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Italien continuant 1 (6eme cours)

Maria Luisa Mura, maria-luisa.MURA@univ-amu.fr


Il biennio nero
1921-1922
Biennio nero e avvento del fascismo
Nonostante la vittoria su D’Annunzio a
Fiume, Giolitti aveva difficoltà a sedare
le rivolte che scoppiavano in Italia
molto di frequente
Tra il 1921 e il 1922 si registrano un
numero altissimo di atti intimidatori e
violenti, fatti da giovani in camicia nera,
ai danni di socialisti e comunisti,
picchiati e ridicolizzati sulla pubblica
piazza
Vennero date alle fiamme le sedi di
partiti e giornali di sinistra, sindacati
Biennio nero e avvento del fascismo
Di fronte a questa ondata di violenza Giolitti
pensò di formare un governo in cui
partecipassero anche i fascisti, pensando che
questo potesse riportare la situazione in ordine
L’occasione è rappresentata dalle politiche del
1921. Giolitti offrì ai fascisti (divenuti in questo
stesso anno il Partito nazionale fascista - PNF)
di entrare nel «Blocco nazionale», insieme a
nazionalisti e liberali
Il piano di Giolitti non riuscì perché le elezioni
del ’21 vennero vinte ancora una volta da
socialisti e cattolici. Tra gli eletti del «Blocco
nazionale» però c’erano 35 fascisti, tra cui
Mussolini
Biennio nero e avvento del fascismo
Il 1° luglio 1921 Giolitti dà le
dimissioni
Biennio nero e avvento del fascismo
Il clima di violenza che i fascisti avevano
creato aveva portato la popolazione (tranne
comunisti e gran parte dei socialisti) a
credere che l’unica soluzione fosse quella di
coinvolgere i fascisti nel governo. In Italia si
respirava un clima da guerra civile
Giolitti si disse disponibile a guidare un
governo in cui fosse incluso Mussolini e altri
ministri fascisti. Dello stesso avviso fu il re
Mussolini rifiuta però di entrare nel governo
in posizione subalterna in un governo di
coalizione e organizza la «Marcia su Roma»
Marcia su roma
27 e 28 ottobre 1922
La marcia su roma
La “Marcia” fu una grande manifestazioni in
armi a cui parteciparono circa 50.000 persone
provenienti da tutta Italia e che si recarono a
Roma per occupare la città e obbligare il
governo a dimettersi. In tal modo il re sarebbe
stato costretto a dare a Mussolini l’incarico di
formare un nuovo esecutivo
L’impresa fu organizzata da quattro personalità
del partito (chiamati poi «quadrumviri»): un
sindacalista, Michele Bianchi, e tre ex militari,
Cesare De Vecchi, Italo Balbo, Emilio Del Bono
I fascisti occuparono le stazioni ferroviarie, le
strade principali, le centrali elettriche,
telegrafiche e telefoniche
La marcia su roma
L’esercito avrebbe potuto fermare la
“Marcia” senza grossi problemi, ma
molti ufficiali vedevano con favore
l’avvento di un governo fascista
Viene dichiarato lo stato di assedio per
permettere l’intervento dei carabinieri,
ma Vittorio Emanuele non firma il
decreto e chiamò Mussolini a dirigere il
nuovo governo
La “Marcia” fu il momento culminante
di una progressiva presa di potere
durata i tre anni precedenti

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