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La lingua impoverita

A proposito non della lingua del ginevrino De Saussure ma della parola come la intendeva il grande linguista a cavallo tra il XIX e il XX secolo, un'altra delle carneficine intellettuali compiute gradualmente ma sempre pi velocemente nelle ultime generazioni stata quella nei confronti della temperatura e del numero delle parole, dei vocaboli. Che cosa intendo per temperatura? Il fatto che le parole sono climatiche, ed evocano climi e agenti atmosferici o meteorologici diversi. Ci sono parole calde, fredde e gelate, nebbiose, ventose, piovose, o solari, o nuvolose eccetera. una ricchezza di comunicazione espressiva e rappresentativa d'altro che si persa quasi del tutto. A questo impoverimento termico si aggiunge l'impoverimento quantitativo e quindi qualitativo del vocabolario di ognuno. Si usano sempre meno vocaboli e in modo sempre meno appropriato. In questo la tv dopo aver unificato l'Italia dei dialetti negli anni Cinquanta-Sessanta, come stato tante volte ricordato, da una trentina d'anni ha perfezionato il delitto di massa in direzione di una lingua comune povera e spesso misera (ideale per miserabili) e un pensiero, se non unico, certo disarticolato e frantumato. La radio segue la scia, e ancora pi vistosamente se la parola e il silenzio (oltre all'immaginazione di chi ascolta) sono i soli due componenti del linguaggio. La sciatteria contagiosa e progressiva della parola scritta non ha bisogno di ulteriore notifica.

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