Sei sulla pagina 1di 7

Genesi della città vescovile

Nell’età tardoromana (III-IV sec.) la città, l’urbs, era un organismo territoriale complesso: basiliche (ex luoghi di governo,
dal IV sec. adibiti ai culti Cristiani), terme, magazzini, laboratori artigianali, botteghe. In genere l’urbe era
circondata da una cinta muraria, con torri, porte e da uno spazio, non edificato, detto mille passus, che
si allargava dalle mura per lo spazio di un miglio (da 1 A 2 kM). Di là c’era il
territorium (zona rurale suddivisa in circoscrizioni, cosiddetti pagi (da pango, piantare), costellato da vici (villaggi),
collegati alla diffusione del colonato (affittuari alle dipendenze del padrone, tenuti a pagare al proprietario
del fondo agricolo canoni in natura e prestazioni personali (corvée) in cambio della possibilità
di trattenere una parte del raccolto per sfamare la propria famiglia). Infine la villae,
edifici preposti al controllo delle masserie.

Civitas ꞊ territorium + urbs

Oppure

Municipium ꞊ struttura amministrativa


(dal lat. munia capere ꞊ assumere i doveri del cittadino)
In età romana il
census era
l’elenco dei
cittadini, stilato dai
censori durante il
Governo municipale censimento per
stabilire
rispecchiava l’urbe romana l’ammontare dei
È costituito da tributi. I cittadini
Gruppo di magistrati eletti + l’ordo (oppure curia, legata al censo) venivano suddivisi
costituito da proprietari delle ville e ricchi mercanti in gruppi sociali
omogenei a
seconda della
quantità dei beni
posseduta.

Vescovo
Nel IV sec.
Con l'editto di Tessalonica, emesso il 27 febbraio 380, dagli imperatori Graziano,
Teodosio I e Valentiniano, il Cristianesimo venne riconosciuto religione di Stato. I municipi divennero così sedi episcopali
e i confini della diocesi ricalcarono quelli del municipio.
La presenza del vescovo e delle cinta murarie distinguono la città rispetto ad altri
tipi di centro abitato.
Lo spopolamento
Confini precisi del periodo sono
tuttora oggetto di dibattito, anche
Nell'età tardoantica (V-VIII secolo) la se, tendenzialmente, sono
regressione conomica fu causata dai compresi fra il III e il V secolo, e
cioè dall'estinzione della dinastia
popoli germanico, estranei alla cultura dei Severi (o, secondo altri,
cittadina. dall'ascesa al potere di
Diocleziano), fino all'età di
Giustiniano (527-565), in cui si
realizzò l'ultimo serio tentativo di
Restauratio Imperii,
● Spopolamento
● Deterioramento delle strutture architettoniche
● Crollo dei commerci
● Crisi alimentare

Dal VI sec., specie in Gallia, le città, svuotate delle loro


funzioni politiche, economiche e sociali, subirono un totale
spopolamento. In Italia, invece, pur subendo consistenti
cambiamenti le città continuarono a sussistere .

In Italia avvenne uno scollamento tra il territorium e l’urbs, e al posto di


quest’ultimo comparve il termine:

Civitas
In riferimento al solo centro cittadino.
Prima gli ostrogoti e poi i longobardi vincolarono i cittadini a risiedere nel municipium per assolvere al pagamento dei
tributi necessari al mantenimento dell’esercito. Per assolvere a quest’obbligo, i proprietari fondiari furono costretti a
occuparsi della gestione dei loro possedimenti e si trasferirono nelle ville onde curarle e proteggerle. Ciò portò la villa
a mutare prima in curtis e poi in castellum, nei quali si concentrarono le attività commerciali e dove il colonato si
trasformò in servitù della gleba. In molti casi anche i vici, incentrati sulla chiesa locale (pieve, circoscrizioni
ecclesiastiche minori) si trasformarono in centri rurali fortificati.
Domus episcopi
I conflitti tra longobardi e bizantini tra il VI e il VII secolo crebbe l’importanza nella
cura delle fortificazioni, affidata alla comunità cittadina. Fu il periodo in cui i
vescovi risiedevano ancora fuori dell’agglomerato urbano all’interno delle mura
cittadine.

Città sotto il controllo bizantino Città sotto il controllo longobardo

Qui, la curia venne affianacata da curatores di Qui, invece, l’amministrazione germanica aveva
nomina imperiale (amministratori) e da vescovi, a esautorato la curia e aveva concesso, nel corso del
cui l’impero aveva concesso alcuni poteri civili. tempo, un’assemblea dei cittadini, priva di
riconoscimento giuridico, che si riuniva nella sede
del vescovo (conventus ante ecclesiam) per trovare
un communis consensum intorno a questioni di
difesa e commercio.

Fu così che il vescovo, eletto dalla


comunità, per svolgere per lo più ruoli
di arbitrato, pur non essendo investito
di poteri amministrativi dai longobardi,
cominciò a essere considerato il vero
leader.

Tra VIII e il IX secolo i franchi rivoluzionarono la giurisdizione tra urbe e


territorium.
I franchi divisero il territorio in contee (distretti corrispondenti ai
confini degli antichi municipi e affidarono l’amministrazione ai
conti, coadiuvati dai propri funzionari e vassalli.

Ai conti continuarono ad affiancarsi le assemblee dei cittadini


(conventus civium) e i vescovi.

Nel IX secolo, con l’imposizione del celibato, i vescovi acquisirono un’identità forte, che li differenziò
dai laici. Questi furono esclusi dal diritto di intervenire nell’elezione del vescovo, il quale poteva
essere eletto dal capitolo cattedrale (collegi sacerdotali delle cattedrali, composti da canonici,
chiamati così perché attendevano al rispetto delle regole liturgiche, canoni). Si dice invece capitolo
collegiale, o collegiata il capitolo annesso alla chiesa non cattedrale.
I presuli (ossia i prelati), cominciarono a godere dell’immunità, ossia del diritto di essere giudicati
solo dai superiori e non dai tribunali laici. I vescovi.

La svolta del X secolo

Ai vescovi furono demandati compiti giurisdizionali sul centro urbano e sul suburbium (fascia tra le 3 e le 4 miglia dal centro-
città). La contea si frantumò: l’urbs e il suburbium vennero affidati al vescovo; il territorium, poi denominato contado (da
comitatus, contea) ai feudatari. Nel territorium il patrimonio fondiario, alimentato dalle donazioni, veniva concesso dal
vescovo a livello (concessione di una terra dietro il pagamento di un fitto) o in enfiteusi (è un diritto reale di godimento che
attribuisce a una persona il potere di utilizzare, in modo pieno e immediato, un bene di proprietà di un'altra persona. Sono
detti diritti reali minori perché hanno un contenuto più ristretto rispetto alla proprietà. L’enfiteuta deve migliorare il fondo
stesso e pagare inoltre al proprietario (direttario o concedente) un canone annuo in denaro o in derrate.
Organizzazione dello
spazio urbano

Organizzazione Ricordiamo che l’equazione “città” = “città


gerarchica degli vescovile” esprime solo la situazione dei
territori romanizzati, nel resto d’Europa il
spazi, che riflette fenomeno si manifestò in modi parzialmente
quella sacra: diversi.

● Residenza vescovile (palatium)


● Battistero
● Cattedrale (ecclesia maior), matrice rispetto ciese minori e cappelle
● Circoscrizioni (contrade o vicinie)

Erano legate a una cappella


cittadina o a un edificio profano, di
cui curavano la manutenzione ed
eleggevano il rettore.

In età comunale il rettore prese anche l’appellativo onorifico di


console (che non era un alto magistrato, come in età romana), i cui
compiti erano quelli di ripartire tra i cittadini gli oneri fiscali e militari e
organizzare le elezioni dei rappresentanti di un determinato quartiere
nell’assemblea cittadina.
L’incremento demografico avviatosi nel X secolo, per intensificarsi
nell’XI sec. fu accompagnato da una forte mobilità sociale, che si
arrestò solo alla fine del XIII sec.

L’espansione demografica fu dovuta ad un surplus produttivo

Già dal X sec. una quantità crescente di persone aveva cominciato a


trasferirsi nei centri urbani in cerca di migliori condizioni di vita,
popolando gli spazi esterni alle mura altomedievali, presto denominate
borghi e sobborghi.

Lo spazio del commercio allora


si spostò dal castello al borgo
popolato da mercanti.

Mancano stime precise per


Spostandosi in città i servi potevano quantificare il fenomeno
migliorare il proprio status e dell’inurbamento. Disponiamo di
acquisire, dopo un certo numero di elenchi di cittadini per
anni, la condizione di uomini liberi, contabilizzare il consumo
esercitando mestieri artigianali, alimentare e i tributi; o di
attività commerciali : “L’aria della quell’altro sistema di calcolo che
città rende liberi!” utilizzava i fuochi, ossia i nuclei
familiari tassabili (si ipotizza di
circa 4 persone).
L’ambiente urbano, più ricco e articolato, favorì una maggiore
stratificazione sociale.

La tradizionale élite di notabili (funzionari, vassalli comitali, Dalla fine dell’XI sec. lo
feudatari e cavalieri, clero) coinvolta da sempre studio sistematico del
nell’amministrazione, vide l’emergere di nuovi gruppi diritto romano favorì la
sociali, mercanti e artigiani, con cui entrò presto in formazione del ceto dei
relazione. giudici, denominati
causidici o avvocati,
●Crebbero i rapporti economici (compravendite, capaci di utilizzare le
prestiti di denaro, investimenti di capitali in proprietà norme del digesto
fondiarie e in edifici); ( compilazione in 50
● Si affacciarono nuove figure di intellettuali laici: libri di frammenti di
opere di giuristi romani
giudici e notai, in stretto contatto professionale con
realizzata su incarico
altri ceti, entrando spesso a far parte del gruppo dei dell'imperatore
funzionari comitali e vescovili. Giustiniano I.
Promulgato il 16
dicembre 533).
I tabellioni, ora
denominati notai,
perfezionarono la
redazione dei
Nacquero nuove associazioni, spesso chiamate universitates, che documenti e, nel XII
riunivano docenti e studenti degli Studia (Università); o confraternite sec., acquisirono la
che riunivano devoti di un santo o persone impegnate in pratiche fides publica, che
religiose e assistenziali; o le società delle armi, che aggregavano gli rendeva i loro atti di
abitanti di una contrada per fornire armi all’esercito comunale valenza pubblica.

Potrebbero piacerti anche