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L’ULTIMO SGUARDO

(un racconto
di
Mauro Monzali)

Cap.1

Battevo e battevo ...ma proprio non voleva saperne d'andarsene giù,all'inferno


.E' come quando(vi sarà certo capitato)
dopo aver fatto il...sì...il bisogno grosso ,ci si rimette a posto mutande e
tutto quanto
...magari felici del buon esito della seduta e ,dopo aver
tirato lo sciacquone,per scrupolo di coscienza ci si gira a controllare il
fondo della tazza del cesso .E ci si accorge
che nell'acqua,
azzurrina di disinfettante, è rimasto uno stronzo a galleggiare. Allora si tira
nuovamente lo sciacquone... con ansia ,finita
la sinfonia di gorgoglii,vortici ,risucchi e mulinelli e diradate le
bollicine,si ricontrolla nuovamente e...dannazione ...
lo stronzo galleggia ancora . Beffardo.
Non la faccio lunga:lo so e lo sapete:lo sappiamo...dai e dai ,tira l'acqua una
volta ...
due volte...tre volte...alla fine anche lo stronzo più ostinato ci va giù per
lo scarico.
Con mio marito Hank,le cose sono
andate
circa così:come uno stronzo che non vuol saperne di finire giù nel pozzo
nero(per quanti tiri di sciacquone si facciano),
così lui
sembrava non volerne sapere di andarsene all'inferno,nonostante tutte le
martellate che gli davo su quella sua schifosa
testa mezzo pelata.
*
Con la prima martellata ,in effetti,l'avevo colpito di striscio...è che non ero
ancora convinta...ero arrabbiata sì...ma proprio convinta convinta di...di
ammazzarlo ...quello ancora no. Direi che è comprensibile,dopotutto...siamo
esseri umani ,non macchine. Così ,invece che tramortirlo,l'avevo in pratica
risvegliato. Perchè Hank s'era addormentato in soggiorno,davanti alla tv. Gli
capitava spesso,la sera,dopo cena. Si sedeva sul divano,accendeva la tele ,su
un qualunque canale ... faceva qualche rutto...poi si sdraiava e cominciava a
russare...col telecomando appoggiato sul petto.
Io m'ero ritirata in camera ...cercando di leggere qualcosa...per ...per non
pensare al ...al mio povero Bernie...che proprio quella mattina...quella
mattina...
Avevo preso anche un po' di gocce di valeriana ,ma... Ma i rumori della
colonna sonora del film che stavano trasmettendo(doveva essere un film di
gangster o spionaggio) ...urla ,spari,sgommate e sgasate di macchine o chissà
che altro che s'inseguivano e si scontravano ed esplodevano...ogni due
secondi,mi disturbavano,mi disturbavano,MI DISTURBAVANO ...l'idiota s'era
addormentato col volume alto...e così nemmeno riuscivo a leggere...avevo
preso un libro di racconti di Raymond Carver...a me piace leggere...da giovane
mi piaceva anche scrivere. Sapete da bambina quando andavo a scuola la maestra
,la cara signora Davenport spesso mi faceva leggere i miei componimenti
davanti a tutta la classe ,da tanto che le piacevano e più d'una volta m'aveva
detto:"Daisy,sai hai un talento per scrivere storie...dovresti coltivarlo..." e
poi al college ,sì al college le mie poesie e i miei racconti erano
pubblicati sempre nella prima pagina del giornale dell'istituto. Avevo un
talento ,ecco...un talento che andava coltivato.
Cmq,stavo dicendo...?ah,sì... volevo concentrarmi su 'cattedrale' è un
racconto che ogni volta che lo leggo ,quando arrivo al finale ,chiudo gli occhi
e...e ...ma niente... sempre un:' BANG! e subito dopo CRASH! ...e "VIENI
FUORI CON LE MANI IN ALTO!FIGLIO DI PUTTANA!" e il
RATATTATTTAAA....RATTTAAAAATTAT...della scarica di un qualche mitra,a
distrarmi,a perforarmi il cervello. Allora ho provato a gridare:"Hank...??HA-
AANK!!PER FAVORE...VUOI ABBASSARE UN POCO IL VOLUME...?!!NON RIESCO A DORMIRE!"
Ho aspettato un poco...ma niente...i BANG!CRASH!SKKK-SKKRRIIIIKKKK!!!
continuavano come prima...così ,ho appoggiato il libro sul comodino ,ho riposto
i miei occhiali da lettura e mi sono alzata.
**
Ho detto che ho gridato...prima di alzarmi dal letto...cioè più esattamente che
ho provato a gridare...ecco,io in realtà,non sono una persona che grida...e
nemmeno che alza la voce ,veramente...non che non ne sia capace ...cioè le mie
corde vocali sono a posto e perfettamente in grado di lanciare urla...solo che
non ci riesco,non posso. Anche se voglio. E' più forte di me.
GRIDO,quando grido, solo dentro la mia testa...ma mi esce poi un filo di voce o
poco più...quando io grido ,la mia voce esce ad un volume appena normale.
Questo non credo sia un particolare importante,per capire quello che poi è
successo. Ma ritengo doveroso sottolineare che anche quella sera quando HO
GRIDATO AD HANK DI ABBASSARE IL VOLUME DEL TV...in realtà ho poco più che
bisbigliato e dunque lui non mi poteva sentire. Questo per la verità dei fatti.
Non per altro. Così mi sono stretta nella mia vestaglia azzurrina e... non sono
andata subito in soggiorno.

Uscendo dalla camera ,con lo sguardo ho cercato come sempre , per riflesso
condizionato,il cuscino rosso che sta nel corridoio ,vicino alla porta.Il
cuscino su cui Bernie si accucciava a dormire.Sapete,quando mi succedeva
d'alzarmi,la notte,per andare a prendere un bicchiere d'acqua o andare in
bagno,Bernie si svegliava e scendeva dal cuscino e si metteva seduto sulle
zampe posteriori , con le orecchie dritte e mi seguiva con gli
occhi,attento...e pareva stare lì di guardia e finchè non tornavo...non si
rimetteva a dormire.Era proprio un bravo chihuahua,era un tesoro di
chihuahua,il mio Bernie.Non mi abbandonava mai. Quasi. Vedendo il suo cuscino
vuoto e la ciotola dell'acqua accanto(non avevo ancora trovato la forza di
toglierli da lì) ,ho provato una pena...come se qualcosa mi si fosse spezzato
dentro,una pena diversa da quella che avevo provato alla mattina quando ho
visto Bernie...quando l'ho visto morto.
Avrei voluto piangere...vedendo il cuscino vuoto,vedendo che c'era ancora, al
centro, il segno della affossatura dove Bernie si accoccolava...avrei voluto
piangere perchè all'improvviso mi sono sentita sola ,così sola...sola al mondo
,sola nell'universo...sola...sola...e dal soggiorno continuavano ad arrivare
gli echi delle esplosioni ,delle fucilate...le urla ...tutto finto...tutta roba
finta...e Hank che dormiva,russava...LUI DORMIVA ,RONFAVA LUI, MAGARI
SCOREGGIAVA NEL SONNO CERTE VOLTE LO FACEVA PURE A LETTO...e io avrei voluto
piangere...ma non riuscivo a piangere...perchè avrei voluto qualcuno con cui
piangere,con cui condividere la mia pena.Ma non c'era nessuno .Ecco ,non c'era
nessuno.Questo è il punto.Nemmeno Bernie c'era più.Voi non potete immaginare
quanta umanità c'era in quell'esserino.Non c'era nessuno più,per sempre.Gli
avevo anche comprato un cappottino rosso ,bordato di verde,per
l'inverno...sembrava un principino ,col cappottino nuovo fiammante.Era tutto
orgoglioso ,quando glielo facevo indossare e poi lo portavo con me,il mercoledì
pomeriggio,a casa di Rebecca Childs dove insieme a Marion e Lucy ci facevamo
una partita a scala quaranta...tra un pettegolezzo e l'altro.

Era successo ,quella mattina,che ,forse mentre stavo facendo toeletta,forse


Bernie aveva sentito un qualche rumore insolito in giardino e allora ,,senza
che io me ne accorgessi doveva essere scappato fuori;forse aveva trovato la
porta d'ingresso solo accostata e così s'era infilato...HANK ERA APPENA USCITO
.COLPA SUA CHE NON L'AVEVA CHIUSA QUELLA PORTA.ANCHE SE IO MI RACCOMANDAVO
SEMPRE CHE LA CHIUDESSE BENE. Hank stava facendo manovra col suo maledetto
pick-up per uscire dal garage(dal bagno sentivo i rumori delle marce scalate e
dei colpetti di acceleratore) e andare alla sua segheria.Ma,a un certo punto
mi sento chiamare:"DAAAIIISYYYY...VIENI QUA UN MOMENTO..." Era Hank.
"Ma che vuole....?"mi sono chiesta...e poi ho chiamato Bernie,perchè non lo
vedevo vicino a me ...e l'ho chiamato 2-3 volte mentre andavo verso la porta
:"Bernie!Bernie!" ma lui non s'è fatto vivo...e allora ho cominciato ad avere
paura.Che fosse accaduto qualcosa.Perchè Bernie,bastava che io sussurrassi il
suo nome e correva subito.
In giardino ,in mezzo al vialetto che porta sulla strada ,Hank era
inginocchiato di fianco alla ruota posteriore destra del pick-up,la stava
esaminando ,come se fosse a terra,come se cercasse di trovare ,così m'era
sembrato,così volevo sperare,il punto dove s'era bucata...appena m'ha
scorto,s'è alzato e s'è spostato un poco di lato ,come per farmi vedere bene e
mi fa:"Te l'ho detto non so quante volte ,di tenerlo chiuso dentro,finchè non
me ne sono andato."Io ,col cuore che mi batteva in gola,ho fatto qualche passo
ancora, avvicinandomi...
La testa di Bernie era finita schiacciata sotto la ruota del pickup.Era
diventata una melma spalmata nelle scanalature del battistrada.Una melma
rossastra composta di sangue ,peli,schegge d’ossa e materia cerebrale.
°
La vita è il miraggio della serenità nel deserto dell’infelicità. Ecco cos’è.
Certi pomeriggi,quando ero sola in casa,come mi capita spesso,e non avevo
voglia di fare niente e mi sedevo sul divano e cominciavo a zappingare tra i
canali tv,Bernie mi si accucciava in grembo e mi faceva compagnia.Quella
mattina, vedendo il suo cadaverino inerte e decapitato ,mi sono venuti in
mente(sì ,proprio una cosa stupida) i cartoni animati :quelli di gatto
Silvestro e di Titty e ho pensato che sarebbe bello essere dei cartoni animati.
Se fossimo dei cartoni animati ,se questo mondo fosse un cartone animato,Bernie
avrebbe potuto fare come fanno gatto Silvestro o Will Coyote ,quando si
ritrovano spiaccicati da un masso che gli cade sulla testa o da un autotreno
che li investe:loro si rialzano in piedi,sottili come delle pizze,camminano un
poco barcollanti e poi ritornano tali e quali a prima. Bernie,ho pensato quella
mattina,se fossimo dei cartoni animati si sarebbe rialzato ,con le zampette
avrebbe raccolto la sua testolina spappolata, l’avrebbe rimessa insieme,se la
sarebbe riavvitata sul collo e sarebbe corso da me ,come se niente fosse
successo. Sentivo freddo,avevo gli occhi velati da lacrime che non volevano
scendere. C’era nebbia,una nebbia umida…come succede spesso da queste parti,qui
sulla costa atlantica,verso la fine di ottobre.

A volte la nebbia è così fitta che non si vede a un palmo dal proprio naso.
Tutto il paese è come sommerso,sepolto nella nebbia .C’è solo nebbia e
silenzio . E in quelle occasioni mi sono ritrovata a pensare che sarebbe
stato bello se davvero questo paese fosse ingoiato,deglutito,digerito dalla
nebbia ed espulso nell’oceano.Sarebbe bello ,ho immaginato certe volte,se la
nebbia poi si diradasse sul nulla.Sul vuoto. Niente più cape Heaven,niente più
case ,chiese ,negozi…niente più bravi onesti cittadini di cape Heaven…niente
più Hank…niente più neppure me…certo…e Bernie…niente più di niente …solo il
vuoto e l’oceano e le onde indifferenti che si frangono sulle spiagge e gli
scogli.
State pensando che è un’idea folle,senza senso? Sì…ma voi non ne avete mai di
idee folli?Davvero non ne avete mai? Avete così paura di voi ,dei vostri
pensieri profondi che nemmeno osate riconoscerle le vostre idee folli,senza
senso…ne avete così timore che le soffocate sul nascere,le abortite pur di non
vederle crescere,prendere forma?Vi spaventano a tal punto?
Cmq poi anche la nebbia più fitta si solleva sempre e su cape Heaven il sole
torna a splendere implacabile come prima ,come sempre. Quella mattina ,ad ogni
modo,la nebbia non era nemmeno tanto fitta.
Hank intanto aveva sollevato da terra il corpicino di Bernie pinzandolo ,con
indice e pollice della mano destra,per una zampetta posteriore. Tenendolo
penzoloni ,come fosse una pantegana, è andato a gettarlo sotto alla pianta
d’oleandro bianco.
”Lo seppellirò stasera,appena torno dal lavoro.Pensa a dove vuoi che faccia la
buca.E torna dentro che prendi freddo…E pulisci la macchia qui…prima che si
secchi.”M’ha detto,risalendo sul pick up. “Sì…caro…a…stasera…” gli ho
risposto,stringendomi il bavero della vestaglia attorno al collo. Hank ha
riavviato il motore e s’è immesso sulla strada principale… io sono andata
verso la staccionata del giardino : mi sono sporta così da poter seguire le
luci rosse posteriori del pick up che s’affievolivano nella nebbia.Finchè sono
svanite in lontananza. I resti del mio Bernie si sarebbero via via staccati
dal battistrada e si sarebbero sparpagliati sull’asfalto delle strade di cape
Heaven …poi pneumatici di altre auto li avrebbero schiacciati ;frammenti più
piccoli però si sarebbero incistati nelle loro scanalature e sarebbero stati
trasportati e dispersi altrove ,sempre più lontano ,in altre città ,altri paesi
sempre più ridotti a poltiglia… fino a diventare atomi…poco più ,poco meno
di nulla. Proprio niente a che fare coi cartoni animati.
Io e Bernie c’eravamo incontrati 5 anni fa.L’avevo visto cucciolino che stava
nel palmo di una mano,nella vetrina del pet shop di pilgrim street.Guardava con
neri occhioni immensi ,imploranti,appoggiato in un cuscinone enorme,sembrava
leggero come una piuma…stava proprio al centro della vetrina.I nostri sguardi
si sono incrociati … :” Non andartene…non lasciarmi…sono qui da solo-sembrava
dicesse- aiutami…” .Ho provato come una stretta al cuore.Così l’ho portato a
casa.

”Ma cos’hai comprato …? Un ratto…?”Aveva detto Hank,convinto di essere


spiritoso,non appena l’aveva visto.
”Non è un ratto.E’ un chihuahua.E’ un cane.” Gli avevo risposto.
”Mmmffffhhh…” aveva grugnito Hank. In questo modo Bernie è entrato in casa di
Mr .e Mrs.Johnson:ovvero Hank e me.
Sul vialetto era rimasta una chiazza scura;da pulire.
“PULISCI PRIMA CHE SI SECCHI.PRIMA CHE SI SECCHI!”.
Rientrando in casa ho sogguardato verso l’oleandro bianco. Ho intravisto ancora
la sagoma inerte del mio cagnolino… la vita è proprio infelice…ve l’ho forse
già detto? E ve lo ripeto.La vita è ripetizione. Ripetizioni d’infelicità.
Secondo me.
Ho sentito come un’ondata di calore crescere improvvisa ,salirmi dal petto
alla testa ,agli occhi…sono rabbrividita ,perché avevo anche freddo… e faceva
freddo …ma era come se anche una fuoco avesse preso a bruciarmi dentro nella
pancia , e di fuori la pelle come di ghiaccio .Mi sentivo di fuoco e gelo.
Mi sentivo…ecco mi sono sentita come se fosse una pezzo di me ,un pezzo del
mio corpo che Hank aveva spiaccicato e poi raccolto e buttato sotto
all’oleandro.
PER SEPPELLIRLO FINITO IL LAVORO A SUO COMODO. Era come se fosse una mia mano
,o un mio piede…era come se mi fosse stato portato via un piede ,una mano. Non
si ama il proprio piede,la proprio mano…ma se te li strappano via…allora…
E IO DOVEVO ANCHE PULIRE QUEL
LURIDO SCHIFOSO VIALETTO.CHE NON RIMANESSE LA MACCHIA.
Lo so , pensate che sto farneticando,che è un ‘esagerazione…che non può …una
persona equilibrata non può confondere un chihuahua con la propria mano,il
proprio piede o chissà che altro.Avete ragione.E’ probabile. E magari state
pensando che non è il caso di fare tanta tragedia per un chihuahua. Un
chihuahua è un chihuahua.E i pet shops sono pieni di chihuahua.E certo… in
quello di pilgrim street,probabilmente proprio in questo momento c’è in vetrina
esposto un cucciolo che è tale a quale a come era Bernie,la prima volta che
l’ho visto…certo avete ragione. Ma il mio Bernie non tornerà mai più a farmi
compagnia.

In certe belle ,luminose giornate di fine primavera andavamo a fare delle
lunghe passeggiate io e Bernie(non si stancava mica :lo tenevo in braccio)
sulla spiaggia…arrivavamo fino al faro.
A Cape Heaven c’è anche un faro.Un faro molto pittoresco. Come in quasi tutte
le cittadine che incontrate tra Boston e cape Cod. Cape Heaven sta circa a metà
strada tra Boston e cape Cod. I turisti però da noi non si fermano ;passano e
vanno oltre: a cape Cod,appunto. Chissà che ci trovano là ,che pure qui non
potrebbero trovare. L’oceano è lo stesso oceano .E pure la spiaggia .Il
cielo.L’aria.Mah,cmq meglio così…meglio per la tranquillità di noi abitanti di
cape Heaven.
Oddio a volte dei viaggiatori approdano pure qua…ma sono degli isolati,con un
che di ramingo,di malinconico nell’aspetto …sembrano dei relitti ,dei rottami
portati e abbandonati da una mareggiata…chessò … sono pittori della
domenica,con la faccia triste, che piazzano il cavalletto e si mettono a
dipingere il faro… oppure tipi strani che camminano su e giù lungo la spiaggia
deserta…un po’ genere ’via dalla pazza folla ‘ per intenderci. In mezzo a
questi tipi bislacchi secondo me capita pure qualche poeta o scrittore o
aspirante tale in cerca d’ispirazione …lontano dalla pazza folla ,appunto.
Come faccio a esserne sicura,vi state chiedendo?Non ne sono sicura. Dico così,
a intuito,a colpo d’occhio.Una sensazione che ho provato incrociando qualcuno
di questi individui dallo sguardo sperso. Da giovane anch’io scrivevo e
scrivevo e cercavo l’ispirazione…ve l’ho detto?Mi pare di sì.L’ispirazione
cmq,a parte che non ho mai capito cosa sia,se c’è ,non è fuori .E’ inutile
cercarla. Emily Dickinson non è mai uscita da casa sua e dal perimetro del
suo giardino ,tanto per fare un esempio.
Cmq ,non che la cosa mi riguardi:è giusto che ognuno consumi la vita
inseguendo il sogno che più gli aggrada;o cercando l’ispirazione. Ci siamo
scrutati,sbirciati spesso io e questi tipi strani ,bighellonando a pelo del
bagnasciuga. E loro che avranno pensato,vedendomi?Magari qualcosa come:”guarda
quella tizia col chihuahua in braccio…dovrebbe mettersi a dieta…e curare un
poco di più l’aspetto…così è patetica.”
Cosa avranno visto,mentre mi guardavano?Una vecchia (io ho 60anni …già
sessant’anni,sapete) in sovrappeso,con un chihuahua in braccio che camminava
come un’anima in pena lungo la spiaggia,fermandosi ogni tanto a fissare
l’oceano,l’orizzonte,l’infinito…forse a qualcuno avrò ispirato qualche verso
di una qualche sua sdolcinata poesia stampata in proprio.O un pittore
dilettante mi avrà ritratto in qualche sua marina : con poche pennellate…giusto
per tratteggiare una figurina lontana,indistinta . Forse ora vi domandate
cosa c’entra questo con Hank ,il volume troppo alto del tv e la martellata
.Beh ,niente.Forse.

Cmq quella mattina,dopo essere rientrata in casa,sono andata in cucina.Mi


sono fatta un cicchetto di Jack Daniel’s.Oh,sia chiaro:io d’abitudine non
attacco a bere così presto.Ma quella mattina uno strappo alla regola era
proprio indispensabile.Ero così giù.Voi non potete capire. Dopo il primo
cicchetto mi sono fatta pure il secondo:lo stomaco m’è andato a fuoco…però ho
cominciato a sentirmi un po’ meno peggio,un po’ meno giù.Jack Daniel non ti
tradisce mai,non ti lascia mai sola,è un amico vero .
La giornata sembrava non passare mai.Come se le ore fossero ferme.
Poi all’improvviso ,mi sono accorta che si stava facendo sera. Hank sarebbe
rientrato a breve. Ho preparato per la cena. Noi ceniamo presto.Dalla dispensa
ho preso un paio di scatole di zuppa di piselli Campbell.E le ho messe a
scaldare.Dal freezer ho tirato fuori una confezione maxi di stufato di manzo
con patate :quello pronto in tavola con soli 10 minuti di microonde. E l’ho
cacciata nel forno. Ad Hank lo stufato di manzo piace molto.Anche la zuppa di
piselli .

Hank è tornato a casa dalla segheria al suo solito orario. Ho sentito il rumore
del pickup che risaliva il vialetto. Mi sono ricordata della macchia di
Bernie.Non l’avevo ripulita.LA MACCHIA.
Appena messo piede dentro casa Hank mi ha chiesto:”Perché non hai pulito il
vialetto ?”
“Mi sono dimenticata…”
“Mmmmffhhh…”ha grugnito Hank.
E’ andato a farsi una doccia. Qunad’è tornato in cucina ,io avevo già
apparecchiato tutto .Una bella scodella fumante di zuppa di piselli Campbell lo
stava aspettando.Lui s’è seduto…col cucchiaio ha rimestato la zuppa:”Ancora
minestra in scatola…”ha borbottato.
“Ma è buona …”gli ho risposto
“mmmmfffhhhh…sèèèèèhhh…”
Alla tele stava passando un messaggio promozionale per Obama presidente.Hank ha
subito cambiato canale,scocciato. Hank,da quando lo conosco ,e ormai sono
42anni che lo conosco,42…è stato l’unico uomo della mia vita.E m’è bastato.Anzi
ne ho avuto quasi d’avanzo.
Hank,dicevo, non è mai andato a votare per le presidenziali.Anche stavolta non
ne aveva intenzione.Ma anche se ne avesse avuto intenzione certo non avrebbe
votato Obama. Io invece ci sarei andata a votare per Barack,per il cambiamento
,la speranza,il sogno,la gioventù.Noi tutti ne abbiamo bisogno di cambiare
,sperare,sognare,sentirci giovani.Ci sarei proprio andata…se non fosse successo
quello che è successo.
“Com’è andata oggi alla segheria…-gli ho chiesto,mentre cenavamo ,per fare un
po’ di conversazione-…tutto bene?”
“Mmmmhhh…abbastanza…” ha bofonchiato.
Ma lo so che le cose alla segheria non vanno più bene come un tempo.Già da un
pezzo.E quelli della banca lo so che fanno pressione perché Hank restituisca
il prestito ; Hank continua a chiedere ancora un po’ di tempo…e loro non
gliene vogliono più concedere delle dilazioni.Sentono già l’odore del
sangue.Girano già attorno alla sua segheria.Per divorarla.E forse anche attorno
a casa ,la nostra casa. Pescecani.

Lo stufato di manzo Hank lo ha assaggiato appena,lo ha giusto spilluzzicato.


“Poco male …-pensavo,vedendo che ne era rimasto un bel po’-Bernie va matto di
questi bocconcini.”
“Il cane lo seppellirò domattina,prima di andare alla segheria…ormai è tardi…
-m’ha detto Hank ,sbadigliando- hai pensato a dove vuoi che faccia la buca?”
Io ,sentendo lquelle parole…forse ho fatto una faccia stranita…perché Hank m’ha
guardata un po’ così,come se pensasse ‘chissà che le passa adesso per la
testa a ‘sta mezza matta’…:”Allora…dove la scavo la fossa?”
“Va bene,anche …va bene … anche vicino all’oleandro…” gli ho risposto.
”E NON SONO MATTA,IO!NON GUARDARMI COSI’!SEI TU…TU CHE…TU!”GLI HO URLATO
,DENTRO DI ME!
“Mmmmhhh…d’accordo.”ha detto .
Poi s’è alzato ed è andato in soggiorno. Lì abbiamo una tv col maxischermo.
Io ho messo piatti e posate nella lavastoviglie.
Le cose non vanno bene non solo giù alla segheria.Anche tra di noi;c'è una
barriera trasparente che ci divide ,da tanto tempo . Che ci divide e che ci
tiene ancora insieme ,se così posso dire. Come se a questa barriera che ci
separa fossimo però incollati:Hank da una parte e io dall'altra.Incollati e
divisi.
Quando viene a letto...Hank ...si gira di spalle ,con un sospiro.Spegne subito
l' abat jour, dalla sua parte. Fatica pure ad augurarmi la buona notte.
Conosco meglio la sua nuca della sua faccia ,ormai.Alla base del collo gli si è
formata una piega,una specie di ruga.Forse se avessimo avuto un figlio ,le cose
sarebbero andate diversamente.Sì,sarebbero andate diversamente,lo so ,lo
sappiamo io e Hank.
Ma.
Lo stufato avanzato l'ho buttato giù per il tritarifiuti.Una grande invenzione,
il tritarifiuti.

Ci vorrebbe anche un tritaricordi.Quelli brutti tutti giù per lo


scarico:sminuzzati fino a scomparire ,svanire.
Cmq,dicevo...sì...quella notte dopo essermi alzata ,sono andata in cucina.M'era
venuta pure sete.Un 'arsura bella e buona.Lo stufato di manzo era piuttosto
saporito.Mi sono bevuta un paio di bicchieri d'acqua.Intanto dal soggiorno
continuava ad arrivare la sinfonia di:" CRAAACCKKK!!!..."TE NE PENTIRAI ,FIGLIO
DI PUTTANA!!!...TI STRAPPERò LE PALLE E TE LE FARO' INGOIARE!..."con
l'intermezzo di qualche stupido jingle pubblicitario.
Mi torturava:vi assicuro che era una tortura.
Mentre riponevo il bicchiere nel lavello ,ho visto ,sul ripiano di formica ,il
mazzuolo di gomma dura.Di solito sta chiuso dentro ad un cassetto con i
coltelli .Ma quella notte era lì...stava lì,sul ripiano.Quando si dice la
fatalità.Io il mazzuolo lo uso per fare a pezzi il coniglio , le volte che mi
viene l'estro di cucinarlo alla cacciatora.Sapete , il coniglio lo compro
intero ,già bello scuoiato e sbudellato ,da Jack Simmons.Jack ha la migliore
macelleria di cape Heaven:è un po' caro ,ma la sua merce vale il prezzo.Lui sa
che quando gli ordino un coniglio, me lo deve preparare lasciandogli la testa
attaccata .Mi servo da lui da ...saranno trentanni buoni.Mi piace farlo a pezzi
da me , il coniglio ...ho una coltellaccio adattissimo alla bisogna;mi son
fatta consigliare proprio da Jack al momento dell'acquisto ...e quando
incontro un osso particolarmente duro mi aiuto con un colpo di mazzuolo .
Ad esempio per staccare la testa dal collo.L'osso del collo è piuttosto
tenace.Allora io appoggio la lama della coltellessa di taglio proprio alla
base del collo ,poi con il mazzuolo do un colpo secco :TAC!sulla coltellessa e
la testa si stacca di netto,manco fosse sotto una ghigliottina.Quando sentiva
TAC!...proprio e solo quel TAC! (è un suono inconfondibile) a Bernie veniva la
frenesia -avreste dovuto vederlo ,povera creaturina-non stava più nella pelle
,finchè non gli davo la testa del coniglio da piluccare. Ne andava matto. Io
gli mettevo la testa mozzata nella scodella e lui ci si attaccava con i suoi
dentini .E non mollava finchè non aveva strappato via, mangiato ogni minimo
filamento di carne .Non rimaneva niente :nemmeno gli occhi;inghiottiva pure
quelli. Le ossa no:quelle erano troppo dure per lui.Alla fine rimaneva un
teschio lucido e liscio:mi faceva venire in mente quelli dipinti da Georgia
o'Keeffee.

Mi piace molto il coniglio alla cacciatora.Lo cucinavo spesso.Pure ad Hank


piaceva. Sono una brava cuoca,se mi ci metto.Non crediate che Hank lo abbia
trattato solo a zuppe Campbell e piatti precotti e surgelati.No,no…gli ho
preparato anche tanti bei manicaretti.Proprio come ogni brava mogliettina
innamorata del suo maritino deve fare. E io l’ho fatto,lo facevo. E lui si
leccava le dita,altrochè.
Voi come lo fate il coniglio alla cacciatora? Io lo sfumo col Jack Daniel’s. E’
il mio tocco personale.Ci vogliono due bei bicchierini di Jack Daniel’s:quando
il coniglio ha preso un bel colore di rosolatura ,il primo bicchierino lo
bevete voi ,il secondo lo buttate sul coniglio ,alzate il gas e aspirate
profondamente i vapori di whisky che si sprigionano all’istante dalla
casseruola…l’effetto del bicchierino di Jack Daniel’s che avete appena scolato
sono rafforzati mirabilmente da quello dei ...fumi dell'alcool che state
sniffando.Una sensazione inebriante. Provate.

Ad ogni modo…potete crederci o no,ma ci sono stati giorni che siamo stati
felici insieme,io e Hank.Sì ,felici. E se qualcuno mi avesse predetto che
sarebbe finita così gli avrei dato del pazzo.Gli avrei urlato che io avrei
amato il mio Hank ,per sempre.Anche voi ,ci scommetto…se ora vi dicessi che
quello che è successo a me …a noi…cioè… può capitare pure a voi…pensereste
subito:”Ah no…io lo amo…cioè …lo rispetto il mio John…il mio Billy…il mio
vattellapesca e lui mi ama…mi rispetta e non ci potrebbe mai succedere di…”
Certo,certo. Cmq siamo stati felici,un tempo. Sembra impossibile,adesso,a
ripensarci.
E… quando lui mi chiese di sposarmi …me lo ricordo ancora come se fosse
ieri:”Daisy…amore…-mi disse ,guardandomi negli occhi ,all’improvviso…con un
tono di voce,un tono di voce che… e prendendo le mie mani nelle sue e
attirandomi un poco verso di lui…e io m’ero sentita mancare il fiato ,forse per
il presentimento che quello ,quello era …stava per essere il momento…- …
Daisy…”ripetè …e poi aveva esitato…e io mi sentivo come in equilibrio su un
filo … in alto…sospesa…come sul punto di volare o di precipitare …a seconda di
quello che Hank,il mio Hank dagli occhi cerulei che assomigliavano a quelli di
Paul Newman ,m’avrebbe detto.Eravamo nella sua vecchia Dodge blu. Blu nelle
parti dove non aveva preso ancora il sopravvento il color ruggine. Aveva anche
acceso la luce di cortesia dentro all’abitacolo :non lo faceva mai.Ci
frequentavamo già da un paio d’anni. C’eravamo conosciuti alla festa di fine
anno scolastico.Hank aveva un anno più di me.

Allora,quella sera ,come quasi tutte le sere,eravamo entrati nel nostro drive-
in preferito a…a pomiciare: si diceva così,allora. E vi garantisco che quando
pomiciavamo,pomiciavamo sul serio.Quante volte tornavo a casa ed ero tutta…
scombussolata ,piacevolmente scombussolata .
Hank… lui ci provava sempre a… ad…andare oltre…sì insomma ,avete capito a…
prendersi delle libertà…l’uomo si sa… ma io non gli ho mai permesso di
superare un certo limite…prima ha dovuto sposarmi :davanti a Dio .
I miei genitori(che Nostro Signore li abbia in gloria) mi hanno inculcato dei
sani principi e gliene sarò grata finchè vivo.
Così quella sera Hank,fissandomi con i suoi occhi cerulei mi disse:”Daisy…
Daisy… è da un po’ che ci penso…e …e…”
E sembrava non trovare la forza di andare avanti e allora io ,con un filo di
voce,col cuore che mi batteva da impazzire, bisbigliai:”Sì,Hank…tesoro …cosa… ?

“Ecco…Daisy…vorresti sposarmi?”
Oh…ho toccato il cielo con un dito.Ve lo giuro. Mi sembrò di toccare il cielo
con un dito,quella sera…dentro quella Dodge mezzo smangiata dalla ruggine…
grande come l’universo mi sembrò quell’abitacolo…e la luce di cortesia era più
luminosa della più luminosa delle stelle… e Hank,il mio Hank…era il re di
quell’universo e io sarei stata la sua regina. Per sempre.
Sì,ho toccato il cielo con un dito ,quella sera. Ve lo giuro su quello che ho
di più caro.Ve lo giuro sul figlio che non ho mai avuto,non ho mai potuto
concepire.

La felicità …la felicità a volte,non è altro che un sembiante- tanto più


fascinoso,quanto più finto -che l’infelicità assume all’improvviso,quando
ormai siamo totalmente illusi di averla conquistata la felicità,
per disincantarci,deluderci,terrorizzarci,mostrandosi col suo vero volto ,
celato ,fino ad allora, dietro a quella ammaliante maschera. Voglio dire:è
come in quei film fantasy dove a un certo punto l’eroe ,dopo aver superato
mille pericoli ,affrontato centinaia di prove, raggiunge la bellissima
principessa ,colei per cui ha sofferto e combattuto e per la quale ha
resistito alle false lusinghe … ora finalmente la splendida creatura è lì
davanti a lui ,gli sorride …meravigliosa…invitante…”sono tua,vieni”…pare che
gli dica…agita la testa e ,come nelle pubblicità degli shampoo, i suoi
lunghissimi biondi capelli fanno l’onda e un po’ le scoprono ,un po’le
coprono il viso…lei si gira di tre /quarti…come a volersi vezzosamente
nascondere agli sguardi dell’eroe…poi si gira nuovamente verso di lui…e quel
viso bello e giovane ,ecco s’è trasformato in quello laido e schifoso di
un’orribile ,vecchia strega…il sorriso incantevole è diventato un ghigno
stridulo e satanico spalancato su denti marci… …quel volto che sembrava la
perfezione fatta carne è invece un teschio ricoperto di pelle squamosa…gli
occhi non sono più laghi azzurri e profondi ,ma due globi iniettati di sangue
che dardeggiano sguardi d’odio e derisione…e i capelli altro non sono che un
gomitolo di stoppa,abbellito da scaglie di forfora;dalla bocca , la vecchia
lurida sputa rospi e serpenti… avete capito cosa intendo dire? Prima ho
detto che siamo stati felici ,io e Hank;che abbiamo anche vissuto giorni
felici,insieme…in quel senso,felici.

Ma stavo parlando del mazzuolo che …sì …era proprio lì sul ripiano di
formica,quella notte.
L’avevo comprato quando ero ancora una sposina…c’era pure Hank quando l’ho
scelto.
Io volevo prenderne uno più piccolo…ma lui aveva insistito perché scegliessi
proprio quel mazzuolo che era il più grosso e solido tra quelli esposti e con
un bel manico robusto:”Questo è indistruttibile -aveva detto,soppesandolo-…
questo ci durerà per tutta la vita,amore…vedrai.”
Beh ,aveva ragione. Proprio indistruttibile,quel mazzuolo.

“BOOOMMMM…BOOOMMMM….BOOOMMM!!!” Esplosioni!…C’erano pure le esplosioni in quel


film maledetto …
”HAAANNNKKK!...HAAANNKKK…PER FAVORE …ABBASSA IL VOLUME!!!” gli ho urlato ancora
,dentro di me…mentre sentivo come un cerchio che mi si stringeva attorno alla
testa .Mi sono massaggiata le tempie...gli echi delle esplosioni –
insopportabili,insopportabili:neanche stesse saltando per aria il mondo intero-
continuavano a bucarmi i timpani.
Sono andata in soggiorno.
Hank era steso sul divano,proprio come immaginavo di trovarlo, con le braccia
conserte sul petto ,ronfava…stretto tra le mani il telecomando. Come facesse ad
addormentarsi con il volume della tele così alto,è un mistero che resta ,a
questo punto, irrisolto. Hank non era sordo. Il buffo è che se avessi provato a
sfilargli il telecomando dalle mani si sarebbe svegliato subito.
“Hank…Hank?” ho bisbigliato .Lui ha continuato a russare.
In quel momento,mentre lo guardavo,mentre la televisione con i suoi rumori
rendeva ancora più evidente,ancora più insostenibile il silenzio …il silenzio
tra noi ,nella casa …quel silenzio pesante ,pesante come un coperchio di piombo
.
Come se il silenzio,quel silenzio fatto di rumore ,rumore intollerabile fosse
un coperchio di piombo calato sulla casa…e su di me a soffocarmi. Un coperchio
di piombo ,quel silenzio che chiudeva la casa,la casa … come se fosse il
coperchio di piombo di una bara e come se fosse una bara,la casa …e come se
fossi sepolta,sepolta viva dentro alla casa,dentro alla bara.
Una bara fatta di rumore e silenzio .Ero sola.
Nella bara:prigioniera del silenzio e del rumore.
Hank russava,tranquillo. Ho rivisto Bernie.
Bernie:il suo cadavere senza testa…gettato sotto l’oleandro…e io …io che
nemmeno avevo trovato il coraggio di seppellirlo.
E HANK! HANK!LUI RONFAVA TRANQUILLO! E mi sono accorta allora di avere in mano
il mazzuolo. Me l’ero portato dietro,dalla cucina,senza rendermene conto.

Cap.2

Ho alzato la mano che impugnava il mazzuolo. E' un gesto che m'è venuto spontaneo.In tv c'era uno spot su
non so quale ultimo modello di pickup . Hank ha emesso una specie di grugnito,continuando a russare. Calargli
il mazzuolo sulla faccia m' è venuto naturale,conseguente.Come se non potessi fare altro che quello.Come se
non ci fosse altro da fare. Come se fossimo lì solo per quello ,noi due.Come se ci fossimo incontrati e sposati e
eccetera....solo per arrivare a questo punto ,io e Hank.
Forse l'ho già detto : il primo colpo m'è riuscito fiacco,sbilenco.Ma credo sia normale.Non siamo mica
macchine. Ho preso Hank di striscio,sulla fronte.E mi sono anche sbilanciata. Ho anche quasi perso l'equilibrio.A
momenti gli cascavo addosso...sono rimasta in piedi per miracolo.
Hank s'è risvegliato con un sussulto e un gemito...ha strabuzzato gli occhi...i suoi occhioni cerulei su di
me...tastandosi la fronte...immaginate la sua sorpresa ,il suo sconcerto ...?Vedendomi con il mazzuolo in mano
,sopra di lui...e sentendo il dolore lì dove l'avevo colpito e forse non riuscendo a capire cosa (cosa gli ,cosa ci
)stesse succedendo?
"D-d-d...aisyyy....che diavolo..."ha farfugliato,sbattendo le palpebre ...ho visto lo sbigottimento nel suo
sguardo...certo la mia faccia non doveva essere la mia solita faccia:quella con l'espressione di una con la testa
persa tra le nuvole ;secondo lui quella era la mia espressione consueta.Diceva :con la testa persa tra le
nuvole,per non dire scema;lo so che lo pensava.
Lo sbigottimento poi è diventato paura...sì paura...ma ho visto anche un altro lampo un altro ...un altro ..come
dire...come se stesse pensando:"cosa è saltato in mente a 'sta matta...?" .Ecco è stato allora ...allora notando
quel disprezzo ,quella compassione mista a disprezzo ,nei suoi occhi , compassione e disprezzo e pena verso
di me ...VERSO DI ME....COME SE IO NON SAPESSI,COME SE NON MI FOSSA ACCORTA... è stato allora
capendo che per lui ero solo una cosa una povera cosa da disprezzare ,forse da compatire...al massimo forse
da compatire,da sopportare ...che mi sono sentita come morire ma anche mi sono sentita carica d'odio ,gonfia
d'odio ,di tutto l'odio del mondo .Hank ha allungato la mano verso di me.come per afferrarmi il mazzuolo e mi
sono spaventata:se me l'avesse strappato via di mano-ho pensato- sarebbe stata la fine.Allora con tutta la
disperazione e la forza possibile gli ho tirato un'altra botta.Bella forte,stavolta. L'ho centrato alla radice del
naso.

Il sangue è sprizzato fuori dalle narici ,in un bel fiotto rosso . Hank è ricaduto all'indietro, con la schiena sul
divano ,mezzo stordito dal colpo.Il sangue gli colava sulle labbra e sul mento ; Hank ha cominciato a tossire
,respirava con affanno...meccanicamente s'è portato una mano sulla bocca ...poi l'ha fissata ... tutta sporca di
sangue... "Dai..sy...-ha borbottato,guardandomi con occhi vitrei,mentre il sangue gli scorreva abbondante giù
per il collo...una macchia rossa si stava allargando sulla sua giacca da camera - ...per l'amor di Dio,ti
supplico..." .Ha provato a rialzarsi ancora...ad afferrarmi il mazzuolo...sì mi supplicava per l'amor di
Dio,adesso...il maiale... io mi sono ritratta un poco...ma lo sapevo che se fosse riuscito a strapparmi il mazzuolo
,allora Dio se lo sarebbe scordato subito e m'avrebbe sfondato la testa.
"Dai...syyy" ha bisbigliato ancora ,protendendo la mano ,cercando di alzarsi in piedi...si muoveva come una
marionetta a cui fosse stato tagliato qualche filo. Io allora in quel momento ho avuto l'ispirazione giusta.Non so
ancora oggi spiegarmi come m'è venuta. Ma ringrazio il cielo che mi sia venuta. Ho impugnato il mazzuolo a due
mani.Mi sono bilanciata ben sulle gambe e ho tirato un'altra botta.Con tutta la rabbia che avevo.L'ho preso in
piena bocca .

Devo avergli fatto ingoiare qualche dente... o forse gli è andato di traverso perchè ha cominciato a tossire ,a
tossire forte e sembrava quasi soffocare...tossiva ...e doveva anche respirare,ma faceva fatica ,per via del
sangue che gli colava dal naso rotto e dei denti che gli erano caduti in gola...rantolava...un rantolo che
assomigliava al suono di un organetto ...qualche altro dente l'ha sputato,sul divano.
Ho incrociato i suoi occhi ancora,i suoi occhi cerulei che sembravano sul punto di schizzare fuori dalle orbite
:c'era il panico nel suo sguardo ...c'era la paura di morire ,la disperata percezione che quelli erano i suoi ultimi
istanti di vita ... la consapevolezza di non avere più scampo .E moriva per mano mia,cioè di sua moglie:colei
che aveva promesso davanti a Dio di amarlo,rispettarlo,essergli accanto nella buona e cattiva sorte eccetera
...davvero una brutta sorpresa,povero Hank...sapete immaginare un risveglio peggiore del suo,di quella sera?
Mi è parso che abbia provato a farfugliare qualcosa ancora...mi è parso che,tra i colpi di tosse e i rantoli, abbia
farfugliato :" Per...per...chè...?"
Perchè...perchè ? Come se non sapesse...come se non capisse ...come se non riuscisse a trovare una
spiegazione.Domandava a ME il perchè.Come se IO stessi commettendo una inspiegabile,incomprensiblie
pazzia. "PERCHE'? PERCHE'?"

Gli ho tirato un'altra botta .L'ho preso sul naso:ha urlato ,ha annaspato cercando di alzarsi...l'ho colpito ancora :
in mezzo alla fronte...ci stavo prendendo la mano...è ricaduto indietro con un tonfo,come quando cade un sacco
di patate ...ha esalato un sospiro ,una specie di fischio ...come quando il vento s'insinua nelle commessure di
una finestra...:" PERCHE' PERCHE'-continuavo a gridargli dentro di me- CREDI CHE NON LO SAPPIA CREDI
CHE NON LO SAPPIA DOVE VAI COSA FAI QUANDO DICI CHE PARTI PER AFFARI PER ANDARE A
CERCARE NUOVI CLIENTI DICI PER ALLARGARE IL GIRO DELLA SEGHERIA.CREDI CREDI CHE NON LO
SAPPIA-Hank gemendo ha provato di risollevarsi ancora ,non so dove trovasse tutta quella energia...ha girato la
testa un poco di lato ...così l'ho centrato sulla tempia...quella destra :forte,più forte che mai ... Hank ha fatto un
verso come di un maiale quando lo scannano ...a me è sembrato di vedere qualcosa...qualcosa schizzare via
dalla testa di Hank...il sangue gli copriva il viso...era diventato irriconoscibile ...il sangue era dappertutto,anche il
sofà si stava inzuppando- LI CONOSCO I TUOI AFFARI LO SO CHE VAI A TROVARE LE TUE PUTTANE
QUANDO PARTI PER AFFARI-
Hank s'è afflosciato sul divano portando le mani al volto...l'ho colpito sulla testa...ho sentito il mazzuolo come
affondare,penetrare...l'ho alzato di nuovo e ho colpito ancora nella stessa posizione...il mazzuolo è penetrato
un poco di più- CREDI CHE NON ME NE SIA ACCORTA QUANDO TORNAVI A CASA QUANDO TORNAVI A
CASA E AVEVI .AVEVI ANCORA ADDOSSO L'ODORE DI QUELLE TROIE.NON AVEVI NEMMENO LA
DECENZA DI LAVARTI DI TOGLIERTI DI DOSSO LA SCIA DI QUEI PROFUMI DA POCO PREZZO CHE
USANO QUELLE PUTTANE. LO FACEVI APPOSTA .LO FACEVI APPOSTA PER UMILIARMI PER UMILIARE
ME - Hank non gemeva più,sembrava inerte ... solo quando gli calavo il mazzuolo addosso,aveva una sorta di
sussulto,come se lo attraversasse una scossa elettrica- ME...AVEVI GIURATO GIURATO DI AMARMI E
RISPETTARMI DAVANTI A DIO E IO HO TI HO DATO LA MIA VITA TUTTA LA MIA VITA E TU TU MAIALE VAI
CON DELLE PUTTANE E POI TORNI A CASA E PUZZI PUZZI CONTAMINATO DAI LORO PROFUMI DA
POCO PREZZO E CONTAMINi ME E LO FAI LO SO PER CONTAMINARE ME COI PROFUMI SQUALLIDI DI
QUELLE TROIE MA IO NON SONO UNA PUTTANA IO...TI ...HO...E LA CASA.ANCHE LA CASA E'
IMPREGNATA CONTAGIATA DAI PROFUMI DI QUELLE PUTTANE DA QUELLE TROIE.

IO TI HO TI HO SI' IO TI HO AMATO TI HO DATO TUTTA LA MIA VITA E NON E' COLPA MIA NON E' STATA
COLPA MIA SE- ho sentito un fetore inconfondibile .L'inconfondibile puzza della merda. Ho guardato i pantaloni
di Hank...una macchia s'allargava:se l'era fatta addosso-NON E' COLPA MIA SE NON ABBIAMO AVUTO UN
FIGLIO.LO VOLEVO ANCH'IO UN FIGLIO.DEVI SMETTERLA SMETTERLA DI TORTURARMI.L'ho colpito
ancora in piena faccia:il mazzuolo è rimasto come incastrato dentro alla bocca di Hank.Ho faticato per
estrarlo.Ho alzato le braccia per picchiarlo ancora...ma mi sono sentita all'improvviso stanca ,stanchissima
,svutotata...il mazzuolo pesava terribilmente tanto che l'ho lasciato cadere per terra.Ho barcollato...mi sono
guardata le mani:sporche di sangue e ...e...di frammenti di pelle ...di ...di Hank ...me le sono strofinate sulla
vestaglia .Ma anche la vestaglia era tutta insozzata.La faccia di Hank era diventata una massa di sangue e
grumi e frammenti d'ossa lembi di pelle ...gli occhi non si distinguevano più ...glieli avevo spappolati ...l'orbita
destra però sembrava vuota ,infossata mentre nell'altra sembrava che qualcuno ci avesse ficcato una grossa
polpetta violacea.
La mandibola era scivolata fuori dalle sue articolazioni ed era spostata tutta da una parte.Non so se avete mai
visto i ritratti di Francis Bacon:ecco Hank era diventato uno di quei ritratti.Francis Bacon è un grande
pittore...spero sarete d'accordo con me.Lui sì ha saputo davvero cogliere l'essenza dell'animo umano. La puzza
della merda di Hank era proprio rivoltante.Ho sentito all'improvviso lo stomaco come rigirarsi e ho avuto un
conato talmente violento che mi sono piegata in due e quasi cadevo per terra sulle ginocchia ,mentre
vomitavo.Dopo aver vomitato anchje l'anima ,mi sono sentita un poco meglio .Rialzandomi ho notato che , in
mezzo alla pappetta giallognola che s'era sparsa sul parquet,galleggiava qualche bocconcino dello stufato di
manzo che avevo mangiato per cena.

In tv stava passando un notiziario. All’improvviso ,dietro di me ,alle mie spalle,ho sentito come un fruscio …e un
tonfo e…qualcosa di viscido, ho sentito qualcosa come una mano toccarmi una caviglia . La pelle si è
raggricciata ,mi si è come accartocciata ,per lo spavento …il cuore mi è caduto giù in fondo alle budella.HO
URLATO .
”Hank! - ho pensato-…maledetto!”
Mi sono chinata per recuperare il mazzuolo e sono scivolata sulla chiazza di vomito…mi sono rialzata subito e
,mi sono girata verso Hank ,pronta a colpirlo ancora. Hank era riverso sul pavimento,immobile,in una posizione
innaturale. Un braccio steso in avanti. L’ho fissato …pronta a intervenire se avesse dato un minimo segno di
essere ancora vivo. Ma non s’è mosso. Era caduto dal divano,semplicemente. La forza di gravità. Ho tirato un
lungo sospiro di sollievo. In quel momento ho percepito una specie di umido tepore che mi stava colando lungo
le cosce. Una sensazione di bagnato.M’ero pisciata addosso,per la paura.
In tv il notiziario continuava. Ho scaraventato il mazzuolo contro il teleschermo.S’è fatto silenzio,nella casa.
“E adesso ?..- mi sono chiesta ,guardandomi attorno-
…povera me!”

Ho provato schifo,ho sentito salire lo schifo dentro di me:come un’onda ,come una marea. Schifo per… per il
lerciume che avevo addosso…schifo per la puzza di merda,schifo per il sangue ,il vomito ,il piscio che
incrostavano i miei abiti,schifo… di ogni cosa …sì, anche di me stessa;
allora ho cominciato a strapparmi tutto via di dosso.
Ho buttato la vestaglia sopra il cadavere di Hank.Poi mi sono levata la felpa azzurra ,ho cacciato contro il divano
le pantofoline rosa ,mi sono tolta i pantaloni del pigiama e le mutande intrise d’orina . Sono rimasta nuda. Mi
sarei strappata via anche la pelle ,se avessi potuto…se avessi potuto mi sarei strappata via da lì,dalla casa,dal
mondo ,da me stessa. Se solo avessi potuto.
Sono andata in bagno. Ho acceso la luce.
Vedendomi nella specchiera,mi sono accorta che stavo piangendo.
Lacrime silenziose scorrevano giù per le gote. Si diluivano nel rosso delle gocce di sangue che m’erano
schizzate in faccia. Ho chiuso gli occhi,un attimo . Ho cominciato a singhiozzare,a gemere.
. E mi … e io…ho avuto paura .Sì,paura di me…e di voi … di tutti voi, là fuori :pronti a condannarmi ,a
maledirmi e a farmi a pezzi…per fare giustizia ,sì la vostra giustizia …e ho avuto paura della solitudine che si
stringeva attorno a me come una morsa ,come una tenaglia per stritolarmi .
Avevo il cervello vuoto ,vuoto e allo stesso tempo pieno. Pieno di un ronzio insopportabile,terribile.Come se la
mia testa fosse diventata una scatola ,una scatola vuota .Vuota e… e piena . Piena di calabroni che sbattevano
di qua e di la contro le pareti ,cercando una via d’uscita ,di salvezza.E me la sarei voluta aprire ,spaccare a
metà la testa ,per farli uscire quei calabroni maledetti e per farlo cessare quel ronzio ,QUEL RONZIO
MALEDETTO .
“OH SIGNORE!SIGNORE AIUTAMI!” Ho gridato,senza volere. .
Ho aperto la doccia,meccanicamente. Mi sono buttata sotto :un getto d’acqua ancora fredda m’ha fatto
contorcere,rabbrividire…poi l’acqua è cominciata a scendere via via più calda…più …come più morbida …
rilassante…il vapore -piano piano piano- mi ha avvolto come in un abbraccio leggero,etereo.L’acqua calda
scivolando lungo il corpo ,portando via la sporcizia e le lacrime ,mi ha dato un po’ di conforto,mi ha riportato un
po’ di calma,di lucidità. Il ronzio dei calabroni s’è attenuato,attenuato…fino a svanire e il cervello ha ripreso a
funzionare e …pensieri ,idee hanno cominciato a ripresentarsi alla mia mente…in maniera dapprima
scollegata ,sconnessa - mentre l’acqua fluiva sempre carezzevole su di me,portando via le lacrime .
Ad un certo punto però ho iniziato ad intravedere una sorta di trama … e… un piano …sì ho pensato che non
ero ancora perduta,che non mi avevate ancora in mano vostra e che potevo architettare un piano.

I pensieri ,insomma ,le idee hanno cominciato a collegarsi sempre meglio ,in modo sempre più stringente e gli
eventi ,le situazioni ,le…cose… a mettersi in fila gli uni dietro all’altre secondo una sequenza logica …e man
mano il garbuglio si sdipanava …quelle situazioni ,,quelle cose… non si ammassavano più caoticamente ,nella
mia testa,mentre l’acqua continuava a scorrere dolcemente,insieme alle lacrime,ma si disponevano secondo
una concatenazione …e quella concatenazione,nitida concatenazione m’è parsa indicare una possibilità e,
infine ,che mi mostrasse la via da seguire per uscire dall’orrore nel quale mi trovavo e raggiungere la…
salvezza.Sì,la salvezza.Non so se sono riuscita a spiegarmi.
Sapete ,la casa la nostra casa è(era) in una posizione piuttosto decentrata , per non dire isolata rispetto al paese
vero e proprio.I vicini più prossimi,i Cornwell distano da noi un buon quarto di miglio .In linea d’aria. La strada
,quella che dobbiamo prendere se vogliamo andare in paese o in qualunque altro posto,passa abbastanza
lontano e per raggiungerla bisogna prima percorrere una specie di viottolo .Inoltre di sera e di notte non c’è
praticamente traffico.Specie in autunno –inverno.
Voglio dire che sicuramente nessuno ,nessuno sapeva ancora cosa fosse successo,in soggiorno,quella
sera.Nessuno, tranne me.
Quando dopo essermi asciugata ,sono uscita dal bagno,ancora nuda e sono tornata in camera da letto,il piano
era già pronto,dettagliato, nella mia mente. Bisognava metterlo in pratica. Era la storia.

Ve l’ho detto che tutte le stanze della casa sono rivestite di legno?Forse no. Però che c’è il parquet sui
pavimenti,ve l’ho già raccontato ,me lo ricordo. Hank,era un patito del legno , non solo per un fatto
professionale,diciamo così…a lui il legno piaceva proprio.Gli piaceva lavorarlo.Conoscerlo. Odorarlo. Per lui il
legno era una cosa viva. E probabilmente aveva ragione,anzi senza probabilmente:il legno è una cosa viva.
Quindì casa nostra l’aveva tutta foderata di legno.Legno legno legno dappertutto.Anche la cucina è(era) in
legno.Vi state chiedendo come mai se amava tanto il legno ,se lo considerava une cosa viva,come mai lo faceva
a pezzi e quindi in pratica lo uccideva nella sua segheria?Già…come mai? Misteri della mente umana.Oscar
Wilde del resto ha scritto che ‘ognuno uccide la cosa che ama.”
Non so voi ,ma io mi trovo d’accordo con questa affermazione.
Hank,cmq posso assicurarvi che quando tagliava i tronchi in assi ,pannelli e quant’altro era convinto non di
ucciderlo quel legno, il legno di quei tronchi , di quegli alberi, bensì di dargli vita .Di renderlo allora -mentre lo
tagliava ,piallava,truciolava,sagomava - una cosa viva e che sarebbe vissuta per decenni e decenni e secoli
ancora. Forse non aveva torto.
Cmq,la camera da letto l’ho ritrovata come l’avevo lasciata. I miei occhiali da lettura ancora appoggiati sul libro
di Carver. E la metà del letto dove dormiva Hank,intatta.E i suoi vestiti disposti ordinatamente sull’appendiabiti
a muro. Tutto come prima,come sempre.Ovvio,lo so. Eppure ho avuto un tuffo al cuore ( e ho sentito tutto il
silenzio che c’era dentro alla casa e fuori. Un silenzio che sembrava pronto a divorarmi.)
Eppure…eppure m’è sembrato di entrare in un’altra dimensione ,di fare un tuffo in un universo parallelo:dove
tutto pareva uguale ,ma in realtà era diverso.
Intendo dire:era passata forse una mezzoretta da quando ero uscita dalla camera da letto ed ero solo una
signora esasperata dal volume troppo alto della tv …e adesso ,mezzora dopo,come erano cambiate le cose.
Come erano cambiate anche in quella stanza. Come non erano più le stesse,anche se sembravano le stesse.
Proprio come me. Anch’io non ero più io. Non ero più la Daisy di mezzora prima.
No,non più. Mai più .
Mi sono rivestita. Cioè ho indossato un paio di mutande pulite, il reggiseno,una t-shirt bianca,un altro pigiama
(di un bel colore blu marino) ,mi sono messa la vestaglia con le roselline gialle ,ho calzato le pantofoline di raso
bianco e…mi sono guardata nello specchio a muro…ecco. ..sembravo la solita Daisy:una signora come
tante:già avanti con l’età…a volte con un ‘espressione un po’ da svanita,come di chi all’improvviso è catturato
da chissà quale nuovo pensiero,fantasticheria o nostalgia…ma una brava persona,tanto educata…che ama
tanto gli animali ,che ha sempre un complimento e una gentilezza per i nipotini e le nipotine ,sempre tanto
taaanto carini delle amiche e che tutti sono pronti a giurare che non farebbe mai male ad una mosca.
Ed è vero:non farei mai male ad una mosca.
Invece era un ‘altra Daisy quella che si rifletteva nello specchio.Tutta differente. Eh,sì:universi paralleli. Ma solo
io lo sapevo.
Sono passata in cucina.

Ho recuperato dalla dispensa il mio Jack Daniel’s :ne ho bevuto una bella sorsata a garganella. Mi ha infuso
vigore. Poi ,dal bugigattolo delle scope e dei detersivi ho preso una scatola di svedesi ( l’ho infilata nella tasca
della vestaglia ) e la tanichetta (da un gallone ) di accendi fuoco che Hank era solito usare per il barbecue. Ho
svitato il tappo …ho controllato il livello del liquido…era ancora piena.Bene bene. Così equipaggiata sono
tornata in soggiorno. Quando ho visto… cioè ho rivisto…beh …potete immaginare cosa ho rivisto ,m’è preso una
specie di tremito convulso,incontrollabile :la tanichetta m’è caduta per terra…il jack daniel’s no,grazie al cielo.
Così ne ho bevuto un altro sorso…mi sono calmata un poco …ma avrei voluto sparire,avrei voluto rannicchiarmi
in un angolo e rimpicciolire,rimpicciolire ,rimpicciolire fino a diventare grande non più d’un atomo… e poi dopo
essere diventata atomo, frantumarmi nelle particelle subatomiche più piccola di un atomo e infine svanire
,sparire…tornare all’ origine ,l’origine del tutto:il nulla.
Avrei voluto che quello che era stato fatto ,non fosse stato fatto.Ma,era stato fatto.Sì. E l’avevo fatto io. Sì.
E non si torna indietro.No.
Ho bevuto ancora :il tremito è diminuito fin quasi a scomparire. Ho poggiato a terra la bottiglia. Ho raccolto la
tanichetta…l’ho aperta…e ho sparso tutto il liquido in giro : sul corpo di Hank… sul parquet… sui pannelli di
legno… infine sul divano e allora …proprio in un angolino del divano…proprio dove volevo versare le ultime
gocce di accendi fuoco rimaste …ho notato…mezzo inguattata tra i cuscini sporchi di sangue ,ho notato una
sorta di pallina

Mi son accostata,per vedere meglio:la pallina , grande poco più di una biglia di vetro colorata,… di quelle
grosse però…di quelle che, da bambini ,quelli della mia generazione ci giocavano per ore e ore…la pallina…
beh ,non era di vetro,no…ed era tutta ingrommata di …di sangue rappreso .Qualcosa ,però…una sorta di
luccichio ceruleo trapelava ,sfavillava …quella pallina,quella biglia, mi sono resa conto, era un occhio di Hank.
Mi sono ricordata di quando l’avevo colpito sulla tempia e m’era parso di vedere qualcosa sprizzare fuori…
ecco …gli avevo fatto saltare il bulbo oculare fuori dall’orbita,ecco cosa era stato.
E adesso l’occhio ceruleo di Hank sembrava fissarmi:come se fosse vivo:ancora vivo Avrei voluto distogliere lo
sguardo ma ,vi assicuro:per non so quanto tempo,(forse anche solo un secondo:ma quel secondo cmq è durato
un’eternità) sono rimasta come ipnotizzata ,incapace di volgermi altrove .Poi uno spasimo improvviso e
doloroso nel profondo delle viscere… m’ha fatta tornare in me,per così dire. Ho buttato giù un altro cicchetto di
whisky. Eh,non avessi avuto il caro jack daniel a portata di mano in certi momenti e in quei momenti, non credo
che ora sarei qui a…
Cmq ripensandoci , più che tornata in me ,in quell’istante,sono andata fuori di me …perché ho fatto una cosa
che , valutandola a mente fredda, è stata proprio una pazzia. La pazzia (inconsapevole) di un attimo, di cui però
poi ti rimproveri per tutta la vita ,perché per tutta la vita poi magari ne paghi le conseguenze.
Cosa avreste fatto,al mio posto?

Eh…mi sembra di sentirvi…riattaccare il vostro noioso ritornello:VOI non potreste MAI trovarvi al MIO posto.
Certe cose capitano ,se capitano, sempre agli ALTRI,vero? Non certo a VOI. Già..Non insisterò. Nessuna fede
,del resto ,è più incrollabile di quella che si ripone nelle proprie illusioni. Ma voglio ricordarvi che noi ,noi tutti
siamo gli altri. E che VOI siete gli altri .Per me.
Cmq,sono sicura che ,al mio posto o non al mio posto,nessuno avrebbe fatto quello che ho fatto io,con l’occhio
di Hank. E ‘ una cosa che ancora adesso ,riflettendoci,non riesco a spiegarmi perché l’ho fatta. Eppure l’ho fatta.
E’ successo. Del resto sono tante le cose che facciamo e poi non riusciamo a trovare la ragione vera che ci ha
spinto a farle.
Ad esempio:quando ci innamoriamo; voglio dire… quanti di voi sanno perché si sono innamorati di Tizio o di
Tizia? Cioè:quanti conoscono il motivo vero ,profondo che li ha fatti innamorare di quel tale o di quella tale?E poi
magari sposare? E quando dico motivo vero,intendo il motivo vero.
Lasciamo perdere le varie baggianate del tipo :” Oh,lui …appena l’ho visto…ho sentito che finalmente avevo
trovato la mia metà…”oppure: “Oh…è scoccata una scintilla…” .Storie.
Sempre le stesse ,tra l’altro, che ci raccontiamo nei secoli dei secoli…che ci tramandiamo sempre uguali.
D’altronde :’una menzogna ripetuta mille volte diventa una verità’. E figurarsi se la si ripete milioni milioni e
milioni di volte ,cosa diventa. Sapete cosa diventa? Diventa L’AMORE. L’AMORE…
cazzate. Tutte cazzate.
Provate ,provate per una volta almeno a guardare davvero in faccia il vostro AMORE…abbiate questo coraggio
,almeno per una volta.
Beh,ammesso che quel coraggio lo troviate, non so per quanto tempo potreste reggere a quella vista. Sì,meglio
,molto meglio se si vuole sopravvivere,fermarsi alla maschera che l’AMORE indossa. Illudersi che la sua
maschera sia il suo volto.
Ma lo so,pensate:” Questi sono vaneggiamenti d’una pazza. Una pazza .Pericolosa .Un’ assassina.”
Va bene. Cercate di non perdere mai la fede nelle vostre illusioni. E se per disgrazia la perdete, allora
fingete,fingete con tutte le vostre forze,di non averla persa.
Ma stavo parlando dell’occhio di Hank.

[bisogna rispettare le tenebre dell’anima altrui,bisogna guardare


in esse,anche se non c’è niente dentro,anche
se dentro c’è soltanto scempiaggine;non importa:
guardare e rispettare,guardare e non sputare.]
Venedikt Erofeev

Il primo impulso è stato quello di prenderlo in mano. Poi però ,mentre già lo stavo quasi pinzando con indice e
pollice ho pensato che fosse meglio di no. Ho avuto timore di danneggiarlo o…forse…m’è mancato il coraggio di
toccarlo,proprio toccarlo così ,a mani nude…l’occhio vivo di Hank.
Sono tornata in cucina ,ho rimesso al loro posto la tanichetta e la bottiglia di whisky(ormai era vuota…ho scolato
l’ultima sorsata rimasta) ,mi sono munita d’un cucchiaio e d’un tegamino( uno di quelli adatti a friggerci
l’uovo,avete presente? A voi come piacciono le uova fritte?A me all’occhio di bue) e sono tornata in soggiorno.
Aiutandomi col cucchiaio,delicatamente per non rovinarlo, ho fatto scivolare l’occhio nel tegamino. Poi in cucina
(no…lo so…ora state pensando :ecco,questa matta adesso si frigge l’occhio del marito.Col burro
,magari.Invece no,tranquilli).
In cucina dunque ho messo un poco d’acqua tiepida nel tegamino per disciogliere il sangue rappreso .L’acqua
ha cominciato subito ad arrossarsi.Quando il bulbo oculare di Hank è tornato pulito ,l’ho tolto dal tegamino e
l’ho adagiato su uno strofinaccio asciutto. Adesso era proprio bello:liscio,lucido, e con quell’iride ceruleo che
brillava nel candore . Nella sua parte posteriore era rimasto attaccato una specie di filamento…lungo un mezzo
pollice sì e no…l’ho tagliato via con le forbici. Così l’occhio era perfetto un piccolo globo bianco ,con un disco
ceruleo nel centro .Sapete che Leonardo da Vinci ,per le sue ricerche d’anatomia ,andava a dissezionare i
cadaveri dei condannati a morte e spesso si portava a casa anche organi e visceri del morto per esaminarli con
più calma e agio? Gli occhi per meglio conservarli e poi studiarli li sottoponeva ad una leggera bollitura.Li
faceva alla coque,per così dire. L’ho letto,tempo fa, sul reader’s digest. Cmq , non l’ho fatto alla coque l’occhio
di Hank.

Volevo conservarlo…ecco tenerlo con me ,per me…perchè? Non lo so :non mi viene in mente nessuna buona
ragione. Per ricordo? O come reliquia di una vita passata insieme e sprecata e che eprò avrebbe potuto essere
diversa ,bellissima ? O di che altro? Dell’amore forse…l’AMORE che ci aveva uniti quand’eravamo giovani?
Quando eravamo giovani …e credevano di capire tutto e non sapevamo niente …certo non è che poi avanzando
negli anni le cose migliorino:che si capisca e si sappia chissà cosa …illusione …pure questa. Non lo so.
Cmq,volevo portarlo via ,via con me,prima di …di…
Ma come fare ?
Poche settimane fa ho comprato uno di quegli aggeggi che servono a mantenere i cibi sotto vuoto. Però i
sacchetti che si usano con queste macchinette sono piuttosto grandi ,troppo grandi per il mio scopo.
Pochi giorni fa (vedete che tutto si concatena :in un modo che ha del prodigioso)m’è arrivata la scatola di
marrons glaces (originali francesi )che avevo ordinato via internet. E’ l’unico modo per averli ,qui a cape
Heaven.Dico quelli veri,quelli buoni. I marrons glaces li gustai la prima volta, tanto ,tanto tempo fa ,quando
Hank e io facemmo una vacanza a Parigi.Ah,Parigi! E ne rimasi estasiata. Certo ,tornata a casa, non ho più
avuto modo di assaggiarli:dalle nostre parti sono una delizia sconosciuta e irrangiungibile….a meno di
accontentarsi di imitazioni,Ma non li ho mai dimenticati .Mmmhhh…la loro squisitezza …Finchè navigando sul
web (sono vecchia ma non giurassica ) una domenica pomeriggio che m’annoiavo a morte,ho scoperto la
possibilità di acquistarli via internet.E non ho esitato.Ho ordinato i marrons glaces ,quelli veri.Certo che costano
un …occhio della testa…ma …ne vale la pena. Sapete , dentro alla scatola ogni marron glace è sigillato nel suo
bel sacchettino trasparente. Il marron glace ha una dimensione che non è poi molto differente da quella di un
occhio umano. Così ho preso l’ultimo marron glacè rimasto:ho aperto il suo involucro con ogni cura ,,badando a
non rovinarlo , ho assaporato il delizioso dolcetto …m’è tornato alla memoria,appena ho sentito sciogliersi in
bocca la glassa che lo ricopre e quando la sua polpa delicata ha ceduto sotto la pressione dei miei denti,m’è
tornato alla memoria l’aroma della pasticceria parigina dove li mangiai per la prima volta.Ho rivisto per un attimo
la Senna e mi sono ricordata di me e Hank che passeggiavamo per Montmatre ,tenendoci per mano…quanto
tempo fa.
Poi dentro al sacchettino , ho fatto scivolare l’occhio .. Ci stava . Ho deciso di provare a richiudere il
sacchettino con la macchina del sottovuoto.

Ho inserito l’estremità aperta nella camera del vuoto. E ,con un po’ d’apprensione,ho premuto il pulsante
d’avvio… beh,ha funzionato …in pochi secondi mi sono ritrovata il bulbo oculare di Hank bello sigillato e
protetto dall’azione dei batteri e degli enzimi della decomposizione …il cellophane gli aderiva come una
seconda,trasparente, sottilissima pelle .Ho tenuto ,per un po’, l’occhio sul palmo della mano destra…come
era leggero! Quasi impalpabile…l’ho esaminato … l’iride brillava ceruleo…ma ora potevo reggere quello
sguardo senza più inquietudine,né timore ,anzi… ora,mentre lo esaminavo, sentivo come una tenera,nostalgica
malinconia . Credo che fosse un sentimento simile a quello che provano le vedove , quando guardano le foto
del loro caro marito defunto. Sì,pensandoci bene ,l’occhio di Hank ,per me,era come una di quelle fotografie.
Ne prendeva il posto. Dato che nessuna foto e nessun altro oggetto che mi avrebbe potuto rammentare Hank
si sarebbe dovuto salvare …se andava a buon fine quel che avevo in mente. La mia ‘malinconia’ vi sembra
ipocrita ,quanto meno,visto quello che ho fatto ad Hank?Vi capisco:la penserei anch’io così ,se fossi al vostro
posto. Ma sono sincera,ve lo giuro.
Ho messo l’occhio’ nel taschino della felpa…proprio in corrispondenza del capezzolo della tetta sinistra…
quand’ero giovane avevo un seno che quello di Marylin Monroe non è che fosse poi tanto meglio,ve lo
garantisco. Hank ci si tuffava in mezzo alle mie tette,ci si perdeva…quando era,eravamo giovani…non ci
credereste quello che facevamo. Cmq ho fatto scattare il bottone automatico e ho chiuso il taschino.
Sono tornata in soggiorno. Restava da mettere in atto l’ultima parte del ‘piano’.La più difficile.

Dalla tasca della vestaglia


ho tirato fuori la scatola di svedesi…l’ho aperta;mentre stavo per accendere un fiammifero ,ho pensato che
forse ,dopo,sarei stata più convincente se fossi scappata fuori dalla casa -la nostra casa ,la casa della nostra
vita - se fossi scappata fuori dalla casa in fiamme ,senza la vestaglia ,solo in pigiama…perché una signora che
all’improvviso nella notte è svegliata da un fumo acre che le serra la gola ,non ha il tempo,ho riflettuto, di infilare
la vestaglia…no,lei salta giù dal letto ,terrorizzata ,angosciata così come si trova.
Allora mi sono tolta la vestaglia e l’ho buttata per terra…ma allora anche le pantofole –mi sono detta- sono di
troppo: me le sono tolte. A piedi nudi e in pigiama sarei andata,nella notte, incontro alla mia sorte. La vestaglia
,vedendola lì per terra,m’è venuta l’idea di usarla come innesco.
Così l’ho stesa in modo che coprisse lo spazio che c’era tra la porta del soggiorno e la zona del parquet dove
avevo spruzzato l’accendi fuoco. Avrei potuto appiccare l’incendio stando fuori dalla stanza e avrei potuto
controllare come il fuoco prendeva senza correre il rischio di ustionarmi(anche se …anche se una bruciatura
avrebbe reso la messinscena più convincente) e poi allontanarmi ,correre fuori quando fossi stata sicura che il
fuoco non si sarebbe fermato.
Quando m’è parso che tutto fosse finalmente a posto ho ripreso la scatola di svedesi e ho dato fuoco ad un
angolo della vestaglia. La fiammella d’un colore giallognolo ha danzato tremula,vagolando per un secondo,o
forse meno ..poi s’è spenta esalando un invisibile fil di fumo. Dannazione. E’ che la vestaglia :era di lana: lana
pura…mica di sintetico…fosse stata di sintetico ,quel fiammifero sarebbe bastato e avanzato…ma con la lana ci
voleva un aiuto,un piccolo aiuto magari ,ma ci voleva.
In soggiorno c’era anche il mobile bar. Sono andata a prendere la bottiglia del gordon’s gin,l’ho versato sulla
vestaglia.

Ho acceso un altro fiammifero…l’ho buttato sulla vestaglia … mi sono fatta indietro …ma la vampata
alta,improvvisa m’ha cmq lambito,m’ha leccato … e ho visto pallide fiammelle subito vibrare,contorcersi
,avanzare, le ho sentite bruciare lungo la mia gamba destra…
terrorizzata,mentre altre fiamme già dilagavano nel soggiorno,ho cominciato a battere con le mani nude
,urlando ,urlando ,sopra quelle fiammelle maledette che venivano su ,su…le ho soffocate quando ormai
stavano per raggiungere l’inguine.
Intanto il fuoco s’arrampicava lungo le pareti del soggiorno,serpeggiava sul parquet.Un fumo nero, acre
,soffocante si stava spargendo…il corpo di Hank era tutto avvolto da fiamme crepitanti:quelle erano le più alte e
vive… E’ sparita la luce .
Nel buio ,le fiamme sempre più violente davano vita ,intrecciandosi con le ombre che cangiavano di continuo ,
a qualcosa simile ad una danza di spettri. Mi sono lanciata di corsa lungo il corridoio, per uscire ,per
scappare fuori,via per sempre da quella casa.
Fuori…appena arrivata fuori …ho sentito come una frustata di ghiaccio lungo la schiena . Faceva freddo…sì
faceva freddo ,parecchio freddo …specie per chi ,come me, era in pigiama e a piedi nudi…ho cominciato a
tremare…in cielo , dietro a una nube che pareva di vetro smerigliato,si diffondeva il chiarore della falce
lunare. Mi sono incamminata lungo il vialetto. Quando mi sono sentita a distanza di sicurezza ,mi sono girata a
controllare.

Fiamme rossastre uscivano dalla finestra del soggiorno e disegnavano merletti infuocati contro il nero della
notte. Il resto della casa era ancora immersa in un’ apparentemente placida oscurità.Il fuoco sembrava non
aver raggiunto nessuna delle altre stanze. Cmq ,per quel che ne sapevo, i pannelli di legno non avevano subito
nessun trattamento ignifugo e dunque prima o poi…ho ripreso il mio cammino,e mentre raggiungevo la fine del
vialetto lo scoppiettio dell’incendio,pareva che m’accompagnasse…stava quindi prendendo forza …sì stava
prendendo forza. Ho aperto il cancelletto che chiude la staccionata …sono uscita sulla strada…ho guardato a
destra e a sinistra…niente e nessuno in vista…bene.Bene.
Non avevo fatto che poche decine di yarde eppure i piedi mi si erano già intirizziti e mi dolevano per i sassolini
che si conficcavano sotto ai talloni. E dovevo fare ancora almeno un quarto di miglio.
Allora ,senza volere,mentre camminavo sola,a piedi nudi,tremando di paura e freddo ,al chiarore incerto della
luna,allora mentre andavo -non sapevo verso quale destino- allora senza volere ho pregato.
Ho pregato il Padre di noi tutti.l’ho pregato affinchè accogliesse Hank nella sua pace eterna. E l’ho pregato
perché avesse misericordia di me.Perchè non mi abbandonasse tra le grinfie dei miei nemici, delle belve
travestite da uomini giusti.L’ho pregato di non contrastare l’azione del fuoco. E di salvarmi dalle belve che
dietro alla maschera della giustizia sfogano la loro ferocia; belve che m’avrebbero condannato senza remissione
e che ,ne sono certa, non sono migliori di me. E che ,ne sono certa, nella mia situazione avrebbero agito peggio
di me.
A parte che le belve non sono feroci :non sono così feroci. Loro si limitano a mangiare quando hanno fame.
Come tutti gli animali.Come fanno anche le gazzelle.Le belve feroci non sono affatto feroci ;cmq non sono feroci
come gli esseri umani:loro sì davvero feroci 24 ore su 24,per ogni giorno della loro esistenza. E non per fame.
Belve ipocrite ,gli uomini e gli uomini della cosiddetta Legge più di tutti che a mente e sangue freddo avrebbero
infierito su di me per nascondere dietro al mio castigo i loro delitti.
Celando dietro la parvenza d’una falsa virtù la spietatezza compiaciuta che alberga nei loro cuori. Certo.certo…
anch’io sono un essere umano.Non si può sfuggire alla propria natura.
Ho pregato .Ho pregato. Solo il Padre di noi tutti sa la Verità. E alla sua Giustizia ,mi sottometterò con gioia
,quando sarà il momento,quando Lui vorrà.E il suo Verdetto ,qualunque sia ,l’accetterò con letizia. Poichè il
Padre di noi tutti sa la Verità. Ma solo Lui. Per questo motivo ho chiesto la Sua misericordia.

Mi sono incamminata verso la casa dei Cornwell. A un passo che non fosse troppo lento,ma nemmeno troppo
spedito…volevo lasciare quanto più tempo possibile al fuoco, perché compisse al meglio la sua opera.Del resto
a piedi nudi non si riesce certo correre…però volevo che i Cornwell,mi vedessero affannata.
Ma non sarebbe stato troppo difficile ,mi dicevo,cercando di farmi coraggio. Il fiato che esalavo si condensava in
nuvolette di vapore.Mi sono voltata indietro,ancora…l’incendio procedeva. Ora le fiamme lingueggiavano fuori
anche dalle altre finestre della casa…bene…m’è sembrato che sfiorassero anche il garage .
L’abitazione dei Cornwell era silenziosa .Ogni luce era spenta. Erano gìà tutti a letto .ho pensato.Prima di
premere il campanello,ho esitato…ho avuto quasi ,quasi paura…ho avuto l’impulso di scappar e,di andarmi a
nascondere ,nell’oscurità,nei boschi vicini…nascondermi lì ,per sempre.Sì ,per sempre. Ma non era possibile.
Non avevo alternative. O almeno non ne vedevo. Ho suonato. Un suono breve…sfiorando appena il
campanello con l’indice. Ho atteso. Sentivo le perline di sudore raffreddarsi e come solidificarsi attorno alla
fronte.Nessun segno di vita,da parte dei Cornwell.Forse non avevano sentito.O avevano finto di non aver
sentito.
Ho suonato ancora. Più a lungo,mentre brividi gelati mi correvano lungo la schiena.Sentivo i piedi ghiacciati ;mi
pareva fossero punzecchiati da decine di spilli.
“E se non ci fosse nessuno in casa ?”-m’è venuto il dubbio-…se fossero andati fuori a cena …o…” Ma ho visto
un filo di luce trapelare da una imposta. Erano in casa. Ho provato sollievo e timore. Le cose andavano come
speravo che andassero. Anche se si facevano sempre più difficili. Ma ormai ero in strada :dovevo percorrerla
fino in fondo:era la mia strada. Era il mio destino e ne ero padrona. Come lui lo era di me.
I Cornwell ,Peter ed Anne,sono una bella coppia:entrambi sulla quarantina. Peter ha un paio d’anni più di Anne
.Si sono trasferiti qui ,a Cape Heaven nel 2003 ,mi pare,o 2004. Peter è un architetto. Il motivo preciso per cui
sono capitati qua ,fin da un paesino dell’Indiana non l’ho ben capito e loro non sono mai stati molto loquaci in
proposito. Così ho preferito non insistere. Ma siamo buoni ,anzi ottimi vicini .E sono proprio brave persone.
Hanno anche un tesoro di bimba: Alice che ha cominciato la scuola proprio quest’anno. Quando Anne ha
bisogno di un pomeriggio libero per sbrigare delle commissioni , Alice gliela tengo io,le faccio da babysitter…
le ho insegnato anche a fare la torta di mele,alla mia Alice Lei mi chiama zia Daisy:è proprio un amore.
M’è venuto in mente che avevo svegliato pure lei,che forse l’avevo pure spaventata,povera piccolina…avrei
tanto voluto essere accanto al suo lettino ,per tranquillizzarla,per dirle che non era nulla…che poteva
continuare a dormire tranquilla.

Qualcuno ha socchiuso lo spioncino della porta . Peter ,probabilmente. Ho immaginato la sua sorpresa nel
riconoscermi. Dopo un attimo la serratura ha cominciato a scattare ,con dei rumori secchi. Il cuore ha accelerato
i battiti.
”Signore aiutami”:ho implorato.
La porta s’è aperta.
“Daisy…!???santo cielo…- Peter ha gli occhi un poco sporgenti ,tipo quelli di Marty Feldman(se avete presente il
tipo) e,vedendomi faccia a faccia,li ha strabuzzati tanto che per un momento ho creduto che gli schizzassero
fuori dalle orbite..E un ‘espressione di compassione gli si è dipinta sul volto. Dovevo avere un aspetto proprio
pietoso- …ma che cosa è successo….?”
“Aiutami Peter…-ho singhiozzato meglio che potevo…- Hank…non so dove sia e …guarda là…” ho indicato
l’incendio che stava divorando la mia casa. Le fiamme s’allungavano verso il cielo con bagliori cupi. Sentivo le
lacrime rigarmi le guance:qualcuna m’è scesa sulle labbra.Ne ho avvertito il gusto salato.
“Dio mio…vieni dentro Daisy…” Peter m’ha circondato le spalle con un braccio e m’ha fatta entrare.
“Daisy…???” Anche Anne s’era alzata e ora mi guardava, stranita ,stringendosi nella vestaglia, mi guardava
come si sarebbe potuta guardare un… una creatura piombata lì ,nel suo salotto,
da un altro mondo .
“ Siediti qui ,Daisy …” Peter m’ha fatto accomodare su una poltrona.
Poi s’è rivolto ad Anne:” La casa dei Johnson…sta bruciando…tu resta con Daisy…vado a telefonare ai
pompieri.”
Anne ha lanciato un “oh!”di stupore,poi m’è venuta vicino e con un gesto che non dimenticherò mai ,s’è levata la
vestaglia e me l’ha distesa sopra come fosse una coperta. Era calda del suo calore ed emanava il buon odore
dei capi lavati e stirati di recente.
“Io…mi spiace…-ho mormorato-…ma non sapevo …non sapevo…” ho finto che i singhiozzi m’impedissero di
proseguire.
Anne s’è inginocchiata di fianco a me…m’ha messo una mano sulla spalla,scuotendola lievemente:”Coraggio
Daisy…vedrai che…ma sei senza scarpe… ”
E’ tornato Peter:“I pompieri stanno arrivando … e anche l’ambulanza…”
Anne m’ha messo un cuscino sotto ai piedi,li ha osservati…poi s’è rivolta al marito:” Per favore ,vai a vedere …
nell’armadietto del pronto soccorso dovrebbero esserci disinfettante e delle garze.”
“ Ma no ,Anne…lascia stare…-ho piagnucolato-non voglio rovinare il cuscino…”
“Ma no Daisy…non si rovina niente…”
m’ha risposto Anne. M’ha anche detto che nella tasca della vestaglia c’erano dei kleenex. L’ho ringraziata.Ne
ho preso uno per asciugarmi le lacrime.
Intanto pensavo. Pensavo a quanto tempo era passato dal momento in cui il fuoco era divampato. Quanto ne
sarebbe passato ancora prima che i pompieri cominciassero a spegnerlo. Ho calcolato 45 minuti…almeno 45
minuti. In 45 minuti il fuoco,mi sono detta,ne fa del lavoro. Sì ,ne fa del lavoro.
Peter ha portato le garze ,il cotone idrofilo ,un flacone di disinfettante. Oltre ad una bacinella di plastica e una
salvietta.
Così ho messo i piedi nella bacinella.
“Grazie,grazie …- ho detto prendendo il disinfettante e un po’ di cotone - …posso fare da me…grazie.”
Ho imbevuto un po’ di cotone con l’acqua ossigenata e ho cominciato a ripulirmi i piedi.
Sapete,in quel momento,ho provato come una specie di commozione ,vedendo la sollecitudine che Peter ed
Anne mi dimostravano. Anne si era rialzata ,,s’era avvicinata a suo marito ,che le aveva passato un braccio
attorno alla vita.
Ho sentito il fischio di una sirena in avvicinamento…l’ho sentito farsi sempre più distinto ,più forte e poi
affievolirsi ,dileguare in direzione di casa mia.
“Ecco!- ha detto Peter ,sforzandosi di accennare un sorriso-sono i pompieri! Sono stati veloci! Vedrai,Daisy…le
cose …vedrai…andranno per il meglio…”
Sì,veloci…veloci :erano stati veloci dannazione.
“Oh,spero che Dio t’ascolti…-ho sussurrato ,poggiando a terra il cotone e l’acqua ossigenata-…ma Hank…Hank
…ho paura per lui…io …ho paura che …-ho alzato i miei occhi .I Cornwell mi stavano proprio di
fronte,abbracciati. Si vedeva che erano proprio dispiaciuti ,di vedermi in quelle condizioni…la cara Daisy…la
vicina sempre disponibile,quando s’erano appena trasferiti e non conoscevano ancora il paese e la gente,ad
aiutarli per quel che poteva..,e che adesso guarda in che situazione s’era ritrovata….la casa in fiamme e il
marito …quel bravuomo di Hank…forse già carbonizzato.
Hanno suonato alla porta.
“Sarà il dottore…” ha detto Peter ,andando ad aprire.

Anne ha seguito per un momento con lo sguardo suo marito…poi con gli occhi è tornata su di me…un sorriso
che voleva essere di conforto le tremava sulle labbra. Anne è…sarebbe una bella donna ,se non avesse quella
specie di naso a patata piazzato in mezzo alla faccia.Però ha (ancora) un bel seno e un corpo ben tenuto…e poi
…Poi me l’ha raccontato una volta che ,chissà come mai ,era in vena di,per così dire , confidenze intime , una
volta insomma che le era venuta voglia di lasciarsi andare ,di raccontarsi ,di raccontare di lei e del suo Peter,del
loro menage …beh …in effetti quella volta,a dirla tutta, eravamo a casa mia,noi due sole ;era un pomeriggio:
l’avevo invitata a prendere un tè… ma oltre al tè le avevo fatto assaggiare un ‘goccio ‘ del mio Jack Daniel’s,E
l’alcool le aveva fatto effetto. Anne non è avvezza all’alcool (o non era :adesso non so se è sempre non
avvezza:si può anche cambiare e c’è sempre una prima volta ).
Fatto sta che l’occhietto le era diventato subito lucido ,un poco languido e le si era …disinibita la lingua.Così
m’aveva confidato ,ridacchiando,che al suo Peter piaceva da impazzire prenderla da dietro.
“Oohhh…” avevo sussurrato io .
E lei sempre ridendo aveva specificato che il suo Peter ,sì la prendeva da dietro e… dappertutto.
“OOOOHHHH…ma vuoi dire …anche nel…” io avevo allora commentato,cercando do fongere uno stupore il
più genuino possibile .
Anne aveva bevuto un altro sorso di whisky :” sì…e…e piace anche a me .” aveva concluso.
Poi aveva sgranato gli occhi e s’era portata una mano sulla bocca:” ma cosa ti sto raccontando…-aveva
bisbigliato-…o Daisy…giurami che non dirai mai a nessuno …” e poi s’era messa a ridere ,senza terminare la
frase.
“Anne –l’ho rassicurata – resterà un segreto tra di noi.Te lo giuro.” E io sono di parola.
Voglio cmq dire ,tornando al naso a patata di Anne,che Peter,visti i suoi gusti,non ce l’aveva davanti poi tanto
spesso. E quindi non era un gran problema.

“Signora Johnson…” il dottor Hill mi si è avvicinato,dopo aver scambiato un rapido cenno di saluto anche con
Anne. Lo conoscevo il dottor Hill;lo conosco da quand’era un ragazzino:i suoi genitori , Mike e Linda , avevano
un emporio di alimentari giù a Jefferson square e da loro mi servivo spesso.Mike ha ceduto l’attività ,un paio
d’anni fa ,dopo che Linda è morta ,al’improvviso per una emorragia cerebrale.
Il dottor Hill,Henry mi si è inginocchiato davanti ,poggiando a terra la sua valigetta di cuoio:l’ha aperta. “Sono
qui per aiutarla ,Daisy…vorrei misurarle la pressione …se non le spiace.” Henry ha un ‘età che più o meno
potrebbe essere mio figlio.Pure ad Hank sarebbe piaciuto avere un figlio medico. Già gli sarebbe piaciuto.
ANCHE A ME SAREBBE PIACIUTO…NON E’ COLPA MIA SE..SE NON LO ABBIAMO AVUTO.
Ad Anne,quando s’era appena stabilita a Cape Heaven e m’aveva chiesto se conoscevo il nome di un buon
medico ,Henry glielo ho consigliato io.
Quand’era piccolino ,Henry dopo aver finito i compiti,spesso aiutava i genitori al negozio …me la ricordo la sua
testolina con un caschetto di capelli biondi che spuntava da sotto il bancone .E il suo visino con
quell’espressione da ometto indaffarato. L’ho visto crescere. Linda ne era così orgogliosa. E a ragione.
Certo,pensandoci ,non è che poi avere un figlio medico le sia stato di grande giovamento.
“Henry…io sto bene,non preoccuparti per me …è Hank…HANK che bisogna aiutare…”Ho singhiozzato.
“Daisy…c’è un ‘ambulanza –m’ha risposto,mentre mi girava il bracciale attorno l braccio destro-e un mio collega
che si sta occupando di …di fare tutto il possibile per Hank…io sono qui per prendermi cura di te.”

“Henry…io non ho nulla…”ho insistito. Lui, m’ha fatto segno di tacere,intanto che controllava la pressione.Ho
dato un ‘occhiata ad Anne:indossava un pigiama a fiorellini blu,su fondo giallino.
Henry m’ha liberato dal bracciale .Ha provato a sorridermi. Poi ha notato le mie mani.
“Hai delle bruciature …Daisy…”
“HMM,..EHmmm…-qualcuno ha tossicchiato- ehmmm…la porta era aperta…” Ci siamo voltati verso quella voce
nuova. Ma l’avevamo riconosciuta. Era inconfondibile e unica in tutta Cape Heaven :tale e quale a quella di
Homer Simpson,tanto per darne un ‘idea. Era la voce di Ted Williams ,il nostro sceriffo . Beh ,vi confiderò che lo
aspettavo. Avevo immaginato che sarebbe arrivato. Dovevano per forza averlo avvertito. E anche lui aveva una
parte nel piano.Il mio piano.
“Oh,sceriffo…” l’ha salutato Peter.
Williams gli ha risposto con un cenno del capo: “…signora Cornwell…dottore…” ha poi aggiunto,indirizzando
loro un saluto, intanto che veniva verso di me.
“Daisy…”ha bisbigliato,guardandomi con una espressione di…come definirla? Ecco:un ‘espressione di profondo
rammarico.
“Oh ,Ted… -ho piagnucolato,alzando gli occhi verso di lui -…Ted…dov’è Hank?”
Allo sceriffo è sfuggito un sospiro;s’è rivolto a Henry:” …come l’ha trovata ,dottore?”
“Fisicamente … –ha risposto Henry-…e considerate le circostanze,le condizioni sono soddisfacenti…a parte le
bruciature sulle mani…”
“No…- l’ho interrotto -… non sono nemmeno bruciature…è roba da nulla …”
“Daisy-è intervenuto Ted- puoi dirmi cosa è successo…?”
“Ci siamo…-mi sono detta-…aiutami ,o Signore…”
°
“ Io…io non lo so… mi sono svegliata,per il fumo …-ho cominciato a dire-…e allora sono corsa fuori dalla
stanza da letto… e …c’era tutto quel fumo che non mi faceva quasi respirare e …sono andata verso il
soggiorno ,dove …dove avevo lasciato Hank,prima di andare a dormire … c’era il fuoco…ho visto le fiamme nel
soggiorno e…Hank! Hank! Ho chiamato.Ma non m’ha risposto.Ho tentato di avvicinarmi al divano…dove si va a
sdraiare dopocena…a guardare la tv…e a fumare una sigaretta e …certe volte ci si appisola. Una fiammata
m’ha preso il pigiama …qui…-ho scostato la vestaglia ,per mostrare il pantalone bruciacchiato;questo colpo di
scena ha avuto,sul mio pubblico,un certo effetto,ve l’assicuro- …allora mi sono impaurita…ho spento le fiamme
,battendoci sopra con le mani,per questo me le sono un poco ustionate. Ma la paura m’ha come preso alla
gola…io..io…-ho singhiozzato- sono stata una vigliacca .Sono scappata fuori.Fuori…
ma Hank…Hank –ho guardato Ted- l’avete trovato?”
“Stiamo facendo l’impossibile Daisy –ha sospirato lo sceriffo,ad occhi bassi,con la sua voce
strascinata,indolente- …stanno lavorando alla luce delle fotoelettriche…l’ìncendio l’hanno già domato.Te lo
posso assicurare…sono andato a controllare,prima di venire qua. ”
“Ah…” ho bisbigliato .
” già domato…già domato…cosa può significare…già domato …tutto e niente può significare.” Ho
pensato,intanto che con un kleenex mi asciugavo gli occhi.

“Ma,..Daisy…prima hai detto che Hank…-ha ripreso con la sua voce monocorde,cantilenante Ted- … si sdraia
,fuma una sigaretta e ...che a volte…”
Il cuore ha preso a battermi forte…:”Oddio… ci siamo – ho pensato…poi ho pregato – …oh,Signore indirizza i
pensieri di Ted ,là dove desidero che vadano…”
“…E che a volte s’appisola- ha proseguito lo sceriffo…e dopo un attimo di pausa ,come per raccogliere meglio
le idee- …potrebbe allora essersi appisolato con la sigaretta ancora accesa e…”
OH! Il cuore m’è balzato in petto! Il Signore mi stava ascoltando! Ted stava andando proprio là dove volevo che
andasse! Stava abboccando!
“..E…forse la sigaretta potrebbe essergli caduta sugli abiti …o sul divano e…e…un po’ come gli era accaduto…
quand’è stato? Una decina d’anni fa…?” Ted m’ha guardato come cercando conferma alla sua ricostruzione.
Io ho nascosto il viso in un altro kleenex…lacrime mi sono sgorgate ancora …ma ,ma…sì erano di gioia …anche
se a tutti quelli che erano lì con me ,in quella stanza , sono certo sembrate le lacrime d’una moglie straziata dal
pensiero della terribile fine che poteva essere toccata al suo unico bene:il suo marito adorato.
“Sì…-ho singhiozzato infine-…sì …può essere…io glielo dicevo sempre di stare attento…che era una …una
brutta abitudine…”
“Ma Daisy..-s’è intromesso Henry-…Hank aveva smesso di fumare…l’ultima volta…è stato circa sei mesi fa…
che è venuto a fare il check-up di routine me l’aveva assicurato.”
Ted ha guardato il dottore con occhio perplesso …poi ha guardato di nuovo me…aspettando che dicessi
qualcosa.Qualcosa di convincente…CAZZO!
CAZZO! CAZZOCAZZOCAZZO!QUALCOSA DI CONVINCENTE!
“Ma…oh ,Henry sai…sarà un mese che …-ho spiegato -…aveva ricominciato…aveva ricominciato…perché…le
cose alla segheria non stavano andando così bene… e una sigaretta alla sera…diceva …lo rilassava…lo
aiutava a …a rilassarsi…”
Mhhh…” ha bofonchiato Henry.
“Ah…allora –ha ripreso il filo dei suoi pensieri Ted-…potrebbe essere andata proprio così…come 10 anni fa…”
Sì,aveva abboccato!
Sapete dieci anni fa ,per poco Hank non finiva arrosto. Non ci fossi stata io a salvargli la pelle.

Hank ,la pessima abitudine di fumare a letto,l’aveva davvero. Poi l’ha persa. Dopo che ,appunto un 10 anni fa
circa,gli capitò d’addormentarsi a letto con la sigaretta ,ancora accesa, stretta tra le dita…la sigaretta gli era
caduta sul pigiama e…io stavo in bagno ,per la consueta toeletta serale…e sentì un urlo bestiale. Corsi in
camera da letto e vidi Hank che saltabeccava di qua e di là gridando e con il pigiama in fiamme .Certo che il
fuoco fa proprio presto a prendere. Basta niente davvero. Cmq gli gridai di buttarsi per terra ,di rotolarsi. Non so
nemmeno perché… ma fu la prima cosa che mi venne in mente. Fatto sta che Hank si buttò a terra per
davvero ,cominciando a rotolarsi.Io allora gli buttai sopra una coperta , riuscendo a soffocare le fiamme. Ancora
adesso non mi rendo conto di come feci a mantenere tutto quel sangue freddo. Ognuno di noi ha credo delle
risorse, delle qualità insospettabili che saltano fuori solo in circostanze estreme.E che forse ,se quelle
circostanze non si presentano, non si saprà mai di avere.
Hank ,ad ogni modo,dovette ricoverarsi in ospedale. Aveva ustioni anche di secondo grado ,sparse per il
corpo. La storia si riseppe poi per tutta cape Heaven. E ovviamente giunse all’orecchio pure di Ted,che all’epoca
era vicesceriffo.
E adesso,dieci anni dopo,ecco che Ted se n’era ricordato. Aveva ricordato quello che io volevo ricordasse. E
aveva ipotizzato quello che io desideravo ipotizzasse. Sì,tutto procedeva come io avevo pianificato.

Ted Williams …lo sceriffo…io lo conosco …ci conosciamo da un pezzo. Dai tempi del college.E’ lì che siamo
diventati amici ,in un certo senso. Ma amici…sì veramente solo amici :non pensate male. Non fosse stato per
me, per me che gli correggevo gli strafalcioni nei compiti d’inglese ,a quest’ora ci stava ancora al college.Invece
così ,anche grazie al mio aiuto ,l’ha sfangata…s’è diplomato…poi ci siamo persi di vista…
Finchè ,un bel giorno ,anni dopo me lo sono rivisto davanti ,per caso,mentre uscivo dall’ufficio postale di cape
Heaven ,nella sua uniforme di vice sceriffo.
La sorpresa nel vederci è stata reciproca. E ,devo ammetterlo ,è stata una piacevole sorpresa,per entrambi. La
famiglia d’origine di Ted è di Kansas City.Si sono trasferiti poi a Boston che lui era poco più che un bambino.
Mi raccontò Ted che dopo essere uscito dal college(“soprattutto grazie a te,Daisy”aveva aggiunto ,con la sua
voce sgraziata.Ted è una persona che non sarà una cima,ma conosce il valore della parola riconoscenza )…
Ted dunque aveva fatto domanda per entrare nelle forze dell’ordine .L’avevano preso. Ed era finito a prestar
servizio a cape Heaven. Aveva messo su famiglia :s’era sposato ,con Marion che poi è diventata anche mia
amica.
A cape Heaven s’era fatto presto benvolere da tutti. Tanto che era salito di grado ed era diventato sceriffo. Lo
sceriffo giusto per un paese come cape Heaven. Uno sceriffo disponibile, tollerante nei limiti del possibile,non
troppo ficcanaso…non una cima …e del resto che bisogno c’è d’avere una cima,un tipo alla Sherlock Holmes
magari , come sceriffo a cape Heaven? Non succede mai niente .Siamo tutti bravi e pacifici ed onesti cittadini.
Sapete Ted ,come ho detto prima è una gran brava persona che non dimentica chi gli ha fatto un favore. E lui mi
ha sempre dimostrato rispetto. Voglio dire che sì lui adesso era lo sceriffo,era diventato un ‘autorità …io invece
ero solo una modesta casalinga .Ma ero soprattutto ,per lui,Daisy : sempre quella Daisy che l’aveva aiutato a
raggiungere la sufficienza in inglese, che gli era stata buona amica…mentre gli altri compagni di classe
,stronzetti,lo prendevano in giro ,appena potevano…perché parlava sgrammaticato,perchè camminava
ciondolando e perché non era una cima ,appunto. Sì,non aveva dimenticato i tempi del college :quando
dipendeva da me la sua carriera scolastica…dalla mia disponibilità ad aiutarlo nei compiti o meno. Era anche
grazie a quel mio aiuto disinteressato se poi aveva fatto strada nella vita. E per uno come Ted essere diventato
sceriffo era come aver fatto bingo,era aver fatto il massimo di strada nella vita. E lui-sì,non era una cima ma non
era nemmeno stupido- se ne rendeva conto. Conosceva i suoi limiti. E mi era grato per averlo aiutato ,a suo
tempo, a superarli .E mi dimostrava rispetto. Dimostrava rispetto ancora dopo tutti quegli anni per quello che
dicevo ,che raccontavo. Come al college. Non dubitava mai di quello che io gli raccontavo: non ve lo dico per
vantarmi ma per farvi capire come stavano cose. Ai tempi del college non discuteva mai quando gli dicevo:”
questo è un errore.” E glielo correggevo. Perché era così. Così stavano le cose. E certe cose ,dentro di noi ,non
cambiano. Certi atteggiamenti ,certi abiti mentali, certi riflessi condizionati ,formatisi in gioventù nei rapporti tra
persone, restano immutati. Passa il tempo ,magari con quella data persona ti sei perso di vista…ma poi quando
la ri-incontri ecco che quei meccanismi ,quei riflessi tornano fuori. Io la penso così. E su questo contavo
quando ho raccontato a Ted la balla della sigaretta . Che lui ci credesse ,come credeva a tutto quello che gli
dicevo quand’era lo studente più tonto di tutta la classe. E io la sua sola possibilità di salvezza.(

“Sì…è molto probabile che sia andata così… colpa di una sigaretta… e poi … tutto quel legno che riveste le
pareti di casa vostra spiega perché il fuoco ha preso così velocemente.”:Ted ,concludendo la sua ricostruzione
dei fatti ,m’ha rivolto uno sguardo di …come di compassione…che ,lo ammetto,un poco mi ha infastidito ,perché
essere compatita da un pirlotto come Ted,dà cmq fastidio,ma mi ha soprattutto fatto gioire. Perchè quello
sguardo significava che stava andando ogni cosa per il verso giusto.Ted era preso al mio amo e non mi sarebbe
sfuggito.
Mi sonopresa il volto tra le mani,per occultare le mie vere emozioni: ” Oh..povero Hank…-ho singhiozzato,come
meglio potevo- …sono stata una vigliacca…avrei dovuto restare ed aiutarlo e invece sono fuggita…è colpa mia
…è colpa mia…”poi ho lasciato che i gemiti i m’impedissero di continuare.
“No…Daisy…-ha provato di consolarmi Ted-…non è colpa tua ,né di nessuno …è stata solo una tragica fatalità.
Il destino ha voluto così.Sì. Tu non potevi fare altro che quello che hai fatto…”
“ E poi…-è intervenuta Anne-…e poi Daisy…non è detto…potrebbe darsi che Hank…che pure Hank si sia
salvato..che sia riuscito a fuggire fuori e che adesso magari sia solo …ferito…ferito … ma in salvo magari
privo di sensi…forse …ma ,da un momento all’altro …lo troveranno,potrebbero trovarlo e…vero sceriffo…?”
“…Ehh…ehmmm…oh ,sì certo…certo potrebbe essere benissimo…” Ted ha risposto.Ma senza convinzione.Non
è un granchè come attore.

“Oh,no…! NO!- ho gorgogliato… vi giuro :mai,in vita mia,ho avuto una sensazione di essere vittoriosa
,trionfante,come in quei momenti,di essere la padrona della situazione - …me lo sento che il mio povero Hank…
oh,il mio povero Hank…non è più…oh…povera ,povera me…cosa farò…” E giù altre lacrime.Ci stavo anche
prendendo gusto. Non avevo mai avuto tante persone attorno a me , lì solo per me e attente solo a me ,come in
quegli istanti. Ero il centro di quel micro mondo.Ho capito,credo,cosa provano i commedianti su un
palcoscenico. Cioè:il tipo di piacere che provano. E che li spinge ,dopo esserne scesi, a risalire sul palcoscenico
per ripetere le stesse parole,le stesse azioni ,sera dopo sera, per ottenere lo stesso piacere. La stessa
gratificazione.La mia però sarebbe stata una rappresentazione unica. Prima ed ultima replica.
“Daisy –ha detto allora Henry-…penso sia opportuno che ,almeno questa notte, tu la trascorra in ospedale. Sei
molto provata,come naturale…e in ospedale possiamo meglio aiutarti a riprendere le forze…”
“No…ti prego…-ho sussurrato-…Henry,ti prego…non ho bisogno di nessun ospedale…ho …solo bisogno di
Hank …io voglio vederlo…voglio vederlo …quando…quando…” mi sono interrotta,come sopraffatta
dall’emozione.
“Ma Daisy… -ha insistito Henry-…nelle condizioni in cui ti trovi… è la scelta migliore…e poi dove potresti
passare la notte…? Tu non puoi fare nulla…per… ”
“Oh… lo so,lo so ,non posso fare nulla …”ho detto.
“Daisy…-Peter mi ha fissato con i suoi occhi sporgenti-…se vuoi puoi restare qui da noi …la stanza degli ospiti
è libera…vero Anne?...”
Anne ha annuito.
“Che ne dici ,Daisy…? “ha continuato Peter.
Poi rivolgendosi a Henry:” Che ne pensa dottore?”

“Io…vi ringrazio…-ho risposto:avevo proprio sperato che i Cornwell mi offrissero ospitalità,per la notte…ed
ecco anche quel tassello del mosaico andava al posto giusto -…sì …io vorrei poter restare vicino alla nostra
casa…Peter ,Anne … siete così gentili ,così buoni…grazie …-poi mi sono volta verso Henry-…io voglio passare
qui la notte. “
“Bene Daisy…-ha acconsentito Henry,aggrottando un poco le sopracciglia-…il mio era solo un consiglio…ma…
almeno…lascia che ti somministri un sedativo. Ti aiuterà a riposare un poco e domattina sarai più in forze per
affrontare la giornata…”
“Mamma…papà…”
Ci siamo voltati tutti.Alice.la piccola Alice ci fissava ,mezzo assonnata,stringendo al petto il suo Winnie Pooh di
peluche . Tutto quel trambusto l’aveva svegliata ,povera piccolina…ed era venuto a vedere che cosa succedeva.
“Zia Daisy…-m’ha poi chiesto-..perchè piangi?”
“Alice,tesoro…-è intervenuta subito Anne ,andando verso la bambina e prendendola in braccio-…sai è successa
una cosa …una cosa ..che la zia Daisy passerà la notte qui da noi…vieni che ti riporto a nanna…”
“Ciao ,zia Daisy…-m’ha salutato Alice ,sorridendomi da sopra la spalla della mamma-…buonanotte…”
“’notte,cara…” le ho risposto,mentre Anne la riportava nella sua cameretta.
Ho poi accettato che Henry mi iniettasse una dose di un blando sedativo(come lui ha specificato). Ho pensato
che fosse la cosa migliore. Volevo dimostrare di essere cmq collaborativa:di saper apprezzare tutto quello che
Henry stava facendo per me. E poi ho pensato che cmq un po’ di riposo per affrontare al meglio il giorno dopo
mi ci voleva davvero.
Henry m’ha spiegato ,fatta l’iniezione, che il farmaco avrebbe cominciato a fare effetto entro una ventina di
minuti.
“ Per qualunque necessità …-ha poi detto a me e a Peter,prima d’andarsene- …chiamatemi .A qualsiasi ora.”
L’ho ringraziato.
Anche Ted se n’è andato ,dopo avermi raccomandato di riposare e avermi assicurato che avrebbe seguito lui
personalmente tutte le fasi dello spegnimento dell’incendio e che avrebbe fatto attenzione affinchè nulla fosse
tralasciato per salvare…per salvare…non concluse la frase.
Sapevo che Ted avrebbe mantenuto fede alla promessa.
Anne è tornata,portando un tisana calda e dicendomi che la mia camera era pronta.
Ho ringraziato ancora lei e Peter per la loro gentilezza …ho bevuto la tisana…poi mi sono lasciata condurre alla
stanza degli ospiti.

Ho subito visto il letto…praticamente non vedevo altro. I miei occhi non cercavano altro. Il letto…invitante. Una
rilassatezza sempre più accentuata mi stava pervadendo. Il sedativo faceva effetto. Una gran voglia di
stendermi. Anne e Peter mi hanno salutato…mi hanno raccomandato ,per qualunque cosa,di non farmi scrupolo
di chiamarli. Io ho biascicato una specie di ringraziamento. Poi loro sono usciti. E sono rimasta sola. Era accesa
una abatjour sul comodino di fianco al letto,che diffondeva una luce morbida.Su una seggiola ,ordinatamente
piegato,c’era un pigiama blu. Mi sono tolta i pantaloni del pigiama.La felpa invece l’ho tenuta su. Ho carezzato
il taschino …ho sentito il rigonfiamento dell’occhio di Hank.Mi sono messa sotto le coperte,in mutande .Mi
sembrava che una mano delicata,ma potente mi premesse sulle palpebre per chiudermele. E io non volevo
resistere. No,cedevo volentieri a quella forza invisibile . Il buio…il buio… sì dormire…dormire…e …non
svegliarsi. Dormire …non svegliarsi più…non è la cosa peggiore che possa capitare,in fondo.
“E SE INVECE CHE UN BLANDO SEDATIVO HENRY M’AVESSE DATO UN NARCOTICO PESANTE.SE
M’AVESSE AVVELENATO? Come un lampo improvviso che squarcia l’oscurità immobile d’una notte profonda…
così quel pensiero m’ha attraversato la mente. “E SE HENRY FOSSE UN MATTO ,UN CRIMINALE CHE USA
DELLA SUA PROFESSIONE DI MEDICO PER SODDISFARE E NASCONDERE MEGLIO LA SUA NATURA DI
SERIAL KILLER? PER LUI SAREBBE FACILE! Un altro lampo…nella notte…ho provato ad alzarmi…ma non ci
sono riuscita…mi sentivo molle…come persa in una corrente che mi portava via via …lasciandomi lì ,però…
immobile. Era come se il corpo ,il mio corpo mi stesse abbandonando. Ma i pensieri quelli non mi
abbandonavano.O non ancora. “O SE AVESSE SBAGLIATO MEDICINA? SE M’AVESSE,PER ERRORE
SOMMINISTRATO UN VELENO? DA BAMBINO CERTE VOLTE SI SBAGLIAVA.Capitava che dovesse dare il
resto di un cent. E invece allungava una monetina da 5cent. Le confondeva. “
“O SE INVECE AVESSE CAPITO TUTTO?AVESSE CAPITO TUTTO E AVESSE CAPITO CHE IO
UN’ASSASSINA,L’ASSASSINA DEL PROPRIO MARITO L’AVREI FATTA FRANCA,PERCHE’ HO
CANCELLATO LE PROVE. E ALLORA HA VOLUTO FARE GIUSTIZIA LUI. COME SE LUI FOSSE STATO LA
MANO DEL SIGNORE .LA MANO ATTRAVERSO LA QUALE IL SIGNORE FA FIUSTIZIA E MI PUNISCE DEL
MIO PECCATO.
Mi sentivo leggera …come una piuma e pesante…come una piuma… immobile ,sospesa…priva di qualunque
volontà.Una piuma arresa alla forza degli elementi.
“MA QUESTO SAREBBE UN SOTTERFUGIO.UN INGANNO.NO IL SIGNORE NON PUO’ AGIRE,NON PUO’
ESERCITARE LA SUA GIUSTIZIA ATTRAVERSO L’INGANNO ,IL SOTTERFUGIO.NO! QUANDO IL GIORNO
DEL GIUDIZIO VERRA’ NOSTRO SIGNORE E NOI SAREMO TUTTI NUDI E TREMANTI AL SUO
COSPETTO EGLI DIRETTAMENTE GIUDICHERA’ E CONDANNERA’ E PUNIRA’. SENZA BISOGNO DI
SICARI CHE AGISCANO PER SUO CONTO . E GLI USURPATORI COLORO CHE SULLA TERRA SI SONO
ARROGATI IL DIRITTO DI GIUDICARE E CONDANNARE SARANNO I PRIMI AD ESSERE
CONDANNATI.SI’.E ALLORA SOLO ALLORA LA SUA VOLONTA’ SARA’ FATTA.
E’ tornata la pace ,in me .Improvvisa come se n’era andata.La notte è diventata ancora profonda e calma.
Nessun lampo più . La quiete. Ora la serenità di un mare senza colore ,infinito nel quale io galleggiavo,io
sprofondavo …pesante come una piuma.Onde placide,carezzevoli mormoravano …:”dormi…dormi…”
“sì…”

Ho aperto gli occhi.Dalle imposte accostate filtrava un filo di luce .Mi sono girata verso il comodino .C’era un
sveglia .Le lancette fosforescenti segnavano le 8e 04 a.m. Le otto…già le otto del mattino .Allora avevo
dormito.Un sonno senza sogni. Un sonno nero. Però mi sentivo abbastanza bene. Come ristorata. Mi sono
tirata su,appoggiandomi con la schiena alla testiera.Ho sbadigliato.La abatjour era spenta.Non mi ricordavo
d’averla spenta ,però. L’ho accesa. Mi dato un’occhiata in giro.Accanto alla seggiola dove stava il pigiama blu
era comparsa un’altra seggiola e sopra c’erano appoggiati degli abiti .Abiti da donna. Qualcuno era entrato
,mentre dormivo. Ho tastato il taschino della felpa. Ho fatto scattare l’automatico e ho guardato se l’occhio era
ancora lì.Sì,era lì:l’occhio ceruleo del mio Hank.
Mi sono alzata e ho esaminato gli abiti.C’era anche un bigliettino d’accompagnamento. Era di Marion ,la moglie
di Ted.Mi diceva che ,siccome abbiamo le stesse misure ,aveva pensato di mandarmi qualche vestito ,per
potermi muovere . Mi diceva anche che per qualunque cosa lei era a mia disposizione e che mi era vicina.
Marion è proprio una ottima amica. La moglie ideale per uno come Ted. C’era anche un accappatoio ,appoggiato
alla schienale della sedia. L’ho indossato.
Sono andata alla finestra…ho dischiuso le imposte…il cielo era sereno…ho guardato se vedevo casa mia…ma
la quella stanza era dalla parte opposta…dalla finestra vedevo solo il faro .Ho richiuso la finestra. Era tempo di
uscire .Di affrontare la giornata…e il mondo e quello che mi aspettava ,qualunque cosa fosse. Sarebbe stata la
giornata decisiva.Il punto di non ritorno l’avevo già superato.Lo sapevo.(cont.)
Sono andata in cucina. Il tavolo era apparecchiato per la prima colazione. Anne stava sciacquando qualcosa nel
lavello. Ha ricambiato con un sorriso tirato il mio saluto;m’ha domandato se fossi riuscita a riposare. Le ho
risposto di sì.
“Dov’è …Hank…? Ho chiesto .
Anne s’è asciugata le mani in uno strofinaccio… ha sospirato:”Io …non lo so…Daisy…”
Mi sono accostata alla finestra. Ho spostato la tendina e finalmente ho visto la casa. Macerie…si stagliavano
contro il cielo luminoso del mattino…macerie…muri anneriti…anche il tetto…anche il tetto sembrava crollato. Ho
stretto gli occhi per mettere meglio a fuoco…ma sì! Sembrava crollato. “alleluia!” ha cantato il mio cuore. Il fuoco
aveva lavorato al meglio. La giornata pareva cominciare bene.
“Ohssignore…! - ho singhiozzato-…oh signore…”
Anne m’è venuta vicino…m’ha messo un braccio attorno alle spalle e,mentre mi diceva che c’era del thè caldo
e che m’avrebbe fatto bene una tazza di thè,con garbo ha cercato di allontanarmi dalla finestra e di portarmi
verso il tavolo. Io mi sono lasciata docilmente guidare …mi sono seduta…in modo da volgere le spalle alla
finestra.Intanto che mi versava il thè,Anne m’ha detto che Peter e Alice erano già usciti…il lavoro…la scuola.Io
osservavo le volute di vapore che si sprigionavano dalla tazzona azzurra.
“Sai…-ha detto ancora Anne-…una mezzora fa è passato lo sceriffo e ha lasciato degli abiti per te…li hai visti?”
“ Sì…”
“Dormivi …quando te li ho portati in camera…”
“Anne…-ho insistito,cercando d’immedesimarmi nella parte di una moglie che davvero non sa che fine possa
aver fatto il suo marito adorato- …ma Ted non ha …non ti ha detto nulla di Hank…? Ti supplico…dimmi la
verità…”
“Daisy… credimi …davvero non so niente…lo sceriffo m’ha solo detto che sarebbe tornato presto,in mattinata
…”
Io l’ho guardata…Anne aveva un’espressione davvero afflitta .Era proprio in pena ,per me.Bene.
“La casa è…è distrutta…-ho piagnucolato ancora-…come mai non c’è nessuno che scava…per vedere se
Hank…se Hank…”poi mi sono lasciata sopraffare dai singhiozzi.
“Daisy…vuoi che chiami il dottor Hill?”
“No!-ho risposto subito-…no! Io …non ho bisogno di nessun dottore…io…”
“Devi prendere un po’ di forze Daisy…cerca di bere quel thè,almeno …di mangiare qualche biscotto…”Anne era
proprio premurosa.
“Io ti sono davvero grata…per quello che stai facendo per me ,Anne …-allora ho detto,sempre con un tono
lamentoso ,ma meno lamentoso. Volevo dimostrarle che sapevo controllarmi,farmi coraggio,,che ero padrona di
me ,nonostante l’immenso dolore che mi squassava l’anima,che non avevo bisogno di un’altra iniezione di
sedativo.Un’altra dose di sedativo era l’ultimo cosa che volevo.Avrei avuto bisogno di tutta la mia lucidità
,durante quella giornata.Altro che sedativo.-…davvero…se non avessi incontrato persone premurose come te
e Peter,ieri notte…-ho aggiunto-…io non so cosa avrei fatto…”
“Sto facendo il minimo che un’amica possa fare per una cara amica come te ,Daisy… e…
e anzi…ne ho già parlato con Peter e abbiamo pensato che …che se ne avrai la necessità e finquando vorrai,la
nostra casa sarà casa tua…non è una reggia…ma il posto c’è…saremo felici di ospitarti …anche Alice è
d’accordo e sai quanto vuole bene alla sua zia Daisy…” ha concluso Anne e m’ha sorriso:un sorriso
caldo,buono.
Davvero non me l’aspettavo una simile disponibilità da parte dei Cornwell.Ospitarmi a casa loro.Proprio gentili.
Quasi mi sono commossa.Ma non rientrava nel mio piano,restare lì.
“Anne…io …ringrazio il Signore di avermi fatto incontrare persone buone come te e Peter..voi… siete davvero …
non trovo nemmeno le parole … per esprimerti la mia riconoscenza…scusami… “
“Scusarti …ma di cosa ,Daisy…? Quando ci siamo trasferiti qui ,Peter e io e Alice…e non conoscevamo
nessuno…tu e Hank ci avete fatto sentire subito come amici di famiglia e …gli amici…se non ti aiutano in
occasioni come questa ,che amici sono?”
Io ho bevuto qualche sorsata di thè.Non sapevo cosa dire. E’ squillato il telefono.

Anne è andata a rispondere.Intanto ho preso dei frollini da un piatto decorato con tante stelle rosse.Mi piacciono
i frollini: specie tuffati nel thè. Quando Anne è tornata , vedendo che stavo mangiando i biscotti, ha avuto ,negli
occhi ,un lampo di soddisfazione.
Ma è subito ridiventata seria:” Era lo sceriffo…”
“Ah…” ho mormorato,lasciando ricadere nella tazzona ,il frollino che avevo appena inzuppato.
“Sì…dice che tra 40,massimo 50 minuti verrà a prenderti uno dei suoi ragazzi per accompagnarti alla
centrale…”
“Ma…-ho fatto io-…non aveva detto che sarebbe venuto lui…Ted…?”
“Mhh …sì…-Anne ha proseguito-… m’ha spiegato che non può abbandonare il suo ufficio ,in questo
momento…dalla voce sembrava avere piuttosto fretta…nemmeno ha voluto attendere che passassi
direttamente a te la telefonata…come se avesse i secondi contati…m’ha detto di riferirti questo e poi ha
riagganciato. “
“Bene…allora…-ho detto ,alzandomi e intanto pensavo che genere d’imprevisto potesse mai essere accaduto -
…allora devo…dovrei sistemarmi un poco prima di…uscire…”
“C’è un bagno accanto alla tua camera,Daisy…se vuoi…”Anne è proprio una brava padrona di casa ..
“Grazie …”
Anne mi ha risposto con un sorriso.
Sono andata in camera mia.
Marion m’aveva mandato un bel maglione color verde oliva a collo largo, un paio di pantaloni grigi ,due t-shirt
bianche , degli scarponcini neri…un comodo giaccone blu…c’era anche una cintura…in effetti io e Marion
abbiamo circa la stessa …silhouette ,,,ma lei ha un culo più largo del mio .Nel complesso -ho pensato -,finchè
non mi fossi rifatta un minimo di guardaroba,quegli abiti potevano andare. Sono andata in bagno.

Mi sono guardata allo specchio. Gli occhi erano gonfi,cisposi:un po’ da rana;le guance flosce ,smortine;
labbra esangui. Come neovedova affranta avevo un ottimo aspetto.Convincente.Su una mensolina c’era uno
spazzolino da denti incellofanato,un tubetto di dentifricio alla menta e una spazzola per capelli.Mi sono lavata i
denti e sciacquata il volto ,senza farmi la doccia.Ho controllato le mani:c’erano dei segni rossastri che però non
mi davano particolarmente fastidio.Ho spazzolato i capelli:si cominciavano a notare i segni della ricrescita.
Son tornata in camera per vestirmi. La felpa, con l’occhio di Hank ben chiuso nel taschino ,l’ho tenuta sotto al
maglione. Poi ho messo i pantaloni…mi andavano a pennello…m’era venuto il culo largo come quello di
Marion,allora…ho pensato.Ho calzato gli scarponcini:comodi. Proprio adatti ,viste le condizioni in cui erano i miei
piedi.Marion aveva fatto delle scelte azzeccate. Cara Marion.Ho ripiegato i calzoni del pigiama sul letto;ho
indossato il giaccone blu:mi stringeva un po’ le spalle ,ma tutto sommato andava bene.Sono tornata in
cucina.Anne aveva già sparecchiato tutto. M’ha detto che gli abiti mi stavano bene ,m’ha chiesto se avessi
bisogno di qualcosa d’altro.
“Sì…di qualche kleenex,per favore.” Ho mormorato.
Lei me ne ha allungato un pacchetto.
Hanno suonato .
Anne è andata alla porta ,ha controllato dallo spioncino e poi ha aperto.
Era l’agente inviato da Ted.

Mentre stavo per uscire Anne mi ha abbracciato e mi ha sussurrato:”Coraggio…Daisy…”


“Grazie…cara…” le ho risposto ,con un fil di voce.
Sono salita in auto.
L’agente era uno spilungone magro, col viso coperto di efelidi.Non doveva avere più di 25 anni.Sulla targhettina
di riconoscimento che aveva appuntata sul giubbotto,ho letto il suo nome:Peterson.
La macchina s’è avviata.
“A…agente Peterson…” allora ho bisbigliato.
“Sì…signora…?”

“Potrebbe ,per favore,passare davanti alla casa …la mia casa …quella là…” gliela ho indicata
“No,signora non posso.Dallo sceriffo ho ricevuto l’ordine di prelevarla e accompagnarla alla centrale senza far
soste ,né deviazioni. Mi spiace.”
“Oh …ma...ma solo…per vedere un poco più da vicino…solo un momento… ” Ho insistito.
“ Mi spiace,signora…- ha ripetuto l’agente Peterson- ma un ordine è un ordine .Sono tenuto a eseguirlo così
come l’ho avuto.Davvero sono spiacente.La prego di non insistere.” ”Ha tossicchiato,un po’ a disagio.
“Capisco…mi scusi.” ho detto io.
“Ho ricevuto l’ordine dallo sceriffo…accidenti –ho pensato-…l’ordine dallo sceriffo…l’ha detto come se fosse
l’ordine dell’ente supremo.Inappellabile…l’ordine dello sceriffo di prelevarla e accompagnarla… sono tenuto a
eseguirlo così come l’ho avuto.Certo che Ted si fa rispettare dai suoi uomini. La prego di non insistere. Ted, il
capo. Ma se questo ragazzo sapesse che razza di capra era ,il suo sceriffo,ai tempi del college…il suo capo.Se
sapesse che prende ordini da una capra.Perchè capra era ,ma capra è ancora Ted. Anche se sceriffo.
Ma che Ted non fosse venuto di persona a prendermi mi inquietava.Che imprevisto poteva essere successo ,a
cape Heaven?Non capitano mai imprevisti a Cape Heaven.A meno che… a meno che.
Una moglie che accoppa il marito a martellate e poi dà fuoco alla casa e poi s’inventa un sacco di bugie…ecco
questo sarebbe un imprevisto non da poco.Sarebbe un grosso imprevisto.
Forse …forse …e se le cose non fossero andate non stessero andando come avevo immaginato nel piano.O
come io m’illudevo che stessero andando.E se ,mi fossi tradita?Se avessi trascurato qualcosa? Un piccolo
particolare;magari solo un piccolo particolare.Ma quale? Che mi aveva fatto scoprire,il particolare. Che aveva
fatto scoprire tutte le mie menzogne.Ma quale? E adesso Ted ,lo sceriffo Williams mi aspettava…con la sua
brava stella appuntata sul petto,in ufficio,dove aveva preparato la trappola .Forse ,sì…era rimasto per mettere a
punto nel dettaglio la strategia per farmi crollare ,confessare .
…Oh.Signore …Signore…davvero mi abbandoni …davvero permetterai che le grinfie dei carnefici dilanino nella
mia carne?
Però ,però: potrebbe essere davvero accaduto qualcosa d’imprevisto.perchè no? Magari un incidente grave
sull’interstatale…perché no…con tutti quei trucks che ci passano …magari con dei morti…e Ted era rimasto in
centrale per coordinare i soccorsi.
“Certo che…-ho detto- …c’è molto traffico stamattina…con un traffico così …caotico…basta nulla perché capiti
un incidente…”
“Oh,sì…-ha confermato l’agente Peterson, mentre svoltava a destra-…ci vuole molta attenzione ,con un traffico
del genere.”
Ma forse mi stavo preoccupando per niente.
Ted ,poteva aver semplicemente cambiato idea . E aveva mandato quel ragazzo solo per ritardare il più
possibile il tragico momento in cui avrebbe dovuto rivelare a me ,alla povera Daisy che Hank ,il mio Hank
adorato,l’uomo ,il compagno di una vita,era morto. Morto carbonizzato. Che fine orribile. Dopo tutto se Anne
non m’avesse detto che sarebbe passato Ted a prendermi ,non avrei trovato nulla di strano nel fatto che lui
avesse mandato un agente . Avessi potuto vedere la casa da vicino,avessi potuto rendermi conto delle sue
condizioni…sarebbe stato meglio…mi sarei sentita più tranquilla;ma ormai.
Peterson è entrato nel parcheggio riservato alla centrale;ha posteggiato l’auto.Ho sganciato la cintura di
sicurezza. Sono scesa. Ho fatto un profondo respiro.
“Venga ,signora Johnson…”
Ho seguito Peterson attraverso il parcheggio.Siamo entrati in centrale. Zigzagando tra le scrivanie dei suoi
colleghi ,l’agente m’ha condotto davanti a un ufficio .Sulla porta ,chiusa,
c’era una targhetta di plastica bianca ,con una scritta nera:
TED WILLIAMS
Sceriffo
L’agente Peterson ha bussato ,ha atteso un istante ,poi s’è annunciato:” Peterson…signore.”
“Sì,avanti.” Ho sentito Ted rispondere .
Peterson ha aperto la porta,s’è fatto da parte per lasciarmi entrare…Ted gli ha fatto un cenno come a dire :”vai.”
Peterson ha richiuso la porta,alle mie spalle. Siamo rimasti Ted e io. Ora avrei saputo. Ero io sola col mio
destino,in quell’ufficietto .

Ted è venuto verso di me;aveva l’aria stanca,come se non avesse dormito per niente.Non s’era neppure fatto la
barba.
“Daisy…-ha detto –vieni… siediti qui…”M’ha indicato una poltroncina in pelle che stava davanti alla sua
scrivania.
“Voglio…vedere Hank…”ho detto.
Ted mi ha preso per una mano,con l’altro braccio mi ha circondato le spalle e mi ha portato verso la
poltroncina.Io mi sono seduta.Lui si è seduto accanto a me,su una seggiola che era lì di fianco e che ,quando lui
se l’è messa sotto alle chiappe ,ha scricchiolato un poco.Ted m’ ha fissato con i suoi occhi sbiaditi…mi ha
preso le mani tra le sue ,stringendomele …come per farmi coraggio…ma …ma a me in quel momento son
sembrate due manette che mi si serravano attorno ai polsi.Mi sono sentita presa.Catturata. Arrestata. Avrei
voluto tirarle via le mie mani… liberarle…invece le ho lasciate lì,incapace di reagire:”…Hank…dov’è…perché
nessuno mi dice niente?”Sono riuscita a chiedere, con la voce che mi tremava.
Le mani di Ted erano …né fredde ,né calde…tiepide. Mani tiepide.
“Daisy…io…sono lo sceriffo qui…-ha cominciato a dire Ted,col suo eloquio lento,strascicando come suo solito,
le parole-…e ho il dovere…il mio primo dovere è di dirti la verità…” m’ha sogguardato,con l’aria di chi avrebbe
voluto fare tutto ,meno quello che stava facendo e … quello che forse avrebbe dovuto fare di lì a poco.
E io mi sono sentita perduta. Perduta.
LA VERITA’! TED SAPEVA LA VERITA’! Sì,allora ero perduta!
Mi è sembrato che il cuore ,l’anima …la mente…tutta me stessa ,con un tonfo ,piombassero giù,giù in fondo ,in
fondo alle budella e ancora più giù fino in fondo al buco del culo….e volessero uscirmi fuori…e quasi m’è
sembrato di non aver più nemmeno la forza ,la capacità di controllare gli sfinteri…la sensazione che non ce
l’avrei fatta a trattenermi e sarei scivolata fuori ,IO fuori dal mio buco del culo e mi sarei
squagliata,sparpagliata per terra…come una enorme schifosa ,viscida budella fibrillante…intanto che aspettavo
che Ted mi rivelasse la verità. LA VERITA’! aspettavo che calasse su di me ,come la mannaia del boia sul collo
del condannato.LA VERITA’! A voi certo una sensazione così non è mai capitata di provarla. Fino ad ora.
Il Signore non aveva pietà di me! Mi stava abbandonando in balia dei carnefici!
“Ma sia fatta la tua volontà ,Signore! Qualunque essa sia .Ad essa io mi rimetto. Sono una peccatrice ,lo so. Fa’
di me quel che vuoi.”

Ted…’sto coglione aveva scoperto la verità…LA VERITA’ …E IO FINIRO’ …FINIRO’ COME FINIRO’ PERCHE’
LO SCERIFFO WILLIAMS HA SCOPERTO LA VERITA’. LO SCERIFFO WILLIAMS…UNA CAPRA CHE AL
COLLEGE SCRIVEVA ANCORA AQQUA .AQQUA,SCRIVEVA LO SCERIFFO WILLIAMS. CAPRA ! NON CI
FOSSI STATA IO A CORREGGERE I SUOI SFONDONI A QUEST’ORA,ALTRO CHE SCERIFFO.NEANCHE
UN POSTO DA SVUOTACESSI AVREBBE TROVATO. INVECE INVECE ADESSO HA SCOPERTO LA
VERITA’.LA VERITA’.NIENTEMENO.
“oh…Signore …perché…”
“Daisy…” Ted mi ha scosso un poco le mani…io …ho sentito come una scarica elettrica attraversarmi la schiena
… mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime… e …ho sentito una specie di impulso incoercibile venire su…
venire su ,come quando viene da vomitare…e non ci si può assolutamente trattenere:bisogna svuotarsi il più in
fretta possibile …io ho sentito l’impulso di svuotarmi…di dire la verità.Di vomitarla:in faccia allo sceriffo,al
mondo ,la verità .
“Ted…-ho mormorato-…ieri è stato terribile…io non volevo…” un conato di gemiti mi ha impedito di proseguire
,ho abbassato lo sguardo verso le mie mani ,strette in quelle di Ted.
“Lo so…- ha detto lui-…lo so…ma …tu non potevi fare altro…”
Ho alzato gli occhi… ho incontrato lo sguardo bovino di Ted…forse non avevo capito…forse…
“…Tu stai ancora pensando –ha continuato Ted- che non dovevi allontanarti…che una moglie non avrebbe
dovuto abbandonare il marito…ma …credimi Daisy…se tu avessi tardato un solo secondo a fuggire fuori dalla
casa ,anche per te …allora,come per Hank ,non ci sarebbe stato niente da fare…”
“Ah…!” ho bisbigliato io…aspettando il seguito…il cuore mi pulsava pesante nelle tempie…tum…tum…tum…
“I ragazzi,i pompieri ,hanno fatto del loro meglio.Te lo garantisco: sono stato lì ,fino alla …fine. Con tutto quel
legno ,il fuoco ha preso una forza incredibile. Ha divorato tutto,Daisy. E’ crollato anche il tetto ,perché hanno
ceduto le travi di sostegno. E …(Ted mi stretto le mani più forte) Hank è rimasto schiacciato sotto alle macerie e
alle travi…abbiamo ritrovato i suoi resti…” Ted ha fatto un lungo respiro…come per riprendere forza.
Io ho sussurrato:”…E adesso Hank dov’è…?Voglio vederlo…”
“Daisy…abbiamo repertato…abbiamo ritrovato solo dei frammenti …di ossa…. non c’è altro…e sono alla
morgue.”
“Oh…-mi sono guardata attorno…in un angolo dell’ufficio c’era un boccione dell’acqua-…posso avere un
bicchier d’acqua…?”
“Certo...” Ted s’è alzato e m’ha lasciato le mani libere, finalmente .Non ne potevo più.Me le sono passate sul
volto,poi mi sono asciugata gli occhi,con un fazzoletto:”Sai…-ho singhiozzato- me ne ero accorta che …certe
volte quasi s’appisolava sul divano ,con quella maledetta sigaretta accesa tra le dita… grazie …-ho
detto,mentre Ted mi porgeva il bicchiere d’acqua-avrei dovuto insistere per farlo smettere…”
“Daisy…non serve a nulla colpevolizzarsi. Tu hai fatto tutto quello che potevi fare.” Ha detto Ted ,andandosi a
sedere dietro alla scrivania.
Ho bevuto un paio di sorsi d’acqua e poi ho appoggiato il bicchiere sul tavolo. Più che di acqua avrei avuto
bisogno di una bella sorsata del mio amico Jack Daniel…per riprendermi .
La verità…sicchè era quella la verità di Ted…e io stavo per confessare …se i singhiozzi non m’ avessero
chiuso la gola un attimo prima che io dicessi …’non volevo ucciderlo’ …
Il Signore dunque non mi aveva abbandonato. Anzi mi aveva tappato la bocca per impedire che io mi
consegnassi,di mia volontà, ai carnefici. .Io avevo dubitato di Lui ,ma Lui non mi aveva abbandonato. Mi aveva
perdonato per la mia poca fede. E mi aveva salvato.

“Oh,Ted…e adesso …? Povera me…cosa faccio senza Hank?Come farò da sola?”


“Daisy…è difficile …ora ,lo so…ma devi farti coraggio…la vita per te continuerà…e non sei sola. Io ti sono
amico,Daisy,ti sarò amico per sempre…e Marion anche…e …abbiamo pensato ,sai…io e Marion, che se vuoi
puoi venire a stare da noi…per i primi tempi…finchè le cose non si saranno un poco sistemate…finchè non ti
sarai riorganizzata…”
Una proposta del genere,da parte di Ted più che aspettarmela ,la temevo. No,non avevo nessuna intenzione di
stabilirmi nell’antro di un carnefice . Potenziale,certo. Un carnefice ora mansueto ,amichevole ,che mi
dispensava carezze ,ma …nel suo antro sarei stata sotto il suo controllo 24 ore al giorno …e sarebbe bastato
niente per insospettirlo ,o per tradirmi. Sarebbe bastato un nulla per far diventare la sua carezza ,una presa a
cui non sarei più potuta sfuggire .Sempre uno sceriffo ,un carnefice era. E poi oltre a lui pure Marion mi avrebbe
spiato .Marion è una bravissima donna ,la moglie perfetta per uno come Ted,con quel suo aspetto da patata
lessa. La capra e la patata lessa:formano una coppia ideale. Ma è una ficcanaso ,una chiacchierona(oh
,senza malizia ,da parte sua. E’ fatta così,semplicemente) e tutto avrei voluto nei giorni seguenti che essere
sotto il controllo di uno sceriffo e della sua moglie impicciona. Come avrei fatto a bermi un sorso del mio amico
Jack ,in santa pace e tutto le volte che ne avessi avuto bisogno,in quella casa di astemi?
No ,decisamente.
“Tu e Marion siete i migliori amici che io possa avere…e avete già fatto tanto per me…Ted…stanotte non sei
nemmeno andato a riposarti…lo vedo… e Marion…è stata così premurosa…ma penso sia meglio che stia da
sola. Troverò una camera ,una stanza …qualcosa…dovrò abituarmi a stare sola…”Ho detto
“Ma …almeno i primi giorni,Daisy…e poi..dove potresti andare…? La tua casa ,è inagibile…
Da noi c’è posto… lo sai…c’è la camera degli ospiti…e c’è anche quella di Harold che è vuota…ormai lui s’è
fatto la sua vita a New Haven…e di noi …dei suoi vecchi se ne ricorda giusto per Natale;quando se ne
ricorda…”
Harold…il figlio di Marion e Ted… che era già diventato professore alla Yale University. A poco più di 30 anni.
Incredibile:una capra e una patata lessa avevano generato un figlio che era un quasi genio. A certa gente la vita
scorre via tranquilla,soddisfacente e senza che loro ne abbiano il benché minimo merito. No,gli va tutto per il
meglio come se fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo. Gli inciampi,le noie sembrano allontanarsi
spontaneamente dal loro cammino. Così che nulla intralci il loro procedere sereno.
“No…Ted…no…-ho ripetuto,guardandolo negli occhi-…cmq so di poter contare su di voi in qualunque momento
,questa è la cosa più preziosa per me ,..…so di non essere sola…so che tu e Marion ci siete .E di questo vi
sarò grata per sempre.”
“Ma …la stanza dove pensi di trovarla?”
“Beh…-ho finto di pensarci un po’ su,ma la risposta l’avevo già pronta- …posso prendere una camera in quel
motel che c’è sulla strada verso Plymouth…non è molto lontano da qua…e intanto cercherò un appartamento in
affitto. Qualcosa…”
“Vuoi prendere una camera al Barley motel…?” Ted ha sgranato gli occhi.
“S-sì… per ora…per avere un posto dove stare…”
“Daisy…ok ,se è questa la tua scelta…-Ted si è passato una mano sulla fronte-…ma ti serviranno dei soldi…”
“Andrò in banca…ho un conto intestato a me…credo di averci depositato qualche migliaio di dollari…”
“E…un documento d’identità…la patente… Li hai con te …? “M’ha indagato Ted.

Dalla faccia di Ted,ho capito di avere assunto un ‘espressione di assoluto sbalordimento.


… I DOCUMENTI!
Non avevo niente con me. Nè la carta d’identità,né la patente…il passaporto. Niente ! Come avevo fatto a non
pensarci…che idiota! Ero una povera idiota! DOVE ANDAVO SENZA UN CAZZO DI DOCUMENTI?
Dannazione…
“N-nn-no…-ho farfugliato-…no…non ho niente con me…oh… ”
“Vabbene…Daisy …questo è il meno …una copia della patente e della carta d’identità posso farteli avere in un
‘ora al massimo.”
“Dav-davvero …Ted?” Ho balbettato
“Sì…”Ted ha alzato il telefono,ha composto un numero ,ha atteso un paio di secondi:”Smythe…?Vieni subito nel
mio ufficio…” ha messo giù
“Ci vorrà poco ,vedrai…”M’ha rassicurato.
°
Quasi immediatamente qualcuno ha bussato alla porta.
“Avanti!” ha detto Ted.
“Mi voleva sceriffo?...Buongiorno signora…”
“Sì…Smythe…”
L’agente Smythe,era un nero; la pancia gli debordava dalla cinta dei pantaloni e sembrava più vicino ai 50 che
ai 40. M’aveva salutato in maniera molto compita.
Ted gli ha fornito le mie generalità e gli ha ordinato di tornare ,il più presto possibile,con le copie della mia
patente e della mia carta d’identità.
“Bene,sceriffo…ma…” Ha esitato Smythe.
“Ma…?...”
“Mi servono delle foto…della signora…”
Ted ha fatto una smorfia…:”Uh…vero…”ha bofonchiato.
Allora ho seguito l’agente Smythe che m’ha condotto in un bugigattolo. C’era una macchina fotografica montata
su un treppiede e piazzata davanti a una sedia. Mi sono seduta. Mi sono messa più o meno in posa. Lì
prendevano le foto segnaletiche anche dei sospettati,degli arrestati,dei criminali …ho pensato…con un brivido.
L’agente Smythe ha fatto gli scatti necessari.
°
Sono tornata nell’ufficio di Ted.Da sola. Conoscevo la strada.
Ted ,quando sono entrata,era al telefono…con un cenno mi ha invitato a sedermi sulla poltroncina .Io ho
obbedito.
Ted stava dando disposizioni ,m’è parso di capire, riguardo ad un incidente che aveva bloccato una IS .
“Daisy…- Ted m’ha detto ,dopo aver chiuso la telefonata-…ci sono altre cose che devi sapere…”
Io l’ho guardato ,con aria immagino interrogativa e come una voragine, ho sentito aprirsi nel petto …altre
cose…quali?altre cose…
tum…tum…tum…il cuore :come pulsava nelle tempie.
“L’incendio…- Ted teneva lo sguardo fisso su di me. Aveva gli occhi davvero stanchi. La nottata e la mattinata
erano state dure anche per lui- l’incendio…ha raggiunto anche il garage,ma… lì …c’era poco legno .
Dentro al garage,incassata in un muro e nascosta dietro un pannello di polistirolo ignifugo…-Ted ha fatto una
pausa ,come per riordinare le idee-…abbiamo trovato una piccola cassaforte…”
La cassaforte! Anche di quella mi ero dimenticata!
Di quante e quali altre cose m’ero dimenticata?Oh,Signore!
“Ah,sì…!-ho detto-…sì…Hank l’aveva installata lì 4 o 5 anni fa…secondo lui, il garage era il posto più sicuro
dove nasconderla…dovrebbe contenere qualche migliaio di dollari… per gli imprevisti…per i casi
d’emergenza,come li chiamava lui…
Ci vuole la combinazione per aprirla…è la data di nascita di Hank,la combinazione…”
“Mmhh…,ecco…date le circostanze…-Ted s’è passato una mano sulla sua barba ispida- l’ho fatta forzare .
All’interno c’era una mazzetta di dollari…questa…-Ted ha tolto da un cassetto della scrivania una busta di
plastica blu…me l’ha allungata …dentro c’era la mazzetta di banconote.-…potranno esserti utili ,Daisy…”
Io ho tolto i dollari dalla busta…li ho guardati…ho guardato Ted.
“Saranno almeno un 3000 dollari.” Ha detto Ted.
“Sì…credo di sì …” ho confermato.
“Faresti meglio a metterli nella tasca interna del giaccone…è più sicuro…” m’ha consigliato Ted.
Così ho fatto. La tasca era dalla stessa parte del taschino della felpa. Per un istante ho immaginato l’occhio di
Hank che guardava le banconote. Quelle accantonate per gli accidenti imprevedibili. Se Ted avesse sospettato
cosa conservavo nel taschino; ma non poteva sospettare. Nessuno poteva sospettare.
“Nella cassaforte c’erano …anche altre cose…” Ha detto Ted…e poi ha fatto una pausa ,attendendo la mia
reazione.
Altre cose…oh Signore…
“Qua-quali altre cose,Ted…?” Ho bisbigliato…davvero non sapevo …mi son sentita sull’orlo del burrone.
Ted ha aperto una cartelletta verde che aveva sulla scrivania…c’erano dei fogli … Ted me li ha allungati…:
”Guarda…” ha mormorato.
Io ho scorso i fogli, stampati fitti fitti,su ognuno di essi ,in calce ,ho riconosciuto la firma di Hank… :”Ma cosa
sono…?-ho chiesto-…c’è la firma di Hank.. ma io non li ho mai visti prima…”

“E’ una polizza d’assicurazione sulla sua vita ,per due milioni di dollari ,stipulata venti anni fa…e tu ne sei la
beneficiaria unica ,Daisy…”M’ha spiegato Ted,passandosi una mano sotto al mento.
Sono rimasta stordita. Incapace di dire alcunché. Non me la sarei mai aspettata una sorpresa del genere :2
milioni di dollari! Tutti per me! Avevo un marito che valeva un tesoro.E non lo sapevo! E ‘ proprio vero che ci
sono persone di cui si apprezza il valore vero solo quando non ci sono più .
“Oh,il mio Hank…-ho bisbigliato,mentre gli occhi mi si velavano di lacrime-…non me l’aveva detto che aveva …
aveva…oh …lui ha pensato a me…e io non sono stata capace di restargli al fianco quando ha avuto bisogno del
mio aiuto…sono fuggita…” sono scoppiata in singhiozzi.
“Daisy…Hank ti voleva bene tanto quanto tu ne volevi a lui. Sapeva di aver trovato una compagna di vita
meravigliosa… per questo ha fatto l’assicurazione …”
“Oh,Ted…io non lo so…non so …”mi sono asciugata gli occhi.
“Sì,Daisy…sono sicuro che è così…sai,
ho letto le condizioni del contratto…Hank ha stipulato una polizza che copre praticamente tutte le cause di
premorienza…eccettuato l’uxoricidio…ovviamente e il suicidio …ehmm…e quindi la somma pattuita ti spetta
assolutamente.
Lo so :non è a questo che ora vuoi e puoi pensare. Pure è importante che tu lo sappia.”
“Sì…Ted…”mi sono soffiata il naso.
Le cose si mettevano meglio di quel che avessi mai immaginato. Ed era stato un bene ,a rifletterci,che non
avessi salvato i miei documenti personali. Li avessi salvati avrebbero potuto pensare:”Ma come …la casa era
invasa dal fumo e dal fuoco ,il marito le stava andando arrosto e lei si preoccupava della patente e della carta
d’identità?”
Ehssì…meglio così. E con i due milioni di dollari che avrei avuto poi a disposizione ,meglio ancora. Stava
andando tutto bene.

“Ecco Daisy …-ha continuato a dire Ted,col suo eloquio lento ,monotono come una coda in autostrada-…ora
sai tutto…-ha fatto una pausa,sogguardandomi-…vuoi proprio andare in motel?”
Io gli ho risposto di sì. Sì.
Ted allora ,cortesemente,ha telefonato al motel Barley e m’ha prenotato una camera (“…La numero 19
,Daisy…”) per una settimana. Per intanto.

E’ tornato l’agente Smythe, con la mia nuova carta d’identità e la mia nuova patente. In foto …sembravo…la foto
sembrava quella di uno straccio su cui qualcuno avesse tratteggiato il volto d’una zombie.O qualcosa del
genere.
Ma andava bene così,mi sono detta . Andavo benissimo così. Anche i documenti personali li ho messi nella
tasca interna del giaccone.
“Dove hai la tua toyota ,Daisy…?-m’ha chiesto ,con aria noncurante Ted-…in garage non c’era…”
Già…la mia yaris color ghiaccio,la mia macchinina…gli ho spiegato che l’avevo portata all’officina dei fratelli
Woodman, due giorni fa,per la revisione …e …avrei dovuto ritirarla ieri…ma non ne avevo avuto il tempo.
“Se vuoi– m’ha detto Ted- posso farti accompagnare all’officina.”
Ho accettato,

Ted ,dopo averci infilato la polizza sulla vita di Hank,m’ha consegnato la cartelletta verde.
”Fa’ attenzione a non perderla” m’ha raccomandato.
Ci poteva scommettere la sua testa da capra che avrei fatto attenzione.

Ted s’è alzato in piedi. . Ha fatto un mezzo giro attorno alla scrivania e m’è venuto vicino.Mi sono alzata anch’io.
”Daisy –m’ha sussurrato,sfiorandomi una spalla con la mano- per qualunque cosa tu abbia bisogno ,a
qualunque ora chiamami.Qui o a casa. Mi troverai sempre. E anche Marion.”
Io gli ho fatto cenno di aver capito;ho cercato di mettere nel mio sguardo tutta la gratitudine e la riconoscenza
che in un caso del genere ci si aspetta che una povera neovedova possa mettere nello sguardo che rivolge al
suo più fraterno amico.
Amico… carnefice sotto il costume di amico… vero carnefice sotto la maschera di falso amico…oh,mica sono
scema.
“Da ora e fin quando ci resterai considererò come tuo domicilio la camera 19 del motel Barley…per tutte le
comunicazioni e per le pratiche da espletare…”
“Bene,Ted…”
“Ok..allora…dirò a Peterson di portarti all’officina dei Woodman.Ti ci accompagnerei io…ma devo restare in
centrale…c’è stato un tamponamento a catena sulla quattro-nove-cinque e devo seguirne gli sviluppi…”
“Oh,Ted…-l’ho interrotto,abbracciandolo e poggiando il viso sul suo petto-…che il Signore ti benedica per tutto
quello che stai facendo per me…e Marion…ringraziala da parte mia…”
Dolcemente Ted m’ha carezzato le spalle:”Potrai trovarci sempre,Daisy.Ricordatelo.”

Sono uscita dall’ufficio. E poi dalla centrale,finalmente. Mentre seguivo l’agente Peterson ,nel piazzale del
parcheggio
,l’aria carica di smog che inspiravo mi sembrava tonificante ,fresca e ossigenata come quella che avrei potuto
respirare se mi fossi trovata a passeggiare sulla riva dell’oceano .il giorno dopo una tempesta. Perchè quell’aria
inquinata,per me profumava ,,sì…profumava di libertà;di vita nuova. Tutto stava ora ri-cominciando,per me.Ri-
cominciava. Questo sentivo.

Cap.3

,Appena m’ha visto ,Anthony,il maggiore dei due fratelli Woodman,m’è venuto incontro e con faccia di
cricostanza ,m’ha porto le sue più sincere condoglianze. Anche a nome di Roy ,il minore(quello sfregiato) che
,m’ha detto,era fuori col carro attrezzi. La notizia di quel che m’ era accaduto si stava diffondendo,per Cape
Heaven .
Ho pagato 120 dollari per la revisione.
Sono salita sulla mia cara yaris; ho chiuso la cartelletta nel cruscotto;ho allacciato le cinture di sicurezza e
sono partita.
Destinazione:le macerie di casa .

E’ vero,almeno per la mia esperienza personale, che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Io lo sentivo
crescere in me ,intanto che procedevo nel traffico sonnolento della tarda mattinata,questo impulso incoercibile
a tornare là,per un’ultima volta, per ,un ultimo sguardo al luogo. Deve essere lo stesso meccanismo che ha
spinto la moglie di Lot ,oppure Orfeo a voltarsi indietro .Nonostante sapessero che non avrebbero dovuto
assolutamente voltarsi indietro. Eppure si sono voltati.
Così anche l’assassino sa benissimo che non deve tornare…ma ci torna. Però,è tutto da dimostrare che agli
assassini che tornano sul luogo del delitto capiti l’analogo di quel che è successo ad Orfeo e alla moglie di Lot.
Mentre ero ferma ad un semaforo ,ho pensato ad Hank…ai pochi frammenti d’ossa che,come m’aveva
spiegato Ted, erano tutto quello che di lui era rimasto. Hank voleva essere cremato. Dite che adesso sto
esagerando? Eppure v’assicuro che è vero :Hank voleva essere cremato. A volte il destino di uno persona viene
poi a coincidere con quella che è la sua volontà. Sono casi curiosi,in verità.

Ho fermato la yaris davanti al cancelletto che chiude la staccionata. Sono scesa dall’auto. Sia il cancelletto ,che
il cancello grande erano sigillati con dei lucchetti che mostravano lo stemma dello sceriffo. Ted non m’aveva
avvertito di questa sua decisione.Forse se l’era dimenticato. O aveva voluto tenermela nascosta? Un cartello
,piazzato in mezzo al prato ,avvertiva del PERICOLO! e :PROIBITO! procedere oltre,intimava.PROIBITO..a
chi? Non a me,certo. NESSUNO può proibirmi di entrare in casa mia.
Il tetto era crollato completamente. Travolto da tutte quelle macerie, di Hank non potevano essere rimasti che
frammenti .Frantumi. Sì non poteva essere andata che così.Anche se avrei preferito vederli. Sì ,quanto prima
avrei dovuto cercare di vederli,di andare all’obitorio. Dovevo vedere cosa era rimasto di Hank. E non avrebbero
potuto negarmelo.Dovevo rendermi conto.
Gli infissi erano stati distrutti dal fuoco e le finestre e la porta annerite dal fumo incorniciavano la rovina ,su
quel che restava dei muri. Sembravano le orbite vuote e sinistre di un teschio.
Il portone basculante del garage era rimasto un poco sollevato .Forse s’era inceppato il
meccanismo.Sdraiandomi a terra avrei anche potuto passarci sotto . Il pick up di Hank doveva essere rimasto
all’interno.Mi sono ricordata di Bernie. Del suo corpicino ,abbandonato forse ancora in balia degli elementi, sotto
all’oleandro bianco.
Ho poggiato entrambi le mani sulla staccionata…con un po’ di buona volontà avrei potuto scavalcarla ,ho
pensato.Così mi sono data un po’ di spinta ,ho fatto un respiro profondo ,e…ooopp! sono riuscita a rotolare
dall’altra parte.

Mi sono rialzata senza danni,a parte un lieve indolenzimento alle chiappe ,dato che le avevo sbattute sul prato ;
mi sono incamminata per il vialetto. Sì ,il cadaverino di Bernie era sempre sotto alla pianta di oleandro bianco.
Nessuno s’era preso cura di lui.
Piegandomi giù giù, fin quasi a terra ,sono riuscita ad entrare nel garage.Sì, Il pick up era ancora lì . L’interno
del garage non sembrava tanto danneggiato. Il fuoco aveva lambito la parete adiacente alla casa ed era entrato
dalla finestra ,ma poi non aveva avuto modo di estendersi. Ho dato un’occhiata alla cassaforte. Vuota
completamente.
In un angolo ho visto una pala ;l’ho presa. Sono uscita.

Accanto all’oleandro ho cominciato a scavare. Il terreno era piuttosto molle.Quando la buca m’è sembrata
grande a sufficienza ,c’ho spinto dentro Bernie. Ho poi compattato bene bene la terra sopra di lui;
così che mai più nessuno andasse ad infastidire il suo riposo.
Ho riportato la pala in garage.
.
Tutto è polvere ;
e nient’altro.
E il vento che l’ammucchia e la disperde.
Niente altro.
Polvere e vento.
Ho riscavalcato la staccionata:badando a non cadere di culo ,stavolta:l’asfalto non è come la erba dei prati.

Sono risalita in macchina,con l’intenzione di passare dai Cornwell.Per un saluto e per recuperare i pantaloni
del pigiama che avevo lasciato in camera.
Nello specchietto retrovisore ho dato un’ultima occhiata a casa: la casa mia e di Hank.La casa della nostra vita
insieme. Ho messo in moto. Non sarei tornata una seconda volta.
°
Il protagonista di un racconto di Stephen King immagina di presentarsi alla porta di una sconosciuta e dirle
:”Signora ,tutto ciò che ama le sarà portato via.”
Sì,tutto ciò che ami ti sarà portato via.
Oppure mai ti sarà concesso di averlo. E non so cosa sia peggio.
Se capite cosa intendo dire.
Ma temo di non essere riuscita a spiegarmi.

Anne stava preparando il pranzo. Presto Alice sarebbe tornata da scuola. Peter invece sarebbe rientrato a
casa solo a tarda sera . Era molto impegnato col lavoro,ultimamente,m’ha spiegato Anne,con un sorriso un
poco sforzato.. Io ho ripensato ad Hank…anche lui aveva cominciato così: non rientrando per il pranzo,a causa
,diceva,degli impegni di lavoro. Già:gli impegni di lavoro delle PUTTANE squallide che frequentava.

Anne m’ha detto :”se vuoi andarti a rinfrescare ,Daisy…intanto che Alice arriva e io metto in tavola…”
Io allora ,dopo averla ringraziata le ho detto che non sarei rimasta a pranzo e l’ho messa al corrente delle mie
decisioni. Anne m’ha ascoltato con un ‘espressione ,in viso, di crescente stupore ;non mi ha mosso cmq alcuna
obiezione.
“Se questa è la tua scelta,allora è la scelta giusta .” ha concluso.
M’ha ripetuto di non farmi scrupolo di chiamarla,in caso di necessità. Gentile.Davvero gentile.

“Ecco lo scuolabus!”ha detto Anne ,guardando fuori dalla finestra. E’ andata alla porta e , fresca come la
primavera, è entrata di corsa Alice.
“ciao mammina!” ha cinguettato,andando a farsi dare un bacio da Anne.
“Ciao zia Daisy…resti a mangiare con noi…?” Mi ha poi chiesto la piccola ,facendomi un sorriso incantevole.
Le ho detto di no.
Alice m’ha guardato con un’espressione dispiaciuta:”Oh…ma perché…?...Mamma,diglielo anche tu alla zia
Daisy di stare qui con noi …”
“Alice,tesoro…la zia Daisy oggi non può fermarsi ,deve proprio andare…”Anne ha carezzato i capelli della sua
bambina.Capelli che sarebbero piaciuti a Dante Gabriel Rossetti,da tanto che so

no fini e fulvi e lunghi e vaporosi e morbidamente ondulati.


“Ma torni a trovarci…zia Daisy…?”
Io le risposto che sì,certo,sarei tornata …e …le avrei insegnato come preparare una bella torta di mirtilli.
“Sììì…che bello…vieni presto,allora!”
“Ora vai a cambiarti e a lavarti le mani ,Alice…” le ha ordinato Anne.
Alice è volata via.
“ E sbrigati …se le patatine fritte vuoi mangiarle belle calde!”
“Le patatine…evviva...- ha squittito la piccina…-faccio subito!”
Io sono andata in camera.

I pantaloni del pigiama erano ancora sul letto ,tal quali li avevo lasciati. C’erano pure le due t-shirts . M’è venuta
voglia di togliermi la felpa e mettermi una t-shirt. Perché? Mah…non so…non ne avevo nessun bisogno. Non
sarebbe stato meglio se l’avessi fatto una volta arrivata al motel,in camera? Sì ,sarebbe stato meglio.
Forse.
Invece mi sono tolta il giaccone,il maglione,la felpa …e ho indossato una t-shirt di Marion. E mi sono rimessa il
maglione.
Poi ho ripiegato bene i pantaloni e insieme all’altra t-shirt li ho infilati nella shopping bag ,di un bel colore rosa
shocking,che aveva contenuto il maglione .Ci rimaneva spazio per metterci pure la felpa…così l’ho ripiegata ,l’ho
lisciata e…proprio mentre la stavo per infilare nella sportina ,mi sono ricordata dell’occhio di Hank e
,meccanicamente ,l’ho tolto dal taschino e l’ho appoggiato sul letto. Brillava ancora ceruleo ,l’occhio di Hank.
Ho infilato la felpa nella shopping bag.
Mi sono guardata intorno…,mentre mi rimettevo il giaccone,per controllare che nella stanza non fosse rimasto
qualcosa altro di mio.
Ma no,non c’era niente.

Ho allungato la mano per raccogliere l’occhio di Hank e riporlo nella tasca interna del giaccone .
Quando.

La porta della stanza l’avevo accostata …sì, non l’avevo proprio chiusa;avrei dovuto far scattare la serratura
.Avrei dovuto chiuderla,lo so. Sono stata sbadata .Idiota. L’avessi chiusa ,Alice avrebbe bussato ,avrebbe
chiesto il permesso di entrare. E io avrei avuto il tempo di. E non sarebbe successo che .
Invece Alice ha poggiato la mano sulla porta che s’è dischiusa quasi spontaneamente e lei ,questo fatto,l’ha
interpretato come un implicito invito ad entrare. Non si può fare,onestamente e a mente fredda, nessuna colpa
alla piccina che ,all’improvviso,ariosa come un passerottino ,m’è entrata nella stanza.
“Zia Daisy…-ha gorgheggiato-…vieni a mangiare un po’ di patatine ,prima di partire…”
Quando ho visto Alice entrarmi dentro così,io sono trasalita…mi sono come paralizzata…la piccolina aveva un
sorriso radioso che le illuminava il viso…ha notato subito…sapete come sono i bambini…quella cosa insolita
che splendeva cerulea sul letto,vicino a me… e un lampo di viva curiosità le ha traversato lo sguardo.
“Uuhh…cos’è quello…?” ha chiesto e s’è fiondata fulminea,come solo i bambini sanno fare,su quella cosa che
aveva catturato la sua attenzione.
I bambini sono così:in meno di un secondo dalla sua entrata,Alice era già arrivata accanto al letto e con la
manina aveva afferrato l’oggetto del suo desiderio e ora lo esaminava ,ad occhioni sgranati,tenendolo sul palmo
aperto .
Poi sempre fulminea ,m’ha girato le spalle e ha fatto per uscire:”Mamma…-ha chiamato-…vieni a vedere cosa
ho trovato…”
Io finalmente mi sono riscossa e appena prima che la piccola peste potesse sfuggirmi l’ho acchiappata per i
capelli. Quando si dice presa per i capelli…beh ,così l’ho presa …per i suoi meravigliosi capelli preraffaelliti e
l’ho strattonata …:”Vieni qua…stronzetta…”le ho ringhiato.
La piccola è rimbalzata indietro…tipo uno yo-yo quando arriva alla fine della corda:” AAAAHHIIIIAAAAA…
MAAA-MAAAMMMAAA…” ha subito frignato la rompicazzo ,mentre tonfava col sederino per terra e lasciava
scivolare sul pavimento l’occhio di Hank.
Io sono scattata a raccoglierlo.
“Alice…!COSA C’E’?!...” ha strillato Anne, dalla cucina.
“MAAA-MMMAAA…MAAAMMMAAAA…!!!- ha continuato a gridare la piccola ficcanaso-…Daisy mi ha fatto
maaa-aaleee…gn-gn-gnn-èèèè…!”
Ohssignore,male …le avevo fatto male…solo perché le avevo tirato un poco i capelli….ERA LEI CHE ERA
VENUTA A CURIOSARE,A ROMPERE LE PALLE …e la cattiva ero io,secondo lei…ah,i bambini sono soltanto
dei piccoli stronzi .Che studiano per diventare grandi stronzi. Questo sono.’Piccole stronze’ e ‘Piccole stronze
crescono’…due romanzi che qualcuno dovrà pur scrivere.
Ecco,mi sembra di sentirvi ,lo sento il vostro coretto canzonatorio:” E tu,allora…Daisy?Non sei stata una
bambina e poi non sei cresciuta pure tu? Per caso sei diversa? Tu sei per caso diversa Daisy gnè-gnè,eh?”
Sì,sono stata una bambina e poi sono cresciuta.Anch’io.E allora?Proprio come voi. E allora? Io parlo con
cognizione di causa.
Ma intanto dovevo fare qualcosa:ho guardato l’occhio di Hank che mi fissava, nel palmo della mia mano… Alice
tutta piagnucolosa si stava rialzando…e ho pensato che Anne sarebbe entrata nella stanza ,tempo un
nanosecondo…e se avesse visto …se avesse anche solo intravisto…. allora mi sono cacciata in bocca l’occhio
di Hank.Con tutto il cellofane.

“ALICEEE…cosa succede?!?” Anne è entrata tutta trafelata e ansiosa per l’incolumità della sua cocchina.
“MAAAA-mmmmaaaaa!” Alice è corsa a ripararsi tra le braccia della mammina che ha guardato lei e poi me …
con la faccia di chi non ci stava capendo niente.
Io…io…ero lì con in bocca l’occhio di Hank … che aveva una consistenza da caramella gommosa…da
chewing-gum già masticato e …dopo averlo girato e rigirato ancora tra la lingua e il palato…l’ho …l’ho
schiacciato .Tra i denti.
SC-squiiisshhh… una materia viscida, collosa,molliccia, è sprizzata fuori dal cellofane e m’ha imbrattato la
lingua…allora… a quel punto o sputavo oppure-schifo o non schifo- ingoiavo ;a quel punto . Ho provato a
ingoiare.
“Da-Daisy mi ha tirato i capelli...-stava singhiozzando, intanto , la piccola frignona-…mi ha fatto ca-cadere…mi
ha fatto ma-leee…”
“Oh,cara…sono qua io ,adesso,tesoro…-Anne ha carezzato la testa della figlioletta-…Daisy…-s’è poi rivolta a
me-…ma ..per l’amor di Dio…-ha messo su un’ espressione stralunata…-che …sta succedendo…?”
Io non dovevo avere un bell’aspetto; un aspetto rassicurante. E’ che il…il bolo…il boccone…l’occhio (e il
cellofane) mi si erano incastrati a mezza gola…non mi andavano giù e nemmeno mi tornavano su.
Hank mi stava strozzando. Voleva vendicarsi ,il bastardo.
“GHHH-AHHH-GGHHHH….!” Ho rantolato ,ho tossito…ho provato a deglutire ancora…mi sono data una
manata sul petto… mi stava…soffocando,l’infame. Voleva portarmi all’inferno con lui…:”…hhhffff…
ahhhgghhh…!”
Poi , quando ormai mi sentivo come se stesse per esplodermi la testa,,un velo di saliva è filtrato,lubrificandolo,
sotto al cellofane che s’era appiccicato al fondo del palato e che non mi faceva respirare… ho deglutito
ancora e ...il dannato foglietto s’è mosso e ha preso la strada giusta ,verso l’esofago…insieme a tutto il resto
della sbobba.
“GHHH-bbb--GGHHHAAA….hhhh!!!”:Ho borbogliato…mentre l’aria riaffluiva nei polmoni, affamati d’ossigeno
“DDAAA-ISYYYY…ma…che ti prende…?” Anne mi osservava impaurita,senza sapere che fare.
“Daisy è cattiivaaa…-ha strillato ancora la piccola iena, del tutto indifferente al fatto che a momenti morivo
strozzata , anche per causa sua -…mi ha chiamato …sc-sc-sctonzetta…”

“Ma…-Anne sembrava incredula e addolorata ad un tempo,più che arrabbiata- …ma perché Daisy?...Come hai
potuto…?Alice è una bambina…”
“Non…non è veee-roo…-ho ribattuto;con una vocetta gracchiante che pareva avessi fatto dei gargarismi con
della sabbia-…non le ho fatto…aaagghhh… niee-nienteee…”
“Sìììì,invece…bugiardaaa…-ha urlato la piccola vipera-…mi ha fa-fatto maleee e mi ha detto sc-sctonzetta e
poi poi s’è messa in bocca un occhio blu.”
Anne sbalordita ha guardato la figlioletta:”ma cosa dici?”
“La seee-ntiii…-ho sibilato –si inventa le cose…”
“Nooo…-ha starnazzato la stronzetta-…Daisy è ca-cattiva…”
I bambini di oggi sono proprio dei mostricciattoli d’impudenza. Non hanno rispetto e timore di niente e nessuno.
Non hanno alcuna remora a contraddire un adulto. Anzi. Consapevoli come sono che la loro parola vale più di
quella d’un adulto. E che loro sono intoccabili. Quel che dicono loro pretendono che sia vangelo. E guai a chi li
contesta. Stronzetti. E i loro genitori che gliele danno tutte vinte. IO non ero così. Grazie al cielo IO non sono
venuta su così…così irriguardosa.
“Daisy è cattiva – Alice ci stava prendendo gusto a ripetere quella litania- mandala…mandala via…”
I bambini sono così:nemmeno con un coltello puntato alla gola ,la piccola bastarda avrebbe smesso di
frignare,di accusarmi.
“ Anne..-ho detto,con una voce che sembrava quella di una gallina presa per il collo. Se le galline prese per il
collo riuscissero a parlare.- …non crederai a una cosa simile?”
“Ma cosa hai in bocca…? “ m’ha chiesto Anne.
“Ha un occhio …un occhio bluuuu…l’ha ma-mangiato…” la pestifera s’è intromessa.
“Nooo…ho una mentina…m’è andata di …di traverso…quando Alice è entrata all’improvviso…ho preso un uno
spavento…”
“Bugiardaaa…-Alice non aveva intenzione di mollare- …era un occhio blu. Credevo che era una biglia. Invece e
ra un occhio blu. Lo ha mangiato. Mamma,mandala via…non voglio più vederla…non è più mia zia…ecco…”
Proprio una bimbetta insopportabile e capricciosa.E ingrata. Dopo tutte le coccole e i regalini che le avevo fatto
in tutti quegli anni. Adesso,solo perché le avevo tirato i capelli una volta,una volta sola, e senza nemmeno farle
tanto male ,mi si rivoltava contro peggio d’un serpente a sonagli.Tutto dimenticato ,azzerato. Piccola miserabile
infame.
“Basta Alice!-Anne ha tentato di ristabilire la sua autorità-smettila di dire cose …cose così…va’ in camera tua e
aspettami lì.Devo parlare con …con zia Daisy.”
“Nooo!!!- la piccola strega s’è subito ribellata-non è più mia zia…è cattivaaaa e bugiardaaa…io non sono
bugiardaaaa…”
“Alice ,basta! Non ho detto che sei bugiarda!Va’ in camera tua !Obbedisci!”
“Va bene…” Alice piangendo è uscita .
°
“Vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?” M’ha chiesto Anne,quando siamo rimaste sole.
“Davvero non è successo niente…”ho risposto;la voce m’era finalmente tornata quasi normale,era solo un poco
stridula…Hank era andato giù,col cellofane.Nello stomaco. Ora i succhi gastrici si sarebbero presi cura di lui.
“Alice è entrata all’improvviso –ho continuato a spiegare.-…ero sovrappensiero e mi sono spaventata e m’è
andata di traverso una mentina….”
“Sì..ma ..-Anne era proprio confusa- ma Alice…hai sentito cosa ha detto Alice…”
“Ma Anne…Anne…ti pare possibile…?Alice s’è spaventata ,vedendo me spaventata…ecco tutto…e le sarà
sembrato di vedere quello che dice di aver visto …e poi è scivolata per terra…ma io non l’ho toccata…come
puoi pensare che con tutto il bene che le voglio …potrei …-ho ricominciato a piangere-..potrei fare del male a …
ad Alice…lo sai il bene che le voglio…oh ,Anne …ti prego …dimmi che non lo pensi…ti prego …non darmi
questo dolore…come se non ne avessi già abbastanza…” il pianto è diventato un pianto quasi dirotto.

Anne ha borbottato:”Ma …certo. ..lo so quanto bene le vuoi…non intendevo…” .


Io mi sono limitata ad accompagnare il suo borbottio con dei singhiozzi….
“Ma la mentina chi te l’ha data?”M’ha chiesto di punto in bianco.
“Eh…???”
“Sì ,la mentina che t’è andata di traverso…chi te l’ha data…?”
“Ma cos’è questo…? Un interrogatorio..? Sei diventata sceriffo pure tu,eh…?” Anne ha spalancato gli occhi ed
ha retratto un poco il busto. Dovevo aver accompagnato il mio quesito con un’espressione del viso poco o punto
conciliante.
“No…Daisy…chiedevo così…per chiarirmi le idee…”
“Tu..tu –ho singhiozzato allora- non mi credi…adesso che sono una povera donna sola ,senza nessuno più che
mi protegge,adesso chiunque può permettersi qualunque sospetto ,qualunque malignità contro di me.
Perché non c’è nessuno più che mi difende. Se Hank fosse qui…tu …nessuno oserebbe . Invece adesso se
una bambina ,basta che una bambina mi accusi di aver mangiato un occhio blu… di aver mangiato un occhio
blu…ma ti rendi conto dell’enormità…? io mi devo discolpare ,giustificare…devo spiegare dove ho preso una
mentina…io alla mia età…perché una bambina dice…oh, se il mio Hank fosse qui…tu non ti saresti permessa
questa…questa… impertinenza. Da te non me l’aspettavo Anne.Dopo tutti questi anni che ci conosciamo…”i
singhiozzi e le lacrime hanno preso il sopravvento.
“Daisy,scusami…-Anne ha fatto una faccia sconsolata, sconvolta-…sono davvero spiacente …non volevo
ferirti,né offenderti…scusami…”
L’avevo colpita.
“Fa niente…-ho mormorato-…cmq ,la mentina ,se è così importante,l’avevo in auto.Nel cruscotto della yaris ho
trovato una mentina .Ecco.”
Mi sono soffiata il naso
“Oh…scusami,Daisy” Anne sembrava desolata .Assolutamente desolata.
Sì,l’avevo colpita e affondata.
E la stronzetta adesso poteva andare affanculo…con la sua storia dell’occhio blu mangiato dalla Daisy cattivona
che le tirava i capelli. Non ci avrebbero creduto .Anzi se insisteva a raccontarla , magari rischiava di passare per
una precocissima bugiarda patologica,la stronzetta.
Ho preso la shopping bag ,con tutte le mie cose.
“Meglio che me ne vada…” ho detto.

Giunta sulla soglia mi sono rivolta ad Anne:”Rassicura Alice che non tornerò più.Non mi vedrà mai più. Così
sarà tranquilla.”
“Daisy…per l’amor del cielo…parlerò con lei e …vedrai che chiariremo tutto e tu potrai ,quando vorrai,tornare…
vedrai…sono sicura che Alice non voleva dire quelle cose che ha detto…non so…cosa le sia preso…ma è solo
una bambina…in fondo…tornerai la sua zia Daisy…sono sicura…”
Anne ha atteso una mia risposta.
Sono rimasta in silenzio.
Anne s’è spinta in avanti ,con il busto, come per abbracciarmi ,io però mi sono tirata indietro …allora Anne s’è
immobilizzata.
“Grazie …-le ho detto-…per tutte le premure che tu e Peter avete avuto verso di me. Vi serberò riconoscenza
per sempre. Siete una famiglia meravigliosa e …che il Signore vi benedica. Addio ,Anne e dì ad Alice che mi
spiace di averla spaventata e …dalle un bacio . Da parte mia. Ma non dirglielo che è da parte mia.”
Senza aspettare risposta ,ho girato i tacchi e sono andata alla macchina.
Ho messo in moto …e adesso

°
Il motel Barley è lungo la statale 3 ,circa dieci miglia fuori cape Heaven.
°
Quello che era appena successo dai Cornwell,m’aveva prostrata .Non ci voleva ,proprio non ci voleva. Anche se
mi sembrava di essermela cavata bene;date le circostanze. Pure non ci voleva.Avevo in bocca il sapore del
cellofan… e …di altro. E la lingua ,il palato appiccicosi ,impastati. Non dovevo –non dovevo
VOMITARE.NO.NON CI DOVEVO PENSARE :AL SAPORE DISGUSTOSO CHE AVEVO SULLA LINGUA.
NON CI DOVEVO PENSARE,a quel sapore di cadavere. .Dovevo concentrarmi sulla guida.CONCENTRARMI
SULLA GUIDA.NON PENSARCI A …
Sentivo il bisogno di conforto, di rassicurazione; avevo bisogno del sostegno,della complicità di un amico. Un
amico vero. Avessi avuto a portata di mano il mio Jack,lui sì avrebbe saputo come farmi coraggio.Ma ero
sola.Sola sola sola.
°
M’ero appena lasciata alle spalle le ultime case di cape Heaven ,quando ho visto,sul bordo della
strada,l’insegna pubblicitaria d’una mescita d’alcoolici.C’era anche l’immagine d’una manina che ,puntando
l’indice verso destra,indicava l’ubicazione del negozio.
Il cuore m’ha fatto un balzo di giubilo .
Ho svoltato nel piazzale antistante la rivendita. Non c’erano altre automobili.Ho parcheggiato.Sono scesa dalla
yaris ,con le gambe che mi formicolavano per la trepidazione.
Sopra all’entrata campeggiava la scritta:
VINI LIQUORI
Sulla porta a vetri era appeso il cartellino di
‘APERTO’.
“E se dentro incontro qualcuno che conosco?” ho pensato.
“Chissenefrega.”
Sono entrata.Il negozio era vuoto.
Dietro il bancone c’era un asiatico dalla faccia rinsecchita ,grinzosa. Avrebbe potuto avere 60 anni. O anche 160.
Vedendomi ha lievemente chinato il capo in avanti e ha stiracchiato la rima buccale in quello che voleva essere
un sorriso di benvenuto,credo. Ma ne è venuto fuori solo una grinza,una ruga in più che è andata ad intersecarsi
con le altre.
Gli ho chiesto una bottiglia di jack daniel’s.
Il tizio m’ha scrutato ,per un attimo,attraverso le fessure delle palpebre,con due occhietti aguzzi,astuti ,da topo.
Da uno scaffale alle sue spalle ha preso una bottiglia ,me l’ha mostrata…io gli ho fatto un cenno come per dire
:”sì,va bene.”
Lui allora ha messo il whisky in un sacchetto di carta e ha battuto lo scontrino. Ho pagato. Sono uscita con il
mio miglior amico sottobraccio.

Appena risalita in macchina,ho svitato il tappo del Jack Daniel’s ,ho guardato in giro…il piazzale era ancora
deserto…ho cercato cmq di nascondermi , rannicchiandomi giù e usando il giaccone come una specie di
paravento.
Tenendola sempre nel sacchetto –le mani quasi mi tremavano-ho portato la bottiglia alle labbra e ho mandato
giù un paio di sorsate…aaaahhhh!..finalmente la bocca s’è ripulita di tutto.
V’è mai capitato di avere la sensazione che attorno a voi e dentro di voi ci sia solo freddo ,silenzio e buio e la
certezza che non ci sarà mai altro che questo per voi,per ogni giorno maledetto che vi resta da vivere:solo
abbandono e freddo e silenzio e buio …? Ecco così mi sentivo io prima che il mio amico Jack scendesse giù a
carezzarmi il cuore… ma
appena lui è sceso giù ,a toccarmi il cuore
all’improvviso- in mezzo a quell’immensità fredda ,oscura e silenziosa-una fiammella…una fiammella s’è accesa
…è sprizzata … e il buio è diventato meno buio e così pure il freddo e il silenzio non sono apparsi più così
minacciosi;
questo grazie al mio amico Jack:lui fa miracoli. Miracoli.
Miracoli di breve durata;ma ripetibili.
Sentimenti simili ,voi li avete mai provati? No…?! Beati voi.
Ho infilato la bottiglia sotto al sedile del passeggero. Ho fatto un lungo respiro.
°
Mi sono immessa sulla statale 3.
°
Il giorno cominciava a declinare.
Ho guidato stando bene attenta a non superare il limite di velocità.
Una ventina di minuti dopo ,ho fermato la yaris nel posto auto riservato alla camera numero 19 del motel Barley.
Le camere del Barley sono scatole di cemento grigio ,ordinatamente affiancate l’une alle altre.Le loro porte
esterne sono dipinte col logo del motel:una losanga bianca su campo giallo oro.
Alla reception ,un ometto che indossava una giacca azzurra con bottoni dorati ,m’ha fatto firmare il registro e
m’ha consegnato la chiave della stanza.
Ho recuperato la shopping bag ,la cartelletta verde e il whisky ;ho attivato l’antifurto dell’ auto e sono entrata in
camera. Ho chiuso la porta a chiave.
C’era il sentore,nell’aria ,d’un deodorante spray; alla lavanda m’è parso.
Ho appoggiato le mie cose sul letto,mi sono sbottonata il giaccone e mi sono seduta. Il copriletto blu era stato
ben rincalzato. Accanto alla testiera ,su un comodino,c’era il telefono. E una bibbia con la copertina in similpelle
nera. Su un tavolinetto addossato al muro di fronte al letto,la tv. Su una mensola ,un vaso con una composizione
di fiori di stoffa.Sulla parete opposta era appeso un dipinto…a tempera probabilmente:raffigurava una marina…
le onde spumeggianti dell’oceano e ,all’orizzonte una vela nera contro un cielo fatto di nuvole grigie e squarci
bluastri.
Pareti color beige.
Dalla finestra entrava una luce crepuscolare .Presto sarebbe diventata penombra. Il bagno era chiuso da una
porta a soffietto. Mi sono liberata del giaccone.
Di colpo m’è salito in gola un violento rigurgito acido. Quasi m’ha tolto il respiro. L’ho rimandato giù…ho sentito
fiamme scivolare lungo l’esofago e poi incendiarmi lo stomaco. Anche la gola mi bruciava. Sono andata in
bagno. Appena ho acceso la luce ,è partito l’aspiratore;ho messo la bocca sotto al rubinetto del lavandino e ho
bevuto qualche sorso d’acqua. Su un banchetto ,vicino al lavandino , c’erano una piastra e un bollitore elettrico
.Mi sono accomodata sul water , per orinare.
Sono tornata a sedermi sul letto. Mi sono levata gli scarponcini. Togliersi le scarpe:uno dei pochi piaceri
(l’unico,probabilmente) che si fa più intenso col crescere dell’età. Mi sono distesa. Ho fatto un rutto ,ma non
acido. Un rutto semplice .
Ho respirato profondamente,mi sono massaggiata il ventre. Un tremito m’è passato per la schiena. Si stava
facendo sera.

Quanto tempo avrei impiegato a digerirlo? Digerirlo completamente? 24-48 ore ? D i meno,di più?Non me lo
ricordavo. E sì che l’avevo letto ,da qualche parte, quanto ci mette,di media, un alimento a compiere il coast to
coast dalla bocca al buco del culo.
Sapete che ,presso alcuni popoli è uso servire all’ospite d’onore ,durante il banchetto,l’occhio (bollito ,però) di
una capra o di una pecora? E ‘ segno di massimo rispetto. In alcune zone montane dell’Albania ad esempio
,succede. L’Albania è un piccolo paese europeo. L’ho letto sul reader’s digest. Le stupidaggini si ricordano, e ti
tornano alla memoria quando proprio non vorresti;invece le cose utili si dimenticano.Dannazione. Ma
vabbene:avrei aspettato. Il tempo necessario. Prima o poi i suoi resti sarebbero usciti. E io poi avrei tirato lo
sciacquone. Una volta per tutte. E addio. Facendo attenzione che nulla restasse a galleggiare.
Ho bevuto un sorso di Jack Daniel’s. Avrei dovuto comprarne due di bottiglie.
Chissà se l’occhio di Hank,aveva già superato il piloro ed era passato nel duodeno.
Forse sì. Ormai un tre ore almeno erano trascorse da quando l’avevo ingoiato.Insieme al foglietto di
cellofane.Ma i succhi gastrici avrebbero dissolto anche il cellofane. Potevo solo aspettare.
Aspettare.
E se Anne ,parlando con Alice si fosse persuasa che c’era qualcosa di vero nel suo racconto?Una mamma
crede alla sua bimba. E se ne avesse discusso con Peter? E se poi ne avessero messo al corrente Ted? Certo
la storia era assurda,apparentemente…io che mangio un occhio blu… unica testimone (oculare)una
bambina...sì assurdo…ma che Hank avesse gli occhi blu-cerulei…lo sapevano tutti. E se Ted ,per scrupolo di
coscienza,m’avesse chiesto di sottopormi a una lavanda gastrica? Ma ormai era tardi ,per la lavanda gastrica.
Non ce l’avevo più l’occhio di Hank nello stomaco. E poi a che titolo poteva chiedermi di sottopormi a…? Un
qualche straccio di giudice che firmasse il mandato ci voleva…e io avrei avuto prima diritto ad un avvocato.
Sì era tardi. Tardi anche per vomitare .
E se nella cassaforte ci fosse stato qualche altro documento? Che Ted aveva tenuto per sé? Magari perché …
perché conteneva informazioni riservate…? E quindi meritevole di essere esaminato, approfondito,a mia
insaputa.
E se non fosse stato vero che la trave aveva fracassato il cranio di Hank? Se il cranio fosse invece rimasto
relativamente intatto? Allora avrebbero capito che… specie se a questo avessero collegato il particolare
dell’occhio blu… m’è venuto su un altro rutto … ecco che per me non ci sarebbe stata salvezza. Sarei stata in
trappola. In trappola:quando credevo invece di essere libera. E poi ,al giorno d’oggi ,l’esame del dna…
E’ squillato il telefono.

Cazzo! Chi poteva essere? Secondo squillo.


“Ted…- ho pensato -…non poteva essere che Ted…”
E se non avessi risposto? Terzo squillo…quarto squillo…no…meglio rispondere
Ho alzato la cornetta:”…Pronto…?”
“Daisy…?” non era la voce di Ted.
“Chi parla?...”
“Sono il dottor Hill…Henry…”
“Henry…??” Ma cosa voleva?
“Daisy…lo sceriffo Williams m’ha aggiornato su tutto e … e mi dispiace Daisy…mi dispiace moltissimo…”
“grazie ,Henry …”Ero perplessa.
“Vuoi che venga a farti visita?”
“No,Henry…io …sei gentile…ma io me la sto cavando…da sola…tu hai già tanti impegni …non è necessario
che perda tempo con me,..io …me la sto cavando…davvero.”
“Come vuoi ,Daisy…sai ti ho chiamato anche per dirti che…-s’è schiarito la voce- …ti ricordi ,la notte scorsa
,che ho accennato al check-up di Hank?”
“S-sì…mi ricordo…”dove voleva andare a parare?M’è venuta la pelle d’oca.
“Vedi...-ha continuato Henry-…avevo trovato il cuore di Hank un po’ affaticato.Avevo consigliato altri esami più
mirati. Per fare una diagnosi esatta e poi eventualmente prescrivere una terapia specifica.Ma…”
Un attimo di pausa.
“Ma…?” Ho detto io .
“Ma Hank aveva rifiutato…dicendo che lui si sentiva bene e poi era impegnato col lavoro…gli avevo
raccomandato di evitare gli stress,per quanto possibile…di astenersi dal fumo. Lui m’aveva garantito che non
fumava da anni…”
Ho avuto la sensazione che una botola mi si stesse aprendo sotto i piedi,mentre Henry parlava.
La botola dell’inferno.
“Io allora…-ha proseguito Henry- m’ero tranquillizzato,e m’ero ripromesso di mettere in programma gli
approfondimenti diagnostici col prossimo check-up… tu però ieri hai detto che aveva ripreso a fumare…”
pausa…
“Sì…-ho risposto ,con un filo di voce…la botola era pronta ad inghiottirmi-…ma non sapevo del …del suo
cuore…non m’aveva detto niente…”
“Lo immaginavo Daisy… sai…potrebbe essere successo che -oh,non è dimostrabile,sia chiaro- che il fumo
abbia contribuito ad affaticare maggiormente il cuore di Hank, …e ieri sera potrebbe non essere stato un colpo
di sonno a far cadere la sigaretta dalla sua mano …ma un attacco cardiaco…è possibile…anche se non
dimostrabile.
Tu hai fatto tutto quanto in tuo potere ieri,Daisy.Ecco ,volevo dirti questo.”
Io avevo ascoltato quasi in apnea.
“Ah…-ho mormorato-…io non so …ti sono grata per avermi messo al corrente di questo,Henry…”
“Ho pensato fosse giusto che tu lo sapessi.”
Ci siamo scambiati qualche ultimo convenevole,poi abbiamo chiuso la telefonata.

Inattesa chiamata,quella di Henry. Cosa poteva significare? Ho bevuto un altro sorso di whisky.L’oscurità stava
inondando la camera. Sono andata alla finestra: era ormai sera.Ma non ho acceso la luce. Volevo restare al
buio .M’aiutava a riflettere. Come erano diverse le cose appena 24 ore fa.
°
Mi sono ridistesa sul letto… mantenere la lucidità:devo mantenere la lucidità.Col mio Jack Daniel’s vicino. E’
tutto quello che mi serve.
Sta andando tutto secondo il piano. O quasi. Sì…cosa possono avere contro di me? Le parole di Alice…una
bimbetta…contro le mie…non abbastanza. No.
°
E se anche la telefonata di Henry facesse parte di un piano…del loro piano… per farmi cadere in trappola? Se
avessero già scoperto,già dedotto tutto ,ma…ma senza prove ancora… se avessero bisogno di una prova,di
un mio passo falso?
°
E se stessero cercando di farmi fare il passo falso? Non lo farò .Non gliela darò mai questa soddisfazione.
E se…e se …il test del dna possono farlo su qualunque materiale organico …se mi carpissero un campione di
merda ,potrebbero esaminarlo e trovare il dna di Hank.Sono capaci di tutto.Non si fermano davanti a niente. E
allora come mi potrei giustificare di fronte alla mia merda contenente tracce del dna di Hank?
Il cuore affaticato…aveva il cuore affaticato. Me l’aveva taciuto.
°
Devo stare attenta. Ma non avranno niente in mano,finchè non cago. Questo è a mio vantaggio. Ma certo prima
o poi succederà. Di cagare. Devo rifletterci. Domani. Devo ripensare bene a tutto. E l’assicurazione?Devo
leggere la polizza…rendermi conto. E la segheria?Quella se la divorerà la banca.Squali: maledetti squali.
Sono stanca. Domani devo comprare un’altra bottiglia di whisky.
°
Mi arrivano echi di voci… rumori di musica ,attraverso la parete che separa la mia dalla camera affianco. Stanno
ascoltando la tv,nella camera 18 . A volume alto…troppo alto. Cosa sono ? Sordi? Dannazione perché è così
difficile avere un po’ di tranquillità? Domani… E se quelli della 18 fossero delle spie messe lì da Ted,per
sorvegliarmi…?La camera me l’ha prenotata lui. E dopo avrebbe potuto benissimo anche aver prenotato la
camera adiacente per un paio di suoi scagnozzi. Che adesso ridono e guardano la tv a volume troppo alto
apposta ,per innervosirmi. Ma la soddisfazione di tradirmi non gliela do. Loro non mi conoscono. Nessuno mi
conosce,veramente .Anche se tutti credono di conoscermi. Anche se loro credono di conoscermi. Né domani ,né
mai.E le foto? Quelle che mi hanno scattato in centrale? Se me le avessero scattate per schedarmi?Per
schedarmi senza che io sospettassi di nulla? Nè domani ,né mai. Domani. Devo far benzina:la spia segnava
rosso fisso.
Cosa succederà domani? Ho circa 3000 mila dollari in tasca.. Voi lo sapete cosa vi succederà domani? Certo
fate cenno di no ,con la testa…ma dentro di voi ,in realtà state pensando :”sì lo so…domani …sarà una giornata
tranquilla come quella di oggi …andrò a fare la spesa grossa all’iper,nel pomeriggio…,come previsto…”
oppure:”domani partiamo per il weekend a Disneyland,prenotato un mese fa…il piccolo Kevin non vede l’ora…è
da tanto che aspetta questo momento…come previsto… ”
voi state pensando questo ,mentre dite che no,non lo sapete…e che non si può mai sapere …eccetera
,eccetera. Il bello è che andrà proprio così:farete la spesona all’iper… oppure il viaggio a Disneyland ,dove il
piccolo Kevin si divertirà da morire…tutto come pianificato , tutto sotto controllo;tutto meraviglioso. Tutto così
rassicurante…come se tutto si potesse sapere ,prevedere .
Anch’io ieri mattina a una domanda del genere(certo ,alquanto cretina) avrei risposto come voi . Ieri il mio
programma era andare dai Woodman a ritirare la yaris. Chissà quali erano invece i progetti di Hank.
Ma nessuno sa.
Non sapete voi.
Non sanno, come sarà il loro domani ,se non la PIANTANO con quella maledetta televisione–anche se
scommetto che loro sono SICURI di saperlo- quei MALEDUCATI,della 18,che credono di avere che fare con
una stupida da irretire a loro piacere. Possibile che nessuno li faccia smettere?ME LI IMMAGINO...LI VEDO ,LI
SENTO CHE SGHIGNAZZANO PENSANDO A ME.
Non lo so io .
Non sa nessuno come sarà la fine .
Nessuno.
(fine)

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