Sei sulla pagina 1di 16

Le nuove frontiere della Sharing economy

nell’Unione europea
Introduzione

La lezione si svolgerà analizzando tre fattori chiave:


1. la posizione dell’Unione europea rispetto all’Economia della
condivisione e, soprattutto, rispetto all’adozione di una
specifica regolamentazione del settore;
2. l’attuale stato di diffusione dell’Edc nei Paesi dell’Unione
europea;
3. la misura in cui la diffusione dell’Edc in Europa rappresenti
un volano per l’implementazione degli obiettivi di sviluppo
sostenibile (SDGs) e quale sia la posizione assunta dalle
Istituzioni UE a questo riguardo.

UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 2
L’Edc: un’opportunità per l’Europa

L’Edc fa parte della strategia europea


per il mercato unico e della strategia
della Commissione UE per il mercato
unico digitale (COM(2015) 192 final). 
Secondo l’UE, sostenere l’Edc è
fondamentale per raggiungere gli obiettivi
del mercato unico digitale, per sviluppare
servizi più efficienti, per risparmiare le
risorse esistenti e per promuovere
un’occupazione nuova e più flessibile.
Tuttavia, bisogna constatare che alcune
piattaforme online sono ormai assurte al
rango di operatori concorrenti in molti
comparti dell’economia e l’uso che fanno
del loro potere di mercato pone vari
interrogativi sui quali è necessario
intervenire.
UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 3
Le iniziative UE sull’Edc

Al fine di favorire la diffusione dell’Edc, l’UE ha deciso di intervenire nella materia


con una serie di iniziative:
1. Comunicazione della Commissione UE di giugno 2016 “Un’agenda europea per
l’economia collaborativa”– COM(2016) 356 def;
2. Sentenza della Corte di Giustizia UE del 20 dicembre 2017 (Causa C-434
Profesional Elite Taxi/Uber Systems Spain SL);
3. Reg. (UE) del 20 giugno 2019, che promuove equità e trasparenza per gli utenti
commerciali dei servizi di intermediazione online - Reg. (UE) 2019/1150;
4. Comunicazione della Commissione UE «Plasmare il futuro digitale
dell’Europa» - COM(2020) 67 final;
5. Proposta di Reg. (UE) relativo a un mercato unico dei servizi digitali (Legge sui
servizi digitali) e che modifica la c.d. Direttiva sul commercio elettronico
2000/31/CE – COM(2020) 825 final;
6. Consultazione sulle tutele per i lavoratori della Gig economy (24.2.2021 -
C(2021) 1127 final)
UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 4
L’Agenda UE per l’Edc 2016

Nell’Agenda la Commissione difende il nuovo modello economico e stabilisce che, a norma del diritto UE,
ovvero delle libertà fondamentali del trattato (art. 49 e 56 del TFUE), della direttiva sui servizi (art. 9 e 16 della
Dir. 2006/123/CE), della direttiva sui servizi della società dell'informazione (Dir. (UE) 2015/1535), della
direttiva sul riconoscimento delle qualifiche e del Reg. (UE) sulla protezione dei dati, i prestatori di servizi
possono essere subordinati ai requisiti di accesso al mercato o ad altri requisiti, come i regimi di
autorizzazione e i requisiti di licenza, soltanto se tali requisiti sono:
1. non discriminatori;
2. necessari per conseguire un obiettivo di interesse generale;
3. e proporzionati rispetto a tale obiettivo (che non impongono più obblighi di quanto strettamente
necessario).
Se — ed in quale misura — le piattaforme Edc possono essere soggette ai requisiti di accesso al mercato
dipende, inoltre, dalla natura delle loro attività.

 Da un lato le piattaforme forniscono un servizio della società dell’informazione, poiché offrono un


servizio prestato normalmente dietro retribuzione, a distanza, per via elettronica e a richiesta individuale di
un destinatario di servizi. Pertanto, non possono essere soggette ad autorizzazione preventiva o a qualsiasi
requisito equivalente che riguardi specificamente ed esclusivamente tali servizi (in virtù di quanto disposto
dalla direttiva 2006/123/CE).
 Dall’altro, tuttavia, vi sono casi in cui le piattaforme possono essere considerate come prestatrici di altri
servizi, in aggiunta a quelli della società dell’informazione che esse offrono in qualità di intermediario tra i
prestatori dei servizi sottostanti e i loro utenti.
UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 5
Sentenza Uber del 2017

La controversia che ha dato adito alla pronuncia è nata nel 2014 a Barcellona tra
l’associazione locale dei taxi e la compagnia Uber. I termini della questione hanno
rispecchiato le posizioni contrapposte delle due parti in causa:

 da un lato, l’associazione professionale dei tassisti catalani secondo la quale il


servizio offerto sotto il nome di Uber sarebbe principalmente configurabile quale
attività di trasporto;
 dall’altra, la compagnia statunitense sostenitrice che la propria attività si estrinsechi
esclusivamente nel facilitare l’intermediazione, attraverso un’applicazione per
smartphone, fra utenti e conducenti non professionisti (e si configuri pertanto
esclusivamente come un servizio digitale).
La Corte di Giustizia, di fronte a cui è stata portata la questione, ha concluso che «il
servizio d’intermediazione deve essere considerato parte integrante di un servizio
complessivo in cui l’elemento principale è un servizio di trasporto e, di conseguenza,
rispondente non alla qualificazione di servizio della società dell’informazione».
La materia risulta, pertanto, regolata dall’art. 58 TFUE (e dalle disposizioni del titolo del
Trattato relativo ai trasporti).
UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 6
Il Reg. (UE) sulle relazioni piattaforme/imprese
2019
Il Reg. (UE) 2019/1150 stabilisce un quadro giuridico volto a garantire termini e
condizioni trasparenti per gli utenti commerciali delle piattaforme online, nonché
mezzi effettivi di ricorso in caso di mancato rispetto di tali termini e condizioni.
Le piattaforme online disciplinate dal regolamento includono i mercati online, gli store
di applicazioni software online e/o i social media, nonché i motori di ricerca online,
indipendentemente dal luogo di stabilimento, purché servano gli utenti commerciali
stabiliti nell’UE.
Concretamente, la regolamentazione platform-to-business garantisce che i termini e le
condizioni delle piattaforme online devono:
1. essere redatti in un linguaggio semplice e intelligibile;
2. essere chiari sulla politica sui dati della piattaforma: quali dati raccoglie, se e come
condivide i dati e con chi;
3. facilitare gli utenti commerciali nella richiesta di risarcimento in caso di problemi;
4. consentire il diritto di adire i tribunali nazionali dell'UE per porre fine o vietare
l'inosservanza del regolamento.

UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 7
La Comunicazione sul futuro digitale 2020

Nella sua comunicazione dal titolo "Plasmare il futuro digitale dell'Europa" , la


Commissione si è impegnata ad aggiornare le norme orizzontali che definiscono le
responsabilità e gli obblighi dei prestatori di servizi digitali, in particolare delle
piattaforme online.

Regole nuove e rivedute per approfondire il mercato interno dei servizi digitali,
aumentando e armonizzando le responsabilità delle piattaforme online e dei prestatori
di servizi di informazione e rafforzando la sorveglianza sulle politiche dei contenuti
delle piattaforme nell'UE

UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 8
La proposta di Reg. (UE) sui servizi digitali

Concretamente, la proposta di Reg. (UE) sui servizi digitali introduce una serie di nuovi
obblighi armonizzati a livello dell'UE per i servizi digitali, accuratamente calibrati in base alle
dimensioni e all'impatto dei servizi, quali:

• Misure per contrastare beni, servizi e contenuti illegali online.

• Tutele per i diritti fondamentali degli utenti e la libertà di espressione.

• Obblighi di trasparenza e responsabilità in relazione ai contenuti, alla pubblicità online e


agli algoritmi utilizzati per le raccomandazioni.

• Obblighi per le piattaforme di valutazione dei rischi per prevenire l'abuso dei loro sistemi.

• Norme sulla tracciabilità degli utenti commerciali sui mercati online, per aiutare a
rintracciare i venditori di beni o servizi illegali.

• Una struttura di supervisione innovativa per affrontare la complessità dello spazio online e
garantire un'applicazione efficace in tutto il mercato unico.

UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 9
La consultazione sulla Gig economy

Il 24 febbraio 2021 la Commissione UE ha avviato una consultazione pubblica per


determinare se adottare una direttiva volta a rafforzare la tutela di rider e lavoratori atipici.
La pandemia, infatti, ha accelerato ulteriormente l’espansione dei modelli di attività basati
sulle piattaforme digitali.
Secondo le stime della Commissione più di 24 milioni di persone in Europa hanno finora
offerto il loro lavoro tramite piattaforme, e per circa tre milioni, la gig economy è addirittura
la principale fonte di reddito.
La consultazione ha individuato sette aree di possibile miglioramento:
• la condizione occupazionale dei lavoratori 'gig’,
• le loro condizioni di lavoro,
• l'accesso alla protezione sociale,
• l'accesso alla rappresentanza sindacale e alla contrattazione,
• gli aspetti transnazionali,
• l'uso da parte delle aziende della gestione algoritmica
• le opportunità di formazione e professionali.

UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 10
L’approccio UE in sintesi…
In sintesi qual’è la posizione dell’UE di fronte alla auspicata e pretesa
regolamentazione dell’Edc?
1. Non è stata adottata una regolamentazione univoca e organica per tutti i settori
dell’Edc;
2. Prevale un approccio flessibile e armonizzato, attraverso cui sono applicati alla
materia i fondamentali principi di trasparenza e responsabilità;
3. La disciplina adottata si concentra soprattutto sulla regolamentazione delle
piattaforme digitali, restando invece in capo alle norme settoriali UE (es.
protezione dati, commercio elettronico, ecc. ) e alle norme nazionali, la
competenza a definire i singoli profili di ciascun settore dell’Edc;
4. Per l’immediato futuro, considerata la rapida evoluzione dell’Edc, la Commissione
ha intenzione di continuare a monitorare lo sviluppo economico e l'evoluzione
dell'ambiente normativo (con indagini periodiche), nonchè di incoraggiare lo
scambio di buone pratiche tra i paesi UE.

UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 11
Gli impatti in Europa
Nel 2018 l’UE ha realizzato un sondaggio «The use of the collaborative economy» sui servizi
offerti tramite piattaforme collaborative, dal quale risulta che:
• UTILIZZATORI: Poco meno di un quarto (23%) degli europei ha utilizzato questi servizi, ma
pochissimi li usano regolarmente, cioè almeno una volta al mese (4%).
• SERIVIZI PRIVILEGIATI: Più della metà ha avuto accesso ai servizi nei settori
dell'alloggio (57%) e dei trasporti (51%), ma pochi hanno avuto accesso ai servizi
professionali (9%) o alla finanza collaborativa (8%).
• ASPETTATIVE: Quasi 9 su 10 utenti (88%) li raccomanderebbero.
• VANTAGGI: La maggioranza cita il comodo accesso ai servizi (73%), la disponibilità di
valutazioni e recensioni degli utenti (60%), il fatto che i servizi siano più economici o
gratuiti (59%) e la più ampia scelta di servizi (56%) come vantaggi dell'uso delle piattaforme
collaborative rispetto ai canali tradizionali.
• SVANTAGGI: Poco meno della metà (49%) vede la mancanza di chiarezza su chi è
responsabile in caso di problemi come il più grande svantaggio. Più di un terzo menziona
anche valutazioni e recensioni fuorvianti da parte di altri utenti (38%), uso improprio dei dati
personali (37%) e minore fiducia nei fornitori di servizi (34%). Gli svantaggi meno menzionati
sono il fatto che i servizi offerti non sono quelli attesi (24%) e i problemi con il processo di
prenotazione online o i pagamenti (22%).
• ALTERNATIVE: Per 6 utenti su 10 (60%) l'uso di questi servizi non ha influito sull’utilizzo
dei canali tradizionali. D'altra parte, circa un terzo (32%) afferma che l'uso di questi servizi ha
sostituito almeno in parte l'uso dei servizi tradizionali.
UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 12
I servizi Ecd più utilizzati in UE

Tra gli intervistati che hanno utilizzato servizi offerti tramite piattaforme collaborative, più della metà lo ha
fatto nei settori dell'alloggio (57%) e del trasporto (51%) come risulta dal sondaggio «The use of the
collaborative economy» condotto dall’UE nel 2018:

Fonte: Flash Eurobarometer 467 – TNS Political & Social, 2018

UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 13
Il potenziale di sostenibilità dell’Edc

Nello studio “Environmental potential of the collaborative economy” della Commissione UE del 2018,
si evidenzia che nel dibattito pubblico sembra essere piuttosto diffusa la percezione del legame sotteso
tra Edc e sostenibilità e che le piattaforme di Edc sono utilizzate per promuovere un mercato
sostenibile che “ottimizza le conseguenze ambientali, sociali ed economiche del consumo per
soddisfare i bisogni delle generazioni attuali e future”.
In particolare, nelle conclusioni si sottolinea che, soprattutto gli impatti ambientali a livello di singola
transazione, sono spesso inferiori nell’Edc rispetto alle controparti dell’economia tradizionale. Tuttavia,
è probabile che i benefici ambientali netti che ne derivano siano parzialmente o completamente
compensati dall’aumento dei consumi in altre aree (c.d. “effetto rimbalzo”).
Per queste motivazioni, l’impatto ambientale dell’Edc dipende fortemente da molteplici fattori, tra cui:
a) il tipo di modello di business collaborativo studiato (ad esempio il ridesharing sembra avere un
impatto ambientale minore rispetto al car sharing, e l’affitto di stanze è più vantaggioso per
l’ambiente rispetto all’affitto di interi appartamenti);
b) il tipo di transazione “tradizionale” a cui viene confrontato (ad esempio vi è una grande
differenza se un appartamento in collaborazione è paragonato a un hotel economico o a un hotel di
lusso di fascia alta);
c) il tasso di utilizzo degli asset fisici e degli asset generalmente più moderni ed efficienti dal punto
di vista energetico e delle risorse utilizzati;
d) gli effetti di rimbalzo e le modalità con le quali le famiglie spendono il reddito o i risparmi
extra derivanti dalla condivisione dei prodotti.
UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 14
Prime conclusioni

In conclusione, secondo la Commissione UE, volendo ad oggi realizzare una


proiezione degli impatti economici, sociali e ambientali dell’economia
collaborativa nel 2030, ne risulta una scala di effetti piuttosto limitata ma che
si spiega principalmente con due fattori:
1. gli scenari presi in esame riguardano ancora settori isolati dell’economia;
2. si ha a che fare con tassi relativamente bassi di attività collaborativa,
destinati sicuramente ad evolversi.
Lo scenario potrebbe pertanto cambiare completamente in futuro se
l’economia collaborativa dovesse decollare in una più ampia gamma di settori
e fosse, di conseguenza, adeguatamente regolamentata con previsioni tese a
incrementare i profili di sostenibilità di ogni specifico servizio o attività.

UnitelmaSapienza.it 12/12/2021 15
 "Le piattaforme online hanno assunto un ruolo centrale nella nostra
vita, nella nostra economia e nella nostra democrazia. Da questo
ruolo derivano anche maggiori responsabilità, ma per questo è
necessario dotarsi di un codice normativo moderno
per i servizi digitali».

Thierry Breton
Commissario per il Mercato interno

UnitelmaSapienza.it 16

Potrebbero piacerti anche