Baviera ¢ con altri prin- cipi. Aveva egli anche ottenuto dall? impera- lo di Re di Cipri edi Altezza Reale, fin qui a lui contrastato da quella corte ; ed anche Vinvestitura di veotiquattro fea Langhe, per li quali pagd cento venti mila dobble alla camera cesarea. Scoprirono inoltre i Franzesi un commercio di lettere fra eso duca e Goglielmo principe d’ Oranges, che sedeva sul trono della Gran Brettagna, qui ché forse an delitto al sovrano della Savoia Ja corrispondenza con chi era nemico della Fran Poco si stette a vedere quali risoluzioni pro- ucessero questi sospetti nella corte di Par perciocché venata Piemonte sedici 0 diciotto mi comando de’ quali fa dato al signor di C: nat, luogotenente generale e governator di Ca. sale. Si comincid allora a parlar alto col duca ANNALI D'ITALIA Vittorio Amedeo, e fu creduto che questi esi: bise di starsene neutrale. Ma_perciocché Catinat (e questo é certo ) richiese per sicu- rezza della fede del duca di mettere pre: nella cittadella di Torino e in Vern briglia si disgustosa, non si senti voglia principe generoso di volerla accordare , r Tuto piuttosto di sagrificar tutto, che di crescere le sue catene. Si and € neziano, testa da gran_maneggi , quegli prin- cipalmente fa che mowe il duca ad entrare in questo impegno, ¢ che manipold il restante 4i quegli affari; perloché ad istanaa de’ Fran- zesi fa poi proscritto dal senato veneto. Non mancarono persone che credettero stabilita molto prima d’ora V alleanza del duca col- P imperadore, Spagna, Inghilterra ed Olanda 3 ma i pubblici presso il Du-Mont ed altri cl fan vedere la sua lega col re di Spagna sot- nel di 3 di giugno del presente anno; V altea con Cesare nel di 4 seguente, e quella colla Gran Bretagna ed Olanda nel di i ‘ottobre. S’obbligarono i primi di sommi possenti aiati di milizie al duca, e gli altri somina di trenta mila seadi per mese. Fra in- stianissimo, e ch’ egli intendeva di volersi di- fendere dalle ingiuste lui violenze. Si pro- clamd dunque le guerra; a fanti dello Stato di Milano; I’ imperatore e gli elettori di Brandeburgo e Baviera fecero marciare alcuni reggimenti in Ita suo, e tutto si vide in armi il Piemonte. Fu dichiarato il duca generalissimo dell’armi col- Pe dati milanesi fu inviato a ristrignere la guer- | nigion franzese di Casale, ch’era molto in- si torio Amedeo di sperimenter 1a sua fortuna , trovando egli il suo campo moltosuperiore di numero al franzese. Non aveva egli peranche imparato che alle trappe di nuova leva, quali buona parte erano le ae, ¢ quelle dello Stato 4i Milano, si pud far apprendere ben mente I’ esercizio dell'armi, ma non gi raggio. Perciocché I’ accorto Catinat aveva Fi: | solato, 0 falto Gnta di voler sarprendere Sa- | Iuzz0, si mosse a quella volta anche il daca || di Savoia con tutto I’ eser | PB, trovd che il Catinat ai ritirava; quando ecco disposto un aguato di genti e di artiglie~ rie franzesi presso la Badia della: Staffarda in Ucerti paduli, diede an si strano saluto alla ANNO MDCKXC, MDCXCI 7 vngaardia , 0 pare all’ ale sinistra del daca, che la disordind. Avanzatosi di poi il Catinat eolla cavalleria, ¢ ristrignendo la nemica che avea ai Ganchi il Pd, la costrinse « prendere Ia faga. Si combatté cid non ostante per cit que o sei ore. La fanteria dello Stato di Mi- Jape attese asalvarsi; le sole truppe spagouole € tedesche , piuttosto che cedere , salde nei oe posti, veoderono ben caro le loro vite. Ri- mamero i Franzesi padroni del campo. Il duca Vitterio Amedeo, che non s’era mai trovato a hattaglie, feoe maraviglie di valore, e si ritird poscia a Carignano con parte delle sue truppe. Cirea quattro de’ suoi rimasero estinti o senegal» ¢ fa eed pill di sesanta wails forse pid di mille furono i prigioni, colla per- dita di otto peazi di canaone, di trentasei ban- diere e di parte del bagaglio: se por pod sapere la precisa verita delle perdite nelle giorvate campali. . Le coaseguenze di questa vittoria furono, che il Catinat trovd evacuato dalla guernigion il castello di Sasa vennero alla di lui ubbidienza. In questo mentre con altro corpo Garmata attesero i Fravzesi a conquistare la Moriens ¢ Ia Tarant jenza_resistenaa si arrendé ai 0, fortezaa innanai bloccata. Per questi co- tanto sinistri avvenimenti era un gran dire dsppertatto del daca di Savoin, censurando susiaime persone, chi per amore, chi per con- 0 essi prudenza cato contro la formidabile potenaa del re di Francia, Ia qual facea paura, ¢ dava delle per- cowe a tatti i suoi nemici. Gik parea a ct cai la discorreva , di veder mendichi tut sodditi del dua, e tui spogtiato di tutto il suo dominio, ridotto colla corda al collo a chiedere quella miseri- cardia che forse non avrebbe poluto ottenere: Lo stesso sommo pontefice , commiserando il svo stato, gli esibi di trattar di pace. Ma il coraggioso principe, che ben sapea non pote! senza poviziato addestrare al mestiere dell’ Tedeschi calati dalla gli spedi tosto circa tro mila fanti; taonde ia breve si trovd forte di veoti mila combattenti, co’quali tornd in campegna assai vigoroso, e frastornd i mag- fiori progressi del Catinat. Nella dieta di Av- gosta, dove si portd sul Gne del presente anno jperador Leopoldo , fu proposta I’ elezione iw re de’ Romani di Giuseppe re d’ Ungheri wo primogenito, ancorché sembrasse I’ eta sua sou peranche capace di tanta dignita. Conco vero in essa i voti degli elettori nel di 24 di gennsio dell’ anno presente, € segui Ia corona- zione eva con gran giubilo degli amatori del- V angusta casa d’ Austria. Attento sempre il pontefice Alessandro VIII a sbarbicare gli er- tori dalla Chiesa di Dio, procedette in questi tempi contro chiunque restava o per inayver= tenza, 0 per corrotto animo, macchiato de'per- versi insegnamenti di Michele Molinos, Con- dannd ancora in questo e nel seguente anno molte proposizioni contrarie alla sana teologia scolastica © morale, ed accrebbe la gloria della Chiesa cattolica colla canonizzazione d Entrd in questo anno e prese piede in Conversano e ne’ luoghi circonvi- che oparse gran terrore per tutta II. talia, e ognun si diede ® precauzionarsi. con- tro di questo formidabil nemico. Nel di 3 di aprile dell” anno presente Dorotea Sofia pri cipessa di Neobargo, che avea per sorella ana imperadrice, una regina di Spagna ed una di Portogallo, fu sposata in Neoburgo « nome di Odoardo Farnese ipe ereditario di Par- ma, € condotta in Italia. La magnificenza con cui il duca Ranuccio II Farnese suo padre jorze in Parma, empié di ma- raviglia chionque ne fu spettatore, ¢ V espettazione d’ ognuno: si suntuose rono V’ opere in musica fatte in iardi concorso de’ pri tante spese non s’ incomodd poco quel sovra- no, ma certamente fece parlare V animo suo grande, benché aleu sero dell’ eccesso. Anno di Custo 1691. Indisione XIV. di Iwnocerzo XII papa 1. di Laopouno imperadore 34. Tuttoche il pontefice Alessandro VIII fosse pervenuto alleta di ottantun anno, purt gor della sua complessione ¢ la vivaci sua mente faceano sperare il suo pontificato; ma non gid slui, che spesso andava dicendo d’essere vicine le ventiquattro ore, e di tenere il piede sull’ orlo della fossa. In fatti sul principio dell’ anno presenti 6 follarono i malori addosso alla talmente crebbero, che nel primo di tebbraie con somma esemplarit egli passd ad ona vita migliore. Non s’era mai stancato il suo zelo io addietro per ridypre i prelati di Francia a fattar le quattro: proposizioni da loro pub- blicate in pregindizio dell’autorita della santa Sede , ma senza poter mai vincere la pugna. Al cardinale Fussano di Fourbin, chiam: che di Giansone, vomo di mirabile atti e destrezza, V’'avea fin qui trattenuto con belle parole € proposte di poco soddisfacenti ri tanto Padre, veggendosi q e perd con- dannd le proposizioni suddette , confermando una Bolla git preparata fin sotto, ib dich d? a- gosto dell’ anno precedente. In oltre ua giorno s ANNALI D* ITALIA prima della sua morte scrisse ou questo affare ‘a amorevole paterno Breve al re Ci imo. Nell’ undecimo di del suddetto febbraio 4i chiusero nel conclave i cardinali. Grandi ed eccessivamente lunghi farono i dibattimenti loro per Pelezione del novello pontefice , exsendo spesialmente stato aul tappeto il cardinale Gre- gorio Barbarigo, vescovo di Padova, uomo di anta vita, desiderato dai zelanti, ma rigettato dai politici. Stanchi oramai dii prolisso com- battimento, e spronati da caldo estivo che pid ventire nelle camerette di quella sacra Prigione , concorsero finalmente i porporati nell’ elezione d’ an de’ pid degni soggetti del sacro collegio, cioé nella persona del cardi- nale Antonio Pignatelli, patrizio napoletano ed arcivescovo di Napoli, che s’ era segnalato in varie nonziature, € mastro della camera apo- stolica avea raffinate le sue virtd sotto Ia di- sciplina del santo papa Innocenzo XI. Segui Ja di lui elezione nel di 12 di luglio, efu da lai preso il nome d’ Innocenzo XII in venera- zione dell? insigne pontefice che Pavea pro- nel 1681, Si nota era la sua probita e savierza, che ognuno si promise da lui wn ottimo pontificate ; € niuno in cid # ingannd. L’ eta sua nis personaggio d’ ottima volonts,, disinteres- tato, dotato di dolei ed amabili maniere, pieno di cariti verso i poveri, e di un costante zelo pel ben della Chiesa. Nel di r5 dello stesso luglio fa solennizzata ta di lai coronasione; ¢ quantunque trovasse esausto P erario della ca- mera papale, pure non tardd ad inviare quanti soccorsi mai poté al re di Polonia e alla re- pubblica di Venezia per la guerra che tutta- via darava contra de’ Turchi. Con occhio pa- terno ancora rimird le thise: que’ popoli tuttavia si diffuse le In one pa- rola, tosto comparve aver Dio eletto colla voce degli uomini un pastore che nulla cercava per enti, € sola- mente i suoi pensieri e desiderj impicgava a far del bene alla sua greggia. Nulla ebbe.in quest’anno da rallegrarsi la veneta repubblica delle sue armi in Levante, anti ebbe di che attristarsi, Era stato eletto capitano generale delle sue armate Domenico Mocenigo, che sciolse le vele da Venezia con tun convoglio numeroto di milizie e provvisioni da guerra, Ma pitt forti trovarono oluti di risequi- star te forterze di Canina e Vallona. Vennero in fatti_quegl’Infedeli all? assedio d’ esse per terra. Da che fu ereduto che non si potessero sostenere, furono minate le fortiicazioni di ate navi. Scoppiarono le mine e 4 evant riducendo quel luogo in un mucchio di pietre. La medesima determina- zione fa presa ed eseguita per la Vallona, che ‘tutta ando sossopra ; sicchéi Turchi non acqui- starono che ‘due deserti. Arrivd bensl in soc- corso de’ Venosiani ta squadra di otto galee maltesi con mille bravi fanti da sbaroo, me ifzia, ritenuta per la succeduta apa. Nulla di pid operarono di poi reipelago con. dosi- derio di affrontarsi colla nemica flotta, senza nondimeno trovare’ un’ egual_ vogli Infedeli. Cagion fa questo infe di cose che Ia repubblica sospirasse pid che la pace ; di essa appunto si esibl'in que- jempi di trattarne I’ ambasciatore d” Ia- ghilterra alla Porta. Maggior prosperita gode- rono le armate cesaree in ccampagna il prin jagheria. Apri la Baden oon forte Superiore contuttocid di numero turchesco, condotto da Mustafa primo Visire, Rlorioso per avere ricuperata la Servia con Belgrado. Sapeva costui il mestier della guer- deva ’ ardor de’ Cristiani per ana battaglit ora dando loro delle spelazzate oi nell’ offesa che nella difesa, tano. Non mancavano a lui ingegneri franzesi. Ridusse egli a Salankemen presso il Danabio talmente in ristretto il principe di Baden, che per maneanza eri si vide questi col consi glio degli altri generali oostretto a tentare una battaglia, benché con grande svantaggio, per ché s'ebbe ad assalire Voste nemica ne'suoi tria- cieramenti. Il di 18 d’agosto fu scelto per quella terribil danza. Se l’ardire de’ Cristiani si mo- strd incomparabile nell’ assalto, minore non comparve quel dei Giannizzeri e Spahi, che usciti delle trincee colla sciabla alla mano fe- cero rinculare V ala destra de’ Tedeschi, poco mancd che non Ia mettessero in rota. Accorso con alcane truppe fresche il Baden , sostenne I empito de’ Musulmani, Goché riu~ jistra d’entrare in batteglia, di 10 canto le trincee, e di comin- jo macello dei nemici, che scon- fitti cercarono lo scampo colla fuga. La vitto- ria fa completa coll’ acquisto di cinquanta can~ noni di bronzo, delle tende e della cassa di guerra. Peri lo stesso primo Visire nel con- flitto , insieme coll’ Aga de’ Giannizzeri e con molti Bassi; ¢ la fama, ingranditrice di oi fat! successi, fece ascendere il numero degli ucci sino a diciotto mila, oltre alla gran copia dei feriti. Non aveano da gran tempo combattuto Turchi con tanta bravura; e perd dichiarossi ben la vittoria in favor de’ C emi comperata collo spargimento di gran san- gue, essendovene restati accisi da quattromi ed altrettanti feriti, colla perd molti in Di grande allegrease si fecero in tutta P Italia, e masimamente in Roma, pee cosi glorioss vittoria. Tuttavia restd si inde~ P armata cesarea, che niun vantaggioso avvenimento le tenne dietro, faorché quello della di Lippa, che fu presa dal gene- rale Veterani; sediato dal Baden, farono ben presi i due pri- mi recinti di quelle citta , mat? oatinata resi steoza del terzo rendé inutili tutti gli altri ANNO MDCXCI 4i tai eforsi per impadronirsese , € convenne battere Ia ritirata. Perché Belgrado si trovava troppo ben guernito di gente e di munizioni troppo pericolosa impresa fa ereduto il ten- tarne I’ acquisto. Continad in quest’anno ancora la guerra del Piemonte. Il principe Eugenio di Savoia con grosso corpo di gente tenea in dovere Ia guer- nigion di Casale, che facea di tanto in tante delle sortite; ¢ in pid riscontri vi perirono Tatanto il Monferrato eschi, con gravi do- glianze di Ferdinando Carlo duca di Mantova @ tatte le corti. E perché era creduto questo principe di cuor franzese, @ fece anche leva di alquante milizie, comincid ta corte di Vien- Ba a pretendere ch’ egli licenziasse da Man- tora iato del re Cri imo 5 con che imbrogliarono forte ri. Le prodexze Savoia nell’an- 0 presente consisterono in ridurre alla loro abbidienza la citth di Nirza col suo castello, eil forte di Montalbano e Villafranca, luoghi id avvenne ipio_d? aprile. Io oltre verso il fine di maggio il Catinat, si i te da Torino non 1). prigioniera I jone. Prese anche Rivoli, e passato di E'dlrassedio di Carmagooola,, nel dl 9 di siogno quel presidio forte di duemila persone sli rilaseid la piazza cou ritirani a Torino. Ron potea il duca Vittorio Amedeo impedire questi progress: de’ Franzesi, perché inferiore di forte. Passarono baldanzosi casi Franzesi anche sotto Cuneo, e il signor di Feuquieres gerernatore di Pinerolo, che comandava quel Vessedi diecisette giorni di trinciera aperta, oa ostante la gran difesa di quel pres de terrazzani, s’inoltrd si avanti con gli ap- procei, che sperava in breve di far cadere quella citta. Avendo egli di poi dovuto pas- sare a mutar la guernigion di Casale, resto la | diretion dell’ assedio al signor di Bullonde. Mowosi in questo tempo il principe Eugenio con quattro mila cavalli per dar soccorso alla quasi agonizzante piazza, il Bullonde atterrito Precipitosamente leva il campo, lass che indietro un cannone, tre mortari, e gran provvision di bombe, polve ed altri attrecci di guerra, siccome ancora di pane e farine oltre a molti ufiziali e trecento soldati malat 0 feriti, che erano nel convento de’ Minori Riformati, Cagion fa questa 1 che egli processato fece di poi una lunga penitenza in Prigione. Per li precedenti acquisti, e perché i Franzesi trattavano con crudelta il pacse, era entrato il terrore fino in Torino; laonde eH, Ma dopo Ia liberazion rigor! il coraggio dei Piemonte il duca in istat di campegsiare contro i nemici. Poscia nel d MORATORI ¥. Ye 19 demo mese I elettore daca di Ba persona con altre ai cavalleria accrebbe ill giabilo di quella corte e citta, dove entrd accolto con sommo onore. Ascesero questi soceprsi almeno a quindicimila bravi combattenti, che diedero molto da pen sare al Cal Anche Guglielmo re d’ ghilterra, o sin principe d’ Oranges, avea in- viato il duca di Sciomberg, valoroso signore, perehé servisse di generale al duce di Sa Accresciate in questa maniera le forze de’col- legati, nel di 26 di settembre la loro armata paud il Pd, e il principe Eugenio fu spedi con mille cinquecento cavalli ad investire Car- magnola, dove poi comparve anche I’ esercito intero. Continud Vassedio sino al di 7d? ot- tobre, in cui i Franzesi capitolarono ta res, con patto d? andarsene liberi colle lor armi bagaglio. Ma perché nell’ aver essi nel prece- dente giugno, allorché presero la medesima Carmagnola, contravvenuto ai patti, con avere spogliati i Valdesi che lore fu renduta Ie parigl Tolsero i Valdesi V’ armi e parte del bagaglio a quella trappa, ei Tedeschi, per non essere da meno, li spoglisrono del resto. Rieuperd ancora I’ esercito collegato Avigl to il Gatinet abbandond Saluszo, Savi 10 € Fossanos e perciocché rest ja contumace nella Savoia la fortezza di Mon- megliano, e volevano i Franzesi tevarsi quella spina dal piede, nella notte precedente al di 18 di novembre aprirono la trincea sotto quella jazza, che fa bravamente difesa, per quanto mai si pote, da quel gorernatore marchese di Bagnasco. Le artiglierie , le bombe e le mine con tal frequenzae vigore tempestarono quelle maura, case © bastioni, che nel di a0 di di- cembre con molto onorevoli condizioni cone venne capitolarne Ia re Un’ altra scena sul principio di novembre accaduta nel Monferrato diede molto da discor- rere ai curiosi politici. Fin qui avea tennto Ferdinando Carlo Gonzaga duca di Mantova nella citta di Casale un governatore con guer- nigione, restando i Franzesi padroni della cit- tadella. Al’improvviso il marchese di Crenant, governatore dessa cittadella, nel di 7 del mese suddetto, chiamato a desinar seco il marcheso Fassati, governatore della citta, il ritenne pri- gione, impntandogli di aver tramato col generale cesareo Antonio Caraffa re ai Tedeschi Pentrata in quella citta. Quindi tutte le porte delta citth medesima, e disarmd seppe mai bene il netto di questa faccenda. Pretesero aleuni che il duca di Mantova forse complice di quella novitt; altri, eh’ egli non vi avesse parte, € che il solo marchese Fassati fosse it colpevole; ed altri infi soperchieria de’ Franzesi, i sero scrupolo di anteporre il propria interesse alla buona fede, e volessero assicararsi che it daca di Mantova loro non facesse qualche Maggiore atrepito, fecero (ancora) te) no- vita della corte imperiale contro i principi a 10 ABINALI D’ ITALIA a’ Italia. Giacché i Franzesi aveano spedito di sussistenza nel desolato Piemonte, si rivol- sero a cercarla nei Feudi Imperiali d’ Italia. Al conte Antonio Caraffa , commissario gene- rale di Cesare, data fa I’ incumbenza di prov- vedere a tutto: uomo pien di boria , di cru- delth, di puntigli; che tole si fece conoscere anche allo stesso duca di Savoia. Poco e nulla avea egli fin qui operato a favor di quel prin- cipes gli fu bea gli altri soveani d’ 11 non solamente i quartieri, 0» Ditenti contribuzioni al gran du ‘ai Genovesi, ai Lucchesi, ai dachi di Modena, e agli altri minori vassalli Perio, che né pur os0 io di epecificarne te ion di si bar- imo impera- dor ‘Tecrolde » benché sia da credere ch’ egli Non sapesse tutto, o non consentisse in tutto a si Gera ed insolita estorsione, per scerarono le sostante degli infelici popoli Né pure andd esente da questo fagello Ra-" nuccio II Faraese duca di Parma, tuttoché i suoi Stati fossero feudi della Chiesa, e dovette dar quartiere a quattromila cavalli, avendo il Caraffa fatto valere il pretesto che quel prin- ino, Bardi, 0, ed altri piccioli laoghi da Sovveone il buon duca di Modena France- as0 II d’Este con grande sforzo del suo era rio i proprj popoli, e contattocid convene im- pegnar tutte le argenterie delle chiese, e fare degli enormi debiti, perché dalle minaccie di saccheggi andavano accompagnate le domande del barbaro ministro, Certo é che ill Caraffa non altre leggi con: che -quelle della fo cemo, se rietcano di gloria ai monarchi, niuno ha bisogno d? impararlo da me. In fatti il no- me dell’ imperadore, che dianzi per le guerre € vittorie contra de’ Turchi con dolceasa si memorava per tutta I’ flalia, comincid a pa. tire un grave deliqui che detestazioni di ai ingiusto e smoderato ri- gore; e dolendosi ognuno che il sangue dei poveri Italiani avesse anche da servire, tras. portato in parte a Vienna, a far guerra in Germania, ¢ ; E perd do Vafllizione di tanti popoli, pid che mai si accese di preaura per condurre alla pace le guerreggianti potenze, ¢ spedi calde lettere e Propose un congresso; ma senza che si tro- vase per ora spediente alcuno alle correnti fe. Esibi anche il re di Francia, a eni pe- tava forte la guerra d’ Italia, come troppo di- spendiosa, delle plausibili condizioni di pace, che non piacquero e furono rigettate. In vece del conte di Fuensalida, che fu richiamato in Tepagna per le istanze del duca di Savoia, e porld seco le imprecazioni de’ popoli dello Stato di Milano, ven: governo di quella provincia don Diego Filippo di Guzman mar- chete di Leganes, cav: che per essere di un tratto amorevole e m: roso, fu ricevuto con molto applauso. Si conchiuse in quest’anno il maritaggio della principessa Anna Luigia dei Medici, Gglia di Cosimo II gran duca di To- seana, con Giovan-Guglielmo conte Palatino del Reno, ed elettore. Nel di 29 d’ aprile in Firenze a nome d’esso elettore la sposd il gran principe Ferdinando suo featello, ¢ da li & pochi di segai la sua partenza per Lamagna. Anche il duca di Baviera, perché dichiarato governator della Fiandra, s'invid a quella volta dal?’ Italia. Anno di Casto 1692. Indisione XV. di Invocenzo XII papa 2. di Lxopowpo imperadore 35. Tanto seppe adoperarsi Vindustrioso cardi nale di Fourbin, appellato anche di Giansone, che a forza di gloriose promese induse il pon- tefice Innocenzo XII nell’anno presente ad ac- cordar le Bolle ad alquanti novelli vescovi del regno di Francia. Moltissime di quelle chiese da gran tempo erano vacanli, e all’ottimo poo- tefice troppo di ai lungamente pri dulgeora fu mal iatese da aleuni, perehe now si lird dietro aleuna soddisfazione della corte di Francia alla santa Sede, ma non lascid di essere lodata dai saggi. Avea desiderato il santo pontefice Innocenzo XI, tutto pieno di belle idee, di tramandare ai successori pontefici I'ab- borrimento da lui stesso professato al nepot smo, sul riflesso di taati disordini provenuti ia addietro dal soverchio amore de’ papi a’ prope] parenti. Fu anche voce costante che avesee stesa una Bolla in questo proposito, ma incon- traue delle difficulta a sottoscriverla in alcuni de’ cardinali, ch di questa prodigalita, quasiché un proceso anche contra di loro stessi fosse il solo prov- vedervi per Vavvenire. Comunque sia il buon Innocenzo XII, degno allievo dell’ XI, seria- mente sempre vi pensd, e col proprio exempio prepard gli devol riforma. Il bello fu, che non pochi ma ligni politici d’allora spacciavano per una sem- plice velleita questa intenzione del papa, anti ti aspettavano ogni di che anch’egli a guisa di Alessandro VII soccombesse infine alla tenta- aione, ¢ lasciasse comparir trionfanti sui Sette Coli i suoi nipoti. Ma era troppo ben radi- cato il vero pastorale e principesco zelo in que- sto insigne Vicario di Cristo; e perd dopo aver ben prese le sue misure, ¢ fatta sottoscrivere da tutti i cardinal la Bolla con oui a la pubblied nel di 28 di giugno di esente, con obbligar tutti i porporati presenti e futuri all’esecuzione di essa, e a ra- tificarla con giuramento ne’ conclavi, ed ogei eletto pontefice a giurarla di nuova. Di con- sea sacar, pare d’ordine d’esso santo Pa- dre, fu la felice penta, di Celestine Sfondrati abbate di Sai Gallo, che poi venne ANNO MDCXCIT promosso alla sacra porpora, effetti del nepotismo: i exegul, con tessere la 0 totti que’ papi che non si erano guardati dall’eccessivo ¢ sre~ gelato affetto verso del proprio sangne ; tatte, a mio eredere, incontrastabili giustificazioni della liberta che ho giudicato competere an- che a me, per non tacere in questi Annali uo disordine che mai pid da li innanzi non ba conoscinto né deplorato ta santa Sede, e chiun- que lei ama ¢ riverisce. Per questa nobil soluzione non si pnd dire quanto plauso e cre- dito si acqoistasse il pontefice Innocenzo XII Presso i Cattolici tatti, e fin preseo i Prote- stanti: medesimi Venne in quest’anno a Roma, a Venezia, a Genova ed agli altri principi d’ Malia 9 dal re Cristianiasimo il conte di Rabe commission di sollecitare ognuno ad unirsi con- tro Pimperadore, ch’egli rappresentara come oppreware dell’Italia colle smisurate contribu- ziosi, e coi gravosi quartieri de’ quali abbiam favellato. Ma ebbe an bel dire; grande impe- spedire anche per ta presente campagna le squadre delle lor galee ia rinforzo de’ Venetiani. Desiderosi i qualche segnal: sa, andarono dio della Canea, citta forte dell’isola di Can- dia; ¢ mel di 17 di Inglio, fatto lo sbarco, die- dero principio alle offese, e il capitan gene- soccorsi in- viati dal Saraschiere alla assediata citta, che dopo molto spargimento di sangue, convenne levare assedio; e tanto pid perché il Sara- achiere, avendo passato lo Stretto, minacciava Ja Morea. Fa infatti asediata dai Musulmani la citta di Lepanto, ma ne farono essi anche i ne di vaglia si fece di cesareo Heisler ebbe ordine di mettere il campo al Gran Varadino, citta e fortezza di molta importanza nelfa Tran- silvania sulle frontiere dell’Ungheria. Gran tem- gue si spese per arrivarne all’ mente nel di 3 di giugno si aati i Turchi rendersi con buoni patti, e nel di 5, festa solenne del Corpo del Signore, quivi Winalberd la Croce con giubilo inesplicabile degli amatori della religione cattolica. Gran festa ne fa fatta in Roma e per tutta I’Tta Neppur ivi altra maggiore impresa si fece nel Yanno presente. Per conto della guerra del Piemonte, da che fa richiamato in Germania il general Caraffa, ebe forsi pel suo rudelta, odiar da trappe cesaree ill maresciallo Caprara Bologne- se, vomo di gran credito per tante sue belle nailitari azioni. S'infermd cgli in Verona, né poté prima del di 13 di luglio rino. Tenutosi consi; da tatti bé non fu gra: all’eseroito loro. Seomanicate erano le strade per li dirupi delle montagne: pure la spe- ranza darriechir tutti coll’ideato bettino met~ i erano marchese di Lege e ill principe Eu- il lo Ceprara nes, il maresc genio. Presero Guilestre sulle prime, ¢ qaindi con assedio obbligarono Ia poco forte citta di Ambran ® presentar loro le chiavi. Quella etiandio di Gap senza fatioa venne alta loro ubbidienza, ¢ fa poi barbaramente saccheggi ta, ed anche data alla famme: cradelta wsata dai Tedeschi per dowanque passarono. Vi fu chi eredette, che se fome proceduta innandi quest’ armata, Granoble e Lione avrebbero aperte le porte. Ma exduto infermo di vaiuolo 10 da ogni parte Franzesi, ad altro non i pensd che a ritornar- sene indietro. Per varie strade ripasad quel- Varmata. L’infermo dues, portato come in un unse a Cuneo he al mo avviso del suo mate coi medic cato quelle aspre montagne. Non prima del di 4 dottubre giunse a Torino, e quindi in villa, dove si converti il suo malore in quartana dop- pia, che divenne poi continua, di modo che pid volte si dubitd di sua vita. Verso la meta di novembre ricuperd egli la sanith primiera. Ed ecoo dove andd a terminare questa che ognun si credea dovesse riuscire molto strepi: tosa campagna. Ma se pochi allori lora i Tedeschi nel Delfinato, felice la guerra da loro porta paesi © principi dl che nel srguente verno ad orride contribuzioni € quartieri, intimati dal conte Prainer, degoo delegato del tanto abborrito in Italia conte Caraffa, che poi nel seguente anno fi a render conto del sao ¢ dell’aver riposta la ou: nel’assassinar gi’ Italiani coll‘esorbitanta delle contribuzioni. Continud similmente il Prai que’ barbarici trattamenti, per li confessare che allora troppo divenne esosa in Italia la nasione tedesca; ¢ fin lo stesso duca di tne fece amare doglianze alla corte i Vienna, dolendosi che quegli ai servito, non gik a migliorare gl , ea rendere anche lo stesso duca odioso agi’Italiani, come autore di que- guerra in Era succedota un tempo innanai una ribel- lione del popolo di Castiglione delle Stiviere contra del. pris loro, signote Ferdinando Gonzaga; ¢ questa in ocoasione delle insposte ee ANNALI D'ITALIA da lui messe in congiantura delle contribu tioni tedesche. Saccheggiarone coloro il di lui palazzo ; € s° ogli non avesse avuta le fortana di salvarsi colla principessa moglie nella roc- ea, non perdonavano alla sua vita. Ricorso egli al conte Caraffa, ricevé delle truppe, furono puniti i capi della ribellione, ed egli riassunse il comando. Ma essendo ricorsi a Vienna i suoi con rappresentare nata Ia lor eolleva- zione da altri insoffribili aggravj loro imposti dal principe a cagion della moglie di i della Mirandola, affinche ella si potesse diver tire ne’ carnevali di Venezia, venne ordine al generale Pal di arrestare il principe e la pria- cipessa, ¢ ai diede principio a’ processi che non ebbero mai pid fine. Si trattd pid volte di ri mettere quel principe nel sue dominio; ma per- ché protestava il popolo (tanto era il suo odio) di voler piuttosto prendersi an volontario esi- lio, che di tornare sotto il di lui abborrito giogo, restd sempre incagliato I’affare, © reata tuttavia, dimorando oggidi in Ispagaa i prio- i di lui Ggli, sovvenati dalla generosita di quella real corte. Fa creduto che Ferdinando Carlo Gonzaga duca di Mantova sofiasse in quell’incendio; ma questo sovrano ricevette an- ch’egli nel presente anno un manrovescio dalla spagnuola. Gia dicemmo occupata di Jui La ci di Guastalla sul Po per le mendi- della duchessa sua consorte, fi dell’ ultimo duca di Guastalla, quando per le investiture cesaree era-chiamato a quel feudo il cugiao d’esso defunto duca, cio? don Vin- ceoz0 Gonzaga, il quale a nome del re goa aveva governata la Sicilia. Assi dalle milizie spagnuole e tedesche anmente fu messo in possess di Ge datosi quindi « pretendere dal daca di Mantova Te rendite indebitamente percette per tanti anoi addietro, col tempo ottenne che gli fos- di Luzzara e Reg- sero assegnate le due tert giuolo coi lor fertili terri ma in cuore del duca di Mantova re- atd tanta amarezza, che ne’ tempi siccome vedremo, prese risoluzio trassero all’ultimo precipizio. Era gia pervenuto all’anno treatesimoterzo di sua eti Francescoll @’Este duca di Modena, senza che avesse per- anche presa a risoluzion di accesarsi. Fu cre dato alieno dalle noze, perché bene spesso Tanguente per la sua debole complessione, ¢ mollo pid per In podagra e chiragra, sue mili ne. La verita nondimeno é, che re d’ Este, da cui era aiutato, del dovere, al governo, gli starbd di maritaggio, per timore nza, Ma Ginalmente sposd egli nel di 14 di luglio del presente anno la principewa Margherita Farnese, figlia di Ra- nuccio I duca di Parma, che condotta a Sas- suolo fece poi la sua solenne entrata in Mo- dena nel di g di novembre. Intanto commosso da tenerezza il cuore del pontefice Lanocenzo XII al mirare lo stato la- grimerole dell’ Italia per I’ ostinata guerra del Piemoute, ¢ gli oppressi ¢ divorati popoli dalle smoderate contribuzioni e violenze di chi mo strava d’ essere calato di Germania per difen dere da’ Franzesi la liberta di queste provin cie: raddoppid le sue premure e i suoi ufiz per tulte le corti cattoliche a fin di promuo vere la pace. Ma inutili fron anche per o1 le sante intenzioni, e solamente ebbero effet: quelle che da lui solo dipendevano pel buot regolamento ¢ vantacgio di Roma e della sacri sua corte, Con sua Bolla soppresse varie giv dicature straordinarie che si esercitavano pe € servivano a prolungar le liti eh imo danno di chi ave: Giaccbé pid non serviv: pontefici il vasto palazz< del Laterano, determind il santo Padre di farne jior uso con formarne un ospizio ai pover. i, e pensd tosto a provvederlo di ren- diteconvenienti al bisogno. Sua intenzione sulle li storpj, cie- a lavorare, ¢ di levar da Roms la molestia di tanti_ mendicanti oziosi che ri- etli potrebbero in buona parte gua il pane in qualche lavoro. Ma col tempo si mutd questa idea, e lasciate le sole donne ia quel palazzo, maschi poreri nel- Yinsigne ospizio di Ripa, siccome accennerd « suo tempo, Con Bolla poi pubblicata nel di 20 di maggio dell’ anno seguente confermé it suddetto ospizio Lateranense, ¢ i fondie pro- venti assegnati pel mantenimento d’esso. Co- noscendo ancora qual profitto potrebbe prove~ nire dal porto di Civita Vecchia, se vi si stabi- lisse un buon commerzio con varj privilegj, con fabbriche di case © magazzini, ¢ col concorso di negozi pplicd a questa impresa, diede gli ordini opportuni, acciocehé si purgassero ed accrescessero gli acquedotti e si formassero nuove fabbriche. Fece anche alzare nella ba- ticana un magaifico mausoleo alla santa memoria d’Innocenzo XI suo benefattore, € preparare ill proprio sepolero, ma con poca spesa, col non volere in esso altra inscritione che il semplice suo nome. Insomma era nato questo sempre memorando pontefice per cose grandi, ¢ dimeatico di sé stesso e de’ suoi, al- tro non avea in mente che il pubblico bene. Anno di Custo 1693. Indizione 1. di Innocenzo XII papa 3. di Leovouve imperadore 36. Per quanti passi e dibattimenti si fossero fatti fin qui, per comporre le differenze che passavano fra la corte di Roma e di Pa cagion delle proposizioni adottate dai vescovi di Francia in pregiudizio dell’aatorita della san- ta Sede, nulla s’era potuto ottenere che sod- disfacesse al sommo pontefice. Finalmente nel presente anno d’ordine del re Luigi XIV seri sero que’ prelati a papa Innocenzo XII una let- ‘tera piena di sommessione, in cui disapprova- rono gliinsegnamenti suddetti; e perd, giacché non s’era potuto ottenére, di pid, fu creduto meglio di rimettere psimiera, e di

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