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Quaderni Zen... NUMERO 18 primavera 1997. Editoriale.

Quando ci troviamo a dover spiegare che cosa sia la pratica dello zazen, di solito scopriamo che pi facile dire che cosa "non ". Ota Roshi, uno dei discepoli di Kodo Sawaki che non ebbe mai un sangha come il M Deshimaru, ma solo un paio di discepoli, disse una volta che non dovremmo portare nulla dall'odore di umano nel cuore dello zazen. Soltanto sedersi come se ci avessero mozzato la testa. Allora non ci sono pi "cose umane" intorno, non c' pi il naturalismo n lo spontaneismo, n natura di Buddha n non natura di Buddha, n "io" n gli "altri". Cos, quando facciamo questo zazen-shikantaza siamo solo seduti e non stiamo facendo neanche zazen. Se ad esempio scrivete una poesia o passate l'aspirapolvere o fumate una sigaretta, anche se d ite "io scrivo una poesia", "io passo l'aspirapolvere", "io fumo", quell'"io" scompare totalmen te dentro l'azione stessa, se viene compiuta completamente, come se fosse la sola cosa esi stente in quel momento. In questo modo si completamente dentro un'azione, e nello stesso t empo se ne fuori. L'ego viene totalmente assorbito, al di l di ogni dualit. In zazen siamo sia completamente dentro che completamente "fuori". Non si tratta di una fredda pratica inumana, solo la pratica che ci permette di ritrovare quell'unione con l'ordine cosmico che avevamo prima della nascita, senza costruz ioni mentali, senza divisione tra "natura di Buddha" e "non-natura di Buddha". E'la pratica co n cui troviamo la nostra natura originaria lasciando andare, lasciando cadere corpo e mente. Ne ll'Hannya Shingyo di ogni mattina o d'ogni sera (anche quando siamo soli, possiamo recitar lo comunque, se le desideriamo) diciamo !gen ni bi zetsu", cio non occhi, non naso, non orecchie, non gusto. Significa essere al di l della vista personale, al di l dei propri occhi, delle pr oprie orecchie... Non una pratica tipo "io sono felice, tu sei felice...". E'la pratica della prof onda libert, libert da se stessi e dagli altri. Senza dipendere da nulla si dipende solo dall'ordine cosmico, comprendiamo che o gnuno porta sempre con s il proprio ultimo giorno. Oggi?

L'ordine cosmico originario (ku) invece al di l di tutto ci che ha una nascita e u na morte e che per questo sofferenza e trasmigrazione. Realizzare la Via in verit non un "ac cadere" di qualcosa, ma solo un rientrare nella continuit di un Universo gi risvegliato in se stesso, senza separazione dai fenomeni, e senza separazione tra "satori" e "fenomeni" (= luogo di pratica). Per fare questo c' un modo, un modo di seguire la via, qualsiasi cosa facciamo o siamo e senza radicarsi su nessuna posizione fissa del tipo questo "bene" o questo "male ". Non lo possiamo sapere. Non possiamo sapere la Verit, che tuttavia in ogni cosa e in ogni minimo aspetto della nostra vita, sia esso fonte di gioia o di dolore, puro o impuro, bello o brutto, facile o difficile, torti o ragioni. Il segreto mantenere sempre la mente dove il corpo. E'questo il luogo inconscio e naturale da dove i semi del karma assoluto dello zazen fanno nascere a poco a poco la chi ara visione della realt che conduce alla saggezza, alla compassione e alla gratitudine, senza pi bisogno di andare in giro a domandare agli altri. Questo poggiare solo su se stessi. Tutto, ogni cosa non poggia che su se stessa e si trova in correlazione, in interdipendenza con ogni altra cosa, anche opposta, in modo naturale, inconscio, "automatico". Zazen poggia su se stesso solamente. Ogni uomo pu imparare a scoprire "come". Dio , Buddha, non poggiano che su se stessi e non sono separati da nulla. Come? Ognuno deve trovare in s il "come della sua totale libert. "E'come gli animali che non di rado provano gratitudine. - diceva Dgen, - Perch l' essere umano dimentica la gratitudine? E'una cosa desolante. Se non si conosce la grati tudine, la riconoscenza, si ancora pi stupidi degli animali". Quando gli uomini iniziano ad abbandonare le azioni volte ad uno scopo di profitto, scoprono la gratitudine, u no degli insegnamenti del M Deshimaru che risponde all'urgenza dell'uomo di oggi di metter e fine ad assurdi conflitti e a molti altri suoi mali. Ezio Zanin, responsabile per l'A.Z.I. in Italia. Ha iniziato a praticare nel 197 3 dopo una permanenza di tre mesi al tempio Horyu-Ji in Giappone e aver praticato con il M D eshimaru nelle sesshin di Val d'Isre nel 1979. Dal 1988 segue l'insegnamento del M Roland R ech,

discepolo e erede nel Dharma del M Deshimaru. Monaco itinerante, diffonde l'inseg namento ricevuto, e che continua a ricevere, favorendo la formazione di nuovi gruppi di pratica in seno al sangha europeo dell'A.Z.I. a Fossano, Cuneo, Vercelli, Milano.

Dai Quaderni di Kodo Sawaki

Ognuno desidera avere una buona memoria per ricordarsi ci che gli altri hanno det to e scritto, ma, non facendo che memorizzare ci che stato fatto, noi viviamo di impor tazioni e riduciamo a zero le nostre individualit e originalit. D'altra parte molto imbara zzante dimenticare tutto. Allora, meglio avere una buona memoria o una cattiva? E'prefe ribile dimenticare ci che stato detto? E'meglio ricordarsene? Dov' la verit? Non lo so. Shakyamuni ha detto: "non bisogna passare la propria vita a vagabondare. Cerchi una casa quando ne hai gi una. Non costruirne un'altra". Gli uomini passano il loro tempo a traslocare. Disprezzano ci che hanno e corrono dietro ad altre cose. Basta guardare un bambino, per capire. Ci che possiede non lo interes sa pi appena vede un'altra cosa. E'ci che intende Shakyamuni per "vagabondare". Noi cer chiamo ci che ci piace, ma il nostro punto di vista cambia continuamente. Shakyamuni ci dice: "Tu hai gi una casa, non ne costruire un'altra!". Ognuno di noi non nato con un viso, un cervello, un corpo? Allora riposa in pace nella tua dimora, senza andare a cerca re altrove. Nondimeno, noi altri sviliamo ci che siamo, sviliamo l'istante che viviamo, svili amo il luogo dove viviamo e partiamo in cerca di altre cose. E'scritto nel Sutra del Loto: "Il tesoro si trova vicinissimo a te". L'ultimo lu ogo di pace non si trova ai confini della terra. E'qui, la verit cosi vicina e tu non la vedi! Tu pa rti per andare lontano, lontanissimo per cercare il Buddha e il satori, e cadi all'inferno. Ti affretti nella confusione e nella precipitazione, quando arrivi con c' niente. Si alza improvvis a la nebbia:

non era che un miraggio. Vuoi tornare al paese dal quale vieni, ma ti accorgi ch e ora sei circondato da montagne taglienti come lame e che non c' ritorno: l'inferno dell'u omo che muore nel deserto. Si vuole fuggire da un mondoche si giudica detestabile ma, dopo averlo lasciato, lo si rimpiange come un paradiso perduto. Gli uomini vogliono sempre partire per andar e altrove e quando arrivano a destinazione si sentono come un topo in una fogna e il paese d a cui vengono sembra loro pi bello. Bisogna vedere il mondo cos com'. Ho conosciuto un professore di filosofia che soffriva di tubercolosi, che passava il suo tempo a leggere dei libri di folosofia. Mi diceva che si batteva con la verit. Infatti morto improvvisamente d i un'emorragia polmonare sputando sangue sul suo giornale. Forse morto sul campo di battaglia, ma non con la verit che si batteva, ma con le sue chimere.

La verit non un concetto rigido e fisso. Non la si pu incasellare e mettere dentro una scatola. Non una cosa di cui si pu dire che sia qui o l. La verit ci che , la manier d'essere delle cose, per quanto imperfette siano. La verit qui, senza che la si c erchi, senza che la si fugga. Verit? Illusione? Non sono che delle parole effimere. Pi che dall a realt dei fatti, gli uomini si fanno possedere dalla terminologia che accompagna la nostra civilizzazione. Il poeta cinese Hakurakuten ha scritto: Perch battermi contro le corna delle lumache? Io sono una scintilla tra due selci, accetto la fortuna, accetto la sfortuna, anzi, di pi, me ne rallegro, resto a bocca aperta, senza ridere, come un idiota. Come battersi con le corna delle lumache che si ritraggono quando le si tocca? V erit e illusione sono delle parole fugaci quanto le corna delle lumache. La verit non si trova nel vocabolario fisso che si impara in un manuale di filosofia. Quella verit solo un bagalgio che serve a passare degli esami.

Kusen alla sesshin delle Fiandre Roland Rech 11 novembre 1994 Zazen delle h 20.30 Seguito dello Sho shu gi. Dgen dice: "E'difficile essere nati essere umani e anco r pi entrare in conttatto con la via del Buddha. Ma grazie al nostro buon karma passa to, non solo siamo nati esseri umani, ma abbiamo anche potuto incontrare l'insegnamento del Buddha". In questo regno della vita e della morte, il samsara, dobbiamo considerare la no stra vita presente come la migliore e non dobbiamo sprecare il nostro prezioso corpo umano in modo stupido abbandonandolo al vento dell'impermanenza, passando il proprio temp o a inseguire gli oggetti impermanenti. L'impremanenza ci su cui non ci si pu fare affidamento; come dice il Cristo, ad esempio: "Il figlio di Dio non ha alcun luo go ove appoggiare il capo". Non si sa quando n dove la nostra avr fine. Il nostro corpo a ldil anche del nostro controllo. La nostra vita si trasforma d'istante in istante, tr ascinata dalle trasformazioni del tempo. Rapidamente il nostro viso di bambino sparisce, non se ne ha pi traccia, non si pu tornare sui propri passi, non si pu tornare indietro nel temp o. Quando si incontra la morte niente ci serve pi a nulla, niente di ci che abbiamo accumulato ci sar di alcun aiuto. Dgen aggiunge: "Noi dobbiamo entrarci soli, accompagnati solo dal nostro buon o c attivo karma, perch per lui, la morte un passaggio, non la fine". Il karma continua, ci accompagna. Risvegliarsi a questa realt dell'impermanenza non affatto diventare malinconici, vuol semplicemente dire svegliarsi dal proprio sogno. Allora, si ha voglia di praticare la cosa pi importante, di incontrare ci che ci eviter il rimpianto di dov er lasciare questa vita. Cos questo diventa un grande, un potente stimolo. Alla fine della propria vita, il Maestro Dgen insisteva molto sulla causalit e il karma. Consiglia va si suoi discepoli di evitare di accompagnarsi a persone che erano nell'illusione e che i gnoravano questa legge del karma e della causalit. Ne ho spesso parlato durante altre sesshin. Non ci si deve vedere una fatalit o q ualcosa

di greve, ma al contrario vedere che siamo i creatori della nostra vita, che il mondo nel quale viviamo una nostra creazione, che non c' il caso n cattivi, n demoni cattivi, ma soltanto esseri umani che sono totalmente responsabili di quel che fanno. Quando seminiamo delle buone cause, raccogliamo buoni effetti. Per esempio: quando ci s i concentra sulla pratica del gyoji, zazen, samu, cucitura del rakusu e del kesa, la nostra vita diviene del tutto semplice e pura, senza complicazioni. quando ci si concentra t otalmente sulla postura di zazen, corpo e mente tornano alla loro condizione originaria, immediatamente. In quel caso la causalit pi rapida. A volte, la retribuzione degli atti arriva a tempi lunghi, come quando seminate un seme di mela e potrete raccogliere nuove mele, nuovi meli dopo dieci, vent'anni. Quando le condizioni maturano, il risultato si produce. Se si osserva la nostra vita in questo modo, allora possibile cambiare la propri a vita; senza bisogno d'essere fatalisti, rassegnati. Se Buddha apparve in questo mondo, proprio perch possibile cambiare il karma, non soltanto il proprio karma, ma il k arma dell'umanit. Se no non si sarebbe dato pena di insegnare, di praticare per cinqua nt'anni. Cos, credere al karma una visione del tutto ottimista che permette di fare, degli esseri umani, degli essere veramente liberi. Per questo Dgen diceva: "E'la prima cosa ch e si deve studiare se si vuole entrare nella via". Anche Kodo Sawaki diceva: "Il fatto di non avere intuizione significa non creder e nella causalit. Invece credere nella causalit credere nella possbilit illimitata di cambiamento". E'quel che Bodhidarma spiegava nella celebre poesia che scrisse qu ando gli sichiese il senso del suo arrivo in Cina: Un fiore s'apre in cinque petali questo schiudersi un divenire naturale. Quando un essere umano si concentra solo su zazen, si dimentica completamente ne lla postura di zazen, allora diventa immediatamente simile a Buddha, realizza immedi atamente la sua natura di Buddha. da Yuno Kusen 2 traduzione dal francese di Daniele Martino

Shonawashu Keizan Seguito della traduzione di Roland Rech del Denkoroku di Keizan. Caso Il terzo patriarca, Shonawashu, domand ad Ananda: "Qual la non-nata(1) di ogni cosa?" Ananda mostr l'angolo del kesa di hu chiese ancora: "Qual la natura originaria del risveglio del e l'angolo del kesa di Shonawashu e lo tir su. In quel momento risveglio. Circostanze Shonawashu era di Mathura. In India si chiamava Shanaka, che significa abito nat urale, poich_ era nato gi vestito. I suoi abiti erano caldi in inverno e freschi d'estat e. Inoltre, quando divenne monaco, i suoi abiti laici divennero istantaneamente un kesa. La stessa cosa si era verificata per Rengenshiki, al tempo del Buddha, quando era divenuta monaca. In una vita anteriore, Shonawashu era stato un mercante ed aveva offerto cento c operte di lana a cento buddha. Da quel momento(2) egli nato vestito di abiti naturali che indossava anche nel periodo intermedio tra una morte e una rinascita(3). In India, Shonawashu anche il nome di un'erba chiamata "Bellezza dai nove rami". Quando nasce un santo, questa pianta spunta in una terra pura. Questa pianta cre sciuta quando nato Shonawashu, da cui il nome. Egli nato dopo essere stato nel ventre d ella madre per sei anni. Una volta il Buddha aveva mostrato una foresta e disse: "In questa foresta, un m onaco di nome Shonawashu far girare la splendida ruota del dharma, cento anni dopo la mia morte". Shonawashu nacque in quel luogo un secolo dopo. Poi, ricevette la trasmi ssione dal venerabile Ananda e rimase nella foresta di Uruda. Fece girare la ruota del dharma e vinse un drago di fuoco. Per questa ragione, il drago di fuoco offr questa forest a al Buddha e fu realizzata la profezia del Buddha. In origine, Shonawashu era uno stregone che viveva nelle montagne Himalaya. Egli incontr Ananda e, dopo essere divenuto suo discepolo, gli chiese: "Qual la natura originaria non-nata di ogni cosa? [l'essenza fondamentale ricreata in ogni cosa] natura originaria, Shonawashu. Shonawas Buddha?. Ananda pres Shonawashu realizz il

". Questa domanda non era mai stata posta prima di lui. (Questa essenza fondamentale incre ata di ogni cosa _ in ciascuno, tuttavia l'ignorano e non pongono domande al riguardo). Ciascuno nato con questa natura originale non-nata di ogni cosa, ma nessuno lo s a e nessuno fa domande in proposito. Perch chiamata "natura non-nata"? Anche se migli aia di cose sono nate da essa, questa natura non qualcosa che nato, cos chiamata natu ra non nata. E'assolutamente l'originale non nato. (Questa natura non ha prodotti, cos chiamata essenza increata). Allora tutto fondamentalmente increato: le montagne non sono delle montagne e i fiumi non sono dei fiumi. E'per questo che Ananda mostr l 'angolo del kesa di Shonawashu. Teisho Kesa (kasaya in sanscrito) significa colore indefinito, un colore non-nato. Dai buddha alle formiche e alle mosche, tutte le creature e le loro circostanze sono rupa (prend ono forma). Esse sono viste cos da un punto di vista unilaterale. In un altro senso, esse non appartengono al mondo che pu essere visto. Dunque non ci sono cose da rifiutare e non c' verit da cogliere. Questo ci che Shonawashu aveva capito. Voi non dovete vedere questo colore non creato come "un colore", un modo di vederlo come il colore del lo spirito e del corpo e l'ambiente esterno delle cose(4) - dai buddha fino alle fo rmiche e alle mosche - tuttavia essi non sono forma e colore. Dunque, non ci sono i tre regni( 5) da abbandonare e non ci sono frutti della Via da acquisire. Ma, bench avesse capito in questa maniera, Shonawashu chiese ancora: "Qual la natura fondamentale, originar ia del risveglio del Buddha? [della Verit del Buddha]". Bench_ questa natura sia chiara, fin dal passato illimitato noi siamo persi se non la realizziamo. [Se noi non realizziam o per una volta la sua esistenza, saremo ingannati dai nostri occhi". Dunque, per essere c hiaro al riguardo del luogo da cui vengono i Buddha, Shonawashu pose ancora la sua domand a. per fargli sapere che i buddha rispondono agli appelli di quelli che li cercano e si mostrano quando si bussa alla porta, Ananda glielo mostr prendendo l'angolo del suo kesa e tirandolo su. Allora Shonawashu realizz un grande risveglio. Anche se questo chia ro dal passato illimitato, noi non possiamo capire che noi siamo l'origine del Buddha, se non facciamo l'esperienza almeno una volta. Dunque i buddha appaiono uno dopo l'altr o nel mondo e i patriarchi l'hanno confermato generazione dopo generazione. Bench non ci sia una verit (la natura originale) da ricevere da altri o da dare ad altri, noi dobbiamo comprenderla cos esattamente come conosciamo il nostro naso toccandolo.

Noi dobbiamo realmente comprendere la verit... studiando realmente lo zen. Dopo averla compresa, dobbiamo saggiare la nostra comprensione con la migliore persona che possiamo trovare. Se non lo facciamo, siamo ancora fuorviati e non possiamo dirc i veri cercatori della Via. (La pratica dello zen richiede che noi ricerchiamo e che ri svegliamo noi stessi. Dopo il risveglio dobbiamo incontrare qualcuno risvegliato. Altrimenti, diventiamo ancora un fantasma che dipende vanamente dall'erba e aderente agli alberi(6).) A partire da questa storia, noi dobbiamo comprendere l'importanza di ogni istant e e non passare la nostra vita invano. Non seguiamo il punto di vista naturalista o spon taneista, e non seguiamo le nostre opinioni personali. Inoltre, non dobbiamo credere che la via dei buddha e dei patriarchi sia riserva ta a gente speciale e che noi non siamo fatti per essa. Perch questa opinione la pi- inutile di tutte. Nessun patriarca _ nato senza genitori. Avevano tutti dei sentimenti di amore fi liale, di onore e di felicit. Ma, quando hanno studiato, praticato lo zen, l'hanno fatto completamente ed hanno realizzato il risveglio. In India, in Cina e in Giappone, nelle tre epoche del vero dharma, del dharma contraffatto e del dharma degenerato, c' stato un gran numero di saggi e di santi che hanno realizzato il risveglio. Cos, voi monac i che possedete la vista e l'udito, voi non siete diversi dagli antichi. Ovunque andia te, voi siete la persona che ha la capacit di comprendere la verit perch voi avete lo stesso corpo e lo stesso cuore. Cos, per quello che riguarda la Via, in cosa siete diversi da loro (Mahakashyapa e Ananda)? Perch siamo diversi dagli antichi? Perch_ non studiamo l a verit sinceramente. Per il fatto che non penetrate questo principio e non fate uno sforzo nella Via, voi non solo perdete il vostro corpo umano, ma non realizzate che esso l'espressione del s. Comprendendo questo (che non si deve essere negligenti) Ananda prese Mahakashyap a per maestro e Ananda accett in seguito Shonawashu come discepolo. Cos la via della verit fu trasmessa da maestro a discepolo. E lo shobogenzo nehan myoshin che arrivato fino a voi in questo modo non diverso da quello del tempo i n cui il Buddha era vivo. Dunque, non dobbiamo rimpiangere di non avere vissuto all'ep oca del Buddha e l... dove visse. Voi siete qui riuniti perch_ avete seminato buoni prin cipi e siete venuti in contatto con prajna nei tempi antichi (oppure: Voi avete creato delle buone condizioni per acquisire prajna.) Voi siete fianco a fianco con Mahakashyapa e A nanda. Bench l'uno sia il maestro e l'altro il discepolo, sono lo stesso Buddha (oppure: Pi tardi

voi sarete un buddha.) Non siate bloccati da emozioni o pensieri sul passato e s ul presente, e non siate attaccati ai suoni e alle forme. Non trascorrete le vostre giornate e le vostre notti invano. Fate degli sforzi nella Via. Arrivate al dominio ultimo deg li antichi (diventate una sola cosa con essi) e ricevete il sigillo della autentificazione e la predizione (juki) di buddhit dall'attuale maestro (Tettsu Gikai, di Daijo-ji). Vorrei chiarire questa storia con la mia umile poesia: L'acqua di una sorgente infinita sgorga dall'alto della falesia. Lavando le pietre e disperdendo le nuvole, facendo sciogliere la neve e sparpagliando i fiori la bianca seta(7) pura al di l di ogni polvere. (1) Non-nata o increata. (2) Come risultato di questo atto. (3) Periodo di quarantanove giorni durante i quali un individuo divenuto un fant asma senza corpo erra alla ricerca di una matrice umana o animale per rinascere. (4) Con "mente (spirito) e corpo", e "ambiente esterno" si traducono i termini g iapponesi sho e ho. Sono due forme di risultati karmici. Sho significa il proprio 2mente e corpo" ed "e" indica cose quali: il luogo di nascita, le circostanze economiche, ecc. Ambedue compresi come risultat o del karma passato. (5) I tre regni sono: il regno dei desideri (kamaloka), il regno delle forme (ru paloka) e il mondo senza forme (arupaloka). tutti gli esseri sensibili stazionano in questi tre mondi, ch e sono tutti i mondi di sofferenza e di rinascita e devono pertanto venire trascesi nel Nirvana, che non un luogo dal quale cominciare (con un inizio) e non nei tre mondi. Di qui l'osservazione di Keizan. (6) Dipendente dalle erbe e aderente agli alberi: l'unico rifugio degli spiriti erranti tra la morte e la rinascita. Immagine che sta a indicare quei discepoli dello zen che hanno abband onato la vita ordinaria e fatto certi progressi ma che non hanno ancora concluso la loro formazione in m aniera decisiva. Cos errano come dei fantasmi tra due mondi e due vite. (7) La seta bianca e pura l'immagine dell'acqua che scorre a simbolo della natur a di buddha in quanto pura per natura. da "bulletin Zen" n. 74 traduzione dal francese di Emanuela Losi

La galleria dei maestri: Doshin (580-651) Sedetevi in zazen con assiduit. Essere seduti in zazen la base della pratica. E'un bene praticare per trentacinq ue anni calmando la fame con un po'di cibo e proteggendo i propri sensi. Chiudete la porta e sedetevi! Non leggete i sutra, non discutete con nessuno. Se praticherete cos, per la prima volta, sar efficace. Allora assomiglierete alla scimmia che degusta l'interno di una noc e di cocco con gran piacere. Sono molto pochi quelli che realizzano davvero l'arte del sedersi semplicemente in zazen. Doshin L'arte del semplice atto di sedersi La discendenza continu con il quarto patriarca, Doshin (Tao Hsin), dotato di una forte personalit Fino ad allora tutti i patriarchi erano vissuti come dei monaci errant i, praticando la mendicit. Con Doshin inizia l'organizzazione della vita del tempio. Egli prati c per dieci anni al tempio di Ta-lin-tsu prima di stabilirsi definitivamente sul monte Shuan g-feng dove insegn a pi di cinquecento discepoli. Poich_ la mendicit non era pi sufficiente a garantire le necessit di un cos grande numero di persone, fu necessario suddivider e gli incarichi per assicurare il funzionamento della comunit. Il lavoro manuale si alt ernava con la pratica dello zazen. Fu questa l'origine delle regole del tempio che conoscia mo oggi. L'insegnamento del M Doshin venne raccolto nel testo Le cinque porte di Doshin. da Zen (A.Z.I., 1993) di Michel Bovay, Laurent Kaltenbach, Evelyn de Smedt traduzione dal francese di Ezio Zanin

Kusen al dojo di Fossano Sengyo van Leuwen 21 marzo '96 Zazen delle h 20.30 Nello Shobogenzo Kesa Kudoku e nello Shobogenzo Den E, Dgen ci racconta di quando and in Cina e di come laggi, dopo uno zazen del mattino, fu enormemente impressionato nel sentire cantare il Sutra del kesa: vide il monaco seduto al su o fianco mettere il proprio kesa sulla testa e recitare il Takkesage; l'emozione fu tanto grande che pianse, e tutto il kesa si bagn delle sue lacrime. Fu cos felice di imparare la ma niera giusta di indossare il kesa, di venerarlo, che si disse: "E'importante che i mie i connazionali lo conoscano". Torn in Giappone e trasmise dunque ci che aveva imparato dal suo maestro. Ancora oggi questa trasmissione viene perpetuata, cantando ogni mattino il sutra Takkesage, mettendo il kesa sulla propria testa. Cosa dice il Takkesage? Dai sai gedda pu ku "Oh, abito della Grande Liberazione!". Questa la sua prima frase. Cosa significa ? Perch il kesa l'abito della Grande Liberazione? Lo si pu capire quando si cucito un kes a a 5, 7, 9 o pi bande. Punto dopo punto dobbiamo concentrarci, senza mai abbandonare la concentrazione: se si lascia la concentrazione, il giusto sforzo si interrompe, il punto non pi- corretto, diventa un punto "falso"; tutto il montaggio diventer "falso" e il kesa non sar pi un kesa. Attraverso il giusto sforzo, attraverso la concentrazione, il nostro karma si tr asforma: le cose pi o meno ignobili della nostra vita quotidiana vengono sublimate in buon ka rma. La pratica invisibile della concentrazione, del giusto sforzo, E'molto efficace: la nostra mente cambia, diventiamo leggeri, flessibili, non pi rigidi, ma in grado di trasformarc i. In effetti, indossare il kesa ogni mattina trasforma davvero il nostro comportamento: si div enta liberi dal mondo delle illusioni, si diventa aperti. Il kesa il simbolo della fede in z azen. Ed questa stessa fede in zazen che, allo stesso tempo, ci porta a cucirlo e ad indo ssarlo. Entrambi sono necessari, kesa e zazen. Il kesa l'abito del distacco. Dgen disse c he lo stendardo della vittoria, della vittoria sulla propria vita, della conquista sul mondo, per essere maestro dell'universo intero.

Mu so fukuden e Il secondo verso vuol dire "kesa del campo della felicit illimitata". Il campo de lla felicit la risaia, ed proprio ad una risaia che assomiglia il montaggio del kesa. Simbol eggia l'attivit dell'uomo, che pu estinguere la fame. Vestire l'autentico kesa significa abbandonare gli errori e tornare al Dharma: questa la cosa pi- importante. Venen do a zazen e indossando il kesa si realizzano inconsciamente moltissimi meriti: si pr atica la vera Via. E'come un seme che penetra la terra e poi genera la vita. Hibu nyorai kyo kodo sho shu jo Significa che io ricevo l'abito della Grande Liberazione per aiutare tutti gli e sseri sensibili. Quando si dispiega e si indossa il kesa, si porta l'insegnamento stesso del Budd ha con il proposito di aiutare tutti gli esseri sensibili. Questo il significato profondo del kesa: aiutare gli esseri che difficilmente potrebbero essere salvati. Per un maestro t rasmettere un kesa trasmettere proprio l'insegnamento di Buddha, lo spirito dello Zen. Questo succede durante la cerimonia della trasmissione del kesa: attraverso menju, cio attravers o il contatto dello sguardo con lo sguardo, faccia a faccia, si pu toccare lo spirito del maestro; ed proprio attraverso menju che avviene la trasmissione da buddha a bud dha. Cos Buddha Shakyamuni ha consegnato lo shiho (la completa trasmissione del Dharma ) a Mahakashyapa: attraverso menju tutto l'insegnamento stato trasmesso da allora fi no ad oggi. Il Buddha non ha chiesto di venerare la sua statua dopo la sua morte: ha c hiesto di trasmettere e rispettare il kesa. E i shin den shin (da cuore a cuore, "dalla mi a anima alla tua anima") questa trasmissione stata perpetuata. Tutti dobbiamo morire, tutti g li esseri che nascono devono morire, ma la trasmissione continua attraverso il kesa, attra verso questo abito del Buddha che si porta ancora oggi. Auguro a tutti una buona continuazione di shojin, il giusto sforzo. Continuate l a vostra pratica nel dojo, continuate a venire tutti insieme a fare zazen, anche quando n on ne avete voglia: la perseveranza che ci tiene sulla Via, che ci porta a seguire i kai (i precetti morali), a diventare mushotoku (liberi da scopi personali), a praticare il fuse (la generosit) e a realizzare la vera saggezza hannya. Non bisogna cercare di ottenere queste realizzazioni: basta solo fare zazen, e comprendere l'unit... tra zazen e kesa. E soprattutto non bisogna dimenticare che siamo qui per aiutare tutti gli esseri.

traduzione dal francese di Serena Majo

Il dojo di Parigi Quando il Maestro Deshimaru venuto in Europa si stabilito a Parigi dove ha fatto conoscere la pratica di zazen. Nel 1971 ha fondato il Dojo Zen di Parigi, che ne l 1974 _ stato riconosciuto come tempio (Parizan Bukkoku Zenji) dalle autorit zen del Giap pone. Fino alla fine della sua vita, nel 1982, egli ha insegnato quotidianamente ed ed ucato numerosi discepoli che ora, a loro volta, trasmettono il suo insegnamento. La ca ratteristica del Dojo Zen di Parigi che diversi godo vi dirigono gli zazen, dando punti di vi sta diversi dello stesso spirito, dello stesso insegnamento e della stessa pratica. Il Dojo Zen di Parigi riunisce nei suoi locali la sede dell'AZI con la segreteri a, la contabilit, e quella della societ Daruma (gestita al 30% dal DZP-Dojo Zen di Parig i e al 70% dall'AZI per l'atelier di cucito e la boutique). Trecento persone circa praticano in questo dojo dove vi sono 19 zazen a settiman a, un'introduzione settimanale per principianti e una giornata di zazen al mese. I motivi del trasloco I locali del Dojo Zen di Parigi sono suddivisi in due spazi esigui e troppo cari , come affitto. L'infelice configurazione del dojo (passaggio obbligato dalla boutique, grosso p ilastro centrale) ci ha portato a cercare nuovi locali, pi- appropriati, tanto pi che l'A ZI, a causa dei lavori di adeguamento alle nuove norme alla Gendronnire, non era pi in grado d i pagare gli affitti, divenuti troppo alti. Breve storia delle ricerche Dopo un'indagine svolta nel secondo trimestre del 1995 da 17 persone (godo e dis cepoli anziani), abbiamo steso un capitolato di cosa bisognava sistemare in locali idea li. La soluzione di creare pi dojo ripartiti in Parigi non stata presa in considerazione perch_ abbiamo preferito continuare la pratica tutti insieme.

E'iniziata nel settembre 1995 un lunga ricerca, sia per eventuale acquisto che p er affitto. Sono stati effettuati molti sopralluoghi. I locali di rue de Tolbiac 175 hanno c olpito la nostra attenzione perch corrispondevano meglio alle nostre esigenze, anche dal pu nto di vista del prezzo d'acquisto e della configurazione dei locali. Abbiamo firmato un compromesso di vendita con firma degli atti notori il 16 sett embre 1996. Ma, nonostante l'accordo di principio, la nostra banca ci ha rifiutato il finanziamento. Questo ha fatto slittare il compromesso al 18 ottobre 1996. Dopo aver fatto domanda per un finanziamento in 17 banche e societ di prestiti fi nanziari, due banche ci hanno dato il loro appoggio alla vigilia della scadenza del compro messo: il credito associativo e il CEPME. Dopo una negoziazione, abbiamo scelto il Credito associativo. Le numerose peripezie, i dossier da allestire, i documenti dell'ultimo minuto e anche le corse in taxi per presentare le ultime parti dell'incartamento un'ora prima dell a scadenza dei termini ci hanno fatto stare sempre sul filo del rasoio, e questa impresa no n _ stata affatto una "passeggiata", richiedendo un grande lavoro di gruppo. L'AZI e il Da ruma, come parti contraenti del progetto, si sono fatti garanti solidali rispettivamen te del 20% e del 5%. Avevamo considerato la possibilit... di costituire una societ... che rag gruppasse il DZP e l'AZI ma non _ stato possibile per ragioni di tempo. L'AZI sar... compropr ietaria dei locali del Dojo Zen di Parigi. Ne stiamo studiando i dettagli. Il cantiere C' stato un grosso lavoro di demolizione con l'aiuto di molte persone sotto forma di samu: abbattere dei tramezzi con la mazza, trasportare le macerie nelle benne prima ch e l'impresa iniziasse i lavori. Per sostenere il morale i lavoratori venivano deliziati con prelibati pasti preparati dall'quipe della cucina a Dallery, con pi menu alla volta ripartiti tra il cantiere e quelli che andavano a mangiare a Dallery dopo lo zazen di mezzogiorno. I finanziamenti dei lavori Il prestito bancario ottenuto copre i lavori fatti dall'impresa, ma non quelli c he il DZP deve effettuare da s: intonaci, rifiniture, copertura del suolo, moquette, tinteggiatu ra, decorazioni, sistemazione del secondo piano. Questi ammontano a circa 300.000 FF . Noi non disponiamo di questa somma, cos vi chiediamo di parteciparvi, sia sotto f orma di

samu, se siete attualmente disponibili, sia sotto forma di fuse (cfr. riquadro). Le potenzialit del futuro dojo Questo posto di 770 m2 su tre livelli con un magnifico dojo di 115 m2 ha molti s pazi sia per gli uffici di AZI e Daruma sia per la confezione dei kesa, dei kimono e degl i zafu, sia per le nostre attivit... presenti e future (affitto di sale a corsi esterni di a rti marziali, organizzazione di conferenze, cineclub, mostre...) Potremo organizzarvi sesshin e giornate di zazen senza aver bisogno di prendere in affitto altri locali, come a Fontaine bleau o Merval, molto costosi. Cos tutti insieme stiamo realizzando a Parigi un grande centro zen del XXI secolo , per le generazioni future. Inviate le vostre offerte alla segreteria dell'AZI intestate al Dojo Zen di Pari gi, scrivendo la causale: fuse Tolbiac. Per i versamenti bancari: Codice banca 3004, BNP Paris Pe rnety Guichet 01478, n. di conto: 0000550067 - cl Rib: 60 Comunque sia, ricordate questo indirizzo: 175, rue de Tolbiac 75013 Paris tel. 0033/1/53801919 fax 0033/1/53801433 che quello utile per ogni comunicazione con l'AZI gi dal gennaio 1997. da "bulletin Zen" n. 74 traduzione dal francese di Emanuela Losi

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