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Il disegno di riforma degli Enti Locali: le nuove Province nei territori non metropolitani

Analisi tecnica del disegno di legge Delrio


Atto Senato n. 1212 (gi Atto Camera n. 1542a) nel testo del 7 gennaio 2014

Consiglio Provinciale del Verbano-Cusio-Ossola

12 febbraio 2014

Outlook della riforma


Genesi e iter Finalit generali La centralit dei Sindaci nel Governo Locale La nuova interpretazione della sussidiariet Lintenzione del Legislatore Il carico sulle Unioni di Comuni Conseguenze

Struttura generale del disegno di legge Delrio

La riforma degli Enti Locali il disegno di legge Delrio, approvato dal Consiglio dei Ministri il 26/7/2013 e in prima lettura dalla Camera dei Deputati il 21/12/2013. E allesame del Senato con procedura durgenza, come A.S. 1212 Lesigenza di una riforma organica degli Enti Locali ha origini lontane, fin dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001
Comunicato del Governo 26 luglio 2013 Sommario del testo approvato dalla Camera il 21 dicembre 2013 L'Atto Senato n. 1212 della XVII Legislatura Sentenza Corte Cost. 220/2013 Le aree e le citt metropolitane - Dossier Consiglio Regionale del Piemonte (2008)
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La necessit di provvedere con una legge parlamentare stata determinata anche dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 220/2013, che nel luglio del 2013 ha censurato di illegittimit il metodo utilizzato nel precedente disegno riformatore del Governo Monti. Fin dal primo schema di disegno di legge, la riforma viene dichiarata come punto qualificante dellazione del Governo dellon. Enrico Letta.

Realizzare

listituzione delle Citt Metropolitane quali Enti di governo dellarea vasta a ordinamento differenziato, nelle principali conurbazioni italiane. Scopo: rilanciare la competitivit del sistema Paese puntando sulle potenzialit delle aree metropolitane;

Il discorso programmatico del Ministro Delrio al Senato (15 maggio 2013) Aree e Citt Metropolitane: la definizione del Ministero dell'Interno

Trasformare

le Province in enti a rappresentativit democratica indiretta, in modo conforme al disegno di legge costituzionale volto alla eliminazione della parola province dalla Costituzione (A.C. 1543). Scopo: superare la forma di governo prevista dal Testo Unico Enti Locali, privando di legittimazione diretta gli organi di indirizzo politico;

Stabilizzare

la forma di governo delle Unioni di Comuni e le regole per le fusioni di Comuni di minori dimensioni o per lincorporazione da parte di Comuni pi grandi. Scopo: superare gli interventi legislativi episodici ed eterogenei in materia di unioni di comuni (es. le unioni speciali), adeguandone la forma di governo ad esigenze di maggiore rappresentativit territoriale. lintervento riformatore dominato dalla volont di ridurre la classe politica e i suoi costi senza ridurre la capacit delle istituzioni locali di dare risposte ai livelli territoriali adeguati e coerenti con le necessit dei problemi del Paese (cit.: Relazione al ddl 25/7/2013)

Tutto

Articolo di Franco Pizzetti sulle esigenze di modernizzazione del Paese (Astrid 11 novembre 2013)

La

riforma innova profondamente la logica degli interventi di decentramento del ventennio 19771997, poich afferma la netta centralit dei Sindaci come classe politica di base del governo locale e quindi anche dellordinamento democratico. sistema attuale in cui le funzioni amministrative interessano tre livelli di indirizzo politico autonomamente espressi mediante elezioni democratiche, si sostituisce un sistema in cui la rappresentativit degli interessi locali resta solo al Comune e alla Regione
Sondaggio UPI (13 ottobre 2013) sulla percezione dei sindaci dei piccoli comuni in merito all'abolizione delle Province Audizione dell'ANCI alla I Commissione Camera dei Deputati (6/11/2013)

Al

La nuova interpretazione della sussidiariet

La riforma conferma anche lindirizzo del D.L. 78/2010 che per primo aveva stabilito soglie minime demografiche di esercizio associato obbligatorio delle funzioni fondamentali comunali. Nell85% dei Comuni italiani la centralit di ruolo dei sindaci non si pu quindi tradurre in autonomia di gestione dei servizi e delle funzioni, perch lindirizzo politico deve essere raggiunto allinterno delle gestioni associate obbligatorie (unioni di comuni o convenzioni) Mettendo nella stessa logica riformatrice le Province e le unioni di comuni si svela la competizione fra i due modelli politico-organizzativi, che era latente almeno dal 2010 e che procedevano con finalit differenti: La gestione integrata dei servizi comunali e intercomunali (le Unioni di Comuni) La gestione dei servizi sovra-comunali e di area vasta (le Province)

Il principio europeo di sussidiariet verticale

Lintenzione del legislatore

Il disegno di legge opera a Costituzione invariata, come gi fece la riforma della fine degli anni 90 (Bassanini). Anche questa riforma opera dichiaratamente in funzione anticipatoria di una revisione della Costituzione volta a eliminare la parola province dalla Carta costituzionale (A.C. 1543). La riforma fa quindi convergere in particolare sul modello politico-organizzativo delle unioni di comuni due finalit e due processi di riforma che finora, procedevano paralleli e con finalit differenti Da un lato, la riorganizzazione delle funzioni comunali per mezzo delle Unioni; dallaltro, la riorganizzazione delle funzioni sovra comunali, prima svuotando e poi sopprimendo (con revisione costituzionale) le Province

Articolo di Franco Bassanini sulla competitivit dell'Italia (Astrid 14 novembre 2013) Articolo di Luciano Vandelli sul disegno di legge Delrio (Astrid 23 ottobre 2013) Articolo di Gian Candido De Martin sul disegno di legge Delrio (Astrid 23 ottobre 2013)

Il carico sulle unioni di comuni /1

Con la riforma si crea un corto-circuito fra le funzioni amministrative di prossimit e quelle cd. di area vasta Il corto-circuito tanto pi problematico, quanto pi alto il tasso di frammentazione delle amministrazioni comunali, come accade in Piemonte, in Lombardia, e in poche altre regioni italiane che hanno pi di 500 comuni, peraltro in maggioranza comuni piccoli o piccolissimi. La presenza di citt di medie dimensioni non soggette agli obblighi di gestione associata pu essere un elemento di complicazione, se le unioni non vengono incentivate e premiate
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Il carico sulle unioni di comuni /2

Le unioni di comuni sono un modello politicoorganizzativo che non ancora assestato e collaudato nella maggior parte dItalia, salvo alcune rilevanti eccezioni in Emilia-Romagna e in Toscana, dove per la frammentazione comunale di molto inferiore a quella piemontese. Basti pensare che la somma di tutti i Comuni delle due Regioni citate messe equivale a poco pi della met dei Comuni del Piemonte (Toscana 287; Emilia-Romagna 348; Piemonte 1206)

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Conseguenze /1 : la riorganizzazione in contemporanea di 2 livelli di governo

La classe politica dei Sindaci, che era gi impegnata nella riorganizzazione del livello di governo comunale (almeno nei piccoli Comuni) si vede oggi responsabilizzata dellonere di assorbire anche rilevanti funzioni di area vasta dentro il modello organizzativo delle Unioni di Comuni
Il nutrito florilegio di strumenti di cooperazione locale che si era affermato nellarco di almeno ventanni (consorzi, Ato, societ, associazioni, fondazioni di partecipazione, etc) viene nuovamente stressato dallurgenza di autoriformarsi.

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Conseguenze /2: quale indirizzo politico ai servizi di area vasta?

Il passaggio allelezione indiretta costringe a ripensare lindirizzo politico da dare agli attuali servizi di area vasta. La centralit di ruolo dei Sindaci deve essere confermata da una rapida organizzazione delle Unioni di Comuni, che dovranno archiviare anche il modello cooperativo delle convenzioni (art. 30 TUEL), che peraltro era gi ampiamente recessivo nellordinamento da diversi anni Lalternativa alle Unioni di Comuni lattrazione dei servizi sovracomunali e di area vasta a una competenza gestionale delle Regioni, che per sarebbe impropria rispetto a una corretta applicazione del principio costituzionale di sussidiariet verticale (cd. fenomeno del neo-centralismo regionale)

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Conseguenze /3 : effetti sulla perequazione ed economie di scala

La trasformazione delle tecnostrutture provinciali in agenzie al servizio dei Comuni (cit.) potrebbe determinare effetti di riduzione della perequazione territoriale e di sbilanciamento delle risorse a favore delle aree forti e a svantaggio dei territori lontani dai grandi centri urbani

La riduzione delle economie di scala nei servizi pubblici locali potrebbe determinare effetti di aumento dei costi di transazione, che al momento non sono compensati dalla mancata piena applicazione delle regole del federalismo fiscale previste dalla legge 42/2009

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Conseguenze /4 : le nuove tre dimensioni di scala per lerogazione dei servizi

La riforma propone una ri-articolazione dei sistemi di erogazione dei servizi pubblici locali su tre diverse dimensioni di scala:
La dimensione di prossimit La dimensione metropolitana nelle 10 principali conurbazioni La dimensione di area vasta fuori dalle 10 principali conurbazioni

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I servizi pubblici di prossimit

La dimensione di prossimit viene affidata di norma alla cura delle unioni di comuni e dei comuni singoli, ma solo se superiori a determinate soglie demografiche di pianura, collina e montagna. Nei piccoli Comuni, il Sindaco resta il rappresentante diretto della comunit locale ma non ha pi responsabilit autonoma nella gestione dei servizi pubblici locali. Le politiche pubbliche vanno decise allinterno delle Unioni di Comuni, accettando una sostanziale cessione di sovranit politica e tecnica.

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I servizi pubblici metropolitani

La dimensione metropolitana viene affidata alla cura della Citt Metropolitana, la quale in prima istanza viene prevista con un territorio pari allintero territorio delle relative attuali Province Se una parte del territorio non dovesse aderire alla Citt Metropolitana, i servizi di area vasta saranno temporaneamente ripartiti fra due enti, fino alla soppressione costituzionale delle Province (A.C. 1543). La dimensione metropolitana quindi tutta da definire, sia nella fase transitoria e sia dopo leventuale soppressione delle Province. Nella definizione avr un ruolo preponderante lautonomia statutaria della Citt Metropolitana.

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I servizi pubblici di area vasta

La dimensione di area vasta fuori dalle 10 grandi conurbazioni viene affidata in teoria alle Province e, in prospettiva futura, a Unioni di comuni competitive da costituire e strutturare nei territori non compresi nelle Citt Metropolitane.

In via residuale, il governo di area vasta potr essere attratto alla competenza gestionale delle Regioni, mediante il processo di riallocazione delle funzioni oggi svolte dalle Province non metropolitane
Anche la dimensione di area vasta quindi tutta da definire. Nella definizione avranno un ruolo preponderante le leggi regionali di decentramento.

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Le nuove Province
Ruolo istituzionale e finalit generali Le modifiche alla disciplina della revisione delle circoscrizioni provinciali Il favor per le Citt Metropolitanecon qualche contraddizione Organi di Governo Funzioni fondamentali Ledilizia scolastica di secondo grado Mantenimento e riordino delle funzioni non fondamentali

Ruolo istituzionale e finalit generali

Alle Province viene confermato il ruolo di enti territoriali di area vasta, nei territori diversi o esclusi dalle aree metropolitane

Il disegno di legge contiene alcune disposizioni che innovano la procedura attuativa dellart. 133 Cost., per la modifica delle circoscrizioni provinciali
Le disposizioni sono dichiaratamente volte a favorire ladesione dei comuni (e anche delle Province) alle Citt Metropolitane confinanti, cos da ottenere un effetto di razionalizzazione e riduzione del numero degli enti di governo di area vasta La medesima finalit era gi perseguita (con altri mezzi) dal disegno di riforma del Governo Monti

Articolo di Gian Candido De Martin sul senso e le prospettive per le Province (Astrid 9 marzo 2012) "Una grande riforma di sistema" - scheda di lettura a cura di Franco Pizzetti (30/01/2014) "La revisione delle circoscrizioni provinciali nel D.L. 95/2012 (dichiarato incostituzionale)
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Lattuale disciplina legislativa per la modifica delle circoscrizioni provinciali (art. 21, comma 3 del TUEL) /1
I Comuni esercitano l'iniziativa di cui all'articolo 133 Cost., tenendo conto dei seguenti criteri ed indirizzi: ciascun territorio provinciale deve corrispondere alla zona entro la quale si svolge la maggior parte dei rapporti sociali, economici e culturali della popolazione residente; ciascun territorio provinciale deve avere dimensione tale, per ampiezza, entita' demografica, nonche' per le attivita' produttiv esistenti o possibili, da consentire una programmazione dell sviluppo che possa favorire il riequilibrio economico, sociale culturale del territorio provinciale e regionale; l'intero territorio di ogni comune deve far parte di una sola provincia;

Lattuale disciplina legislativa per la modifica delle circoscrizioni provinciali (art. 21, comma 3 del TUEL) /2

L'iniziativa dei comuni deve conseguire l'adesione della maggioranza dei comuni dell'area interessata, che rappresentino, comunque, la maggioranza della popolazione complessiva dell'area stessa, con delibera assunta a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati; di norma, la popolazione delle province risultanti dalle modificazioni territoriali non deve essere inferiore a 200.000 abitanti; le province preesistenti debbono garantire alle nuove, in proporzione al territorio ed alla popolazione trasferiti, personale, beni, strumenti operativi e risorse finanziarie adeguati.

La disciplina integrativa della Regione Piemonte

Il favor per le Citt Metropolitane

I Comuni hanno facolt di iniziativa (anche il Capoluogo di Provincia) per aderire a una Citt Metropolitana limitrofa, con conseguente modifica della circoscrizione provinciale di riferimento A carico delle Regioni interessate dalla procedura di modifica delle circoscrizioni provinciali viene posto lobbligo di esprimere un parere entro 30 gg. dalla richiesta; Il Governo ha potere di iniziativa per il raggiungimento di unintesa con i Comuni entro i successivi 90 gg. dal parere negativo, totale o parziale della Regione Anche nel caso di mancato raggiungimento dellintesa, il Consiglio dei ministri pu autonomamente proporre al Parlamento un disegno di legge per modificare le circoscrizioni provinciali e delle citt metropolitane interessate
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con qualche contraddizione

Lart. 2, comma 3 del disegno di legge favorisce ladesione di nuovi comuni alla Citt Metropolitana, con alcune disposizioni che limitano il potere consultivo della Regione nellambito del procedimento di cui allart. 133, comma 1, Cost.: 30 gg. anzich 20 mesi di tempo per esprimere il parere, come attualmente previsto dalla L.R. Piemonte n.1/1996 Possibilit di superare leventuale parere negativo o il mancato raggiungimento dellintesa Ma lart. 3 comma 9 contiene norme di ben maggior favore per i comuni che intendono uscire/non aderire alla Citt Metropolitana, anche se tale decisione modifica la circoscrizione provinciale Assenza di qualsiasi parere della Regione Deroga ai criteri previsti dallart. 21, comma 3 TUEL Delimitazione di una circoscrizione provinciale provvisoria fino alla legge statale di riordino
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Le specificit nei territori montani /1

Specifiche funzioni fondamentali sono riconosciute alle province interamente montane E confinanti con Paesi esteri:

Cura dello sviluppo strategico del territorio e gestione di servizi in forma associata
Cura delle relazioni istituzionali con province (anche autonome) e altri enti territoriali montani, mediante convenzioni e accordi

Sono funzioni simili ad alcune di quelle attribuite alle Citt Metropolitane, con in pi la gestione di servizi in forma associata La menzione dei servizi associati rimanda ma non coordinata con le previsioni di cui al D.L. 78/2010 e s.m.i. in tema di unioni di comuni Queste Province potrebbero entrare in competizione con le forme associative comunali e con il processo di trasformazione delle Comunit Montane
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Le specificit nei territori montani /2

Dintesa con le Regioni, le Province montane potranno prevedere la costituzione di zone omogenee, dotate di organismi di collegamento con gli organi provinciali Viene introdotto lobbligo per le Regioni di riconoscere a queste Province forme particolari di autonomia nelle materie di competenza legislativa concorrente ed esclusiva delle Regioni La riforma salvaguarda comunque lautonomia costituzionale delle Province a Statuto Speciale (Trento e Bolzano) e la Regione VdA. Le Province di Sondrio e Belluno avranno tale statuto di specificit. Per la Provincia del VCO in discussione la montanit di Verbania.
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Gli organi di governo delle nuove Province


Il

Presidente della Provincia, con funzioni di rappresentanza legale, presidenza delle assemblee, sovrintendenza al funzionamento degli uffici e allesecuzione degli atti; Consiglio Provinciale, con funzioni di indirizzo e controllo, proposta nelle modifiche allo Statuto, potest regolamentare, di pianificazione e programmazione, approvazione e adozione dei bilanci e di ogni altro atto sottoposto dal Presidente della Provincia Assemblea dei Sindaci, con poteri di adozione dello Statuto, nonch funzioni propositive e consultive. Nelle modifiche statutarie e nellapprovazione dei bilanci, lorgano delibera a doppia maggioranza (1/3 dei comuni e 50%+1 della popolazione)
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Lelezione indiretta del Presidente della Provincia

Il Presidente della Provincia eletto dai Sindaci e dai Consiglieri Comunali in carica al momento del voto. Pu essere eletto Presidente della Provincia solo un Sindaco e non anche un Consigliere Comunale. (non identit del diritto di elettorato attivo e passivo) Ulteriore limitazione al diritto di elettorato passivo data dal vincolo che il Sindaco candidato Presidente non sia a scadenza di mandato prima di 18 mesi. Lelezione avviene sulla base di candidature sottoscritte da almeno il 15% degli aventi diritto al voto. Il sistema elettorale uninominale maggioritario, con voto ponderato.
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Vicende della carica di Presidente della Provincia

Il Presidente della Provincia resta in carica anche in caso di cessazione dalla carica di sindaco, ove avvenga per fine mandato
Pu nominare un vicepresidente tra i consiglieri provinciali e assegnare deleghe ad altri consiglieri Lo Statuto pu definire ulteriori modalit di esercizio della carica La carica gratuita per disposizione di legge, non derogabile dallo Statuto

Lelezione indiretta del Consiglio Provinciale /1

Il Consiglio Provinciale composto dal Presidente della Provincia e da Sindaci e Consiglieri comunali: 16 componenti nelle province con popolazione superiore a 700.000 ab; 12 componenti nelle province con popolazione da 300.000 a 700.000 ab; 10 componenti nelle province con popolazione inferiore a 300.000 ab; Viene eletto dai Sindaci e dai Consiglieri comunali in carica (identit di elettorato attivo e passivo)

Lelezione indiretta del Consiglio Provinciale /2

Lelezione avviene sulla base di liste, composte da un numero di candidati non superiore al numero dei consiglieri da eleggere, e non inferiore alla met degli stessi Il collegio elettorale unico, pari al territorio della Provincia Le liste devono essere sottoscritte da almeno il 5% degli aventi diritto al voto Fino al 2017 non si deve rispettare la legge 215/2012 sulla parit di genere

Lelezione indiretta del Consiglio Provinciale /3

Il voto di ciascun elettore viene attribuito non alla lista, ma direttamente al candidato di ciascuna lista I seggi vengono attribuiti ai candidati con la maggiore cifra individuale (sistema plurinominale maggioritario) Il voto di ciascun elettore ponderato secondo la fascia demografica del comune di appartenenza Solo nel caso di seggi rimasti vacanti, subentra il candidato allinterno della stessa lista, il quale ha ottenuto la maggiore cifra individuale ponderata

Le classi demografiche di ponderazione per lelezione del Consiglio Provinciale


a) comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti; b) comuni con popolazione superiore a 3.000 e fino a 5.000 abitanti; c) comuni con popolazione superiore a 5.000 e fino a 10.000 abitanti; d) comuni con popolazione superiore a 10.000 e fino a 30.000 abitanti; e) comuni con popolazione superiore a 30.000 e fino a 100.000 abitanti; f) comuni con popolazione superiore a 100.000 e fino a 250.000 abitanti; g) comuni con popolazione superiore a 250.000 e fino a 500.000 abitanti; h) comuni con popolazione superiore a 500.000 e fino a 1.000.000 abitanti; i) comuni con popolazione superiore a 1.000.000.
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Gli indici di ponderazione


(simulazione del Consiglio Provinciale del VCO)
FASCE N. COMUNI DEMOGRAFICHE POPOLAZIONE PER FASCIA

RIASSEGNAZIO NE A SEGUITO % N. SINDACI E INDICE PERCENTUALE RIDUZIONE A RIDETERMINATA CONSIGLIERI PONDERATO PER FASCIA 35% DEL PER FASCIA PER FASCIA DI VOTO COMUNE MAGGIORE

>30.000 100.000 >10.000 30.000 >5.000 10.000

30.332

18,926%

18,926%

25

757,040

33.919

21,164%

21,164%

34

622,471

14.528

9,065%

9,065%

22

436,591

>3.000 5.000 <3.000


TOTALI

26.334

16,432%

16,432%

48

342,333

66
77

55.151
160.264

34,413%
100,000%

34,413%
100,000%

462
591

74,487

Fonte: elaborazione UPP su dati Piemonte in Cifre. NOTA BENE: Lelaborazione non tiene conto di eventuali composizioni dei consigli comunali antecedenti alla riduzione operata dalla legge 148/2011

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Il potere esecutivo nelle nuove Province

Nelle Province ( e nelle Citt Metropolitane) il potere esecutivo sommariamente delineato tra le funzioni del Presidente della Provincia (e del Sindaco Metropolitano), sia per i compiti di supervisione e sia per i compiti di impulso che ha nei confronti del Consiglio Provinciale (o Metropolitano). In entrambi gli enti, il disegno di legge determina unampia riserva di Statuto per la precisazione delle funzioni attinenti al potere esecutivo
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Le nuove funzioni fondamentali delle Province

Pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonch valorizzazione dellambiente, per gli aspetti di competenza

Pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in coerenza con la programmazione regionale, nonch costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente;
Programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto della programmazione regionale Raccolta ed elaborazione amministrativa agli enti locali dei dati, assistenza tecnico-

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Ledilizia scolastica: una funzione fondamentale facoltativa

Il disegno di legge prevede che le Province possano (continuare a) gestire anche ledilizia scolastica delle scuole di secondo grado.

La funzione tuttavia soggetta a unintesa con i Comuni e riguarda stricto jure la sola gestione delledilizia e non anche la titolarit del relativo patrimonio, che pertanto dovrebbe restare alle Province
La funzione stata attribuita alle Province dalla legge dello Stato n. 23/1996. Ulteriori funzioni in materia sono state delegate alle Regioni e attribuite alle Province dal D.Lgs. 112/98. Sulla funzione, la Regione Piemonte ha esercitato per due volte la potest legislativa concorrente (L.R. 44/2000 e L.R. 28/2007) La funzione delle Province deve essere coordinata con la funzione fondamentale dei Comuni di cui allart. 14, comma 27 del D.L. 78/2010, inerente le scuole di primo grado

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Criticit applicative sulledilizia scolastica /1

Non chiaro a quale fra le tre forme tipiche di cooperazione fra pubbliche amministrazioni, attualmente presenti nellordinamento, si debba riferire lintesa: nellipotesi di unattivit da svolgere in collaborazione, si dovrebbe utilizzare laccordo ai sensi dellart. 15 della legge n. 241/90 (); nellipotesi di unattivit da svolgere in coordinamento, si dovrebbe invece utilizzare la convenzione tra enti locali ai sensi dellart. 30 del D.L.gs. 267/2000 () nellipotesi di unattivit che contempli il ricorso allutilizzo di personale appartenente a un altro Ente Locale, si dovrebbe applicare la tipologia particolare di convenzione di servizi prevista dallart. 14, comma 1 del CCNL 22/1/2004, che riflette listituto generale previsto per tutto il pubblico impiego dallart. 30, comma 2- sexies del D.Lgs. 165/2001. Istituto, questo, il cui ricorso stato peraltro subordinato alla stipulazione di una <<intesa>> fra le amministrazioni, per effetto dellinnovazione disposta dalla legge 24 dicembre 2012, n. 228, (art. 1, comma 413) , a decorrere dal 1 gennaio 2013
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Criticit applicative sulledilizia scolastica /2

La funzione fondamentale dei comuni soggetta agli obblighi di gestione associata, previsti dallart. 14, comma 28, del D.L. 78/2010, conv. in L. 122/2010, per i Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti in pianura e 3.000 abitanti in collina e montagna. Lintesa dovr quindi essere stipulata con il soggetto (o i soggetti) che saranno competenti per conto dei comuni alla gestione delledilizia scolastica di spettanza del livello comunale; Si potr quindi determinare una variabilit di intese (o se si vuole, una gestione ad assetto variabile) come quelle elencate di seguito: intesa Provincia/Comune singolo (se superiore a 5.000 abitanti) intesa Provincia/Unione di Comuni (se inferiore a 5.000 abitanti) intesa Provincia/Unione di Comuni montani (se inferiore a 3.000 abitanti e in territorio montano) intesa Provincia/Convenzione tra Comuni (se inferiori a 5.000 abitanti in pianura o 3.000 abitanti in montagna). Questultima intesa sarebbe quindi stipulata con il Comune capofila della convenzione ex art. 30 TUEL 38

Mantenimento e riordino delle funzioni non fondamentali

Le funzioni non qualificate come fondamentali dal disegno di legge dovrebbero essere in parte mantenute in quanto esercitate ai sensi dellart. 118 Cost. (art. 11, comma 2, primo periodo) Tuttavia, lart. 17, comma 5 del disegno di legge impone allo Stato e alle Regioni (comma 7: entro tre mesi) di individuare le funzioni diverse da quelle strettamente fondamentali e assoggettarle a un processo di riordino

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Area delle funzioni soggette a possibile riordino /1


Potranno essere oggetto di riordino dallo Stato o dalla Regione le attuali funzioni delle Province in materia di:

difesa del suolo, tutela dell'ambiente e prevenzione delle calamit gestione, tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche; gestione attivit estrattive protezione civile valorizzazione dei beni culturali autorizzazioni turistiche e gestione attivit sportive protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali; valutazione impatto ambientale gestione informazioni cartografiche e territoriali
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Area delle funzioni soggette a possibile riordino /2


caccia e pesca nelle acque interne agricoltura e sviluppo montano e rurale organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore servizi socio-assistenziali e sanitari, di igiene e profilassi; politiche per il lavoro compiti connessi alla formazione professionale attribuiti dalla legislazione statale e regionale Programmazione delle attivit produttive e concertazione territoriale
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Lagenda della riforma per le nuove Province

Prima elezione dei nuovi organi Eventuali criticit della prima elezione Modifiche allo Statuto e operativit definitiva

Prima elezione dei nuovi organi

Lassemblea dei sindaci per lelezione del Presidente della Provincia e le elezioni del Consiglio Provinciale devono essere indette dal Presidente della Provincia uscente (o dal Commissario di Governo):

Entro 30 giorni dalla data delle elezioni comunali (25 maggio 2014) o dal ballottaggio (+15 gg.) per le Province che vanno a scadenza naturale di mandato nel 2014 Entro 30 giorni dalla scadenza per fine mandato o dalla decadenza o scioglimento anticipato degli organi, per le Province che vanno a scadenza naturale di mandato dopo il 2014 (Vercelli)

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Eventuali criticit della prima elezione

Il 25 giugno 2014 potrebbe non essere ancora disponibile dal Ministero dellInterno lanagrafe dei nuovi amministratori comunali. Il disegno di legge non prevede di attendere la convalida degli eletti nei consigli comunali, prima di indire i comizi elettorali. Nel caso di ballottaggio (+15 gg.), il 2 luglio 2014 non sarebbero pi in carica gli attuali amministratori delle Province. Essi dovrebbero quindi convocare i comizi elettorali entro il 30 giugno 2014, oppure lente verrebbe commissariato per 2 giorni. Il disegno di legge non fornisce un Regolamento per lUfficio Elettorale (autentica delle candidature, seggi elettorali/sezioni, convalida degli eletti, etc) Il disegno di legge non disciplina le modalit di ricorso per irregolarit delle operazioni di voto Tutto il procedimento elettorale a carico della Provincia
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Modifiche allo Statuto Provinciale e operativit definitiva

Lassemblea dei sindaci deve approvare le modifiche statutarie entro 6 mesi dallelezione dei nuovi organi, a pena di commissariamento ai sensi dellart. 8 della legge 131/2003 Fino al riordino delle funzioni non fondamentali, a opera delle leggi dello Stato e della Regione, le nuove Province continuano a esercitare le attuali funzioni
Il disegno di legge prevede delle norme di salvaguardia per i dipendenti provinciali nel caso di trasferimento delle funzioni ad altri enti (Comuni, Unioni di Comuni, Regione)
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Grazie per lattenzione

Documento a cura di Marco Orlando

Contatti: Unione Province Piemontesi Tel. 011.861.2279 uppsegr@provincia.torino.it

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