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RETI LOCALI DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI:

regolazione degli enti negli ANNI ‘90

PUBBLICA AZIENDE
COMUNI AMMINISTRAZIONE REGIONI SANITARIE
• Legge 142
1990
• Legge 241
• Legge 59
LOCALI
1990
• Legge 81 1997
• D.lgs 29 • D.lgs 502
1993 1993 • D.lgs 112
1992
• D.lgs 77 1998
• Legge 675
1995 1996 • Legge • D.lgs 517
• Legge 265 • Legge 59 Costituzionale
n. 1 1999
1993
1999 1997
• Legge 127
• D.lgs 267 1997
• Legge
2000 Costituzionale mod.
• D.lgs 112 Titolo V cost • D.lgs 229
• Legge 328 1998 12.3.2001 1999
2000

RETI LOCALI DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI


RETI LOCALI DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI

• Legge 142
2001 • Legge 383
2000

• leggi regionali • D.lgs 460 • leggi regionali


attuative • leggi regionali 1997 attuative
attuative
• Legge 266
• Legge 381
1991 1991
• D.lgs 207
2001

COOPERATIVE ONLUS
SOCIALI VOLONTARIATO
IPAB/ASP
DAL PUNTO DI VISTA STORICO
NEGLI ANNI RECENTI SI PUO’ OSSERVARE UNA MAGGIORE VELOCITA’
NEI CAMBIAMENTI DEL SISTEMA SOCIO-SANITARIO.

DA CICLI STORICI DECENNALI SI STA PASSANDO A CICLI TRIENNALI:

ANNI ’70:
AVVENTO DELLE REGIONI A STATUTO ORDINARIO
PRIMA COSTRUZIONE DEL SISTEMA AMMINISTRATIVO DEI SERVIZI
RIFORMA SANITARIA

ANNI ’80:
FASE PRAGMATICA DELLE REGIONI
DEFINIZIONE DEI FONDI SOCIO-SANITARI
LEGGI REGIONALI DI RIORDINO DEI SERVIZI SOCIALI
PRIMA DELLA RIFORMA

ANNI ’90:
TRE RIFORME AMMINISTRATIVE DELLA SANITA’
TRE RIFORME DEI COMUNI E DEGLI ENTI LOCALI
LEGISLAZIONE SUL TERZO SETTORE
NUOVO REGIONALISMO
DAL 1997

I CAMBIAMENTI SONO STATI ANCORA PIU’ RAPIDI:

1997-1998: “MASSIMO DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO A COSTITUZIONE

INVARIATA”

RIFORMA DEI SERVIZI SOCIALI: UN PUNTO DI ARRIVO DOPO UNA

ELABORAZIONE PIU’ CHE VENTENNALE

2001: PRIMA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE

2001- : ATTUAZIONE DIFFERENZIATA DELLA RIFORMA

2004 – 2005: PROGETTO DI SECONDA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE


LA LEGGE 328/2000
CONCLUDE UN CICLO DELLE POLITICHE SOCIALI IN ITALIA
E LA SUA ANALISI CONSENTE DI:

FARE IL PUNTO SUGLI OBIETTIVI CULTURALI DEL SISTEMA DEI SERVIZI

INDIVIDUARE CON PRECISIONE I SOGGETTI ISTITUZIONALI


STRATEGICI PER LO SVILUPPO DEI SERVIZI ALLA PERSONA

COMPRENDERE LE RELAZIONI INTER-ISTITUZIONALI FRA GLI ENTI


CHE HANNO RESPONSABILITA’ PROGRAMMATORIE E GESTIONALI

OSSERVARE I COMPORTAMENTI OPERATIVI DELL’ATTUAZIONE


DELLA RIFORMA

DEDURRE GLI ACCRESCIMENTI DI PROFESSIONALITA’


NECESSARI A CURARE I PROCESSI ATTUATIVI
Cos'è la Legge 328/2000

Legge quadro per la


realizzazione del sistema
integrato di interventi e
servizi sociali
Cos'è la Legge 328/2000
 Definisce i livelli essenziali di assistenza che i Comuni
dovranno assicurare ai cittadini e alle famiglie
rispondendo ai bisogni sempre più articolati e complessi;

 Esorta alla costruzione di reti decentrate di intervento


sul territorio, attraverso piani concertati a livello
comunale e intercomunale;

 Accredita definitivamente il terzo settore nella gestione


di attività cruciali quali: la cura di anziani e minori e il
sostegno sociale alle persone svantaggiate
Cos'è la Legge 328/2000

Siamo in presenza di una “rivoluzione


copernicana” che coinvolge praticamente ogni
aspetto delle politiche assistenziali: dalla
programmazione dei servizi fino alla loro
valutazione finale.
Si tratta di un progetto ambizioso, specie se si
considera che il nostro paese è giunto
all’appuntamento di questa importante riforma
con uno stato sociale fragile.
Cos'è la Legge 328/2000
L’indispensabilità dell’integrazione
sociosanitaria
• Necessità di rispondere a bisogni multiformi
• Esigenza di utilizzare al meglio le risorse date
sociali e sanitarie
• Ampliare il più possibile l’insieme delle
attività e dei servizi sociosanitari
• Coinvolgere le forze del terzo settore e dello
stesso privato profit
Il valore aggiunto
della territorialità
Sono i territori il luogo delle politiche sociali. La
programmazione di cui parla la legge, deve
tener conto delle specificità dei bisogni, delle
risorse della comunità locale nel predisporre
piani e progetti che non possono essere calati
dall’alto.
Il tutto si inserisce in una prospettiva di
decentramento e di rispetto delle autonomie e
specificità locali, pur tutelando una dimensione
nazionale nel sostenere finalità, standard e
diritti comuni.
La valorizzazione del terzo
settore
La legge attribuisce un ruolo rilevante al terzo
settore, riferendosi ad un non profit
autonomo e attivo, capace di gestire e offrire
servizi.
Gli enti pubblici dovranno, secondo la legge,
rivolgersi al terzo settore (art. 5)
promuovendo, attraverso politiche formative
e agevolazioni, azioni di sostegno e
qualificazione.
DUE SIGNIFICATI
ATTRIBUIBILI ALLA LEGGE 328/200

CULTURALE ISTITUZIONALE

Forte valore culturale per la storia


Valore legislativo attenuato, dopo la
dei servizi sociali, testimoniato
riforma costituzionale del 2001;
anche dalle azioni legislative,
Ruoli interattivi di Regioni e Comuni
amministrative e programmatorie
nella attuazione(un “doppia presenza”)
successive al 2000
SERVIZI SOCIALI E SANITARI:
SVILUPPO STORICO
1972
TRASFERIMENTO POTERI AMMINISTRATIVI ALLE REGIONI

1977
COMPLETAMENTO POTERI DELLE REGIONI

DA QUESTO MOMENTO PERCORSI PARALLELI MA


DIFFERENZIATI DI SANITA’ E ASSISTENZA

1978
RIFORMA SANITARIA

1982-1988
1980 LEGGI REGIONALI di RIORDINO DEI SERVIZI SOCIALI
ATTUAZIONE delle Unità Sanitarie Locali

1990, 1993
RIFORMA dei COMUNI
1992/1993
1° RIORDINO AMMINISTRATIVO
Aziende Sanitarie Locali
1997/1999
NUOVO RUOLO delle REGIONI

1999
2° RIORDINO AMMINISTRATIVO
ASL 2000
RIFORMA dei SERVIZI SOCIALI
RIFORMA dei SERVIZI SOCIALI e
CONNESSIONI FRA PROGRAMMI LEGISLATIVI

L.C. 3/2001

RIFORME
ISTITUZIONALI
STATO/REGIONI

Legge 328/2000

RIFORMA
SERVIZI SOCIALI

RIFORME
RIFORME
AMMINISTRATIVE
AMMINISTRATIVE
ENTI LOCALI e
SANITA’
COMUNI

Dlgs 229/1999 Dlgs 267/2000


SERVIZI SOCIALI E SERVIZI SANITARI
gli assetti istituzionali

LEGISLAZIONE LEGISLAZIONE sui


SANITARIA SERVIZI SOCIALI

REGIONI COMUNI

SISTEMA LOCALE dei


SISTEMA DI SERVIZI SOCIALI
AZIENDE SANITARIE LOCALI (art. 6/ c. 2/a)
RIFORMA DEI SERVIZI SOCIALI:
mappa delle diverse AZIONI presenti nella legge quadro
• ENTI PUBBLICI
• ORGANIZZAZIONI ASSETTO
SOGGETTI del TERZO SETTORE ISTITUZIONALE
• SOGGETTI PRIVATI STATO
REGIONI
• LIVELLI ESSENZIALI COMUNI
CULTURA
• SPECIFICA TUTELA
dei servizi FASCE DEBOLI
• VALORIZZAZIONE
FAMIGLIE AMBITI
ASL
TERRITORIALI

SISTEMA INTEGRATO
di INTERVENTI
e SERVIZI SOCIALI
OBIETTIVO:
Costruire un sistema di REGOLE
per il governo inter-istituzionale
dei servizi sociali
• DISTRIBUZIONE SPESA
FRA ASL e COMUNI
PROCESSI di • GESTIONE ASSOCIATA
PROGRAMMAZIONE PROCESSI
• AUTORIZZAZIONE e
• FONDO NAZIONALE AMMINISTRATIVI ACCREDITAMENTO
POLITICHE SOCIALI e ORGANIZZATIVI • CARTE dei SERVIZI
• PIANO NAZIONALE • REGOLE APPALTI
• PIANI REGIONALI • BUONI SERVIZIO
• PIANI DI ZONA • RIORDINO I.P.A.B.
• SISTEMA INFORMATIVO • DEFINIZIONE PROFILI delle
PROFESSIONI SOCIALI
LEGGE 328/2000
LEGGE QUADRO PER LA REALIZZAZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO
DI INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI
PUNTI CHIAVE

• Identificazione dei SOGGETTI / ATTORI produttori dei servizi ( “Chi ?”)

• Identificazione delle COMPETENZE (“che cosa?”)

• ASSETTO ISTITUZIONALE DEGLI ENTI (ossia la struttura dello Stato e dei


rapporti inter-istituzionali Stato – Regioni – Enti locali)

• PROCESSI AMMINISTRATIVI ED ORGANIZZATIVI (ossia gli aspetti operativi:


“come ?)
– Forme di gestione (diretta, mediante appalti, mediante accreditamento, …)
– La gestione associata
– …

• PROCESSI PROGRAMMATORI (ossia la proiezione sul futuro del sistema di


offerta)
LEGGE di RIFORMA DEI SERVIZI SOCIALI
punti chiave

PUNTI CHIAVE Articolo e comma


OBIETTIVI, PRINCIPI
• DIRITTI 2 c.2
• UNIVERSALISMO SELETTIVO 2 c..2; c. 3; 22; 20 c.4
• FASCE DEBOLI 14; 15
• PARTECIPAZIONE 1 c. 6
• RUOLO FAMIGLIE 16

ASSETTO ISTITUZIONALE 1 c.3


• SOGGETTI PUBBLICI 1 c. 4; c.5
• SOGGETTI DEL TERZO SETTORE 1 c.4, c. 5; 5
• STATO 9
• REGIONI 8
• COMUNI 6 c.1; c. 2a; 6 c. 1; 4 c. 2; 8 c.2; 8 c. 3a; 18 c.6
• AMBITI TERRITORIALI 6 c.1; 6 c.2/d; 8 c.3a; 20 c. 5b; 22 c. 4
• PROVINCE 6/c.2b; 7
• ASL 22 c 2; 8 c 3a
• I.P.A.B. 10
• CONCERTAZIONE 3 c. 2b ; 8 c. 3a

REGOLAZIONE del SISTEMA


• PROGRAMMAZIONE; PIANO NAZIONALE 1 c.3; 3; 18 c.3
• PIANI REGIONALI 18 c.6
• PIANO di ZONA 19
• FINANZIAMENTO 4; 20
• AUTORIZZAZIONE, ACCREDITAMENTO, VIGILANZA 11; 6 c.2/c
• SISTEMA INFORMATIVO 21; 27
• RELAZIONE ANNUALE AL PARLAMENTO 18/ .5
LEGGE di RIFORMA DEI SERVIZI SOCIALI
punti chiave

OFFERTA dei SERVIZI SOCIALI


• “SISTEMA LOCALE dei SERVIZI a RETE” 22; 22/ c.4 (rete dibase)
• FASCE DEBOLI 14, 15
• FAMIGLIE 16
• ACCESSO 25; 8c. 3l; 3 c.4
• QUALITA’ 25; 8 c. 3h
• CARTA dei SERVIZI 13
• BUONI SERVIZIO 17
• CONCORSO AL COSTO 2 c.3; 25
• PROFESSIONI SOCIALI 12; 9 c.1/f

AREE PROBLEMATICHE ad ELEVATO BISOGNO 16


• POVERTA’ 23; 28
• MINORI 22 c.3
• DISABILI 14; 26
• ANZIANI 15; 26
• RIORDINO ASSEGNI e INDENNITA’ 24
IL SISTEMA DI WELFARE IN ITALIA:
COMPONENTI DOPO LA RIFORMA

PREVIDENZA
PREVIDENZA

DOMANDA RISORSE SERVIZI


SERVIZI
SOCIALE SANITARI
SANITARI

SERVIZI
SERVIZI
SOCIALI
SOCIALI
LA LEGGE 328/2000 COSTRUISCE UN QUADRO DI REGOLE
FRA SOGGETTI AD AMPIA AUTONOMIA
E NELLO STESSO TEMPO FORTEMENTE INTERCONNESSI

STATO

L 328 2000
REGIONI
REGOLAZIONE

PROVINCE
AZIENDE
COMUNI SANITARIE
LOCALI
TERZO
SETTORE
Legge 328/2000
SOGGETTI PUBBLICI
SOGGETTI DEL TERZO SETTORE IMPRENDITORIALE
SOGGETTI DEL VOLONTARIATO

• PROGRAMMAZIONE e ORGANIZZAZIONE

ENTI LOCALI • GESTIONE ed OFFERTA dei SERVIZI


REGIONI • RICONOSCONO e AGEVOLANO I RUOLI
STATO dei SOGGETTI DEL TERZO SETTORE
CONNESSIONI
PROGRAMMATORIE
ED OPERATIVE

PROVVEDONO ALL’OFFERTA DEI SERVIZI


SOGGETTI DEL TERZO SETTORE IN QUALITA’ DI SOGGETTI ATTIVI NELLA
IMPRENDITORIALI PROGETTAZIONE E NELLA REALIZZAZIONE
e del VOLONTARIATO CONCERTATA DEGLI INTERVENTI

• ORGANISMI NON LUCRATIVI DI UTILITA’ SOCIALE


• ORGANISMI DELLA COOPERAZIONE
• ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO
• ASSOCIAZIONI ed ENTI di PROMOZIONE SOCIALE
• FONDAZIONI
• ENTI di PATRONATO
• ALTRI SOGGETTI PRIVATI
Cosa è la L. 328/2000 ? OBIETTIVO

Garantire alle persone un sistema integrato si servizi sociali; qualità della vita,
pari opportunità, non discriminazione, prevenire eliminare o ridurre condizioni di
disabilità, bisogno, disagio, difficoltà sociali, non autonomia

EFFICACIA, EFFICIENZA ED
QUALI AZIONI? ECONOMICITA’, OMOGENEITA’,
CHI?
COPERTURA FINANZIARIA E
PROGRAMMAZIONE E PATRIMONIALE DELL’ ENTI LOCALI
ORGANIZZAZIONE DEL AMMINISTRAZIONE, AUTONOMIA
REGIONI
ORGANIZZATIVA E REGOLAMENTARE
SERVIZIO INTEGRATO DEI STATO
DEGLI ENTI LOCALI
SERVIZI SOCIALI

COOP SOCIALI, ASSOCIAZIONI,


RICONOSCIMENTO E ENTI DI PROMOZIONE SOCIALE,
AGEVOLAZIONE ORGANISMI FONDAZIONI, VOLONTARIATO. ENTI LOCALI
DI UTILITA’ SOCIALE

PROGETTAZIONE E
GESTIONE ED OFFERTA REALIZZAZIONE CONCERTATA SOGGETTI
DEI SERVIZI DEGLI INTERVENTI PUBBLICI, PRIVATI
E P. SOCIALE
RIFORMA SOCIALE: RUOLO REGIONALE E RETE LOCALE

DEFINISCE GLI AMBITI TERRITORIALI Che


Cheindividuano
individuanoilil
REGIONE Tramite forme di concertazione nuovo
con gli Enti Locali nuovosoggetto
soggetto
COMUNE
COMUNEASSOCIATO
ASSOCIATO

Titolare della funzione di Programmazione del

SISTEMA
SISTEMAINTEGRATO
INTEGRATODEGLI
DEGLI
INTERVENTI E DEI SERVIZI ACCORDO
ACCORDODI
DIPROGRAMMA
PROGRAMMA
INTERVENTI E DEI SERVIZI
All’accoro partecipano tutto i soggetti (Pubblici ed
All’accoro
accreditati) chepartecipano
concorrono,tutto i soggetti
anche (Pubblici
con proprie ed
risorse,
accreditati) che concorrono,
Alla realizzazione del anche
Sistema conLocale
proprie risorse,
Che si concretizza nel Alla realizzazione del Sistema Locale

PIANO
PIANO DIDI ZONA
ZONA
Definito d’intesa con la ASL e specificante
le Definito
modalitàd’intesa con la ASL
di concertazione cone l’ASL
specificante
e gli
leAltri
modalità
soggetti (Pubblici ed accreditati) e gli
di concertazione con l’ASL
Altri soggetti (Pubblici ed accreditati) Adottato di norma
attraverso
FASI PER LA COSTRUZIONE DEI PIANI DI ZONA
•INDIVIDUAZIONE DEI SOGGETTI
•LETTURA DEI BISOGNI
•ANALISI DELLE RISORSE
1^ FASE

•DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE


PRIORITA’
2^ FASE •ELABORAZIONE DELLA PROPOSTA DI PIANO

•APPROVAZIONE DEL PIANO


•COSTRUZIONE DEGLI STRUMENTI
3^ FASE
AMMINISTRATIVI
Cosa è il P.D.Z. ?
I Comuni Associati dell’Ambito Territoriale
Comuni D’intesa con la ASL, provvedono a definire
Associati il Piano di Zona

•Obiettivi strategici
•Priorità di intervento
Formulazione del
•Strumenti
Piano di Zona
•Mezzi

A.S.L.
Il PdZ nasce in uno scenario complesso
(di cui tenere conto)

SERVIZI SERVIZI SOCIALI


SERVIZI SOCIALI
SOCIALI DELEGATI DAI
FIN ORA SVOLTI
COMUNALI COMUNI
DALL’ASL E DA
ALL’ASL
RIATTRIBUIRE AI
Infanzia e adolescenza COMUNI
Segretariato Sociale Lotta alla droga
Educativa domiciliare Tutela minori
Politiche per la famiglia
Centri Aggreg. Giova. Affidi
Ausili per gravi disabili
Adozioni
Immigrazione

Integrazione tra Comuni,


cooperazione sociale, Esternalizzazione storica Forte integrazione Comuni
scuole, oratori, delle gestioni alle ASL sull’area Minori
volontariato cooperative sociali

L’associazione tra Comuni dell’Ambito Territoriale e l’intesa con la ASL (Distretto)


facilitano il riordino della complessità locale semplificando e potenziando le risposte
ai bisogni dei cittadini
I presupposti istituzionali di un
Piano Integrato di Zona

Il governo della Zona/Distretto Il Comune o i


Comuni associati sono i titolari della
programmazione e i garanti dei diritti di
cittadinanza sociale.

Spetta al Comune singolo o associato


approvare il Piano Integrativo di Zona.
Il Piano integrato di Zona

• Il PdZ deve essere fondato sulla conoscenza, la più


accurata ed aggiornata possibile, dei bisogni
sociosanitari della popolazione e del sistema
dell’offerta esistente.
• La conoscenza può derivare da strumenti di lettura
oggettiva della realtà e da informazioni che
provengono direttamente dai cittadini, dalle loro
Associazioni, e dalle Organizzazioni Sindacali.
• Naturalmente si parte dai dati e dalle informazioni che
sono disponibili.
Gli strumenti di
conoscenza
Gli strumenti per la raccolta dei dati di conoscenza sono
istituiti, di regola, a livello regionale ma devono essere
articolati sempre e necessariamente ai livelli aziendali,
provinciali e zonali.

Essi sono:
• l’ Osservatorio epidemiologico
• l’ Osservatorio sui bisogni sociali
• il sistema di monitoraggio sui percorsi attuativi
e sui risultati raggiunti, in quantità e qualità
Ufficio di Piano

I Comuni e la ASL devono dotare ogni Zona/Distretto di una


Segreteria tecnica che deve coordinare e garantire in maniera
continua e sistemica, tutta la fase di elaborazione, dall’inizio alla
fine, del PIdZ.

La Segreteria tecnica è la chiave di volta per superare il


municipalismo, l’occasionalità e la dispersione degli interventi.
Essa è indispensabile come supporto alla competenza degli Enti
Locali responsabili della programmazione.

La Segreteria tecnica è costituita da personale comandato dal


Comune o dai Comuni associati o dall’Azienda Sanitaria Locale .
La concertazione

Il Piano prende avvio dalla concertazione. Il Comune o i


Comuni associati, sulla base delle direttive Regionali
aprono il Tavolo della Concertazione e individuano le
Istituzioni e i soggetti sociali da chiamare al
confronto.

Di regola, il Tavolo si apre con una Relazione predisposta


dalla Segreteria tecnica e con le ipotesi di Piano
predisposta dal Comune o dai Comuni associati.

Il confronto può avvenire in maniera bilaterale e in forme


collegiali. L’una strada non esclude l’altra.
La concertazione

Normalmente, se la concertazione ha un esito


positivo, si dovrebbero stilare vere e proprie
Intese Sottoscritte nelle quali sono
individuati gli obbiettivi, gli strumenti, le
risorse, i tempi e le sedi della verifica con la
esplicita dichiarazione delle responsabilità che
ciascuno assume nel progetto di Piano.
Il documento o i documenti che escono dalla
concertazione hanno un valore vincolante per
l’Istituzione che deve formalmente approvare
il Piano Integrale di Zona.
LEGGE REGIONALE 10 luglio 2006, n. 19
"Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il
benessere delle donne e degli uomini in Puglia"

Il pieno riconoscimento della validità della L. 328/2000

Il principio di sussidarietà
la sussidarietà verticale
la sussidarietà orizzontale

(art. 118 della Costituzione)


(Legge 328/2000)
(Piano Sociale Nazionale)
TERRITORIALITA’
Governance
funzione di governo del territorio dove  prevalgono i processi, il concetto guida è
l’interdipendenza. Non c’è più un unico centro di responsabilità che indica le regole e poi
verifica l’adempimento delle stesse, ma è un governo che procede per risultati. Si passa quindi
attraverso il consolidamento delle buone prassi.

Government,
funzione di governo intesa come adempimento di un atto amministrativo. Realizza riforme
gerarchiche di rapporto. Prevale quindi la dimensione gerarchica dell’attuazione, la struttura.
E’ un governo per procedure.

La gestione associata

Esercizio associato della funzione amministrativa


-Obbligo all’associazionismo per gli ambiti con piccoli Comuni
- Forme di gestione dei servizi sociali
-premialità e forme d’incentivazione per l’associazionismo
- contenuti della gestione unitaria della funzione e dei servizi
Il principio di domiciliarità
Valorizzazione del ruolo delle famiglie e delle reti di mutuo aiuto
-Superamento delle istituzioni chiuse
-Mix di prestazioni diverse (domiciliari, comunitarie, semiresidenziali e resid.)

L’universalismo selettivo

Servizi accessibili a tutti i cittadini, qualunque sia la loro situazione di vita


-Condizioni differenziate di accesso in base alle capacità ed alle risorse (non
solo economiche) individuali e familiari
- Accesso prioritario ai servizi per le persone in condizione di disagio

L’integrazione delle politiche

Sanitarie, dell’educazione, dell’istruzione, della formazione professionale, del


lavoro, della casa, di contrasto alle povertà, dell’ambiente, della cultura, del tempo
libero, dei trasporti e delle comunicazioni
IL RICONOSCIMENTO
il concorso del terzo settore
Il ruolo del volontariato
La programmazione partecipata
L’adesione all’accordo di programma (soggetti sottoscrittori e soggetti
aderenti)
Le modalità di affidamento dei servizi

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