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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA

FACOLT DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN Informazione e sistemi editoriali TESI DI LAUREA IN Economia e gestione delle imprese editoriali

Leggere e scrivere nella rete.


Come cambiano le pratiche della lettura e della scrittura attraverso blog e social network Relatore: Chiar.ma Prof. Luisa Capelli Correlatore: Chiar.mo Prof. Raul Mordenti Laureando: Luigi Mazza Matr. 0135911

Anno Accademico 2009-2010

Indice

Introduzione Capitolo primo Le nuove frontiere del Web


1.1 - Il Web sei tu 1.2 - Il Web 2.0 1.3 - User Generated Content 1.4 - La blogosfera 1.4.1 - Il funzionamento della blogosfera 1.4.2 - I blog e il mondo esterno 1.5 - I social network 1.5.1 - Gli studi sulle reti sociali prima del web 1.5.2 - I social network del web 2.0 1.5.3 - Comunit virtuali e comunit reali 1.5.4 - Lesempio di Informazione e sistemi editoriali

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Capitolo secondo I blog e la lettura: alcuni casi importanti

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2.1 - Una lunga coda di blog p. 2.2 - Giap: dal Luther Blisset Project a Wu Ming Foundation p. 2.2.1 - Giap. Il blog di Wu Ming Foundation p. 2.3 - Nazione Indiana: il progetto culturale da Scrivere sul fronte occidentale alla collana Murene p. 2.3.1 - La nascita di nazioneindiana.com p. 2.3.2 - Descrizione di nazioneindiana.com p.

Capitolo terzo I social network dedicati alla lettura


3.1 - Le reti dei lettori 3.2 - Anobii 3.2.1 - aNobii e il suo successo in Italia 3.2.2 - Come funziona aNobii 3.2.3 - Il collasso di aNobii 3.3 - Goodreads

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Capitolo quarto Scrittura e lettura elettronica


4.1 - Digitalizzare il sapere 4.2 - Dal supporto al testo 4.3 - La scrittura ipertestuale 4.3.1 - Le premesse teoriche dell'ipertesto 4.3.2 - La struttura ipertestuale 4.3.3 - Autori e lettori: nuove figure 4.4 - Ipertesti letterari 4.4.1 - La letteratura ipertestuale: verso nuovi generi 4.4.2 - La e-Literature 4.4.3 - La e-Poetry

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Conclusioni Bibliografia Indice dei siti e blog consultati

p. 195 p. 211 p. 217

INTRODUZIONE

Introduzione

Questo lavoro intende indagare il web, e alcune particolari tecnologie e applicazioni da esso rese disponibili, in tutti quegli aspetti che lo vedono oggi strettamente collegato al sapere e alla diffusione della conoscenza. La rapida evoluzione dellinformatica, sia per quanto riguarda gli hardware che per ci che concerne i software, interessa e influenza ambiti un tempo considerati lontani, persino antitetici, a questo campo: dalla letteratura allinformazione, la produzione e la diffusione della conoscenza attraversano e rimbalzano quotidianamente negli infiniti nodi della rete e avvalorano la consapevolezza di questultima come bene comune, da preservare e condividere. Il sapere, o meglio i saperi, e la conoscenza vengono veicolati sempre pi per mezzo di blog e social network, applicazioni che spesso si mescolano e confondono in una struttura reticolare e ipertestuale, qual quella del web: molteplici comunit di utenti-lettori si interessano e discutono di argomenti popolari come di tematiche trascurate dai media tradizionali, e partecipano alla formazione di unopinione pubblica in modo attivo; i ruoli di autore e lettore si sfumano e confondono, e i rapporti tra chi crea e chi fruisce un contenuto tendono a sottrarsi alle simmetrie del passato. grazie a fenomeni come lUGC (User Generated Content) che oggi ha un senso parlare di informazione open source: preoccupazione per alcuni (soprattutto editori, giornalisti e addetti poco propensi a cimentarsi con il web), realt entusiasmante per molti utenti che vedono il flusso di

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informazioni democratizzarsi sempre pi, con la sua struttura orizzontale, da molti a molti, e non pi verticale da uno a molti. La pratica di leggere e scrivere usando il fortunato neolog-ismo di Derrick De Kerckhove (2006, pp. 23-33) diremmo la scrilettura sta diventando lattivit pi diffusa sul web, e le cifre in perenne aumento di nuovi blog tematici che nascono ogni giorno lo testimoniano; sul web si legge di tutto: dai flash di cronaca ad approfondimenti editoriali, dai saggi brevi ai testi pi lunghi e complessi, sia ipertestuali che tradizionali. Ma non solo: blogosfera e social network stanno diventando negli ultimi anni i nuovi luoghi del confronto democratico, in cui organizzare mobilitazioni di piazza, o aggirare la censura come in Egitto, Tunisia e Albania nei primi mesi del 20111. La blogosfera, i social network e il web in generale, si rivelano fondamentali non solo per il ruolo alternativo che svolgono rispetto allinformazione tradizionale, ma anche perch stanno diventando il terreno, virtuale solo fino a un certo punto, in cui si alimenta il consenso o il dissenso, soprattutto delle giovani generazioni, verso la classe politica in generale, o verso leggi e disegni di legge nello specifico. Valga come esempio italiano la recente legge studiata per riformare il sistema universitario, che ha stimolato la comunit degli studenti pi attivi sul web non solo a organizzare ripetute assemblee, flash mob e manifestazioni usando come principali mezzi di comunicazione siti internet,
1 In questi giorni le rivolte popolari in Egitto, Tunisia e Albania, vengono organizzate in rete; specifici siti, il caso dellEgitto, vengono aperti per istruire i manifestanti sui comportamenti da seguire durante le manifestazioni, e permettono di scaricare in formato pdf dei manuali per non rimanere coinvolti in scontri con la polizia. Per esempio consigliano a ognuno di portare con s un fiore da donare a un poliziotto per indurlo a schierarsi con il popolo e contro Mubarak.

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blog e social network, ma anche a proporre, sfruttando la tecnologia wiki, progetti di riforma dal basso, alimentati dagli interventi degli utenti pi sensibili alle questioni trattate. Quanto appena esposto ci pu forse aiutare a comprendere le ragioni dellaccanimento di alcune proposte di legge, pensate con lobiettivo di equiparare i blog ai classici organi di stampa obbligando a rendere note le generalit dei curatori delle pagine internet, per formare una sorta di albo o ordine dei blogger in ogni momento identificabili. Blog e social network dunque: sui primi si legge e scrive delle pi disparate tematiche, sui secondi nascono nuove dinamiche sociali e amicizie virtuali, che possono essere costruite in base agli interessi in comune fra i diversi profili: dalle idee politiche e la visione del mondo, ai gusti letterari e musicali, dalle preferenze sessuali a quelle gastronomiche. Ma, come si vedr nel secondo e terzo capitolo, blog e social network diventano sempre pi spesso anche luoghi di promozione culturale e discussione intorno a libri, riviste, e ogni tipo di pubblicazione spesso non reperibile su carta stampata; e spesso i blog si trasformano essi stessi in cantieri di scrittura collettiva, in cui scrivere diviene un atto collaborativo e non solipsistico, inclusivo e non pi esclusivo. per queste ragioni che le discussioni sviluppatesi nei blog letterari, con ampia eco anche al di fuori della rete, diventano spesso stimoli a veri e propri manifesti letterari, o occasioni per indagare la societ con nuove chiavi di lettura fornite dalla letteratura. Grazie a blog come Giap e Nazioneindiana.com, rispettiva-mente gestiti dal collettivo (band di scrittori) Wu Ming e dal gruppo di scrittori detto Nazione Indiana, la letteratura e il suo rapporto con la societ, cos come le nuove correnti letterarie e i nuovi stili di scrittura, divengono argomenti di dibattito dal basso, e non pi riservati a lites culturali e cerchie ristrette di intellettuali.

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Guardando a questi blog, alla partecipazione attiva dei numerosi lettori e alla risonanza che sono in grado di dare a tematiche praticamente assenti sui media tradizionali, sembra di poter affermare che siamo davvero giunti in unepoca di democratizzazione del sapere, e in cui al pubblico finalmente data la possibilit di scegliere prodotti culturali alternativi. Il fatto che i lettori discutano, recensiscano o semplicemente commentino i libri in rete, fino ad arrivare anche a collaborare con gli autori, dimostra come in rete le idee siano concepite come un bene comune, non solo perch tutti ne possano fruire, ma anche, e soprattutto, perch tutti possano contribuire a crearle e arricchirle. Ed in virt di questi aspetti, che gli autori diventano un po meno autori: chi si trincerer dietro il copyright e, puntando solo a vendere le proprie idee, non terr conto del nuovo ruolo che i lettori pretendono, non si dimostrer in grado di apportare validi contributi alle comunit di lettori del web. La nascita di social network interamente dedicati alla lettura e alla scrittura, come aNobii e Goodreads, permette oggi di creare veri e propri spazi virtuali, inimmaginabili fino a poco tempo fa, interamente dedicati al mondo dei libri. Sfruttando la tecnologia che sta alla base di tutti i comuni social network ovvero intrecciare rapporti tra singoli profili entrando in una rete di contatti gli utenti stabiliscono relazioni fra loro esclusivamente in base ai gusti letterari che hanno in comune: i libri rappresentano un biglietto da visita per presentarsi e stringere amicizia con altre persone. In social network di questo tipo lutente pu conoscere le letture che in un preciso momento i suoi amici stanno affrontando, e chiedere quindi consigli e valutazioni; nei migliori casi pu comunicare direttamente con gli autori dei libri che gli interessano. In specifiche sezioni di aNobii e Goodreads, inoltre, i lettori possono aprire forum tematici, e invitare i

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propri amici a partecipare a discussioni su uno specifico libro, su un genere, sulla letteratura di un determinato Paese e simili, o a dare contributi utili per la comunit dei lettori: quali recensioni, link di siti internet che approfondiscono le tematiche affrontate, o letture consigliate. Questi social network, inoltre, essendo collegati con i maggiori portali dedicati alla vendita online di libri, offrono allutente la possibilit di acquistare un titolo, sia in formato cartaceo che in formato elettronico, qualora questultimo sia disponibile. I blog e i social network funzionano, dunque, oltre che come spazi virtuali di discussione intorno al libro, come potenti strumenti di marketing alternativo, ovviando ai problemi del sistema editoriale tradizionale in cui i grandi gruppi, gestendo lintera filiera, dalla creazione fino alla promozione, distribuzione e vendita, saturano il mercato coi propri titoli, togliendo visibilit a prodotti culturali che in tal modo restano sconosciuti ai pi. La rete, anche in questo caso, offre una certa democrazia e, ponendoli sullo stesso piano senza alcuna gerarchia, permette potenzialmente a tutti i titoli di avere la stessa visibilit: nella coda lunga (Anderson 2006) dei prodotti culturali, saranno poi il passa parola, i commenti e, in generale, i feedback da parte degli utenti, a fare la differenza tra un prodotto culturale e laltro. Con la circolazione di contenuti sul web siano essi libri, saggi brevi e articoli, o video, immagini e brani musicali viene considerevolmente ridimensionato il concetto di autore come creatore di contenuti, perch spesso questi non sono creati da una sola figura; occorrono anche il webmaster che gestisce la piattaforma on line, un addetto al montaggio di eventuali contenuti video-sonori correlati e altre figure variabili a seconda del grado di specializzazione del blog e di chi lo amministra. Inoltre vanno considerati gli interventi della comunit dei lettori, dai semplici commenti ai consigli e

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spunti di riflessione, che diventano spesso parte integrante degli oggetti ipertestuali di lettura, o video-lettura. per tali ragioni che Lisa Somma, in un interessante saggio pubblicato sul sito di Officina di Letteratura Elettronica (OLE), paragona la scrittura narrativa ipertestuale al lavoro di squadra cinematografico, in cui lautore diventa scrittore-regista:
la scrittura elettronica richiede competenze e capacit creative cos diverse da obbligare alla collaborazione a pi mani; motivo per il quale dalla figura dello scrittore-autore si passa alla quella di scrittoreregista. Lo scrittore-regista deve saper gestire la complessit, strutturando la matrice narrativa, producendo contenuti originali, dosando la compresenza di linguaggi diversi, immaginando gli usi pi spinti dei software, prevedendo una distribuzione su dispositivi digitali integrati, scegliendo e sapendo dialogare con tutte le differenti risorse umane (produttori di contenuti umanistici e tecnologici) necessarie alla creazione dellopera letteraria elettronica (Somma 2010).

Queste riflessioni sono da circoscrivere a un preciso genere quale la narrativa ipertestuale, ma in linea teorica ben si adattano al modo con cui la maggior parte dei contenuti viene immessa in rete e fruita dagli utenti; contenuti sempre pi ipermediali e ipertestuali, e dunque sempre pi aperti, fluidi e instabili, refrattari insomma ai margini di chiusura che la rivoluzione di Gutenberg ha imposto alla diffusione del sapere scritto. Caratteristiche queste che (come si vedr nel quarto capitolo dedicato allipertestualit) sono s il risultato di una ben precisa evoluzione tecnologica dei supporti di scrittura e lettura, ma che, a ben vedere, sono riscontrabili in varie fasi della lunga e complessa storia del rapporto fra luomo e la diffusione del sapere. La fase postgutenberghiana che stiamo attraversando, oltre che apportare sostanziali innovazioni, recupera molti elementi pregutenberghiani che, con linvenzione dei caratteri mobili, erano stati accantonati: si pensi ai testi corrotti e instabili, ricchi di commenti e

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glosse continuamente apportati a margine del testo originario, della tradizione manoscritta medievale, a cui sembrano somigliare i contenuti ipertestuali oggi disponibili in rete; ma si pensi anche alla multilinearit sostituita dallimpostazione lineare e sequenziale, che fu elemento fondante prima della scrittura e successivamente della stampa, e che, come sostiene Marshall Mc Luhan, ha imposto non solo un unico ed egemonico modo di approcciarsi ai testi ma, forse, anche un preciso modo di leggere e interpretare il mondo. La multilinearit, tipica dei processi associativi della mente umana e della stessa comunicazione orale, diviene un segno tipico dei contenuti ipertestuali, tanto da indurre Walter J. Ong a riconoscere nella scrittura ipertestuale una sorta di oralit secondaria, con caratteristiche simili allera delluomo non ancora alfabetizzato per la sua mistica partecipatoria, per il senso della comunit, per la concentrazione sul momento presente e persino per lutilizzazione delle formule (Ong 1982, p. 191). Ma con lipertestualit e la diffusione via web dei contenuti, accanto ai tanti nuovi scenari che certamente arricchiscono e democratizzano il sapere, sorgono problematiche del tutto nuove. La nuova figura dellautore, per esempio, non ha ripercussioni solo sulla testualit e sullo stile delle opere, ma incide fortemente anche su questioni legate alla paternit e ai possibili usi delle stesse, e dunque al diritto dautore. Un tema assai dibattuto nel web, dove i contenuti sembrano non appartenere a nessuno ed essere facilmente riprodotti e diffusi. Per un web cos concepito occorrono sistemi nuovi, che riescano a mediare tra il principio di riconoscimento della paternit delle opere, e quello della libera circolazione delle idee e dei contenuti. Le licenze copyleft e Creative Commons (CC) appaiono finora i migliori tentativi messi in atto per un compromesso di questo tipo.

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Ma anche poter conservare lenorme mole di dati quotidianamente immessa in rete, questione che sembrava definitivamente archiviata con lavvento delle macchine, si ripropone con forza proprio per linaffidabilit di determinati supporti elettronici di memorizzazione dei dati; supporti che, oltretutto, evolvono cos rapidamente da risultare spesso inutilizzabili anche a distanza di pochi anni, diventando sempre pi rare le macchine, o i lettori, con essi compatibili. LUNESCO, coerentemente con i programmi gi avviati, quali lIFA (Information For All) e Memory of the World, eman nel 2003 la Carta sulla conservazione del patrimonio digitale2; nella quale, in 12 articoli, spiegato come preservare e rendere accessibili allintera umanit i contenuti digitali considerati come patrimonio da tutelare. Nellarticolo 1, relativo al campo dapplicazione degli interventi dellUNESCO, i contenuti da salvaguardare sono descritti in questi termini:
() I documenti digitali comprendono, nellampio spettro dei formati elettronici in continua evoluzione, testi, banche dati, immagini fisse o animate, documenti sonori e grafici, software e pagine web. Questi documenti sono spesso effimeri, e la loro conservazione richiede adeguate misure di produzione, manutenzione e gestione.

Nellarticolo 3 la Carta afferma che le possibili cause della perdita, intesa come danno per le future generazioni, di tale patrimonio digitale possono essere
lobsolescenza rapida degli strumenti e dei programmi che servono a crearlo, le incertezze concernenti i finanziamenti, la responsabilit e i metodi della manutenzione e della conservazione, nonch lassenza di una legislazione favorevole alla sua preservazione. 2 La Carta consultabile online in lingua italiana allindirizzo http://www.unesco.it/cni/index.php/documenti.

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Per queste ragioni, negli articoli 6, 7 e 8, si dichiara che occorre stipulare accordi con tutte le parti in causa, con chi detiene i diritti dautore da un lato e con tutti gli Stati membri dallaltro, per selezionare i contenuti ritenuti indispensabili per la collettivit, renderli fruibili universalmente e, soprattutto, tutelarli con norme giuridiche che ne garantiscano lautenticit e ne impediscano la manipolazione o lalterazione intenzionale. La Carta, inoltre, mira a tutelare, nellarticolo 9, luguaglianza e lequilibrio tra diverse culture, riconoscendo che il patrimonio digitale non ha, per sua stessa natura, alcun limite temporale, geografico, culturale o formale. Infine vengono descritti, negli articoli 10, 11 e 12, gli organismi preposti a selezionare e preservare al meglio il patrimonio, i ruoli e le responsabilit degli stessi. E, nello specifico, larticolo 10 prevede misure volte a:
- spingere i realizzatori di hardware e di software, i creatori, gli editori, i produttori e i distributori di documenti digitali, cos come gli altri partner del settore privato, a cooperare con le biblioteche nazionali, gli archivi, i musei e gli altri organismi incaricati della conservazione del patrimonio pubblico per garantire la conservazione del patrimonio digitale; - sviluppare la formazione e la ricerca, e promuovere la condivisione delle esperienze e delle conoscenze tra le istituzioni e le associazioni professionali interessate; - incoraggiare le universit e gli altri istituti di ricerca, sia pubblici che privati, ad assicurare la conservazione dei dati scaturiti dalla ricerca.

Risulta certamente labile il confine tra quanto vada selezionato e quanto invece scartato, essendo di fatto impossibile stabilire un criterio certo in base al quale giudicare rilevante, e degno di essere conservato a futura memoria, un contenuto digitale. Ma anche lo stesso principio di uguaglianza culturale, espresso nellarticolo 9 della Carta,

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apparir soltanto una nobile utopia finch continueranno a persistere zone e popolazioni del mondo completamente digital divided, tagliate fuori dalla rete internet per problemi economici, politici e infrastrutturali, e simbolicamente ribattezzate in rete digital apartheid. Sono estremamente allarmanti le cifre fornite da Internet World Stats3, secondo cui, per esempio, a giugno 2010, considerato il totale degli utenti globali di internet, solo il 5,6 % ha effettuato connessioni dal continente africano. E situazioni critiche, seppur non cos allarmanti, le si ritrovano in diverse zone del mondo, Europa inclusa. Anche in Italia, per fare un esempio che ci riguarda direttamente, milioni di cittadini non sono ancora raggiunti dalla banda larga. Il web, lipertestualit e le molteplici connessioni, i blog, i social network, e tutte le applicazioni che la tecnologia informatica mette a disposizione, stanno dunque modificando lapproccio degli individui (e delle masse) nei confronti del sapere, fornendo nuove possibilit, ma ponendo anche nuovi ostacoli e problemi. Essere in grado di sfruttare i vantaggi che il web offre, e allo stesso tempo risolvere le questioni ancora aperte, una delle importanti sfide lanciate allumanit postgutenberghiana per rendere realmente accessibile il sapere, e permettere alle idee di diventare un bene comune da condividere.

3 I dati sono consultabili sul sito di Internet World Stats allindirizzo http://www.internetworldstats.com/stats.htm

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Capitolo primo Le nuove frontiere del web e la partecipazione attiva degli utenti

1.1 Il web sei tu

Il 25 dicembre 2006 il celebre settimanale Time elesse come persona dellanno you. Un generico te per premiare non pi, e non soltanto, una great person, ma tutti coloro che partecipano alla democrazia digitale. Un tributo alla rete dunque, e a tutti gli utenti. Dopo lo scoppio della bolla dot-com, nel 2001 falliva la cosiddetta new economy, e con essa naufragavano migliaia di aziende che sulla produzione di pacchetti software avevano costruito la propria fortuna, creando un surplus gigantesco, alimentando false speranze e tradendo i principi stessi per cui il web era nato.

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La met degli anni 2000 di fatto il momento pi propizio per il web di mostrarsi al mondo, e di far scoprire agli utenti le infinite possibilit che era in grado di offrire loro. Ma questo fu possibile solo dopo un serio ripensamento del web stesso, dopo una vera e propria rivoluzione culturale. Non un caso quindi che nel 2006 il Time abbia eletto you come persona dellanno; la rivoluzione in atto: milioni di persone si scambiano informazioni in rete, approfondiscono tematiche che i media tradizionali non trattano in modo soddisfacente, leggono online, acquistano beni e, cosa pi importante, partecipano alla democrazia. Larticolo del Time, a firma di Lev Grossman, relativo alla scelta di the person of the year, parla appunto di democrazia digitale in questi termini:
2006 gave us some ideas. This is an opportunity to build a new kind of international understanding, not politician to politician, great man to great man, but citizen to citizen, person to person (Grossman 2006).

Due anni prima, nel 2004, veniva pubblicato il best seller di Dan Gillmor, We the media4 (Gillmor 2004), uno dei primi tentativi di spiegare come la rete stesse cambiando il modo di fare giornalismo permettendo un rapporto orizzontale tra giornalisti e lettori, che a loro volta si trasformano in autori, in quanto produttori di contenuti che arricchiscono la notizia e ne stimolano la diffusione, dando cos vita a una sorta di open-source journalism. A permettere tutto ci fu il fenomeno User Generated Content (UGC), che sta alla base del concetto di web come open-source, come l universo di informazione accessibile tramite la rete teorizzato da Tim Berners Lee nei laboratori
4 Il libro disponibile online allindirizzo http://oreilly.com/catalog/wemedia/book/.

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del CERN a Ginevra. E per essere tale il web deve essere in grado di rispondere a due requisiti fondamentali: adattarsi alla natura frattale della societ e favorire e supportare linvenzione indipendente (Della Valle et al. 2008). Il concetto abbastanza semplice: il web deve essere organizzato in modo frattale dagli stessi utenti, che devono essere lasciati liberi di stabilire legami con altri utenti. Una struttura di questo tipo non tollera, almeno teoricamente, gerarchie e ogni utente pu innovare perch chiunque pu avere unidea indipendentemente da altri e condividerla, arricchendo il sapere proprio e degli altri utenti. 1.2 Il web 2.0 La realizzazione pratica di questi concetti coincide con il web 2.0. Il termine fu coniato nel 2004 da Tim OReilly durante una sessione di brainstorming tra MediaLive International e lo stesso OReilly, e da esso nacque la web 2.0 conference, successivamente ribattezzata web 2.0 summit, che dal 2004 si occupa di monitorare lo sviluppo del web e censire ogni nuovo progetto. Tralasciando la discussione sullefficacia o meno del termine web 2.0 (per qualcuno gi obsoleto 5, per altri una trovata commerciale), interessa piuttosto far notare come il neologismo fu da subito ampiamente utilizzato: nel 2005 Tim OReilly fece notare che in Google erano presenti oltre 9,5 milioni di citazioni; ad oggi le citazioni sono 365 milioni. Dunque il termine entrato a far parte del lessico di chiunque si avvicini al mondo del web e abbia a che fare con esso. Ma cos davvero il web 2.0? E cosa cambia rispetto a
5 Seth Godin nei post del suo blog usa il termine New web . Cfr. http://sethgodin.typepad.com/.

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quello che ormai noto web 1.0, ovvero il web degli anni Novanta utilizzato fino alla bolla dot-com? A giudicare dalle aziende che sul web hanno costruito il proprio business, la differenza sta proprio nel loro approccio. Prima del 2001 le principali aziende dot-com basavano i loro profitti sulla produzione di software, o meglio pacchetti di software, da vendere agli utenti; chi sopravvisse alla bolla, o chi si affacci sul mercato successivamente, intu che la strada da seguire era unaltra: ovvero offrire servizi, senza creare quelle che Tim OReilly definisce le trappole della vecchia industria del software(OReilly 2005). A ben vedere, infatti, le aziende che sopravvissero al fallimento della new economy, dimostrano di avere delle caratteristiche comuni, in parte gi presenti ai tempi del web 1.0, in parte frutto di quella rivoluzione culturale che si ebbe con levoluzione del web stesso. E si tratta di quelle stesse caratteristiche che secondo OReilly sono alla base del funzionamento del web 2.0, e a cui chiunque operi in rete dovrebbe adeguarsi. - Offrire servizi e non pacchetti software. un concetto basilare, e radicalmente innovativo del web 2.0. Allutente occorre un servizio utile e non un software da installare e che funzioni senza ulteriori interventi degli sviluppatori e progettisti: lutente in tal modo utilizza il servizio, lo testa e lo giudica fornendo feedback agli stessi progettisti. Il feedback una caratteristica fondamentale della rete intesa come comunit di utenti che partecipano al miglioramento e alla ottimizzazione della stessa. Pioniere di questo nuovo modo di intendere il web certamente Google, che da sempre offre servizi (e non software) in continuo aggiornamento. - Mettere i dati al centro dellattenzione. Sostenendo che i dati saranno il nuovo intel inside, OReilly afferma: la gestione dei database una competenza centrale delle societ

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web 2.0, al punto che qualche volta abbiamo definito queste applicazioni come infoware piuttosto che semplicemente software (OReilly 2005). La capacit di gestire dinamicamente lenorme mole di dati immessi in rete, e di sfruttare gli stessi dati per creare profitto e offrire servizi utili allutente, assolutamente centrale per definire il valore di determinate applicazioni. Il problema che si pone nella propriet dei dati: se guardiamo a servizi quali le mappe online, notiamo che possedere un nucleo di dati una fonte preziosissima di guadagno, ma allo stesso tempo il fatto di non essere in grado di offrire un servizio ottimale, e soprattutto rendere pubblici i dati o affidarne la relativa licenza, apre alla concorrenza e favorisce lingresso di altre societ che, gestendo gli stessi dati, spesso si dimostrano in grado di creare applicazioni e servizi pi dinamici, e di conseguenza pi apprezzati dagli utenti. questo il caso di Map Quest, che di fatto mantenne il monopolio nel settore delle mappe online fino al 1995, per essere poi scalzato dalla scena proprio da Yahoo!, Microsoft e in seguito Google, che utilizzando in licenza i dati forniti proprio da Map Quest, crearono servizi pi competitivi. Anche Amazon inizi a offrire i servizi agli utenti partendo da dati che reperiva da ISBN R.R. Bowker, ma ad essi inizi ad aggiungere dati provenienti da editori, autori, e soprattutto dagli utenti. Questultima caratteristica importantissima: Amazon in grado di monitorare i comportamenti degli utenti raccogliendo continuamente dati statistici6. Tutto ci ha comportato che Bowker non pi la fonte primaria per reperire informazioni sui libri, al suo posto vi ovviamente
6 Raccogliere dati statistici e monitorare i comportamenti degli utenti oggi alla base del funzionamento di molte applicazioni delle cosiddette societ web 2.0. Amazon, Wikipedia, Flickr, MySpace, YouTube e Facebook sono solo gli esempi pi conosciuti.

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Amazon, che da qualche anno possiede anche un codice identificativo proprietario, ASIN. - Trattare gli utenti come co-sviluppatori in ottica opensource. Monitorando i comportamenti degli utenti, questi ultimi sono gi potenzialmente co-sviluppatori, perch in base alle loro scelte, alle applicazioni pi usate, e cio in base ai loro feedback, i progettisti aggiornano software, servizi e applicazioni pi o meno frequentemente7. Nellambito della creazione di contenuti, profondamente modificato dallavvento del web 2.0, esemplare il caso di Wikipedia che ripone nei suoi utenti una fiducia (teoricamente) illimitata, permettendo loro di aggiungere e modificare le voci da consultare. Co-sviluppatori in questo senso sono tutti coloro che, con il proprio blog o con il proprio sito internet, o semplicemente navigando e partecipando in rete, sfruttano il fenomeno User Generated Content, che permette non solo di pubblicare contenuti in formato testo, immagine e video, ma estende agli utenti la possibilit di partecipare al social tagging, ovvero di contribuire a catalogare i contenuti via via pubblicati, dando vita a vere e proprie tassonomie, ribattezzate da Thomas Vander Wal folksonomies (Vander Wal 2007). - Tentare di raggiungere tutto il web, e non solo i siti pi noti e diffusi; ovvero applicare al web in generale, e non solo alla vendita online, il principio della Coda lunga (Anderson 2006), secondo cui le nicchie, milioni di nicchie, costituiscono l80% del mercato, mentre le hit costituiscono solo il 20%.
7 Il caso pi eclatante quello di Flickr: il capo-sviluppatore, Cal Henderson, ha dichiarato che le applicazioni arrivano ad essere aggiornate anche ogni mezzora. Allestremo opposto troviamo lesempio di Microsoft, che nei peggiori casi aggiorna le proprie applicazioni anche ogni 3 anni.

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Nel mondo del web ci significa fare in modo di raggiungere tutti quei piccoli siti, nicchie appunto, che formano il grosso del contenuto disponibile in rete. O Reilly esorta:
Fate leva sul customer-self service e sulla gestione dei dati algoritmici per raggiungere lintero web, le periferie e non solo il centro, la lunga coda e non solo la testa (OReilly 2005).

Se volessimo effettuare un paragone tra il web 1.0 e il web 2.0, noteremmo che molte delle tecnologie presenti prima dello scoppio della bolla dot-com, continuano a essere determinanti per il funzionamento del web di oggi. Tra queste, meritano di essere menzionate: le URI, il protocollo HTTP, e il linguaggio HTML. Uniform Resource Identifier (URI). Si tratta stringhe di caratteri necessarie allidentificazione di qualsiasi risorsa nel web. Una uri pu essere classificata come URL (Uniform Resource Locator), o come URN (Uniform Resource Name), rispettivamente per lidentificazione di una risorsa mediante lubicazione della stessa nel primo caso, mediante il nome nel secondo caso. Hyper Text Transfer Protocol (HTTP). Si tratta di un protocollo di dereferenziazione e negoziazione necessario per la trasmissione di informazioni via web tramite un meccanismo richiesta/risposta (client/server): il client (il nostro browser di navigazione) effettua una richiesta (per mezzo di unURI) ed il server (un sito internet, o una qualsiasi risorsa da raggiungere) restituisce la risposta. I tipi di richiesta possibili sono quattro: GET, il pi utilizzato, serve a dereferenziare lURI senza modificare la risorsa ottenuta; POST permette linvio di dati da elaborare; PUT e DELETE sono

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operazioni meno usate, e in molti casi vietate, che permettono di modificare una certa risorsa aggiungendo o cancellando dati. Questi ultimi due tipi di richiesta corrispondono oggi alla tecnologia wiki, che sta alla base di Wikipedia: un piccolo segno di continuit tra il vecchio e il nuovo web. Hyper Text Markup Language (HTML). il linguaggio che permette di controllare la struttura dei documenti ipertestuali presenti nel web, ed di fatto il formato con cui sono strutturati tutti i siti web. Il codice viene interpretato dal browser per permettere allutente di visualizzare la pagina. Permette il markup (descrizione) delle modalit di impaginazione e formattazione, nonch il layout, delle pagine web. Per mezzo di URI, HTTP e HTML (nelle sue evoluzioni), oggi milioni di utenti si collegano da una parte allaltra del pianeta, si scambiano informazioni in tempo reale, interagiscono e partecipano. Questo perch le tecnologie descritte sono alla base di unevoluzione continua, e apparentemente irrefrenabile, del web e delle applicazioni che esso mette a disposizione. Il web 2.0 ha permesso lesplosione di fenomeni che negli ultimi anni hanno assunto una portata tale da modificare sensibilmente la vita sociale e privata di milioni di individui, le loro relazioni con altri individui, la loro percezione del mondo, la loro cultura. Blog, social network e siti internet rappresentano oggi veri e propri spazi di cultura e informazione, luoghi virtuali abitati da persone in carne e ossa che scrivono, leggono, commentano, scambiano opinioni. Luoghi virtuali che, come vedremo, agiscono sulla realt e non si limitano a rifletterla e giudicarla, ma in molti casi la cambiano.

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1.3 User Generated Content (UGC) Come accennato in precedenza, uno dei fenomeni pi importanti del web 2.0, e che mette lutente in una posizione di co-sviluppatore, lUser Generated Content (contenuto generato dagli utenti). Si tratta di tutto il materiale disponibile in rete, prodotto dagli utenti e fatto circolare tramite una serie di tecnologie o applicazioni; blog e social network sono lespressione massima di questo fenomeno, e verranno ampiamente trattati nei paragrafi successivi. Il termine User Generated Content inizi a essere utilizzato sin dal 2005; anno che, come si visto, coincide grosso modo con laffermarsi del concetto di web come open source, e con le prime realizzazioni pratiche di quei principi sul rapporto tra lutente e la rete, che miravano a disegnare un mondo nuovo, accessibile ai pi e quanto pi possibile democratico. Accettato convenzionalmente il termine, l UGC diventato oggetto di analisi anche dell OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) che ha provato a darne una definizione dettando tre parametri in base ai quali stabilire cosa classificabile come UGC, e cosa non lo . Requisiti di pubblicazione. UGC sono tutti quei contenuti generati da utenti e pubblicati in determinati contesti, quali social network, blog e siti internet, o in generale su pagine web accessibili a un numero di utenti pi o meno elevato. In base a tale parametro vengono esclusi contesti diversi quali chat, e-mail e simili, e di conseguenza i contenuti in essi fatti circolare non rientrano tra gli UGC. Sforzo creativo. Perch un contenuto possa essere definito UGC, occorre che sia stato impiegato un certo sforzo creativo nella sua elaborazione; in altre parole lutente deve creare valore, o aggiungerlo a qualcosa di preesistente. Copiare e incollare del materiale non UGC, ma citarlo e linkarlo,

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aggiungendovi nuovo contenuto (video, immagini e testi autoprpodotti) per commentarlo o arricchirlo, potrebbe essere definito UGC. LOECD, come ovvio che sia, non definisce livelli minimi e massimi di sforzo creativo, per cui il confine tra materiali UGC e non UGC piuttosto labile. Creazione al di fuori delle pratiche e delle routine professionali. Spesso i contenuti pubblicati prescindono da finalit remunerative e da interessi legati alla professione dellutente. Gran parte del materiale UGC disponibile deriva infatti da utenti non professionisti, spinti solo dalla voglia di esprimersi, dalla ricerca di visibilit e notoriet in rete. Oltre ai gi citati blog e social network, si ispirano alla filosofia UGC anche il podcast e wiki8; celebri siti internet che sfruttano la stessa tecnologia sono YouTube, Wikipedia, Second Life e Flickr. In tutti questi casi il ruolo dellutente contemporaneamente di fruitore e produttore, lettore e autore; la struttura si regge grazie alla continua partecipazione degli utenti, allaggiornamento, ai commenti e ai feedback. quindi necessario che una pagina web sia in grado di mantenere viva lattenzione su di essa. Le tag con cui chiunque pu etichettare i propri contenuti, le categorie allinterno delle quali essi verranno collocati, e gli aggregatori di contenuto facilitano molto il lavoro, permettendo allutente di raggiungere pi facilmente, e nel minor tempo possibile, loggetto della propria ricerca, e alla pagina (e ai relativi contenuti) di mantenere lattenzione che merita. La popolarit di un sito, di un blog o di una pagina in generale, pu essere misurata tramite il Page Rank di Google,
8 Per letimo cfr. la voce wiki su Wikipedia allindirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Wiki. Interessante notare che nonostante il termine derivi dalla lingua hawaiana con significato di rapido, spesso usato come acronimo per What I know Is, espressione che descrive bene la filosofia del fenomeno UGC.

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che utilizza i link come valore, come voto alla pagina cui si collegano.
Fino a qualche anno fa non era difficile trovare () persone convinte che un collegamento da A verso B rubasse valore a questultimo per aggiungerne ad A, poich in questo modo chi creava il link si collegava a contenuti di propriet altrui. Una certa scuola di pensiero aveva persino cominciato a sostenere che i link erano in qualche modo una violazione del copyright (Granieri 2005, p. 41).

Le pagine web rappresentano dei nodi allinterno di un network, e non tutti i nodi hanno la stessa possibilit di essere raggiunti; in questo contesto i link rappresentano valore, la moneta del web, e determinano una struttura di potere (Walker 2002). Ma ovviamente alti indici di popolarit e visibilit in rete non garantiscono la certezza dellattendibilit, non assicurano nulla sulla reputazione dellautore;
anche se empiricamente corretto osservare che alla fine la popolarit tende ad essere uninformazione che lutente percepisce, pi o meno coscientemente, come attributo di valore e credibilit, facilitando leffetto del preferential attachment (Granieri 2005, p. 59) .

La reputazione dellautore di un blog, o di chiunque curi una pagina web, qualcosa di molto complesso e si consolida (o tende a scemare) in base al contenuto, alla validit e alla frequenza delle pubblicazioni; al rapporto con i lettorifrequentatori della pagina; senza tralasciare gli aspetti anche estetici, e puramente grafici, con cui la pagina si presenta agli utenti. Lequivalente del Page Rank nella blogosfera la tecnologia nota come popularity index, su cui si basano applicazioni quali Technorati e litaliana SkipPop. Si tratta di sistemi che non solo valutano la popolarit dei singoli blog,

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ma inoltre danno agli utenti la possibilit di monitorare le discussioni che stanno avvenendo tra milioni di blogger, selezionandole in base ai propri interessi. Utilizzando Technorati possibile ad esempio sapere di quale libro si sta parlando in rete in un preciso momento; i giornalisti possono constatare qual la notizia pi discussa, e qual lopinione diffusa su essa; possiamo sapere se, e su quali blog, si sta parlando di noi. Come per tutto ci che riguarda il web, anche nel caso degli UGC non mancano gli euforici e gli scettici. Apprezzare al massimo grado i contenuti generati dagli utenti, considerando attendibile tutto ci che viene pubblicato in rete, per il solo fatto di essere pubblicato, sarebbe un grave errore di valutazione, e farebbe perdere di vista i reali vantaggi che gli UGC sono in grado di offrire. Daltra parte bollare sempre come inattendibile una fonte presente in internet, assumendo come giustificazione: in internet circola di tutto, sarebbe miope e intellettualmente poco onesto alla luce dei non indifferenti risultati che il web ha permesso di raggiungere nei settori dellinformazione e della cultura, soprattutto per aver reso accessibili come non mai questi mondi a diversi milioni di utenti. Il web, e nella fattispecie il web 2.0, un universo di informazioni completamente nuovo, in cui il rapporto autorelettori, o sarebbe pi corretto dire autori-lettori, cambia radicalmente tendendo a ridurre lasimmetria, facendo s che la verticalit ceda il posto allorizzontalit. un rapporto del tipo da molti a molti, e ci comporta una serie di implicazioni che chiedono di essere analizzate attentamente, e soprattutto con nuovi metodi di indagine.

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1.4 La blogosfera Dal 23 dicembre 1997, data di nascita del primo blog 9 ad opera di Jorn Barger, un utente statunitense appassionato di caccia, il fenomeno dei blog cresciuto a dismisura, tanto che dal 2001 si parla di blogosfera per indicare milioni di blog interconnessi tra loro. Il 2001 lanno in cui il fenomeno esplode a livello mondiale, e anche in Italia, seppure in ritardo, iniziano ad affermarsi i primi blogger; nascono i primi servizi gratuiti per creare e gestire un blog e presto si raggiunge la cosiddetta massa critica di utenti. Per provare ad avere unidea delle dimensioni del fenomeno, basti pensare che se nel 2002 i blog erano poche decine di migliaia, gi nel 2004 in un rapporto curato dal Pew Research Center10 emergevano dati inimmaginabili fino a poco tempo prima: 15.000 nuovi blog creati ogni giorno, circa 11.000 aggiornamenti ogni ora e 175.000 post pubblicati ogni giorno. Il 24 settembre 2010, secondo il monitoraggio di BlogPulse11, risultano attivi circa 147 milioni di blog, di cui 66.000 circa nati nelle ultime 24 ore. Insomma il blog diventato negli ultimi dieci anni un fenomeno di portata mondiale e in continua crescita, che sempre pi prepotentemente si afferma come canale di informazione nuovo rispetto ad alcuni media preesistenti, e alternativo o parallelo rispetto ad altri.
9 Il termine blog nasce dalla contrazione delle due parole web e Log (diario): un web-log consiste appunto in un Diario in Rete. Da blog nascono altri termini oggi correntemente usati quali blogger e bloggare. 10 Il rapporto completo consultabile allindirizzo http://www.pewinternet.org/Reports/2004/Content-CreationOnline.aspx 11 http://www.blogpulse.com/

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Se dovessimo provare a immaginare la struttura della blogosfera, potremmo benissimo prendere in prestito limmagine stessa del web come rete ipertestuale, fatta di nodi e collegamenti (link) molteplici. In una struttura di questo tipo i blog rappresentano esattamente i nodi della rete, e i collegamenti che li correlano rappresentano le strade molteplici dello scambio di dati e informazioni tra un nodo e laltro; una struttura non chiusa, anzi aperta al massimo grado e in cui chiunque pu inserirsi partecipando allo scambio di informazioni. Granieri parla di blogosfera come insieme di cluster comunicanti, ovvero come insieme di piccoli mondi frequentati dagli utenti in base alle tematiche di loro interesse:
Per la logica stessa che governa le relazioni tra i blogger, ciascun individuo, scrivendo degli argomenti che gli interessano e leggendo ci che attira la sua attenzione, finisce per frequentare pi o meno assiduamente un numero variabile di piccoli mondi. E in ognuno di questi assume il ruolo che le sue conoscenze dellambiente gli consentono, ottenendo una reputazione pi o meno maggiore (Granieri 2005, p. 64).

I cluster di cui parla Granieri possono essere ben spiegati consultando le pagine web dei gi citati sistemi di indicizzazione, che censiscono e monitorano i blog raggruppandoli per categoria; dallintrattenimento alle news, dalla politica alla tecnologia, dalla letteratura allo sport: per ogni tematica esistono centinaia di migliaia di blog interconnessi tra loro. Senza dimenticare che la vocazione originaria di web-log come diario personale online non mai stata tradita, e sono tantissimi, forse la maggior parte, i blog interamente dedicati al racconto personale della propria vita, alle proprie passioni, paure e opinioni. E ovviamente non mancano blog che trattano svariate tematiche, e non sono

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quindi classificabili in una precisa categoria, ma si avvicinano a un argomento piuttosto che a un altro, e quindi a diversi cluster, etichettando (taggando) i post di volta in volta pubblicati in base alloggetto di discussione. Ogni blogger autore e lettore, cos come ogni blogger star in alcuni ambienti e fan in altri, a seconda delle competenze su tematiche specifiche (Granieri 2005, p. 62). 1.4.1 Il funzionamento della blogosfera La blogosfera si regge su un meccanismo fatto di alcune semplici regole non scritte, ma convenzionalmente accettate dalla comunit dei blogger, che valgono sia per chi cura la pagina di un blog, che per i frequentatori e lettori della stessa. Restare fedeli alle tematiche trattate; evitare spam e pubblicit dei propri siti o dei propri blog solo per acquisire visibilit; usare un linguaggio appropriato; citare sempre le fonti (link) di altri blog da cui si prende spunto per iniziare una discussione: queste semplici regole sono alla base di un corretto funzionamento della blogosfera. Ogni blogger pu ovviamente riservarsi di stabilire le proprie regole, stando attento a non rendere estremamente rigida e chiusa la pagina del blog. Il meccanismo della blogosfera abbastanza semplice, e si fonda sui principi chiave delle teorizzazioni del web 2.0 e della sua vocazione open source: rendere liberi gli utenti e allo stesso tempo metterli in una condizione di co-sviluppatori permettendo loro di generare contenuti, eliminare le gerarchie (tipiche del sistema tradizionale dei media), fornire servizi utili e non vendere software, raggiungere la coda lunga e non solo la testa della rete. Inutile sottolinearlo, la blogosfera fa suoi questi principi, e molti altri... Per chi fosse abituato a intendere la conoscenza, e la relativa diffusione, come qualcosa di chiuso e fruibile a pochi

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eletti, e linformazione come un prodotto da vendere in un sistema fatto di concorrenza e competizione, la blogosfera rappresenterebbe lantitesi di quel mondo finora conosciuto. Quello dei blog il mondo della conoscenza senza padroni, dove la conoscenza di tutti e dove non c competizione, perch ogni idea scambiata e condivisa, e ogni nuova notizia data, apportano ricchezza al sistema. il mondo in cui notizie false o poco attendibili, o pubblicazioni poco valide, hanno vita breve perch sottoposte a continua revisione grazie al ruolo attivo degli utenti. E come vedremo anche il mondo di una conoscenza veramente collettiva e connettiva, non solo perch la condivisione dei contenuti permette laccesso al sapere da parte di tutti, ma perch nessuna pubblicazione nasce con la pretesa di essere autosufficiente, essendo la blogosfera un vero e proprio sistema di contenuti:
Il weblog, a differenza di modelli a noi pi familiari come il quotidiano o la rivista, non ha nessuna pretesa di essere esaustivo, di proporre una lettura circoscritta e potenzialmente coerente. Anzi, al contrario, un weblog tende quasi per definizione a portare fuori da s il lettore verso altre fonti, verso altre voci. Il risultato che nessuno legge un solo web-log, poich si tratta di un singolo nodo in unopera collettiva e ipertestuale che tende a configurarsi come un sistema di contenuti (Granieri 2005, p. 36).

Un sistema di contenuti in cui, appunto, il blog solo uno dei tanti nodi di una lettura potenzialmente infinita perch ipertestuale, e fatta di continui rimandi; ogni nodo, ogni blog, cita il post di un altro nodo su cui costruisce la discussione o che vuole commentare, o che, semplicemente, vuole sottoporre allattenzione del lettore per arricchire la sua conoscenza. Il lettore stesso invitato ad allontanarsi dalla pagina iniziale, deviando momentaneamente o definitivamente il percorso di lettura. Si gi detto che ci possibile grazie ai link; occorre

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per specificare che solo i cosiddetti permalink (permanent link) introdotti intorno al 1999, permettono di stabilire dei collegamenti efficaci. Fino alla introduzione di questo sistema, i weblog apparivano come statiche pagine HTML, e lutente doveva cercare da s le URI che lo indirizzassero verso le risorse desiderate; tali URI restavano attive solo per un tempo determinato, per poi risultare inutili non appena la pagina di riferimento fosse stata modificata o spostata, facendo perdere la corrispondenza univoca dellidentificativo. Il permalink permette di creare pagine dinamiche con collegamenti sempre attivi: le URI restano sempre identiche anche quando la pagina a cui esse collegano viene modificata, e risulteranno inattive solo al momento della rimozione della pagina. Oltre al permalink, di fondamentale importanza la possibilit offerta allutente di visualizzare le pagine a cui lautore del blog di partenza rimanda tramite i link, senza perdere di vista la pagina iniziale; in tal modo il lettore segue quello che tecnicamente viene denominato il thread, senza perdere di vista il punto di partenza della sua lettura. Infine, al meccanismo ipertestuale della blogosfera risulta funzionale luso del blogroll, che serve a orientare il lettore, tramite una lista di link fissi, verso altri blog affini, o considerati particolarmente autorevoli dal blogger tanto da consigliarne la consultazione. Se un link allinterno del post rappresenta semplicemente una citazione da parte dellautore senza alcuna implicazione sul giudizio o sullattendibilit del blog a cui rimanda (a meno che il giudizio sulla fonte citata non sia esplicitamente dichiarato), un link in blogroll rappresenta generalmente una fonte che agli occhi del lettore appare autorevole e degna di essere visitata, una sorta di lettura consigliata. Rimandare ad altri blog, o in generale indirizzare gli utenti verso altre risorse del web, oltre che una regola di buon

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senso (indicare sempre le fonti citate, e consigliarne altre per approfondire un determinato argomento), la condizione necessaria perch un blog resti attivo in rete: linkare altre pagine segno di apertura verso lesterno, e comporta nuova attenzione verso il proprio blog; al contrario, linkare poco, significa essere linkati ancora meno e ricevere scarsa attenzione da parte della comunit dei blogger. Lincalcolabile quantit di contenuti nella blogosfera generata da un meccanismo di produzione e pubblicazione continuamente rigenerato dagli utenti proprio grazie alla politica del linking . Volendo semplificare potremmo dire che il funzionamento questo: il blogger 1 individua la risorsa e la pubblica in forma di articolo, saggio o semplicemente di commento; il blogger 2 riporta il contenuto sul suo blog linkando il blogger 1 e aggiungendo altri contenuti; il blogger 3 far la stessa cosa, fino a generare un lungo thread sullargomento che crescer man mano che verr consultato e commentato. Il risultato una lettura di tipo collettivo. Non un caso che David Kline e Dan Burstein abbiano paragonato i blog ai commenti talmudici di et rinascimentale, e definito le 30.000 pagine di appunti e annotazioni di Leonardo da Vinci come il primo blog della storia (Kline, Burstein 2006). Il fortunato paragone serve a far comprendere quanto la lettura online sia simile alla lettura di tipo collettivo e collaborativo di epoca rinascimentale 12, basata sulla circolazione di diari manoscritti che, passando di mano in mano, venivano continuamente aggiornati con glosse e commenti.
12 Ma la stessa considerazione valida per la trasmissione scritta del sapere in ogni epoca prima dellinvenzione dei caratteri mobili ad opera di Gutenberg. I manoscritti medievali e la loro mutabilit per errori di trascrizione da parte dei copisti, gli interventi di censura, e le glosse di lettori eruditi e non, sono esemplari al riguardo.

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I contenuti della blogosfera sono estremamente eterogenei e spaziano da una tematica allaltra. Dei blog indicizzati al momento su Technorati13, circa un milione e mezzo, le categorie pi diffuse sono: Entertainment che raccoglie blog che variano da libri e cinema, a videogiochi e musica; Technology con blog specifici su informazioni tecnologiche; e Living in cui i blog sono specializzati in salute, religione, cibo, viaggi e altri argomenti generici. Costituiscono categorie a se stanti invece gruppi di blog quali: Politics con sotto-categorie World e U.S. Politics; Sports con sotto-categorie dedicate a singole discipline sportive; Green che raggruppa i blog dedicati allambiente e allecologia; e Science con blog a carattere scientifico. La fotografia fornita da Technorati conferma che la parte pi consistente della blogosfera composta da blog autobiografici o intimistici, con contenuti autoreferenziali e caratteristiche di tipo interpersonale; questa anche la parte della blogosfera che ovviamente riceve pi visite. Man mano che si procede verso settori della blogosfera pi specializzati, dove il linguaggio si fa pi tecnico e la discussione sempre pi coerente con largomento trattato, i lettori diminuiscono. E potremmo dire che la diminuzione di visite nei settori pi specifici della blogosfera quasi fisiologica. Granieri paragona la blogosfera a una piramide,
() la cui base contiene la parte pi grande del pubblico, che si restringe allaumentare di quella che potremmo definire la profondit della visione della realt (i cui ingredienti sono molti e diversi tra loro per natura: carisma, registro linguistico, capacit di analisi, background culturale, ma anche relazioni e cos via). () Se i weblog pi popolari nei vari settori svolgono unimportantissima funzione di hub nello smistamento dellattenzione e nella selezione dei temi da mettere in agenda, i blog che hanno la propria area di azione nelle parti alte della 13 http://technorati.com/blogs/directory/

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piramide sono dei veri e propri hub cognitivi, quelli che di fatto svolgono il ruolo pi attivo nella funzione di comunicazione con lesterno e di opinion leadership della blogosfera (Granieri 2005, pp. 73-74).

Non raro che temi trattati nelle parti pi alte della piramide trovino spazio nelle parti pi basse; il funzionamento sempre lo stesso: un blogger che tratta tematiche pi o meno eterogenee, riporta i contenuti di blog specializzati su un determinato argomento, traducendoli in un linguaggio pi semplice in base al proprio target di riferimento. Di hub in hub il contenuto scende dal vertice verso la base della piramide, adattandosi di volta in volta allo stile e al background culturale dei lettori cui si rivolge. Questo procedimento, che Granieri chiama flusso di traduzione osservabile nel caso di contenuti di tipo scientifico, o relativi a studi specifici di diverse discipline, cos come nel caso di citazioni da blog stranieri. Pu avvenire anche il contrario: spesso post nati nei cluster collocati alla base della piramide, ovvero in blog pi o meno intimistici o di tipo interpersonale, assumono una rilevanza e una reputazione tali da essere citati di hub in hub fino a trovare spazio ai vertici della piramide. Oltre che dallalto verso il basso, e viceversa, il flusso di informazioni pu essere di tipo orizzontale: i contenuti vengono modificati e arricchiti di nodo in nodo man mano che il lettore ne fruisce e li ripubblica a sua volta; allo stesso tempo determinate informazioni di tipo diverso vengono associate con altre per analogia. Tutto questo avviene, come sostengono Langreiter e Tscherteu, riproducendo il comportamento del nostro sistema nervoso: le correlazioni e le interconnessioni tra i blog funzionano infatti come i neuroni del cervello umano; e come le interconnessioni del cervello sono molto pi numerose

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rispetto a quelle di tutto il resto del corpo umano, cos il sistema di riferimenti e ricorrenze della blogosfera molto pi ricco rispetto al resto dellintero web. Il confronto con il sistema nervoso ci fa capire come la blogosfera processi non solo informazioni provenienti dal mondo esterno, ma anche, e soprattutto, elaborazioni di informazioni e notizie nate al suo interno, e di conseguenza elaborazioni di elaborazioni:
() The blogosphere is not only processing news from the real world, but also already processed news and processings of processings culminating in ideas and concepts, that were created in the blogosphere itself (Langreiter, Tscherteu 2003).

La blogosfera si presenta quindi come un sistema ricco (c spazio per ogni argomento senza sottostare a schemi precostituiti) ed auto-organizzato (non c nessun controllore, a parte la comunit stessa degli utenti). E soprattutto si presenta, si detto, come una struttura in continua crescita grazie alla totale assenza di barriere allingresso, e ai requisiti di conoscenza necessari pressoch minimi. Di fatto per aprire un blog, oggi allutente vengono offerti sistemi quasi automatici, in cui occorre solo impostare la propria pagina e iniziare a pubblicare i propri post, ovviamente dopo aver impostato coerentemente la pagina e scelto laspetto migliore (grafica, sfondo, caratteri) con cui presentarlo ai lettori. Un esempio WordPress.com, il pi usato in Italia, che permette di creare facilmente, e gratuitamente, un blog in pochissimi minuti rendendolo subito attivo e consultabile. La notoriet e la reputazione del blog, inutile dirlo, dipendono dalluso che se ne fa e dalla capacit di farlo interagire con altri blog nella blogosfera, e fuori da essa. Il blog si dimostra lo strumento pi efficace per interagire con lesterno, essendo in grado di comunicare con tutti i social

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network (dal profilo di un amico su Facebook posso risalire al suo blog e consultarlo), e con tutti i siti e testate online (molte pagine di approfondimento del gruppo Espresso, e di Repubblica.it sono veri e propri blog curati da giornalisti o esperti dellargomento trattato). Inoltre il blog, grazie alla sua versatilit e alla forma generalmente breve delle pubblicazioni (post) che contiene, sembra naturalmente predisposto per essere consultabile su altri dispositivi diversi dal coputer quali smartphone, palmari e device ibridi. 1.4.2 I blog e il mondo esterno Si gi detto nel paragrafo precedente come i blog stiano diventando canali di informazione alternativi rispetto ad altri preesistenti. Ed ormai evidente come tanti blogger si siano trasformati in vere e proprie fonti ufficiali per il giornalismo in tutto il mondo: nessun autorevole quotidiano pu fare a meno oggi di sapere su cosa si discute nella blogosfera, e tantomeno pu pretendere di tralasciare, o far passare in sordina, una notizia che nei blog tema principale di discussione. Gli Stati Uniti lo sanno bene dal 2002, quando le esternazioni non proprio politically correct del senatore repubblicano Trent Lott, che nel festeggiare il centesimo compleanno del collega Storm Thurmond ne elogiava le idee xenofobe manifestate in passato, non trovarono spazio sui media tradizionali, ma furono al centro delle principali discussioni dei blog per giorni, tanto da costringere i media a trattare la notizia: il risultato fu che lallora presidente Bush dovette prendere le distanze da Lott, e lo stesso Lott fu costretto a dimettersi. Nel 2002 i blog erano ancora poche migliaia ma gi prefiguravano quel nuovo modo di accedere alle informazioni, che sarebbe poi stato battezzato come

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Citizen journalism, con tantissimi altri casi simili a quello del senatore costretto a dimettersi. Quanto la blogosfera oggi influenzi il mondo esterno e la realt quotidiana, abbastanza chiaro anche in Italia, e non solo per ci che concerne il giornalismo. Basti pensare ai movimenti nati dal blog14 del comico genovese Beppe Grillo, al fenomeno del Popolo viola15 che, nato su Facebook e trasferitosi in centinaia di blog, si riversa fisicamente nelle piazze di tutta Italia facendo parlare di s su tutti i media tradizionali, e in molti casi modificando lagenda politica di alcuni importanti partiti politici italiani. E ancora: il blog satirico Spinoza.it16 che ogni giorno ironizza sulla politica, la cronaca, la religione e la societ, prendendo di mira, e parafrasando satiricamente, dichiarazioni e notizie che gli utenti stessi rivisitano usando lo stile del blog 17; da blog e social network hanno inoltre preso vita importanti flash mob utilizzati come forme originali di protesta contro specifici avvenimenti: dalla riforma dellUniversit nel periodo 20082010, alla visita del colonnello Gheddafi nellestate 2010. E in un paese quale lItalia, in cui la stampa non gode certo di ottima salute per numero di copie vendute e libert di informazione18, e in cui i grandi gruppi editoriali detengono la
14 15 16 17 http://www.beppegrillo.it/ http://www.ilpopoloviola.it/ http://www.spinoza.it/ Dai migliori post del blog nato un libro-raccolta a cura di Stefano Andreoli e Alessandro Bonino, Spinoza. Un libro serissimo, Aberti editore, 2010. Da segnalare inoltre che i curatori del blog hanno ricevuto un breve spazio nella trasmissione Tetris di La7, e che il blog viene quasi quotidianamente citato da Il Fatto Quotidiano, in una sorta di rubrica chiamata Cattiverie. 18 Secondo il rapporto di Freedom House, lItalia al 72esimo posto per libert di stampa, in zona partly free (parzialmente libera). Il rapporto di Freedom House consultabile allindirizzo http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=70&release=811.

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maggior parte del mercato librario costringendo a ruoli di nicchia le piccole case editrici, le potenzialit del web e, nello specifico, della blogosfera risaltano in modo lampante. Non un caso che gi da qualche anno in Italia si intravedano i primi tentativi politici di regolamentare le pubblicazioni online, e di conseguenza i blog: nel 2007 il disegno di legge sulla riforma delleditoria a firma di Riccardo Franco Levi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio del Governo Prodi, prevedeva nel suo articolo 7 lobbligo di registrazione dei siti internet; ben presto mont una forte protesta online contro il ddl, tanto da indurre Levi a dichiarare che la norma non sarebbe stata applicata ai blog. Nel gennaio del 2010 invece a essere preso di mira fu il cosiddetto decreto Romani che prevedeva la limitazione dellattivit di blogging video: anche in quel caso il web si mobilit, e la protesta dei blogger prese vita davanti allambasciata americana a Roma, per chiedere simbolicamente aiuto al presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ritenuto dagli ideatori della protesta lesempio della libert di informazione online. Non azzardato sostenere che i blog oggi siano fortemente in grado di influenzare la realt, e che proprio su essi si sviluppino molte volte discussioni importantissime riguardanti la societ, che per vari motivi non trovano spazio, o non ne trovano abbastanza, nei luoghi tradizionalmente dedicati allopinione pubblica. E ci spiega bene perch, da pi parti, si senta il bisogno di addomesticare la blogosfera, introducendo limitazioni e norme pi restrittive. 1.5 I social network 1.5.1 Gli studi sulle reti sociali prima del web Si parla di reti sociali almeno dal lontano 1929, quando

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Frigyes Karinty, nel suo racconto Catene, ipotizz che ciascun individuo potesse entrare in contatto con chiunque, dallaltra parte del mondo, semplicemente tramite delle catene di relazioni (o conoscenze). Diversi studi, basati sulla stessa ipotesi, vennero applicati ai pi eterogenei campi di studio: dalla matematica alla psicologia, dalla psichiatria alla sociologia e allantropologia. Nel 1967 lo psicologo americano Stanley Milgram rese nota la sua teoria del mondo piccolo eseguendo un importante esperimento, ancora oggi centrale per la SNA (Social Network Analysis). Milgram selezion a caso un gruppo di abitanti del Mid West e chiese loro di inviare un pacchetto ad uno sconosciuto abitante del Massachusetts, di cui furono forniti il nome, loccupazione e la zona di residenza, ma non lindirizzo esatto. Il pacchetto doveva essere inviato a una persona conosciuta che avesse, secondo il mittente, il pi alto numero di probabilit di conoscere il destinatario da raggiungere. Ogni persona entrata in questa catena avrebbe ripetuto la stessa operazione e seguito le stesse regole, fin quando il pacchetto non fosse giunto a destinazione, e nelle mani dellesatto destinatario. I partecipanti coinvolti erano sicuri che sarebbero stati necessari centinaia di passaggi intermedi prima che il pacchetto giungesse nelle mani del destinatario, ma lesperimento di Milgram rivel che i passaggi necessari erano in media sei, includendo un minimo di cinque e un massimo di sette intermediari nella catena (Kleinfeld 2002). Nel 1990 lo scrittore John Guare ribattezza, col suo romanzo Sei gradi di separazione, la teoria di Milgram col nome, appunto, di teoria dei sei gradi di separazione. Anche il romanzo di Guare, tratto da una storia vera, vuole dimostrare che un individuo, avendo a disposizione una rete di conoscenze, pu tramite pochi passaggi raggiungere il suo

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obiettivo. Nel romanzo il protagonista Paul (trasposizione letteraria di David Hampton), un ragazzo nero di Buffalo, spacciandosi per un brillante studente figlio dellattore Sidney Poitier, riesce a entrare nelle case di sei diverse famiglie benestanti di New York, tutte fra loro collegate, e truffarle espropriandogli del denaro. Gli studi propedeutici alle teorie della SNA sono quelli del sociologo Georg Simmel fra la fine dellOttocento e linizio del Novecento da un lato, e quelli di psichiatria sociale di Jacob Levi Moreno dallaltro. Analizzando gli effetti della modernizzazione sulla societ, Simmel si convince che la sociologia, pur non essendo in grado di spiegare il perch di una determinata azione sociale, possa comunque indagare sulle forme che tale azione assume. Le caratteristiche implicite nella modernizzazione e nella rivoluzione industriale, come le dimensioni allargate delle comunit che si trasformano in metropoli e moltiplicano i possibili contatti fra gli individui, la divisione del lavoro che frantuma la vita sociale e, infine, il denaro come forza spersonalizzante possono spiegare le dinamiche sociali di un gruppo e, allo stesso tempo, permettere di analizzare le conseguenze sulle relazioni che intercorrono fra gli individui che lo compongono. Jacob Levi Moreno, a partire da studi di psichiatria sociale, e teorizzando un approccio sociometrico per indagare e misurare le relazioni sociali, si concentra sulla posizione che un individuo assume in un gruppo, e questultimo in un insieme di gruppi qual la struttura sociale. Lindividuo un atomo in rapporto con tutti gli altri atomi allinterno del nucleo di relazioni che forma un gruppo; i singoli gruppi, pi o meno interrelati fra loro, formano la complessa struttura sociale. Le catene di relazioni (reti sociometriche) che si stabiliscono fra singoli individui e, a livello superiore, fra

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singoli gruppi, fino a formare una struttura globale pi complessa, sono i fattori che determinano la costruzione di concetti quali la tradizione sciale e lopinione pubblica. Il web 2.0, come si vedr nel prossimo paragrafo, grazie alle sue applicazioni di social networking pu a tutti gli effetti essere considerato un esempio di rete sociale allargata, fatta di gruppi e community transnazionali, in cui stringere amicizie, scambiare, connettere e condividere interessi, passioni, gusti e idee. 1.5.2 I social network del web 2.0 Gi in era non propriamente 2.0 il web, considerato come rete delle reti (Montemagro, Ruggeri 2009), ovvero funzionando come aggregatore di gruppi pi o meno estesi e di piattaforme create per far entrare pi persone in contatto e scambiarsi dati e contenuti, rappresenta un primo valido esempio di social networking. Capostipiti dei social network veri e propri, dunque, possono essere considerati gi i news group in voga fino agli anni Novanta, le mailing list, le chat e, in generale, i vari sistemi di messaggistica istantanea, ovvero tutte quelle applicazioni che pi tardi sarebbero state perfezionate e integrate in piattaforme allargate e plurifunzionali come i social network del web 2.0. Un social network propriamente uno strumento che permette a pi individui di entrare in relazione fra loro in base a interessi comuni e scambiare (condividendo) contenuti e conoscenze, dando luogo a comunit di amici in continua espansione grazie ai molteplici legami che ogni membro pu stabilire con tutti gli altri. Per quanto frutto della pi avanzata tecnologia informatica, tali applicazioni altro non sono che la messa in pratica delle teorie sopra accennate del mondo piccolo e dei sei gradi di separazione.

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Nel 1995 si affacciano allorizzonte i primi esempi di social network come Beverly Hills Internet, GeoCities e Theglobe.com e altri, presentati agli utenti come citt virtuali; questi primi social network si limitano essenzialmente a fornire, in ununica interfaccia, chat-room e pagine HTML personalizzabili per permettere ai cyber cityzen (come vengono chiamati gli utenti che ne usufruiscono), da un lato di comunicare fra loro, e dallaltro di fornire delle presentazioni di s per farsi conoscere allinterno della comunit. Un anno prima Apple aveva lanciato eWorld, una piattaforma che, offrendo servizi ormai conosciuti quali i sistemi per linvio e la ricezione di e-mail e strumenti per la consultazione di news, aveva lobiettivo di aggregare comunit di utenti (ePeople) che scambiassero e condividessero informazioni fra loro. Il progetto di eWorld, forse ancora in anticipo sui tempi, chiude i battenti nel 1996 non riuscendo a raggiungere una massa critica di utenti. Su queste prime esperienze, fallite o non in grado di affermarsi a livello globale, si basa quello che da molti considerato il primo vero social network del web 2.0: Classmates19. Presentato nel 1995 da Randal Conrads, questo social network nasce con lintento di permettere agli utenti di ritrovare persone del passato e di cui si sono perse le tracce; rivolto soprattutto a coloro che intendono avere notizie degli ex compagni di scuola, amori perduti e amici di giovent. Pur presentandosi come un sito a pagamento, Classmates raggiunse presto un notevole numero di utenti iscritti (oltre 10 milioni in pochi anni) e dovette ben presto fare i conti con il sovraccarico del sito, le numerose segnalazioni di spam e numerosi problemi legati alla privacy degli utenti: questioni che, in varie misure, riguarderanno quasi tutti i social network futuri.
19 http://www.classmates.com/

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Il 1997 lanno di Sixdegrees che, gi nel nome (sei gradi), si ispira alla teoria dei sei gradi di separazione. Sixdegrees permetteva agli utenti di creare un profilo personale e stabilire con gli altri delle relazioni basate su simpatia, antipatia, gusti ecc., fino a creare una vera e propria cerchia di amici strutturata come una catena a cinque anelli, di cui si entrava progressivamente a far parte a seconda del grado e dellintensit dei rapporti di amicizia stabiliti con gli altri utenti. Sixdegrees, nonostante il discreto successo riscosso rest attivo solo fino al 2001, e dovette presto spegnersi non riuscendo a trovare il modo di fare utili con i soli servizi gratuiti offerti, ma rappresent un modello di riferimento per i suoi successori pi famosi quali Friendster, MySpace e Facebook. Nel 2003 Jonathan Abrams lancia Friendster, un social network che permette agli utenti, meglio di tutti suoi predecessori, di fare amicizia e mantenersi continuamente in contatto con gli amici incontrati nella comunit. In soli sei mesi Friendster raggiunge oltre tre milioni di utenti registrati, per arrivare a venti milioni subito dopo e affermarsi come il sito di social networking pi famoso al mondo. Il sovraccarico dei server non in grado di sopportare il traffico in perenne aumento, e una serie di bug che rallentavano il sistema fino a renderlo inutilizzabile nei momenti di maggior sovraffollamento, uniti al rifiuto del suo programmatore di vendere i diritti a Google (che, gi nel novembre del 2003, aveva offerto 30 milioni di dollari), portarono Friendster a sgonfiarsi inesorabilmente poco tempo dopo la sua comparsa, e soccombere definitivamente alla concorrenza di altri agguerriti rivali che si affacciavano sulla scena. Nel 1998 era stato avviato MySpace20, un social network pi complesso e, allo stesso tempo, pi funzionale di tutti gli
20 http://www.myspace.com/

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altri, che sarebbe esploso a livello mondiale negli anni Duemila, raggiungendo il culmine durante la crisi, e il successivo fallimento, di Friendster. Fondato da Tom Anderson e Chris De Wolfe, MySpace permette agli utenti di gestire pagine personali in cui caricare video, foto e brani musicali (auto-prodotti e non), stringere amicizia con altri utenti e seguirli, commentare i contenuti presenti su altre pagine e gestire dei blog personali. La versatilit della piattaforma attir subito milioni di utenti e fu sfruttata eterogeneamente da target diversissimi fra loro: gruppi musicali, scrittori, artisti e fotografi, emergenti o gi affermati, per pubblicizzare i propri lavori, esponenti politici durante le campagne elettorali, case editrici e discografiche e, soprattutto, da milioni di teenager con le pi svariate passioni. Acquistato nel 2005 da Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari, MySpace , ancora oggi, uno dei siti pi consultati al mondo, e in perenne espansione grazie alle applicazioni frequentemente integrate e aggiornate per la diffusione di contenuti artistici. Nel 2004 il diciannovenne Mark Zuckerberg con altri due colleghi universitari, Andrew McCollum ed Eduardo Saverin, ispirandosi agli annuari dei college americani, inventa Facebook (Faccia-libro) una piattaforma per condividere foto e informazioni degli studenti di Harvard. Facebook si allarga presto ad altre universit e scuole superiori, fino a diventare, fra il 2005 e il 2006, noto a livello mondiale. Oggi il sito pi visitato nella sua categoria con 500 milioni di iscritti nel 2010, e circa 500.000 nuove iscrizioni ogni giorno. Alla luce di questo successo, Mark Zuckerberg stato eletto dal Time persona dellanno 2010. Le innovazioni apportate da Facebook alla tecnologia del social networking, le stesse che gli hanno garantito lo strepitoso successo, consistono nellestrema apertura della

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piattaforma verso lesterno (da YouTube alle migliaia di siti, blog e altri social network sparsi in rete), nella facilit di mettere in condivisione i pi disparati contenuti e, soprattutto, nella possibilit offerta agli utenti di entrare in contatto con chiunque tramite una semplice richiesta di amicizia; grazie a Facebook ogni contenuto potenzialmente visibile a milioni di persone una volta messo in condivisione, e ci, evidente, comporta conseguenze epocali in molti ambiti della vita umana: dagli affetti personali alla socialit, dalla politica alleconomia. Se nel mondo dei social network generalisti Facebook mantiene un indiscusso primato, non bisogna sottovalutare molti altri social network specializzati che si vanno affermando in questi anni come piattaforme dedicate a comunit, pi o meno allargate, di utenti che si raccolgono intorno a interessi specifici. Se in parte con gruppi e sottogruppi (quasi 10 milioni quelli di Facebook) il fenomeno della specializzazione e settorializzazione delle relazioni e degli interessi gi evidente anche nel mondo dei social network generalisti, i casi pi interessanti si osservano in social network come aNobii e GoodReads (che verranno trattati nel terzo capitolo) interamente dedicati al mondo dei libri e della lettura, Flickr21 dedicato alla condivisione di foto, fino ad arrivare a piattaforme, pi simili ai vecchi news group, che si occupano di cucina, bricolage, giardinaggio, arredamento e simili. Un ultimo piccolo e virtuoso caso da analizzare quello di Twitter22, un social network fondato nel 2006 da Jack Dorsey, Evan Williams e Biz Stone, anchesso basato sullinterazione fra pi utenti e sulla condivisione di contenuti, ma radicalmente diverso da Facebook e dagli altri social network.
21 http://www.flickr.com/ 22 http://twitter.com/

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Gli utenti di Twitter dialogano fra loro per mezzo dei tweets (cinguettii), in cui possono esporre un pensiero o collegare, per mezzo di un link, a un contenuto (di testo, audio, video o immagini) avendo a disposizione 140 caratteri di testo per esprimersi. Se un utente ritiene che il tweet di un altro sia interessante pu rispondere o citarlo con la funzione retweet; ogni utente ha una lista di following (gli utenti che segue) e follower (gli utenti che lo seguono). Per questa particolare forma di comunicazione offerta, definita per la brevit che la caratterizza microblogging, Twitter si rivela particolarmente originale per le discussioni che prendono corpo fra gli utenti, e per la facilit con cui chiunque pu prendervi parte inserendosi e ripercorrendo velocemente il thread. La brevit dei messaggi condivisi, unita alla funzione di localizzazione del tweet (per segnalare la posizione geografica da cui si sta tweetando) e alle applicazioni per telefonini e altri dispositivi portatili rendono Twitter uno dei sistemi migliori per mantenersi in contatto con altri utenti anche in mobilit23. Dopo un primo periodo in cui stentava ad affermarsi globalmente, e una fase di elevata vulnerabilit agli attacchi hacker nel 2009, durante la quale furono presi di mira gli account di famosissimi utenti come Barack Obama (dal cui profilo part un sondaggio che permetteva di vincere buoni benzina!) o il giornalista della CNN Rick Sanchez (che tweetando si dichiarava sotto effetto di droghe pesanti!), nel 2010 Twitter ha superato i cento milioni di
23 Nelle manifestazioni e mobilitazioni di piazza Twitter si rivela molto utile per aggiornare velocemente sui percorsi dei cortei, per comunicare le zone della citt da evitare perch stanno avvenendo scontri con le forze dellordine o, al contrario, da raggiungere per soccorrere dei feriti, ecc. Non un caso che in questi mesi Twitter abbia registrato un boom di utenze in Paesi quali Tunisia, Egitto e Libia, durante le rivolte popolari contro i rispettivi dittatori.

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utenti affermandosi, a livello globale, tra i pi apprezzati siti di social networking. I social network, dunque, inaugurano un nuovo modo di aggregare individui allinterno di comunit virtuali e allargate; condividere contenuti, collaborare e intrecciare relazioni con altri utenti sono le azioni imprescindibili per far parte attivamente di tali comunit, in cui ovviamente richiesto di rispettare quelle poche ma semplici regole che garantiscono la convivenza sociale, seppure allinterno di societ virtuali. Indubbiamente in queste comunit c molto rumore, i contenuti scadenti e poco attendibili sono tantissimi e molte funzioni sono inutili e ridondanti. Ma la maggior parte delle applicazioni e delle possibilit offerte dalla tecnologia del social networking, dalla partecipazione attiva degli utenti nella vita politica di un Paese alla possibilit di creare comunit specifiche in base a determinati interessi per sfuggire allappiattimento culturale imposto dalle societ contemporanee, sono certamente positive e, possiamo dirlo, rivoluzionarie. 1.5.3 Comunit virtuali e comunit reali Allo stesso modo della blogosfera, anche i social network creano comunit che, per quanto virtuali, possono spesso materializzarsi nel nostro mondo reale per far sentire le proprie ragioni e dissentire contro determinati provvedimenti di legge, o sensibilizzare la societ su tematiche specifiche molto discusse e approfondite in rete, ma evitate dai media tradizionali. Fra gennaio e febbraio del 2011 i popoli di Tunisia, Egitto e Libia sono insorti contro le rispettive dittature che da decenni guidavano i loro Paesi: nei primi due casi i dittatori (Ben Ali e Mubarak) sono stati costretti a dimettersi, in Libia si aspetta che Gheddafi, ormai assediato dai manifestanti,

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lasci da un giorno allaltro il pluridecennale comando, e cessi il massacro della popolazione civile (che gi piange migliaia di vittime). Altri Paesi africani vedono quotidianamente insorgere la popolazione civile contro il potere per rivendicare giustizia, pace e migliori condizioni economiche. In tutti questi casi il web, i blog e i social network, soprattutto grazie alla giovane et della maggior parte degli insorti, hanno giocato un ruolo determinante. Mentre le rispettive televisioni nazionali, con le uniche eccezioni di Al Jazeera, Al Arabiya e poche altre, per convincere il mondo che non stava accadendo niente di straordinario, trasmettevano patetici filmati di repertorio che mostravano masse di cittadini felici e giubilanti nei confronti dei dittatori, su YouTube, Facebook, Flickr, Twitter e altre piattaforme del web circolavano video e foto in tempo reale che ritraevano milioni di persone in rivolta contro il potere, e crude immagini di persone sterminate dalla polizia e dalle truppe mercenarie assoldate dal potere per far fronte alle rivolte. Tali immagini e contenuti veicolati sul web non solo hanno permesso al mondo occidentale, e alla vicina Europa soprattutto, di aprire gli occhi su quanto stava accadendo, ma hanno convinto le popolazioni insorte a resistere, a tornare nelle piazze e dare voce ai manifestanti barbaramente sterminati. Gruppi di ingegneri e informatici occidentali hanno creato ponti alternativi di connessione a internet e server remoti (per ospitare le connessioni) per permettere di aggirare la censura laddove i regimi erano ricorsi alloscuramento di internet per fermare le rivolte da un lato, e non far vedere al mondo cosa stesse accadendo realmente dallaltro. Se sapientemente sfruttato nelle sue applicazioni di social networking il web si rivela unarma democratica, e rivoluzionaria allo stesso tempo, per il solo fatto di poter

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informare e coinvolgere i cittadini velocemente e simultaneamente come nessun altro mezzo di comunicazione era in grado di fare. E la circolazione di idee e contenuti, ovvio, spesso spezza equilibri consolidati e ritenuti infrangibili dalle moderne societ: si pensi allo sconvolgimento che le continue rilevazioni pubblicate sul sito Wikileaks24 di Julian Assange stanno comportando nelle relazioni diplomatiche fra i Paesi occidentali, o allindignazione popolare che monta, o quasi, in Italia da quando numerosi siti internet e social network hanno iniziato a pubblicare gli stralci delle intercettazioni telefoniche relative al caso Ruby che vede coinvolto, e accusato di concussione e prostituzione minorile, il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. Si tratta di casi in cui avviene uno scambio reciproco fra il web e la realt: il web, con le sue comunit, elabora fatti e notizie reali, avvenute nel mondo reale e commesse da (o riguardanti) persone reali; ma le elabora a modo suo: senza limiti di spazio o di tempo e senza alcun tipo di pressione o censura, ovvero senza che una redazione possa stabilire se il caso Ruby stato gi trattato abbastanza, o quale sia il giusto taglio da dargli. E spesso, ci che dalla realt entrato nel web, dopo esser stato ben metabolizzato e trattato, e aver coinvolto una certa massa critica di utenti, torna a riversarsi nella realt con manifestazioni, flashmob e proteste, come sta avvenendo in questi giorni, e come avvenuto il 12 febbraio di questanno in occasione della mobilitazione delle donne: Se non ora quando. Sui social network compaiono quotidianamente petizioni e sottoscrizioni online contro determinati provvedimenti e disegni di legge, cos come gruppi di protesta che si ribellano a situazioni ingiuste e inaccettabili: sulla sola rete di
24 http://213.251.145.96/

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Facebook possibile aderire a petizioni contro il massacro delle balene, linquinamento mortale di fabbriche sparse per il pianeta, o per chiedere le dimissioni di questo o quel politico... Si tratta di modalit, spesso funzionanti, di avvicinamento del cittadino alla vita pubblica e politica della societ, del Paese e dellintero mondo che abita. Sono nuove forme di partecipazione attiva e dal basso, e, come nel caso dei movimenti di rivolta dei popoli africani, strumenti potenzialmente in grado di riscattare gli oppressi del mondo. 1.5.4 Lesempio di Informazione e sistemi editoriali Il nostro stesso corso di Laurea Magistrale in Informazione e sistemi editoriali, che una delibera del Consiglio di Facolt del 12 maggio 2009 aveva deciso di far tacere, in altre parole di chiudere, per presunti requisiti ministeriali non soddisfatti, motivazione subito smentita e dimostratasi infondata, deve la sua permanenza nellofferta didattica della Facolt di Lettere e Filosofia di Tor Vergata anche al web, ai numerosi blog e soprattutto a Facebook, oltre che alla forte protesta di docenti, studenti e ricercatori (Mordenti 2010). Gi pochi giorni prima del citato Consiglio di Facolt erano state avviate importanti raccolte di firme online, di continuo linkate sui blog di numerosi studenti e sulla pagina Facebook25 del corso; presto nacque una causa, sempre su Facebook, dal nome No alla messa a tacere di Informazione e sistemi editoriali26, che vide aderire in pochi giorni oltre mille utenti in tutta Italia. Per tutto maggio e met del mese di giugno Facebook si rivel fondamentale per due motivi: da un lato ci permise di informare e sensibilizzare tutti gli studenti
25 http://www.facebook.com/group.php?gid=59424401216&ref=ts 26 http://www.causes.com/causes/281478

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del corso che, dato il periodo di esami e interruzione delle lezioni, non sarebbe stato facile intercettare tra le mura della Facolt, dallaltro ci permise di far sapere quanto stava accadendo a molti giornalisti e politici. Presto si occuparono di noi il Corriere della sera e LUnit, oltre a numerose radio e testate locali, registrammo la solidariet di altre universit italiane e furono avanzate due interrogazioni parlamentari al ministro Gelmini sulla vicenda che stava attraversando il nostro corso. Ormai tutti sapevano della nostra battaglia, e le continue assemblee e dimostrazioni di protesta in Facolt prima, e presso la sede del Rettorato di Tor Vergata poi, fecero alla fine (il 15 giugno, giorno di scadenza per la presentazione dellofferta formativa al MIUR da parte delle universit) valere le nostre ragioni, e far mantenere attivo il nostro corso di Laurea. In quei concitati giorni le assemblee nascevano come eventi organizzati su Facebook prima di materializzarsi nelle aule di Lettere e Filosofia: alcuni di noi si occupavano di tenere attivo un ufficio stampa online, altri di far girare locandine e volantini in formato elettronico fra i nostri colleghi per visionarli e accettarli di comune accordo prima di mandarli in stampa, altri ancora invadevano i gruppi e le bacheche virtuali di altri studenti dei corsi di Laurea triennale per sensibilizzarli alla nostra causa e allargare la protesta col passaparola: la nostra comunit reale di studenti era diventata virtuale sul web, per poi materializzarsi di nuovo e vincere la sua battaglia.

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Capitolo secondo I blog e la lettura: alcuni casi importanti

2.1 Una lunga coda di blog Negli ultimi anni i blog letterari hanno assunto unimportanza tale da diventare spesso elementi imprescindibili per unindagine accurata e completa del panorama culturale italiano e internazionale. Sempre pi spesso alluscita di un nuovo libro si accompagna la creazione di un blog: pu trattarsi di un espediente pubblicitario ai soli fini di marketing alternativo, oppure di un vero e proprio cantiere aperto del libro, in cui lautore invita i suoi potenziali lettori a diventare coautori, dando consigli e suggerimenti per modificare lopera non ancora definitiva. O ancora, un blog pu contenere tutte quelle parti di testo che, per diversi e anche ovvi motivi, il libro cartaceo acquistato in libreria non pu ospitare al suo interno: in tal caso un blog parallelo al libro pu contenere video e colonne sonore da affiancare alla lettura del testo, contenuti speciali, parti del libro tagliate e non entrate a far parte della versione definitiva, possibili letture e riletture, e tutto ci che riguarda il rapporto tra il testo e i lettori: dalle recensioni e le letture personalizzate, alle proposte di finali alternativi nel caso di alcuni romanzi. Ma soprattutto, quanto pubblicato su un blog pu trasformarsi in libro, saggio o rivista, grazie allinterazione tra lautore e i suoi lettori. Emblematico al riguardo il caso del libro di Chris Anderson, di cui si gi parlato nel primo capitolo, La coda

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lunga (Anderson 2006): nato come saggio-articolo comparso sulla rivista online Wired27 nel 2004, fu pubblicato come testo nel 2006, dopo essersi arricchito degli interventi apportati da un vastissimo numero di utenti-lettori sul blog omonimo aperto dallautore, e tuttora attivo 28. In unintervista di Alessio Jacona, pubblicata su Blogs4biz29, a proposito del rapporto tra il libro e il blog a esso dedicato, Anderson dichiara:
() credo che il blog abbia fatto soprattutto tre cose: in primo luogo, larticolo uscito nel 2004 e il libro nel 2006, e la mia prima preoccupazione era che in due anni la mia idea sparisse, fosse rubata o semplicemente perdesse il momento propizio. Aprire il blog mi ha consentito di colmare il vuoto temporale tra larticolo e il libro, mantenere viva la conversazione. Poi ho scoperto che il blog mi stava aiutando anche a scrivere: i miei lettori fornivano cos tanti esempi, suggerimenti, correzioni da rendere lopera un progetto di ricerca distribuito. E quando venuto infine il momento di pubblicarlo, avevo gi dalla mia parte unaudience di circa 50.000 visitatori al giorno che sono diventati un motore di marketing basato sul passaparola (Jacona 2007).

In tal modo, sostiene lautore, a lavoro ultimato non c stato realmente bisogno di promuovere il libro. Trattandosi di un lavoro di gruppo, i lettori stessi fecero pubblicit, promuovendo non solo il libro di Anderson, ma anche qualcosa che avevano contribuito a realizzare (Ib.). Analogo il caso di Cory Doctorow, scrittore e blogger canadese, e grande sostenitore delle battaglie contro il copyright e i DRM (Digital Rights Management), che usa il blog boingboing30, di cui coautore, per creare e diffondere i
27 28 29 30 http://www.wired.com/ http://www.longtail.com/the_long_tail/about.html http://blogs4biz.libero.it/ http://www.boingboing.net/

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suoi libri. Il pi noto dei quali Little Brother (Doctorow 2008a), pubblicato in Italia da Newton Compton col titolo X, una sorta di 1984 di George Orwell riadattato ai giorni nostri: il protagonista orwelliano Winston, che cerca di sfuggire allasfissiante controllo del Fratello Maggiore (o Grande Fratello) e delle sue telecamere, diventa w1n5st0n in Doctorow: studente liceale e hacker che invece deve vedersela con la continua sorveglianza informatica da parte della scuola prima, e del dipartimento di pubblica sicurezza poi; w1n5st0n e i suoi amici verranno arrestati e torturati perch ritenuti ingiustamente responsabili di un attentato terroristico nel centro di San Francisco. Una volta libero, w1n5st0n, tramite la rete, organizzer una comunit di ribelli non violenti, perch per chi odia la guerra e la violenza, la tecnologia e linformatica sono le uniche armi vincenti. Il libro inizi a circolare gratuitamente in versione elettronica, ospitato da boingboing, e dunque restando per molto tempo aperto alle modifiche e ai nuovi apporti da parte della comunit dei lettori. Ogni utente, oltre a scaricare gratuitamente le-book del romanzo (e ovviamente acquistare la versione cartacea in libreria) pu richiedere a pagamento una versione personalizzata di e-book, modificata direttamente dallautore in base alle preferenze dei lettori. Qualcosa di simile avvenne con il libro successivo dello stesso Doctorow, Content (Doctorow 2008b), una raccolta di saggi e articoli sulle questioni del copyright, della tecnologia digitale, della creativit e della libera diffusione dei contenuti. Content viene distribuito gratuitamente come e-book31, e allo stesso tempo del libro esistono le versioni a pagamento, in formato sia cartaceo che elettronico, eventualmente
31 Le-book in lingua italiana distribuito da Apogeo, in formato ePub, allindirizzo http://www.apogeonline.com/libri/9788850310852/scheda.

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personalizzate; nelle prime pagine del libro in versione elettronica Doctorow, rivolgendosi ai suoi lettori, scrive:
Se il libro vi piace e volete ringraziarmi, ecco ci che vi chiedo di fare, in ordine di preferenza: -Comprate una copia del libro. -Donate una copia del libro a una scuola o a una libreria. -Inviate lebook a cinque amici spiegando loro perch vi piaciuto. -Convertite lebook in un nuovo formato.

Mediante appositi link al sito-blog32 dedicato a Content, spiegato come effettuare queste operazioni e, relativamente alla richiesta dellautore di donare una copia a scuole e librerie, possibile visualizzare in unapposita sezione del sito gli enti che hanno gi ricevuto una copia (ed eventualmente da chi lhanno ricevuta) e quelli a cui ancora non stata donata. Il fenomeno dei blog e siti dedicati alla letteratura, e pi in generale alla scrittura, in America si ormai saldamente affermato, e i due casi appena citati, Anderson e Doctorow, sono solo alcuni dei pi celebri esempi. Ma negli ultimi anni anche in Italia, seppure in ritardo, la critica letteraria, la discussione intorno alla pratica della scrittura e la ricerca di nuovi stili e generi, linvito ai lettori a farsi coautori e partecipare al testo, cos come la semplice promozione e diffusione di testi, hanno iniziato a essere pratiche svolte massicciamente online, grazie soprattutto a blog letterari, o blog collettivi dedicati alla scrittura. Attualmente, i blog italiani dedicati alla letteratura, o che di essa fanno la tematica centrale, sono abbastanza numerosi e in molti casi assai seguiti: da Lipperatura33 curato dalla scrittrice
32 http://craphound.com/content/buy/ 33 http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/

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e giornalista Loredana Lipperini, a booksblog34 in cui ogni utente pu recensire il libro che preferisce; da Finzioni35 curato da blogger che si dichiarano unicamente lettori, e non scrittori, e come tali sostengono un progetto di lettura creativa anche tramite lomonima rivista, Finzioni, distribuita gratuitamente in formato pdf sul blog, a Carmilla36, irriverente blog collettivo che accanto alla letteratura mette espressamente in campo una cultura di opposizione e che, oltre a recensire moltissimi romanzi italiani e internazionali, ospita al suo interno numerosi, e molto seguiti, romanzi a puntate. Questi blog, diversi tra loro, rappresentano ormai una voce importante della cultura italiana: la velocit con cui informano i loro utenti-lettori, e la capacit di dare visibilit a innovativi prodotti culturali, che nel sistema tradizionale dei media e della diffusione culturale difficilmente riceverebbero attenzione, li autorizza a diventare oggetto di analisi, ma anche strumento di azione, nelle universit italiane. Al riguardo merita attenzione il progetto nato allinterno del corso di Laurea magistrale in Informazione e sistemi editoriali, della Facolt di Lettere e Filosofia di Tor Vergata, PUB, Per Ubriachi Bibliofili37. Pub un blog particolare: gli studenti che lo curano e lo aggiornano, seguiti da Luisa Capelli, leggono e recensiscono libri pubblicati da case editrici indipendenti, e pubblicano sul blog, sotto forma di post, le recensioni personali ai testi letti; dopo aver letto la recensione, lutente pu acquistare il libro: le transazioni sono gestite dal sito di Librazioni38 (libreria 2.0), sulla cui
34 35 36 37 38 http://www.booksblog.it/ http://www.finzionimagazine.it/about/ http://www.carmillaonline.com/ http://pub.librazioni.org/ http://www.librazioni.it/libri/

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piattaforma ospitato PUB. Una percentuale del ricavato delle vendite che a Librazioni pervengono tramite PUB, va al gruppo di studenti che cura il blog. Il progetto, nato a fine 2010, presenta a febbraio 2011 circa 50 pubblicazioni. Nelle pagine che seguono approfondir due blog letterari italiani, molto conosciuti e seguiti: Giap, il blog del collettivo degli scrittori noti come Wu Ming (Senza Nome), e nazioneindiana.com, il blog collettivo nato in seguito a un incontro di scrittori (che formeranno il gruppo Nazione Indiana) organizzato da Antonio Moresco per discutere delle sorti della cultura e della letteratura dopo l11 settembre 2001. Analizzo questi due casi perch, essendo tra i blog pi conosciuti e seguiti in Italia, Giap e nazioneindiana.com negli anni hanno stimolato importantissimi dibattiti culturali e, a volte stupendo, altre volte scandalizzando, hanno segnato nuove tendenze stilistiche e ripensato la letteratura e il suo rapporto con la societ e con la storia; ma soprattutto, pur con le dovute differenze, i due blog in questione hanno reso possibile la creazione di nuovi spazi per nuove figure intellettuali: non pi e non soltanto salotti televisivi di trasmissioni preconfezionate in cui dar voce a opinionisti e tuttologi; non pi e non solo colonne, editoriali e pagine culturali di illustri quotidiani; come non pi e non solo autorevoli voci accademiche, giustificate dalla celebrit delle cattedre che occupano. Con i blog si delineano spazi nuovi, e asimmetrici, in cui lintellettuale discute delle proprie idee mettendosi, idealmente, sullo stesso piano del suo pubblico, che interviene e pretende lo spazio che gli spetta. Ci sar modo di osservare come la letteratura, che sicuramente la tematica pi trattata, venga presentata sui due blog agli utenti, e come a proposito di essa, e a partire da essa,

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si inneschino interessanti discussioni, destinate spesso a investire altri campi della cultura italiana. Ma si cercher di analizzare i modi in cui anche tutto ci che non letteratura stricto sensu entri a far parte del blog, occupando post seguitissimi e linkati ovunque in rete: dallattualit e la cronaca alla politica, dallo sport al giornalismo. Per dimostrare che esistono ancora spazi di discussione, seppure apparentemente solo virtuali, in cui il punto di vista letterario viene autorizzato a indagare altri campi della societ, italiana e non, che per consuetudine non gli competerebbero. 2.2 Giap: dal Luther Blisset Project a Wu Ming Foundation

Negli anni Novanta si afferma anche in Italia il fenomeno artistico noto come Luther Blisset, una forma darte a 360 gradi e assolutamente transnazionale, i cui esponenti, scegliendo la via dellanonimato, si identificano sotto lo pseudonimo di Luther Blisset, il nome di un calciatore inglese

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di origine giamaicana. Il motivo per cui singoli artisti e performer, cos come riviste culturali underground e collettivi di squatter, abbiano scelto questo pseudonimo collettivo non fu mai chiarito, e continu a circondare di mistero gli anonimi artisti. Del resto Harry Kipper, considerato lideologo del movimento stesso, un personaggio mai esistito, e con cui il gruppo riusc a beffare anche la celebre trasmissione italiana Chi lha visto? dichiarandolo scomparso in Friuli dopo un lungo viaggio con cui lartista, a bordo di una mountain bike, avrebbe dovuto tracciare una scritta immaginaria per comporre la parola art sulla carta geografica europea. Un articolo de Il Piccolo del 4 gennaio 1995 riportava la notizia cos:
Harry Kipper, di 33 anni, alto 1.75, capelli rosso scuro e occhi verdi e magnetici, che non d notizie da circa 10 settimane (), stava facendo, in mountain bike, un particolare giro dEuropa per tracciare, secondo lidea del friulano Piermario Ciani, una linea immaginaria che, unendo varie citt, componesse la parola ART. () Kipper aveva, dal 1991, cominciato ad attuare questo giro di turismo psico-geografico tracciando la A da Madrid a Londra e Tolone. Nei due anni successivi Kipper ha tracciato la R proseguendo per Bruxelles, Bonn, Zurigo, Ginevra e Ancona e nel 1994 ha cominciato la T che, dopo Trieste, avrebbe dovuto portarlo a Salisburgo, Berlino, Varsavia e di nuovo indietro fino ad Amsterdam. Invece, dal Friuli, ci sono state la sua possibile e inspiegata deviazione in Bosnia e la scomparsa (Il Piccolo 1995).

Il Luther Blisset Project, ovvero la versione italiana del movimento, nato a Bologna nel 1995 e presto divenuto famoso in Italia e in Europa, si fa conoscere proprio con azioni di questo tipo: beffe come la consegna a Mondadori di un testo falso, sabotaggi, bizzarre pubblicazioni, e trasmissioni radiofoniche che parlano di tematiche non

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convenzionali come la psico-geografia, e coordinano le cosiddette derive psico-geografiche 39. Per i componenti del Luther Blisset Project il momento di massima notoriet giunge nel 1999 con la pubblicazione di Q, un romanzo a firma di Luther Blisset ambientato nel centro Europa nel Dodicesimo secolo durante le rivolte popolari e contadine sollevate da e contro la Riforma protestante. Il libro oltre a riscuotere enorme successo, tanto da esser tradotto in tutto il mondo, si distinse per la sua vocazione no copyright; lopera, pubblicata da Einaudi, inizi infatti a circolare con la dicitura
Si consente la riproduzione parziale o totale dellopera e la sua diffusione per via telematica, purch non a scopi commerciali e a condizione che questa dicitura sia riprodotta.

Tale scelta emblematica delle vocazioni artistiche degli autori, e delle battaglie condotte in nome del copyleft. Tutte le pubblicazioni del gruppo sono disponibili online gratuitamente nellarchivio di Giap40, e in diversi formati,
39 Attraversamenti improvvisi di ambienti urbani come segno di protesta contro i luoghi ritenuti simbolo della coercizione delle classi dominanti. In Italia la deriva psico-geografica pi nota, messa a segno dal Luther Blisset Project, avvenne sulla linea tranviaria della citt di Roma: nella notte fra il 18 e il 19 marzo 1995 viene occupato il tram 30 notturno della Capitale fino a farlo diventare un happening ludico e vivo. Coordinati per via radiofonica, e usando telefoni e computer, a ogni fermata i Luther salgono sul tram per mettere musica e permettere ai passeggeri di ballare. Lobiettivo era trasformare la linea tranviaria in una mappa psichica, in una sorta di ipertesto su cui cliccare con i corpi, con le auto, con i media integrati. Venti persone circa verranno fermate dalle forze dellordine, e quattro accusate di resistenza e oltraggio. http://www.lutherblissett.net/archive/228_it.html 40 http://www.wumingfoundation.com/italiano/downloads_ita.htm. Da

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oltre a essere in vendita in formato cartaceo. Il gruppo, presto definito band di scrittori, inizia a farsi conoscere in tutto il mondo, e qualcuno pensa che dietro lo pseudonimo collettivo Luther Blisset in versione italiana si celi la figura di Umberto Eco; a esserne quasi convinto il settimanale tedesco Der Spiegel che, sia prima che dopo la pubblicazione di Q, indica lautore bolognese come uno degli artisti che usano lo pseudonimo collettivo. Umberto Eco smentir e i componenti del gruppo ridicolizzeranno la notizia. Ma chi si nasconde realmente dietro la colonna italiana del Luther Blisset Project? Si tratta di cinque autori che, per quanto noti solo come anonimi artisti, esistono realmente e possiedono veri nomi: Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Luca di Meo, Federico Guglielmi e Riccardo Pedrini entrato nel progetto pi tardi. La politica di questo collettivo di agitatori della scrittura, come ebbe a definirlo uno dei suoi membri, prevede che i suoi componenti non appaiano mai in video e foto per rispondere a un principio che racchiude anche la filosofia del gruppo: trasparenti verso i lettori, opachi verso i media. Il gruppo ha sempre rifiutato inviti a trasmissioni televisive, e nelle uniche apparizioni pubbliche, ovvero nei tour di presentazione dei libri pubblicati, chiede di non essere ripreso n fotografato. I componenti del gruppo nel 2000 abbandonano lo pseudonimo collettivo per diventare Wu Ming Foundation: per Luther Blisset giunta lora del suicidio virtuale, del seppuku, ovvero il suicidio rituale dei samurai. Wu Ming viene dal cinese mandarino, e vuol dire Senza Nome. In unintervista a La Repubblica del marzo 2000, uno dei membri del neonato Wu Ming spiega cos la scelta del nome:
qualche anno ai formati tradizionali, si aggiunto il formato specifico per iPod , che permette di visualizzare il testo con impaginazione e layout specifici per la lettura ottimale sul device della Apple.

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La scelta serve anche a ricordare a tutti che si tratta di un progetto collettivo e che non desideriamo diventare divi del jet-set letterario. Vogliamo sfidare il capitale culturale sul suo stesso terreno, non diventarne gli orsi ammaestrati. Comunque, useremo la sigla cos: ciascuno di noi, procedendo in ordine alfabetico, ha un nome composto da Wu Ming pi un numerale cinese: Bui Wu Ming Yi (Senza Nome Uno), Cattabriga Wu ming Liang (Senza Nome Due), Di Meo Wu Ming San, Guglielmi Wu Ming Si, Pedrini Wu Ming Wu. Tutti i progetti approvati dal Direttivo saranno firmati Wu Ming. Come in quei gruppi musicali dove la formazione si modifica, i membri vanno e vengono, ma il nome della band resta invariato (Lipperini 2000).

E a proposito della scelta del cinese come lingua del nome del gruppo, nella stessa intervista alla domanda Perch un nome cinese? si risponde:
Perch ci sembra che il futuro ecologico e sociale del pianeta dipenda in larga misura da ci che succeder nella Cina continentale, sovraffollata, iper-inquinata, afflitta da uno stomachevole mix di liberismo economico e stalinismo politico (Ib.).

Il collettivo Wu Ming, i cui autori da quel momento si firmeranno appunto con Wu Ming41 (e un numero a seguire) sia nelle pubblicazioni collettive che in quelle soliste, fanno del web il loro terreno privilegiato di azione: con un sito dinamico e sempre aggiornato, archivi dei contenuti audio e testo, una sezione da cui scaricare, come si visto in precedenza, tutti i testi pubblicati, e un blog molto seguito che si occupa di svariate tematiche: dalla societ alla letteratura, dal giornalismo allo sport (tematica questultima trattata in modo certo non convenzionale, com nello stile di Wu Ming). Il web , oltre che il privilegiato terreno dazione, insieme alla
41 I primi libri firmati Wu Ming sono Havana Glam di Wu Ming 5 pubblicato da Fanucci nel 2001 e 54 di Wu Ming 1, pubblicato da Einaudi nel 2002. I libri sono disponibili on line allindirizzo .http://www.wumingfoundation.com/italiano/downloads_ita.htm

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libera circolazione del sapere una delle tematiche pi seguite dal collettivo, e tra le pi discusse sul blog. Nella gi citata intervista a La Repubblica, Wu Ming afferma che i prodotti firmati Wu-ming saranno liberi da copyright, di volta in volta con le specificazioni e limitazioni che riterremo necessarie per garantire la libera riproducibilit del testo; ma la libera riproducibilit non implica la rinuncia a proventi e royalties:
Questultima scelta varr solo per le edizioni dei nostri libri nella Repubblica di Cuba, nostro (modesto) contributo al rilancio delle attivit editoriali e culturali sullisola, messe a dura prova dal perdurare dellembargo imposto dagli Usa (Ib.).

Nellarchivio di Giap42 possibile consultare le prese di posizione del collettivo rispetto al copyright, la scelta di adottare le licenze Creative Commons e del copyleft (evocativa gi nel titolo la sezione Omnia sunt communia43, interamente dedicata alla propriet intellettuale e alla pirateria) e le iniziative intraprese contro i disegni di legge sulleditoria con norme volte a equiparare le pubblicazioni online a quelle su carta. Dallarchivio possibile ripercorrere ad esempio i post e gli articoli44 di Wu Ming Foundation contro la legge n. 62 del 7 marzo 2001 (Nuove norme sulleditoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416) e i commenti dei lettori. Il collettivo Wu Ming copre svariate aree di interesse, ma soprattutto in campo letterario che, a oltre 10 anni dalluscita del fortunato romanzo Q, fa parlare di s: esemplare il caso di New Italian Epic (Wu Ming 2009b), che da memorandum su un preciso stile letterario identificabile in una nebulosa di
42 http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap2001.htm. 43 http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/tematico_copyright.html 44 http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap35.html

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romanzi pubblicati tra il 1993 e il 2009, nellepoca della cosiddetta Seconda Repubblica (tra cui lo stesso Q, ma anche Gomorra di Roberto Saviano e Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo), divenuto un vero e proprio testosimbolo di una nuova corrente culturale e letteraria, ribattezzata come NIE (New Italian Epic, appunto). I meriti del collettivo Wu Ming per New Italian Epic sono stati riconosciuti anche da Alberto Asor Rosa in un articolo comparso su La Repubblica nel 2009:
Fino a qualche decennio fa ragionamenti critici di tendenza e ricerca creativa crescevano il pi delle volte di conserva e si aiutavano a vicenda. un dato certo oggi anche la scomparsa pressoch totale del primo elemento dellendiade (la critica): la conseguenza che gli autori, nel caso specifico i narratori, navigano a vista, al massimo con il sussidio, non sempre disinteressato, degli ufficiali di macchina ben piazzati sui ponti di comando delle case editrici. Volgendosi intorno, lunico tentativo recente di sistemazione teorico-letteraria di tale materia degno di questo nome New Italian Epic di (dei?) Wu Ming (Asor Rosa 2009).

Ritengo interessante soffermarmi su quanto Wu Ming scrive circa lultima delle sette caratteristiche principali di New Italian Epic, comunit e transmedialit:

Ogni libro del New Italian Epic potenzialmente avvolto da una nube quantica di omaggi, spin-off e narrazioni laterali: racconti scritti da lettori (fan fiction), fumetti, disegni e illustrazioni, canzoni, siti web, addirittura giochi in rete o da tavolo ispirati ai libri, giochi di ruolo coi personaggi dei libri e altri contributi dal basso alla natura aperta e cangiante dellopera, e al mondo che vive in essa. Questa letteratura tende a volte in modo implicito, altre volte dichiaratamente alla transmedialit, a esorbitare dai contorni del libro per proseguire il viaggio in altre forme, grazie a comunit di persone che interagiscono e creano insieme. Gli scrittori incoraggiano queste riappropriazioni, e spesso vi partecipano in prima persona. Talvolta i progetti sono pensati direttamente c

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(manituana.com, slmpds.net) o escono abbinati a cd con colonna sonora (Cristiani di Allah) (Wu Ming 2009b, p. 23).

I contributi dal basso che permettono, o assecondano, la natura aperta e cangiante dellopera (come conseguenza del ruolo attivo del lettore), e la possibilit dellopera stessa di uscire dai confini entro cui stata progettata per vivere in nuove forme, rappresentano due aspetti importantissimi di New Italian Epic, e tracciano un continuum interessante tra la struttura della rete e lopera intesa come creazione artistica di cui il lettore si appropria leggendola e interpretandola. Creazione artistica che, parafrasando Walter Benjamin (1955) e Umberto Eco (1990), si fa autonoma rispetto alla stessa intentio auctoris, essendo di volta in volta reinterpretata (intentio lectoris) e continuando a vivere (diremmo con Benjamin: la vita postuma dellopera darte) in modo transmediale. Ma la transmedialit, avverte Wu Ming, non deve essere confusa con la multimedialit, laddove con questo termine si voglia indicare la semplice contaminazione di diversi linguaggi:
Transmediale diverso da multimediale () Oggi tutto quanto multimediale, tutto limmaginario multimediale, anche le scritture pi legate a uno specifico letterario subiscono a vari gradi linfluenza di ci che avviene negli altri media () Transmediale la storia che prosegue in modi ulteriori, il mondo di un libro che si estende su altre piattaforme. Non meri adattamenti della stessa storia, come avviene coi film tratti da romanzi, ma di una storia che sconfina, si evolve e prosegue con altri mezzi e linguaggi (Wu Ming 2009b, p. 25).

Con buona pace dei critici letterari e degli intellettuali pi conservatori, Wu Ming ci dimostra che la creazione letteraria oggi pu avvenire al di fuori dei confini tradizionali in cui stata relegata. E siamo forse autorizzati a sostenere che, come a

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buon diritto la scrittura giornalistica mantiene la sua autorevolezza anche sul web, cos altri tipi di scrittura (dalla narrativa alla saggistica) possono mantenere inalterato il valore artistico, e la dignit che meritano, anche su piattaforme e supporti nuovi rispetto a quelli tradizionali: il blog di Giap, nato dalle ceneri dellantica newsletter, ne un buon esempio. 2.2.1 Giap. Il blog di Wu Ming Foundation Il nome Giap, ideato per la newsletter del gruppo, e rimasto invariato anche per il successivo blog, fu scelto dal collettivo in onore del comandante e rivoluzionario vietnamita Von Nguyen Giap, oggi quasi centenario, che guid lesercito dei Viet Minh prima contro le forze coloniali francesi, e dopo contro lesercito statunitense e le truppe nord-vietnamite durante la guerra del Vietnam. Sin dal 2000 il collettivo Wu Ming utilizz, parallelamente al sito internet, la newsletter di Giap come canale principale di trasmissione dei propri contenuti. Si trattava di una sorta di enorme mailing list, con circa 12.000 contatti, tramite la quale il collettivo aggiornava i lettori inviando periodicamente articoli, interventi, saggi, recensioni e ogni altro tipo di pubblicazione. Una newsletter in grado, di volta in volta, di generare veri e propri forum tematici, permettendo ai lettori di intervenire e commentare, aprendo delle discussioni che potevano proseguire per settimane. E coerentemente con quanto teorizzato in New Italian Epic a proposito di comunit e transmedialit, gli stessi interventi dei lettori sono spesso diventati per i componenti di Wu Ming importanti spunti di riflessione e, nei migliori casi, gli stessi sono entrati a far parte dei romanzi e dei racconti pubblicati. Insomma una newsletter paragonabile a una vera e propria rivista open source, che spazia dalla letteratura alle riflessioni sulla rete, che promuove le pubblicazioni dei suoi

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autori e stimola le riflessioni dei lettori; una rivista gratuita e aperta, con pubblicazioni periodiche e un vasto pubblico di abbonati. Nonostante il successo riscontrato fra il numero di lettori sempre in aumento, la newsletter nellaprile del 2010 viene chiusa: quasi un secondo suicidio dopo il seppuku di Luther Blisset. Giap da newsletter si trasforma in un blog 45. In realt gi esistevano dei blog collegati alla mailing list e al sito principale, ma si trattava di blog circoscritti a una tematica specifica, quale luscita o il work in progress di un libro, o dedicati a un preciso argomento. Lultima vera pubblicazione sulla newsletter di Giap risaliva allottobre 2009: da quella data fino alla nascita del blog, i Wu Ming usarono, per comunicare con i propri lettori, il blog relativo al libro Altai (Wu Ming 2009a), Twitter e la bacheca della loro libreria di aNobii. Segno che una mailing list iniziava a star stretta alle pretese di un gruppo dinamico e seguitissimo ormai da 10 anni. In unintervista a La stampa, Wu Ming 1 dichiara:
Gestire una newsletter via email negli anni diventato sempre pi brigoso: tra problemi tecnici, antispam, gente che si iscrive e poi se ne dimentica e protesta perch la riceve. Inoltre, per fare Giap era necessaria una vera e propria attivit redazionale ed era uno strumento troppo lento (Castelli 2010).

Il 12 aprile 2010 i 12.000 iscritti alla newsletter-rivista ricevono una ultima email e subito dopo, con un solo click a mezzanotte in punto, tutti gli indirizzi della mailing list vengono cancellati. Il testo dellultima email questo:
Questa lultima mail che riceverete perch vi siete iscritt* a Giap, ormai tanto tempo fa. Stiamo per cancellare lintero indirizzario. Quindi, se avete qualcosa di cui lamentarvi (ricezioni multiple ecc.), 45 http://www.wumingfoundation.com/giap/

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potete lasciar perdere. La lista non esiste pi. Da oggi poniamo termine alla crisi di Giap e alla frammentazione dovuta al proliferare di blog e siti tematici dedicati a singoli libri (New Thing, Stella del mattino, Altai). finalmente e ufficialmente on line... Giap, redivivo, trasformato. Dora in avanti, sar lepicentro della nostra presenza in rete. Qualunque argomento che ci riguardi verr trattato o linkato su Giap. Come ai vecchi tempi, ma con nuove modalit. C la possibilit di iscriversi agli aggiornamenti del blog via e-mail, per chi non si trova bene con i feed rss o... rimpiange la vecchia newsletter :-) Giap integrato con tutti i social network su cui siamo presenti: aNobii, Twitter e YouTube. I lettori, a loro volta, potranno segnalare automaticamente un singolo post sui social network a cui sono iscritti. I blog tematici li congeleremo tutti, nel senso che pian piano chiuderemo i commenti e da quel momento saranno equiparabili ad archivi statici. Il sito storico ormai quasi del tutto cristallizzato, ha alcune pagine di servizio che continueremo ad aggiornare, ma per il resto un reperto, da usare in quanto tale. Il blog di Altai prosegue lattivit almeno fino a giugno (termine del tour), ma il grosso dellazione si sposta su Giap. Grazie a tutt* per la paziente attesa!

Oggi possibile ripercorrere i 10 anni di vita della newsletter consultando il sito internet di Wu Ming Foundation46 che in realt tuttaltro che un reperto vista la funzionalit delle sue sezioni alla pagina dedicata agli archivi ripartiti per anno e numero di pubblicazione, ovvero con i criteri di archiviazione di una vera e propria rivista; tutto ci che fu pubblicato dopo la chiusura della newsletter entr a far parte del nuovo blog. Giap appare come un blog allavanguardia e, nonostante sia ancora difficile fare un confronto tra il suo successo e quello della storica newsletter che lo ha preceduto, c da scommettere che sar in grado di registrare presto gli stessi numeri (in termini di visite e feedback) e di superarli ampiamente. Questo anche grazie allapertura del blog verso altri social network quali Twitter e aNobii, e il canale Youtube
46 http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap2009.htm

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del collettivo, raggiungibile da un apposito banner posto sulla home del blog.

I post pubblicati su Giap sono raggruppati in specifiche sezioni, tra cui: appunti, libri, notizie, personaggi, prese di posizione e transmedia. Accanto a queste, che sono le principali categorie di raggruppamento tematico, vi ovviamente la sezione home che permette di raggiungere sempre la pagina principale con lultimo aggiornamento. Inoltre, dalla pagina principale del blog possibile raggiungere i vari post archiviati in base al mese di pubblicazione, dal primo post del 13 aprile 2010, quasi una presentazione sotto forma di vignetta, dal titolo Giap morto. Evviva Giap. Non mancano poi le parole-chiave da cui raggiungere i vari post in base alle tag, una sezione con i commenti pi recenti e i commentatori pi attivi, e

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ovviamente il blog roll con i link dei blog consigliati, tra cui i famosi Carmilla, Lipperatura e iQuindici47. Il blog, infine, interamente consultabile in lingua inglese. E per il collettivo Wu Ming, palesemente in contrasto con il tradizionale sistema della cultura e dellinformazione, sorretto da certa pseudo-critica che crede di orientare il dibattito culturale, e da una casta di mediatori in cui militano veri e propri cottimisti della denigrazione (Wu Ming 2009b, p. 2), le critiche, a volte anche violente, che da quegli stessi mediatori provengono, diventano quasi motivo di vanto. Non un caso che al margine sinistro della pagina di Giap risaltino con evidenza, come si farebbe nel caso di lusinghieri apprezzamenti di critica da apporre sulla quarta di copertina di un libro, i giudizi espressi sui Wu Ming da alcuni famosi quotidiani e periodici italiani. Come per esempio: I Wu Ming stanno con Al-Qaida, il cui obiettivo siamo noi e fa di Hitler un dilettante. Fate sentire la vostra voce, i vostri valori. E, se credete, mandateli affanculo. Tratto da Il Domenicale, di cui si specifica: giornale fondato da Marcello dellUtri. Giap viene aggiornato con la frequenza di circa un post ogni 5 giorni: di ogni aggiornamento i lettori ricevono notizia via email (mantenendo in questo caso una certa continuit con la newsletter) o per mezzo dei feed rss. Relativamente al tipo di argomento trattato nei post, il numero dei commenti varia notevolmente; considerando i post pubblicati nel mese di ottobre 2010 i commenti vanno dai 123 per Le bestie della Serbia, falso evento, post dedicato agli scontri avvenuti durante la partita Italia-Serbia del 12 ottobre, e i 152 per I minatori di San Jos e la fiction istantanea, sulla spettacolarizzazione mediatica della liberazione dei trentatr minatori cileni, agli otto di La dea colpisce ancora, su una recensione di Claudio Antonio Testi relativa a un saggio di
47 http://www.iquindici.org/news.php

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Wu Ming 4, e ai quattordici di Una rivoluzione. Maometto, la poesia, la differenza e il potere che costituisce una recensione di Wu Ming 4 al libro Il messaggero di Abdolah Kader. Ho preso come esempi quattro post molto diversi tra loro: i primi due sulla partita Italia-Serbia e sulla liberazione dei minatori strettamente legati alla cronaca e allattualit e che hanno interessato per molti giorni blog e media in generale, e gli altri sostanzialmente relativi a due recensioni di ambito saggistico-letterario. Si pu ritenere fisiologico che abbiano attirato pi attenzione (se valutiamo il numero di commenti in termini di attenzione) i post relativi a temi attuali, rispetto agli altri dedicati a temi pi ostici per la maggioranza dei visitatori: in questo caso Giap si comporta al suo interno come pi in generale la blogosfera (simile a una piramide) secondo quanto teorizzato da Granieri (2005) e di cui si parlato nelle pagine precedenti. La lunghezza media dei post di Giap di circa 6.000 battute, caratteristica questa che accomuna la lettura dei contenuti di Giap alla lettura saggistica, fatta di testi pi o meno lunghi, e atti ad approfondire, pi o meno dettagliatamente, un argomento specifico. Pi in generale, se volessimo etichettare i contenuti del blog in questione, noteremmo che, per quanto le tematiche trattate siano molto eterogenee, la maggior parte dei post presenta un taglio saggistico-letterario. Anche laddove largomento sembra essere di cronaca e attualit, come nel caso dei primi due post che ho citato, il contenuto esula dal tema di partenza per dipanarsi in riflessioni pi ampie: nel caso del post sulla liberazione dei trentatr minatori si riflette sulla spettacolarizzazione degli eventi e su come le telecamere riescano a modificare narrativamente lo svolgersi degli eventi, per arrivare a ragionare sulle instant fiction e paragonare la risalita dei

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minatori alluscita dei concorrenti dalla casa del Grande Fratello, e sulle neuroscienze che hanno dimostrato che il nostro cervello interpreta la realt attraverso schemi narrativi (il che obbliga a raccontare la realt connettendola in una trama unitaria); sostenendo infine la necessit di saper distinguere le buone storie da quelle avvelenate, e concludendo con il giudizio negativo sulle istant fiction che, con la pretesa di raccontare i fatti quasi in diretta, e senza un distacco temporale adeguato (il frattempo), privano il narratore di quel distacco dagli eventi che serve a metterli in prospettiva, cio a orientarli verso il punto di fuga del futuro. Allincidente capitato ai trentatr minatori e alle modalit della liberazione non si accenna nemmeno, perch ai Wu Ming non interessava spiegare cronachisticamente gli eventi attuali, ma andare oltre. interessante notare come il concetto stesso di attualit piaccia poco al collettivo; in un post del 22 ottobre 2010, Live in Pavia, 2010 (preceduto da alcune note sul frattempo), relativo a un incontro sul libro New Italian Epic tenutosi a Pavia, si legge:
Abbiamo parlato pi volte, qui su Giap, della necessit di un frattempo, un tempo nostro, sfasato e autonomo rispetto alle aggressioni della cronaca, dellopinionismo, delle storie tossiche, delle voghe culturali. Un tempo non ansiogeno, che accolga in s e rallenti pressioni e sollecitazioni, e ne smorzi limpeto per rielaborarle (Wu Ming 2010).

Farsi tentare dallattualit e dalla cronaca, sfruttando, commentando e giudicando fatti appena accaduti vuol dire per i Wu Ming, che riprendono Alain Badiou, comportarsi come il topo che ha bisogno di precipitarsi nella temporalit che gli viene offerta, senza essere affatto in grado di stabilire una durata propria. Per cui topi sono anche i tuttologi pronti a

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dare opinioni su ogni argomento, e gli attivisti da click che aprono gruppi su Facebook su qualunque cosa accada. Topo insomma chi non si prende il tempo di elaborare e riflettere, in radio come in televisione, su Facebook come sul proprio blog.
La tentazione-topo si presenta tutti i giorni, quando hai un blog molto seguito. Alla vigilia di ogni post che non sia di attualit (a pensarci bene, che espressione insensata!), noi ci chiediamo: Ma possiamo davvero non parlare della tal altra cosa?, oppure: Che impressione diamo se, mentre succede la cosa X e tutti se ne occupano, noi pubblichiamo un post su tuttaltro? (Ib.).

E paragonandosi a Furio Jesi che proprio il giorno prima della strage di Piazza Fontana dichiarava conclusa la stesura di Spartakus. Simbologia della rivolta, e che quindi proprio nei mesi in cui qualcuno preparava la Strategia della tensione, si interrogava a fondo sulla rivolta spartachista, i Wu Ming giustificano la scelta di evitare lattualit per dedicarsi ad altro: come il lavoro di Jesi non perde importanza allindomani della strage di Piazza Fontana, ma anzi pu arricchirsi con nuove connotazioni apportate al testo, cos i post del blog possono trattare argomenti diversi con la convinzione che essi non diventeranno meno importanti solo perch non di attualit; di pi: in ci che accade intorno si pu trovare lo stimolo per discutere di qualcosa che apparentemente sconnesso con la realt, ma che a ben vedere della stessa realt pu far parte. Giustificando la scelta di tornare su New Italian Epic mentre lItalia e lEuropa attraversano un periodo molto complicato, i Wu Ming affermano:
Si pu dare lok a un post gi pronto sullo specifico-poetico-tecnicoletterario del nostro lavoro Mentre intorno lEuropa ribolle? Terzigno, la Francia, la Grecia, il corteo della FIOM? Si pu e si deve, se crediamo in quello che facciamo, () se vediamo in ci che

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accade il ritorno dello stesso rimosso che esploriamo nei nostri libri. Negli ultimi tempi abbiamo pubblicato molti post di attualit. A volte la cronaca ci d lultima spinta, pretesto di intuizioni folgoranti. In un istante prende forma pubblicabile quel coacervo di pensieri che gi correva qui e l per le sinapsi. Altre volte lelaborazione richiede tempo. Se siamo davvero di fronte a un evento, esso briller in qualunque cosa lo circondi. Il momento di scriverne direttamente maturer nel frattempo (Ib.).

Queste considerazioni sul concetto di attualit per il collettivo Wu Ming, e su come lattualit stessa venga (o non venga) trattata nel blog, sono indicative dellintero lavoro svolto dagli autori, di come essi si pongano rispetto alla societ (non solo italiana) e di come affrontino le riflessioni che la riguardano interpretandone cambiamenti e fenomeni. E forse, mentre cerchiamo di valutare, e per certi versi giustificare, limportanza da dare alla cultura e alla conoscenza trasmesse dai blog come Giap, ci rendiamo conto che lanalisi di fenomeni nuovi, nati dalle nuove tecnologie e dal web 2.0 nello specifico, richiede nuove metodologie di indagine, e spesso nuove terminologie e un nuovo lessico per descriverne i risultati. Chi fosse abituato a pensare e a valutare un prodotto culturale in base allaudience, e alla popolarit e allattualit dei temi in esso trattati, non capirebbe forse lapparente inattualit dei post pubblicati su Giap, o giudicherebbe la scelta come autolesionista da un lato, ed elitaria e volutamente impopolare da un altro. Ma uno dei grandi meriti della blogosfera proprio quello di dare democraticamente spazio a tutto, e a tutti, senza che un argomento trattato prevalga su un altro, senza cio che, come avviene nel tradizionale sistema dei media, quello televisivo soprattutto, lattualit possa cannibalizzare temi pi ampi, o che la cronaca possa invadere lo spazio da dedicare a riflessioni pi

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profonde, e che richiedono un determinato lasso di tempo, o il frattempo, necessario per la loro elaborazione. Quel frattempo che, quasi paradossalmente, sembra essere recuperabile proprio nei blog e pi in generale nella rete, spesso additati come la causa dellestrema velocizzazione del sapere, e della conseguente breve reminiscenza di ci che si apprende. 2.3 Nazione Indiana. Il progetto culturale da Scrivere sul fronte occidentale alla collana Murene Nazione Indiana48 il progetto di un gruppo di scrittori e intellettuali facenti parte dellAssociazione Culturale Mauta, costituitasi allindomani degli attentati di New York e Washington dell11 settembre 2001. Il gruppo si riun proprio per discutere di scrittura in tempo di guerra, ovvero di quali conseguenze avrebbe subito la cultura, e la scrittura nello specifico, dopo i gravi fatti con cui si apriva il nuovo millennio. Promotore delliniziativa fu Antonio Moresco, che nel settembre 2001 comunic le sue intenzioni a diversi intellettuali con una lettera49 che, se riletta oggi, a quasi 10 anni di distanza, assume la portata di un vero e proprio documento programmatico e, per certi versi, di un manifesto letterario. Nellappello, con cui Moresco si rivolge a scrittori e intellettuali per invitarli a prendere parte al progetto, si legge:
Ci interessa un incontro, reale e senza cerimonie, di posizioni e di riflessioni, in cui ciascuno porti la sua umanit, diversit, sensibilit e libert, perch mi sembra che molte consuetudini mentali che hanno 48 http://www.nazioneindiana.com/ 49 Il testo della lettera consultabile allindirizzo
http://www.nazioneindiana.com/2003/03/01/scrivere-sul-fronte-occidentale/

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dominato la vita culturale degli ultimi decenni si rivelino sempre pi insostenibili se non grottesche

Consuetudini mentali, che il nascente gruppo di Nazione Indiana chiamato a smontare opponendosi quindi a quanti sostengono
che la storia finita; che lattivit umana in generale e quella culturale, artistica e spirituale in particolare, possono svolgersi ormai solo allinterno di giochi chiusi, terminali, dentro universi culturali chiusi che non contemplano pi la possibilit dellimprevisto; che si pu solo riciclare, combinare e rivisitare materiali culturali ormai inerti e codificati in un malinconico gioco di specchi senza fine; che tutto interscambiabile e depotenziato nelluniverso orizzontale della comunicazione totale e della rete.

Da quanto discusso durante lincontro convocato da Moresco, e da tutti gli interventi successivi di chi non partecip al dibattito, prese forma Scrivere sul Fronte Occidentale curato da Antonio Moresco e Dario Voltolini (2002); libro dalla scrittura collettiva, e antesignano per certi versi del blog che sarebbe nato lanno successivo, che riusc a stimolare un interessante dibattito sugli argomenti trattati50. Il libro raccoglie interessanti prese di posizione rispetto al futuro della letteratura dopo i fatti dell11 settembre, chiedendosi se, e come, cambieranno il linguaggio e la scrittura, e se sia giusto aspettarsi qualcosa dalla letteratura stessa, quasi assegnandole un ruolo da rispettare come fosse unistituzione. Appare interessante al proposito leggere un passaggio dellintervento di Carla Benedetti, Il pieno; lautrice,
50 Ne un esempio il libro di Giulia Iannuzzi Linformazione letteraria nel web, pubblicato nel 2009 per Biblion. Lautrice, proprio a partire dal blog di Nazione Indiana e dalle tematiche sviscerate nel libro di Moresco e Voltolini, analizza alcuni dei casi pi importanti in cui la letteratura viene veicolata, promossa e discussa in rete e nei blog.

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prendendo provocatoriamente spunto da alcune insopportabili domande poste dal New York Times e dalla rivista Writers come: cosa faranno gli scrittori dopo l11 settembre?, o voi che siete scrittori pensate che cambier qualcosa nel vostro modo di scrivere, nel vostro linguaggio, nei vostri temi? afferma:
Si interrogano gli scrittori quasi fossero una categoria specializzata, come le compagnie assicurative (anche loro dopo l11 settembre avranno pur dovuto interrogarsi su come reagire al crollo delle loro azioni in borsa). Quello che a me ripugna di pi questa Letteratura Istituita, praticata e letta come una sfera funzionale della societ differenziata. La chiesa per pregare, il tribunale per la giustizia, le urne per il voto democratico, i villaggi turistici per rilassarsi. Cos la letteratura () pensata per fare bene certe cose e solo quelle: suscitare interpretazioni, giudizi di valore, dispute del gusto, riempire storie letterarie, mappe, canoni. Non forse questo che la rende inerte, e quindi morta? (Benedetti 2002, p. 13)

Lo scopo di Carla Benedetti di discutere di letteratura in quanto tale, svincolandola da quei ruoli che erroneamente le vengono attribuiti. Una letteratura che non deve staccarsi dalla realt, ma restare saldamente ancorata ad essa per non cadere nella trappola della retorica. Retorica che, proprio dopo i fatti dell11 settembre, smisuratamente aumentata rendendo finzione anche la storia. In questa trappola ci sono finiti soprattutto i giornalisti, che pochi giorni dopo gli attentati gi presentavano gli eventi proiettati in avanti, raccontandoli dal futuro, rendendoli gi storia per dimostrare di essere essi stessi protagonisti della storia. Ne un esempio il fatto che gi si parlasse di Terza Guerra Mondiale per etichettare il momento storico che si apriva con gli attentati di Manhattan e Washington: operazione questa con cui dalla realt, fatta finzione, ci si stava progressivamente allontanando.

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La realt, afferma Carla Benedetti usando le parole di Gadda, va colta come sentimento del complesso, e la letteratura deve includere il tutto della realt, per non trasformarsi in finzione e cadere di conseguenza nelle maglie della retorica. Ma la realt e il vissuto quotidiano della societ come stimolo e tematica stessa della letteratura possono non bastare. Tiziano Scarpa, nel suo saggio Circolare segretissima da diffondere di nascosto fra gli autori di finzione, anchesso raccolto nel libro curato da Moresco e Voltolini, sostiene che noi scrittori non rappresentiamo nessuno ma solo la singolarit, e ci dimostrabile anche dal fatto che di ogni testo le prime due parole dette sono il nome e il cognome dellautore. Scrittori come rappresentanti dellindividualit dunque, chiamati a dare opinioni e a reagire al tema proposto. Scrittori ai quali, in quanto intellettuali, viene concesso molto spazio, vero, ma pur sempre uno spazio della reazione, perch quello dellazione appartiene al potere. Non un caso che, sostiene Scarpa, sia il potere stesso a richiedere e suscitare reazioni alle azioni, purch il tema e lo spazio della reazione siano una messinscena, una finzione. E lemblema del controllo da parte del potere, in questo caso politico, sullo spazio della reazione proprio il sondaggio che determina specifiche domande a cui si d una certa libert di rispondere; ma la risposta (reazione) sar giocoforza limitata al tipo di domanda scelta e selezionata. Trattare e scrivere di un determinato tema, nel giornalismo come nella letteratura o nella saggistica, rischia di cadere nella stessa trappola dei sondaggi che apparentemente lasciano la libert di rispondere e schierarsi, ma in realt, illuminando una tematica, ne lasciano in ombra tante altre. E se per Benedetti bisogna allontanarsi dal rischio della

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finzione, per Scarpa gli autori di narrativa sono, a torto o a ragione, veri e propri erogatori di finzione proprio perch scrivono racconti a tema, rilasciano interviste su un tema e intervengono a dibattiti incentrati su un determinato tema. Agli scrittori si richiede a vario titolo di rispondere a unesigenza, di soddisfare delle aspettative:
Ho sentito spesso rivolgere un appello agli scrittori italiani () Provo a elencare sommariamente i contenuti di questo appello: voi scrittori italiani non sapete scrivere romanzi, la letteratura italiana ha il fiato corto, non abituata a narrare storie di ampio respiro. Siate rappresentativi, raccontateci cosa succede veramente in Italia, fra le pieghe dei mestieri strani, nella testa della gente, preferibilmente fra le classi sociali svantaggiate, fra le persone normali () Siate cinematografici, allineate le parole come fotogrammi e montate le frasi come inquadrature (Scarpa 2002, p. 22).

Aldil delle conclusioni a cui Carla Benedetti, Tiziano Scarpa e gli altri giungono con i loro interventi su Scrivere sul fronte occidentale, e con posizioni a volte anche discordanti, ho riportato questi frammenti del libro per evidenziare quali fossero gli argomenti trattati da quel gruppo di intellettuali che allindomani dell11 settembre si ritrovarono a discutere di letteratura, e di quali fossero i problemi che questultima avrebbe dovuto affrontare in Italia. E tra le questioni da affrontare, sempre secondo Scarpa, vi anche legemonia culturale e letteraria del mondo anglofono in Italia; lo scrittore sostiene, nel suo saggio gi citato, che occorrerebbe ridimensionarla e farla diventare una tra le tante culture del mondo. Daltronde i dischi italiani negli store di New York vengono indifferentemente etichettati sotto world music insieme ai dischi di tutto il mondo, e cos le traduzioni di romanzi italiani compaiono sparse in mezzo a quelle inglesi e americane e francesi e israeliane e coreane (Ivi, p. 29).

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Una letteratura, dunque, marginale e provinciale per alcuni, non sufficientemente valorizzata e coltivata dallindustria culturale per altri; da cui ci si aspetta chiss quale sforzo per essere rappresentativa della societ, e a cui si chiede di conformarsi, nel linguaggio e nello stile, ad altre forme darte come il cinema per tornare in auge. questa la fotografia presentata, a torto o a ragione, dalla critica sullo stato di salute della letteratura allinizio del millennio. Ed da queste premesse che parte il lavoro di Nazione Indiana, che approder sul web con un blog che in pochissimo tempo far parlare di s presentandosi ai suoi utenti-lettori da un lato come nuova forma di critica letteraria accessibile a tutti, e dallaltro come vero e proprio vivaio culturale che esamina e veicola letteratura, poesia, saggistica e informazione culturale tout court, sempre alla ricerca di nuovi fenomeni culturali e nuovi talenti a cui dar voce. Del blog parler pi ampiamente nel prossimo paragrafo, ma fondamentale inquadrare subito la permanenza in rete del blog in questi anni come una sorta di filo rosso, che va dalle battute iniziali del lavoro del gruppo e le riflessioni nate dallincontro convocato da Antonio Moresco, alla prima iniziativa editoriale di Nazione Indiana: la collana cartacea Murene. Lambizioso progetto di Murene nato nel 2010 con lintento di proporre testi, in lingua italiana e straniera, non diffusi, e con poche speranze di esserlo, presso i lettori italiani. Si tratta di tre pubblicazioni annuali in formato cartaceo, autofinanziate e sostenute esclusivamente con gli abbonamenti (venti euro annui) dei lettori. Nelle intenzioni della redazione i testi diventeranno appetibili anche a bibliofili e collezionisti, vista la tiratura estremamente limitata. La collana ha un un comitato di redazione formato da Andrea Inglese, Domenico Pinto, Andrea Raos e Massimo

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Rizzante, e un responsabile dellaspetto grafico che Mattia Paganelli; ma, a vario titolo, tutti i componenti di Nazione Indiana/Associazione Culturale Mauta partecipano al progetto. I primi tre numeri pubblicati, ovvero lintera produzione del 2010, sono stati: Dormendo con la luce accesa di Stephen Rodefer, Luniversale il locale meno i muri di Miguel Torga e Langelo, le arance e il polipo di Ingo Schulze. Titoli, e autori, praticamente sconosciuti alla cultura italiana prima delle uscite dei numeri della collana. interessante leggere le intenzioni del progetto riportate sul sito, alla sezione dedicata alla collana Murene51, in una breve ma efficace descrizione che compare anche sulla quarta di copertina dei testi pubblicati:
Murene una collana nata da nazioneindiana.com e distribuita per sottoscrizione a lettori consapevoli e inquieti. Indifferente alle mode, propone testi di autori italiani e stranieri per sondare quelle esperienze letterarie che spesso lindustria culturale non ha il coraggio di sostenere. Scatto artistico e al tempo stesso etico, strumento leggero di esplorazione a tutto campo narrativa, saggistica, poesia , Murene respira nelle profondit, attraversandole.

Di fatto il numero di copie stampate corrisponde al numero dei lettori abbonati; in tal modo il gruppo si mette al riparo da rischi di sovrapproduzione e conseguenti rese. Il sistema adottato da Nazione Indiana per il progetto assimilabile alla pratica, relativamente nuova ma ancora poco diffusa, del print on demand. Con questo sistema possibile far scendere idealmente la tiratura minima di una singola stampa a una sola copia, e la tiratura complessiva di un singolo testo a 1000 copie nel caso di testi cartacei da scannerizzare e digitalizzare, e a 200 copie nel caso di testi gi disponibili in formato digitale (Dubini 2001).
51 http://www.nazioneindiana.com/products-page/Collana editoriale/murene/

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Il target di riferimento iniziale di Nazione Indiana per la distribuzione dei numeri di Murene dichiaratamente di 200 lettori abbonati; il progetto, almeno in questa fase iniziale, non sembra quindi finalizzato a un vero e proprio guadagno ma, come si evince dalla gi citata sezione del sito dedicata alla collana, a rendere fruibili determinati testi tentando, dal punto di vista strettamente economico, semplicemente di rientrare con i costi di produzione:
lidea di fondo di Murene di saltare tutti i passaggi intermedi tra autore e lettore (in particolare la distribuzione, notoriamente costosissima) () Abbiamo calcolato che 200 abbonamenti dovrebbero permetterci di andare in pari con le spese vive della produzione (le uniche che abbiamo deciso di tenere in conto): impaginazione, stampa, spedizione e spese di gestione del sistema PayPal. E con questi soldi finanziare i tre volumi del 2011. uno dei tentativi possibili per uscire dalla palude delleterno lamento e sostenere in modo attivo la diffusione militante di testi che oggi, in Italia, sarebbe difficile leggere altrove. In questo senso, Murene una sfida aperta allintera comunit intellettuale italiana; anche a ricordarle che esiste, o potrebbe.

evidente come con la produzione e la distribuzione di Murene, il gruppo di Nazione Indiana, seppure con numeri ancora poco significativi, si ponga in una posizione alternativa rispetto al mercato editoriale italiano, piuttosto timido nei confronti degli sperimentalismi, chiuso rispetto a determinate novit (specie se straniere e poco redditizie), e poco disposto a sondare nelle profondit per scoprire nuovi talenti. Limiti questi, ovviamente dovuti allo stato di crisi delle tante piccole e medie case editrici, che generalmente fondano la propria attivit proprio sulla ricerca e sullinnovazione per entrare in nuove nicchie di mercato. Ma con la cosiddetta diffusione militante dei testi proprio al panorama culturale e intellettuale italiano che

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Nazione Indiana intende lanciare la sfida; un panorama che, nello specifico ambito letterario, si ritrova con la critica e la letteratura divise in schemi contrapposti e speculari, come due poltrone in una stanza vuota; mentre, in realt, sarebbe il momento di trapassare specializzazioni e recinti, di riaprire i giochi chiusi, di scardinare schemi mentali collaudati (Benedetti 2002, p. 12). Il merito dei membri di Nazione Indiana, in questo primo anno di attivit editoriale della collana Murene, sta proprio nellaver tentato di sfumare il confine fra critica e letteratura, togliendo a entrambe quel ruolo accademico e istituzionalizzato che otto anni prima denunciavano sulle pagine di Scrivere sul fronte occidentale. E i testi della collana appena descritta, sono forse dei buoni esempi di una letteratura che esce finalmente dalla trincea dei gusti e degli stili dati per certi e immutabili, e viaggia ora affiancata da una critica nuova, non solipsistica, e soprattutto dinamica e dal basso. Ovvero quella che si fa strada tra i post, e i relativi commenti, del blog di Nazione Indiana. 2.3.1 La nascita di nazioneindiana.com

Il gruppo di scrittori e intellettuali che si form dopo lincontro convocato da Antonio Moresco, e inizialmente noto con il solo nome di Associazione Culturale Mauta, fece la sua comparsa sul web l1 marzo 2003 con il blog nazioneindiana.com. a partire da questa data, e con un

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primo post firmato dallo stesso Moresco, che inizia a circolare il nome di Nazione Indiana, con il quale si identificher non solo il blog, ma lintero gruppo di scrittori. Associazione Culturale Mauta rester in uso soprattutto come nominativo legale: con questo nome che sono registrati i diritti dautore delle pubblicazioni e le responsabilit relative ai contenuti e alla gestione del blog. Il nome scelto emblematico dei principi stessi che avevano ispirato la nascita del gruppo prima, e del blog poi, fra il 2002 e il 2003: intellettuali-blogger tenuti insieme da un progetto comune, ma con idee e vedute differenti tra loro. Proprio come gli indiani dAmerica: espressione di un pluralismo ricchissimo culturalmente e allo stesso tempo carico di contraddizioni. Detto in poche righe, estrapolate dalla sezione Chi siamo52 del blog, fu scelto il nome Nazione indiana
perch ci piaceva lidea di una nazione composta da molti popoli diversi, orgogliosamente diversi e orgogliosamente liberi di migrare attraverso le loro praterie intrecciando scambi e confronti, e a volte anche scontri.

Un blog collettivo dunque, pensato come spazio libero dove permettere lincontro, lo scontro, ma anche lincrocio e la contaminazione tra culture, lingue, linguaggi e stili diversi. E il riscontro pratico di questa filosofia con cui il gruppo approdava sul web, lo si ritrova nellapertura da subito dimostrata dai membri del gruppo verso lesterno, coinvolgendo altre figure appartenenti a mondi diversi da quello della letteratura. Sempre in Chi siamo si legge:
a un primo gruppo di scrittori e teatranti che si erano incontrati per un convegno e un libro, dal titolo Scrivere sul fronte occidentale, si sono 52 http://www.nazioneindiana.com/chi-siamo/

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poi aggiunti anche uomini di cinema e altri. Ma noi vorremmo che domani ci fossero anche musicisti, scienziati, persone che si occupano dei pi svariati ambiti del sapere e della cultura, e altri ancora che noi oggi non riusciamo neanche a immaginare. Mentre la situazione attuale che ciascuno viene relegato nel suo ruolo e nel suo campo e trova uno spazio solo se accetta di rimanere confinato entro questi limiti, delegando a specialisti e mediatori il compito di raffigurarlo e di collocarlo in una apposita nicchia preordinata, in un piccolo gioco chiuso e a noi pare senza futuro.

Lambizione di nazioneindiana.com, non senza ostacoli come vedremo, era ed quella di permettere idealmente a chiunque di far parte del progetto, indipendentemente dal proprio ruolo o campo, per conquistare uno spazio entro il quale esprimersi liberamente scegliendo argomenti, generi, stili e linguaggi che gli sono pi congeniali; ovvero permettere a tutti di partecipare attivamente ai movimenti culturali della rete. Si osserva facilmente qui la differenza sostanziale fra questo tipo di blog, tendenzialmente aperto a tutti, e Giap, gestito unicamente dai 5 scrittori facenti parte del collettivo Wu Ming Foundation. Nazioneindiana.com gestito da un numero abbastanza ampio di autori, elencati nella gi citata sezione Chi siamo del blog. Al momento figurano tra gli autori attivi del blog ventuno nomi, tra i pi famosi dei quali anche Roberto Saviano. Un altro elenco invece, riportato nella medesima sezione del blog, conta ventisei nomi di autori che, per ragioni diverse, hanno abbandonato il progetto di Nazione Indiana e non ne fanno pi parte; tra questi figurano anche Antonio Moresco, Dario Voltolini, Tiziano Scarpa, Carla Benedetti, Raul Montanari e altri: ovvero gli stessi ideatori del progetto e coautori di Scrivere sul fronte occidentale. Vedremo pi avanti come sia proprio la differenza tra le posizioni dei diversi membri di Nazione Indiana ad aver

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determinato la fuoriuscita dal gruppo di alcuni autori, in particolare Moresco. Lalto numero di curatori permette un aggiornamento molto frequente di nazioneindiana.com, con una media di circa due/tre post giornalieri, pubblicati da autori diversi. Non essendoci una vera e propria redazione (altra cosa la redazione di Murene) a dettare la linea editoriale, agli autori data piena libert di pubblicare contenuti scegliendo quale argomento trattare, senza alcun vincolo. Sempre su Chi siamo il funzionamento del blog viene spiegato cos:
Nazione Indiana un blog collettivo. Ciascun collaboratore ha un accesso personale al sito che gli permette di pubblicare autonomamente ci che vuole, senza passare attraverso alcun filtro redazionale e alcun tipo di mediazione. Lorganizzazione di Nazione Indiana decentrata, orizzontale, rizomatica. Non esiste una redazione centrale, non ci sono posizioni unanimi, ma singole autonomie individuali.

Come ovvio, ci comporta una certa eterogeneit dei temi trattati: lapproccio cambia da un autore allaltro, le posizioni divergono e spesso le contraddizioni esplodono. Leggendo lultimo post di Antonio Moresco dal significativo titolo Commiato, scritto il 27 maggio 2005 per dare notizia della sua volont di uscire dal progetto, risulta chiaro come, almeno dal punto di vista di Moresco, quella che la ricchezza del blog si trasformi in alcuni casi in un problema:
Quando alcuni di noi hanno messo al mondo attraverso il mezzo della rete questa piccola cosa dinamica, creativa e controcorrente nel panorama culturale di questi anni e delle sue strutture (). Lidea era di fare qualcosa che si muovesse nella dimensione del combattimento e del sogno, cio di un movimento unico che tenesse indissolubilmente uniti dentro di s sia il conflitto delle idee e laspirazione allapertura di spazi, che lamore per loggetto e la cosa in s, sia la responsabilit intellettuale radicale che lincandescenza, lintransigenza e lintegrit artistica e di conoscenza. A parole si era tutti daccordo. Ma quando

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poi si trattato di tradurre le intenzioni in comportamenti coerenti (come successo in occasione delliniziativa pubblica su quella che abbiamo chiamato La restaurazione) sono emerse differenze tali che non si pu far finta di non vedere continuando come se niente fosse. Ci che avvenuto non una semplice diversit di opinioni su qualcosa di marginale, ma una spaccatura profonda su qualcosa di sostanziale che non si pu ignorare n ricucire () (Moresco 2005b).

Liniziativa pubblica di cui parla Moresco consiste in un incontro-dibattito, previsto in occasione della Fiera del libro di Torino del 2005, sullo stato di salute delleditoria e della cultura in Italia, e in vista del quale lautore aveva pubblicato un post, La restaurazione (Moresco 2005a), pensato come un contributo iniziale alla discussione. Nel post in questione Moresco definiva lepoca in cui viviamo come un periodo di pesante restaurazione, in cui ogni campo della vita, della cultura, e dellorganizzazione sociale alle prese con unintossicazione; e se a livello economico, politico, sociale e religioso molti intellettuali non hanno nessuna remora a denunciarlo, quando si guarda al panorama culturale italiano gli stessi pongono mille distinguo. Moresco si domanda se sia giusto, o non sia piuttosto da contrastare, il fatto che le case editrici, preoccupandosi solo del numero di copie vendute, e quindi unicamente dei profitti, releghino ai margini del sistema culturale nazionale determinati autori solo perch si presume che i loro testi non si venderanno, o si venderanno poco.
Negli ultimi mesi si sviluppato un vivace dibattito, sui giornali, alla radio e in rete, sullo stato delleditoria e sulle sue logiche, dove per si mirato in molti casi a spostare lattenzione su altri temi (generi letterari s generi letterari no, popolare s popolare no, destra e sinistra, lite e masse, Gramsci ecc) tentando di imbrigliare il dibattito dentro piccole griglie collaudate e fuorvianti. Per nascondere laspetto bruciante della denuncia e la radicalit e umanit che la muove. () Se

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guardiamo indietro anche solo al secolo appena passato, la situazione tale che quasi tutti gli scrittori pi grandi del Novecento (Kafka, Proust, Joyce, Musil, Faulkner, Beckett) oggi non verrebbero pi pubblicati dagli editori e dai loro funzionari (che pure continuano a venderli nelle edizioni economiche e a ricavarne profitto). Per ragioni di copie vendute e di tirature, per decisioni economiche superiori vi diranno quando non addirittura per unidea piccola piccola, duplicata e parodistica di realt. O sarebbero costretti in zone cos marginali e asfissiate da risultare invisibili e inoperanti in mezzo alla massa cartacea pompata che si mangia tutto (Moresco 2005a).

Alcuni indiani, cos intanto iniziano a essere chiamati gli autori-blogger di nazioneindiana.com, replicano a Moresco commentando il suo post, o pubblicando risposte aperte sul blog. Per quasi tutto il mese di aprile 2005, la pagina lascia spazio al botta e risposta tra chi la pensa come Moresco (Carla Benedetti e Tiziano Scarpa per esempio appoggiano le sue posizioni) e chi invece non ne condivide il pessimismo, e soprattutto non ritiene che la particolare situazione denunciata da Moresco sia riscontrabile solo negli ultimi anni. Tra questi ultimi si schiera Giuseppe Caliceti, che risponder, sia dal blog che dalle pagine di Liberazione, con un articolo dal titolo La sfida e il riscatto. Caliceti concorda con Moresco sul fatto che molti dei pi grandi scrittori del Novecento oggi in Italia non troverebbero editori disponibili a pubblicare i loro testi, ma ritiene secolare la marginalit degli scrittori, e non conseguenza delle leggi di mercato a cui si piega il sistema editoriale. In un passaggio estrapolato dal post in questione Caliceti afferma:
Io credo che ci sia nel tuo intervento una sorta di nostalgia verso un ruolo centrale dello scrittore e dellintellettuale che non credo ci sia mai stato, almeno nel recente passato. N fuori dallItalia, n tantomeno in Italia. () Ma qui credo, non si tratta n di sfidarsi n di lamentarsi, ma di accettare serenamente cercando anche di reagire, certo, auspicabile, ma mantenendo per sempre un lucido

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senso di realt un ruolo di marginalit che la letteratura nel mondo (e soprattutto in Italia) ha da almeno alcuni secoli. () Questo non significa disimpegno. Questo, almeno per me, sai che non significa che uno scrittore debba pensare solo a scrivere i suoi libri e non debba partecipare a dibattiti, organizzare convegni, scrivere articoli, collaborare con vari segmenti del mondo editoriale e culturale. Ma a un mondo parallelo migliore, ti confesso che sono stanco di pensare.

Seguiranno altre risposte, con post in cui il linguaggio inizia a farsi anche colorito, fino alla rottura segnata dal gi citato post con cui Moresco lascia il gruppo; a lui si aggiungono Raul Montanari e Gianni Biondillo e altri. In un post, dal titolo In uscita, anche Tiziano Scarpa comunica la sua decisione di abbandonare il progetto; e condividendo quanto affermato in Commiato da Moresco, dichiara:
Nel corso di questi due anni e due mesi, Nazione Indiana ha elaborato molte analisi, visioni, proposte. A qualcuno sono sembrate un poco manchevoli, ad altri troppo agguerrite. Ma in ogni caso, mi aspettavo che fossero occasioni per formare un coagulo di forze, dentro e fuori di qui, non certo per creare altre separazioni e nuove incomprensioni (Scarpa 2005).

I vari post che si susseguono, con cui vari autori comunicano di non fare pi parte del gruppo, lasciano increduli i lettori che, nei vari commenti, chiedono le cause di queste fuoriuscite e si domandano se stia per distruggersi lintero progetto. Al post di Scarpa un primo lettore, con toni anche abbastanza ironici, scrive: Be, scusate, invece di andarvene cos alla spicciolata, bench in fila rigorosamente indiana, non fareste prima a dirci chi resta?. Anche Loredana Lipperini, appena unora dopo la pubblicazione del post, commenta la decisione comunicata da Scarpa scrivendo:

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Ciao Tiziano. Qualcuno, poco fa, nel mio blog si chiedeva perch avviene tutto questo. Ho risposto che evidentemente non lo so, e penso di non volerlo sapere. Per, ci tengo a farti/vi sapere una cosa: avete fatto un lavoro enorme, senza il quale non si potrebbe parlare, oggi, di rinascita della discussione culturale sul web. In molti ci auguriamo che tu, Moresco, Biondillo, Montanari ci ripensiate. Se cos non fosse, il secondo augurio comunque di continuare a trovarvi in rete. Anchio, come Giuseppe Genna nel suo post di oggi, sono convinta che questo sia il luogo dove si trova oggi la riflessione e linnovazione sulla cultura. Spero, di cuore, che non lo abbandoniate.

E in effetti lattivit culturale in rete di Moresco e Scarpa, come degli stessi Voltolini, Benedetti e altri, non finisce con la fuoriuscita da Nazione Indiana, ma prosegue con la rivista online e cartacea Il primo amore53, fondata dallo stesso Moresco e tuttora attiva e molto seguita. Nonostante gli effetti negativi che provoc la fuoriuscita da Nazione Indiana di alcuni componenti del gruppo, come labbassamento momentaneo del numero degli utenti-visitatori della pagina, nazioneindiana.com dimostr di essere un vero e proprio vivaio di culture e movimenti, una sorta di cantiere aperto della critica letteraria e della discussione culturale veicolate via web. Il veloce ricambio di nuovi blogger pronti a tenere sempre attivo il blog, lalto numero di collaboratori, a cui certo non mancavano nuove tematiche da affrontare e progetti da portare avanti, permisero al blog di uscire dal pantano in cui si era cacciato, riprendendo presto quota e riconfermandosi tra i blog letterari pi consultati in rete. Il progetto della collana Murene, di cui si parlato nel paragrafo precedente, sta a dimostrare come il gruppo in questi anni sia riuscito a lavorare compatto, seppur con tutte le diversit di posizioni tra i suoi membri, e allo stesso tempo a dare una piccola risposta alle domande poste da Moresco.
53 http://www.ilprimoamore.com/index.php

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2.3.2 Descrizione di nazioneindiana.com La struttura di nazioneindiana.com molto dinamica e graficamente ben organizzata. Nella home della pagina racchiuso tutto ci che occorre al lettore per una buona consultazione: gli archivi dei post, il catalogo delle pubblicazioni, il collegamento a Murene, le categorie pi importanti degli argomenti trattati, i blog e i siti consigliati per approfondire determinate tematiche. Il blog articolato in sette sezioni in cui sono archiviati, per tema e in ordine cronologico, tutti i post pubblicati negli anni. Di seguito riporto le sezioni catalogate sul blog, e raggiungibili dalla home della pagina: Allarmi: urgenze, indignazioni, questioni gravi Carte: scritti gi pubblicati altrove o interventi letti a convegni Diari: esperienze, commenti allattualit Dispatrio: prime traduzioni italiane di scrittori stranieri Incisioni: testi redatti per Nazione Indiana e di particolare rilevanza Mosse: proposte, progetti, segnalazioni di eventi Vasi comunicanti: confronti e contagi, sconfinamenti di campo Se le sezioni Carte, Dispatrio e Incisioni contengono post prettamente dedicati alla letteratura, alla critica letteraria e alla traduzione di determinati testi, o pi genericamente allinformazione culturale, le rimanenti sezioni offrono uno spaccato interessante sulla vastit dei temi trattati quotidianamente dagli autori-blogger, segno che nazioneindiana.com molto pi di un blog letterario. I post pubblicati presentano una lunghezza media compresa

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tra le 5.000 e le 8.000 battute, e in gran parte al testo affiancano altre tipologie di contenuto, come video e brani musicali, mediante appositi link al canale di Youtube o per mezzo di poadcast, e immagini.

Il numero dei commenti ai post piuttosto basso considerando la diffusione e la visibilit del blog. Osservando i post pubblicati nellarco di cinque giorni, la maggior parte di essi non supera i venti commenti, e pochissimi vanno oltre i cento. chiaro che un blog come nazioneindiana.com, visto lalto numero di post pubblicati, raramente mantiene viva lattenzione su un determinato contenuto per un lungo lasso di tempo: la velocit daggiornamento della pagina causa per molti post una precoce perdita di visibilit, determinandone quindi lobsolescenza. Ma la rapidit di aggiornamento della pagina non la sola causa del basso numero di commenti ai post; ad essa si aggiunge la specificit tematica di alcuni

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contenuti che, come osservato nel caso di Giap, trattando prevalentemente di letteratura, poesia e saggistica, o comunque di argomenti da addetti ai lavori quali leditoria e il mercato librario, poco si prestano a innescare lunghi dibattiti tra i visitatori/lettori del blog. E, come nel caso del post di Moresco di cui si parlato in precedenza, spesso gli unici commentatori sono gli stessi membri di Nazione Indiana. Si gi detto che lalto numero di curatori della pagina permette una certa eterogeneit dei temi trattati, facendo di nazioneindiana.com uno dei blog pi eclettici presenti in rete. Analizzando i post pubblicati si pu chiaramente notare come il blog riesca quasi sempre ad affiancare a post prettamente dedicati alla letteratura o alla critica letteraria, post pi attuali cercando di concentrarsi sui principali fatti della quotidianit, gi noti e ampiamente trattati dai vari media, o ancora non abbastanza conosciuti. Il 15 novembre 2010 per esempio, dei quattro post pubblicati due trattano di letteratura e di libri in uscita, un terzo, Improvvisazioni di Silvia De March, tratta di scrittura sperimentale in prosa e lultimo, Una piccola notizia diversa dalle altre di Leonardo Palmisano, si occupa di un caso di attualit, tanto importante quanto taciuto dai media tradizionali: lo sciopero della fame di una giornalista precaria del Corriere della sera. In un passo estrapolato da Improvvisazioni, post archiviato in Diari54, si legge:
buss alla porta ed il lupo la fece entrare. si accomodarono in uno spigolo di uno spazio che non era di nessuno dei due. lui mise le mani avanti: Che pancia grande hai!. Ho un cuore vorace gli rispose Cappuccetto Viola, aprendo le virgolette di una citazione. il lupo stava perdendo un pelo dopo laltro e con essi qualche pesantezza. lei li raccolse ad uno ad uno e li mise nel fazzoletto (De March 2010). 54 http://www.nazioneindiana.com/categorie/Diari/

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Lintero post scritto in questo stile: apparentemente senza rispettare la punteggiatura, confondendo ambienti e personaggi, sfumando il punto di vista del narratore, e sovrapponendo il momento della scrittura con quello dellambientazione, latto della narrazione con la narrazione stessa:
ecco, era un punto in cui la narrazione cominciava a perdere il suo ritmo: il solito monologo interiore, qualche digressione in discorso indiretto libero ma la punteggiatura non era curata e le continue rettifiche avevano esaurito il bianchetto. possibile che non riuscisse pi a calarsi in un dialogo? il lupo annunci: Ti lascio il posto prima di levare le ancore (Ib.).

Ovvero un post sulla prosa creativa, scritto in prosa creativa. questo uno dei post tipici di nazioneindiana.com, cos come i tanti dedicati alla poesia, scritti in forma di poesia e pubblicati direttamente in versi. E si tratta in genere di post in cui si d conto di libri in uscita, o di anticipazioni di sperimentazioni poetiche e letterarie a cui un autore sta lavorando, e che non troverebbero facilmente spazio al di fuori di un blog letterario. E in un blog cos eterogeneo, accanto a un post sulla scrittura creativa o sulla narrativa in generale, quale Improvvisazioni, pu trovare spazio un post che tratta tematiche di pi stringente attualit come la precariet del mondo del lavoro giovanile. Paola Caruso, giornalista freelance, inizi il 13 novembre uno sciopero della fame e della sete, e che si protrasse per cinque giorni, per denunciare la sua precaria condizione di lavoro presso il Corriere della sera: assunzione con contratto co.co.co., sette anni di collaborazione con stipendio minimo a tempo determinato, e riconferma sempre per un massimo di dodici mesi. La giovane freelance nel momento in cui, liberatosi un posto lasciato

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vacante da un giornalista, si aspettava di vedere finalmente confermata la sua posizione, e ottenere un contratto pi soddisfacente, si vide scavalcata da un giovane appena diplomatosi alla Scuola di Giornalismo, sentendosi dire dai colleghi non sarai mai assunta. In Una piccola notizia diversa dalle altre, archiviato in Allarmi55, lautore-blogger Leonardo Palmisano non d semplicemente notizia della condizione di precariet di Paola Caruso, e del conseguente sciopero della fame della stessa, ma denuncia una sorta di conflitto dinteresse nel caso specifico: pu essere ancora attendibile un quotidiano come il Corriere della sera nel trattare una delle problematiche pi forti del lavoro giovanile, se una sua redattrice in sciopero della fame proprio per le condizioni di lavoro a cui costretta dal quotidiano stesso?
La prima domanda che mi viene in mente come darebbe questa notizia il Corriere della sera?. Il precario di cui il giornale dovrebbe raccontare la storia in questo caso lavora per il giornale stesso. Non c, quindi, una sorta di cortocircuito tra la posizione che il Corriere assume di solito nei confronti di determinate questioni, prendendo posizione, e i comportamenti che lo stesso quotidiano attua al proprio interno, nei riguardi dei propri collaboratori? () Quale autorevolezza pu avere un giornalista del Corriere della sera nel discutere di precariato e di mercato del lavoro, con i toni che assume di solito in queste circostanze, quando uno dei suoi colleghi in sciopero della fame per questioni relative al suo rapporto col giornale? (Palmisano 2010).

La notizia aveva iniziato a circolare lo stesso 13 novembre, primo giorno di sciopero della fame della giovane free lance, proprio grazie al blog56, Diario di uno sciopero, aperto dalla stessa per sensibilizzare i lettori circa la sua vicenda; e, praticamente ignorata dai media televisivi e solo alcuni giorni
55 http://www.nazioneindiana.com/categorie/allarmi/ 56 http://paolacars.tumblr.com/

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dopo comparsa su qualche quotidiano, fu tra le pi trattate in rete tra il 13 e il 18 novembre, tanto da indurre il direttore del Corriere della sera, Ferruccio de Bortoli a chiarire con i lettori dalle pagine del quotidiano stesso. Il post di Leonardo Palmisano, dopo aver denunciato il cortocircuito, si concentra sulla condizione generale di unintera generazione di precari, e soprattutto di quanti lavorano nel mondo della cultura e dellinformazione:
Paola Caruso a prescindere dai suoi torti e dalle sue ragioni oggi il volto di una generazione di professionisti delle lettere e della cultura che, in questo Paese, vive in una condizione vicina allo schiavismo, soggetta alle regole di una meritocrazia debole sovrastata da una legge della casualit del tutto imperscrutabile, e che si sente vittima perch lo di uningiustizia sociale che pare invincibile (Ib.).

E invita a una presa di posizione collettiva, allo sciopero permanente dei precari:
Certo, a me piacerebbe che a portare in primo piano questo problema fossero migliaia di persone consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri e pronte ad assediare palazzo Chigi, palazzo Grazioli, Montecitorio o palazzo Madama, invece che una giornalista precaria del Corriere della sera (). In questi anni si sono scritti e si scrivono centinaia di articoli per analizzare e sezionare la condizione dei lavoratori precari nel nostro Paese. Nessuno che proponga unazione, uniniziativa collettiva, come potrebbe essere, ad esempio, uno sciopero permanente dei precari (Ib.).

Nei commenti in calce al post, la discussione che si apre, e in cui interviene anche lautore del post, verte proprio sulle forme di protesta da adottare per rivendicare i propri diritti, e su quanto esse siano efficaci. Qualcuno si chiede: ma se i precari scioperassero chi li assicurerebbe di non essere mandati a casa il giorno dopo?,

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e per le stesse preoccupazioni un altro invoca listituzione di un sindacato dei precari; una commentatrice racconta la propria esperienza di giornalista costretta, a oltre 50 anni di et, a cambiare citt per non essere licenziata, e un altro ancora ragiona sulla scelta autolesionista di una forma di protesta quale lo sciopero della fame, tipica, secondo il lettore-commentatore, delle societ autoritarie nelle quali allindividuo o anche al collettivo lasciata solo la possibilit dellautolesionismo per rappresentarsi socialmente. Su nazioneindiana.com c spazio per tutto e per tutti: la letteratura convive con la critica, ed entrambe riescono a convivere con la cronaca e lattualit; sono tanti i casi di attualit non ignorati dal blog, che anche sotto questo aspetto manifesta una certa differenza con Giap che, come si visto, rispetto a eventi di cronaca quotidiana mantiene un certo distacco, o che degli stessi eventi si serve per sviluppare discussioni diverse. In molti casi nazioneindiana.com appare come un blog necessario per lunicit di molte discussioni scaturite al suo interno: sono un esempio i numerosi post sulla questione pubblicare per Mondadori apparsi nellestate 2010. La discussione su nazioneindiana.com prende lavvio da un post del 22 agosto - Io autore Mondadori e lo scandalo ad aziendam (Mancuso 2010) - di Vito Mancuso, autore di numerosi libri pubblicati per Mondadori, che, citando un articolo di Massimo Giannini su La Repubblica (Giannini 2010) circa la maxi evasione fiscale di Mondadori, e la cosiddetta legge ad aziendam (decreto legge 40 del 25 marzo 2010) con cui il gruppo Mondadori pot versare al fisco solo 8,6milioni di euro a fronte dei 350milioni dovuti, dichiara di non sentirsi a posto con la coscienza continuando a scrivere per Mondadori, e di non voler

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consegnare alla casa editrice lultimo libro in fase di ultimazione. In Pubblicare per Mondadori?, post comparso il 2 settembre 2010, Andrea Cortellessa, riferendosi al problema di coscienza di Mancuso nel continuare a pubblicare per Mondadori, afferma:
Dunque: in omaggio ai non trascurabili e rispettabilissimi dettami della coscienza individuale, si sacrificherebbero, s (e nobilmente, certo), i propri interessi personali, ma anche (e per quel che riguarda noi lettori soprattutto) gli interessi della collettivit: 1) perch i politicamente e artisticamente difformi vedrebbero ridotta la propria circolazione 2) perch, di contro, i politicamente e artisticamente conformi la vedrebbero accresciuta 3) perch aumenterebbe ulteriormente il volume di fuoco della propaganda berlusconiana (Cortellessa 2010).

Tralasciando la pur appassionante discussione, e le diverse conclusioni degli intellettuali che vi parteciparono per mezzo dei vari post e commenti, occorre sottolineare che fu questo uno dei momenti in cui il blog mantenne pi viva lattenzione su di s, arrivando a contare oltre 200 commenti in calce ai vari post; il tutto per essere riuscito a trattare in modo molto completo, e soprattutto plurale, una delicatissima questione quale il rapporto tra intellettuali di sinistra e case editrici attualmente orientate a destra, e coinvolte, a torto o a ragione, nellannosa questione del conflitto dinteressi del presidente del Consiglio italiano. Seguiranno una serie di post importantissimi firmati da Franco Cordelli, Helena Janeczek, Stefano Petrocchi e altri, fino a spostare la discussione sulla carta stampata: se ne occuparono per giorni, molte volte dando voce direttamente agli autori dei post in questione, LInternazionale, LUnit, il Corriere della sera, La Repubblica e molte altre testate, siti e blog, a partire da Carmilla, Giap e Lipperatura.

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Il blog nel caldo mese di agosto, che generalmente un periodo quasi di digiuno dellinformazione per gli italiani, si dimostr capace di innescare e alimentare un appassionante dibattito che fu in grado di protrarsi per settimane, uscendo prima dal blog stesso, e contaminando gran parte della blogosfera italiana, e poi dalla rete stessa, stimolando intellettuali e giornalisti a prendere posizione. Un momento importante per il blog dunque, ma anche un esempio di democrazia e partecipazione dal basso su temi generalmente appannaggio di una ristretta cerchia di intellettuali. E, soprattutto, loccasione di un esemplare dibattito immaginabile solo su un blog: ispirato da una notizia di cronaca giudiziaria-economica, proseguito su questioni etiche e politiche, fino ad affrontare problemi di stile letterario, di monopolio culturale ed economico di grandi gruppi editoriali a danno delleditoria indipendente, e tante altre questioni correlate; tutto ci seguendo le sinapsi, e i molteplici collegamenti e percorsi, che solo la rete e le relazioni tra gli utenti-lettori-scrittori, rendono possibili.

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Capitolo terzo I social network dedicati alla lettura

3.1 Le reti dei lettori Linformazione da sempre un elemento imprescindibile per il mercato e, pi in generale, per la circolazione e il mantenimento di beni e servizi allinterno di una societ: anche il miglior prodotto, se non adeguatamente pubblicizzato, difficilmente raggiunger il pubblico, o un preciso target, per cui stato progettato. Questo banale, quanto fondamentale, principio si rivela pi o meno valido per diversi tipi di merci e nei pi svariati modelli di mercato, ma, evidente, nel mercato librario presenta problematiche diverse e, in un certo modo, uniche. In primo luogo perch, diversamente da altri beni, i libri si presentano come oggetti difficilmente qualificabili a priori: si acquista il contenitore, ma si interessati al suo contenuto che, solo successivamente, potr essere valutato e apprezzato (Dubini 2001, pp. 57-62). In secondo luogo, il contenuto non rappresenta un valore oggettivo, ma assolutamente soggettivo e connesso alle esperienze personali, ai gusti e al background culturale del lettore-acquirente. I libri, limitandoci al concetto generico del termine e non distinguendo fra libri cartacei ed elettronici, sono oggetti apparentemente tutti uguali ma, allo stesso tempo, diversi fra loro, perch unici, nei messaggi che veicolano. Infine, dalla rivoluzione gutenberghiana a oggi, pur con flessioni e battute darresto, il numero di pubblicazioni, e dunque lofferta,

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sempre in aumento, anche se quasi mai in modo proporzionato a un reale incremento della domanda; lo scarto fra la quantit di libri pubblicati e la reale capacit di assorbimento costituisce una caratteristica costante del mercato librario. di fatto impossibile per i lettori avere informazioni esaustive sulla vasta mole di pubblicazioni, siano esse novit o opere del passato. Granieri in proposito scrive:
Di fatto, minore linformazione che abbiamo pi siamo portati ad accontentarci o a scegliere su base euristica. Con i libri la storia comincia da lontano. Da Gutenberg in poi si supera un problema di riproduzione notevole: la stampa molto pi rapida degli amanuensi a creare copie dei testi (e soprattutto, direbbero i filologi, fa meno errori e interpretazioni). Il numero di libri disponibili (non solo di titoli, ma anche di copie fisiche) aumenta progressivamente. E, non a caso, aumenta la domanda di lettura. Come effetto collaterale (accade sempre con innovazioni mediali) nasce il pensiero scientifico, la cultura comincia muoversi pi velocemente anche nei settori meno interessati alle trasformazioni (il protestantesimo non sarebbe stato possibile, ad esempio, senza la maggiore diffusione della lettura) (Granieri 2007).

La critica letteraria, gli approfondimenti e le recensioni su quotidiani e riviste, generalisti o specializzati che siano, cos come le pi invasive strategie pubblicitarie, forniranno sempre e solo un panorama parziale, e spesso viziato dalle logiche di mercato, rispetto allintera offerta disponibile. Di conseguenza, assumono un valore fondamentale altre dinamiche, pi o meno prevedibili, ma non necessariamente controllabili e influenzabili dal mercato, quali il passaparola e il prestito, dal punto di vista dei lettori-acquirenti, e altre strategie per garantire visibilit ai titoli offerti, da parte degli addetti ai lavori (soprattutto quelli pi penalizzati da un mercato, quale quello librario, che tende sempre pi alla

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concentrazione e alla fusione in grandi gruppi, a scapito dei pi piccoli, siano essi editori o punti vendita). Ancora Granieri al riguardo:
Inizialmente cera il libraio che faceva da mediatore, consigliando i lettori. Qualcuno forse ricorda le librerie di Mezzocannone a Napoli, locali piccolissimi in cui generalmente non si riusciva quasi ad entrare, ma in cui esisteva un rapporto fiduciario tra cliente e titolare. Poi fu escogitato un altro sistema: togliere i libri dagli scaffali e, in luogo di mostrarli col dorso, impilarli con la copertina in alto e far passeggiare il lettore tra i titoli. Un modo come un altro per aumentare linformazione e far conoscere lofferta. E naturalmente, come parziale supporto alla circolazione di informazioni, cera anche il passaparola tra conoscenti, colleghi ed amici. () Poi arrivata internet. I lettori stessi, utilizzando la potenza della Rete, hanno cominciato a mettere in circolo informazioni sulle loro letture, aumentando il volume di informazioni nel mercato, costruendo rapporti fiduciari tra loro e bypassando lormai teorico primato della critica (Ib.).

Scambiare informazioni sui libri, e scambiare i libri stessi, cos come ricercare tecniche per dare visibilit ai titoli della coda lunga oscurati dai titoli della testa, sono, dunque, pratiche antiche almeno quanto la stampa. Va da s che queste antiche abitudini legate alla circolazione del libro possano perfezionarsi nel web fino a diventare pratiche consolidate, e modelli di riferimento per applicazioni specifiche, siano esse finalizzate unicamente al passaparola e allo scambio (di opinioni e gusti letterari, o di libri stessi), o progettate come canali di vendita online (Amazon, Google books e iTunes, per fare gli esempi pi noti), ma integranti le caratteristiche di base della conversazione e del chiacchiericcio fra utentilettori-acquirenti, cos come del rumore che il prodotto lanciato provoca in una comunit. Al di fuori della blogosfera, esistono molti altri modi con cui il Web pu trasformarsi in veicolo privilegiato di informazioni

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culturali e legate al mondo dei libri. Si affermano continuamente in rete siti internet, portali e forum dedicati alla lettura, che in molti casi diventano autorevoli punti di riferimento per le comunit di lettori-utenti del web: pu trattarsi di strumenti di marketing virale di case editrici e rivenditori di libri, di luoghi virtuali di discussione in cui scambiare opinioni e gusti letterari, o di espedienti a cui ricorrono singoli autori, istituzioni, enti o centri di ricerca che sfruttano la rete per far conoscere pubblicazioni in proprio o risultati di ricerche e, in molti casi, per mettere in condivisione, con varie strategie, contenuti che al di fuori della rete non troverebbero alcun riscontro in termini di pubblico e lettori (Vannucchi 2008). Portali quale Amazon57, nascono come piattaforme di vendita dei libri, in formato sia cartaceo che elettronico 58 con specifiche politiche di prezzo e accordi sui diritti delle opere vendute ma funzionano molto bene come luoghi di discussione e aggregazione per lettori che intendono comparare le proprie opinioni con quelle altrui, discutere di un libro prima di acquistarlo e leggere le recensioni generate da altri, o sapere quali siano i libri e gli autori che affrontano tematiche affini. Si tratta, dunque, di un sito di e-commerce che basa fortemente la sua attivit economica sullinterazione fra gli utenti: apparentemente i lettori hanno a disposizione uno spazio in cui esprimere le proprie opinioni e valutare i prodotti culturali messi in vendita, ma attraverso queste attivit, e i feedback emessi, stanno anche, e soprattutto, promuovendo i prodotti di Amazon. Con strategie pi o meno simili, il modello di Amazon viene emulato da tantissimi rivenditori online anche in Italia. Molto spesso si tratta di case editrici o grandi gruppi
57 http://www.amazon.com/ref=gno_logo 58 Negli ultimi mesi del 2010, su Amazon, la vendita di libri in formato elettronico ha superato quella di libri in formato cartaceo.

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editoriali, che usano la rete come canale alternativo, o parallelo, di vendita e distribuzione accanto a quello principale. Per quanto lattivit degli utenti-lettori in questi casi sia centrale e determinante, tanto da apparirne laspetto fondamentale, gli obiettivi di questi portali e siti sono sempre finalizzati al marketing e alla vendita. Inoltre, quando dei libri in formato elettronico il rivenditore possiede i diritti e i formati (questi ultimi, detti appunto proprietari, si presentano teoricamente compatibili solo con determinati dispositivi di lettura), come nel caso specifico di Amazon, le scelte e le attivit dei lettori appaiono piuttosto limitate. Altri sistemi come Google books59, oltre allacquisto, permettono allutente di visualizzare alcuni estratti di libri e riviste digitalizzati, in base agli accordi stipulati con chi ne detiene i diritti. inoltre possibile creare una biblioteca personale, recensire e classificare i libri per argomento, e indicarli come in lettura, ancora da leggere o gi letti. Sulla homepage di Google books, in riferimento ai problemi insorti in questi anni relativamente alla gestione e al mantenimento dei diritti dautore, si legge:
Tre anni fa, lassociazione degli autori americani Authors Guild, lassociazione degli editori americani AAP e un altro gruppo di autori ed editori intentarono una class action contro Google Ricerca Libri. Oggi siamo lieti di annunciare che la causa stata chiusa e che lavoreremo a stretto contatto con questi partner del settore per rendere disponibile online una quantit di libri ancora maggiore. (). Questo accordo ci permetter di rendere disponibili molti di questi libri fuori stampa per lanteprima, la lettura e lacquisto negli USA. Garantire unaccessibilit costante dei libri fuori stampa uno dei motivi principali che ci hanno spinto sin dallinizio a intraprendere questo progetto, e siamo felicissimi di sapere che, insieme agli autori, alle biblioteche e agli editori nostri partner, ora avremo la possibilit di preservare la storia culturale del genere umano in questo modo. 59 http://books.google.com/

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La posizione dominante, e di quasi monopolio, di Google su tutti gli altri motori di ricerca, dovuta allindiscusso valore dei suoi algoritmi, sta facendo s che il progetto si affermi sempre pi consistentemente, e si inizia a temere che possa di fatto neutralizzare molti dei validi competitori sul web. Ma in realt, lalgoritmo che Google adotta per la ricerca dei libri un po meno sofisticato di quello usato per la restituzione di query in una ricerca di tipo tradizionale: se nel secondo caso Google si distingue per lalto grado di affidabilit dei risultati restituiti, nel caso dei libri i parametri di ricerca sono influenzati da criteri commerciali e di marketing, favorendo spesso i libri pi venduti, pi letti o pi discussi a scapito di altri, e tradendo di fatto il principio della coda lunga, che abbiamo visto essere determinante per i contenuti che circolano sul web. Si pu dunque considerare Google books un sistema fortemente ispirato al mercato e alle sue regole, pur con gli indubbi vantaggi offerti alle comunit dei lettori, e nonostante questi ultimi godano di un certo potere di azione al suo interno. Unaltra piattaforma simile a Google books e Amazon per i servizi offerti, ma con uninterfaccia certamente pi funzionale e accattivante, iTunes. Globalmente nota e apprezzata per le applicazioni progettate per acquistare, classificare e ascoltare i brani musicali sfruttando un unico software, questa piattaforma firmata Apple si distingue anche per la capacit di integrare al suo interno numerose applicazioni legate ai libri e alla lettura. La Apple, sfruttando la stessa tecnologia su cui si basa iTunes, rende disponibili numerose applicazioni legate alla lettura in ambiente elettronico, progettate specificamente per i propri dispositivi messi in commercio (computer Mac e Macbook, iPad, iPod e iPhone). Lapplicazione iBooks, specifica per iPad, ma supportata dalliPhone e dalliPod touch mediante la piattaforma iTunes, permette sia di

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acquistare dalliBookstore i libri in formato elettronico, che di riporli e classificarli nella propria libreria, e leggerli direttamente sul proprio dispositivo. Visitando liBookstore, inoltre, possibile consultare le recensioni e i giudizi sui libri esposti e leggerne degli estratti, gratuitamente, prima dellacquisto. Le applicazioni di questo tipo celebre anche Stanza per iPhone si presentano particolarmente avanzate in virt dei frequenti aggiornamenti che Apple mette a disposizione, e molto versatili per la semplicit di utilizzo. Ma, trattandosi di applicazioni progettate dalla stessa casa madre che, oltre a produrre i dispositivi che le ospitano, offre i propri servizi di vendita online, non mancano limitazioni e politiche volte a favorire gli introiti della Apple stessa, e che, inevitabilmente, finiscono per ridurre il potere dazione dellutente. Meno incentrato sul guadagno, e per certi aspetti pi democratico rispetto alle piattaforme fin qui osservate, appare il sistema utilizzato da Scribd60, un portale di raccolta di documenti e libri in formato elettronico, che lutente pu scaricare, gratuitamente o a pagamento a seconda dei diritti dautore, sul proprio computer o dispositivo elettronico di lettura. Scribd, che viene continuamente aggiornato e arricchito dai suoi stessi utenti, sta tentando nellultimo periodo di trasformarsi in un social network vero e proprio, permettendo agli utenti che ne usufruiscono di interagire fra loro, e di pubblicare schede descrittive e recensioni sui contenuti disponibili. La fase di transizione che Scribd sta attraversando, e i problemi legali con autori, case editrici e vari enti detentori di diritti su opere e documenti messi in condivisione, non gli permettono ancora di diffondersi capillarmente e di essere percepito come valido punto di riferimento dalle comunit di lettori del web.
60 Http://www.scribd.com

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Le modalit e gli strumenti con cui case editrici, rivenditori e gruppi editoriali da un lato, e sistemi pi complessi quali Google, iTunes (e relative applicazioni) e Scribd dallaltro, usano il web per la promozione, la vendita o la consultazione di libri e altri contenuti, cos come le relative strategie adottate, meriterebbero una discussione a parte, che non verr approfondita in questa sede. Ci interessa pi da vicino analizzare quei casi in cui la discussione sul mondo dei libri e della lettura si inserisce nelle dinamiche sociali e relazionali del web, i social network nella fattispecie, e linterazione fra gli utenti si fonda proprio sul libro e sulla lettura. Ovvero quei casi in cui la promozione e il marketing dei libri, se anche avvengono, non sono attivit principali, ma secondarie alla volont dei lettori di discutere e scambiarsi informazioni legate ai libri e alla lettura. Cos come nel caso dei blog che, si visto, variano dai pi eterogenei a quelli specializzati in determinati ambiti e discipline, anche i social network spaziano dai pi variegati, in cui linterazione e le relazioni fra gli utenti si basano su generiche attivit in comune, a quelli dedicati a singoli interessi e attitudini, quali i libri e la lettura, che di conseguenza rappresentano il trait dunion fra i membri delle varie comunit. Prima di analizzare i social network dedicati esclusivamente ai libri e alla lettura, occorre soffermarsi sulle possibilit offerte dai social network generici di includere il libro, e tutto ci che a esso strettamente collegato, nelle applicazioni offerte agli utenti. Nella rete Facebook, il social network pi diffuso, sono di fatto incalcolabili le attivit dedicate al libro e alla lettura, e ci deriva dal fatto che questo tipo di social network permette agli utenti di generare di continuo nuovi contenuti e nuove pagine senza ricorrere a particolari applicazioni calcolate e previste dai gestori, per cui risulterebbe impossibile censire

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tutto; molto spesso tali attivit riguardano la diffusione di notizie legate ai libri, per esempio per mezzo di recensioni e book-trailer, o alla promozione di eventi fondati su un libro in particolare, come una presentazione o un reading personalizzato. Il modo pi semplice con cui i libri occupano un certo spazio su Facebook consiste nella possibilit per i membri di inserire i titoli preferiti nelle informazioni di base del profilo, che altri membri leggeranno come presentazione o biglietto da visita. Data lestrema semplicit di utilizzo di questo social network, nascono quotidianamente nuove pagine relative a un libro, o a un autore, in cui avviare delle discussioni o inserire commenti e riflessioni; cos come sono tantissime le case editrici e le librerie che creano un proprio profilo per dare visibilit ai propri libri, rimandando eventualmente al proprio sito internet, o a un portale esterno, per lacquisto. Esistono, inoltre, svariate pagine dedicate allelogio e al sostegno di uno o pi autori e dei propri libri: si pensi, per fare un esempio italiano, ai numerosi gruppi virtuali fondati a favore di Roberto Saviano e del suo libro Gomorra, dopo le minacce subite dallo scrittore da parte di esponenti della camorra, o in seguito a esternazioni poco felici da parte di alcuni politici italiani; cos come molto numerosi sono i gruppi e le pagine di scherno, spesso di discutibile gusto, che prendono di mira alcuni scrittori: si pensi, per fare altri esempi italiani, alle pagine Facebook contro i libri di Bruno Vespa e Federico Moccia. Non essendo possibile fornire un dettagliato panorama sulle tantissime informazioni legate ai libri che circolano su Facebook, pagine e gruppi particolarmente noti a parte, ritengo importante dar conto di un fenomeno abbastanza originale che sta prendendo piede nellultimo periodo: si tratta di autori che decidono di incontrare personalmente, e fisicamente, i propri lettori-amici di Facebook. Dando notizia

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di questo nuovo fenomeno di scrittori on the road Eva Perassi, in un recente articolo apparso sul Corriere.it, riporta le iniziative di uno scrittore italiano, Fabio Bartolomei, e di una scrittrice statunitense, Arlynn Presser: il primo incontra, su richiesta, gruppi di lettori concordando dei reading personalizzati, la seconda si reca a casa di tutti i suoi amici-lettori, per poi riportare sul suo blog 61 le notizie relative a questi incontri. Relativamente al caso italiano Eva Perassi scrive:
La storia italiana quella di un autore romano agli esordi letterari, di professione pubblicitario, Fabio Bartolomei, che con leditore e/o ha appena pubblicato il suo primo romanzo, Giulia 1300 e altri miracoli. sua lidea di andare a conoscere personalmente i suoi lettori. Basta un messaggio su Facebook per far partire lorganizzazione del reading: un caff, un parco, una pizzeria, una abitazione privata sono tutte location papabili. Basta che ci sia lui con il suo libro (), che chi richiede la sua presenza coinvolga qualche altro amico (massimo 5 persone), possibilmente che scelga anche quale parte del libro leggere insieme, e la convivialit far tutto il resto (Perassi 2011).

Un altro social network generico, ma che ben si presta alle discussioni sul libro e sulla lettura e, come si vedr, alla promozione di testi, editi e inediti, Twitter, i cui post molto brevi, tweets (cinguettii), contenuti in 140 caratteri, se per alcuni sono lantitesi dellelaborazione e condivisione del pensiero umano, per altri rappresentano una virt da sfruttare sapientemente. Molti aspiranti scrittori, cos come lettori e semplici appassionati, usano i tweets per esprimere in poche parole le proprie riflessioni, brevi frammenti di scrittura e giudizi su libri e autori, venendo poi seguiti (follower) e seguendo a loro volta (following), in un processo simile a una catena, gli altri utenti interessati.
61 http://arlynnpresser.wordpress.com/

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Se per editori particolarmente attenti Twitter offre la possibilit di esporre un catalogo di titoli in tweets specifici da mettere in circolazione, per alcuni scrittori questa tecnologia di microblogging ha rappresentato una precisa scelta stilistica di scrittura, o ha soddisfatto lesigenza di far conoscere i propri lavori continuamente rifiutati dagli editori. Un caso emblematico quello dello scrittore americano Matt Stewart, considerato il primo vero scrittore di Twitter, che nel 2009 ha pubblicato, interamente sotto forma di tweets, il suo romanzo The French Revolution, dopo che nessun editore si dimostrava disposto a scommettere su di lui. Il romanzo, o meglio la twit novel, apparso in 3.700 tweets postati, con la media di uno ogni 15 minuti, in circa quattro mesi a partire dal 14 luglio (giorno di ricorrenza della Presa della Bastiglia), fece dopo pochi giorni parlare di s, sia allinterno che allesterno della comunit di Twitter; presto ne diede notizia il New York Times, e lautore trov un editore disposto a pubblicare la twit novel in formato cartaceo, successivamente tradotta anche al di fuori degli Stati Uniti. Un altro esperimento di promozione su Twitter quello condotto dalla redazione di Glamour, che ha proposto a un gruppo di 18 scrittori di trovare un breve tweet che, contenendo un breve passo o una citazione, descrivesse al meglio il loro ultimo romanzo. Ecco alcuni esempi: Carla Evangelista, autrice di Un altro mondo:
Mi guarda, mi aggancia, mi avvicina. Mi vuole, mi ama, mi brama. Mi spoglia, mi prende, mi dentro. Un singhiozzo. Twitter sex.

Marco Mavaldi, autore de Il gioco delle tre carte:


26 gennaio 1917. Il poeta pos la penna, sconfortato. Oggi non era in giornata. Sul foglio, soltanto due parole: Millumino dimmenso.

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Said Sayrafiezadeh, autore di Quando verr la rivoluzione avremo tutti lo skateboard:


Linizio. I personaggi. Il tempo. Lambientazione. Il tema. Il conflitto. La lotta. La speranza. La comprensione. La risoluzione. La fine.

Simon Mawer, autore de La casa di vetro:


Era una notte buia e tempestosa. Ti amo, le disse lui. Nemmeno io, gli rispose lei. Si sposarono e vissero infelici per sempre.

Negli ultimi anni si stanno affermando in rete importanti social network interamente dedicati al libro e alla lettura, molti dei quali destinati a crescere e a rafforzarsi, altri destinati al fallimento, sia per la scarsa funzionalit delle applicazioni, che per la difficolt di raggiungere una considerevole massa critica di utenti. Nei prossimi paragrafi verranno analizzati due casi specifici di social network dedicati alla lettura, aNobii e Goodreads, emblematici per le rispettive esperienze: il primo, dopo aver raggiunto lapice della notoriet negli ultimi anni, sembra inesorabilmente destinato a spegnersi per una serie di complicazioni, che lo rendono quasi inutilizzabile e nutrono il malcontento delle comunit di lettori che lo popolano, il secondo cresce a ritmi molto sostenuti e, attirando molti dei delusi di aNobii, punta ad affermarsi come il pi grande social network dedicato alla lettura. Altri importanti social network specifici sono Shelfari62, che nel 2008 stato acquisito da Amazon, LibraryThing63, che ultimamente ha dichiarato di aver superato il milione di utenti, e Revish64, di dimensioni molto pi contenute rispetto agli altri, ma particolarmente apprezzato negli Stati Uniti per la facilit con cui permette di pubblicare e mettere in
62 http://www.shelfari.com/ 63 http://www.librarything.com/ 64 http://www.revish.com/

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condivisione anche contenuti auto-prodotti. Seppur con dinamiche e dimensioni differenti, per tutti il principio cardine pi o meno simile: lutente si fa conoscere presentando di s i propri gusti letterari, i libri pi apprezzati e quelli che desidera leggere, e interagisce con gli altri utenti scambiando opinioni, pubblicando recensioni, consigliando letture e partecipando ai forum di discussione continuamente generati allinterno della comunit. Un discorso a parte va fatto per Bookerang65, un piccolo social network tutto italiano nato nel 2008 dallidea di sei persone appassionate di libri e particolarmente attente alle dinamiche del mercato librario italiano. Come suggerisce lo stesso nome (formato dalle parole book e boomerang), lintento di questo social network quello di lanciare i libri creando una rete di scambi continui fra piccoli editori, librerie indipendenti presenti sul territorio e lettori. Lutente crea una lista dei desideri (titoli dei libri che vorrebbe leggere), consultabile solo dai librai, e i suoi amici recandosi in libreria, e indicando il nome della persona a cui intendono regalare un libro, verranno consigliati in base al profilo che emerge dalla lista dei desideri; i librai, tramite le liste e i gusti letterari dei lettori di Bookerang, possono preventivamente entrare in contatto con gli editori e invitarli, se non sono ancora presenti con un loro profilo sul social network, a rendersi disponibili per soddisfare eventuali ordini. Accanto a questa originale funzione, evidentemente difficile da realizzare pienamente, Bookerang offre comunque tutte le applicazioni tipiche dei social network dedicati alla lettura: creare una biblioteca virtuale visualizzabile dagli altri, recensire e discutere di libri e interagire con altri utenti. Un ultimo social network che merita di essere menzionato
65 http://www.bookerang.it/

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BookMooch66, progettato per permettere ai suoi utenti-lettori di scambiare reciprocamente i libri usati senza ricorrere ad alcun metodo di pagamento (mooch letteralmente sta per scroccare). Gli utenti creano due liste: una per i libri che sono disposti a donare, e unaltra per quelli che vorrebbero ricevere; donando libri si accumula un punteggio (un punto per ogni libro spedito nel territorio nazionale, tre punti per spedizioni internazionali) che poi verr utilizzato, come moneta virtuale, per richiedere i libri messi a disposizione da altri utenti (generalmente ricevere un libro costa uno o due punti). Laffidabilit degli utenti, come nel caso di eBay, viene misurata in base ai feedback ricevuti, o rilasciati, dopo ogni scambio: se un utente promette dei libri che non invier mai, la comunit prima o poi se ne accorge e gli fa perdere credibilit. Lobiettivo di questo social network, unico nel suo genere, quello di dare nuova vita ai vecchi libri, e rendere disponibili una serie di titoli introvabili; ma per i libri non catalogati, e dunque non disponibili presso gli utenti, ci si pu rivolgere a portali di vendita, come Amazon, direttamente dalla piattaforma di BookMooch che, per ogni transazione, guadagna in percentuale. Lo staff di BookMooch, nella sezione chi siamo67, spiega le motivazioni della sua applicazione pi importante, ovvero lo scambio di libri usati, con queste parole:
Se sei appassionato di libri, saprai quanto emotivamente difficile buttare via un libro, anche se non lo leggerai mai pi. Vorresti trovare una buona casa per i tuoi libri, far s che trovino qualcuno che li apprezzi. Inoltre, potresti essere interessato/a a provare un po di libri e poi tenere quelli che trovi migliori. un crimine far scomparire un libro esaurito, senza nessuno che lo legga. Bookmooch mantiene i libri 66 http://www.bookmook.com 67 http://it.bookmooch.com/about/

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in circolazione, e trova per loro nuovi lettori. Se non sei interessato ad avere libri gratis, puoi donare in beneficenza i punti che guadagni dando via i tuoi libri.

Anche con monete virtuali quali i punteggi accumulati con lo scambio di libri si pu fare beneficenza, sia verso altri membri di Bookmooch, che verso lesterno, come per esempio a enti e associazioni con cui lo staff del social network collabora. Sempre nella sezione chi siamo si legge:
Aiuta chi fa beneficenza: puoi anche donare i tuoi punti a enti benefici con cui collaboriamo, come ospedali per bambini (cos i bimbi malati possono ricevere libri consegnati gratuitamente direttamente sui loro letti), fondi bibliotecari o associazioni per lalfabetizzazione in Africa, oppure per ringraziarci per la gestione di questo sito.

Come si evince da questi pochi esempi riportati, la tecnologia dei social network, se associata al mondo dei libri e della lettura, permette di aprire scenari nuovi, e del tutto imprevedibili solo pochi anni fa, sia per i lettori che per gli addetti ai lavori. I primi hanno finalmente la possibilit di entrare a far parte di comunit allargate e trans-nazionali, in cui ricevere informazioni su un ventaglio di offerte culturali ben pi ampio di quello tradizionalmente offertogli da vetrine e scaffali di librerie e punti vendita, o presentatogli dal vecchio sistema dei mass media, per sua natura selettivo ed esclusivo; i secondi, ovvero autori, editori, librai e chiunque abbia un ruolo attivo nella filiera di produzione e distribuzione dei libri, possono scrutare strade nuove per rendere visibili ovunque, e non solo in pochi punti vendita, i propri prodotti culturali, sottraendoli ai rischi di una veloce obsolescenza, e mettendoli al riparo dalla rotazione continua causata dalla saturazione del mercato alimentata da grandi gruppi editoriali e catene di distribuzione.

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Questi addetti ai lavori dovranno dimostrare di sapersi adeguare al web e alle sue regole, cos come a uneconomia orizzontale e asimmetrica che, come tale, non tollera strategie invasive, imposizioni monopolistiche e dominazioni di alcun tipo, insite nel mercato capitalista e nellindustria culturale del nostro mondo reale, fatto di grandi e piccoli, ricchi e poveri, vincitori e vinti, ma rigettate con forza dagli abitanti della rete. 3.2 aNobii 3.2.1 aNobii e il suo successo in Italia Il progetto di aNobii68 fu presentato a Hong Kong nellagosto 2005 dal giovane ingegnere coreano Greg Sung, come la prima vera applicazione basata sul social networking letterario. Il nome coniato deriva da Anobium punctatum, linsetto che si nutre della polpa del legno, comunemente noto come tarlo della carta69. Complice la capillare diffusione di vari tipi di social network proprio in quegli anni (fra il 2005 e il 2007), e dunque il progressivo familiarizzare degli utenti con applicazioni di base comuni a diverse piattaforme di socializzazione virtuale, aNobii si afferm rapidamente in molti Paesi e fu tradotto in pi di trenta lingue, raggiungendo ben presto uninaspettata massa critica. Nel 2008 il social network di Greg Sung pu vantare 400.000 utenti iscritti, sparsi in 55 Paesi: le comunit pi consistenti sono quelle asiatiche (la taiwanese in testa), ma quella italiana, da sola, arriva a contare 100.000 lettori, e in
68 http://www.anobii.com/ 69 Nel mondo anglosassone viene definito tarlo della carta chi dedica molto tempo ai libri, un po come in Italia e altri Paesi si usa lepiteto topo di biblioteca.

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continua crescita si presenta anche quella spagnola. Considerando che aNobii traduce linterfaccia utilizzata da un minimo dell1% a un massimo del 100%, in proporzione alle comunit di lettori dei diversi Paesi, significativo che le uniche lingue in cui il social network tradotto al 100% siano litaliano, il cinese e lo spagnolo. Agli antipodi troviamo le lingue turca e araba presenti solo per l1%. Essendo aNobii dedicato ai libri e alla lettura, accanto al numero di utenti iscritti e alla diffusione nei diversi Paesi, il fattore determinante, che rappresenta anche lindice pi significativo di vitalit della piattaforma, il numero dei titoli indicizzati dalla comunit dei lettori. Nel 2008 il numero di libri indicizzati e catalogati sul social network raggiunge i 10milioni, per superare i 25milioni tra il 2010 e il 2011, periodo in cui il numero di utenti arriva a sfiorare il milione. Il fatto che gran parte degli utenti globali di aNobii siano italiani, dimostra quanto il social network sia popolare nel nostro Paese, nonostante (o forse, per la stessa ragione!) questultimo non brilli particolarmente per numero di lettori e politiche di diffusione del libro e della lettura, rispetto ad altri Paesi dEuropa e del mondo. A fronte della continua crescita di utenti italiani nella comunit di utenti-lettori di aNobii, e di conseguenza di un numero sempre crescente di titoli in italiano, o tradotti in italiano, Greg Sung non si limitato alla semplice traduzione dellinterfaccia nella nostra lingua, ma ha colto loccasione per fornire una serie di applicazioni e intraprendere specifiche iniziative rivolte esclusivamente al pubblico italiano. Laccordo con Mauro Zerbini, titolare di IBS70 (Internet Book Shoop), ne un esempio significativo: si tratta di una sorta di partnership fra il social network e la libreria online pi diffusa in Italia, con lo scopo di garantirsi reciproca visibilit; cos come aNobii indirizza i suoi utenti
70 http://www.ibs.it/

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verso IBS per lacquisto dei titoli italiani indicizzati, questultima riporta le recensioni degli utenti anobiani in calce ai libri esposti nella sua libreria online. In occasione dellaccordo con IBS, durante un incontro a Milano, Greg Sung dichiarava:
aNobii genuino: gli utenti partecipano se sentono che la community originale e vera. I furbetti, come chi cerca di influenzare una community con recensioni false, vengono prima o poi smascherati. creato con passione e semplicit. Il sistema deve essere semplice, ma ormai questo si era capito gi col 2.0. Infine, deve essere sostenibile, in termini di business, anche se genuino e con una forte community di appassionati, ci che non fa profitto non dura

aNobii, dunque, pur mantenendo intatta la sua genuinit, che risiede, come si vedr nel paragrafo successivo, negli ampi poteri di scelta e nella libert di cui godono i suoi utenti, se da un lato si afferma come un potente mezzo in grado di aggregare lettori e aprire continuamente spazi di discussione intorno al mondo dei libri, dallaltro esprime grosse potenzialit economiche, proprio basandosi sul continuo passaparola che avviene fra i lettori. Questi aspetti rendono aNobii un social network particolarmente stimato da quanti abbiano un rapporto attivo con i libri e col web allo stesso tempo: gli autori sono finalmente in grado di stimare la popolarit del proprio libro in rete e valutarne limpatto sul pubblico, i lettori hanno modo di conoscere e selezionare i libri in base ai giudizi di appassionati e disinteressati (alle vendite dei titoli) bibliofili, senza dover accettare passivamente recensioni pompose e accademiche di pagine culturali e critici di professione; gli editori, infine, oltre a poter contare sulla pubblicit che i lettori, volontariamente e involontariamente, alimentano di continuo sui libri che indicizzano e discutono, possono

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monitorare in tempo reale, pur se basandosi su un campione di utenza comunque limitato e circoscritto, fattori quali le tendenze del mercato, i generi di pubblicazioni pi ricercati e le fasce di target pi ricettive verso determinati titoli. Il risultato che, per molti lettori, aNobii ormai un autorevole, e in molti casi insuperabile, strumento di informazioni letterarie. Il 3 gennaio 2010 lo scrittore Nicola La Gioia pubblic su Il Fatto Quotidiano un tagliente articolo, aNobii: critici addio, la recensione la facciamo noi, in cui prendeva di mira la critica tradizionale, esaltando quella proveniente dal basso, e interamente prodotta e alimentata dagli utenti di aNobii. Larticolo di La Gioia inizia con degli esempi di recensioni, in cui lo scrittore si imbattuto navigando su aNobii:
I Miserabili: titanico e geniale polpettone della letteratura moderna. Mostra i segni del tempo ma il tempo non avrebbe proceduto sugli umani come ha fatto se il suo autore (un pazzo che si credeva Victor Hugo, lo defin Cocteau) non lo avesse scritto. Questo sofisticato giudizio su uno dei romanzi pi importanti del XIX secolo non opera di uno scrittore, n di un critico, e nemmeno di un giornalista culturale. Si tratta di una delle tante recensioni che vi compariranno sullo schermo del computer alla voce I Miserabili collegandovi ad aNobii, il maggior social network letterario presente sulla piazza () A chi scrive capitata la seguente avventura: considerando un mezzo bluff Nicolai Lilin, lautore di Educazione siberiana, storia autobiografica di un giovane che cresce tra i criminali della Transnistria prima di trasferirsi nel cuneese come tatuatore e saltuario frequentatore di Casa Pound a Roma, ho cercato il suo libro su aNobii sperando in molte stroncature. Ho trovato al contrario parecchi giudizi positivi, ma tra le stroncature ce nera una che mi ha subito conquistato. Il titolo che precedeva la puntigliosa demolizione dellopera di Lilin, a firma EnzoB, Sono un uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo. Nicolai Lilin: educato male, era una presa in giro che sintetizzava molto bene la velleit del libro (La Gioia 2010).

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La Gioia, partendo da semplici esempi come questi, e citando alcune tra le centinaia di migliaia di recensioni presenti su aNobii, vuole dimostrare come le dinamiche e interattive discussioni intorno ai libri, classici o contemporanei che siano, possano rivelarsi molto pi produttive delle, statiche e autoreferenziali, pagine culturali e recensioni critiche a cui eravamo abituati.
I lettori italiani si fidano sempre meno dei loro tradizionali mediatori culturali. Ho assistito a molti dibattiti in cui i soloni delle nostre lettere rimestavano fino alla morte Adorno, Horkheimer e Andy Warhol per giustificare storicamente concetti quali la morte della critica militante. Mai uno per che provasse a fare mea culpa sollevando il velo sulla natura di tante recensioni professionali: pezzi scritti spesso in batteria, prevedibili, mancanti di passione o in trasparenza servili o astiosi o stiticamente entusiasti quando non inutilmente cervellotici, il cui vero destinatario non mai il lettore ma altri addetti ai lavori (e allora perch non ricorrere alle mail collettive invece che a un quotidiano nazionale ? mi sono spesso domandato). I commentatori italiani di aNobii, al contrario troppo numerosi per non rompere il recinto di intellettuali, scrittori e aspiranti tali in cui spesso sono chiusi anche i lit blog sono lettori accaniti e disinteressati, e mostrano di avere attraversato lintera esperienza di un libro: hanno speso soldi per acquistarlo, e tempo per leggerlo, lo hanno davvero amato o detestato, e spesso con competenza e senza inutili puzze sotto al naso restituiscono una passione e unintelligenza che risultano contagiose. Motivo per cui preferiscono consigliarsi i libri tra di loro piuttosto che aspettare lennesima recensione capace di accostarsi a un libro come a un topo morto. Forse, per una volta, i soloni di cui sopra potrebbero mettersi in discussione davanti a unesperienza come questa. A meno che non preferiscano morire comodamente sotto il crollo delle torri davorio e di risentimento dentro cui si addormentano ogni sera (Ib.).

Quanto affermato da La Gioia in questo articolo era sicuramente gi noto ai lettori della rete, ma queste parole, peraltro affidate a un quotidiano, quale Il Fatto Quotidiano, molto letto e diffuso trasversalmente fra gli intellettuali

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italiani, non potevano non stimolare un acceso dibattito sia nei molti blog letterari, che sulle pagine e i siti internet di quotidiani e settimanali, tra i quali anche Il Riformista e Panorama. Linterrogativo comune alle diverse discussioni pu essere semplificato cos: pu davvero il passaparola di aNobii, e dei suoi utenti, incidere pi della critica letteraria, accademica o giornalistica che sia, a cui eravamo abituati, tanto da influenzare i gusti e gli acquisti dei lettori?. A giudicare dallimportanza che molti editori, soprattutto piccoli, e scrittori italiani, in questi ultimi anni, attribuiscono alle recensioni prodotte su questo social network, la risposta s. Pu sembrare banale, per chi abbia dimestichezza con la rete e le informazioni che essa veicola, sottolineare la differenza fra una recensione71 di aNobii, sempre visibile, commentabile e linkabile ovunque, rispetto a una recensione pubblicata, hic et nunc, su una pagina culturale di un quotidiano cartaceo, non sottoposta ai commenti dei lettori, ammesso che questi la leggano, e imposta da una redazione che, oltre a selezionare il libro in questione, si incarica di dare la sua interpretazione ed eventualmente il suo giudizio sullo stesso, senza accettare alcun contraddittorio, per usare un termine caro alla politica e al giornalismo italiani. 3.2.2 Come funziona aNobii Lattivit fondamentale offerta dalla piattaforma di aNobii consiste nel creare una libreria personale, ovvero selezionare, classificare e riporre un certo numero di libri sul proprio scaffale virtuale. I libri possono essere gi presenti sul social network, se precedentemente indicizzati da altri lettori, oppure dovranno essere indicizzati per la prima volta digitando, in un
71 Da una selezione di 600 recensioni scritte da 333 utenti diversi, la giornalista e blogger Barbara Sgarzi nel 2009 ha pubblicato per Rizzoli aNobii, il tarlo della lettura.

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apposito campo di ricerca, il codice ISBN72. Dopo aver collocato un libro sul proprio scaffale, aNobii permette di classificarlo in base al progresso di lettura, offrendo sei possibili opzioni: da leggere, in lettura, finito, non finito, abbandonato e da consultazione. Inoltre, possibile inserire altri dati apparentemente secondari, ma in realt importanti per determinare la posizione che lutentelettore occuper nellintera comunit: in che giorno-meseanno il libro stato letto, e se lo si riletto o lo si sta rileggendo, dove e come stato acquistato, e se si disposti a cederlo in prestito ad altri utenti. Infine, di ogni libro che si gi letto o si sta leggendo, possibile inserire una recensione personale, e dare un giudizio esprimendo un voto che va da una a cinque stelline (da scarso a bellissimo). I libri non ancora letti e di cui non si in possesso, ma che evidentemente si desidererebbe avere o leggere, possono essere aggiunti in una lista dei desideri: si verr cos informati circa ogni nuovo aggiornamento che riguarda i titoli in lista e, soprattutto, si potr essere avvisati se qualche utente, che gi li possiede, disposto a cederli in prestito. La libreria di un utente non mai autonoma e sganciata dalle altre: di ogni libro che si possiede sul proprio scaffale aNobii fa sapere quanti altri utenti lo possiedono, quante recensioni sono state effettuate sullo stesso e da chi, cos come chi lo sta leggendo, o ha appena finito di leggerlo, e in quali gruppi se ne sta discutendo. I libri, i generi di libri e le preferenze di lettura che emergono da una libreria permettono di calcolare, in percentuale, il grado di affinit fra i diversi
72 Lo svantaggio dellindicizzazione di titoli mediante linserimento del codice ISBN risiede nel caso di edizioni diverse, o ristampe, di uno stesso titolo: il sistema riconosce i titoli come libri diversi e, di conseguenza, li indicizza pi volte.

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lettori della comunit. Se in un social network generico, qual per esempio Facebook, il rapporto di un individuo con gli altri regolato in base al numero di amicizie in comune, e solo a un livello secondario intervengono altri tipi di interessi e attitudini affini, nei social network dedicati al mondo dei libri, come aNobii, lunico metro di misura per calcolare laffinit fra due o pi profili basato sulla compatibilit fra le librerie personali: titoli, autori, generi, aree tematiche e altri fattori determinati dalle tag con cui possibile etichettare i contenuti inseriti in scaffale. Anche in aNobii, come nelle diverse applicazioni di social networking, i membri che entrano in relazione tra loro sono detti amici; ma, come nelle relazioni reali si tende a distinguere fra amici e conoscenti, fra gli utenti che popolano questo social network letterario possibile definire il rapporto fra utenti in termini di amicizia e vicinato. Lamico un utente di cui vogliamo sapere tutto, o quasi: quale libro ha appena messo in scaffale, cosa ha appena recensito, a che punto nella lettura di un libro che noi abbiamo gi letto o leggeremo in seguito, ecc.; un vicino un utente di cui ci interessano meno aspetti: per esempio, potremmo aver notato di avere con questo pochi libri e letture in comune, ma la sua libreria comunque interessante e vale la pena non perderla di vista. Tra i membri, inoltre, esistono i librarian, ovvero i bibliotecari, col compito di aiutare la comunit (soprattutto elaborando, dopo averle visionate e corrette, le richieste di indicizzazione di nuovi titoli) e rendere efficiente il funzionamento del social network dando consigli e suggerimenti utili agli altri membri. Si diventa librarian se si viene scelti e nominati da altri utenti, a loro volta gi nominati librarian; solitamente un utente scelto come librarian dopo essersi distinto dando suggerimenti e consigli nei numerosi gruppi di assistenza rivolti ai lettori, o per aver

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ricevuto numerosi apprezzamenti positivi sulle recensioni pubblicate o, ancora, perch la sua libreria si presenta particolarmente interessante, ben ordinata e frequentemente aggiornata. Come si visto in precedenza, per ogni titolo possibile consultare le recensioni prodotte dai lettori, e valutare se esse sono state daiuto rispetto allidea che ci si sta facendo del libro. Le recensioni ottengono pi visibilit in base al numero di valutazioni positive che ricevono e, a loro volta, rendono pi visibili i libri a cui sono riferite.

Grazie a questi fattori appena descritti (popolarit dei libri calcolata in base al numero di librerie in cui sono presenti, giudizi emessi dai lettori col criterio delle cinque stelline, recensioni, e votazioni su questultime) aNobii si presenta come il mondo ideale per bibliofili e amanti della lettura. Chi fosse abituato al sistema tradizionale dei libri e della

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circolazione di informazioni a essi relative, faticherebbe a comprendere le dinamiche di questo singolare social network. La probabilit di imbattersi in libri di cui non si era a conoscenza, solo navigando in aNobii e curiosando fra gli scaffali dei diversi lettori, non ha eguali nel mondo tradizionale fatto di librerie, vetrine, giornali e riviste: spostarsi virtualmente fra pagine contenenti oltre venticinque milioni di libri equivarrebbe a percorrere decine e decine di chilometri in librerie e biblioteche, leggere chili e chili di carta stampata contenente recensioni, giudizi critici e pubblicit e, allo stesso tempo, conversare con tutti gli altri lettori incontrati strada facendo. Evidentemente il valore aggiunto risiede, pi che nella quantit del resto, la completezza di informazioni, ma anche i rischi di ridondanza e overload informativo sono caratteristiche riconoscibili un po ovunque nel web , nella qualit e nella democrazia orizzontale di gusti, ruoli e opinioni. Se un determinato libro, grazie a massicce campagne pubblicitarie e promozionali, in librerie, edicole e centri commerciali vende tantissimo, non scontato che su aNobii rifletter lo stesso andamento. Prendiamo come esempio i libri di Bruno Vespa: se i titoli a firma del giornalista invadono ogni angolo dei punti vendita, dei quotidiani e dei telegiornali del nostro Paese, e dunque si piazzano fra i fra pi venduti su base annua, in aNobii si presentano in maniera ben pi sobria, e sicuramente meno invadente. Ma ecco la novit: del lettore che ha comprato, e presumibilmente letto, un libro di Vespa ma non ha modo di rivelarci un suo giudizio, considereremo solo un dato, ovvero laver speso una certa somma per lacquisto (unico elemento, del resto, che interessa al mercato editoriale di massa). Ma per la comunit di aNobii aver acquistato (e letto) il libro non di per s elemento soddisfacente: occorre

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guardare ai giudizi espressi, alle recensioni e ai vari commenti. Donne di cuori, che tra i libri di Vespa al momento il pi letto in aNobii, ricorre in 151 librerie e il suo voto complessivo di tre stelline (cos cos). In calce al libro compaiono15 recensioni73, con una prevalenza di stroncature nei confronti del libro. Molti dichiarano di averlo avuto in regalo, e qualcuno si dice disponibile a cederlo ad altri lettori. Un lettore scrive: non ce la posso fare. Mai regalo fu meno gradito. Disponibile per lo scambio. Come nuovo. Mentre una lettrice lo giudica servile, sommario e misogino. Al contrario unaltra lettrice, che dichiara di apprezzarlo, scrive (...) da questo libro la figura femminile ne trae un aspetto di grande qualit: direi intelligente, astuta, scaltra, forte e sicura di ci che vuole!. Pu stupire ancora di pi il caso de La solitudine dei numeri primi, opera prima di Paolo Giordano e vincitore del Premio Strega del 2008, che ha venduto oltre un milione di copie ed stato apprezzatissimo dalla critica. Su aNobii, pur essendo tuttora il secondo libro pi letto in assoluto (presente in oltre 23.000 librerie), riporta un giudizio complessivo che oscilla fra tre e quattro stelline (ovvero fra cos cos e bello). Le recensioni pi votate, ovvero le pi apprezzate dai lettori, sono proprio quelle negative nei confronti del romanzo. La recensione pi apprezzata (preferita da 280 persone), di un utente che si firma Nymeria, riporta lironico titolo La solitudine dello scrittore 74:
Ho letto questo libro perch mi stato prestato. Riassunto in una sola parola: vacuo. Il senso di nullit che coinvolge questo prodotto dato 73 http://www.anobii.com/books/Donne_di_cuori/9788804593621/01b5b 0e1ef333109fb/ 74 http://www.anobii.com/books/La_solitudine_dei_numeri_primi/97888 04577027/01e5476f84ec5abb8c/

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che in questo caso l'esempio di unottima campagna promozionale pi che di buona letteratura stringe lo stomaco del lettore sin dallo stile. Il libro infatti scritto molto male: punteggiatura e sintassi sono buttate senza ordine, allo sbaraglio. Non si rispettano le regole dellitaliano. Ma non basta! Si assiste inermi allo svolgersi di un documentario, freddo e squallido, della vita di due figure di automi. () Davvero cattivo esempio della letteratura di oggi, che dimostra che: il premio Strega ormai non sinonimo di qualit, che la Mondadori sta cadendo sempre pi in basso. Molto molto triste... tutto!

Nella comunit di lettori di aNobii valgono altre regole inapplicabili al di fuori della rete: pu capitare che un libro poco apprezzato dalla critica sia molto popolare e apprezzato presso gli anobiani e che, al contrario, di un best-seller si discuta poco, o per niente; cos come molto frequente che di uno stesso autore venga pi apprezzato un titolo meno noto rispetto ad altri che hanno ottenuto grande successo di critica e di pubblico. Nel 2009 Loredana Lipperini dal suo blog scriveva:
Quali sono i cento libri pi conosciuti e pi votati dai lettori di Internet (o, per meglio dire, da quella ampia parte di lettori presente sulla libreria virtuale di aNobii)? Per ovvie ragioni numeriche, ci sono i best-seller, sia pure fra loro diversissimi: Gomorra e Il cacciatore di aquiloni, Harry Potter e Leleganza del riccio, Il nome della rosa e Novecento. Qualche sorpresa in pi viene dai classici, il cui criterio di scelta farebbe probabilmente perdere il sonno ai letterati: Il giovane Holden e Siddharta, accanto a Il signore degli anelli e a Fahrenheit 451. E a Italo Calvino, presente con non poche opere: Il barone rampante, Il visconte dimezzato, Se una notte dinverno un viaggiatore, Il sentiero dei nidi di ragno, Le citt invisibili. E come mai in ottima posizione un titolo disdegnato dallaccademia come Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams? Perch, fra i romanzi di Niccol Ammaniti, Ti prendo e ti porto via diciassettesimo, mentre il best-seller Io non ho paura venticinquesimo e Come Dio comanda, con cui lo scrittore vinse il Premio Strega, sessantatreesimo? E che dire di Q di Luther Blissett che precede Tre metri sopra il cielo di Moccia? (Lipperini 2009).

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Se consideriamo aNobii come un social network popolato soprattutto da lettori attenti ai titoli pi ricercati, e che nel mercato tradizionale tendono a occupare posizioni di nicchia, o a subire in un lasso di tempo relativamente breve lobsolescenza imposta dalla continua pubblicazione di nuovi titoli, il fatto che best-seller e autori molto noti non facciano lo stesso rumore che fanno al di fuori della rete pu essere ritenuto un aspetto fisiologico, e tipico delle dinamiche del web. Il panorama letterario offerto allutente-lettore di aNobii privo di recinzioni e steccati, e i percorsi associativi che portano da una lettura a unaltra sono multipli, imprevedibili e personali. Un libro che ha avuto molto successo tanti anni fa pu inspiegabilmente tornare di moda oggi, e affollare le librerie degli anobiani senza che gli editori e i rivenditori se ne accorgano; allo stesso modo un libro piuttosto datato, e non apprezzato al momento della sua pubblicazione, pu per diverse ragioni ricevere attenzione in un secondo momento ed essere apprezzato dalla comunit dei lettori anobiani. 3.2.3 Il collasso di aNobii Il pesantissimo database e il numero di utenti in continua crescita da un lato, il continuo esplodere dei bug, troppo spesso trascurati per dare la precedenza ai cosiddetti eyes kandy (accorgimenti estetici) dallaltro, provocano i primi segni di cedimento di aNobii nella seconda met del 2010, per raggiungere la fase critica nel periodo a cavallo fra il 2010 e il 2011. Proprio le applicazioni su cui il social network basa i suoi punti di forza, dallinserimento e lindicizzazione di nuovi titoli alla possibilit di interagire con le recensioni pubblicate, si sono rivelate sempre pi inutilizzabili a causa di una serie di bug che rendevano impraticabili determinate sezioni del sito.

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Il primo difetto, esploso nei mesi di luglio e agosto, fu la lentezza del social network a elaborare le richieste di indicizzazione di nuovi titoli; ma, in generale, tutta la piattaforma si dimostr particolarmente lenta, dallaggiornamento di notifiche e statistiche al servizio di invio e ricezione dei messaggi. Il vero tracollo arriva subito dopo, fra ottobre e novembre, tanto che gli stessi librarian chiedono agli utenti, comunicando tramite messaggi di posta o direttamente in blog esterni vista limpasse del sito, di non inviare altre richieste di indicizzazione di nuovi titoli, avendone migliaia in coda ancora da elaborare. Intanto le librerie degli utenti iniziano a perdere i dati inseriti, molte recensioni si cancellano automaticamente e le copertine dei libri spariscono nel nulla. aNobii al collasso, e nei numerosi gruppi di mutua assistenza, che intanto si moltiplicano sul social network, come sui vari blog letterari della rete, si discute su come salvare le librerie che stanno andando perdute. Sul gruppo pi frequentato di aNobii, serve aiuto con aNobii, alla sezione malfunzionamento del sito75, si moltiplicano i messaggi di utenti delusi. Un utente che si firma Ludwig, per esempio, il 25 ottobre 2010 scrive:
Questa volta voglio proclamarlo senza perifrasi: da alcuni giorni aNobii va che uno schifo! Se dovessi fare lelenco di tutte le funzioni che non vanno vi annoierei a morte e sarebbe comunque inutile, visto che le conoscete bene tutti. Tutto ci usando computer diversi, browser diversi, linee diverse. La voglia di emigrare armi e bagagli altrove fortissima. Il problema : dove? () Scusate il tono, forse un po ultimativo, ma sono davvero incazzato.

Effemar invece scrive:


75 http://www.anobii.com/forum_thread?topicId=3151414#new_thread

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Se non ripristinano alla svelta il funzionamento del balocco, vado a leggere e a scrivere da unaltra parte. Emigro. Valigia di cartone, legata con lo spago e piena di libri, biglietto di terza classe di sola andata, e via! Cos .

Si inizia a pensare di migrare, ma non ancora chiaro dove andare, e soprattutto come fare a trasportare con s la propria libreria e tutte le informazioni a essa relative. Molti utenti iniziano a consigliare di fare visita a un altro social network dedicato ai libri: si tratta di Goodreads, una piattaforma molto diffusa nel mondo anglosassone, e simile, per funzioni e applicazioni offerte, ad aNobii. Intanto utenti esperti trovano i modi per trasferire da una piattaforma allaltra la propria libreria, le recensioni e le altre informazioni, spiegando come fare a limitare la dispersione dei dati. Angelo Ricci, scrittore e blogger molto seguito e apprezzato in rete, pubblica sul suo blog e sul suo profilo di Twitter una lettera aperta76 a Greg Sung, di seguito riportata integralmente:
Mio prode cavaliere, quando fondasti aNobii noi tutti ne rimanemmo folgorati. Al punto di lasciarci alle spalle la comprensibile ritrosia di noi lettori e aprire alluniverso mondo le nostre librerie, le nostre letture e, quindi, le nostre anime. Non ci fece difetto il metterci a nudo, mostrando a tutti quelle che erano le nostre pi segrete preferenze libresche e, quindi, i nostri pi reconditi sogni. Se vuoi sapere qualcosa di un uomo, scopri cosa legge. Noi rifuggimmo tutti da questa raccomandazione, ed ilari e giulivi approdammo alle rive orientali di quel tuo particolare social network che ci rendeva tutti cos uguali se pur differenti. Incuranti di essere una sorta di Orkut77 dei libri e delle letture, imperterriti riempimmo i nostri profili di note e
76 http://angeloricci.tumblr.com/post/1660798139/lettera-aperta-a-greg-sung

77 http://www.orkut.com/ Orkut un social network lanciato nel 2004 da Google, ma ancora poco diffuso. La sua particolarit consiste nella possibilit offerta agli utenti di entrare a far parte di diverse comunit a seconda di interessi, lingua e nazionalit.

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recensioni. Ora, anche solo il tentar di avvicinarci alle sponde del tuo impero ci periglioso. Non ci sono username e password che tengano. Lapprodo alle tue rive sempre pi difficoltoso e la lentezza della navigazione presso i tuoi mari ci vieppi di sconforto. Dobbiamo con c ritenere che non ti ricordi pi di noi? Dobbiamo, noi happy few delle battaglie letterarie, ritenerci abbandonati dal nostro condottiero? Sappi che non esiste esercito, se pur eroico, che resiste al tradimento del suo comandante.

Molti anobiani, temendo che non si tratti di un problema temporaneo, iniziano a migrare verso Goodreads, che intanto, complice la crisi di aNobii, diviene abbastanza popolare anche in Italia, pur se ancora sguarnito di titoli in italiano e non tradotto nella nostra lingua (essendo quella italiana una comunit di lettori ancora ininfluente sulla nuova piattaforma). Il mese di gennaio 2011 stato lultimo mese davvero critico per aNobii, e a febbraio la situazione sembra lentamente tornare alla normalit grazie ai bug di volta in volta risolti; ma non facile quantificare la perdita di utenti del celebre social network, e valutare in una percentuale certa quanti di essi abbiano deciso di approdare su Goodreads o su altre piattaforme simili (molto gettonato il social network LibraryThing, ma le sue applicazioni integrali sono disponibili solo dietro pagamento). Pur se un travaso di lettori vi stato, prevedibile che se aNobii sapr risollevarsi e risolvere definitivamente i bug che lo hanno danneggiato, potr mantenere ancora incontrastata la sua egemonia in Italia. Inoltre, il fatto che molti degli utenti che hanno attivato un account su Goodreads non hanno necessariamente disattivato quello di aNobii, presumibilmente usando entrambe le piattaforme, e che Goodreads, presentando un numero ancora limitato di titoli in italiano, si rivela per ora poco attrattivo nel nostro Paese,

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lascia ben sperare che molti utenti italiani torneranno a dare fiducia al progetto di Greg Sung. Infine, le applicazioni recentemente lanciate per i dispositivi portatili sempre pi diffusi, quali iPad, iPhone, dispositivi basati sulla tecnologia Android di Google, e altri, fanno di aNobii il social network dedicato alla lettura pi funzionale in mobilit. 3.3 Goodreads Il social network Goodreads78 fu fondato nel 2006 dallingegnere informatico britannico Otis Chandler, e presenta unimpostazione molto simile a quella della piattaforma di aNobii (a cui si inizialmente si ispira), con funzioni e applicazioni di base quasi uguali, ma con alcune determinanti innovazioni. Gi nel 2007 il numero di utenti iscritti al social network arriva a sfiorare i 700.000, e i libri indicizzati sono oltre dieci milioni. Non un caso che, nello stesso anno, Goodreads sia gi nella Top 10 Websites del Time79 attestandosi in quinta posizione. Nel 2010 gli utenti di Goodreads superano ormai i due milioni e, complice la crisi di aNobii, fra essi iniziano a farsi notare sparuti gruppi di lettori italiani che approdano sul social network britannico portando con s le proprie librerie. I libri indicizzati sono ormai oltre 80milioni a livello globale, con ovvia e netta prevalenza di titoli anglosassoni, inseriti nel database da lettori prevalentemente inglesi e americani. La piattaforma di Goodreads, si detto, in molti aspetti simile a quella di aNobii, lobiettivo sempre quello di creare una libreria personale, classificare, votare (anche in questo
78 http://www.goodreads.com/ 79 http://www.time.com/time/specials/2007/article/0,28804,1686204_168 6305_1691167,00.html

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caso con il criterio delle cinque stelline) e recensire i libri inseriti nei propri scaffali, creare una lista dei desideri e stringere amicizia con altri lettori condividendo interessi, gusti e opinioni sui libri. Anche su Goodreads, inoltre, possibile acquistare (tramite Amazon e altri rivenditori online) libri, e scambiarli cedendoli o ricevendoli in prestito. Pur se nella comunit di Goodreads non esiste la distinzione fra amici e vicini, linter-relazione fra gli utenti si basa sulle stesse dinamiche di aNobii, ma la compatibilit fra i profili viene misurata pi dettagliatamente: i valori in percentuale rendono conto sia dei libri in comune posseduti nelle rispettive librerie, e delle aree tematiche riguardanti gli stessi, che del grado di affinit fra i gusti letterari, prettamente calcolato tramite i dati estrapolati da votazioni e giudizi espressi sui libri.

Identico il ruolo dei librarian a cui richiesto di assistere gli altri membri della comunit ed elaborare le

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richieste di nuove indicizzazioni, ma cambia il criterio con cui gli stessi vengono nominati tali: in Goodreads qualsiasi utente pu fare richiesta di diventare librarian senza aver svolto in precedenza alcun ruolo particolare, e senza che si sia distinto per particolari meriti. I punti di forza e di innovazione di Goodreads risiedono nella meticolosa organizzazione interna del database, relativo sia ai libri indicizzati che ai diversi gruppi di discussione, che rende le applicazioni a disposizione degli utenti molto meno caotiche rispetto a quelle di aNobii. Sia in Anobii, che in Goodreads, il sistema principale per indicizzare nuovi titoli nel database prevede linserimento del codice ISBN, e tale criterio comporta inevitabilmente il duplicarsi di informazioni relative a diverse edizioni e ristampe su uno stesso libro, con ovvia dispersione di dati: per sapere, per esempio, quanti lettori di aNobii possiedono La solitudine dei numeri primi, occorre cercare tutte le ricorrenze del titolo nel database, e calcolare quante volte la singola edizione, o ristampa, presente nelle librerie personali; e, allo stesso modo, per valutarne i giudizi complessivi e consultare le relative recensioni si dovr accedere alle pagine dedicate a ogni singola edizione indicizzata. In Goodreads, nonostante il sistema di indicizzazione sia uguale, il problema della dispersione dei dati viene in parte risolto perfezionando il criterio di classificazione e di etichettatura per mezzo delle tag. Se un titolo presente in pi edizioni ben indicizzato a priori, e taggato a dovere, a ogni ricerca nel database Goodreads restituir tutti i dati a esso relativi e gli aggiornamenti di volta in volta disponibili. Nonostante neanche Goodreads permetta, con una sola ricerca, di conoscere il numero complessivo di lettori che possiedono La solitudine dei numeri primi (anche in tal caso occorrer accorpare tutti i risultati ottenuti dalle singole

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edizioni indicizzate), comunque possibile consultare in ununica pagina tutto ci che riguarda il libro: le recensioni, i commenti, i giudizi complessivi e in quali gruppi se ne sta discutendo. Relativamente ai gruppi di discussione Goodreads si rivela molto pi dinamico rispetto ad aNobii: possibile inserire di volta in volta sondaggi sulla lettura e nuovi eventi, cos come linkare intere schede dei libri di cui si intende discutere; per ogni discussione possibile creare pratiche cartelle e sottocartelle che rendono pi facile seguire un intero thread, o raggiungere i singoli post. Giuseppe Granieri nellagosto 2010 (che come si visto corrisponde al momento critico di aNobii), scrive in proposito:
La mia personale impressione che, in un confronto diretto, al claustrofobico aNobii resti solo il vantaggio della localizzazione in italiano. In ogni caso la vera potenza dello strumento la cogli quando ti rendi conto che, aprendo un gruppo o partecipando a una conversazione, puoi linkare dentro le discussioni gli autori e metterci le copertine del libro. In questo modo i post vengono automaticamente collegati alla scheda del libro. Questo significa che quando stai guardando un titolo per decidere se ti interessa, immediatamente collegato a tutte (o quasi) le azioni che lo riguardano (Granieri 2010).

Gruppi cos dinamici non solo favoriscono una migliore inter-relazione fra gli utenti-lettori ma, in molti casi, permettono nuove forme di contatto fra i lettori e gli autori; questi ultimi possono discutere dei propri libri con i fan, aggiornarli su nuove uscite, dare consigli utili, ecc. Tali gruppi, inoltre, come tutte le sezioni della piattaforma, si prestano molto bene a stabilire contatti con lesterno, sia dentro che fuori la piattaforma (particolarmente apprezzate le applicazioni che legano Goodreads a social network come Facebook e Twitter), permettendo in tal modo continui scambi

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ed evitando di rendere le discussioni fra i membri statiche ed autoreferenziali. Esistono inoltre applicazioni e funzioni del tutto originali e non previste in aNobii, dai quiz e i trivia, per mettere alla prova le proprie conoscenze, ai gruppi di scrittura creativa in cui misurare la capacit degli utenti di confrontarsi con larte della scrittura. Altra grande innovazione lapplicazione author program80:

gli autori possono creare delle librerie personalizzate con cui, tramite specifiche funzioni, farsi seguire dai lettori, creare dei piccoli blog legati ai propri libri e caricare contenuti video da affiancare ai libri riposti in scaffale; questultima funzione (che consiste in multipli collegamenti ai canali personali di YouTube) si rivela molto utile per permettere la visione di un booktrailer, di scene estrapolate da trasposizioni
80 http://www.goodreads.com/author/program

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cinematografiche dei propri libri, o per presentazioni e reading che si intende sottoporre allattenzione dei lettori.

Queste innovative applicazioni, ben funzionanti e sempre aggiornate, fanno di Goodreads un social network dinamico e molto attrattivo. La sfida di aNobii, a cui si deve indiscutibilmente il merito di aver scoperto e valorizzato per primo la lettura come elemento socializzante (Bolzani 2011), per mantenere il suo primato almeno in Italia, dovr dunque includere, oltre alla risoluzione dei bug che lo hanno appesantito e reso inutilizzabile per mesi, la creazione di nuove applicazioni e servizi con cui contenere la fuga dei suoi utenti, e battere lagguerrita concorrenza di Goodreads.

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Capitolo quarto Scrittura e lettura elettronica

4.1 Digitalizzare il sapere Quanto osservato nei capitoli precedenti dimostra come la letteratura, la scrittura e linformazione culturale abbiano negli ultimi anni, parallelamente allevolversi delle tecnologie informatiche e di internet, conquistato spazi e ruoli di primo piano sul web. E il rapporto fra la cultura scritta e la tecnologia non si esaurisce in siti, blog e social network pensati per ospitarla e diffonderla; sempre pi spesso levoluzione delle tecnologie informatiche e di Internet influisce direttamente sulla produzione culturale. Oggi possibile ripensare lapproccio dello studioso verso opere del passato problematiche dal punto di vista filologico, offrendo nuove possibilit di edizioni critiche grazie al supporto dellinformatica umanistica; ne un esempio il progetto di edizione critica ipertestuale dello Zibaldone Laurenziano di Giovanni Boccaccio che, sfruttando le potenzialit del linguaggio HTML, nelle intenzioni di chi lavora al progetto, fra cui Raul Mordenti, permette al lettore di navigare nel testo e affrontare dello stesso non una, ma tutte le possibili edizioni critiche 81. Allo stesso modo stato possibile realizzare il progetto LIZ (Letteratura Italiana Zanichelli), di Pasquale Stoppelli e Eugenio Picchi, che in un solo cd-rom raccoglie integralmente mille opere di letteratura italiana. La LIZ, giunta ormai alla
81 http://rmcisadu.let.uniroma1.it/boccaccio/

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versione 4.0, oltre che estremamente pratica, si rivelata in molti casi fondamentale per lo studio interno alle opere raccolte e per la comparazione tra le stesse, grazie alla possibilit offerta ai lettori di interrogare i testi. Lincontro fra la tecnologia e leditoria ha reso possibili scenari nuovi, di fatto migliorando molte fasi della filiera di produzione e distribuzione del libro, e offrendo possibilit che nel sistema editoriale tradizionale sarebbero state impensabili; e ora, alla crisi che investe gran parte delleditoria non solo italiana, la soluzione sembrano proporla proprio la rete e la continua evoluzione tecnologica di software e dispositivi specifici. Ma se tutto ci ormai abbastanza chiaro, nonostante in troppi casi dato per scontato, vi sono aspetti nuovi che investono la produzione culturale degli ultimi anni che non vengono indagati attentamente, e che meriterebbero di essere approfonditi. Le tecnologie pi avanzate, offrendo nuove modalit e nuovi spazi di produzione culturale, e ridisegnando i ruoli di chi crea i contenuti e di chi ne fruisce, influiscono in molti casi direttamente sul prodotto culturale: non solo il supporto (lo schermo del computer, delle-book reader, o dei dispositivi ibridi al posto della carta) a risultarne modificato, ma lo stesso testo; non pi, e non solo, il contenitore, ma il contenuto. La scrittura pu diventare ipertestuale, e la lettura perdere linearit: rimandi, salti narrativi, scorrimento modulare e multimedialit possono, in linea di principio, diventare le nuove caratteristiche dei testi. Testi che, in quella che Gino Roncaglia (2010) ha recentemente definito La quarta rivoluzione dei libri, per quanto frutto della pi avanzata delle evoluzioni tecnologiche, potrebbero somigliare a quelli che circolavano prima dellinvenzione dei caratteri mobili di Gutenberg: ovvero mobili e cangianti, ma soprattutto aperti e, per quanto

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possibile, tolleranti rispetto alle modifiche apportate dai lettori. A partire da questi aspetti, e analizzando i casi pi emblematici, questo capitolo si concentrer su quanto concerne le nuove forme di testualit e la loro architettura, il rapporto tra autori e lettori e lapproccio di questi ultimi verso i prodotti culturali. 4.2 Dal supporto al testo Anche il libro, per quanto rappresenti uno degli strumenti con cui luomo ha pi familiarit da Gutenberg in poi, tanto da indurre Umberto Eco a paragonarlo a oggetti quali il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici (Carrire, Eco 2009, p. 4), frutto di unevoluzione tecnologica millenaria. I bibliofili e quanti temono per la sorte della cultura scritta, vedendo nelle nuove tecnologie le cause della sua imminente fine, tendono a ignorare questa evoluzione, in molte sue fasi rivoluzionaria, fatta di continui perfezionamenti volti a consegnare il libro nella forma in cui lo conosciamo oggi. necessario distinguere fra il libro in quanto supporto di scrittura e strumento di lettura, e il libro in quanto contenuto-testo. Supporti e strumenti da questo punto di vista sono tutti quelli utilizzati dallumanit sin da quando adott la scrittura come forma alternativa alloralit per la trasmissione del sapere: dalla pietra, il bronzo, il legno (il termine liber originariamente indicava lo strato di pellicola situato tra il tronco e la corteccia degli alberi, utilizzato come materiale di scrittura), il cuoio e il papiro (byblos era il nome greco per indicare il papiro egiziano), fino alla carta; dalle pareti delle caverne, le tavolette e i cocci, al volumen, e da questo al

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codex. Questultimo passaggio, che si compie lentamente fra il II e il IV secolo, uno dei pi importanti nella storia del libro: il volumen, da srotolare (il termine deriva appunto dal latino volvere) con due mani e leggere come un continuum senza segmentazioni, viene sostituito dal codex, primo vero e proprio libro a pagine, da sfogliare e non da svolgere, precursore del libro moderno (Bertolo et al. 2004, p. 16). Laspetto rivoluzionario del codex consiste nella possibilit offerta per la prima volta al lettore di poter consultare parti diverse del testo a proprio piacimento, raggiungendole facilmente grazie alla rilegatura per fascicoli (si prefigurano, ancora in nuce, lindice e la numerazione delle pagine); tutto ci avveniva lasciando il supporto fermo su un tavolo o su un leggio, ovvero senza che al lettore venisse richiesta una complessa mobilitazione del corpo (Chartier 1994). Con linvenzione della stampa a caratteri mobili a opera di Gutenberg, il libro (inizialmente incunabolo) comincer a diffondersi capillarmente grazie alle tirature stampate in serie (la Bibbia fu la prima opera cos stampata, con una tiratura di circa 180 copie) e dunque standardizzate, e diventa per la prima volta unopera chiusa, fissata secondo le intenzioni del suo autore, o curatore; a questo punto che inizia realmente ad assumere valore concreto il concetto di autore come creatore dellopera, e di questultima come prodotto commerciale oltre che culturale. Lentamente, ma inesorabilmente, vengono spodestati dal loro ruolo di primo piano nella trasmissione e diffusione del sapere, gli addetti agli scriptoria, sia monastici che laici, e i vari copisti e amanuensi, cos come gli stazionari, gli unici autorizzati da apposite commissioni a riprodurre i testi universitari.
La stampa sinser in questo processo in modo rivoluzionario e dirompente, scardinandolo dallinterno, modificandone i meccanismi

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di produzione e quindi di distribuzione, alterando progressivamente la fisionomia delloggetto-libro per trasformarlo da manufatto artigianale in un prodotto commerciale con una propria fisionomia di mercato (Bertolo et al. 2004, p. 101).

La cosiddetta ars naturaliter scribendi viene sostituita dallars artificialiter scribendi, e i libri intesi come prodotti artigianali da quelli prodotti in serie. Ma, cos come il codex e il volumen convissero per molto tempo prima che il primo sostituisse definitivamente il secondo, anche i primi incunaboli circolarono affiancando i vecchi codices; anzi, nelle prime edizioni di incunaboli, i tipografi tentavano di riprodurre e imitare, quanto a scelte grafiche e di formato, gli stessi codici manoscritti, tanto che allapparenza gli stessi contemporanei tendevano a confondere i due prodotti, non usando distinguerli neppure nei documenti ufficiali (Ib.). Da Gutenberg ai nostri giorni, seppure con importanti varianti, il libro quale oggi lo conosciamo si affermato come linterfaccia di lettura pi pratica e, di conseguenza, pi usata. A parlare di interfaccia, per definire il libro come strumento di lettura che permette di interagire col testo, Gino Roncaglia in La quarta rivoluzione:
Nel senso pi generale del termine, qualunque strumento che ci aiuti a interagire col mondo intorno a noi in modi il pi possibile adatti alla nostra conformazione fisica e sensoriale, alle nostre abitudini di comportamento, alle nostre convenzioni culturali e sociali svolgendo dunque una funzione di mediazione fra noi e il mondo pu essere considerato una interfaccia. Potremmo quindi dire, ad esempio, che la forchetta e il coltello che ci aiutano a interagire col cibo sono anchessi delle interfacce (). Prendiamo ora per un istante in esame le caratteristiche del libro, considerato come interfaccia fra noi e il testo. Le sue dimensioni devono permettere di usarlo, trasportarlo, voltare facilmente le pagine usando le mani. Il contrasto fra pagina bianca e inchiostro nero aiuta la lettura. Le dimensioni del carattere devono essere adatte alla distanza fra il libro e gli occhi (). La

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rilegatura non deve essere troppo pesante ma deve essere resistente (i fogli non si devono staccare) e deve permettere di sfogliare il libro senza difficolt (Roncaglia 2010, pp. 5-6).

In quanto tale, ogni interfaccia possiede caratteristiche e propriet specifiche in base al tipo di testo con cui permette di interagire: enciclopedie e dizionari hanno dimensioni voluminose e sono scritti con caratteri piuttosto piccoli perch devono poter contenere una certa mole di informazioni; un romanzo ha dimensioni molto pi contenute e, di conseguenza, il suo supporto-interfaccia si presenta in formati ridotti. Giocoforza da tali caratteristiche dipender anche il tipo di interazione fra il lettore e il testo, ovvero latto stesso della lettura come gesto fisico: i tomi enciclopedici e i dizionari costituiscono libri da consultazione, e dunque le loro interfacce, dette appunto da scrivania, sono pensate per essere usate in determinati contesti, risultando scomode in altri (sar raro vedere qualcuno leggere unenciclopedia in treno); al contrario i romanzi, pensati per una lettura di tipo sequenziale, e veicolati su supporti pi leggeri e trasportabili (eccezion fatta per romanzi particolarmente lunghi e dunque ripartiti in pi volumi, o concentrati in uno solo di dimensioni elevate) possono essere fruiti idealmente ovunque: in viaggio come in poltrona, al parco come a letto. Si pu dunque considerare la storia del libro, come la storia delle interfacce di lettura; e a queste si aggiungono tutti i nuovi dispositivi che permettono la lettura in ambiente elettronico: dai computer, a vario titolo usati per la lettura e la scrittura gi dagli anni Sessanta-Settanta, ai vari strumenti che permettono di leggere un testo elettronico se esso sia direttamente creato e pensato per essere fruito in ambiente elettronico, o digitalizzato successivamente, pu non avere importanza a questo punto del nostro discorso come i vari ebook reader e dispositivi ibridi, smartphone, lettori musicali e

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tablet che, tra le centinaia di funzioni e applicazioni, permettono anche la lettura di e-book. Interviene, e occorre ribadirla, anche nel caso dei nuovi supporti, la necessit di tener concettualmente separati il libro in quanto supporto e interfaccia, dal testo inteso come contenuto, e insieme di messaggi e informazioni: quello che generalmente definito e-book, per esempio, costituisce il testo in formato elettronico, e qualsiasi dispositivo che permetta di riconoscere, supportare, e dunque decodificare e leggere tale testo, funge da e-book reader o, in breve, ereader. La prima vera novit che si pu facilmente notare che, con la scrittura e la lettura elettronica, per la prima volta un testo pu esistere a prescindere dal suo supporto; lo stesso testo elettronico, formati e DRM (Digital Rights Management) permettendo, pu idealmente essere fruito tramite dispositivi diversi. Gli anni Novanta sembrarono, illusoriamente, il momento pi propizio per la produzione e la vendita di dispositivi elettronici di lettura; pareva che gli unici limiti a una diffusione davvero capillare di testi elettronici fossero legati semplicemente allo scarso livello di evoluzione tecnologica degli stessi dispositivi, e degli schermi dei computer, ancora particolarmente stancanti per locchio umano e di dimensioni poco adatte alla trasportabilit. In realt si sarebbe dovuto aspettare ancora circa quindici anni, e assistere al fallimento di numerosi progetti di dispositivi di lettura (annunciati come i prodotti del secolo e poi rivelatisi dei flop), prima che davvero si potesse parlare di lettura elettronica come fenomeno affermato e diffuso anche al di fuori di ambienti come universit e istituti di ricerca. Ma interessante notare come in quegli stessi anni, precisamente nel 1996, Gregory J.E. Rawlins, in Le seduzioni del computer, affrontasse la questione della lettura elettronica e dei (fantascientifici, per quei tempi) dispositivi dedicati:

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Negli ultimi cinquantanni, i costi di stampa, carta e trasporti sono tutti saliti, mentre quelli delle loro controparti elettroniche calcolo, memoria elettronica e telecomunicazioni si sono dimezzati allincirca ogni due anni. Oggi le due curve del costo si sono intersecate, ed pi conveniente produrre e distribuire libri elettronici che non stampare libri su carta. Lunica cosa che impedisce ai libri elettronici di affermarsi il fatto che non vi siano display elettronici a basso costo, affidabili, facili da trasportare e ad alta definizione. Dopo cinquecento anni di ordinaria amministrazione, lattivit editoriale di nuovo sullorlo del cambiamento, un cambiamento radicale. Naturalmente, i libri su carta hanno ancora alcuni vantaggi. Non si rompono facilmente. Non hanno bisogno di batterie. Si possono leggere in vasca da bagno o sotto la luce diretta del sole. Sono in circolazione da pi di cinquecento anni, e ogni persona istruita sa come usarli. Ma hanno anche svantaggi. Non possono essere usati dagli analfabeti. Non sanno parlare con noi, n adattarsi a noi, n sono corredati di illustrazioni animate o di musica. Non ci permettono di cambiare a nostro piacimento le dimensioni dei caratteri, n di zoomare su unillustrazione o farne una panoramica () I libri su carta non sono a buon mercato, durevoli, facili da copiare o da ottenere, n facile ricercare informazioni al loro interno. E certamente non si prestano a essere trasportati in quantit. I libri elettronici potrebbero essere tutto questo eppure continuare a possedere molte delle virt dei libri su carta. Potremmo aggiungere note a margine, sottolineare brani con evidenziatori colorati, e mettere segnalibri fra le loro pagine. Potremmo avere rimandi controllati dal lettore o generati dal calcolatore. I libri potrebbero essere personalizzati dai o per conto dei lettori; chi ha detto che ogni copia debba essere uguale a ogni altra? I libri elettronici potrebbero anche consentire agli autori di combinare voce, musica, colori, video, immagini, numeri e testo. Oggi le macchine automatiche per la lettura di libri possono perfino leggere ad alta voce () Immaginate un libro per bambini che sia in grado di leggersi a un bambino prima della nanna. Ascoltando il respiro del bambino, il libro potrebbe abbassare il volume, attenuare le luci, e rallentare il ritmo della lettura mano a mano che il piccolo sabbandona al sonno. Naturalmente non pu dargli il bacio della buonanotte. Ma, se per questo, neanche un libro su carta pu farlo. Insomma, tutto quello che onestamente possiamo davvero dire a favore della carta che pi leggera dellargilla, pi pratica del papiro, pi economica della pergamena (Rawlins 1996, p. 58).

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A quindici anni di distanza, e nonostante la tecnologia si sia spinta oltre la stessa fantasia di Rawlins, chi volesse difendere limportanza della lettura elettronica dovrebbe usare pi o meno la stessa enfasi dimostrata dallautore in questo estratto; nei primi anni del nuovo millennio la crisi delle dotcom travolse anche il mercato dei primi dispositivi avanzati di lettura. E chi negli anni Novanta aveva scommesso che la lettura elettronica non si sarebbe mai affermata, sembr avere ragione. Ma negli ultimi anni molte case produttrici hanno finalmente ricominciato a credere in progetti che erano stati accantonati, e tra le stesse nata una forte competizione, certamente positiva per gli utenti-lettori: da un lato, gli odierni dispositivi elettronici di lettura sono avanzatissimi, e con prezzi (in molti casi) decisamente abbordabili, dallaltro, gli editori, anche i pi restii, tendono ormai a rispondere a una domanda sempre crescente di testi elettronici, sia rendendo disponibili di alcune opere gi pubblicate i rispettivi formati digitali, sia iniziando, ma sono questi i casi pi virtuosi, a pubblicare direttamente testi elettronici in formati compatibili con i vari dispositivi immessi sul mercato. Possiamo considerare questa che stiamo vivendo, la fase della scrittura e della lettura elettronica? Forse sarebbe eccessivo ritenerla tale, perch la carta stampata continua a mantenere un ruolo fondamentale nella trasmissione del sapere; ma fuor di dubbio che fruire elettronicamente di testi scritti oggi una pratica molto consolidata e diffusa, e non pi tipica dei cosiddetti cyborg. Ed evidente che al libro tradizionale si siano affiancati oggi nuovi supporti di lettura, immessi sul mercato non solo perch in essi molte aziende internazionali ripongono importanti aspettative di guadagno, ma anche perch un numero sempre crescente di lettori, soprattutto delle nuove generazioni native digitali, si dimostra pronto a fruire anche testi in formato elettronico, oltre che cartaceo.

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Dunque, se anche non questa lepoca in cui la lettura elettronica superer quella tradizionale, e il libro elettronico quello a stampa, innegabile che sia in atto una rivoluzione che porta nuovi supporti ad affiancarsi a quelli tradizionali, cos come nuove forme di lettura e nuove forme di testualit a competere, o quantomeno a convivere, con quelle consolidatesi da Gutenberg a oggi. Gino Roncaglia, nellintroduzione al suo gi citato libro, parlando appunto di quarta rivoluzione descrive la fase attuale in questi termini:
Lintroduzione e la diffusione del personal computer prima e delle reti poi offrono ai testi supporti diversi da quelli tradizionali, diversi in primo luogo dalla carta stampata e dai libri. La pagina sostituita dallo schermo, i caratteri stampati si trasformano in bit. E il libro o almeno, il libro al quale siamo abituati sembra minacciato su pi fronti. Nuove forme di testualit (siti web, ipertesti...) si propongono come alternative alla struttura fondamentalmente lineare che di norma lo caratterizza (). Stiamo insomma vivendo una vera e propria rivoluzione, che molti ritengono, per ampiezza e importanza, paragonabile a quella gutenberghiana, e che alcuni ad esempio Roger Chartier considerano ancora pi radicale (). Se consideriamo il passaggio da oralit a scrittura come la prima, fondamentale rivoluzione nella storia dei supporti e delle forme di trasmissione della conoscenza, il passaggio dal volumen al codex, dalla forma-rotolo alla forma-libro, come una seconda tappa essenziale di questo cammino. E la rivoluzione gutenberghiana come suo terzo momento, si tratta della quarta rivoluzione che interessa il mondo della testualit (Roncaglia 2010, p. X).

Tralasciamo in questa sede lannosa, pur se appassionante, querelle tra quanti difendono e quanti osteggiano la lettura elettronica, e tra quanti scommettono, ottimisticamente o pessimisticamente non importa, che il libro elettronico sostituir quello a stampa, per indagare invece se, e come, allevolversi delle interfacce di lettura, e dunque dei supporti di scrittura, intervengano cambiamenti sostanziali anche nellambito della testualit e dello stile di scrittura dei

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contenuti veicolati da supporti elettronici. Come si osservato nel caso dei blog analizzati nel secondo capitolo, la scrittura pu diventare collettiva, il ruolo dei lettori cambiare considerevolmente, e il testo aprirsi grazie ai continui rimandi permessi dai link. Questo modello di testualit, che verr approfondito nei prossimi paragrafi, generalmente riconoscibile in contenuti accessibili per mezzo del web, cos come in testi e pubblicazioni costruiti seguendo larchitettura e la grammatica dellipertesto e che, se fino a qualche anno fa erano considerati come esperimenti post-moderni o poststrutturalisti (solo per restare nel campo della teoria e della critica letteraria), oggi appaiono in molti casi unadeguata risposta a nuove e concrete esigenze sia degli autori, che delle comunit dei lettori. Ma la struttura dei testi elettronici e ipertestuali permette anche di recuperare e far propri molti aspetti pregutenberghiani, e rimasti fuori dalla secolare tradizione tipografica: gli elementi esterni e para-testuali per esempio, che nellimpostazione gutenberghiana vengono espunti, o relegati in posizione periferica rispetto alloggetto centrale della lettura, tornano ad assumere, come vedremo e come si in parte visto per blog e social network, un ruolo di primo piano nellipertesto; il lettore non pi previsto come destinatario passivo dei messaggi veicolati dal testo, ma invitato a collaborare, e a farsi un po autore anchegli. Lidea di scrittore come demiurgo del testo, che per il fatto stesso di avere un autore dovrebbe essere automaticamente considerato autorevole (Carlini 1999, p. 51), imposta con tanta forza dalla rivoluzione di Gutenberg, appare sfumata negli ipertesti e nei contenuti della rete, che invece sembrano prediligere nuove figure di autori, che sappiano lavorare in squadra mescolando linguaggi e contenuti, e dimostrandosi inclusivi verso nuovi potenziali autori.

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La testualit elettronica, dunque, permette sia di recuperare elementi e caratteristiche pregutenberghiani a cui la cultura del libro aveva rinunciato, che di sperimentare nuovi orizzonti possibili, prima dora inesplorati. Una testualit che se ai suoi esordi pareva essere idonea solo a contenuti di un certo tipo, e prevalentemente scientifici, negli ultimi anni viene sapientemente sfruttata anche in ambito umanistico dando risultati eccellenti, per esempio, in campo filologico e si prestata bene a sperimentazioni letterarie tout court, tanto da favorire la nascita di veri e propri stili e generi nuovi, quali la e-Literature e la ePoetry; senza dimenticare che molte opere letterarie e saggistiche, sia del passato che contemporanee, possono essere digitalizzate e fruite in formato elettronico, ma non ipertestuale, presentando le stesse caratteristiche del libro tradizionale: dalla chiusura del testo e la lettura lineare, al layout tipico del formato cartaceo, ossia con unimpaginazione, un indice e una copertina, e in qualche caso anche una quarta di copertina. importante a questo punto tracciare un discrimine fra i testi pensati per essere fruiti elettronicamente e in modalit di ipertesti, da quelli che, progettati per una fruizione di tipo tradizionale, per diversi motivi vengono digitalizzati e fruiti elettronicamente, ma che non presentano nessun valore aggiunto in termini di testualit e caratteristiche stilistiche. Per questi due diversi tipi di testo coincide il supporto di scrittura utilizzato (di norma il computer, ma non solo), pu coincidere, o meno, il supporto di lettura, ma sar differente la tipologia di testo veicolato. Ai fini della testualit, che laspetto che ci interessa approfondire, pu essere del tutto indifferente che un testo di tipo tradizionale sia fruito tramite supporto cartaceo o elettronico: il contenuto resta chiuso e fissato secondo le intenzioni iniziali dellautore, e la lettura

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pi o meno lineare; mentre sarebbe inconcepibile, se non paradossale, la fruizione di contenuti ipertestuali tramite il supporto cartaceo, non in grado di rispondere alle esigenze richieste dallipertesto. Queste considerazioni non mirano certo a sottovalutare le potenzialit e i vantaggi (facilit di reperimento dei contenuti a vantaggio dei lettori, visibilit per gli autori, abbattimento di importanti voci di spesa per gli editori, ecc.) insiti nella diffusione via web, e in formato elettronico, di testi tradizionali, quanto piuttosto a sottolineare le differenze sostanziali tra diverse testualit, differenze che non sempre sono date per scontate. 4.3 La scrittura ipertestuale 4.3.1 Le premesse teoriche allipertesto Le prima teoria in assoluto sullipertesto fatta risalire al lontano 1945, in era, per cos dire, pre-informatica, quando Vannevar Bush per primo si pose il problema di studiare un sistema di memorizzazione delle informazioni che permettesse di consultarle procedendo per associazioni e comparazioni, e discostandosi dal tradizionale sistema di archiviazione per ordine alfabetico o numerico, che aggrava il problema della selezione: Bush riteneva impossibile consultare lenorme mole di pubblicazioni che nel tempo si andava accumulando, perch i criteri fino ad allora utilizzati, e convenzionalmente accettati, non permettevano di selezionare i dati utili e scartare quelli secondari. Nacque da queste considerazioni lidea quasi profetica del memex, ossia una macchina che fosse in grado di registrare, usando la tecnologia dei microfilm, i contenuti di un vasto numero di pubblicazioni, e permettere ai lettori di consultarli simultaneamente, richiamarli e compararli, e allo stesso tempo

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annotare i propri commenti e percorsi associativi compiuti, da rendere poi disponibili ad altri lettori. Sar Ted Nelson negli anni Sessanta a teorizzare, coniandone anche il termine, lhypertext avendo bene in mente gli studi di Bush; e venti anni pi tardi, in Literary Machines, parler di ipertesto in questi termini: scrittura non sequenziale, testo che si dirama e consente al lettore di scegliere (). Un ipertesto una serie di brani di testo tra cui sono definiti legami che consentono al lettore differenti cammini (Nelson 1981, pp. 1-2). In questo lasso di tempo, dalle ricerche di Bush a quelle a pi riprese condotte da Nelson, studi e teorie su testualit, scrittura e lettura di tipo non sequenziale potremmo dire sullipertesto ante litteram erano gi stati avviati, e sarebbero proseguiti, in ambito pi prettamente umanistico con autori quali Roland Barthes, Michel Focault, e Jacques Derrida; i quali, seppure con approcci diversi, resero possibile immaginare nuove frontiere per la letteratura e la critica letteraria, con ovvie ripercussioni anche nel campo della semiotica, della linguistica e della sociologia culturale. Ed questa affinit fra due campi apparentemente inconciliabili, quali la critica letteraria e linformatica, che permette a George P. Landow di teorizzare una sorta di convergenza: la teoria critica come Landow definisce certa critica letteraria, e soprattutto quella post-strutturalista e le nuove tecnologie convergono nella scrittura ipertestuale e, per mezzo di questa, entrambe mettono radicalmente in discussione lintero sistema gutenberghiano, dallatto di creazione dei contenuti fino alle fasi di trasmissione e diffusione della conoscenza. Un attacco diretto a tutti quei concetti che la stampa aveva imposto per secoli, quali le idee di testo fisso e immobile, autore come soggetto individuale (io), linearit, e con cui aveva inevitabilmente segnato lintera storia

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delleducazione umana. Ma, anche prima che questo punto di convergenza venisse pienamente raggiunto e realmente si iniziasse a usare il computer per elaborare, scrivere, collegare e leggere testi esperienze di scrittura e lettura di tipo non lineare fiorivano anche sulla carta stampata, per quanto questa cominciasse ormai ad apparire come un limite, quasi una trappola, che imbrigliava e chiudeva una nuova forma di testualit, che per definizione pretendeva di essere fluida e aperta. Si pensi a George Luis Borges, soprattutto per il racconto Il Giardino dei sentieri che si biforcano, o a Italo Calvino che, dopo le importantissime sperimentazioni stilistiche degli anni Settanta in romanzi (o iper-romanzi) come Il castello dei destini incrociati e Se una notte dinverno un viaggiatore, nel 1985, poco prima di morire, in Lezioni americane teorizzava liper-romanzo come molteplicit potenziale del narrabile, modello della rete dei possibili, immaginando il testo come struttura accumulativa, modulare, combinatoria (Calvino 1988, p. 131). Due anni pi tardi, nel 1987, Michael Joyce, considerato il primo vero scrittore di narrativa elettronica e ipertestuale, pubblicava Afternoon. A story, costruendo una trama assolutamente priva di linearit, composta di 539 blocchi di testo collegati fra loro con 951 link, volti a permettere una lettura personalizzata e fatta di percorsi individuali. evidente, da queste premesse, come la letteratura e la critica che pure non rappresentano attualmente le discipline prevalenti nei contenuti ipertestuali abbiano dato stimoli fondamentali allevoluzione della tecnologia ipertestuale. E il fatto che nelle teorie e descrizioni dellipertesto si usi ancora oggi il lessico di autori come Barthes, Focault e Derrida ne forse la migliore testimonianza; si pensi alla fortuna dei termini lessa, nodo, rete, tela e percorso utilizzati da Barthes in S/Z per giustificare la struttura multilineare della novella

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Sarrasine di Honor de Balzac; o al meccanismo di rimandi, come Focault definisce il testo ne LArcheologia del sapere; e ancora: ai termini disseminazione, reticolo differenziale e decentramento usati da Derrida in Della Grammatologia prima, e ne La disseminazione poi, per esprimere la necessit di abbandonare le idee di linearit e completezza dei testi. 4.3.2 La struttura ipertestuale Consideriamo ipertestuale una struttura composta da diversi blocchi (o lesse), il cui contenuto pu essere di semplice testo alfanumerico, o constare di immagini, animazioni, suoni, o pi elementi montati insieme. Tale considerazione sulla variet dei linguaggi utilizzati nella scrittura ipertestuale fa notare una prima sostanziale differenza fra il testo tradizionale e quello elettronico, essendo questultimo in grado di veicolare informazioni verbali accanto a informazioni non verbali. A tal proposito Landow definisce ipermediale la tecnologia dellipertesto:
Il concetto di ipermedia semplicemente estende la nozione di testo nellipertesto (). Unendo brani di discorso verbale a immagini, mappe, diagrammi e suoni con la stessa facilit con cui li integrano ad altri brani di discorsi verbali, estendono il concetto di testo oltre la pura verbalit (Landow 1994, p. 24).

I blocchi di testo laddove con la parola testo indichiamo qualsiasi tipo di contenuto, sia esso verbale o non verbale relati fra loro per mezzo dei link, compongono una struttura reticolare, multilineare e frammentata, costellata di tanti possibili rimandi interattivi fra un nodo e laltro del testo. Rimandi che, permettendo diversi percorsi possibili per attraversare il reticolo ipertestuale, determinano approcci ai testi non univoci e tendenzialmente soggettivi. in base a questi elementi fortemente caratterizzanti che

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lipertesto abbandona definitivamente limpostazione tipografica e gutenberghiana, che prevede testi strutturati gerarchicamente, ossia con un inizio (punto daccesso principale al testo) e una fine (limite estremo che chiude il testo), e con confini netti che separino il centro dalla periferia concetti, questi ultimi, che nellanalisi di Landow, ben si prestano a indicare rispettivamente gli elementi testuali e meta-testuali, cos ben distinti nella tradizione tipografica. Coerentemente con quanto teorizzato da Bush e Nelson, in una struttura di tipo ipertestuale i tradizionali concetti di spazialit e gerarchia interni ai testi vengono a mancare, proprio perch la linearit che Landow (1994, p. 109) definisce retorica lineare sequenziale del primo, secondo, terzo come impostazione mentale, oltre che organizzativa e argomentativa, non pi lelemento predominante; se la linearit resta valida per la scrittura e la composizione dei singoli blocchi di testo, nellarchitettura complessiva che tiene insieme i diversi blocchi essa perde valore. In un testo non lineare, e atomizzato, pu non esservi un punto iniziale, e daccesso, ben preciso: il lettore pu iniziare la lettura da pi punti cio tanti ingressi quanti sono i brani collegati, dai quali si pu raggiungere la singola lessa (Landow 1994, p. 111). Un testo senza un punto daccesso predefinito e calcolato dallautore, o con pi punti daccesso mobili, implica necessariamente la ridefinizione del concetto di fine. Lipertesto, si detto, lemblema dellapertura della testualit: non solo per il lettore i punti finali di lettura possono essere tanti quante sono le singole lesse via via raggiunte durante il suo percorso, ma inoltre lipertesto una struttura potenzialmente infinita e sempre espandibile verso lesterno; grazie alla possibilit offerta ai lettori di interagire (condizione imprescindibile per un

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ipertesto ottimale) col testo, questultimo pu tollerare continui ampliamenti e aggiunte, e presentarsi come perennemente incompiuto; in un testo cos strutturato, sostiene Nelson (1981, p. 57), non esiste lultima parola. Non pu esistere la versione finale di qualcosa, lultimo pensiero. C sempre un nuovo punto di vista, una nuova idea, una reinterpretazione. Presentandosi estremamente fluido e privo di sequenzialit, lipertesto vede sfumare anche i suoi confini, sia interni che esterni. La gerarchia interna uno degli elementi fondanti del tradizionale libro a stampa: sono evidenti i rapporti di forza fra il testo principale, considerato come oggetto centrale di lettura, e il meta-testo, considerato come veicolo di informazioni sussidiarie, presentate al lettore come secondarie. Basti pensare alle note e ai rimandi bibliografici che, generalmente con dimensioni ridotte, vengono collocati entro parentesi, in fondo alla pagina o in fondo al capitolo e, in molti casi, alla fine dellintero corpus del testo, ma sempre in posizione periferica. Questi elementi meta-testuali, evidente, sono presentati come elementi gerarchicamente inferiori, e di conseguenza percepiti pi come ostacoli al percorso lineare di lettura, che come tappe necessarie per la comprensione di quanto si sta leggendo. Lipertesto, al contrario, appare come una struttura senza centro (o con un numero imprecisato di centri potenziali) e dunque privo di margini: i rapporti gerarchici tendono a modificarsi, o ad annullarsi completamente. Note di spiegazione e commenti, citazioni o interi testi di altri autori, cos come rimandi interni ed esterni al testo, possono presentarsi sullo stesso piano del testo principale, e attrarre linteresse del lettore fino a indurlo a lasciare, momentaneamente o definitivamente, la lettura precedente. A tal proposito Landow afferma:

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Il collegamento elettronico elimina immediatamente lopposizione binaria fra testo e nota su cui si basa la relazione di status tipica del libro stampato. Seguire un collegamento pu portare il lettore sia a un passo successivo del testo sia a un testo diverso: pu condurre anche ad altre opere dello stesso autore o a una variet di commenti critici, varianti testuali e simili. () Il collegamento ipertestuale pone insomma il testo che si sta leggendo al centro delluniverso testuale, istituendo un nuovo tipo di gerarchia in cui il potere del centro si estende su una periferia infinita. Tuttavia poich nellipertesto quel centro sempre virtuale, temporaneo e decentrabile, in altre parole, creato soltanto dallatto di leggere quel particolare testo esso non tirraneggia mai altri aspetti della rete come farebbe un testo stampato (Landow 1994, p. 120).

Quanto detto dimostra come lipertesto non tolleri alcun confine che possa, come nel caso del libro a stampa, rendere i testi chiusi al proprio interno e isolati da qualunque contesto. Il fatto che nellipertestualit le note e i rimandi ad altri testi e autori possano assumere lo stesso valore del testo principale della lettura, sintomatico di un principio chiave del web, e fatto proprio dallipertesto, che potremmo chiamare di non autosufficienza. Nonostante la tradizione gutenberghiana ci abbia consegnato testi chiusi e ben confinati, per non comunicare con lesterno e reiterare sempre lidentico messaggio (a prescindere dallinterpretazione dei lettori, questo lobiettivo del libro tradizionale), sappiamo come i testi e gli autori abbiano quasi sempre un debito con la tradizione e con il sapere precedentemente trasmesso. A tal proposito si ricordi la definizione di Maria Corti (1976, p. 121) di testo come ipersegno, da ricondurre a ununit semiotica superiore definita macrotesto. Il principio di intertestualit, si dimostra visibilmente determinante nella scrittura scientifica e saggistica, in cui molto spesso il lavoro di un autore strettamente correlato a quello di un suo collega, cos come le tesi sostenute non

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possono prescindere da altre precedenti, che lautore intende rafforzare, superare o confutare. Ma la cultura tipografica non pu render conto esaustivamente di tale correlazione per ovvi limiti fisici legati al supporto utilizzato, e spesso, come detto in precedenza, la stessa impostazione gerarchica a far passare volutamente in secondo piano ogni collegamento verso lesterno, non dando opportunamente conto del rapporto tra il testo e il suo contesto. Nel mondo ipertestuale lintertestualit pu essere ampiamente rispettata, avverando la profezia di Bush che immaginava delle macchine in grado di consultare e comparare pi testi contemporaneamente, grazie a dei collegamenti fra gli stessi. Per spiegare bene questa capacit dellipertesto di rapportarsi con lesterno, Landow immagina di scrivere un saggio ipertestuale su una sezione specifica, Nausicaa, dellUlisse di James Joyce, in cui far coesistere sullo stesso piano il testo principale (il saggio) con il meta-testo (la scrittura di Joyce): paradossalmente sul supporto cartaceo tradizionale Joyce e il suo romanzo passerebbero in secondo piano rispetto a Landow e il suo saggio; ma nellipertesto, il testo e il meta-testo possono invece completarsi reciprocamente:
Nella stampa, quando indico il numero di pagina di un brano di Joyce a cui mi riferisco, oppure quando includo quel brano nel testo o in nota, il passo che il tema del mio saggio esiste ovviamente in una posizione sussidiaria, inferiore a quella delle mie parole, le quali dopotutto appaiono nel testo principale. Ma cosa succederebbe se si redigesse quel testo in forma ipertestuale? Supponendo di lavorare in un ambiente ipertestuale, si inizierebbe richiamando il romanzo di Joyce e si aprirebbero su un lato dello schermo il brano o i brani in questione. Poi si scriverebbero i commenti, ma nei luoghi in cui abitualmente si citerebbe Joyce si creerebbe invece un collegamento elettronico fra il nostro testo e uno o pi brani di quello di Joyce. Contemporaneamente si collegherebbero brani del nostro testo ad altri

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punti del nostro stesso testo, del testo altrui, e di nostri testi precedenti. Insomma, si verificherebbero parecchie cose che violano le nostre attuali aspettative (Landow 1994, p. 122).

Lintertestualit, e il legame di ogni testo o opera darte con un contesto pi ampio, ricorda la concezione monadologica dellarte di Walter Benjamin, secondo cui le singole opere darte, come monadi, si dissolvono nellAssoluto, ossia nellIdea dellArte. Le opere darte (nel nostro caso: i testi) sono come singoli nodi che, se sciolti ed questo il compito della critica immanente rivelano di essere parte di un continuum. Questidea romantica, basata sullidea di critica di Schlegel e sul concetto di riflessione di Fichte attraverso la riflessione che lopera darte individuale compie se stessa e si dissolve, svelando la sua relazione con tutte le altre opere darte viene espressa da Benjamin nella sua tesi di dottorato e messa in pratica con la critica immanente delle poesie di Baudelaire e de Le affinit elettive di Goethe. Una critica che ha il compito di indagare il contenuto di verit dellopera, rendendola autonoma dal suo autore, e concentrandosi solo su quanto essa ha da dire; e ci che ha da dire pu non rivelarsi nellimmediato, bens nella sua vita postuma, in altre epoche e presso altre generazioni. per questa ragione, secondo Benjamin, che Baudelaire dedica Le Fleurs du mal a lettori dellepoca successiva
Baudelaire ha scritto un libro che aveva a priori scarse prospettive di successo immediato. Egli contava su un tipo di lettore come lo descrive il poema introduttivo. E si sarebbe capito che il suo calcolo era stato lungimirante. Il lettore a cui si rivolgeva gli sarebbe stato fornito dallepoca seguente ( Benjamin 1955, p. 89).

Tanto la concezione dellarte, quanto quella di critica, di Benjamin, possono rivelarsi sorprendentemente attuali se

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nella scrittura ipertestuale vediamo non solo il frutto di una nuova tecnologia, ma la realizzazione di un modo rivoluzionario di concepire larte, il sapere, la storia. E se guardiamo allintera opera di Benjamin, notiamo che la sua concezione monadologica investe ogni campo dazione, influenzando anche il suo stile e la sua scrittura; questultima procede per frammenti (si pensi alle Tesi sul concetto di Storia o ai Passagenwerk, che avrebbero dovuto fare da prefazione alle Tesi) e per aforismi: (...) Metodo di questo lavoro: montaggio letterario. Non ho nulla da dire, solo da mostrare. La scrittura frammentata del resto una caratteristica frequente del web e della struttura ipertestuale, composta in gran parte di testi brevi ed estremamente sintetici. Difficile stabilire se ci dipenda dalla stessa struttura granulare della rete ipertestuale che per la sua stessa natura suggerisce di spostarsi da una pagina allaltra, senza soffermarsi troppo tempo sulla stessa o se non sia piuttosto una vera e propria scelta stilistica degli autori; come nella narrativa ipertestuale, in cui la scrittura breve si dimostra particolarmente vincente permettendo di montare elementi verbali e non verbali, senza che i primi prevalgano sui secondi. Occorre comunque tener presente che la maggior parte degli utenti percepiscono la lettura e la ricerca di informazioni in rete, come atti da compiere in un breve lasso di tempo, cos come ormai noto che le pagine web, soprattutto se statiche, chiuse e poco interattive, difficilmente trattengono i visitatori per pi di pochi minuti; e se la maggior parte dei contenuti fruibili in rete si presentano particolarmente brevi e concisi, forse perch i loro autori hanno in mente quel tipo di utentilettori. Franco Carlini, riflettendo sulla frammentariet della scrittura sul web, e descrivendo casi limite di pagine e blocchi

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di testo (con cornici e sotto-cornici), che portano i testi a ridursi fino a pochissime righe, afferma:
Nessuna meraviglia allora che la struttura per singole unit di lettura tipica dellipertesto, venga ulteriormente forzata verso piccoli bocconi di informazione. Forse anche per questi vincoli imposti dai dispositivi che sulla rete internet si diffuso, almeno in questa fase, un fastidioso discutibile luogo comune: i testi devono essere assai brevi, quasi telegrafici. Talora non sono pi lunghi dei sommari dei giornali a stampa (Carlini 1999, p. 101).

Certo, considerando solo le singole lesse e non la struttura che esse, messe in relazione, compongono, la frammentazione della scrittura pu sembrare un dato negativo. Ma se consideriamo ogni blocco di testo in relazione ad altri, e come singolo contributo di informazioni da mettere in circolazione in un tessuto ben pi ampio, colpisce pi la ricchezza, e a volte addirittura la ridondanza, che non la frammentariet e la sinteticit. Inoltre, le perplessit espresse da Carlini appaiono pi giustificate se contestualizzate in quellepoca, fine anni Novanta, in cui i browser di navigazione appesantivano linterazione tra i lettori e i testi, e spesso la scrittura estremamente frammentata si rivelava una scelta obbligata, dettata da una serie di limiti grafici e di programmazione. Se vero che, in molti ambienti del web, permane labitudine a una scrittura frammentata e i testi si presentano piuttosto brevi, in molti altri, per esempio i blog letterari analizzati nel secondo capitolo, vero il contrario, e i testi lunghi e ben articolati rappresentano la norma. Semplificando, si pu sostenere che esistano due approcci distinti: da un lato chi predilige una scrittura breve, forse proprio per la possibilit offertagli di rimandare verso altre pagine web per approfondire determinati argomenti, dallaltro chi, sfruttando

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lassenza di limiti e vincoli di spazio delle odierne piattaforme del web, opta per una scrittura molto pi densa di contenuti. Un ultimo aspetto da analizzare la possibilit offerta dalla scrittura elettronica di presentare testi cangianti, ossia consultabili in modi diversi a seconda delle preferenze e delle esigenze dei suoi fruitori. Lestrema versatilit degli ipertesti, infatti, permette di affrontare il testo, lo stesso testo, con approcci diversi in base ai percorsi intrapresi, e di analizzarlo comparando i diversi percorsi possibili. Se questa funzione pu rivelarsi utile in molti campi, per esempio per le traduzioni (offrendo la possibilit di consultare il testo in pi lingue e di confrontare le variazioni con loriginale), in campo filologico che essa manifesta tutte le sue potenzialit. Nelledizione critica elaborata elettronicamente di unopera letteraria, possibile leggere lo stesso testo in base a pi interpretazioni, e consultare (nei casi pi virtuosi) la versione digitale di un manoscritto originale, senza accettare passivamente come avviene nella stampa le scelte di chi ne cura ledizione, che, inevitabilmente, fornisce un solo testo possibile sacrificando e scartando le possibili varianti. Nellipertesto, data la sua struttura non gerarchica e non sequenziale, varianti e occorrenze diverse, cos come proposte di interpretazione, possono assumere un ruolo di primo piano, fornendo al lettore pi chiavi di lettura. A tal proposito Raul Mordenti, invitando a ripensare il testo fuori dallepisteme della stampa, afferma:
Ma ci che colpisce soprattutto del testo informatico il suo essere mobile, ci che definirei la sua rigorosa mobilit, ad esempio la possibilit che esso offre di poter passare in un attimo dal testo allapparato, e viceversa, di consentire diversi e plurimi percorsi di lettura, o di offrire (sempre in un attimo, e sempre in modo assolutamente affidabile e rigoroso) diversi stati del testo, diversi rami dello stemma, diverse varianti. La domanda che occorre rivolgere

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alla filologia, giunti a questo punto del nostro ragionamento, allora radicale (e si tratta di una domanda formulabile, cio pensabile, solo a partire dallinformatica e dalla sua specifica modalit tecnologica di edizione non pi gutenberghiana); tale domanda potrebbe essere cos formulata: quanto c di intrinsecamente gutenberghiano, nella moderna teoria filologica? Quanto dipendono dalla stampa, ad es., il concetto di archetipo o quello di originale ()? E soprattutto, quanto dipende dalla stampa la stessa idea di edizione intesa come costituzione di un testo e di uno solo, a cui risalire attraverso (ma si potrebbe anche dire: nonostante) la pluralit dei testi storicamente dati e viventi, degradando questi ultimi a meri testimoni subalterni, a pallida eco materiale (ma mendace e fuorviante) del Testo come idea pura? A me sembra evidente che questa idea di edizione sia assai legata al fatto che il testo che si stabiliva criticamente doveva essere riprodotto dalla stampa, e in tal modo esso era validato attraverso la sua riproduzione indefinita e identica, ma dunque per questa via esso era destinato a diventare il Testo con la iniziale maiuscola, il solo testo corretto possibile, ne varietur (Mordenti 2007, pp. 155-156).

Nel caso di ricostruzioni filologiche i diversi e plurimi percorsi descritti da Mordenti, sono in larga misura prevedibili dal curatore delledizione; e la stessa cosa pi o meno vera per altre tipologie di testi (soprattutto se impressi su supporti di memoria come i cd-rom, che non consentono comunicazioni con lesterno, pur mantenendo una struttura di tipo ipertestuale, o se ospitati da pagine e siti internet particolarmente autoreferenziali). Ma nellipertesto, soprattutto se con questo termine vogliamo indicare lintero web, la prevedibilit dei percorsi che si offrono al lettore costituisce leccezione pi che la norma. Di pi: un elemento fortemente caratterizzante dei percorsi di lettura in rete proprio la casualit, determinata dal disorientamento a cui il lettore pu andare incontro durante la navigazione. Disorientamento che, se in alcuni casi rappresenta un elemento di disturbo alla lettura, e come tale va scongiurato fornendo al lettore strumenti validi per tenere sempre traccia del suo percorso, come le roadmap e i bookmarks descritti

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da Landow, e oggi soprattutto i feed e i vari aggregatori (evernote, istantpaper e simili), molto spesso pu rappresentare per i lettori unesperienza piacevole per la casualit della scoperta. Landow, riferendosi a un esperimento compiuto nel 1991 su lettori, esperti e non di tecnologia ipertestuale e ricerca di informazioni, riporta la risposta di uno di questi:
Sarebbe un po come la situazione improbabile in cui ci si trova nella sezione sbagliata della biblioteca, nel corridoio sbagliato, davanti allo scaffale sbagliato, ma magicamente lo si apre alla pagina giusta (Landow 1994, p. 161).

Chiunque abbia un po di esperienza con la lettura ipertestuale sa quanto sia facile imbattersi in informazioni e pagine web del tutto casualmente, perdendo di vista il percorso precedente e ignorando quale sar il prossimo nodo su cui approder. Ma se pensiamo al fatto che navigare in rete da molti paragonato allesperienza del viaggio, le infinite variabili che si offrono allutente-lettore possono essere considerate una ricchezza oltre che un rischio e, nel caso della narrativa, unavventura sia per gli autori che per i lettori. Uno spaesamento utile, proprio come nel viaggio, a sviluppare percorsi inconsueti e senso critico. Il web, in ultima analisi, fatto da persone in carne e ossa e, per quanto di esso se ne percepiscano solo gli aspetti pi astratti e virtuali, rappresenta in buona parte il mondo globalizzato che abitiamo, con le sue contraddizioni, le sue variabili, i suoi scambi, i suoi equilibri e squilibri; il web ipertestuale insomma un mondo imprevedibile. 4.3.3 Autori e lettori: nuove figure Come in parte si evince da quanto affermato in precedenza, la scrittura elettronica e ipertestuale consegna nuove idee, e nuove figure, di autori e lettori. Lautore, i cui testi nel mondo

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ipertestuale esistono in funzione di altri, e il cui prodotto pu sempre sfuggirgli di mano, diventa un concetto un po pi astratto rispetto a quello idealizzato e imposto dalla stampa. E il lettore, fornito ora di strumenti che gli permettono di agire e interagire coi testi, pu diventare una figura ibrida, a met tra il lettore passivo, gutenberghianamente inteso, e il lettorecopista dei manoscritti medievali. Ma i concetti di ruolo attivo del destinatario e di cooperazione con lemittente nella costruzione del significato nella comunicazione orale come in quella scritta rappresentano una costante negli studi di diverse discipline da oltre un secolo, dalla linguistica alla semiotica, dalla critica letteraria alla sociologia della comunicazione. Si pensi allapproccio strutturalista di Ferdinand de Saussure, e alla sua concezione del segno linguistico come fatto puramente arbitrario, e dunque alla lingua come tacito accordo e convenzione tra i parlanti; o a Charles S. Peirce e agli elementi di semiotica testuale da lui introdotti: segno, oggetto, significato, interpretante e ground. Con Umberto Eco, che sulla scia delle teorie di seconda generazione rifiuta lidea che il modello emittentemessaggio-destinatario-codice basti da solo a validare un atto comunicativo, e introduce elementi quali il contesto e la circostanza, possiamo affermare che
Un testo si distingue da altri tipi di espressione per una sua maggiore complessit. E motivo principale della sua complessit proprio il fatto che esso intessuto di non-detto. Non-detto significa non manifestato in superficie, a livello di espressione: ma appunto questo non-detto che deve venir attualizzato a livello di attualizzazione del contenuto. E a questo proposito un testo, pi decisamente che ogni altro messaggio, richiede movimenti cooperativi attivi e coscienti da parte del lettore (Eco 1979, p. 51).

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Il non detto, espressione mutuata da Oswald Ducrot (1972), coincide con gli spazi bianchi che Eco (1979, p. 52) vede impliciti nel testo scritto, sia in quanto meccanismo pigro (o economico) che vive sul plusvalore di senso introdottovi dal destinatario, sia perch un testo vuole lasciare al lettore liniziativa interpretativa, anche se di solito desidera essere interpretato con un margine sufficiente di univocit (Ib.). Dunque, prima di asserire che lipertesto rappresenti latto di nascita dellopera aperta, dobbiamo necessariamente tenere presente che ogni testo, anche quello apparentemente pi chiuso, presenta determinati margini di apertura in virt dei suoi spazi bianchi, che chiedono al lettore un atto collaborativo, e dunque un ruolo attivo. Ma evidente che con la scrittura ipertestuale che lerosione del rapporto asimmetrico autore-lettore si manifesta pi apertamente, con tutti i suoi vantaggi e le sue problematicit. Nel mondo ipertestuale, il testo scritto appare pi mobile e instabile e, soprattutto, si presenta passibile di riadattamenti e reinterpretazioni fintanto che lasciato libero di circolare in una struttura che tollera influssi e nuovi apporti dallesterno. Una struttura che, come gi osservato, richiede che ogni testo rinunci a essere autosufficiente per mettersi in relazione intertestuale con altri, e presentarsi al lettore come una tra le tante monadi di un continuum, un nodo tra i tanti. Occorre a questo punto provare a capire quale sia il grado di libert del lettore ipertestuale e quantificarlo relativamente alle possibilit dategli di interagire coi testi. La totale libert del lettore di muoversi nel testo, e fra i testi, rappresenta una potenzialit potremmo dire la condizione ideale nellipertesto ottimale ma spesso lautore ipertestuale pu mantenere il controllo dei testi e limitare il movimento del lettore, conservando in tal modo un po della sua autorit.

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Per quanto numerosi, i collegamenti tra diversi nodi possono comparire in un numero finito e circoscritto, e formare dunque una struttura definibile a priori dallautore. In altre parole, se ipotizziamo la struttura di un romanzo ipertestuale, il suo autore pu organizzare i collegamenti in modo tale da determinare quali saranno i percorsi a disposizione del lettore, e creare unarchitettura apparentemente anarchica e dai risvolti imprevedibili, ma in realt ben calcolata nelle sue dinamiche possibili. Cos come lintervento attivo del lettore sul testo pu manifestarsi in determinate sezioni del romanzo, magari le meno determinanti ai fini della trama, ma non in altre. Al contrario, possono esservi strutture ipertestuali, in cui la figura autoriale appare eclissata e il lettore assume quasi totalmente il controllo del testo: pu dirigersi orizzontalmente e pi o meno illimitatamente da un nodo allaltro, collegare autonomamente testi ed estratti di testi, e intervenire direttamente su questi annotando, modificando e proponendo delle variazioni. Una struttura di questo tipo si presenta, dunque, aperta al massimo grado verso lesterno, consentendo collegamenti e percorsi pi o meno illimitati, ma esponendo il lettore a un duplice rischio: perdere lorientamento e raggiungere sezioni e pagine non coerenti con le sue aspettative da un lato, e subire il cosiddetto overload informativo (sovraccarico di informazioni) dallaltro. Possiamo quindi distinguere ambienti in cui il lettore ha s un ruolo attivo, ma limitato in base allarchitettura dellambiente stesso e alle intenzioni del/degli autore/i, da ambienti in cui la figura autoriale viene messa da parte, essendo il lettore a costruire in modo granulare i suoi percorsi, fino a raggiungere nodi lontani (ammesso che laggettivo abbia ancora senso in una struttura decentrata quale quella ipertestuale) dal punto in cui ha iniziato a leggere.

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Stessa distinzione va ribadita per quanto riguarda la possibilit di agire sul testo modificandolo: se consideriamo la tradizionale asimmetria dei testi fondata sulle due azioni di scrittura e lettura, ossia un ruolo gerarchicamente superiore previsto per chi produce il testo, e uno inferiore per chi chi ne fruisce, riteniamo gli ambienti di pagine cosiddette read only (di sola lettura) il grado zero dellinterazione autorelettore, e quelli in cui al lettore consentito partecipare alla scrittura dei testi, in posizione paritetica, o quasi, a quella dellautore, il grado massimo di tale interazione. Come ovvio, tali considerazioni non possono non tener conto n dei diversi generi e tipologie di documenti disponibili in rete, n tantomeno dei supporti e piattaforme che li contengono; allo stesso modo occorre distinguere la fruizione di contenuti ipertestuali in modalit online da quella offline. Queste distinzioni, pur se spesso sottovalutate, sono fondamentali per una corretta comprensione delle attivit di scrittura e lettura ipertestuali. Consultare unedizione critica digitale archiviata su un cd-rom pu essere diverso che consultarla su un sito internet sempre aggiornato; cos come lapproccio del lettore rispetto al testo cambia a seconda che si trovi davanti a unedizione ipertestuale del Decameron o a un romanzo cibernetico che pu prevedere unimmersione totale nella trama, fino a interagire istantaneamente (e dunque necessariamente in modalit online) non solo con lautore, ma anche con gli stessi personaggi. Gli ipertesti rappresentano dunque una nuova forma di testualit, che vede da un lato ridursi il divario fra autore e lettore, dallaltro annullarsi, o quasi, ogni forma di mediazione tra le due figure. il lettore a scegliere come navigare nei testi, costruendo, in base ai margini di libert previsti, un proprio percorso personalizzato, in cui accedere da un punto non stabilito e da cui uscire a propria discrezione.

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Dunque se lopera non pi unica e stabile, perch ogni ipertesto pu dare luogo a molteplici opere lette, allora anche il suo autore un po' meno autore. E il lettore si prende una libert e un potere che prima non erano previsti (Carlini 1999, p. 53).

Come si osservato nel primo capitolo, uno dei principi chiave del web 2.0, reso possibile dalla tecnologia UGC (User Generated Content), mettere gli utenti in una condizione di co-sviluppatori, cio partecipare attivamente alla creazione dei contenuti. Ed questo principio che fa s che il confine fra produttori e consumatori di contenuti sul web, si faccia pi labile e sfumato. Nel mondo degli ipertesti co-sviluppare contenuti coincide con la scrittura in collaborazione, teorizzata e praticata in pi occasioni da Landow negli anni Novanta, e oggi pi o meno diffusa in diversi settori disciplinari che sfruttano la tecnologia informatica e il web sia nella fase di creazione dei contenuti, che in quella di messa in condivisione degli stessi. Si tratta di un vero e proprio lavoro di gruppo che prevede che pi autori partecipino collettivamente alla stesura di uno o pi testi in varie modalit. La prima modalit di scrittura in collaborazione quella che avviene in una forma che potremmo definire dialogica: pi utenti lavorano in contemporanea alla stesura dello stesso progetto, restando sempre in contatto e potendo sempre visionare il lavoro dellaltro. Questa tipologia di collaborazione prevede necessariamente che si lavori in modalit online sfruttando, da postazioni fisiche diverse e lontane tra loro, uno stesso software che permetta di dialogare e scambiare dati in tempo reale. Le comunit telematiche degli anni Sessanta-Settanta, basate sulla tecnologia time sharing (Corinto, Tozzi 2002, p. 31) e le forme di comunicazione istant messaging diffuse a partire dagli anni Ottanta-Novanta, e integrate con applicazioni che permettono

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lo scambio di file o laccesso a un database comune, in cui consultare e modificare i record via via inseriti, possono essere considerati i primi strumenti grezzi di questa forma di creazione collettiva. Una seconda modalit quella che Landow (1994, p. 142) definisce versioning: un utente crea un prima bozza e la invia a un collaboratore che apporter modifiche e aggiunte, per poi inviarla allutente di partenza, o a un terzo, fino alla conclusione, e alla pubblicazione online, del lavoro. Questa tipologia di scrittura partecipativa, a differenza della prima, non presuppone che gli autori lavorino in tempo reale: i collaboratori lavoreranno sulla bozza in un momento successivo alla stesura iniziale, e dunque non escluso che il loro lavoro avvenga in modalit offline, e in assenza degli altri colleghi. Oltre a queste due tipologie di scrittura collettiva, Landow (Ivi, p. 143) prevede un terzo modello, definito catena di montaggio: in tal caso prevista una suddivisione dei compiti e dei ruoli fra i diversi collaboratori, i quali lavorano in maniera autonoma alla costruzione dei singoli tasselli che successivamente formeranno la struttura ipertestuale. Diversi utenti, in base alle specifiche competenze, svolgono il compito che gli viene assegnato: alcuni si occuperanno di contenuti specifici, altri di stabilire adeguati collegamenti tra gli stessi, e altri ancora cureranno gli aspetti grafici, eventuali sezioni correlate e mappe concettuali, cos come contenuti extra in formato audio e video. Basti pensare a qualsiasi documento condiviso nella nuvola di google doc, per esempio, dove i collaboratori scrivono e modificano contemporaneamente il medesimo testo a distanza. O anche ai programmi sempre pi diffusi, in ambito aziendale, che consentono la gestione e condivisione in remoto di materiali e documenti di vario tipo.

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Queste tre modalit di partecipazione alla creazione, composizione e messa in condivisione di contenuti ipertestuali, non vanno identificate come separate e a se stanti; e va detto che ben si applicano a strutture ipertestuali pi o meno contenute, quali un singolo libro ipertestuale, o un insieme pi o meno coerente di diversi libri di uno stesso autore, o che trattano la stessa tematica, cos come a dispense universitarie e materiali messi a disposizione da un centro di ricerca, ecc. Ma se estendiamo lanalisi a strutture ipertestuali allargate, formate da nodi che si aggiungono ad altri nodi fino a formare un tessuto labirintico e rizomatico, evidente che diventa difficile stabilire quale sia la modalit di scrittura collaborativa adottata, cos come riconoscere quali e quanti siano gli autori che vi hanno collaborato. In strutture estremamente allargate, quali quelle permesse da Intermedia, interfaccia usata negli anni Novanta da Landow per comporre, archiviare e consultare contenuti ipertestuali, e oggi non pi in uso o lo stesso web considerato nella sua totalit, la scrittura in collaborazione avviene simultaneamente, in modalit versioning e come catena di montaggio. Landow stesso avverte:
Dopo essere stato inserito in una rete di collegamenti elettronici, un documento non esiste pi come entit autonoma. Esiste sempre in relazione ad altri documenti, in modo completamente diverso rispetto ai prodotti della stampa. Da questo drastico cambiamento del modo in cui i testi esistono in relazione ad altri testi derivano due principi che, a loro volta, producono questa forma di collaborazione: primo, qualsiasi documento inserito in un sistema in rete che consente il collegamento elettronico potenzialmente in collaborazione con tutti gli altri documenti di quel sistema; secondo, qualunque documento connesso elettronicamente a un altro documento collabora con esso (Ib.).

Che si tratti di una struttura ipertestuale pi o meno ridotta e creata da un numero contenuto di autori, o di strutture

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allargate quali quelle gestite per esempio da pi dipartimenti universitari, fino allintera struttura ipertestuale del web, evidente che i tradizionali concetti di autore e paternit delle opere appaiano fortemente messi in discussione, e allo stesso modo diventa labile il confine fra autore e lettore. Ipotizzando unopera collettiva, e dunque ipertestuale e intertestuale, progettata e alimentata da uno o pi dipartimenti universitari, dovrebbero essere considerati autori tutti coloro che a pi riprese, e a vario titolo, vi partecipano: dagli ideatori del progetto ai curatori dei singoli articoli e documenti via via inseriti, cos come dai webmaster a coloro che si occupano di aspetti grafici e altri elementi apparentemente secondari. Se inoltre lopera in questione, come sarebbe naturale, fosse consultabile dai singoli studenti e ricercatori, questi a loro volta potrebbero inserire i risultati di ricerche da loro stessi condotte, tesi di laurea o di dottorato, o documenti e materiali altrui, introducendo di conseguenza nuove figure autoriali. Il risultato sarebbe la creazione di un vasto contenitore di informazioni, tutte specialistiche perch tutte prodotte da esperti dei singoli settori: si genererebbe unopera aperta, intertestuale e potenzialmente interdisciplinare, potendo collegarla, coerentemente con gli argomenti trattati, ad altri dipartimenti e istituti di ricerca, cos come ad altre universit di tutto il mondo, fino a scambiare, confrontare e condividere le proprie conoscenze. Anche se brevetti, diritti dautore, norme giuridiche e regolamenti interni alle singole universit li ostacolano enormemente, progetti di questo tipo hanno dato risultati apprezzabili, soprattutto nel mondo accademico anglosassone. E, per una sorta di vocazione naturale, a dare i migliori risultati, sono le discipline scientifiche, esigenti di rendere davvero collettive le proprie scoperte e riconoscere a tutti i collaboratori i giusti meriti. infatti in campo scientifico che il lavoro in collaborazione, come sostiene

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Landow, sembra sforzarsi a farsi riconoscere come tale, mentre le discipline umanistiche sembrano rifiutare il lavoro intellettuale collettivo perch, ancorate a quel concetto romantico di autore come io, espressione della potenza creativa individuale, continuano a considerare come verit eterne le loro ipotesi sullautore, sulla propriet intellettuale, sulla creativit e sulloriginalit (Ivi, pp. 16-147). Se tutti coloro che partecipano alla creazione collettiva di contenuti meritano di vedersi riconosciuto il merito del proprio sforzo creativo, e se le comunit di utenti-lettori del web pretendono di fruire liberamente di tali contenuti, intesi come conoscenza pubblica e accessibile alle masse, evidente come le attuali vigenti norme sul diritto dautore non bastino pi, e si rivelino inapplicabili nel mondo del web. Un concetto quale la propriet privata, gi difficile da concepire se applicato al campo del sapere umano, si fa ancora pi instabile nellera, per dirla con Benjamin, della riproducibilit tecnica e digitale delle opere dellingegno e delle idee. Copyright e brevetti si rivelano pi un limite allaccesso collettivo al sapere, che un espediente per tutelare e garantire il riconoscimento della propriet intellettuale, e gli obiettivi che perseguono sono spesso intrecciati col punto di vista politico-economico delle classi dirigenti nei confronti della conoscenza, leducazione, listruzione e la ricerca. Raggiungono pi facilmente lobiettivo di trasformare il sapere in moneta di scambio, e le idee in prodotti da vendere, che non tradurli in patrimonio da condividere. Come sostengono gli autori del gruppo LASER in Il sapere liberato, la concezione politica della ricerca come un bene da privatizzare, e dunque la valutazione dei ricercatori calcolata in base al numero di pubblicazioni, pu offrirci una chiave interpretativa valida per spiegare perch, da pi parti, la libera circolazione delle idee e delle scoperte venga cos duramente ostacolata:

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Di propriet intellettuale si parla sempre pi spesso, ma a senso unico: i brevetti e il diritto d'autore sono nuovi idoli delleconomia. Nei dibattiti televisivi o negli articoli sui giornali si citano le cifre sui brevetti per misurare la capacit di innovazione di una nazione. () Laffermazione di questo strumento nuovo di finanziamento dellinnovazione, proprio mentre i governi stringono i cordoni della borsa, riducendo la quota del PIL destinata alla ricerca, stato accompagnato da unimponente propaganda mediatica. Cos, sembrato naturale che lunico modo di incentivare linnovazione e la ricerca fosse di privatizzarle, riconoscendo la propriet privata anche sulle idee. () Difatti il principale metro di valutazione della competitivit nelle istituzioni scientifiche e accademiche proprio la quantit di conoscenza che un qualsiasi ricercatore riesce a rendere pubblica attraverso articoli di giornale e libri nel minor tempo possibile. In ogni caso il sapere una risorsa economica particolare, in quanto non scarso: chi lo possiede pu trasmetterlo infinite volte senza perderne la piena disponibilit, a differenza di altre risorse. Inoltre, soprattutto grazie alle attuali tecnologie dellinformazione, distribuire conoscenza costa molto meno che produrla (LASER 2005, p. 38).

Un discorso di questo tipo, evidente, rischierebbe di portarci troppo lontano e farci perdere di vista loggetto della nostra analisi. Rimandando alle conclusioni di questo lavoro per un approfondimento sullo stato attuale, e sulle politiche possibili per favorire la condivisione e la libera circolazione delle idee intese come beni collettivi, occorre a questo punto del ragionamento chiedersi se effettivamente la tecnologia ipertestuale, con la conseguente ridefinizione delle due figure di autore e lettore, si traduca in una nuova modalit di trasmissione e fruizione dei contenuti. E se s, capire se essa venga davvero sfruttata a pieno. Gli studi sullipertesto, molto attivi durante gli anni Novanta, si sono visibilmente ridimensionati negli ultimi anni, e non certo per il disinteresse da parte di utenti e studiosi, n perch si sia arrestata levoluzione di questa tecnologia di

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scrittura; piuttosto si tende a dare troppo spesso per scontati i risultati di quegli studi. Se vero che un ridimensionamento dellasimmetria nel rapporto autore-lettore avvenuto, e che il lettore ipertestuale davvero pi attivo, si visto come in realt la figura autoriale, per quanto spesso collettiva, continui a mantenere un ruolo determinante in molti dei contenuti ipertestuali oggi disponibili. Quel lettore davvero attivo, al pari del suo antenato pregutenberghiano che, munito di penna e calamaio annota, interviene e commenta i testi riconoscibile in alcuni contenuti del web, ma non in altri, per quanto la tecnologia UGC lo inviti a farsi coautore. Esempi positivi possono esser considerati i numerosi progetti di edizioni critiche di opere del passato, cos come le edizioni digitali e ipertestuali di svariate tipologie di testi; ma anche le stesse reti di blog e social network, le apprezzabili opere di scrittura collettiva e progetti quali quelli basati sulla tecnologia wiki per creare e modificare contenuti. Ma le potenzialit della tecnologia ipertestuale, e dellinformatica in genere, in tantissimi campi del sapere umano non vengono ancora adeguatamente sfruttate. Lesempio dei contenuti messi in condivisione da dipartimenti universitari e istituti di ricerca pu consolare ben poco se consideriamo che spesso laccesso limitato da una serie di contingenze: abbonamenti costosissimi, restrizione a pochi utenti e norme giuridiche che ne limitano laccesso. Listruzione, scolastica e universitaria, potrebbe servirsi dellinterazione permessa dallipertestualit per favorire la costruzione di validi percorsi di studio e, di concerto con gli studenti, creare dispense virtuali sempre aggiornate, commentate e aperte agli interventi; ma sperimentazioni di questo tipo restano ancora virtuose rarit. Interi settori delleditoria in crisi, su tutti la saggistica, potrebbero risollevarsi pubblicando, con ridotti rischi di perdita

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economica, online e in modo ipertestuale, testi pensati secondo le esigenze dei nuovi lettori, e dunque, come sostiene Darnton (2009), strutturati su pi livelli: dal primo, che espone sommariamente e linearmente le argomentazioni, fino ai successivi in cui via via si approfondiscono i contenuti. Un testo di questo tipo potrebbe rivolgersi a pi lettori, dal meno esperto al pi esperto, e soprattutto da quello tradizionale a quello ipertestuale. Se si tentasse questa strada molti libri, che non si pubblicano o non si ristampano perch non vendono abbastanza, quantomeno avrebbero qualcosa da dire a dei potenziali lettori. Sarebbero molti gli esempi di campi del sapere, e della sua trasmissione, in cui la tecnologia ipertestuale apporterebbe seri vantaggi per tutti: per i lettori che sarebbero liberi di navigare tra informazioni e testi spesso negatigli, per gli autori che, seppure un po meno autori, avrebbero loccasione di esporre al mondo le proprie idee, e per lintera societ che, lasciando le idee libere di circolare, si presenterebbe pi libera anchessa. Si tratta realmente di un modo rivoluzionario, ma ancora non del tutto sfruttato, di creare, elaborare, condividere e trasmettere il sapere, con nuovi ruoli e nuovi procedimenti, nuovi vantaggi e nuovi rischi: gestire questa complessit, ridisegnando altre prospettive e regole, la sfida da vincere per fare del sapere un universo davvero ipertestuale e accessibile a tutti. 4.4 Ipertesti letterari 4.4.1 La letteratura ipertestuale: verso nuovi generi Come si visto, un forte impulso allo studio e agli sviluppi dellipertesto stato dato proprio dalla letteratura e dalla critica letteraria e i primi apprezzabili esempi di testualit non

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lineare, o multi-lineare, provengono proprio da esperimenti letterari, o da riletture in chiave ipertestuale, di opere che, se de-strutturate nel loro impianto narrativo, permettono letture diverse, o manifestano potenzialit che resterebbero inespresse con le versioni a stampa. Mirano a questultimo obiettivo i tentativi di edizione ipertestuale di opere come il Decameron di Boccaccio, Ulysses e Finnegans Wake di Joyce, la Divina Commedia di Dante, solo per fare qualche esempio. Si gi accennato agli iper-romanzi di Calvino e alla scrittura labirintica (racconto a bivi) di Borges, ma non si pu non annoverare nelle sperimentazioni ante litteram di ipertesto, anche la scrittura sperimentale di Raymond Queneau, o i capitoli cosiddetti fungibles, da leggere in diverse sequenze scelte dal lettore, del romanzo Rayuela di Julio Cortzar; e ancora, i racconti per ragazzi di Gianni Rodari degli anni Sessanta-Settanta, e che pi tardi ispireranno i Game-books; cos come la riscrittura della storia parallela di Pinocchio effettuata da Giorgio Manganelli, proprio a partire da tutte le possibili variazioni dalla trama non scelte, e scartate, da Collodi. La struttura parallela che risulta dalla riscrittura di Manganelli si rivela essere tridimensionale e simile a un cubo:
Ora, se il libro cubico, e dunque a tre dimensioni, esso percorribile non solo secondo il sentiero delle parole sulla pagina, coatto e grammaticalmente garantito, ma secondo altri itinerari (). Un libro, rettamente inteso nella sua mappa cubica, diventa cos minutamente infinito da proporsi, distrattamente, come comprensivo di tutti i possibili libri paralleli, che in conclusione finiscono per essere tutti i libri possibili. chiaro, dunque, che sarebbe gretto tentare di dar le misure di codesto cubo leggibile dallinterno, o di uno qualsiasi dei libri paralleli che vi si acquattano (Manganelli 1977, pp. V-VI).

Gli esempi di scrittura, o riscrittura, non lineare ma labirintica e multi-sequenziale, evidente, sarebbero

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numerosi; si tentato di farne alcuni, i pi significativi, per rivelare quelle tendenze stilistiche manifestate gi prima che la scrittura elettronica e ipertestuale si affermasse e si diffondesse come fenomeno, e come possibile alternativa alla scrittura e alla testualit tradizionalmente intese. Le caratteristiche della struttura ipertestuale e gli aspetti relativi alla riconfigurazione dei tradizionali ruoli di autore e lettore, se visti da un punto di vista prettamente letterario, oltre a rappresentare una nuova modalit di trasmissione dei contenuti, si traducono in veri e propri movimenti artistici, in concezioni radicalmente innovative della narrativa e della poesia. Si spiega cos laffermarsi di generi come la eLiterature e la e-Poetry, e sotto-generi quali la Interactive Fiction, la Collective Narrative e il Cybertext da un lato, la Digital Poetry, la Video Poetry, la Net-Poetry dallaltro. La mancanza di una tassonomia convenzionalmente accettata rende assai difficile classificare e descrivere questi movimenti artistici, spesso indicati come avanguardie, o come fenomeni spontanei del web, e il pi delle volte non menzionati dalla critica, o perch non ritenuti validi oggetti di studio, o perch considerati una minaccia allarte della scrittura. Landow, che individua un certo legame tra le opere elettroniche di poesia e narrativa e quelle del passato, pi recalcitranti alla linearit imposta dalla cultura della stampa, sostiene che effettivamente lipertesto minaccia lidea stessa di letteratura:
ci si deve davvero sentire minacciati dallipertesto, esattamente come gli scrittori di poemi epici devono essersi sentiti minacciati dallavvento del romanzo, e come gli scrittori veneziani di tragedie in latino devono essersi sentiti minacciati dalla Divina Commedia e dal suo testo in italiano. Dopotutto i discendenti rappresentano la continuit con il passato, ma anche la sostituzione (Landow 1994, p. 228).

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A oltre quindici anni di distanza da queste affermazioni, possiamo sostenere che il pericolo che la scrittura ipertestuale sostituisse quella tradizionale, e mettesse in crisi il concetto di letteratura come istituzione, non si concretizzato. La narrativa lineare con la sua trama aristotelica, e dunque un inizio, un intreccio e uno svolgimento finale, non ha perso potere e continua a essere tale, mantenendo saldo il suo pubblico di lettori, sia essa veicolata su carta o su dispositivi elettronici. E la stessa considerazione pi o meno valida per la poesia, cos come la conoscevamo prima dellavvento dellipertesto. chiaro, dunque, che le nuove tendenze artistiche come la e-Literature e la e-Poetry, sembrano affiancarsi, convivere, e al massimo presentare delle alternative, per quanto insidiose, alla letteratura tradizionale, ma non sembrano in grado di privarla della sua egemonia culturale. Esattamente come i dispositivi elettronici di lettura non hanno ancora decretato la fine delleditoria cartacea, da alcuni auspicata e da altri temuta. Se questi (e-Literature ed e-Poetry) siano dei veri generi da annoverare nelle antologie di letteratura, o piuttosto avanguardie post-moderne e fenomeni di sottocultura, non questione che ci riguarda da vicino in questo lavoro. Semmai, si sente lesigenza di attestare come quella convergenza fra letteratura e critica letteraria da un lato, e tecnologia informatica dallaltro, teorizzata da Landow, si sia spinta cos oltre da influenzare inevitabilmente non solo le modalit con cui vengono veicolati i testi scritti per mezzo della tecnologia ipertestuale, ma la scrittura stessa e, di conseguenza, lo stile. Nei due paragrafi che seguono, rispettivamente dedicati alla e-Literature e alla e-Poetry, si prova a dare una descrizione dei due generi, seguendo le fasi principali della loro evoluzione e riportando alcuni degli esperimenti pi emblematici.

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4.4.2 La e-Literature Un interessante precedente della narrativa elettronica da ricercare nelle cosiddette avventure interattive (Interactive Fiction) diffusesi a partire dagli anni Settanta. Si tratta di videogiochi allo stato ancora embrionale, se paragonati a quelli in circolazione oggi formati da una parte di testo alfanumerico che costituisce la narrazione e le descrizioni, e da una parte prettamente grafica che riproduce lambiente in cui si muovono e agiscono i personaggi; lutente-lettore, tramite comandi digitati sulla tastiera del computer, interagisce con lambiente creato e con la storia che sta seguendo, e istruisce il personaggio-protagonista. Il primo esempio del genere Advent, ideato nel 1975 da William Crowther, e fruibile esclusivamente dagli utenti dellUniversit di Boston che avevano accesso ai computer Mainframe PDP10, gli unici con i quali Advent era compatibile. Nel 1976 Dan Woods lo perfezion e lo diffuse sullintera rete Arpanet, rendendolo finalmente accessibile a molti utenti.

Sulla scia di Advent fra il 1976 e il 1978 nascer Zork, ideato da un gruppo di studenti che avevano letto-giocato Advent: disponibili ora per pi piattaforme, arricchite nelle loro parti grafiche e sonore e perfezionate nel grado di

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interazione fra lutente e la storia, le avventure interattive conosceranno una rapida diffusione negli anni Ottanta trovando un pubblico sempre pi numeroso e appassionato.

Il motivo per cui alcuni importanti studiosi, fra cui Katherine Hayles (2007), individuano uno stretto legame fra le prime avventure interattive e la narrativa elettronica vera e propria, consiste nella forte prevalenza del testo narrativo che caratterizza le prime sperimentazioni di questi videogiochi. Limpianto centrale costituito infatti da una trama costruita con brevi frammenti di testo che descrivono lambiente, introducono i personaggi, mettono in guardia dallarrivo di un nemico, e cos via. Lutente interagisce a sua volta digitando brevi stringhe di carattere che descrivono lazione da compiere, generalmente verbi al modo imperativo, per proseguire nei vari step. Nelle prime forme di avventure interattive tali step, o livelli, corrispondono ai blocchi testuali dellipertesto, e anchessi sono collegati fra loro per mezzo di link, che rendono il percorso non lineare e reticolare. Non un caso che le pi elementari trame dei primi esperimenti interattivi abbiano, come luoghi di

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ambientazione, quasi sempre labirinti in cui trovare la via duscita dopo una serie di ostacoli ed espedienti che complicano il percorso, o palazzi e castelli, con stanze piene di insidie da superare per mettere in salvo qualcuno o qualcosa, e risolvere il gioco. Apparentemente si tratta di percorsi plurivoci, e di trame che variano a seconda dei percorsi intrapresi, anche se in realt vi un master che ha deciso a tavolino tutte le possibili soluzioni e scelte, e previsto un numero pi o meno finito di percorsi da offrire allutente. Risiede qui lelemento di contatto fra le prime avventure interattive e i romanzi elettronici propriamente intesi dei primi anni Novanta, costruiti con blocchi di testo collegati fra loro, a determinare i possibili percorsi di lettura. Il fatto che la componente grafica nei primi esperimenti video-ludici fosse ancora minima, determinando una situazione di quasi equilibrio fra le parti verbali e quelle prettamente visive, sembra rafforzare lanalogia82. Il primo esempio di romanzo elettronico e interattivo Afternoon. A Story83, scritto nel 1987 da Michael Joyce sfruttando il software Storyspace, e pubblicato, prima su floppy e poi su cd, dalla Eastgate Systems. Il romanzo
82 Il paragone non sembra avere senso oggi: i videogiochi attuali vedono fortemente prevalere laspetto grafico, e la componente testuale ridotta al minimo. Le immagini hanno sostituito il testo scritto sia nella narrazione della storia e nella descrizione dellambiente e dei personaggi, che nelle modalit di interazione fra lutente e linterfaccia: se, come si visto, nei primi esperimenti lutente veniva sollecitato tramite porzioni di testo, e a sua volta interagiva inserendo brevi stringhe di caratteri per dire allinterfaccia cosa fare, oggi queste azioni sono tradotte con immagini e con comandi diretti su tastiere, joystick ecc. 83 Afternoon. A Story acquistabile online dal catalogo della Eastgate Systems allindirizzo http://www.eastgate.com/catalog/Afternoon.html.

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formato da 539 blocchi contenenti esclusivamente testo verbale, che si presentano al lettore come piccole finestre identificabili per mezzo di un titolo; ogni finestra contiene circa 18 righe di testo, caratteristica questa che rende la lettura estremamente frammentata. La storia inizia con un incidente stradale a cui Peter, il protagonista, ha assistito, e in cui (forse) sono morti la moglie e il figlio. da qui che il lettore inizia il suo percorso di lettura, e in base alla hotword (parola calda) su cui clicca, e dunque al blocco di testo a cui sar indirizzato, la trama cambia e gli eventi possono prendere pieghe diverse. La mancanza di un criterio logico nella predisposizione degli 851 collegamenti che correlano i singoli blocchi, provoca disorientamento e fa continuamente perdere senso alla lettura. Il 1994 lanno di Delirium. A Novel84, di Douglas Cooper, primo romanzo ipertestuale pubblicato direttamente in rete, e fruibile direttamente tramite computer. Anche Delirium si serve del software Storyspace, e come Afternoon strutturato in blocchi collegati per mezzo di link. Ma in questo caso si tratta di quattro racconti paralleli e intersecati fra loro, tra i quali il lettore pu liberamente spostarsi, confondendo storie e personaggi. Nel 1995 Shelley Jackson crea Patchwork Girl85, un romanzo ipertestuale, e ipermediale, praticando un tipo di scrittura simile al collage, in cui si mescolano testi scritti, immagini e contenuti sonori. In Patchwork girl, pubblicato come Afternoon dalla Eastgate Systems, lautrice riadatta, tramite una serie di mini-racconti frammentati, la storia di
84 Delirium. A Novel acquistabile online sul portale Amazon allindirizzo http://www.amazon.com/Delirium-Novel-DouglasCooper/dp/0786863412 85 Patchwork girl acquistabile online dal catalogo della Eastgate Systems allindirizzo http://www.eastgate.com/catalog/PatchworkGirl.html.

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Frankenstein sostituendo la vera autrice, Mary Shelley, al demiurgo della storia originale, e un mostro femminile a quello maschile. Limpianto ipertestuale, gi tecnologicamente molto evoluto rispetto ad Afternoon e Delirium, si compone di una serie di sezioni, a loro volta strutturate in lesse. La pi significativa, attentamente analizzata anche da Landow (1994, pp. 248-250), reca significativamente il titolo di trapunta pazza: si tratta di un complicato tessuto in cui il lettore tramite i link (paragonati dallautrice ad ago e filo) dovr collegare, e ricucire, le singole pezze dellintera trapunta. A ogni collegamento attivato dal lettore, corrisponde un nuovo tassello di immagine che si va ad aggiungere agli altri per comporre una figura, il mostro femminile, che, essendo sempre visibile in una finestra parallela a quella del testo che si sta leggendo, funziona come una mappa per indicare al lettore il percorso compiuto.

Il lettore si trova sempre dinnanzi a nuove storie e a nuove sezioni, e per ognuna di queste le vie duscita sono molteplici: in tal modo il percorso diventa circolare e senza centro. Per esempio possibile ritrovarsi del tutto casualmente nella sezione un cimitero, in cui a ogni lapide corrisponde un breve frammento narrativo che racconta qualcosa della vita di

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chi vi sepolto, e aggiunge nuovi contenuti allintero impianto narrativo. Landow commenta cos la sezione in questione:
Jackson correda di una voce distinta ogni storia, ogni vita incontrata al cimitero, creando in questo modo un racconto bachtiniano a pi voci e presentando al contempo unimmagine composita di vite femminili allalba del XIX secolo (Landow 1994, p. 250).

Il collage di Patchwork girl ricorda da vicino il montaggio cinematografico; ma se nella creazione di un buon film, tagliare e ricucire spezzoni di immagine, sono due attivit che non devono lasciar segni sul prodotto finale, in questo romanzo ipertestuale i segni sono volutamente lasciati in primo piano; e nellimmagine del mostro femminile che via via prende forma collegando le diverse lesse, questi segni si traducono in cicatrici ben visibili. E come viene ben spiegato in unaltra sezione, suture e cicatrici, non si tratta di segni di deturpamento, ma di elementi di giunzione, proprio come i collegamenti ipertestuali. Negli anni Novanta si susseguono una serie di sperimentazioni letterarie di questo tipo e, in alcuni casi, la stessa struttura che caratterizza lipertesto ispira opere create secondo la filosofia di vita di un autore, la sua idea politica o il suo punto di vista sul mondo, sulla morte, sul dolore. Nascono lavori letterari quali Quibbling86 della femminista Carolyne Guyer, che nella scrittura ipertestuale individua le caratteristiche della scrittura femminile e femminista, per la partecipazione e la collaborazione che essa permette alle scrittrici e lettrici, e organizza il suo lavoro come un grappolo di sezioni, in cui raccoglie gli stati danimo, i pettegolezzi, i rapporti con gli uomini e la societ, cos come brani poetici e
86 Quibbling acquistabile online dal catalogo della Eastgate Systems allindirizzo http://www.eastgate.com/catalog/Quibbling.html.

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messaggi di posta elettronica. O esperimenti letterari per narrare della perdita di un proprio caro, in cui i brani dopo esser letti si distruggono automaticamente, per somigliare a pensieri istantanei che diano lidea dellirripetibilit del dolore provato. Compaiono negli stessi anni anche i primi esperimenti di letteratura ipermediale e multimediale propriamente intesa, in cui animazioni e contenuti grafici piuttosto avanzati, e vere e proprie scene filmiche, vengono sapientemente intrecciati al testo scritto. Lopera in questi casi appare come un ibrido tra il film e il romanzo: a seconda dellarchitettura e della progettazione di questi tipi di ipertesto, una sezione pu essere letta, vista o ascoltata, e in essa il lettore ottiene una certa libert di movimento, e un maggior potere di interazione. Gli ipertesti allargati e multimediali di questo tipo sono quelli che Landow (1994, p. 263) definisce mondi-storia, e un esempio valido di questi pu essere HyperCafe87, progettato da David Balcom, Ian Smith e Nitin Sawhney. Navigando in questo ipertesto il lettore si trova in un caff virtuale, circondato dalle voci delle conversazioni che avvengono tra i clienti seduti ai diversi tavoli. Ogni tavolo, che corrisponde evidentemente a una lessa, contiene una storia da scegliere e dei personaggi da seguire; questi ultimi possono attirare lattenzione del lettore in base al contenuto delle loro conversazioni con altri clienti, con i camerieri o, telefonicamente, con altri personaggi esterni allambientazione. Il lettore, inoltre, messo davanti a un incontro o una conversazione, pu decidere il punto di vista in cui immedesimarsi, scegliendo, per esempio, a seconda del ceto sociale o del sesso di appartenenza. Una corrente molto attiva sul web a partire degli anni Novanta quella che sfrutta lo stile di scrittura dei cyborg,
87 HyperCafe consultabile allindirizzo http://www.dilip.info/HT96/P24/HyperCafe.html#visit

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ossia basata sullinterazione uomo-macchina. Il pi celebre esempio Grammatron88 di Mark Amerika, una piattaforma sul web che dal 1997 raccoglie le opere di scrittori cosiddetti Avant-Pop, che servendosi del software Storyspace per la scrittura, dellipermedialit ne hanno fatto un vero e proprio stile letterario. Grammatron si presenta come unimmane raccolta multimediale che al momento conta mille testi correlati tramite millesettecento collegamenti ipertestuali, da leggere ascoltando colonne sonore originali create dagli stessi autori, e navigando in una serie di gallerie di immagini e video.

88 Grammatron consultabile allindirizzo http://www.grammatron.com/index2.html

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Simile, ma tutto italiano, Il Sogno di Eliza89, noto anche come Eliza 2.0, scritto tra il 2000 e il 2002 e presentato al pubblico come il primo romanzo cyber-punk italiano. Eliza non il nome di un personaggio, ma di un software, ovvero quello usato per la scrittura da Motor, pseudonimo di uno degli autori. Si tratta di un esempio di scrittura in collaborazione tra pi scrittori e pi computer, usando linterazione uomo-macchina ispirata agli esperimenti del test di Turing. Lintento dichiarato da Motor proprio quello di dimostrare che possibile non solo scrivere sul cyber-punk come tematica ideale, ma anche scrivere concretamente in modalit cyber-punk, permettendo non solo a pi utenti di partecipare alla scrittura, ma predisponendo i computer a generare dei testi, da assemblare poi con quelli scritti da persone in carne ed ossa. Il romanzo, oltre che disponibile per alcuni anni in formato elettronico e ipertestuale, stato pubblicato in formato cartaceo dalla Casa editrice Addiction, e viene venduto con un cd-rom associato per fruire delle sezioni multimediali espunte dalla versione a stampa; mentre sul sito internet possibile raggiungere le sezioni interattive. Si presenta, dunque, come uno strano ibrido, a met fra lipertesto elettronico e il romanzo tradizionale, da leggere, ascoltare e consultare online: forse per questa ragione che non ha entusiasmato in modo particolare il pubblico. Altro ibrido particolare Metro 2033, un romanzo open source del giovane scrittore russo Dmitry Glukhovski, pubblicato in rete nel 2002 dopo esser stato rifiutato da oltre dieci editori. Pur di far conoscere il suo romanzo, lautore decise di pubblicarlo (a puntate) in rete, permettendo ai suoi lettori non solo di leggerlo e scaricarlo gratuitamente, ma di intervenire sulla trama stessa e modificarla. La versione definitiva disponibile oggi in formato cartaceo, e tradotta in
89 Il sito internet non risulta attivo in rete.

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pi di venti lingue in tutto il mondo, conta quasi 800 pagine, molte delle quali frutto di interventi e modifiche proposti dai lettori. Il romanzo ambientato nella fitta e reticolare (diremmo ipertestuale) metropolitana di Mosca, e la trama corre lungo le dodici linee e le centottanta stazioni che la compongono. Glukhovski, che ha maniacalmente calcolato che per recarsi a scuola tutte le mattine ha trascorso nel sottosuolo metropolitano di Mosca un tempo pari a cinque mesi della sua vita, che corrispondono a tremila e cinquecento ore passate a guardare fuori dal finestrino, non poteva che scegliere la linea metropolitana per costruire la storia di Artyom, un ventenne orfano cresciuto in una stazione metro ai margini della citt, e che si ritrova al centro del sottosuolo moscovita per fronteggiare un oscuro nemico che minaccia lintera rete metropolitana. Per quanto non si possa parlare di un vero esempio di letteratura elettronica e ipertestuale, essendo il romanzo strutturato linearmente sia nella versione elettronica che in quella cartacea, lambientazione tra i diversi nodi metropolitani collegati fra loro, con le storie parallele e isolate che in essi prendono vita, e il coinvolgimento dei lettori soprattutto viaggiatori, operai, ingegneri e impiegati della linea metropolitana nella fase di creazione, sono due aspetti che lo fanno apparire un romanzo particolarmente interessante. E ancora pi interessante appare la sfida che il giovane scrittore ha vinto contro il sistema editoriale russo: la versione online stata scaricata da oltre 2 milioni di persone in pochissimo tempo, mentre quella cartacea ha venduto mezzo milione di copie solo in Russia prima di essere tradotta in tutto il mondo. Tuttora il romanzo disponibile gratuitamente

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online in molte lingue, tra cui litaliano 90, pur non accettando pi gli interventi dei lettori. Glukhovski inoltre, come gi per Metro 2033, sta recentemente lavorando a un videogioco tratto da Guerra e pace di Lev Tolstoj. Questi esempi ci fanno capire come sotto la definizione di e-Literature possano essere accomunati i pi disparati progetti: romanzi interattivi, esperimenti a met fra il ludico e il narrativo, progetti ibridi nati in bit e poi trasferiti su carta e, soprattutto, prodotti multimediali che usano pi linguaggi e stili per veicolare i propri messaggi. Se vero che, come sostiene Gyrgy Lukcs (1920), a ogni epoca corrisponde una forma letteraria, considerando questa come lepoca elettronica, possiamo asserire di essere difronte a nuovi generi e stili letterari, che sono espressione diretta della nuova tecnologia di scrittura. La rivoluzione digitale ha invaso pi campi, non limitandosi a modificare solo supporti di scrittura e lettura, ma ispirando vere correnti artistiche che oggi, in mancanza di una tassonomia accettata, non siamo in grado di classificare e analizzare attentamente, ma di cui la critica letteraria dovr presto tener conto. 4.4.3 La e-Poetry La brevit e la frammentariet, come caratteristiche in comune fra la scrittura ipertestuale e la composizione poetica, possono essere un primo valido motivo per spiegare perch, da alcuni anni, anche il mondo della poesia si sia lasciato contaminare dalla tecnologia informatica. Dagli anni Ottanta e Novanta sono comparsi numerosi esperimenti poetici composti in forma di bit: dalla poesia collettiva ospitata da numerosi portali e i concorsi di poesia via email, fino a veri e
90 possibile leggere gratuitamente http://www.metro2033.it/libro.php il romanzo allindirizzo

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propri esperimenti di poesia elettronica in cui la scrittura in versi si unisce alla grafica, e alle arti visive, per comunicare il messaggio poetico. Anche la poesia, come la letteratura, vanta illustri pionieri che mossero i primi passi alla ricerca di nuove modalit di composizione in versi, che fossero finalmente in grado di aggirare la fissit della pagina stampata. Si pensi allo stile rivoluzionario dei poeti francesi Paul Verlaine e Stphane Mallarm, e alle avanguardie del primo Novecento, dagli esperimenti del futurismo a quelli del dadaismo. Pur con intenti e approcci artistici ben diversi, lobiettivo comune, se ci permesso semplificare al massimo, era quello di dimostrare che un testo poetico pu esprimersi anche andando oltre le parole messe in versi, e il senso che esse veicolano. Il colore, la dimensione, i caratteri utilizzati e la disposizione nella pagina, diventano un valore aggiunto del testo poetico. E dunque, i fattori brevit e frammentariet della scrittura ipertestuale non bastano da soli a spiegare perch anche la poesia, negli ultimi anni, stia diventando una delle forme darte pi diffuse sul web. Occorre chiamare in causa altre caratteristiche tipiche della tecnologia elettronica per dare una spiegazione pi esaustiva di alcuni fenomeni quali la DigitalPoetry, la Video-Poetry e la Net-Poetry: su tutte, la versatilit permessa dalla scrittura ipertestuale, la capacit di far dialogare testi diversi nella stessa pagina e la possibilit di usare linguaggi diversi, dal verbale al visivo, e dal visivo al sonoro. Anche nel campo della poesia elettronica difficile classificare adeguatamente le svariate forme in cui essa pu manifestarsi, cos come distinguere se si tratti di fenomeni artistici isolati, di correnti vere e proprie o, piuttosto, di forme ibride a met fra il testo scritto e la video-arte. In unintervista rilasciata nel 2009, Caterina Davinio, ritenuta la pi

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importante esponente della e-Poetry italiana, a proposito della difficolt di dare una definizione certa di questa forma darte, e dei suoi fenomeni, dichiara:
La e-Poetry tante sperimentazioni e produzioni diverse: dal video, che ha gi una lunga storia nelle arti, allipertesto e allipermedia, a sistemi interattivi e a installazioni di vario tipo, ad animazioni grafiche e ad ambienti immersivi di videogioco, alla creazione di software e a mondi ibridi, che traggono origine da ambiti disparati (De Vivo 2009).

Tralasciamo in questa sede lanalisi dei casi pi generici e semplici, in cui il web e lipertesto funzionano come veicolo e modalit di trasmissione dei testi poetici, o come strumento danalisi filologica, e quindi senza comportare sostanziali modifiche alla testualit e allo stile propriamente intesi; le raccolte di sonetti, contenuti da singole lesse raggiungibili tramite collegamenti ipertestuali, cos come le edizioni critiche informatizzate di opere del passato, e simili, non rientreranno nella breve rassegna che segue, essendo questi casi collocabili nellambito pi generale del discorso sullipertesto, di cui si parlato nei paragrafi precedenti. Se consideriamo la poesia elettronica come genere a s stante, e radicalmente nuovo rispetto alla poesia tradizionale, dallatto di composizione e creazione fino alla modalit e ai linguaggi con cui essa viene veicolata, uno dei primi artisti pu essere considerato Gary Hill, che inizi a lavorare ai suoi progetti negli anni Settanta, quando ancora con il termine ePoetry si tendeva a indicare un sotto-genere della video-arte. I lavori di Hill sono il risultato di un complesso montaggio fra parti di testo poetico, contenuti sonori e animazioni video; molti di questi sono stati esposti in musei e mostre in tutto il mondo, e lartista ha ricevuto, nel 1995, il Leone doro alla biennale di Venezia per le sue esposizioni. In Italia i primi lavori di in assoluto sono quelli di Gianni

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Toti, un eclettico artista, ex partigiano e giornalista de LUnit, a cui si fa risalire la coniazione del termine Poetronica, neologismo che utilizz per dare una definizione dei suoi originali prodotti artistici degli anni Ottanta, a met fra il cortometraggio e la poesia, fra la fotografia e il disegno grafico, e che oggi vengono inquadrati come esempi di Video-Poetry. con Philadelpho Menezes, a cui va il merito di aver reso disponibile la prima raccolta di opere poetiche elettroniche su cd-rom, che Caterina Davinio effettua le prime sperimentazioni italiane di Net-Poetry; e insieme, nel 1998, daranno forma al progetto noto come Karenina.it91, una piattaforma online che riunisce i pi significativi progetti di Net-Poetry. Karenina.it si molto evoluto negli anni, e oggi oltre a vantare collegamenti e citazioni da prestigiosi siti e blog di tutto il mondo, si serve della tecnologia del podcasting e di un canale YouTube per permettere agli utenti di fruire in modo ottimale dei progetti multimediali raccolti sul sito.

91 Il progetto interamente, e gratuitamente, visualizzabile all'indirizzo http://kareninait.blogspot.com/2010/09/fw-caterina-davinio-virtualperformance.html

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I lavori di Caterina Davinio sono numerosi e molto apprezzati e, come nel caso di Gary Hill, anche questi si presentano spesso sotto forma di esposizioni e allestimenti, e vengono ospitati in mostre e musei di tutto il mondo. Questi pochi nomi di artisti, e le rispettive sperimentazioni, bastano da soli a farci comprendere quanto sia variegata e complessa questa forma artistica che chiamiamo e-Poetry. Volendo semplificare, e restringere il campo di indagine, possiamo sostenere che, ad ora, la forma pi diffusa di poesia elettronica sul web coincide con la Net-Poetry, o Web-Poetry (i due termini sono intercambiabili). Karenina.it il pi famoso esempio di progetto allargato volto a raccogliere i lavori di artisti diversi, ma sono numerosi i siti, i blog e i portali che svolgono unattivit simile a quella intrapresa da Caterina Davinio, e spesso si tratta di progetti di scrittura collaborativa che richiedono linterazione fra pi utenti per dare forma a componimenti collettivi, a partire da una tematica specifica, una parola chiave o da un suggerimento proveniente da uno o pi utenti. La multimedialit, che spesso ne costituisce la cifra stilistica, fa s che tali progetti di scrittura si collochino sempre al limite tra i diversi generi, sconfinando da una corrente artistica allaltra. A volte si presentano come cortometraggi, altre come videoclip o semplici videoanimazioni, sfuggendo dunque a ogni tentativo di definizione: indagare questi fenomeni con i criteri e gli strumenti tradizionali, del critico darte, o letterario o cinematografico, risulterebbe inutile oltre che impossibile.

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Alla fine di questa navigazione nel web e nelle sue applicazioni dedicate alla lettura e alla scrittura in ambiente elettronico e ipertestuale della cui ricchezza le pagine cartacee fin qui lette rendono conto solo in parte e volgendo indietro lo sguardo, si pu sostenere di aver esplorato orizzonti e prospettive del tutto nuovi e innovativi, ma allo stesso tempo problematici, per le implicazioni che la tecnologia e la rete comportano nella diffusione e circolazione del sapere, delle idee e dellarte. Un sistema di perenne flusso e scambio orizzontale di contenuti, quale il web ipertestuale, ci obbliga a ripensare dalle fondamenta lintero mondo della conoscenza a cui eravamo abituati, cos come le figure degli attori che si muovono al suo interno: scrittori e lettori, intellettuali e giornalisti, universit e centri di ricerca, docenti e studenti, legislatori e semplici cittadini sono tutti, in egual misura, coinvolti nel cambiamento epocale che lavvento dellera elettronica e informatica sta determinando. Si visto come le informazioni e i contenuti, siano essi romanzi, saggi, pubblicazioni scientifiche, articoli di giornale o post su pagine di blog, se disseminati per il web perdano la loro autosufficienza per entrare, in quanto nodi correlati fra loro, a far parte di un continuum, di un sistema di contenuti (Granieri 2005, p. 36). In un contesto di questo tipo la scrittura rischia di perdere un po della sua sacralit, e lo status dei testi tende a ridimensionarsi. Landow afferma:

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Qualunque mezzo di informazione che incoraggi la rapida disseminazione e laccesso facile ai testi demistificher sempre di pi i singoli testi. Tuttavia lipertesto ha un secondo effetto potenzialmente demistificante: rendendo permeabili i bordi del testo (oggi inteso come lessa individuale), rimuove parte dellindipendenza e dellunicit di questultimo (Landow 1994, p. 118).

Testi e opere darte, al progredire delle forme tecnologiche di riproduzione e diffusione degli stessi, e dunque di accesso da parte delle masse, si allontanano dalla loro funzione cultuale. Questo avvenne con la rivoluzione gutenberghiana e, con ancora pi forza, sta avvenendo oggi con la digitalizzazione e circolazione sul web del sapere. Non un caso che Landow, poco pi avanti rispetto al passo sopra citato, per rafforzare la sua tesi prenda a esempio proprio un testo sacro quale la Bibbia:
NellInghilterra vittoriana labbandono generalizzato della credenza che ogni parola della Bibbia provenisse dallispirazione divina, anche nella traduzione inglese, dipende da varie cause fra cui linfluenza della critica tedesca, gli approcci razionali portati avanti in modo indipendente, e le scoperte della geologia, della filologia e pi tardi della biologia. Per esempio, il fatto che la lingua ebraica non avesse quelle caratteristiche di unicit di cui alcuni credenti, soprattutto evangelici, non avevano mai sino ad allora dubitato, erose la loro fede. In gran parte i credenti divennero consapevoli di uninaspettata molteplicit laddove ritenevano vi fosse solo unit. La scoperta di molteplici manoscritti delle Scritture ebbe effetti paralleli () (Ivi, p. 119).

Non pu non venire in mente, ancora una volta, Walter Benjamin e la sua concezione dellarte dopo lavvento della fotografia e del cinema. In Lopera darte nellepoca della sua riproducibilit tecnica, saggio composto in due versioni nel 1935 e 1936, riprendendo concetti gi espressi nel 1931 in Piccola storia della fotografia a proposito di aura e valore cultuale dellopera darte, Benjamin esalta la portata

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rivoluzionaria dei mezzi di comunicazione di massa quali il cinema e la fotografia (in Riflessioni sulla Radio si era occupato ampiamente anche del mezzo radiofonico) che, facendo implodere la componente auratica e cultuale delle opere, compromettono inevitabilmente concetti quali loriginalit, lunicit e lautenticit e modificano il rapporto delle masse con larte. La fotografia disincanta lopera darte, il cui valore cultuale e sacro viene sostituito da quello espositivo per mezzo della riproducibilit: la cattedrale abbandona la sua ubicazione per essere accolta nello studio di un amatore darte; il coro che stato eseguito in un auditorio oppure allaria aperta pu venir ascoltato in una camera (Benjamin 1936, pp. 22-23). Allo stesso modo il cinema, sostituendo il pubblico con la macchina da presa, elimina quellaura che, insita nellarte teatrale in quanto legata allhic et nunc dellesibizione sul palcoscenico, avvolge lattore: in tal modo il pubblico si immedesima allinterprete soltanto immedesimandosi allapparecchio (Ivi, p. 31). Se dipinti, sculture e opere musicali e teatrali prevedevano una ricezione individuale, o limitata a ristretti gruppi di persone, tali forme darte per mezzo della riproducibilit tecnica diventano fruibili simultaneamente e, soprattutto, collettivamente rispondendo alla pretesa dellopera darte di trovare un accesso alle masse (Ivi, p. 39). Questo processo di massificazione dellarte, dunque, ha per Benjamin un forte valore politico oltre che estetico: i ruoli di chi crea e di chi fruisce lopera si modificano e, in alcuni casi, si confondono; cos come ai giovani strilloni di giornali, che da semispecialisti discutono delle competizioni ciclistiche a cui assistono, si offre la possibilit di passare da strillone a corridore, allo stesso modo i passanti possono trasformarsi in comparse cinematografiche

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perch ogni uomo contemporaneo pu avanzare la pretesa di venir filmato (ivi, p. 35). Qualcosa di analogo, spiega Benjamin, avvenne anche con la scrittura, seppure in un lasso di tempo molto pi esteso rispetto a quello necessario al cinema:
Per secoli, nellambito dello scrivere, la situazione era la seguente: che un numero limitato di persone dedite allo scrivere stava di fronte a numerose migliaia di lettori. Verso la fine del secolo scorso, questa situazione si trasform. Con la crescente espansione della stampa, che metteva a disposizione del pubblico dei lettori sempre nuovi organi politici, religiosi, scientifici, professionali, locali gruppi sempre pi cospicui di lettori passarono dapprima casualmente dalla parte di coloro che scrivono. Il fenomeno cominci quando la stampa quotidiana apr loro la propria rubrica delle lettere al direttore () Con questo la distinzione tra autore e pubblico in procinto di perdere il suo carattere sostanziale. Diviene semplicemente funzionale, e funziona in modo diverso a seconda dei casi. Il lettore sempre pronto a diventare autore. In quanto competente di qualcosa, poich volente o nolente lo diventato nellambito di un processo lavorativo estremamente specializzato e sia pure anche soltanto in quanto competente di una funzione irrisoria ha accesso alla schiera degli autori ( Ivi, p. 36).

Come spiega bene Graeme Gilloch (2002, p. 269), la valenza politica, e rivoluzionaria, si accentua ancora di pi nella Postilla con cui Benjamin chiude il suo saggio: se i regimi fascista e nazista usano la tecnica (il cinema e la radio soprattutto) per estetizzare la politica e trasformare parate e manifestazioni in spettacoli teatrali tutti gli sforzi in vista di unestetizzazione della politica convergono in un punto. Questo punto la guerra (Benjamin 1936, p. 46) , occorre allora, lascia intendere Benjamin, mettere la tecnica e larte al servizio delle masse proletarie, al servizio della rivoluzione.

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Fiat ars, pereat mundus, dice il fascismo, e, come ammette Marinetti, si aspetta dalla guerra il soddisfacimento artistico della percezione sensoriale modificata dalla tecnica. questo, evidentemente, il compimento dellarte per larte. Lumanit, che in Omero era uno spettacolo per gli di dellOlimpo, ora lo diventata per se stessa. La sua autoestraniazione ha raggiunto un grado che le permette di vivere il proprio annientamento come un godimento estetico di primordine. Questo il senso dellestetizzazione della politica che il fascismo persegue. Il comunismo gli risponde con la politicizzazione dellarte (Ivi, p. 48).

Oltre settanta anni dopo, con lavvento del web, possiamo registrare un accesso di massa al sapere e allarte senza precedenti, e allo stesso tempo, e parafrasando Benjamin, forti potenzialit di riscatto, politico oltre che culturale, per le masse a cui la tecnologia offre di accedere alla conoscenza intesa come bene comune. Ma, come negli anni Trenta del Novecento, durante i quali Benjamin compose questo illuminante saggio, la tecnica e larte venivano sfruttate dai regimi totalitari e dal capitalismo per portare a compimento la guerra (imperialista) e fornire uno scopo ai movimenti di massa di grandi proporzioni, previa conservazione dei tradizionali rapporti di propriet (Ivi, p. 47), allo stesso modo oggi non si pu dare per scontato che la tecnologia informatica sia davvero al servizio delle masse; anzi, si assiste a un conflitto in cui il capitalismo globalizzato tenta di imbrigliare il web e sottoporlo alle sue dinamiche, alle sue leggi, per ridurlo a ulteriore mercato da cui trarre utili e profitti. Molti studiosi, per queste ragioni, rivendicano la conoscenza e le idee, e con esse il web che ne permette la diffusione e la fruizione digitali, come commons (beni comuni) da difendere contro i processi di recinzione attuati per mezzo di brevetti, politiche restrittive dei diritti dautore e, in generale, strategie mirate, pi o meno volutamente, a

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limitare laccesso a tali beni comuni da parte degli individui. Accettando lidea di commons come risorsa da condividere in un gruppo di individui, e dunque pubblica, occorre operare delle distinzioni concettuali per inquadrare meglio loggetto dalla nostra analisi. Charlotte Hess e Elinor Ostrom, in La conoscenza come bene comune, avvertono:
In un bene comune, la risorsa pu essere piccola e servire a un gruppo ristretto (il frigorifero di famiglia), pu prestarsi allutilizzo di una comunit (il marciapiedi, i parchi giochi, le biblioteche ecc.), oppure pu estendersi a livello internazionale o globale (i fondali marini, latmosfera, internet e la conoscenza scientifica). I beni comuni possono essere ben delimitati (come nel caso di un parco pubblico o una biblioteca), possono attraversare confini e frontiere (il fiume Danubio, gli animali che migrano, internet), oppure possono essere privi di confini delimitati (la conoscenza, lo strato di ozono) (Hess, Ostrom 2007, pp. 5-6).

A partire da queste distinzioni, definiamo il web come bene comune globale e non delimitato o, sarebbe pi opportuno dire, non delimitabile in linea di principio. In realt a questi commons, cos come si fece durante la rivoluzione industriale per delimitare e privatizzare gli spazi in comune (per esempio le aree verdi pubbliche dedicate al pascolo), per mano di aziende e gruppi editoriali si applicano delle moderne forme di enclosures, apparentemente in difesa della propriet intellettuale e della paternit dei contenuti, in realt con lo scopo di far fruttare la conoscenza e il sapere tramite brevetti e copyright e con luso di software invasivi quali i DRM (Digital Rights Management).
Ci troviamo forse di fronte ad un nuovo sistema di enclosures, invisibili ma ferree recinzioni del patrimonio informativo dellumanit, del tutto analoghe alle recinzioni delle terre che accompagnarono la rivoluzione industriale e la connotarono di miserie indicibili? (Mordenti 2006, p. 100).

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Il fatto che progetti di messa in condivisione gratuita, e senza vincoli daccesso, di informazioni scientifiche e culturali, cos come di testi e pubblicazioni di vario tipo, rappresentino ancora dei casi virtuosi ed eccezionali, a fronte delle infinite possibilit che il web e la tecnologia informatica offrono, ci spinge a rispondere affermativamente alla domanda posta da Mordenti. Ma i modelli da seguire per opporsi alla privatizzazione del sapere e della conoscenza esistono gi, e quotidianamente il web ne fornisce di nuovi. Si tratta di una visione open source del sapere umano e dei software che ne permettono laccesso, e di una filosofia open access che non tollera confini e restrizioni, ma pretende una democratizzazione dei processi informativi. Come fa notare ancora Mordenti (Ib.), i libri pubblicati in Italia dal collettivo Wu Ming, disponibili sia gratuitamente in rete che a pagamento presso i punti vendita, rappresentano forse lesempio a noi pi vicino. Questo caso italiano ci dimostra che possibile non rinunciare alla paternit delle opere pubblicate, e al guadagno da esse derivante, anche rendendo disponibili tali opere gratuitamente online. E lo stesso discorso vale per i libri di Doctorow, Anderson o Glukhovsky a cui si accennato nei capitoli precedenti. Rendere accessibile e libero un contenuto non detto che privi il suo autore dei diritti e dei proventi che merita; si potrebbe sostenere che il web potenzia al massimo quei servizi offerti dalle biblioteche e dagli archivi pubblici che, dando in prestito ai lettori determinate opere, o comunque consentendone la consultazione, non arrecano certo un danno allautore o alleditore, semmai apportano a entrambi, e al contenuto dellopera, vantaggi quali il prestigio e la visibilit, e innescano il passaparola che, in ogni epoca e in ogni tecnologia, rappresenta il miglior alleato della cultura e del sapere. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che i libri dei

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Wu Ming pur circolando liberamente sul web, siano anche tra i pi venduti nelle librerie italiane, o che La Coda Lunga di Anderson non abbia praticamente avuto bisogno di campagne di promozione dopo il passaggio dal blog alla carta stampata o, ancora, che Metro 2033 di Glukhovsky venga venduto e tradotto in tutto il mondo nonostante continui a essere disponibile gratuitamente in rete. Quello che distingue i beni comuni legati alla conoscenza, sia essa in forma di romanzi o pubblicazioni scientifiche e risultati di ricerche universitarie ecc., da altri beni quali le risorse naturali, che i primi sono non sottraibili, bens cumulabili, e di conseguenza laccesso collettivo e lo sfruttamento non li depaupera ma, al contrario, li arricchisce. Ancora Hess e Ostrom:
Nel caso di risorse sottraibili, come per esempio le zone di pesca, luso che ne fa una persona riduce i benefici disponibili per gli altri. Unelevata sottraibilit generalmente una caratteristica basilare delle risorse comuni. Quasi tutti i tipi di conoscenza, al contrario, per tradizione sono relativamente non sottraibili. Anzi, pi sono le persone che condividono informazioni utili, pi si accrescono i vantaggi per tutti. Considerare la conoscenza come bene comune, quindi, porta a ritenere che ci che rende simili tutte le risorse comuni sia il fatto che esse vengono usate congiuntamente e gestite da gruppi di varie dimensioni e interessi (Hess, Ostrom 2007, p. 6).

Se tali considerazioni sono valide per la conoscenza in senso lato anche in ambienti non digitali, riferendoci dunque alle idee e al sapere, e non ai supporti incaricati di veicolarli quale il libro che in quanto oggetto, sarebbe classificato come bene privato, affermano ancora Hess e Ostrom (Ivi, p. 11) , lo sono ancor di pi in era postgutenberghiana e digitale, in cui la condivisione collettiva dei contenuti rappresenta, o dovrebbe rappresentare, la regola. Per tali ragioni, se norme e politiche sui diritti dautore appaiono gi

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di per s di difficile attuazione per i contenuti dellera pregutenberghiana, diventano ingiustificate e paradossali in era postgutenberghiana. Gi dagli anni Ottanta i principi di esaltazione della libera circolazione dei contenuti, che pi tardi avrebbero ispirato le licenze CC, erano stati applicati al mondo dei software da Richard Stallman, un programmatore statunitense che aveva lavorato a un software di interpretazione dei linguaggi, Lisp (List Processor), per poi cederlo gratuitamente, e in modalit di pubblico dominio, alla ditta Symbolics. Quando Stallman chiese di poter accedere a Lisp per valutare i miglioramenti e le modifiche apportati dai programmatori di Symbolics, questultima si rifiut. La battaglia di Stallman contro questa pratica diffusa di software hoarding (letteralmente accaparramento del software), port alle licenze di tipo copyleft. La prima in assoluto, ideata dallo stesso Stallman, fu la GNU General Public License per permettere al detentore dei diritti su un software (e pi tardi su contenuti intellettuali in generale, per esempio con la GNU Free Documentation License su cui oggi si basa Wikipedia), di trasferirli direttamente agli utenti entrati in possesso di tale software. Ogni redistribuzione dellopera dovr prevedere il trasferimento degli stessi diritti, con le stesse modalit, ai nuovi utenti, cos come ogni versione modificata dovr sempre essere disponibile alla collettivit e senza restrizioni sullutilizzo. Il principio del copyleft, evidente gi nel gioco di parole del suo nome (left, che sta per sinistra ma anche come participio passato del verbo leave, lasciare, contro right, diritto ma anche destra), e nel motto ironico che lo accompagna, all right reversed, dunque quello di lasciare la piena, o quasi, libert alla collettivit di fruire, modificare e redistribuire unopera o un programma, esaltando i concetti fondanti del web: la collaborazione e la condivisione.

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Se a Stallman dobbiamo la diffusione di concetti oggi fondanti del web 2.0, come open access e software libero, a Lawrence Lessig che dobbiamo le prime battaglie in difesa della circolazione di contenuti libera dalle restrizioni del copyright. In questa direzione vanno le licenze Creative Commons (CC), rilasciate dallomonima associazione non profit ideata e fondata nel 2001 da Lessig; si tratta di tutele basate sul principio-motto alcuni diritti riservati (in opposizione a tutti i diritti riservati, proprio del copyright), e permettono ai detentori dei diritti di stabilire come far circolare la propria opera e quali tipologie di utilizzo autorizzare o impedire. I detentori dei diritti hanno a disposizione quattro fondamentali clausole 92:
Attribuzione: devi attribuire la paternit dellopera nei modi indicati dall'autore o da chi ti ha dato lopera in licenza e in modo tale da non suggerire che essi avallino te o il modo in cui tu usi lopera. Non opere derivate: non puoi alterare o trasformare questopera, ne usarla per crearne unaltra. Non commerciale: non puoi usare questopera per fini commerciali. Condividi allo stesso modo: se alteri o trasformi questopera, o se la usi per crearne unaltra, puoi distribuire lopera risultante solo con una licenza identica o equivalente a questa. 92 http://www.creativecommons.it/Licenze

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Combinando le quattro clausole possibile stabilire le sei tipologie di licenze messe a disposizione dei detentori dei diritti per far circolare le proprie opere:
Attribuzione Attribuzione, non opere derivate Attribuzione, non commerciale, non opere derivate Attribuzione, non commerciale Attribuzione, non commerciale, condividi allo stesso modo Attribuzione, condividi allo stesso modo

Compatibilmente con le rispettive normative vigenti sul diritto dautore, le licenze CC vengono rilasciate oggi in molti Paesi e si rivelano spesso il modo migliore per garantire la libera circolazione di contenuti (di testo, audio, video e immagine) sul web e, allo stesso tempo, lasciare allautore la libert di scegliere come, e per quanto tempo, far valere i propri diritti. Unevoluzione ulteriore delle licenze CC rappresentata dai protocolli Creative Commons Plus (CC+), che permette allautore di offrire alternative concessioni di utilizzo

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dellopera non previste dalle clausole standard delle CC (per esempio un semplice link con cui contattare il detentore dei diritti, se si intende acquistarli o sfruttarli in modalit non esposte dalle clausole delle licenze CC), e Creative Commons Zero (CC0) che permette allautore di cedere completamente i diritti e non risultarne pi il detentore, rendendo lopera a tutti gli effetti di pubblico dominio. Questultima possibilit offerta dal protocollo CC0, e ancora in fase di perfezionamento e adattamento ai vari ordinamenti giuridici dei diversi Paesi, assume un valore particolare per il web inteso come open source. Come afferma Juan Carlos De Martin in Contenuti aperti, beni comuni:
CC0 suggerisce lidea che almeno in alcuni casi la strada giusta da percorrere la rinuncia a tutti i diritti, non solo a quasi tutti, come proposto dalle licenze Creative Commons. Perch, per esempio, cos si favorisce la scienza, se lopera un database (sfortunatamente protetti in Europa da uno specifico diritto sui generis). O perch una fotografia o un disegno hanno allo stesso tempo un basso contenuto creativo e unelevata utilit sociale (almeno in potenza, per esempio per manuali o testi educativi). O perch si vuole permettere il massimo utilizzo e la massima diffusione dellopera. Cos come le licenze Creative Commons suggeriscono lidea apparentemente ovvia, ma che ovvia non che possiamo rinunciare, a priori e per sempre, a certi diritti che la legge ci concede, CC0 induce a riflettere sul fatto che in certi casi bene spogliarci integralmente di tali diritti (De Martin 2009, p. 14).

Pratiche di autodifesa della rete e dei suoi utenti, per garantire ai contenuti di essere il pi possibile fruibili dalla collettivit, modificando o, laddove possibile, abolendo le restrizioni imposte dal diritto dautore, aumentano e si moltiplicano considerevolmente sul web, man mano che il sapere e i contenuti si trasferiscono dai sistemi analogici a quelli digitali. Ma, contemporaneamente, la diffusione e la

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condivisione di contenuti digitali sono ostacolate da una serie di provvedimenti e pratiche, sia da parte dei governi che da parte di enti, istituzioni e aziende; vanno in questa direzione le varie tecniche di DRM (Digital Rights Management) che se da un lato tutelano la propriet intellettuale, dallaltro finiscono per privare gli utenti anche di quei pi elementari diritti che, con la fruizione di contenuti analogici, non erano neanche posti in discussione. Si pensi ai file di audio, video o testo venduti con formati codificati e criptati in modo da impedirne non solo la riproduzione, ma anche la fruizione su dispositivi diversi e, di conseguenza, il prestito e la consultazione. Come spiega Nancy Kranich (2007, p. 85) nel gi citato La conoscenza come bene comune, si rischia di fare del web un giardino murato, apparentemente ricco e democratico, ma di fatto accessibile a pochi e antidemocratico. Come dimostra lautrice, misure quali lo statunitense Digital Millennium Copyright Act del 1998, volto a perseguire penalmente chiunque eluda le crittografie dei contenuti digitali, o diffonda mezzi per farlo, o il Sonny Bono Copyright Term Extension che prolunga di venti anni la durata del copyright a danno del dominio pubblico, cos come vari strumenti quali il broadcast flag, marchio digitale che contrassegna quali contenuti televisivi possono essere copiati e quali no, e varie sentenze dei tribunali che hanno obbligato alla chiusura di piattaforme nate per il file sharing (per esempio Napster), sono esempi di come la libert di accesso alle informazioni, alla conoscenza e allarte, che la tecnologia digitale sarebbe in grado offrire, venga di fatto negata. Se spostiamo lattenzione su enti pubblici e istituzioni, quali le biblioteche, gli archivi, le universit e i centri di ricerca, la questione si fa ancora pi delicata: per avvantaggiare soggetti privati come editori, aziende e grandi gruppi concentrati (che, in condizioni di quasi monopolio

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cancellano la concorrenza e fanno impennare i prezzi delle loro pubblicazioni) si finisce per compromettere proprio quegli enti adibiti alla produzione, alla preservazione e alla trasmissione della conoscenza. La situazione degli Stati Uniti descritta da Kranich molto simile a quella europea:
Allinizio degli anni Novanta, le fusioni tra gli editori di riviste scientifiche avevano lasciato il mercato nelle mani di pochi gruppi internazionali, mettendo sotto pressione i gi ristretti budget per listruzione superiore con limposizione di abbonamenti che arrivavano a costare anche 20.000 dollari () e generavano profitti fino al 40%. Secondo uno studio di Bergstrom e Bergstrom, le tariffe di queste pubblicazioni commerciali differivano radicalmente dai prezzi richiesti da riviste non profit dello stesso ambito disciplinare, giungendo a imporre un prezzo a pagina fino a sei volte superiore. La dipendenza delle riviste scientifiche dal settore privato obbliga in sostanza le universit a finanziare la ricerca, a consegnarla a titolo gratuito a editori commerciali e poi a ricomprarla da costoro a prezzi astronomici. () Oltre ai marcati aumenti di prezzo per alcune testate, gli editori e gli aggregatori di informazioni hanno iniziato a richiedere ai consumatori e alle biblioteche di firmare accordi restrittivi di licenza per poter acquisire o usare materiali digitali sia protetti da copyright sia di pubblico dominio che sono compilati in database come Lexis/Nexis e Science Direct. Alcune licenze vengono imposte agli utenti per il solo fatto di aprire confezioni avvolte nel cellophane o scaricare software da internet; altre, siglate dalle biblioteche, richiedono negoziati complessi prima degli acquisti elettronici, e spesso obbligano le biblioteche ad acquistare pacchetti composti da pi prodotti molti dei quali di scarso interesse per poter ricevere le testate pi richieste. Inoltre, questi contratti centralizzano il controllo sul flusso di informazioni e cancellano molte protezioni per lutente garantite dalle leggi sul copyright, come i diritti di uso legittimo relativi alla visione, riproduzione e citazione di porzioni limitate di materiali protetti da copyright, oltre a proibire alle biblioteche di dare in prestito materiali a persone esterne alla struttura, o di archiviarli e conservarli per i futuri utenti. Per giunta, poich questi database protetti da licenza sono concessi in uso e non propriamente venduti per il possesso, la biblioteca si ritrova con pi nulla da offrire agli utenti se

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interrompe labbonamento, anche dopo aver pagato quote annuali per molti anni (Kranich 2007, pp. 87-89).

Paradossalmente, dunque, la tecnologia che sembrava aver posto la parola fine a problematiche quali la diffusione, laccesso, la conservazione e la preservazione dei contenuti da tramandare alle generazioni future, se mal gestita, aggrava ancor di pi tali problematiche. Si rendono quindi necessari nuovi approcci e nuove idee da parte di studiosi, informatici, bibliotecari ed editori (soprattutto non profit) per liberare il web da tali recinzioni e fare del sapere un bene davvero pubblico e, come tutti i beni pubblici da preservare, sostenibile. Se anche, come abbiamo affermato in precedenza seguendo le definizioni di Charlotte Hess e Elinor Ostrom, il sapere un bene non sottraibile, e dunque non esauribile, la tecnologia digitale richiede di essere sfruttata per fare delle idee umane dei beni sostenibili, perch le attuali pratiche di sfruttamento dimostrano che questa caratteristica non la si pu affatto dare per scontata. Cos come siamo obbligati a preservare lacqua, lozono, laria e le foreste per chi dopo di noi abiter questo mondo, allo stesso modo dovremo iniziare a ragionare su come preservare il sapere e renderlo disponibile a lungo termine, sovvertendo le tendenze attuali, e ben descritte da Kranich nel passo sopra citato. Repository, database, archivi e biblioteche digitali che quotidianamente nascono seguendo i principi dellopen access e del software libero, cos come riviste scientifiche e pubblicazioni di ricerche, universitarie e non, condivise in rete da comunit allargate e transnazionali di utenti e studiosi, dimostrano che un altro mondo della conoscenza, pi democratico e pi sostenibile, davvero possibile. E questi ultimi anni di recessione economica che ha indebolito quasi tutti i mercati occidentali, dimostrano che il sapere, la

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conoscenza e la loro diffusione, non possono essere soggiogati dalle stesse regole di un mercato che ha mostrato di non funzionare. Come sostiene Luisa Capelli, siamo difronte a una sfida da risolvere, rispetto alla quale occorrono chiare risposte e prese di posizione:
Privatizzare e recintare il mondo dei saperi (nelle loro nuove forme digitali) o percorrerlo liberamente, con equilibri nuovi tra diritti individuali e godimento collettivo? Una domanda che incrocia molteplici questioni: dalle forme e garanzie dellaccesso (divari digitali e culturali) alla tutela dei diritti di autori, produttori e consumatori delle opere, dilatando la discussione dalla gratuit o meno dei contenuti alla certezza della loro disponibilit; una domanda che implica risposte di governance che considerino la conoscenza in Rete come un bene comune e un diritto di cittadinanza, riconoscendone il valore di sistema estensivo del mondo relazionale e informazionale della nostra societ (Capelli 2010).

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