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Fabio Larcher

Lacero lacero

Copyright 2012 by Edizioni PerSempre


Written by Fabio Larcher Cover by the author

Cos lamore? Questo: terrore del tuo andare nelloblio, di perderti, di perdermi in me stesso cercandoti.

2.

Tu mi parli delle stoppie gialle e verdi; dei frutteti dietro il muro del cortile; di quegli orti trascurati che si allargano improvvisi; degli stemmi sui palazzi; delle allegorie dipinte del governo malo e buono. Guidoriccio da Fogliano Pensa: In guerra! In guerra sempre!. Mormorando: Avr il coraggio?. Ripetendo: Avr il coraggio Di passare allaltra sponda Con la gondola leggera?.

3.

Sella venisse alluscio pregandovi di aprire pulitele le scarpe. Toglietele il cappello. Laccoglier cortese purch educata a modo. Mi seccano gli amori che spostano le sedie che soffiano anche solo la polvere dai quadri.

4.

Piccola senza-cuore che, a puro titolo dinformazione, domandavi: Faresti lamore con me? quel pomeriggio eri vestita di giallo e di nero come la vespa che sei. Ed io ero il fiore della tua vanit.

5.

C un angelo dicesti, verdeocchiuto, per ogni maledetto dal suo Dio. Per mentivi forte e quel che ho avuto il niente che mi lasci e quel che mio: lo squallido cemento del mio ego lassenza in cui mi sciolgo e a cui ti lego.

6.

La Donna mi capiva, finch volle (divina messaggera, oro promesso di un dio che era disceso dal suo colle per dare a un folle nuove di se stesso). Lamore mi si incise cos forte che io vissi il mio momento pi leggero. Ma fu per finta. E poi mi mise a morte, mi fece a pezzi. Niente rest intero.

7.

Barocco microchip di nebbia e sasso lanima crudele che mi duole.

8.

Ballata, ballatetta, ti prego, il tuo vapore dallumile sapore conducilo a lei in fretta. Sella far domande su chi, su come e quando, rispondile cantando: Lamor di Fabio grande. Sii tu lo psicopompo, ballata in snello metro, che io ti vengo dietro muovendo i piedi a tempo. Col tirso e levo, simile a notte oscura, verr a farle paura, dicendo: Amo sol te!.

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9.

Simile a lepre, a uccello spaventato, tu scappi, Dio, avvertito dal rumore del mio stivale sporco di peccato; annusi la mia colpa come odore che laria dellautunno annosa ammala. Avessi la tagliola e larchibugio capace di atterrarti, o lalta scala che va di piolo in piolo al tuo rifugio!

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10.

Aspetto il mio postino, che porti una notizia, un pacchettino, un messaggio damore da chi so io: dal mondo, forse, da Dio.

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11.

Se fossi calza doro ti calzerei geloso; se fossi del sapone scivoloso carezzerei di schiuma ogni tuo poro. Ora mi illudo: se fossi il tuo moroso ti bacerei, pedante e puntiglioso, per lalta geografia del corpo nudo.

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12.

Come una febbre ardente mi divori: scotto come una moca di caff; gelo come un cubetto fra i liquori; ogni delirio mio delira te. La mente e il corpo soffrono dolori perch il tuo no somiglia al karat. La tua ripulsa sbianca i miei rossori. Gemo dal letto imprecazioni os. Le vie del cuore restano otturate se inocularti nelle vene il morbo che mi brucia (Amore) resta un sogno. Le tue emozioni sono vaccinate da me che, invece, ogni infezione assorbo e grido che di te sola ho bisogno.

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13.

Ti hanno scelta i miei occhi e seguita da presso come due chierichetti cantando: Adoriamo!. Come cani festosi per losso promesso e non dato. E pretendi che io dica: Non tamo?

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14.

Conservo una tua foto licenziosa in cui tocchi i testicoli a una statua con aria fatua. Oh anchio fossi di pietra silenziosa!

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15.

Baciare la tua pelle di ciliegie e poi violare ex lege il tuo meraviglioso tempio azteco... Per te ho perduto il lume e come un operaio bestemmio e impreco.

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16.

Lamore mi diserba al punto che mai foglia sulla piantina spoglia io trovo, o frutta acerba. Lacero secco, incolto, resta, n goccia dacqua pietosamente annacqua la sua radice o il folto. Lanima mia si ingrippa se il suo motore (Amore) si agghiaccia nel rifiuto di una sessuale trippa. Io mormoro dolore se cedo al mio gran fiuto.

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17.

Fanciulla, opera grande, fatta da quel Fattore (altissimo Motore) che ovunque amore spande, io gocciolo timore nuda, senza mutande pensandoti. Il mio glande vorrebbe farti onore. Ma poich io son zitello, damor tutto ignorante, mi renderei zimbello di te, saputa amante. Ah, tu mi di al cervello distante pi in istante!

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18.

Fanciulla, io son caparbio laterizio per te come per poche; un eremita che rima col fonetico orifizio, chiedendo, scongiurando amor di zita. Si appressa, a giorni, il torrido solstizio, e io che pure ho letto il Bhagavadgita, per te rimango un caio, un sempronio, un tizio, e il cuore tuo a ballare non mi invita la friabile mazurca dellamore. Lamore inenarrabile a cui netto, talvolta, lo stivale, servilmente, mi lessa in una pentola dorrore, per colpa di un tuo no che non hai detto, ma che io vedo frullarti nella mente.

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19.

Seppure ho ingegno, Amor, cosa mi vale? Com evidente lei vuole gigioni che stillino erotismo arcibanale: gli stronzi buoni, i dolci mascalzoni Non me che ho di Virt le odiose gale, il pluridecorato tra i coglioni. Perch titilli invano il vaginale meato del mio io? Perch mi suoni come chitarra elettrica stonata, Amore maledetto in tutti i modi? DallOrdine mi esclude Ontologia: mi viene innaturale ogni cazzata che piace alle smorfiose e di cui godi. Perci ti prego, Amore: pussa via!

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20.

Se vivo non vivo per me ma per gli altri, negli altri, attraverso la mente degli altri. Negli altri soltanto la prova che io vivo (se vivo). Purtroppo da solo non sono. Non basto a me stesso. Nessuno Qualcuno.

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21.

Sedicenni dalla testa canuta nellatletica giostra sessuale (tanto tubata, anelata, temuta) il San Graal mai, mai trovaste, ma il male. Anche se il vostro cervello rifiuta il fatto. Fu sempre dite fanale lamorosa lumaca, nellacuta sofferenza del crescere. normale che lo diciate. Lo dicevo anchio quando ero. Ma adesso non sono pi. Non sono pi perch si nel dolore e io non soffro: ho imparato che lio, essendo altro da me, mi fa orrore e ora cuore lo scrivo con la Q.

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22.

Pinocchio tra gli orchi soffr quanto soffro? Il male che ti offro il mio unico dono.

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23.

Un falco merlino io sono che tarda a togliersi il nido dal cuore, a volare.

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24.

Il corpo nudo madido damore, di meraviglia; i tuoi seni tenaci nelle mie mani anelanti, ma vuote. Ora il tempo ti ha astratto, non sei pi la carne dellassenza, colei che poteva e non volle.

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25.

La Nera Intelligenza ormai architetta pietra su pietra campi di sterminio, erige apnee di riso, isola lEst dallOvest, s dal mondo; il suo Cappagib origlia, guarda, annusa, le sue mani. La Grande Piovra ha a s gli otto tentacoli, come la tigre indiana che si acquatta prima del balzo fiero. LOrrendo Castellano cova ortiche nella hitleriana macchina del senso. Lodio lo rode immenso. La mano del Nemico si fa lunga e lOcchio annusa; perci leloquio, il miele bizantino, la grazia di cartone delle maschere non sfanno il dubbio. Si aprono industrie; lAgrifogliere pullula di fumi; gli elfi indossano tute da operaio,
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timbrano il cartellino, vanno a ballare solo la domenica a LOrgano di Mordor. Il Gran Nemico finalmente rivela il doppiofondo del suo mecenatismo (e i punti di domanda hanno in risposta punti esclamativi!). Qualcuno finalmente ha nascosto tre fiabe (tutto ci che resta di s al popolo). Man mano che lalba si scuote via le stelle come pulci e la fortezza di mattoni rossi dellanima si sveglia, cigolando, come un arredo di legno, Elrond si accorge che il vento notturno ha gettato in testa al nemico una forfora di neve e che il mattino sembra un acquerello sulle macchine da guerra nemiche. Ha noia del freddo. Larpa imita lacqua, la viola imita il vento,
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lamore imita Luthien che balla nuda, ma io non imiter le cervella sputate via dai crani, gli arti amputati, le vite strappate di bocca dalle mani della morte come denti cariati. Io non imiter le fragorose bombe, i crepitanti fucili, i cupi cannoni, i pietosi no dei feriti a morte. Io non li imiter ora, mai! Nemmeno a salario.

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26.

Come un pedone sotto lautotreno di Amore io vengo spappolato, senza la tua agguerrita, fragile presenza, e lanima dallio fragrando esala.

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27.

Perch, perch non bruci comio per te nellacido amoroso, ma inghiotti dentro il ciglio minaccioso le tue urticanti luci? Mitissimo animale che non nuoce io sono e non, come tu dici infranca, canaglia lussuriosa faccia bianca.

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28.

Il dollaro dargento rotola tra le stelle. Il marco doro spento. Ho qui trecentosedici cartelle di relazione sul niente.

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29.

Assorbimi, signora, nel tuo grembo (temuta meta a cui, alienato, arrembo) che scatola dorrori e liquirizia. Le tue luci granate di malizia, che mutano a ogni luna il loro inchiostro, mi fanno per magia farfalla e mostro, analoghe al colubro nel tentare. Fammi, signora, stupido e solare: lanima un sasseto arido, asciutto, che il male ha saharizzato col suo flutto.

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30.

Non avr mai il tuo risveglio vicino, il tuo inutile cinguettio di passero infedele e importuno che non sa, che non capisce, ma che tutto.

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31.

San Giorgio uno spietato chirurgo; il drago un tumore al cervello; la lancia un bisturi alla Paolo Uccello; Dio una metastasi della ragione.

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Quale eroe non scappa via? Quale spalla non traballa, sotto il peso di farfalla della mia malinconia?

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33.

Lautunno sfrega come fiammiferi gli alberi contro lasfalto blu del cielo. Crepita lalito allegro del vento tiepido tra i rami a v. Ed io cammino verso la fabbrica tangente al muro pieno dinferno e sono squallido come la macchina che a s mintrappola nel suo governo.

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34.

Amore vuole chio menta a me stesso. Dovrei per tranquillarlo non vedere il mondo mentre salta le ringhiere dei suoi luoghi comuni. Ma confesso che Dio non mi ha munito del sollievo che assorda locchio e spoglia la coscienza dal vero odioso ai pi con gran clemenza. Del punto di domanda io sono allievo. Non ho quellumilt di non capire che tutto il tempo tutto tempo perso qualunque sia la meta a cui si tende. Che pieno di aporie tutto il frinire il quale dal Disordine pretende di trarre un Cosmo. Un facile universo perdio sarebbe questo e non ferace se Amore temperasse il proprio fuoco se Morte e Malattia fossero un gioco da smettere se annoia quando non piace.

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35.

Sforno grappoli di rime perch soffro il mal dOvidio. Il gran scrivere mi opprime e gli analfabeti invidio. Perch ad essere un dAnnunzio alla fine non rinunzio? Sullabisso immenso amaro vidi il Grande Calamaro.

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Lestate un labirinto senza mura e cieco nella luce io mi trascino.

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La luna unostia dargento. Il Mostro del Buio la mangia pezzo per pezzo quando nessuno lo guarda ed alta la notte altissima sopra ogni letto.

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Ahim lAmore ha tolto lo stivale dal fango del cervello ma limpronta rimasta per sempre a segnalarne lassenza!

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Dorme ciascuno e balla come lorso ammaestrato al suono della canna; e il rivo si fa fiume e il fiume mare dietro al flautista e al molle zufolare. Quando quel mare duomini di fuori dai muri la citt scricchiola forte. I grattacieli come enormi fiori ondeggiano ad ignote forze attorte e la citt alleviata da odi e amori galleggia a grado a grado e in aria srte. Come fala che sale dolcemente dal fuoco la citt fra tutte bella nellatmosfera lievita indolente al gelo antelucano, una putrella di turbi la sostiene in s avvolgente. Gi tuttavviluppata si ribella al peso Brescia e vola senza sforzo in mano al vento e alle nubi sul dorso.

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La prigione pi terribile come sbarre ha delle nuvole ed invisibile allo sguardo.

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Fa se Tu mami che il Calamaro (mostro marziano dal sangue blu) resti per sempre nel Grande Buio e non si azzardi a darmi del tu.

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Il mostro a volte orribile ma troppe volte bello ha un cuore di coltello che non intelligibile. Appare sano a torto a chi la buccia esamina ma lalbero dellanima un albero contorto.

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Io conosco lOrrore io conosco lAbisso il Signore mi ha aperto mille occhi dentro il cuore Odo in me il Suo fragore odo in me il Suo pensiero odo in me il Mostro Nero che mente dallAbisso

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Il Signore fa vivere gli affreschi delle chiese. Lintonaco stellato del cielo va in coriandoli. Lurlo di gioia delle trombe dipinte incendia laria in bocca ai fedeli atterriti. LOra dal grande orologio gi scocca. Le Acque Esterne gi allagano tutto. Giace ferita ogni cosa pensante ogni forma di vita.

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Amore, stella fissa, ultima luce! Cammino sfinito nelle tormente. Conosco il gelo e la calura ardente del sole; ho fame e sete; e so la truce lingua del Nulla che non si traduce. Tu sei bussola amica e salvagente, mappa satellitare della mente che sa il cammino e lanima conduce sana attraverso pi dun porto ostile. Se sbaglio direzione o strada, sgridami! Le ambiguit del mio cuore bicipite segnami a dito, ogni bugia infantile. Dal labirinto della vita guidami fuori, al vento, alla luce senza limite.

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