Il biennio nero 1921-1922 Biennio nero e avvento del fascismo Nonostante la vittoria su D’Annunzio a Fiume, Giolitti aveva difficoltà a sedare le rivolte che scoppiavano in Italia molto di frequente Tra il 1921 e il 1922 si registrano un numero altissimo di atti intimidatori e violenti, fatti da giovani in camicia nera, ai danni di socialisti e comunisti, picchiati e ridicolizzati sulla pubblica piazza Vennero date alle fiamme le sedi di partiti e giornali di sinistra, sindacati Biennio nero e avvento del fascismo Di fronte a questa ondata di violenza Giolitti pensò di formare un governo in cui partecipassero anche i fascisti, pensando che questo potesse riportare la situazione in ordine L’occasione è rappresentata dalle politiche del 1921. Giolitti offrì ai fascisti (divenuti in questo stesso anno il Partito nazionale fascista - PNF) di entrare nel «Blocco nazionale», insieme a nazionalisti e liberali Il piano di Giolitti non riuscì perché le elezioni del ’21 vennero vinte ancora una volta da socialisti e cattolici. Tra gli eletti del «Blocco nazionale» però c’erano 35 fascisti, tra cui Mussolini Biennio nero e avvento del fascismo Il 1° luglio 1921 Giolitti dà le dimissioni Biennio nero e avvento del fascismo Il clima di violenza che i fascisti avevano creato aveva portato la popolazione (tranne comunisti e gran parte dei socialisti) a credere che l’unica soluzione fosse quella di coinvolgere i fascisti nel governo. In Italia si respirava un clima da guerra civile Giolitti si disse disponibile a guidare un governo in cui fosse incluso Mussolini e altri ministri fascisti. Dello stesso avviso fu il re Mussolini rifiuta però di entrare nel governo in posizione subalterna in un governo di coalizione e organizza la «Marcia su Roma» Marcia su roma 27 e 28 ottobre 1922 La marcia su roma La “Marcia” fu una grande manifestazioni in armi a cui parteciparono circa 50.000 persone provenienti da tutta Italia e che si recarono a Roma per occupare la città e obbligare il governo a dimettersi. In tal modo il re sarebbe stato costretto a dare a Mussolini l’incarico di formare un nuovo esecutivo L’impresa fu organizzata da quattro personalità del partito (chiamati poi «quadrumviri»): un sindacalista, Michele Bianchi, e tre ex militari, Cesare De Vecchi, Italo Balbo, Emilio Del Bono I fascisti occuparono le stazioni ferroviarie, le strade principali, le centrali elettriche, telegrafiche e telefoniche La marcia su roma L’esercito avrebbe potuto fermare la “Marcia” senza grossi problemi, ma molti ufficiali vedevano con favore l’avvento di un governo fascista Viene dichiarato lo stato di assedio per permettere l’intervento dei carabinieri, ma Vittorio Emanuele non firma il decreto e chiamò Mussolini a dirigere il nuovo governo La “Marcia” fu il momento culminante di una progressiva presa di potere durata i tre anni precedenti