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III (mancano i gabbiani da rivedere) (potrebbero essere messi allinizio) (ricordarsi sempre gli animali: topi, insetti, etc.

) non dimenticare mai nani, storpi, sordi, muti etc. si tratta innanzitutto di unimmondizia rivomitata cento volte fino allesaurimento di ci che avrebbe potuto contenere di energetico, di utile, di buono. Secondariamente bisogna tenere presente che ogni zona avr la sua particolare immondizia, ad esempio a canaregio i rottami saranno motoscafi, sul canal grande si tratter di gondole. Riferimento per (sono nato in un epoca in cui) pessoas.

I mocciosi si scannavano urlando allinseguimento dei copertoni lanciati con foga verso il limite della banchina in direzione del distributore di nafta in disuso. I pi spompati, rinunciarono alle ultime spinte e rallentarono la corsa destinata a spegnersi col salto delle ruote sullimmondizia della laguna. Limmobilit del campo darrivo avrebbe permesso in ogni caso di dichiarare con certezza i vincitori. Poi, a fine gara, la rituale immersione tra i rifiuti, sprofondati fino alla vita, per recuperare le gomme e ricominciare daccapo. Ogni giorno le coppie investivano la propria reputazione sempre sugli stessi pneumatici, e soltanto chi si ritrovava a perdere spesso continuava a cambiare nella speranza di trovarne di migliori. I campioni godevano del privilegio dinvecchiare. Lisa dalle corse (come si chiamano i lastroni della pavimentazione veneziana?) la gomma cominciava a scoprire le trame di fili che arrugginivano e si spezzavano diventando un rischio per le mani a ogni spinta. Allora la vettura veniva mandata in pensione, come si faceva un tempo coi cavalli, e si cercava un rimpiazzo. Per questo ogni tanto bisognava trovare il modo di arrivare fino a una delle chiatte arenate in prossimit del Mose. Alcune non avevano retto a decenni di maree, riflussi e spinte di altri relitti. Coricate su un fianco o capovolte avevano disseminato parte dei carichi neri e galleggianti, alimentando le nuove terre emerse, arcipelaghi di spazzatura che disseccavano il paesaggio. Con distacchi minimi le ruote saltarono dal

marciapiede con tonfi diseguali, rimbalzando dove la superficie pi compatta offriva resistenza, finendo per affogare la spinta nella mota densa o nelle pozze zuppe di carta disfatta. I contendenti sopraggiunsero e si fermarono a guardare dritti sullo spigolo in cemento. Un gruppetto gridava lamentando soprusi e scorrettezze, un paio di loro tra le spinte della rincorsa erano caduti e si tenevano le ginocchia sbucciate con le mani guaendo. Un ragazzino biondo, commentando con rabbia un rivolo di sangue scuro che cercava spazio nella sporcizia di una gamba, prese a scendere saltellando dal moletto. Cambiando improvvisamente idea indietreggi inciampando sui gradini e sbatt il culo per terra. Si mise a gridare e insistette finch qualcuno non gli diede retta. Immobile, probabilmente morto, un uomo vestito di grigio stava sdraiato sulla scaletta del vecchio rifornitore come congelato nel tentativo di risalirla carponi. Il pi alto del gruppo si fece largo con un paio di spinte nel silenzio. Diede unocchiata e con un salto scese sul pianerottolo affianco al biondino. Col piede nudo tast un paio di volte il braccio delluomo, sempre pi forte. Alla fine gli tir un calcio. E morto. I ragazzini accovacciati sul bordo, le braccia penzoloni gli dissero di provare pi forte, magari in testa. Lui ci pos la pianta del piede e la mosse da un lato, nessuna reazione. Quelli reclamavano ancora pi forza. E mica gliela posso staccare! rispose stizzito, gli altri rumoreggiarono. Chiss come ci arrivati qui. Questo morto da un pezzo. Ma se ceravamo anche ieri qui e non cera? E poi hai visto la testa si muove ancora. Lavranno accoppato. Marco, perch non lo giri che lo vediamo in faccia. Marco nervoso si fece aiutare dal biondino e tirandolo per una mano lo rovesci. Un viso anonimo smorz la curiosit. I vestiti erano fradici. Con delusione tutti constatarono che la giacca era senza tasche. Tre o quattro si tirarono su e si allontanarono cercando il punto migliore dove saltare per recuperare i copertoni. Alla spicciolata gli altri fecero altrettanto. Marco e il biondino per ultimi. Le braccia sollevate, si muovevano una gamba alla volta facendo attenzione a rimanere sul solido per non affondare completamente. Sembravano intenti in unoperazione di setaccio. Nessuno reclam la vittoria. Una volta che tutte le gomme furono issate sulle

fondamenta il gruppo si raccolse intorno a una fontanella. Ci volle un bel po prima che lacqua cominciasse a scorrere, nera, putrida. Ci passarono davanti a turno, secondo gerarchie collaudate dallesperienza, scrostando con le mani lo strato denso di melma rimasto appiccicato sulle gambe e sui copertoni. Poi si afflosciarono a terra per asciugarsi allaria, e alla luce pallida e velata del sole. Un paio fecero un vago riferimento al morto, la maggior parte si preoccupava del risultato falsato della competizione. Il ragazzino che si sentiva maggiormente penalizzato disegnava col gesso su un muro la dinamica delle sue ragioni. Gli accusati lo prendevano in giro e rifiutavano di farsi rappresentare dagli sgorbi che di volta in volta comparivano sullo sfondo rosso lurido del portico. Mentre Marco si stiracchiava ascoltando le proteste delle parti, gocce rade presero a cadere punteggiando la polvere sul cemento. Il resto cess improvvisamente davere importanza. Tutti corsero a recuperare i pneumatici e si misero a farli rotolare con furia. I pi grandi li imbracciarono per fare prima e scattarono in direzione della stazione. Attraversarono sotto la pioggia che aumentava le calli e i rami di canaregio, giungendo al ponte delle guglie. Qualcuno che aveva le scarpe aveva tagliato per il canale in obliquo, saltando da un cumulo di spazzatura a un altro, rischiando di rompersi losso del collo sui rottami. Si infilarono in campo San Geremia e si arrampicarono tra le macerie della chiesa sventrata spingendosi lun laltro per mettersi al riparo. Qualche ruota rimase fuori tra le rovine. Dalle crepe del soffitto scrosci dacqua intermittenti rovinavano fragorosamente sul pavimento divelto congiungendosi in un unico torrente con i rigagnoli che correvano lungo le colonne superstiti. Il fiume allagava la navata centrale seguendo un solco scavato dagli anni, poi si sparpagliava nuovamente tra i detriti accumulati davanti allingresso. Sorpresi dai nuovi venuti i topi si dileguarono in silenzio. Nellaria il riverbero dei respiri affannati. I luogotenenti tirando su col naso circondavano Marco in attesa che decidesse cosa fare, la marmaglia si dedicava allennesima esplorazione. La teca che aveva raccolto la mummia di santa Lucia, ridotta in frantumi, era ancora al suo posto. Del corpo non rimaneva niente. Tutto intorno cornici rotte e resti di candelabri e lampadari. Avrebbe

piovuto per ore. Marco lanci un fischio, il gregge si ricompose. Con questacqua non che rimangano molte cose da fare, o andiamo alla stazione o torniamo verso san Polo, per me lo stesso, chi vuole andare ai vagoni alzi la mano. I ragazzi si guardarono lun laltro e la maggioranza vot per la stazione. Cercarono tra lo sfasciume qualcosa con cui ripararsi, ricoverarono le gomme in una cappella laterale e si misero a correre in mezzo allacqua, fino alla scalinata di Santa Lucia. (visitano i vagoni stipati di cadaveri, vedono lalbero dei gabbiani, poi tornano verso casa (intermezzo con descrizione della Venezia del centro, i canali intasati di gondole distrutte, immondizia etc., i piccioni, piazza san Marco sprofondata) e poi per un motivo o per laltro Marco decide di ripassare per il distributore di canaregio e nota che il corpo sparito.)

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