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La vita Gabriele d’Annunzio

(1863-1838)

Nasce a Pescara nel 1863 da famiglia


borghese e benestante.
 
Studia al collegio Cicognini di Prato e poi,
nel 1881, si iscrive alla facoltà di Lettere
all’Università di Roma, che però abbandona
per dedicarsi al giornalismo.
 
I salotti mondani e gli ambienti aristocratici
romani gli offrono la cornice ideale per
incarnare il nuovo eroe esteta. Sposa una
giovane aristocratica, ma la sua vita sarà un
susseguirsi di avventure sentimentali.
 
Presto i creditori bussano alla sua porta.
Nel 1889 inizia il servizio militare e dal 1891
si trasferisce a Napoli. È la fase detta della
“bontà”, cui fa seguito l’incontro fulminante
con le opere di Friedrich Nietzsche.

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La vita Gabriele d’Annunzio
(1863-1838)

Gli anni ’90 sono anni d’intensa attività


letteraria. Dal 1897 entra in politica come
deputato della Destra.
 
Nel 1898 si sposta a Settignano, vicino
Firenze, dove prende possesso di una villa
già del marchese Capponi, perciò
denominata “La Capponcina”.
Qui concepisce il progetto delle Laudi.
 
Il tracollo finanziario lo costringe a rifugiarsi
in Francia: nel 1910 è a Parigi, dove si
accosta all’avanguardia letteraria e artistica.

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La vita Gabriele d’Annunzio
(1863-1838)

Negli anni della Grande guerra partecipa a


celebri imprese belliche: il volo su Vienna e
la beffa di Buccari. Nel 1920 entra a Fiume,
ma le speranze deluse per la liberazione lo
indurranno a ritirarsi al Vittoriale sul lago di
Garda.
 
Muore a Gardone nel 1938.

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Le opere Le novelle della pescara (1902)

Raccolta di novelle

Nuclei tematici 1

•Le prime prove narrative si svolgono nel segno del Verismo: la ricerca del vero è
però applicata a una realtà familiare, l’Abruzzo.

•La scelta naturalista si rivela solo di facciata: il mondo dei pastori e dei pescatori
abruzzesi appare trasfigurato come mondo arcaico e selvaggio, dominato da
passioni forti.

•La realtà quotidiana è intessuta di superstizione e di violenza: lo scrittore mostra di


prediligere il particolare orrido e inusuale e riduce i personaggi a elementi secondari
a favore di una scrittura lirica e simbolica.
 

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Le opere Le novelle della pescara
Lo stile 1
 
•È presente l’armamentario verista con i fitti dialoghi e gli inserti dialettali
(Mettémele dentr’a nu sacche).

•Tuttavia la cifra distintiva della pagina è l’abile alternanza di modulazioni:


dalle descrizioni liriche (Il tempo era benigno. Nel cielo di ottobre, quasi a fior delle
acque, la luna piena pendeva come una dolce lampada rosea), alla sintassi veloce
e concitata, intervallata da numerosi segni di punteggiatura,
che caratterizza i momenti narrativamente più intensi (Lo calmarono; lo
riadagiarono. Egli ora aveva paura; balbettava parole insensate; piangeva; non
voleva morire).

•Lo scrittore pare indugiare sui dettagli di gusto espressionistico (la cuticola del
tumore fu sollevata da un siero sanguigno e si lacerò), i quali connotano la violenza
primitiva della realtà sociale narrata.
 

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Le opere Il piacere (1889)
Romanzo chiave del Decadentismo italiano

Nuclei tematici 1

•Il nucleo centrale è il triangolo amoroso che fa perno sul protagonista, Andrea
Sperelli: giovane aristocratico ed eccentrico cultore del bello, dedito ai piaceri, mira
a fare della propria vita “un’opera d’arte”.

•Quasi maniacale il descrittivismo degli interni, in cui si trovano gli oggetti raffinati –
dalle opere d’arte ai libri, dai pezzi d’antiquariato fino alle cose d’uso quotidiano – di
cui si circonda l’esteta e dai quali promana accentuata una sensualità.

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Le opere Il piacere
Nuclei tematici 2
 
•Gli esterni sono quelli di una trionfante Roma aristocratica e barocca, che fa da
sfondo alle vicende della tormentata passione amorosa per due donne, di cui una
incarna la femme fatale dei decadenti.

•Il tema delle corrispondenze, centrale in Baudelaire, diventa qui un gioco reiterato
fino all’usura: non solo la natura parla al personaggio, ma ogni cosa entra in
comunione con lui.

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Le opere Il piacere
Lo stile 1
 
•Il romanzo nel complesso mira a raggiungere un’unità attraverso gli effetti ritmici
affidati alla sintassi, le ripetizioni, le riprese di sequenze narrative o sintattiche, i
legami simbolici.

•Costante è la ricerca di musicalità della frase, per esempio con le serie ternarie di
aggettivi, sostantivi o avverbi (delle sue facoltà, delle sue speranze, del suo piacere
/ da tutte le giunture, da tutte le pieghe, da tutti i cavi): l’esito è quello di una prosa
lirica, in cui il significante, la parola intessuta di richiami fonici, ha lo stesso peso
della sua disposizione sintattico-retorica e del suo significato.

•La prosa mira a una ricchezza e a una sontuosità raggiunta attraverso l’uso di:
•accrescitivi e iperboli
•elencazione enumerativa di luoghi e oggetti (non la Roma dei Cesari ma la Roma
dei Papi; non la Roma degli Archi, delle Terme, dei Fori, ma la Roma delle Ville,
delle Fontane, delle Chiese)
•parole rare (romorio), letterarie e arcaiche (studii varii, contrizioni, realità)
•aggettivazione ridondante (Le rose folte e larghe / caldo lume rossastro)
 

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Le opere Il piacere
Lo stile 2
 
•Fondamentale è il tessuto retorico, che si affida a un uso continuato della
sinestesia (tepor velato, mollissimo, aureo) e della metafora (fuga delle Ore /
prigione diafana) allo scopo di creare connessioni analogiche tra immagini.

•Le similitudini preziose (in guisa d’un giglio), le personificazioni (L’anno moriva), le
antitesi tra sensazioni contrastanti (caldo lume, gelato crepuscolo) sottolineano il
tono lirico della pagina.

•Il riferimento alle opere d’arte (d’un pallor d’ambra che richiamava al pensiero la
Danae del Correggio), al mito (Dafne), alla metamorfosi dell’umano nella natura (le
mani e i piedi piccoli e pieghevoli, quasi direi arborei) conferiscono alla pagina una
patina ricercata, elegante, in linea con l’estetismo decadente.

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Le opere L’innocente (1892)
Trionfo della morte (1894)
Le vergini delle rocce (1895)
Il fuoco (1900)
Altri romanzi

Nuclei tematici 1

•L’innocente e Trionfo della morte formano, assieme a Il piacere, il ciclo dei


“Romanzi della rosa”:
•il primo si ispira al romanzo Delitto e castigo di Dostoevskij ed è costruito sulla
confessione del crimine mostruoso commesso dal protagonista;
• il secondo incarna nel protagonista la figura dell’inetto posseduto dl sentimento
della morte.

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Le opere L’innocente
Trionfo della morte
Le vergini delle rocce
Il fuoco
Nuclei tematici 2
 
•Le vergini delle rocce è il primo e unico romanzo della serie incompiuta dei
“Romanzi del giglio”:
•protagonista è l’esteta che fa proprio il mito del Superuomo,
•si propone di liberare la società dalla logica materialistica della borghesia e dalla
massa delle plebi volgari,
•mira a porre un nuovo governo oligarchico che affermi i valori della forza e della
bellezza,
•vede infrangersi il sogno contro una realtà sociale cupa e minata dal disagio
psichico.
 
•Il fuoco è il primo e unico romanzo della serie incompiuta dei “Romanzi del
melograno”: sulla scia di Wagner e del superomismo di Nietzsche, il protagonista,
poeta e musicista, sogna di comporre l’opera d’arte totale che risvegli la “stirpe
italica”.

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Le opere L’innocente
Trionfo della morte
Le vergini delle rocce
Il fuoco
Lo stile 1
 
•Ne L’innocente la tessitura formale è composta per frammenti di sensazioni,
immagini e analogie che nel loro ripetersi accentuano l’aspetto emotivo della
confessione.

•Nel Trionfo della morte la prosa abbandona le preziosità de Il piacere e si fa


aspra e dissonante.

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Le opere L’innocente
Trionfo della morte
Le vergini delle rocce
Il fuoco
Lo stile 2
 
•Ne Le vergini delle rocce d’Annunzio risente delle correnti del simbolismo e della
teoria musicale di Wagner e ricerca una prosa poetica:
•il romanzo si pone come lungo poema musicale,
•la lingua si fa aulica (dopo aver esausta la dovizia delle rime), con un lessico
prezioso e ricercato (caduche, mercede), spesso d’uso letterario (inacerbire) con
grafie inusitate (aristòcrate),
•i procedimenti retorici sono quelli della poesia, a partire dalle figure di suono, come
l’allitterazione (atte a raccattar lo stabbio / tedii eleganti), fino alle similitudini (le
teste umane tutte simili come le teste dei chiodi sotto la percussione dei
chiodaiuoli) e alle metafore (Bollate voi sino all’osso le stupide fronti).

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Le opere Primo vere (1879)
Canto nuovo (1882)
Isaotta Guttadauro (1886)
L’isotteo-La chimera (1890)
Poema paradisiaco (1893)
Prime raccolte poetiche

Nuclei tematici 1

•Primo vere e Canto nuovo sono raccolte poetiche giovanili, la prima scritta a soli
16 anni sulla scia della metrica barbara di Carducci, la seconda preannuncia i temi
che poi saranno tipici della poesia dannunziana:
•l’espressione delle sensazioni,
•lo slancio vitalistico,
•la fusione con la natura.
 
 

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Le opere Primo vere
Canto nuovo
Isaotta Guttadauro
L’isotteo-La chimera
Poema paradisiaco

Nuclei tematici 2
 
•Con l’Isaotta Guttadauro, poi inclusa nella raccolta L’Isotteo – La chimera, la
poesia si fa preziosa, d’ispirazione parnassiana: il poeta insegue la perfezione dello
stile, fonda il culto della parola, che applica a tematiche proprie dell’universo
decadente.

•Il Poema paradisiaco, consumata la fase estetizzante, vede l’imporsi di una


sempre più convinta adesione alla poesia simbolista. Nascono tematiche diverse,
come il recupero della condizione d’innocenza propria dell’infanzia.

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Le opere Laudi (1903-1918)

Collezione poetica in 5 libri


(Maia, Elettra, Alcyone, Merope, Asterope)

Nuclei tematici 1

•Parte di un progetto incompiuto in 7 libri, denominati secondo la costellazione delle


Pleiadi: inizia una nuova fase poetica, contrassegnata dall’incontro con la filosofia
di Nietzsche.

•Il primo libro Maia (Laus vitae, titolo ulteriore che reca l’opera) è un poema
narrativo con funzione di prologo, nato dai diari-taccuini dell’autore composti in
Grecia del 1895, in cui la crociera si trasfigura in un viaggio verso le origini della
civiltà occidentale.

•Centrale è la ricerca di un’antichità ideale, fatta di bellezza, in cui vivere con


bramosia ogni esperienza di vita.
 

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Le opere Laudi
Nuclei tematici 2
 
•Di ritorno alla modernità delle “città terribili”, la forza del Superuomo dovrà
condurre verso un nuovo Rinascimento centrato su Roma.

•Alcyone, terzo libro delle Laudi, ha come tema centrale la metamorfosi tra essere
umano e mondo naturale, avvenuta per effetto di un annullamento panico nella
natura.

•Nell’estate, la stagione più propizia all’esplodere della sensualità, trascorsa tra le


colline di Firenze e la Versilia, il poeta e la donna si perdono in un paesaggio
indefinito che invita all’amore.

•La natura si rivela piena di corrispondenze segrete con l’io lirico.

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Le opere Laudi
Lo stile 1
 
•Maia è un poema narrativo in 8400 versi liberi, riuniti in 21 canti: il poeta
sperimenta la “strofa lunga” di 21 versi liberi, assai varia nel tipo di verso e negli
effetti di suono e di ritmo, grazie a cesure, elisioni (d’oblio, t’amò), sinalefi e dialefi
(dai mille e mille volti).

•Lo stile è sostenuto, talora ridondante e artificioso (Tiaso di rosse / Tiadi in boschi
folti), sovraccarico di immagini (spada fedele, ruggente face) e di tono spesso
ampolloso e ricercato nell’impiego di similitudini tratte dal repertorio classico (come
la gorgona, come la centaurea veste).

•Alcyone è una raccolta di 88 liriche più proemio e commiato, distinte in 5 sezioni e


intervallate da un ditirambo con funzione di snodo lirico-narrativo e di controcanto.

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Le opere Laudi
Lo stile 2
 
•Vertice di virtuosismo tecnico e di musicalità del verso, ha 3 livelli stilistici,
corrispondenti alla prima (parnassiana), alla seconda (impressionistica) e alle
restanti tre sezioni (classicistiche) di liriche.

•Il lessico è pieno, ricco di vocabolari diversi (fiale, tirsi, apparita, tamerici), aulico
(fulgenti, aulenti, silvani) e dalla forte valenza fonosimbolica.

•Assai ampia è la gamma delle figure retoriche, con prevalenza delle figure di
suono e di ripetizione, come le allitterazioni (fruscio che fan le foglie, pini scagliosi e
irti), le assonanze (fumi confusi, profumi diffusi), le enumerazioni in polisindeto (e
su... e su... e su... e su...), i parallelismi sintattici (Fresche le mie parole / Dolci le
mie parole), le anafore (O Vita, o Vita, / dono...).

•Continua la trama di immagini analogiche e simboliche, intessuta di


personificazioni (Vita, Sera), sinestesie (Fresche le mie parole), similitudini (il cuor
nel petto è come pesca), metafore (viso di perla), onomatopee (salmastre e arse,
coccole, crosciare).

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Le opere Le faville del maglio (1911-1914)
Notturno (1921)

Prose di ricerca

Nuclei tematici 1

•Le faville del maglio, scritte per il “Corriere della Sera”, sono prose di riflessione
e di ricordi in forma diaristica, di tono lirico e di carattere fortemente simbolico.
Inaugurano un nuovo corso nella prosa dannunziana.

•Il Notturno, composto dopo il ferimento a un occhio che lo costringe a letto e al


buio, è una sorta di diario in cui la voce narrante:
•rivolgendo l’attenzione all’interno, scopre la propria condizione di sofferenza e di
solitudine,
•si abbandona ai ricordi d’infanzia e di imprese di guerra, che però affiorano filtrati
da una fantasia allucinata,
•vive visioni di lutto e di morte.

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Le opere Le faville del maglio
Notturno
Lo stile 1
 
•Con queste opere d’Annunzio inaugura una prosa lirica breve, costruita secondo
una nuova poetica del frammento.

•La pagina diaristica si abbandona liberamente al flusso dei ricordi, alle percezioni
momentanee, sovrapponendo i livelli temporali: su tutto prevale un tono poetico,
evocativo (La stanza è muta d’ogni luce).

•Le sensazioni affiorano alla coscienza come immagini visionarie (Traccio i miei
segni nella notte che è solida contro l’una e l’altra coscia come un’asse inchiodata),
allucinazioni (i fantasmi della battaglia furono d’un tratto esclusi dalla soglia nera),
memorie e propositi.

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Le opere Le faville del maglio
Notturno
Lo stile 2
  
•La sintassi è paratattica e di tipo nominale, i periodi sono asciutti e spezzati dalla
punteggiatura che crea pause di grande intensità drammatica (Ho gli occhi bendati.
Sto supino nel letto, col torso immobile, col capo riverso, un poco più basso dei
piedi).

•Il lessico non è più ricercato (mi misi a cercare un modo ingegnoso di eludere il
rigore della cura), anche se permangono resistenze di termini riferibili alla classicità
(Sibille, fato).

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