I Ricettari
Si può parlare di ricettari solo a partire dagli ultimi secoli del
Medioevo (XIV e XV). Nascono grazie alla coscienza di una cultura
comune, ancor prima che nasca il concetto di Italia come nazione
Parlando di ricettari troviamo il LIBER DE COQUINA, ritenuto il
più antico ricettario redatto molto probabilmente nella rinomata corte
degli Angiò di Napoli visti i diversi termini di appartenenza
dell’Italia meridionale e il ricorrere delle influenze culinarie pugliesi
napoletane ed anche arabe. Troviamo poi un ricettario che descrive la
seconda famiglia di ricettari, redatto in Toscana intorno alla metà del
XIV secolo. Il toscano invece nasce nell’Italia dei comuni e si rivolge
principalmente a una nuova classe: quella legata al commercio. Si
passa perciò dalla corte alla casa e in questo modo comincia a
delinearsi un interesse più specifico e pratico rispetto alla semplice
lettura di intrattenimento dei signori. Ne esiste anche una versione
veneta.
Maestro Martino Rossi
Appare poi l’opera di Maestro Martino Rossi nella
seconda metà del XV secolo che presenta dei contenuti
innovativi . Lavorò in diverse zone italiane come
Milano, Roma e Napoli. Queste esperienze portarono
molto probabilmente alla stesura di un testo che
rappresenta “un modello italiano di cucina”. Il LIBRO
DE ARTE COQUINARIA è importante perché l’autore
descrive i procedimenti in modo preciso e analitico senza
tralasciare i particolari, proprio come una ricetta che ai
giorni nostri ritroveremmo ad esempio nel Cucchiaio
d’Argento.
Profumo di Civiltà : il pane
Marcatore sociale e temporale
• Nel Europa centro–settentrionale fu inizialmente considerato un
alimento accessorio in quanto l'alimentazione era basata sulla
caccia. Poi dopo l’anno 1000, a causa di una diminuzione della
caccia, divenne un alimento comune e assunse un importanza
centrale nella dieta quotidiana, soprattutto in quella povera
contadina.
• Una grande differenza era di natura cromatica: il pane dei ricchi era
bianco perché fatto di frumento puro mentre il pane dei poveri era
scuro perché fatto interamente o in parte con cereali inferiori
(segale, avena, orzo, spelta, miglio e panico).
• Unica eccezione erano le città dove anche i poveri mangiavano
pane bianco, se non era periodo di carestia.
• Nei periodi di carestia quando non solo il frumento, ma anche gli
altri cereali mancavano venivano utilizzati legumi, castagne,
ghiande dei boschi, erbe e radici
Desiderio di Carne
Carne aristocratica
Alto Medioevo: caccia e pastorizia erano centrali per l’economia del mondo
germanico e per la loro alimentazione che collocava quindi al primo posto la
carne.
Le campagne non sono più la struttura portante della produzione alimentare, essa
viene privilegia il bosco, luogo in cui prolifera l’allevamento di maiali che si
cibavano di ghiande di cui erano ricchi i boschi dell’epoca, per lo più querceti.
Il suino era quindi considerata la carne d eccellenza esso veniva anche celebrato
nei miti germanici come simbolo di fecondità e abbondanza, capace secondo la
mitologia di nutrire schiere di guerrieri morti e di rigenerarsi ogni giorno per
poterli sfamare di nuovo.
Per molto tempo la carne era il cibo principale per tutti, dagli umili ai nobili;
questa situazione cambio radicalmente quando le classi dominanti aumentarono i
coltivi rendendo più difficile l’accesso alla carne per i contadini .Il pensiero
monastico vedeva la carne come un cibo desiderato che faceva gola quindi
peccaminoso e per questo preferiva la visione biblica dell’uomo che si nutre dei
frutti della terra: una concezione assimilabile a quella vegetariana.
Basso Medioevo
In questo periodo che va dal XIII al XV si assiste a una
trasformazione dell’organizzazione sociale, nascono le città. Infatti le
differenze dal punto di vista alimentare si fanno sentire tra contadino
e cittadino, la dieta dell’agricoltore è strettamente legata ai prodotti
che può produrre e alla risorse a cui può accedere, l' abitante della
città può contare sul potere d' acquisto di cui dispone e accede al
mercato.
Gli strati più bassi della popolazione erano legati al consumo di carne
di pollame e di maiale, facile da allevare e da conservare nei periodi
di magra grazie all’ausilio del sale, vero protagonista del medioevo…
per i salumi.
I cittadini invece prediligevano altri carni diverse da quelle consumate
durante i banchetti medievali, non apprezzavano i suini per il gusto
rurale che conservavano, ma si orientavano principalmente sulla carne
di bovino e sui volatili poiché assunsero un valore simbolico di
leggerezza e di superiorità rispetto agli altri visto che potevano volare.
LO statuto ambiguo del pesce