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-Manica Lunga, Biblioteca Classense, Ravenna Il processo di conservazione (senza privilegi, n selezioni di parti) di ci che gi esiste e costituisce il risultato

dell'accumulazione materica che la storia consegna come "eredit"; ed il processo di innovazione, cio del nuovo apporto, autonomo, che si lascia impresso sulla fabbrica a testimonianza dell'uso successivo; cos Marco Dezzi Bardeschi esplica i punti salienti del suo pensiero riguardo il restauro e riguardo il metodo di intervento sull'esistente. Farsi carico dell'intera stratificazione dell'edificato sul quale si avvia l'opera di restauro e riconoscerne le singole parti che la compongono essenziale per la corretta comprensione della fabbrica. L'attenzione alla fisicit della composizione dello strato materico diventa cos indispensabile. L'esperienza della Manica Lunga presso la Biblioteca Classense di Ravenna si totalmente svolta affidando a livello operativo i modi ed i limiti dell'arresto e del contenimento del degrado. Si parla per tanto di cantiere di conservazione infatti non avvenuta nessuna sostituzione di componenti anche se molto degradati. L'intervento si risolto nella puntuale riqualificazione delle strutture(dopo un'approfondita campagna diagnostica) e nel trattamento preventivo (pulitura, indurimento, protezione) dei materiali a ciclo biologico di degrado pi accelerato (cotti, legni, malte, intonaci) allo scopo di prolungare le prestazioni nel tempo. Il cantiere stato condotto all'insegna dell'addizione e mai della sottrazione. Per recuperare l'uso pubblico occorso operare l'aggiunta di una nova pavimentazione nella sala degli Otto Pilastri (Manica Lunga) ex Magazzino di Classe, oltre alla disposizione ed all'inserimento degli impianti e delle attrezzature essenziali, come un segno forte, distintivo e mai rinunciatario.

-Castello di Rivoli, Rivoli, TO Conservare l'esistenza senza aggiunte o rifacimenti o completamenti invece il pensiero principale dell'opera di restauro per il castello di Rivoli condotta dall'architetto Andrea Bruno. Al momento dellinizio dei lavori quello che restava era il moncone delledificio progettato dallo Juvarra, latrio abbozzato e la Manica Lunga, unico resto della costruzione Secentesca e tutto versava in uno stato di avanzato degrado a causa dellabbandono e delutilizzo improprio da parte dellEsercito che ne aveva occupato i locali. Lobiettivo dichiarato da Bruno fu quello di riportare ledificio alla situazione del non finito, propria del cantiere incompiuto dello Juvarra: conservare lesistente senza aggiunte, rifacimenti o completamenti, affinch ogni cosa appartenente al tempo passato fosse mantenuta nella sua autenticit storica e artistica. Inoltre le integrazioni necessarie alledificio sono dichiaratamente moderne per evidenziarne la collocazione storica. Nella Manica Lunga stata rintracciata loriginale partitura di prospetti e ripristinate le bucature originali, sono stati eliminati i tramezzi interni della galleria del piano nobile ed stata sostituita la vecchia capriata ormai distrutta con una struttura metallica, I collegamenti verticali sono stati posti allesterno e chiaramente connotati come interventi moderni e reversibili e in parallelo stata costruita unaltra manica della stessa larghezza, alta 3,5 metri destinata a ristorante, caffetteria, laboratori. Un grave problema ai fini della fruibilit era sempre stato quello dellassenza di efficienti collegamenti verticali: gli scaloni dello Juvarra non furono mai terminati e nemmeno la scala provisionale, ideata dal Randoni in attesa di un futuro completamento degli scaloni di rappresentanza. Per esigenze tecniche i militari avevano completato la scala del Randoni con strutture di fortuna e passerelle in legno e ferro, strutture precarie senza pretese estetiche e funzionali. Tale vano risultava ideale per la costruzione di una nuova scala e il posizionamento dellascensore perch privo di orizzontamenti. Si scelse cos di demolire lintervento randoniano e di ricordarlo attraverso la rappresentazione su pavimento del vano scala e delle strutture ricavate dai disegni di tale progetto e la conservazione di tracce ritrovate sulle pareti. -Palazzo O.I.R., Cesena, FC

Il progetto di restauro per l'ex Palazzo O.I.R. a Cesena, prevede l'utilizzo della fabbrica quale "galleria d'arte" per esposizioni permanenti e temporanee. La grande galleria, voltata a botte e a crociera, al primo piano, con le relative sale che vi si aprono lungo un unico lato, ben si prestano ad accogliere la funzione di sale espositive prevalentemente per arte pittorica, dato che i proprietari posseggono gi una vasta collezione d'arte sacra. Sebbene il Palazzo O.I.R. versi in uno stato di conservazione migliore di quanto non fosse l'esempio riportato, l'obiettivo lo stesso. Un'analisi critica si per dovuta applicare alla fabbrica in quanto soggetta nel tempo ad aggiunte e manutenzioni non sempre di ottimale riuscita. L'intervento degli anni Cinquanta del Novecento infatti risulta essere male organizzato nella sua distribuzione di spazi e risalite, presenta un dislivello di pi di 1,20 m rispetto ai livelli di solaio della fabbrica di impianto Settecentesco, pertanto impraticabile agli utenti disabili; si dunque deciso di utilizzare lo spazio che attualmente accoglie le scale per raggiungere il secondo piano e le terrazze quale zona di sacrificio per ricavarne scale pi adatte alla nuova funzione e tramite l'aggiunta esterna di un ascensore collegato col pian terreno e anche con le zone a livelli sfalsati, consentire a tutti l'accesso alla fabbrica. Questo intervento che interesser solo una minima parte dell'edificio consentir per di conservare la maggior parte di esso, lasciando cos che le potenzialit e le qualit date dalla grande galleria del primo e del secondo piano restino immutate.

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