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Problemi preliminari
e concetti fondamentali
8.1
Teoria ed empiria, rlcerca "qualitativa" e ricerca "quantitativa"
La ricerca sociale si sviluppa negli Stati Uniti, a partire dalI'inizio del
Novecento, prima e pili rapidamente me altrove per Ia prevalent,e
impronta empirista e per l' orientamento pragmatico che fin dall'inizio
caratterizzano la sociologia d' oltreoceano. La molteplicita, l' estensio-
ne, la complessita e l' urgenza dei problerni sociali me caratterizzano
in que! periodo la societa americana, coinvolta in un rapido processo
di trasformazione econornica e sociale, e Ia necessita di trovare per
questi stessi problemi soIuzioni efficaci sollecitano un orientamento
volto a privilegiare Ia ricerca "sul campo", basata sull'osservaZione di-
retta dei fenomeni oggetto d'indagine. .
Di pari passo con la sua istituzionalizzazione accadernica, la so-
'Clologla americana diviene una fonte assai prolifica eli dati utili per la
pllanlhc:azJlon,e sodale e, soprattutto, per la definizione di strategie fi-
c'narnzzat:e alIa creazione di integrazione e consenso in un tessuto socia-
poliedrico e differenziato, "crogiuolo" - come si diceva - di ceti,
. etnie e razze diverse. Non e un caso, dunque, che l' esor-
e i prirni significativi sviluppi della ricerca sociale negli Stati Uniti
caratterizzati soprattutto da indagini empiriche sull'immigrazio-
sulla devianza, sull' emarginazione urbana, sui problemi dell'indu-
sulle contrapposizioni razziali. A partire dalIa fine deI-
Prima guerra mondiale, fa &uola di Chicago, la Columbia Univer-
fa Harvard University e poi molti altri centri di ricerca svoIgono
. . che rappresentano tutte non soltanto una fonte di conoscen-
diretta su temi concreti di immediata rilevanza sociale, rna anche
''-'-<.i>''.'U'- per mettere a punto, sperimentare, sottoporre al controllo
comunita scientifica procedimenti di ricerca empirica via via pili
Negli anni Quaranta, all' accento sui rigore metodologico si
il ricorso sempre pili fi-equente a tecniche di tampiona-
2II
SOCIOLOGIA
mento, a strumenti standardizzati di raccolta delle Intorlna:llOIIll
procedure statistico-matematiche di analisi dei dati.
Cosi Ie prime, pionieristiche ricerche empiriche condotte
un'impostazione metodologica tutt' altro che attenta ai requisiti
sistematicita, della standardizzazione, dell' analisi quantitativa
munque, con procedimenti d'indagine ancora soltanto
ventano occasione per nuovi e pili circostanziati confronti sul
do, pili direttamente riferiti a concreti problemi di ordine
Esemplare, a questo proposito, e il caso di The Polish Peasant in
pe and America, di W. 1. Thomas e F. Znaniecki, ricerca sull'
zione polacca negli Stati Uniti nei primi lustri di questo
blicata in pili volumi tra il I9I8 e il I920. Riproponendosi di
re il mutamento culturale dal punto di vista degli stessi
che ne sono protagonisti (dr. PAR. 6.3), Thomas e L.Illaniecki
dono in esame un materiale documentario di vaste
veniente daIle fonti pili diverse, tra cui Ie lettere che gli
lacchi negli Stati Uniti avevano ricevuto da parenti 0 amici
patria (reperite e acquistate dai ricercatori tramite inserzioni
nali) e la lunga autobiografia - circa trecento pagine a
Wladek Wisznienski, un giovane emigrato polacco che
di Thomas a scrivere la propria storia. Nella Nota me'toa(oi(J
accompagna la ricerca, redatta da Thomas, si affrontano
carattere generale che attengono al modo di guardare ai
sociali e aIla necessita di fondare l'indagine empirica su
teoriche, e vengono definiti i concetti fondamentali utilizzati
cerca ("situazione sociale", "valore sociale", "atteggiamento"),
due pagine vengono dedicate aIla descrizione,
sommaria e generica, di come la grande quantita di
e stata selezionata e analizzata. Vi si afferma che il lHclLOL1<U
scelto facendo "qualche discriminazione" e che nell' anallsi
statu utilizzato un "metodo induttivo" con modalita qual11tatt
esplicitate - comunque tali da Iasciate il minor spazio
"affermazioni arbitrarie".
Non tanto l' aver utilizzato procedure qualitative d"
quanto il non aver fomito Ie necessarie indicazioni su di
tuisce il limite maggiore di questa indagine, fermo
di rilievo che comunque essa occupa nella stotia della
E tuttavia per la sua natura di indagine "qualitativa",
per l' omissione delle necessarie indicazioni metodologiche,
mosse a questa ricerca numerose critiche nell' ambito di una
spesso animosa discussione protrattasi negli anni successivi
pubblicazione. Ad esempio Blumer (I939) ebbe a (\""''''''''''''
2I2
8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
St1!nOlUaltlZe individuali raccolte e analizzate da Thomas e Znaniec-
per quanto "tipiche", non hanno alcuna rappresentativita, che le
di selezione del materiale documentario non soddisfano il
della sistematidta, che il procedimento con cui l' analisi e
effettuata non da sufE.denti garanzie di aflidabilita, essendo ba-
esclusivamente capadta intuitive e interpretative dei ricer-
Un altro esempio che bene evidenzia i termini del dibattito meto-
. che caratterizza l'iniziale costituirsi della ricerca sodale em-
come ricerca sdentifica e rappresentato dall'indagine di Harold
(I927) snlla propaganda delle potenze coinvolte nel primo
mondiale rivolta aIle popolazioni e agli eserdti dei Paesi ne-
In questa caso e 10 stesso Lasswell a sottoporre il suo lavoro,
anch' esso con procedimenti d' analisi del tutto informali, a
critica serrata, scrivendo di se stesso circa vent' anni pili tardi
Leites, 1949, trad. it. p. 70):
si fornisce alcuna prova che l' autore abbia esaminato tutto il materiale
con 10 stesso grado di accuratezza. Non sappiamo se egli abbia ef-
tva'mentf' letto, 0 anche semplicemente scorso, tutti i numeri dei principa-
UU1:IUlaIll, periodici, libri e opuscoli propagandistici tedeschi, francesi, bri-
e americani; ne sappiamo se egli abbia letto il materiale propagandi-
degli alleati in modo cosi completo come ha letto il materiale tedesco.
Lasswell, l' assenza di sistematicita nella selezione del mate-
oggetto d'indagine, l'utilizzazione di modalita non standardizzate
delle informazioni e la conseguente impossibilita di fare
a procedure quantitative di analisi dei dati comportano neces-
D:aliIleltlte un margine troppo ampio e in ogni caso non controllabile
condusioni soggettive da parte del ricercatore, condusioni che
esito di un procedimento privo dei requisiti essenziali della cor-
scientifica. Lo stesso Lasswell, in relazione al particolare am-
della ricerca sodale costituito daIl' analisi del contenuto della co-
. politica - ma con considerazioni riferibili alla ricerca so-
suo complesso - arrivera a prospettare la necessita di un
sistematico consistente nell'individuazione, nei messaggi
ad analisi, di elementi testuali significativi dal punto di vi-
semantico e ideologico (i "simboli-chiave"), nella loro dassificazio-
in categorie e nel calcolo delle frequenze dei simboli di dascuna
E Bernard Berelson, nella prospettiva delineata da Lass-
definira l' analisi del contenuto una tecnica di ricerca obiettiva,
e quantitativa del contenuto manifesto della comunicazio-
(Berelson, I952, ed. I97I, p. I8).
2I3
SOCIOLOGIA
D' altra parte, un'impostazione della ricerca sociale che in modo
prevalente, e talvolta esclusivo, S1 ripropone di soddisfare un bisogno
di conoscenza su problemi concreti, particolari e circoscritti, inse-
guendo risultati di diretta utilita per finanziatori e committenti, sem-
bro a molti inadeguata, incapace di soddisfare esigenze conoscitive
pili estese, relative a bisogni sociali di orcline pili generale. E la conti-
nua attenzione per la messa a punto di tecniche di ricerca sempre
pili sofisticate, mirate sul dato empirico immediato e in funzione del-
l' analisi statistica, sembro ad altri pericolosa in quanta generatrice di
un formalismo metodologico fine a se stesso e distaccato dalla teoria.
Nel 1939 Robert S. Lynd pubblica Knowledge for What?, un' ana-
lisi fortemente critica della sociologia accademica americana, in cui si
sottolineano i rischi di uno stile di ricerca finalizzato alla raccolta di
informazioni frammentarie che producono dati non riconducibili a
un quadro teorico pili generale e, per questo, privi di un significato
sociologico sostanziale. Per Lynd, la sociologia americana era investita
da una crisi grave, alla fine degli anni Trenta, perche impreparata a
rispondere a una domanda sociale ill conoscenza e ill intervento su
questioni cruciali di pili ampio respiro, me riguardano la societa 0
settori centrali della societa piuttosto ~ h e singoli, specifici problemi
sociali. Egli scrive (Lynd, 1939, trad. it. pp. 8-9);
La difIicolta e, come sostengono Ie scienze sociali, che non ci sono "dati
sufIicienti"? Oppure abbiamo dati sui problemi sbagliati? 0 troppi dei no-
stri dati sono meramente descrittivi 0 troppo di rado proiettivi 0 predittivi,
nel senso di essere diretti a pianificare e controllare? 0 sono troppo atomi-
stici, basandosi sull'"invisibile mano" delle circostanze e sui senso comune
per collegare frammenti di conoscenza e per farli funzionare?
Le scienze sociali, sotto l'ipoteca di un "iperempirismo" fine a se
stesso, sarebbero dunque incapaci, secondo Lynd, ill affrontare i
grandi temi che caratterizzano una realta sociale che si costituisce co-
me "totalita" me non puo essere arbitrariamente ridotta a sommato-
ria di fam ed eventi isolati.
Quanto al ricorso sempre pili frequente alla misurazione e alla
statistica, va almeno ricordato l' anatema di Pitirim A. Sorokin
h950), che giudicava la ricerca sociale preda di "maniaci della quan-
tificazione", gravemente affetta da "quantofrenia" e " metrofrenia" ,
vittima di un'invasione di campo da parte di statistici e "numerologi"
di vario tipo.
Questa discussione, che coinvolge la ricerca sociale ne! suo com-
Plesso, assume toni pili accentuati e polemici all'intemo di alcuni am-
bid disciplinari particolari tra quelli nei quali si veniva differenziando
214
8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI PONDAMENTALI
la sociologia generale. Nella sociologia delle comunicazioni di massa,
ad esempio, Ie esigenze della committenza determinano negli anni
Quaranta e Cinquanta un proliferare di indagini su problemi circo-
scritti, relativi non al processo ill comunicazione tra mass media e
pubblico considerato nella sua globalita, rna piuttosto a una 0 all' altra
delle componenti ill tale processo, considerata separatamente da tutte
Ie altre. Vengono COS! condotte ricerche empiriche settoriali sulle
aziende e sugli operatori dei media (la "fonte"), sui contenuti dei
media (it "messaggio"), sull' esposizione e sulle modalitil di fruizione
da parte del pubblico (il "destinatario"), sull'influenza sul pubblico
stesso in termini di mutamento di opinioni, atteggiamenti, comporta-
menti (gli "effetti").
Pili in particolare, il prevalere di ricerche sugli effetti dei media e
sui contenuti da essi veicolati (questi ultimi comunque analizzati in
funzione ciegli effetti). puo essere attribuito alla necessita di disporre
di dati empirici per la messa a punto, da un lato, di modalita di
"confezione" dei prodotti mediali acieguate in vista del raggiungimen-
to di un' audience 1a pili ampia possibile e, dall' altro, di efficaci strate-
gie di propaganda, sia commerciale sia politica.
Per queste sue caratteristiche e per la conseguente tendenza a su-
bordinare Ie esigenze teoriche a quelle metodologiche e tecniche, 1a
communication research diviene oggetto privilegiato - e non di racio
capro espiatorio - nella discussione di cui ci stiamo occupando. F-
dei primi anni Quaranta, ad esempio, la polemica tra Lazarsfeld e
Adorno e la contrapposizione tra ricerca "amministrativa", che perse-
gue obiettivi di conoscenza immediatamente utili per Ie aziende dei
media, e ricerca "critica". Si tratta ill una polemica che ha segnato la
storia della sociologia delle comunicazioni di massa, evidenziando una
frattura apparentemente insanabile tea un approccio empirico che
studia fenomeni circoscritti con pl'Ocedimenti quantitativi e tecniche
standardizzate di raccolta, elaborazione e analisi dei dati (la ricerca
"amministrativa") e un approccio teorico che studia fenomeni com-
plessi a liveDo macrosodologico in una prospettiva totalizzante (per
un esame approfondito della conteapposizione tra ricerca "ammini-
strativa" e ricerca "critica", dr. Blumler, 1979'-
Robert K. Merton descrive {' originaria prevalente impostazione
della communication research ponendola a confronto con la sodologia
della conoscenza europea, per come questa si caratterizzava alla vigi-
lia degli anni Cinquanta. Mentre la sociologia della conoscenza studia
il condizionamento sociale del pensiero secondo un approccio esclusi-
vamente teorico, senza preoccuparsi di trovare un adeguato sostegno
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SOCIOLOGIA
empmco per Ie sue conciusi6ni, la sociologia delle comunicazioni eli
massa studia l'influenza dei media sul pubbIico, soprattutto con rife-
rimento ai processi eli formazione e mutamento delle opinioni, secon-
do un approccio empirico non sempre adeguatamente sostenuto sul
piano teorico (Merton, 1949, trad. it. p. 800):
La corrente europea, con Ie sue grandi ambizioni, quasi disdegna di dimo-
strare l' esistenza di quegli stessi fatti che si propane di spiegare L .. 1 La
corrente americana, can la sua visione ristretta, pone talmente l' accento
determinazione dei fatti che solo occasionalmente considera la loro rilevanza
teorica, una volta che questi siano stabiliti.
E ancora (ivi, trad. it. pp. 803-4):
Se l' europeo preferisce dedicarsi allo studio dei mutamenti che
nel corso dello sviluppo storico L. J, l' americano preferisce occuparsi
losamente di problemi circoscritti servendosi pero di dati che hanno tutti
requisiti affinche questi problemi siano considerati scientificamente
tivi e possano venir studiati sistematicamente: la stessa esigenza "w', "llt<Ul\'-,"',
limita il suo studio aile reazioni degli individui in una situazione Iffilnel:11i
L .. 1 Avviene COS! che la corrente europea tratta di problemi importanti
un modo empiricamente discutibile, mentre quella americana tratta di
menti spesso piu banali rna in una mamera empiricamente corretta. L'
peo immagina, l' americano osserva.
Dieci anni pill tardi, aIla fine degli anni Cinquanta, Charles
Mills riproporra, esasperandole, critiche analoghe nei confronti
communication research, a suo avviso espressione emblematica di
"empirismo astratto" destinato a conseguire risultati tanto ll..I. ....
quanto elaborate e sofisticate sono Ie tecniche d'indagine che
Scrive Mills (1959, trad. it. p. 73):
Questi studi, essendo generalmente molto costosi, hanno dovuto essere
dellati sui problemi di quei gruppi di interesse che Ii hanno finanziati;
oltre tutto, si e trattato di problemi saltuari e dispersi. I ricercatori, .
non hanno potuto sceg1iere i problemi, si da consentire l'acl:ur.nuJlaZilone
risultati e, quindi, il conseguimento di un risultato globale piu sigJ:ill1I:am
Hanno fatto il meg1io che hanno potuto; non potendo dedicarsi a una
tuosa serie ill problemi sostanziali, hanno dovuto specializzarsi nello
pare merodi capaci ill funzionare indipendentemente da1l'importanza
problema.
E aggiunge (ivi, trad. it. p. 76):
L.J gli empiristi astratti sono sistematicamente a-stoncl e a-co,ml)ara1
trattano piccole aree e tendono aIlo psicologismo; non si servono mai
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8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
dea basilare della struttura sociale storica, ne nel definite i loro problemi, ne
nello spiegare i loro reperti microscopici.
Ancora piu radicale e la critica di alcuni esponenti della Scuola eli
Francoforte, nonostante la - 0 proprio a causa della - concreta espe-
rienza di ricerca empirica maturata negli Stati Uniti negli anni dell' e-
silio (dr. PAR: 8.2). Adorno in particolare - approfondendo Ie istan-
ze critiche mosse nei confronti della ricerca "amministrativa" sui me-
dia ed estendendole a tutta 1a ricerca sociale empirica - contesta I'u-
so "feticistico" di strumenti standardizzati di raccolta dei dati, come i
questionari e Ie scale, che consentirebbero a suo avviso di cogliere
non i processi complessi nei quali si articola la realta sociale, rna sol-
tanto il modo in cui gli intervistati vedono la realm e se stessi, con
l' errore conseguente di scambiare la "realta oggettiva" con quella che,
invece, altro non sarebbe se non la somrnatoria di opinioni soggetti-
ve. Gli strumenti in uso nella ricerca sociale condurrebbero pertanto
chi Ii usa nel circolo vizioso eli pretendere eli indagare un fenomeno
mediante procedure che invece determinano esse stesse, in ragione
della loro particolare formulazione e struttura, che cosa il fenomeno
stesso debba essere (Adorno et al., 1969). Questo modo estremo di
porre il problema del metodo, se da un lato ribadisce la necessit?! di
abbandonare il mito oggettivistico della neutralita della scienza - cosa
che peraltro, da Weber in poi (dr. PAR. 3.4), puo essere considerata
come ormai definitivamente acquisita - daIl' altro prelude a una nega-
zione della possibilita stessa della ricerca sociale empirica, contrappo-
nendo a essa un approccio "totaIizzante" che si suppone pill idoneo
a penetrare la complessita dialettica della realta sociale. A queste con-
siderazioni si puo ovviamente obiettare che qualunque strurnento di
conoscenza, e dunque non solo gli strurnenti standardizzati in uso
nella ricerca sociale empirica, opera inevitabilmente una riduzione di
complessita, semplificando la realm e costringendola entro schemi
concettuali prestabiliti.
Alia discussione sul rap porto tra teoria ed empiria, e possibile
per alcuni aspetti ricondurre anche la contrapposizione tra ricerca
" quantitativa" e ricerca "qualitativa", una contrapposizione che viene
consoIidandosi nella ricerca sociale nel secondo dopoguerra, con l' a-
pertura di un contenzioso metodologico spesso mal posto - e, per
questo, origine di non pocm fraintendimenti - ancora oggi tutt' altro
che sopito. Nell' ambito del dibattito sui metodo, questa contrapposi-
zione si verra successivarnente precisando e anche accentuando, fino
a configurare un' opposizione pill generale tra due diversi modi di in-
tendere non soItanto la ricerca sociale (Ricolfi, 1997), ma anche 10
21
7
SOCIOLOGIA
stesso "statuto teorico della soci010gia" (Dal Lago, 1987). Secondo i
suoi sostenitoti, 1a ricerca qualitativa sarebbe espressione di una so-
ciologia "individualistico-interpretativa" che studia dal basso l'intera-
zione sociale, come essa e soggettivamente percepita e quotidiana-
mente vissuta dagli anori sociali che ne sono protagonisti, osservando
direttamente e in modo informale la situazione sociale in cui l'intera-
zione stessa avviene e registtando l' esito dell' osservazione in modo
diretto, senza la mediazione di costtutti preordinati. La ricerca quan-
titativa, viceversa, sarebbe espressione di una sociologia "positiva" 0
"scientifica" di impostazione oggettivistica, che costruisce i dati ricor-
rendo a procedure formali e impersonali che non consentirebbero di
cogliere la dimensione individuale e soggettiva dell'interazione sociale.
AI primo orientamento si puo ticondurre la ricerca sociale che assu-
me come riferimento teorico soprattutto I'interazionismo simbolico e
l'etnometodologia (cfr. PAR. 6.3) e al secondo la ricerca sociale del
tipo dell'inchiesta che, come si vedra pili oltte, non ha in realta un
particolare ed esplicito referente teorico - e, tanto meno, e di per se
necessariamente sensibile a suggestioni "positiviste" - rna puo .
re a istanze teoriche di volta in volta diverse in relazione al punta
vista assunto dal ricercatore. Queste istanze teotiche orientano Ie va-
tie fasi che caratterizzano l'mchiesta, "dalla costruzione del
della ricerca alIa formulazione delle ipotesi, dalIa definizione
proprieta in esso considerate alIa scelta degli indicatori e cost via.
H. Schwartz e J. Jacobs, autori di un articolato manuale ill
logia qualitativa, COS! descrivono questi due orientamenti
Jacobs, I979, ttad. it. p. 34):
La differenza tra sociologia qualitativa e quella quantitativa puo essere
lita con una certa faci1ita pensando ai sistemi di notazione usati per
re il mondo. I soooIogi quantitativi assegnano dei numeri alle ,,,,,,,prv,,,,jc
qualitative. In questa senso fabbricano dei dati contando e "misurando"
Ie cose. Queste cose misurate possono essere persone, gruppi, societa
atti linguistici e COS! via. I sociologi qnalitativi, d' altto canto, riportano
loro osservazioni utilizzando in senso lato il linguaggio naturale. E raro
essi facciano dei calcoli 0 traducano numericamente Ie loro osservazioni.
questa punto di vista cia che i sociologi qualitativi riportano del mondo
ciale non e diverso da quello che si puo trovare nei quotidiani. Questa
pIke differenza tra un sistema di notazione vincolante e un altro che
e corrisponde a una notevole differenza in termini ill vaIori, scopi e
menti nella concreta ricerca sociologica.
In realta, se analizziamo la differenza tta ricerca qualitativa e
quantitativa facendo pili attentamente riferimento alIe modalita
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8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI FON DAMENT ALI
dagine rispettivamente utilizzate dalI'una e dalI' altta, possiamo pro-
potre una distinzione forse pili adeguata di quella ill Schwartz e J a-
cobs, riprendendo - con alcune rnodifiche e integrazioni - quella re-
centemente proposta da Ricolfi (I995). La ricerca qualitativa si carat-
terizza per:
- il ricorso a procedure di raccolta delle informazioni non standar-
dizzate 0 a un livellb basso di standardizzazione (osservazione parte-
cipante, colloqui informali, interviste libere, interviste guidate ecc.) ,
applicate su un numero limitato di casi assunti come "tipici" 0 "signi-
ficativi";
il ricorso a procedure infonnali di analisi delle informazioni rac-
colte;
- l'assenza della matrice dei dati (sulla matrice dei dati, dr. PAR.
1O.I);
- 1a non ispezionabilita, cioe 1a non accessibilita per altri (il lettore,
la comunita scientifica, i committenti), della base empirica della ricer-
ca, costituita da do che il ricercatore ha ditenamente e informalmen-
te osservato e che non e in alcun modo riprodudbile nella sua itrune-
diatezza.
La ricerca quantitativa si caratterizza invece per:
- l' utilizzazione di tecruche di raccolta delle infonnazioni a un livel-
10 di standardizzazione elevato, 0 comunque tale da garantire un gra-
do sufficiente di omogeneita della rilevazione (raccolta, su tutti i casi,
di infonnazioni relative a tutte Ie proprieta considerate nel disegno
della ricerca);
il ricorso a definizioni operative per la costruzione di variabili;
la presenza della matrice dei dati;
l' analisi statistica dei dati.
Stanti queste differenze, ricerca qualitativa e ricerca quantitativa
si differenziano, appunto, ma in realta non si contrappongono, non
essendo incompatibili l' una rispeno alI' altta. Ogni ricercatore, infatti,
in ragione dell'" oggetto" che intende studiare, della situazione empiri-
ca in cui questa stesso oggetto si presenta, degli obiettivi conoscitivi
che intende perseguire e delle ipotesi che intende conttollare, decide-
ra quale tipo di ricerca e quale insieme di procedimenti metodologici
utilizzare, nella consapevolezza della portata e dei limiti che caratte-
rizzano dascuno di essi. E, d' altra parte, in molte ricerche quantitati-
ve si ricorre a modi di ricerca tipici delle ricerche qualitative, ad
esempio nella fase preliminare costituita dalla cosiddetta ricerca di
sfondo 0, anche, al termine della ricerca per raccogliere ulteriori in-
formazioni complementari 0 di controllo rispetto a quelle gia raccolte;
come anche nella ricerca qualitativa fa il suo ingi:esso la "quantita", in
2I9
SOCIOLOGIA
particolate con il ricorso sempte pili p.rogrammi info)a-
tid per il trattamento di dati testuali (efr. Ciprlafll, Bolasco: 1995 .
Quanto alla questione pili generale rapporto tra ed em-
piria, quasi tutti coloro che ne hanno sono arnvatl
clusione - se si vuole ovvia - che l' una e 1 altta devono potersl
grare redprocamente. Charles Wright Mills, ad.
che sociologia e uguale a immaginazione plU Ibm. E
infatti "buona" ricerca la ncerca con un espliclto e c?erente fon?a-
mento teorico ed e "buona" teoria la teona con un e
sostegno empirico. Resta da precisare dove .e come,. 1.0- quali
della concreta attivita di ncerca e con quali modalita questa
zione si possa effettivamente realizzare. ncerca
"quantitativa - della quale ci qU1 u: pOl - il
to cruciale nel quale si gioca la partlta dell tra teona. e _
empiria sia quello relativo alIa delle propneta
considerate ne! disegno della ncerca e al succeSS1VO _ cO.n il
quale il concetto utilizzato per ciascuna proptteta Vlene
tradotto in una variabile della ncerca stessa.
8.2
Proprietil, concetti, vruiabili
Tra i diversi tipi d'indagine empirica che la .
ca sociale "quantitativa", l'inchiesta e certamente il plU diffuso e il
consistente con una tradizione consolidata e con procedure
logiche e condivise nella comunici .
Possiamo definire l'inchiesta come un procedimento che s1
di tecniche semistandardizzate e/ 0 per la raccolta "
informazioni, al fine di registrare gli stan. ID. CUi, cas? a caso,
presentano determinate proprieta in un IDSleme di .cas1 che
spondono alla popolazione della. o. ad camplone
tativo di essa. n neorso a tecmche di rilevaztone a un .
ciente di standardizzazione (generalmente interviste tramlte
nano con domande "aperte" 0 "chiuse") e la
zione delle informazioni raccolte consentono di
informazioni in dati, di costruire la matrice dei applicare
dure statistico-matematiche nell' analisi dei dan CAP.
Una proprieta {ad esempio il sesso anagrafico, 1 attlVlta
l' atteggiamento nei confronti svolto, 10
mico ecc., del soggetti che cosntu1scono la popolaz.t0ne ID
soddisfare due condizioni per poter essere conslderata ne!.
ve d . . - stan
della ricerca: in primo luogo eve vanare, ClOe assumere
220
8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
(almeno due) nell'insieme di unita considerate; in secondo luogo, de-
ve poteressere ttasformata in una variabile della ricerca atttaverso
una definizione operativa. Mentte la prima condizione e evidente e
non richiede particolari chiarimenti, la seconda assume un' assoluta ri-
levanza metodologica e riguarda l'insieme di operazioni che il ricerca-
tore mette in atto per "costruire" Ie variabili della sua ricerca.
Per de./inizione operativa di una proprieta intendiamo (Marradi,
19
8
4a, pp. 22"3):
il complesso di regole che guidano Ie operazioni con cui 10 stato di ciascun
caso sulIa proprieta X viene rilevato, assegnato a una delle categorie stabilite
in precedenza, e registrato nel modo necessario a permetterne la successiva
analisi con Ie tecniche che si intendono usare. Molte di queste regole sono
consuetudini che govemano in via generale certi aspetti della ricerca, e il
ricercatore Ie richiama implicitamente a meno di esplicita disposizione con-
traria; altre regole sono specifiche, e if ricercatore cleve ogni volta espIicitarIe
se vuole trasformare la proprieta X in una variabile della sua ricerca.
Nella ricerca sociale si ha a che fare con diversi tipi di proprieta e,
come preciseremo pili avanti, per ciascun tipo sono applicabili certe
operazioni di ricerca e certe procedure di analisi dei dati e non altre.
Riprendendo alcune indicazioni dello stesso Marradi (I993, pp. I2-
5), ricordiamo in via preliminare che e possibile distinguere tta cin-
que tipi di proprieta:
I. proprieta categoriali non ordinate;
2. proprieta categoriali ordinate;
3 proprieta con stati enumerabili;
4 proprieta continue misurabili;
5 proprieci continue non misurabili.
Vna proprieta categoria/e non ordinata presenta un numero finiro, e
generalmente limitato, di stati non ordinabili lungo una determinata
dimensione concettuale. La variabile costruita per questa proprieta
avra conseguentemente modalita che eorrispondono a categone non
ordinate, a ciascuna delle quali viene attribuito un valore numerico
per designarla in base alla sola condizione che questo valore sia di-
verso da quello attribuito a tutte Ie altre. In relazione a queste moda-
lita, e possibile stabilire relazioni di uguaglianza tta i casi che presen-
tano la stessa modalita (e per i quali si registra nella matrice dei dati
10 stesso valore per quella variabile) e relazioni di diversitii tra i casi
che presentano invece modalita differenti (e per i quali si registrano
nella matrice dei dati valori diversi per quella variabileL Ad esempio,
Ie modalita "maschile" e "femminile" della variabile "sesso anagrafico"
sono modalita che corrispondono a categorie non ordinate, e potreb-
22I
SOCIOLOGIA
bero essere designate, rispettivamente, con valori numerici I e 2 op-
pure, indifferentemente, con i valori 2 e I, non essendo Ie modalita e
i valori a esse assegnati vincolati nella loro elencazione da un ordina-
mento che, appunto, e assente.
Una proprieta categonale ordinata presenta anch' essa un numero
finito e generalmente limitato di stati che peri) possono essere ordi-
nati lunge una cetta dimensione concettuale. La variabile costruita
per questa proprieta avra dunque modalita che corrispondono a cate-
gorie ordinate alle quali viene attribuito un valore che ha non soltan-
to Ia funzione di designarle, rna anche quella di indicame Ia posizio-
ne nell' ordinamento rappresentato dall'insieme di tutte Ie categorie.
In qUeSto caso, dunque, I' attribuzione dei valori alle modalita e vin-
colata dall' ordinamento: se una modalita corrisponde a uno stato ael-
la proprieta superiore a quello relativo a un' altra modalita, all'una si
attribuira un valore numerico maggiore di quello attribuito all' altra,
in una successione monotomca dei stessi {I, 2, 3, 4, ... , n,
passando dalla modalita relativa allo state inferiore a quella telativa
alIo stato superiore}. Con riferimento a modalita che corrispondono a
categorie ordinate, e pertanto possibile stabilire tra i casi non soltanto
relaziom del tipo uguale-diverso, rna anche relazioni del tipo maggio-
re-minore. Ad esempio, Ie modalita della variabile "titolo di studio"
sono categorie ordinate e, conseguentemente, si deve attribuire il va-
lore minore alIa categoria inferiore e poi valori maggiori alle altre ca-
tegorie seguendo I' ordine: valore I alIa licenza elementare, 2 alla Ii-
cenza media inferiore, 3 al diploma di scuola media superiore, 4 alla
Iaurea.
Una proprieta con stati enumerabili e una proprieta i cui stati con'"
sistono nel numero di determinati elementi 0 eventi con i qua1,i. la
proprieta stessa e in relazione (ad esempio, il numero di abitanti del-
le citta capoluogo di provincia, di componenti Ie famiglie italiane, eli
non occupati in cerca di prima occupazione nelle province, dei matri,.
mom celebrati con rito civile per anno nei comum ecc). La definizio"-
ne operativa, per queste proprieta, consiste nel conteggio di questi
elementi 0 eventi, il cui esito e un valore, registrato nella matrice dtti
dati, che corrisponde a un numero intero.
Una proprieta continua misurabile e, invece, una proprieta che 81
suppone possa assumere infiniti stati lunge un continuum, sul quale
ogni caso occupa una posizione che corrisponde a un numero reale;
La definizione operativa per questa proprieta comporta la costruzio,;
ne di un'unita di misura convenzionale applicando la quale e .
Ie misurare l'intensita con cui la proprieta considerata si presenta
caso a caso. L' operazione di misura comporta I' assegnazione a
222
8. PROBLEM I PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
caso di un valore che corrisponde all' approssimazione del numero
reale k0lt infinite cifre> a un numero intero oppure a un numero
decimale (con un numero limitato di cifreL Una propneta di questo
tipo e, ad esempio, un qualunque atteggiamento 0 la valutazione nei
confronti di un determinato "oggetto" lunge l' asse semantico sfavore-
vole-favorevole. .
Una praprieta cO.ntinua non misurabile e, infine, una proprieta con-
tinua per la quale l'indisponibillta di un' unita di misuta non consente
la misurazione. In questa caso i valori sono attribuiri ricorrendo a
tecmche di differenziazione scalare (scaling) che consistono nell' asso-
ciare a ciascuna modalita un numero cardinale in relazione monotom-
ca diretta con l' ordine delle modalita stesse. Queste tecmche di sca-
ling:, nonostante i limiti che Ie contraddistinguono (eft. PARR. 9.3 e
9.4) sono usate assai di frequente nella ricerca sociale. Un esempio e
rappresentato da proprieta come la "soddisfazione" nei confronti di
qualcosa (il lavoro svolto, il corso di studi frequentato ecc.) 0 l'''ac-
cordo" nei confronti di qualcosa (Ie affermazioni utilizzate come indi-
catori di opiniom 0 atteggiamenti nelle scale ordinali) tradotte in va-
riabill con modalita ordinate del ripo "per mente soddisfatto", "poco
soddisfatto", "abbastanza soddisfatto", "soddisfatto", "molto soddi-
sfatto" (e con modalita ordinate analoghe per I"'accordo") alle quali
vengono attribuiti, rispettivamente e nell' ordine, i valori numerid I,
2, 3, 4, 5 Precisa a questa proposito Marradi (1993, p. 14):
L' attribuzione delle proprieta cardinali dei numeri e legittima per Ie variabili
derivate da proprieta considerate continue per Ie quali esiste unita di misu-
ra, oppure mediante conteggio da proprieta discrete i cui stati sono enume-
rabili. Non e pienamente legittima, rna nel complesso accettabile, solo per
alcune delle variabili derivate mediante scaling da proprieta considerate con-
tinge per Ie quali non esiste unit!! eli misura; queste variabili si possono chia-
mare quasi-cardinali.
Dobbiamo a Paul F. Lazarsfeld (1958) una descrizione del procedi-
mento generalmente seguito nella ricerca sociale per la costruzione
delle variabill, rappresentato come successione di quattro fasi:
1. la raffigurazione della proprieta considerata mediante un concet-
to;
2. la specificazione del concetto;
3. fa scelta degli indicatori;
4- l' eventuale costruzione di un indice.
La raffigurazione della proprieta mediante un concetto e la corti-
spondente dejinizione lessicale costituiscono il primo indispetisabile
passo per la costruzione di una variabile. E necessario, infatti, stabill-
223
SOCIOLOGIA
re in via preliminare in che cosa si assume consist a Ia proprieta con-
siderata, e cio per almeno due spedfiche ragioni. La prima
riguarda la necessita di esplicitare il significato attribuito aDa proprie-
ta in relazione aIle istanze teoriche di riferimento e al contesto empi,
rico in cui la si considera, per rendere possibile 1a comprensione e il
controllo da parte di altri ricercatori. Infatti, diversamente da quanta
puo accadere in altre scienze, non si registra nella ricerca sodale un
livello sufhciente di intersoggettivita nella concettualizzazione, defini.;
zione e denominazione di molte ptoprieta. Cosi, ricetcatori divetsi,
in relazione a istanze teoriche diverse e a contesti empirici diversi;
intenderanno fare riferimento a concetti diversi e a definizioni
se usando, ad esempio, una denominazione come "status socioecono-
mico" , oppure "partedpazione politica", "soddisfazione per il lavoto
svolto" ecc. La seconda tagione e che, in assenza di un concetto che
la raffigurl, non e possibile dare della proprieta considerata una deli.
nizione operativa. La funzione di un concetto assodato a una
minata proprieta e, infatti, proprio quella di rendere possibile per
essa una definizione operativa: a rigore, con una definizione operativa
tras/ormiamo in una variabile della ricerca non una proprietil, ma it con'"
cetto con It quale la rappresentiamo.
Ovviamente, a ptoprieta semplici corrispondetanno concetti
ch'essi semplid, a un basso livello di astrazione, tali da consentire it
passaggio diretto aIle operazioni di ricerca di cui consta la definizione
opetativa. Ad esempio, per la ptoprieta "sesso anagrafico" il concert",
e hi corrispondente definizione sono gia espressi daIla denominazione
e non richiedono ulteriori spedficazioni. E pertanto possibile
re direttamente una domanda "chiusa" di un questionario con
native di risposta "maschile" e "femminile", che rappresentano Ie ma;-
dalitil della variabile che in tal modo e stata costruita, attribuire it
esse un valore che Ie identifichi e registrare nella matrice dei dati il
valore corrispondente a ogni caso.
Se invece la proprieta e compiessa, a essa corrispondera un
cetto a un pili elevato livello di astrazione, tale da non consentire
passaggio diretto aDa definizione operativa. In corrispondenza aIla
conda fase dello schema di Lazarsfeld, bisognera aIlota
questo concetto mediante un'analisi dimensionale, individuando Ie
mensioni 0 gli aspetti di esso che possono essere considerati pili
gnificativi. Qualora Ie dimensioni individuate risultassero ancora
po generali e tali da richiedere un ulteriote
cesso di specificazione, si ptocedera per ciascuna di esse all
duazione di sottodimensioni pili analitiche. Evidentemente, anche
caso dell' analisi dimensionale, come in quello dell' associazione di
224
8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
concetto aIla proprieta considetata, la scelta del ricercatore e orienta-
ta daIla concreta situazione empirica, rna anche daIle istanze teoriche
aIle quali egli fa riferimento.
Queste dimensioni rappresentano, ciascuna, un'area semantica
parricolare tra quelle che possono concorrere aIla determinazione del
significato generale. del concetto originario e, in corrispondenza della
terza fase dello schema di Lazarsfeld, per dascuna di esse il ricerca-
tore scegliera degli indicatori empirici appropriati.
Un indicatore empirico e una proprieta semplice rafIigurabile me-
diante un concetto che, per il suo pili basso livello di astrazione, con-
sente un passaggio diretto aIla definizione operativa. La scelta degli
indicatori, come 1a scelta delle dimensioni, deve rispondere a precise
esigenze di ordine logico-metodologico ed e determinata sia dalle
istanze teoriche di riferimento, sia daIla concreta situazione empirica
in cui devono essere utilizzati. Ne consegue che gli indicatori sono
relativi e che un uso eli essi in contesti diversi da quelli in relazione ai
quali sonG stati originariamente stabiliti puo essere fonte di distorsio-
ni e di errore.
Nel caso in cui gli indicatod siano proprieta tradotte in variabili
categoriali ordinate, i valori numerici attribuiti aIle modalita corri-
spondono a punteggi e possono essere conseguentemente utilizzati
per la costtuzione - nei casi pili semplici per somma - di un indice,
che rappresenta l' esito finale del ptocesso di costruzione della varia-
bile. Possiamo dunque, in questa contesto, definite un indice come
la sintesi quantitativa, per ognuno dei casi considerati, dei dati relati-
vi aIle diverse variabili utilizzate come indicatori.
Nel suo insieme, il processo di costruzione di una variabile - che
possiamo sintetizzare con 10 schema riportato (efr. SCHEMA 5) - va
dunque dal riferimento a determinate istanze teoriche Cche interven-
gono nella concettualizzazione delle proprietil, nell' analisi dimensiona-
Ie del concetti e nella scelta degli indicatori) e a determinate circo-
stanze empiriche, aIla registrazione di dati che sono esito di concrete
operazioni di ricerca; e segue un iter logico-metodologico prima ana-
litic.o e poi sinterico.
Per meglio illustrare il processo di costruzione di una variabile fin
qui descritto possiamo utilizzare due esempi, uno molto semplice e
uno pili complesso.
n primo esempio e la costruzione della variabile "gregarismo" uti-
lizzata da Katz e Lazarsfeld in Personal Influence (1955) per descrive-
re il pro@o dei leader d' opinione. Secondo l'ipotesi centrale di que-
sta ricerca, i rapporti interpersonali in seno ai gruppi sociali e i lea-
der d' opinione sono fonti primarie eli influenza nei processi di forma-
225
SCHEMA 5
Costruzione delle variabili
I
Concetto
C
II
Dimensioni
Da
SOCIOLOGIA
III
Indicatori
1ak
Ink
Definizioni
operative
IV
Indice
I
zione e mutamento di oPlOloni, atteggiamenti e comportamenti,
svolgono in quanto tali una funzione di mediazione nei confronti .
Ie influenze di altre fonti esteme, in particolare quella dei mezzi
comunicazioni di massa (dr. PAR. 7.3). Un leader d'opinione -
non necessariamente si identifica con illeader (strumentale 0
sivo) del gtuppo - e quel membro del gtuppo che ha pili treIQUente,,
mente contatti interpersonali, in ragione sia della posizione str.ategic'if
che puo occupare nella rete di comunicazione intema, al gtuppo
so, sia di una pili accentuata propensione individuale a mtrattelle11e.
rapporti con gli altri.
Quest'ultima caratteristica - la proprieta definita come Plrotlenf-
sione a intrattenere rapporti con gli altri" - e denominata da Katz!
Lazarsfeld "gregarismo" e il concmo utilizzato per rappresentarla e
spedficato in relazione a due dimensioni, una relativa alla sfera
male dei rapporti rumcali e l' altta alla sf era formale dell' adesione ad
assodazioni di diverso tipo. Gli indicatori scelti per queste due di"
mensioni sono, per la prima, il numero di amidzie e per la seconda
8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
il numero di associazioni cui si e iscritti, e per ciascuno di essi e stata
inserita un' apposita domanda in uno dei questionari somministtati
nel corso della ricerca. Considerando poi - nella fase di analisi dei
dati - Ie due distribuzioni relative l'una al numero di amicizie e l' al-
tra al numero di associazioni dichiarati dagli intervistati, e stato indi-
viduato per ciascuna il valore corrispondente alla posizione mediana
(la modalita dell' osservazione che suddivide la distribuzione in due
parti uguali). Questo valore e stato utilizzato per distinguere li-
velli' "alto" e "basso", per ciascun indicatore. COSl, ad esemplO, la
mediana nella distribuzione relativa aIle amicizie informali e risultata
corrispondere a 7, per cui ogni numero uguale a 0 maggiore di 7 e
stato registrato come modalita "alto" e ogni numero minore di 7. c.o-
me modalita "basso". Per ogni intervistato, dunque, e stato posslbile
registrare due dati, relativi rispettivamente a una propensione "alta"
o "bassa" a stabilire rapporti amicali e a una propensione "alta" 0
"bassa" ad aderire ad associazioni. Trattandosi in entrambi i casi di
variabili con categorie ordinate, e stato possibile attribuire alle moda-
lita di ciascuna valori numerid in successione monotonica (I allivello
"basso" e 2 al livello "alto"), per poi sommarli per ciascun soggetto e
costruire, in tal modo, un indice di "gregarismo". I valori che questa
indice puo assumere sono, dunque, 2, 3 e 4, con 2 che corrisponde
a un livello di gregarismo basso, 3 a un livello medio e 4 a un livello
alto.
n secondo esempio e tratto da The Authoritarian Personality, una
ricerca di Adorno et af. (I950) che riveste una particolare inlportan-
za nella storia della ricerca sociale. Essa, infatti, rappresenta non s01-
tanto un tentativo di integrare competenze disciplinari diverse, ma
anche un significativo momento di confronto e di collaborazione tra
Ie due aninle delle scienze sociali che, come abbiamo visto, si erano
venute contrapponendo a partite dagli anni Trenta, quella teorica
centtata suRa dimensione macrosociale e quella empirista centtata sul-
la dimensione microsodale. Infatti, costretti daIl' avvento del nazismo
a rifugiarsi negli Stati Uniti dove danno vita all'Institute of Social Re-
search di New York, alcuni dei pili inlportanti esponenti della Scuola
di Francoforte autori della teoria critica della societa, hanno modo di
condurre una rlcerca empirica con gli psicologi sociali - "quantofreni-
ci" direbbe Sorokin - dell'Universita di Berkeley. L'occasione e of-
dall' American Jewish Committee che commissiona all'Institute
of Social Research, verso la fine della Seconda guerra mondiale,
un'indagine sull' antisemitismo.
L'ipotesi generale inizialmente formulata dai ricercatori e 1a se-
gUf!nte (Adorno et aI., 1950, trad. it. p. 17):
227
SOCIOLOGIA
Ie convinzioru politiche, economiche e socia1i eli un inelividuo fonnano
so un modello vasto e coerente, come se fossero collegate da una -mentalit
o "spirito unificatore", e questo modello e un'espressione eli tendenze
fonde nella sua personalita.
In relazione a questa ipotesi generale, l' antisemitismo viene
rato come un aspetto particolare della mentalita tipica di una
nalita autoritana. L' autontammo e, dunque, Ia propriecl cOlmp.les:sac
riferimento alla quaIe viene costruito il disegno di questa ricerca.
n concetto di autoritarismo era gia state ampiamente
dagli esponenti della SenoIa di Francoforte - in particolare da
. heimer; Fromm e Marcuse in Studien iiber Autontat und Familie ,
blicato a Parigi nel 1936, e poi da Fromm in Escape /rom
del 1941 - e viene definito come una "struttura della pelrS01[lali
caratterizzata da un atteggiamento di ammirazione e
nei confronti dell' autoricl, accompagnato daI desiderio di est:rdltar
propria volta l' autorita su altri individui. Questo concetto di
rismo viene specificato mediante il riferimento a quattro U"""OL'''''';
1''' etnocentrismo" , il " conservatorismo politico-economico", il
sI?o" e l'" antisemitismo". Ognuna di queste dimensioni, data
plezza e Ia generalita che la contraddistinguono, non ha COlrlSe:ntito,;
passare direttamente alla scelta degli indicatori ed e stata .,.""rt-..,n1""
sua volta specificata mediante diverse sottodimensioni. Per
di queste sottodimensioni sono state poi individuate, come .
delle affermazioni nei confronti delle quali i soggetti intervistati
invitati a indicare il proprio livello di accordo-disaccordo. Con
indicatori sono state costtuite quattro scale del tipo Likert (c:fr.
9.4), una per ogni dimensione, associando un valore numerico a
SCUll livello di accordo-disaccordo (sette livelli, da "fortemente
cordo" a "fonemente in disaccordo") e calcolando per somma 1
ce di ciasCUll soggetto per ogni scala.
Ad esempio, per l' antisemitismo - definito come
globale nei confronti degli ebrei caratterizzato dal riferimento a
reotipi e pregiudizi - sono state considerate quattro SOli1odirnel[lSl{
ciascuna relativa a un pregiudizio contro gli ebrei di ordine pill
rale e particolarmente diffuso: Gli ebrei costituiscono una
per gli altri popoli, Gli ebrei offendono i cristiani, Gli
fiutano I'integrazione autoisolandosi e, infine, Gli ebrei sono
denti e impongono ovunque 1a loro presenza. Per ciascuna
mensione sono stati individuati pill indicatori desunti daII'
pubblicazioni e documenti antisemiti: ad esempio, per Ia sottO(tim
sione "minaccia" uno degli indicatori era l'affermazione Gli
228
8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCEilI FONDAMENiALI
esercitano un'influenza negativa sulla cultura e sulla civilta cristiana;
per la sottodimensione "offesa" l' affermazione Gli ebrei sono pre-
suntuosi, arroganti e pretendono di appartenere a una razza eletta e
COS! via.
83
Validita e affidabillta
Per i concetti, per Ie definizioni operative e per gli indicatori si pone
il problema della validita, una questione complessa oggetto di un am-
pia dibattito in cui si confrontano punti di vista e opinioni diverse .
In accordo con la considerazione secondo cui la valiclita di una
categoria teorica e proporzionale a quanto il ricercatore esperto puo
imparare attraverso l'uso di questa categoria (Brislin, Looner,
Thorndike, 1973, p_ 166), riteniamo di poter definite Ia validita di
un concetto in termini di utilid conoscitiva. Se il concetto rafligura
una determinata proprieta nel processo di costruzione di una variabi-
Ie, diremo che esso e tanto pill utile, e quincli valido, quanta pili e
capace di suggerire una definizione operativa che risponda adeguata-
mente aIle esigenze conoscitive del ricercatore.
Secondo questa definizione, dunque, la validita di un concetto at-
tiene al rapporto di esso con la definizione operativa e non con la
proprieta che rappresenta. Se per definite la validita di un concetto
si facesse riferimento al suo rapporto di corrispondenza con la pro-
prieta, nessun concetto potrebbe essere considerato valido. Ogni con-
cetto, infatti, non rappresenta una determinata proprieta in modo
esaustivo, ma ne evidenzia determinati aspetti piuttosto che altri,
operando un'inevitabile riduzione di complessita. Per i concetti si ri-
p
r
9'pone, dunque, quanta aveva dei
tipi ideali (dr. PAR. 3-4): nell affront are la molteplice infinita del
reale, il ricercatore opera una scelta attribuendo rilevanza a certi
aspetti piuttosto che ad aItri, sulla base del suo particolare interesse
conoscitivo e del punto di vista "unilaterale" che conseguentemente
assume. Pertanto, se un concetto non puo rappresentare la proprieta
che ne costituisce il referente empirico COS! come essa e in se e per
se, la sua validita puo essere intesa non in termini ill aderenza con la
realta "oggettiva" - che non puo costituire uno standard di riferi-
mento perche, in quanta tale, e inconoscibile - ma piuttosto in ter-
mini di efficacia conoscitiva e, quindi, di utilita.
Analogamente, possiamo concepire in termini di efficacia conosci-
tiva anche la validita di una de/inizione operativa: una definizione ope-
rativa e valida se traduce in operazioni adeguate di ricerca il concetto
229
SOCroLOGIA
associato alla proprieta considerata e non altri e, quindi, se sOledlica
questa stesso concetto su base empirica in corrispondenza del
cato che a esso il ricercatore ha inteso attribuire. Cost, se ta<:dllUl!O
riferimento agIi strumenti di raccolta delle informazioni - ad ese:mpj[a,
una domanda "chiusa" di un questionario (dr. PAR. 9.3) - possi;amo
definime la validita come capacita di essere eflicaci nel rilevare
che con essi il ricercatore si ripropone di rilevare e non altro.
P. Ammassari (1984, pp. 148-9):
qui I' eft"etto vo1uto e la rilevazione eli un referente empirico eli do che d
interessa. In altri termini, se si accetta a livello metametodo10gico che la
elita eli un concetto metodologico debba essere la sua efficada (doe il
essere adatto alIo scopo per il quale 10 si e invocato), alIora per
degli strumenti eli rllevazione deve intendersi la loro capadta eli
proprio, e non altro, il referente empirico del concetto cui d si intende
rite.
La validita di una def.inizione operativa riguarda, dunque, l'iter
cettuale e logico-metodologico con il quale essa e stabilita e, pertruutOf,c:
non richiede procedure di accertamento e di conferma esteme alla
stessa definizione operativa.
Se la costruzione di una variabile richiede il ricorso a
empirici del concetto che rappresenta la proprieta originaria,
per essi si pone il problema della validita, ancora definibile in terltnini.;
di eflicacia conoscitiva. Pili in paJrticolare, possiamo considerare
vatic/ita di un indicatore come un requisito del rapporto di zna'zcaZlOl'1if
tra il concerto relativo a1la proprieta indicata e il concetto relativo
proprieta utilizzata come indicatore.
T rattandosi di una relazione tra due concerti e, quindi, tra
significati, il rapporto di indicazione si configura come un rat,oo:rto
di rappresentanza semantica. Se tale rapporto effettivamente esiste,
puo considerare legittimo il procedimento con il quale gli stati
proprieta originaria vengono registrati mediante 1a definizione
tiva della proprieta indicatrice. La validita di un indicatore dipende,
quindi, dalla corrispondenza tra il significato del concetto che 10 rap,.
presenta e il significato del concerto pili generale che invece rappre-
senta la proprieta originaria. Possiamo dunque affermare, con
to Marradi (1984a, p. 36), che
Se usiamo il concetto I come inelicatore del concetto A, e perche
suffidentemente esteso il contenuto semantico in comune tra I e A - che
230
8. PROBLEM! PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
cmameremo parte indicante, cioe la parte dell' estensione di I che ne fa un
plausibile inelicatore eli A. Tuttavia, e impossibile disfarci del contenuto se-
mantico che I ha in comune con i concetti B, C, D - che cmameremo parte
estranea, in quanta e estranea al rapporto semantico tra I e Ache d interes-
sa al momento. Pertanto, se cercruamo inelicatori del concetto A, dobbiamo
orientarci verso concetti che abbiano, rispetto ad A, la parte inelicante pili
ampia e 1a parte estranea menu ampia possibile. I concetti con queste carat-
terispche sono i pili validi inelicatori eli A.

Ed e 10 stesso Marradi a precisare che 1a validita di un indicatore,
cos! intesa, puo essere soltanto stimata sulla base di procedure che
forniscono indizi di validita, e non anche provata e misurata perch:
non e possibile misurare la pme indicante", cioe l' estensione della
corrispondenza semantica tra i due concetti (ivi, p. 37L
Dall'inevitabile presenza eli una pme estranea in ogni indicatore
dipende il fatto che, per indicatori diversi di uno stesso concetto 0 di
una stessa dimensione, supposti validi, si possano registrare dati con-
traddittori per un certo numero, peraltro contenuto (altrimenti gli in-
dicatori non sarebbero validi), di casi.
Possiamo illustrare questa evenienza - e con cio chiarire ulterior-
mente la dinamica del rapporto di indicazione - ricorrendo a un
esempio tratto da una ricerca sull' orientamento ideologico-politico dei
professori universitari americani condotta da Lazarsfeld negli anni
Cinquanta durante il periodo maccartista, periodo in cui universita,
professori, intellettua1i "di sinistra" erano sovente oggetto delle atten-
zioni della Commissione presieduta dal senatore Joseph R. McCart-
hy, incaricata di sottoporre a inchiesta e perseguire attivita considera-
te "antiamericane" (Lazarsfeld, 1958).
Per costruire la variabile conservatorismo-progressismo" furono
utilizzati in questa ricerca diversi indicatori, costituiti da affermazioni
nei confronti delle quali i professori intervistati erano invitati a di-
chiarare illoro accordo 0 disaccordo. Due di queste affermazioni era-
no Ie seguenti:
I. Ritenete che nella vostra universita si possa dare l' autorizzazione
alIa formazione di un' associazione studentesca socialista, se gli stu-
denti ne facessero richiesta?;
2. Se competesse a voi la responsabilita, autorizzereste gli studenti
a invitare all'universitll Owen Lattimore per una conferenza? (Latti-
more era un nota studioso esperto di problemi dell'Estremo Oriente,
sottoposto a inchiesta da parte della Commissione McCarthy per so-
spetto filocomunismo; questa vicenda ebbe una vasta eeo nei mezzi
d'informazione e un conseguente rllevante impatto sull' opinione pub-
blicaL
23
1
SOCIOLOGIA
Entrambe queste affermazioni - 0, meglio, l' accordo 0 il
do espresso nei confronti di esse - possono essere assunte come
catori di orientamento ideologico-politico in relazione al Cotlte!itc
cui sono utilizzate. Negli Stati Uniti, negli anni Cinquanta, in
rna contrassegnato dalla guerra fredda, da un viscerale antlco:m
smo e dall'imperversare del maccartismo, si poteva onc;!vCtIn;l
assumere che i professori universitari avrebbero espresso il
re sui contenuti di queste affermazioni sulIa base di conSl.oerrurrol
carattere ideologico-politico piuttosto che di altro tipo. E, in
per la maggioranza degli intervistati i due indicatori risultano
gruenti, danno cioe risultati concordanti: chi si dichiarava d'
. nei confronti dell'uno si dichiarava d' accordo anche nei COlrllrlOnl
l'altro, e 10 stesso accadeva per il disaccordo. Per una
tuttavia, i due indicatori danno risultati discordanti: chi poteva
considerato conservatore rispetto all'uno, risultava progressista
to all' altro e viceversa. E cio accadeva perche alcuni intervistati
mevano il loro accordo 0 disaccordo nei confronti di uno 0
dei due indicatori 0, anche, nei confronti di entrambi, a
da valutazioQi di carattere ideologico-politico. Si poteva ad
dissentire dalla proposta di invitare Lattimore per ragioni di
mento personale verso il personaggio, per disistima, per
nei confronti della sua area disciplinare e COS1 via, ovvero per
di significato relativi alla parte estranea dell'indicatore.
Di qui la necessita di ricorrere per uno stesso concetto a
dicatori - uno 0 pili per ciascuna dimensione di esso - non
coprite in tal modo la maggior parte dell' estensione semantica
concerto stesso, rna anche per altre due ragioni:
a) per contenere Ie distorsioni derivanti .dalla parte estranea, sia
re ridotta, di ciascun indicatore;
b) per valutare la congruenza interna dell'insieme degli mdl1ca't<)
considerare la congruenza stessa come indizio della loro
Ricotdiamo, infine, che due 0 pili indicatori congruenti e,
to, presumibilmente validi, sono anche intercambiabili,
re utilizzati indifferentemente l' uno 0 l' altro per porre in
proprieta originaria con altre proprieta considerate nel dls:egJrro
ricerca. L'intercambiabtlita e una caratteristica degli 11' Idlcaton
risultare particolarmente utile sul piano pratico quando gli
stessi sono variabili con categorie non ordinate e quindi tali
consentire la costruzione di un indice. In questo casu basted
ciare" uno soltanto di essi con altre variabili, nella fase di
ne e di analisi dei dati, per trarre inferenze sulle relazioni tra
prieta indicata e Ie propriera relative a queste stesse variabili.
8. PROBLEMI PRELfMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
Se per una defini.zione operariva la validita riguarda il rapporto
con il concetto, I' affidabilita (reliability) riguarda invece il rapporto tra
gli esiti della stessa definizione operariva e la proprieta originaria.
L' affidabilita di una definizione operativa va dunque riferita alla le-
delta dei dati che produce: una definizione operativa e affidabile se i
suoi esiti consistono in dati fedeli, cioe corrispondenri agli stati effet-
tivi della proprieta' considerata, cOSI come si presentano da casu a
caso.
Evidentemente questa corrispondenza e soltanto ipotetica, non
essendo possibile, nella ricerca sociale, stabilire quali siano gli stati
effettivi della gran parte delle proprieta considerate. La fedelta di un
dato, pertanto, non puo essere dimostrata e tanto menu puo essere
misurata, non essendo disponibile l' elemento "oggettivo" con cui con-
frontare il dato stesso e non potendo di conseguenza valutare la cor-
rispondenza tra I'uno e l'altro. Ad esempio, non sara possibile dinIo-
strate la fedelta di un dato come un indice di "antisemitismo" regi-
strato per un determinato soggetto, non essendo possibile confronta-
re questo indice con il grado effettivo di antisemitismo - di per se
sconosciuto e inconoscibile - di quello stesso soggetto. Conseguente-
mente, non e possibile dimostrare e misurare neppure l' affidabilita di
una definizione operativa.
Peraltro, se non e possibile disporre di prove, e comunque neces-
sario ricercare indizi dell' affidabilita di una definizione operativa, per
poter srlmare l' affidabilira stessa e avere rassicurazioni in tal senso.
Possiamo considerare come un buon indizio di affidabilita un elevato
grado di corrispondenza tra registrazioni diverse effettuate con la
stessa defini.zione operativa sugli stessi casi. La corrispondenza tra re-
gistrazioni diverse puo essere di due tipi:
a) corrispondenza tra registrazioni diverse effettuate in momenti di-
versi da uno stesso roevatore con 10 stesso strunlento sugli stessi casi
(test -retest);
b) corrispondenza tra registrazioni diverse effettuate da pili rilevatori
con 10 stesso strunlento sugli stessi casi (test-test).
Parliamo di intrasoggettivitil quando e e1evata Ia corrispondenza di
cui al punta a e di intersoggettivita quando e elevata la corrispondenza
di cui al punto b (Galtung, I967). Intrasoggettivita e intersoggettivita
possono essere. considerate indizi di affidabilita con Ie necessarie cau-
te1e derivanti dal fatto che cio sarebbe possibile a pieno titolo soltan-
in presenza di due condizioni: che i casi sui quali sono effettuate
Ie registrazioni rlroangano stabili da registrazi9ne a registtazione (ad
esempio i soggetti intervistati non cambino opinione in mento a cio
. che viene loro richiesto con una determinata domanda di un questio-
233
SOCIOLOGIA
nario, da una somministrazione ali'altra); e che i rilevatori siano
ch' essi afIidabili, cioe capaci di utilizzare 10 srrumento in modo
guato. Va da se che operazioni di test-retest e di test-test
essere effettuate nelle fasi della ricerca relative alia messa a
alia prova delle operazioni di cui consta la definizione operativa,
poi pervenire al risultato finale per aggiustamenti progressivi. Nel
so, ad esempio, della costruzione di un questionario, e
questa scopo la fase cosiddetta di pre-testing (dr. PAR. 93).
8.4-
Oassmcazione e misurazione
Classihcare significa, nell' ambito della conoscenza scientifica,
re una serie di operazioni sostanzialmente analoghe a quelle che
ratterizzano l' attivita del classmcare nella conoscenza comune,
rilevante differenza che, nel caso della conoscenza scientifica, e
sario rispettare rigorosamente determinate regole.
Per una preliminare e necessaria definizione, facciamo ancora
ferimento alie indicazioni di Alberto Marradi che individua tre
cetti designati con 10 stesso tennine I<classmcazione", tutti rue:vatm
6.ni della nostra trattazione (Marradi, 1984a, p. 44):
Intenderemo per classificazione. l' operazione intellettuale con cui l'
eli un concetto e elivisa L . .J in un certo numero eli classi 0 categorie.
deremo per classificaziom;, l' elenco eli tali classi, cioe il risultato della
cazione. Intenderemo per classificazione
c
il proceelimento con cui
golo oggetto eli un insieme e assegnato a una delle dassi della
neb'
Nella ricerca sociale si effettuano operazioni di classmcazione
diante variabili. Possiamo parlare di classmcazione. per .
procedimento in base al quale si individuano le modalira della
bile, modalita che rappresentano le classi il cui insieme
alia classmcaziont;,. La registrazione nella matrice dei dati del
numerico della modalita cui e assegnato ciascun. caso co:rru' ;pclndle
classmcazione c'
Ad esempio, se in un'inchiesta si considerasse la variabile
to mensile della famiglia di appartenenza", la classmcazione.
comportare anzitutto il decidere se rilevare con una dornanda
ta" l' entita precisa del reddito oppure se ricorrere a una
" chiusa" con alternative di risposta costituite da intervalli di
Se si optasse per questa seconda soluzione - valutandola pili
tuna perche menD indisponente per un intervistato sospettoso,
234
8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
potra evitare in tal modo di essere troppo preciso nella risposta -
bisognerebbe successivamente definite un ambito di variazione del
reddito da rilevare, per poi suddividere l' estensione di questa stesso
ambito in intervalli di eguale ampiezza. Per la scelta sia dell' ambito
di variazione sia degli intervalli, bisognerebbe ovviamente tenere nel
debito conto Ie caratteristiche economiche presenti nella particolare
situazione empirica in cui il reddito stesso viene rilevato.
d Con tutte queste operazioni potremmo arrivare ali'individuazione
di modalita della variabile reddito come quelle che compaiono nell' e-
sempio seguente:
fino a 2 milioni;
da 2 a 4 milioni;
da 4 a 6 milioni;
da 6 a 8 milioni;
oltre 8 milioni.
L'insieme di queste modalita, esito della classificazione, e la clas-
sificazione
b
. Per poter utilizzare queste classi per i casi,
cioe i soggetti intervistati nel corso di questa ipotetica inchiesta, e
necessario attribuire a ciascuna classe un valore numerico. Essendo Ie
classi categorie ordinate, i valori numerici dovranno essere attribuiti
secondo l' ordinamento delle classi stesse, il pili basso alia classe infe-
riore e il piii alto alia classe superiore. La nostra classificaziont;" nella
sua stesura definitiva, sara pertanto:
fino a 2 milioni (1);
da 2 a 4 milioni (2);
da 4 a 6 milioni (3);
- da 6 a 8 milioni (4);
oltre 8 milioni (5).
E a questo punto possibile eH"ettuare la dassmcazione, che consi-
ste nell' assegnazione di ogni intervistato a una classe e registra-
zione del corrispondente valore nurnerico nella matrice dei dati.
Nell' effettuare le operazioni relative alia classificazione e necessa-
rio rispettare tre regole, gia formulate nell' ambito della logica classica,
che definiscono i requisiti necessari eli una dassificazione
b
:
a) l'unicita del "/undamentum divisionis";
b) l' esaustivita dell'insieme delle categorie;
c) la mutua esclusivita delle categorie.
La regola dell' unicita del "fundamentum divisionis" stabilisce che il
criterio in base al quale i casi vengono attribuiti alle classi cleve esse-
re uno soltanto, 10 stesso per tutti i casi. La regola dell' esaustivita
dell'insieme delle dassi stabilisce, invece, che ogni caso, nessuno
escluso, deve poter essere dassmcato. La regola della mutua esclusivi-
SOCIOLOGIA
tit, infine, stabilisce che Ie dassi non devono sovrapporsi e che,
conseguenza, ogni caso deve essere attribuito a una dasse e a
soltanto. n rispetto di queste regole pone spesso, nella ricerca
problemi di non facile e immediata soluzione. Di alcuni di es
occuperemo pill avanti (PAR. 9'3), a proposito della costruzione
domande di un questionario.
Consideriamo, ora, la misurazione, che possiamo definite come
insieme di operazioni - basate sulla 0 implicanti la dassificazione
mediante Ie quali registriamo stati di una proprieta che C01LnSPOlllJ
no a livelli diversi di intensita con cui la proprieta stessa si
da caso .a caso. La misurazione, dunque, riguarda proprieta
(proprieta i cui stati si dispongono lungo un continuum) che
per incrementi 0 decrementi infinitesimali. Per esse non e dlSPotH
un'unita di misura "naturale", di per se data, come nel caso
proprieta discrete con stati enumerabili e, conseguentemente, e
cessario ricortere a un'unita di misura convenzionale costruita
cercatore (c&. pAR. 8.2).
Continuando a fare riferimento alle indicazioni di Alberto
di e aj. termini che egli utilizza per designare Ie operazioni
alla dassmcazione e alia misurazione, precisiamo che (I984a, pp.
50):
la "misurazione" si compone di quattro distinte operazioni: si
nita di misura (misurazione ), si decide quante cifre registrare e
tondare (classmcazione ), si 'confronta l'unita ill misura con l'ammolnta
la proprieta ne! singolo" caso (misurazione), e si trasforma l'esito
dente operazione ne! numero registrabile corrispondente lrulSsii1cflZlelE
Di tutte queste operazioni, la pill complessa e certamente la
consistente nello stabilire un'unita di misura convenzionale.
colta a essa relative riguardano non soltanto aspetrl ht"'CV"f'c1'JF
anche un aspetto extrascientifico di natura psicologica,
dalla non abitudine a pensare che sia possibile costruire
misura per misurare un' opinione, un atteggiamento, un
politico-ideologico 0 una qualunque altra proprieta
me sono molte delle proprieta considerate nella ricerca
scriveremo pill avanti Ul1 procedimento per la costruzione eli
di misura (PAR. 9.4). Sottolineiamo, per ora, che gli
su unita di misura convenzionali usati nella ricerca sociale
una portata generale come quelli usati nelle scienze naturali.
termometro pUO essere usato sempre e dovunque per
temperatura, una scala d' atteggiamento ha un' applicabilita
nel tempo e nello spazio, per un'importante ragione che
8. PROBLEMI PRELIMINARI E CONCETTI FONDAMENTALI
una caratteristica che abbiamo in precedenza evidenziato: la relativita
culturale e temporale degli indicatori utilizzati per la sua costruzione.
Da quanto fin qui detto, risulta che si puo parlare di misurazione
sol tanto nel caso di proprieta continue, se si stabilisce e si utilizza
un'unita di misura. In moItl. manuali di metodologia della ricerca so-
ciale, tuttavia, il termine misurazione viene usato in modo estensivo
e, anche, improprio. Riprendendo Ie indicazioni proposte da S. S.
Stevens in un saggio del 1946, vengono indicati quattro "livelli eli
misurazione", a ciascuno dei quali viene fatto corrispondere un tipo
di strumento di misurazione, doe un tipo particolare di "scala".
II primo livello corrisponde a una classificazione in cui Ie classi
sono categorie non ordinate, e quella che noi abbiamo denominato
classificaziont;, viene chiamata impropriamente "scala nominale" (e
improprio I'uso del termine "scala", che implica 1a presenza di un
ordinamento che in questo caso non e presente). A livello della co-
siddetta "scala nominale" e possibile stabilire tra i casi re1azioni di
uguaglianza (tra casi dassificati in una stessa classe) e di diversita (tra
casi classificati in classi diverse).
II secondo livello corrisponde invece a una dassificazione, deno-
minata "scala ordinale", in cui Ie c1assi sono categorie ordinate, con la
conseguente possibilita ill stabilire tra i casi non soltanto relazioni del
tipo uguale/diverso, ma anche relazioni del tipo maggiore/minore.
II terzo livello corrisponde alla "scala a intervalli", COS1 denomina-
ta perche 1a sua costruzione implica l'individuazione di un intervallo
ricorrente che viene assunto come unita eli misura convenzionale.
Con la scala a intervalli, grazie alIa presenza di un'unita ill misura, e
possibile definire per differenza Ie distanze tra Ie posizioni assunte
dai casi in esame, integrando 1a relazione del tipo maggiore/minore,
gia possibile al livello della scala orillnale, con l'inelicazione del nume-
ro di intervalli che separano due posizioni.
L'ulrlmo livello, infine, corrisponde alla "scala ill rapporti" 0 "sca-
la cardinale", una variante della scala a intervalli caratterizzata dalla
presenza di un punto zero, assoluto e non arbitrario, che corrisponde
all' assenza della proprieta considerata. La presenza del punto zero
consente di effettuare rapporti tra i valori relativi alle posizioni di
scala, con la conseguente possibilita di confrontare queste stesse posi-
zioni non solo in termini di distanza, rna anche in termini ill intensira
(doppia, trip1a, quadrupla ecc.) con cui in ciascuna posizione, rispet-
to a qualunque altra, si presenta da caso a caso la proprieta conside-
rata.
Per un' attenta disamina dei limiti della tipologia di Stevens, rin-
ancora a Marradi (r984a, pp. 47 ss'>, limitandoci in questa
237
SOCIOLOGIA
sede a ricordare che, stanti Ie considerazioni svolte, possiamo appro-
priatamente definite come strumenti di misura soltanto Ie scale a in- .'.
tervalli e Ie scale cardinali, costruite per proprieta continue. Nel caso
poi delle proprieta discrete - per Ie quali e data un'unita di misma
"naturale" -la definizione operativa implica, come gia si e accennato,
non la misurazione rna il conteggio.
.'
9
L'incmesta
9. 1
n disegno della ci.cerca e Ie ipotesi
Le fasi di un'inchiesta possono essere elencate schematicamente nel
modo seguente:
a) definizione del problema oggetto d'indagine;
b) costruzione del disegno della ricerca e formulazione delle ipotesi;
c) definizione del campo di osservazione e campionamento;
d) costruzione degli strumenti di rilevazione e raccolta delle informa-
zioni;
e) controllo e codifica delle informazioni raccolte e costruzione della
matrice dei dati;
j) analisi dei dati e interpretazione dei risultati.
Ci occupiamo, in questo capitolo, dei priroi quattro punti di que-
sto schema, mentre prenderemo in considerazione i restanti due nel
prossimo capitolo.
La preliminare de/inizione del problema oggetto d'indagine e neces-
saria non soltanto per evidenti esigenze di chiarezza teorica e meto-
doI6gica, ma anche per esplidtare Ie premesse scientifiche ed extra-
scientifiche in riferimento alle quali il ricercatore ha effettuato la sua
scelta, rendendo ragione di questa scelta e legittimandola agli occhi
della comunita scientifica. E evidente, a questo proposito, l' attualita
delle indicazioni weberiane in merlto a1 "riferimento ai valori" e aDa
"liberta dai valori" (efr. PARR. 3.4 e 3.5) e della regola generale che
ne consegue. Secondo questa regola, ogni passo compiuto nella ricer-
ca deve essere esplicitato e giustificato, fin dalla preliminare decisione
ill considerate come oggetto d'indagine un certo problema - al quale
si e ritenuto ill poter attribuire una particolare rilevanza sia scientifi-
ca sia sociale - piuttosto che un altro.
In funzione della definizione del problema OggettO d'indagine,
viene poi costruito il disegno della ricerca, in relazione agli obiettivi
239
SOCIOLOGIA
conoscitivi che si intende perseguire, al contesto empirico in cui il
problema viene indagato, ai paradigmi teorici di riferimento. n
gno della ricerca include l'insieme delle proprieta da prendere ill
considerazione, Ie eventuali ipotesi in merito alle relazioni tra queste
proprieta, un piano per la costruzione delle variabili e un piano per
l' analisi dei dati.
Come gia si e accenuato (PAR. 8.2), Ie proprieta incluse nel dise-
gno della ricerca devono essere tali da soddisfare due condizioni: in
primo luogo devono variare, cioe assumere stati diversi - almeno due
_ nell'insieme dei casi considerati; e, in secondo luogo, si deve poter
;2, dare per ciascuna di esse una definizione operativa. Per rendere pos-
sibile 1a de:6nizione operativa e necessario, in questa stessa fase di
costruzione del disegno della ricerca, associare a ogni proprieta sele-
zionata un concetto e dare di esso una definizione lessicale. 5ulla ba-
se dei concerti associati alle proprieta e del loro livello di astrazione,
si stabilisce poi per quali di essi e necessario ricorrere a indicatori
empirici, scegllendo certe proprieta pili semplici che si ritiene
no svolgere questa funzione. Da quali e quante proprieta sono inclu-
se nel disegno della ricerca dipendono il numero e la complessita
Ie ipotesi che potranno essere sottoposte a controllo empirico, la co-
struzione degli strumenti per 1a raccolta delle informazioni e la scelts.
delle procedure di analisi dei dati, nonche la ricchezza e qualita dei
risultati che sara possibile conseguire. Essendo problematico prefigu.
rare, nella costruzione del disegno, tutte Ie proprieta . .
rilevanti in rapporto agli obiettivi e alle ipotesi della ricerca, e conS1-
gliabile abbondare nella scelta, compatibilmente con Ie esigenze di
rattere pratico e con Ie risorse a disposizione.
Quanto alle ipotesi, possiamo definirle, in termini pili generali,
me affermazioni che suggeriscono una risposta ipotetica a un
rna oggetto d'indagine e, in termini pili specifici, come
circa la relazione tra due 0 pili proprieta. 5i tenga presente che
potesi di relazione tra proprieta, eventualmente formulata
di costruzione del disegno della ricerca, si configura come 1pot
re!azione tra variabili dopo il completamento delle de:6nizioni
tive delle proprieta coinvolte e, quindi, al momento dell' analisi
dati.
In relazione alla presenza 0 assenza di ipotesi inizialmente
late, si usa distihguere tipi diversi di disegni di ricerca. :i-en.eraim(:
te, un disegno di ricerca e considerato descrittivo se non
formulazione ill aleuna ipotesi iniziale, mentre e considerato
vo net caso contrario. In realta, 1a differenza tta questi due tip
disegni non va riferita all' assenza 0 alla presenza di ipotesi, ma
9. L'INCHrESTA
tosto al livello di generalita/specmcita delle ipotesi stesse. Non e in-
fatti pensabile un disegno che non contempli una qualche ipotesi, in
quanto un'ipotesi di lavoro di carattere generale e sempre ptesente e
interviene, quanta meno, a orient are la scelta delle proprieta da inse-
tire nel disegno stesso. D' altro canto, ipotesi esplicitamente formulate
possono collocarsi a diversi livelli di specificita, in ragione del tipo e
del numero ,di proprieta - e poi di variabili - coinvolte. Per queste
ragioni, piuttosto che contrapporre descrizione e spiegazione, e pili
opportuno distinguere - sulla base del tipo e del livello di specmcita
delle ipotesi - disegni di ricerca prevalentemente descrittivi, con fina-
lita esplorative, e disegni di ricerca prevalentemente esplicativi, con
finalita verificative. Menzionando ricerche gia citate in questo volu-
me, possiamo considerare come esempio di disegno prevalentemente
descrittivo la ricerca di Thomas e Znaniecki (r9I8-20) sull'emigrazio-
ne dei contadini polacchi in America (cfr. PARR. 6.3 e 8.1) e come
esempio di disegno prevalentemente esplicativo la ricerca di Katz e
Lazarsfeld ( 1955) sull'influenza personale nelle comunicazioni di
massa, centrata, quest'ultima, sull'ipotesi secondo cui i rapporti inter-
personali net gruppi primari e i leader d' opinione mediano l'influenza
dei mass media sul pubblico (cfr. PARR. 7.3 e 8.2).
Nell'ambito dell'inchiesta e net caso di disegni di ricerca preva-
lentemente esplicativi, un'ipotesi deve avere almeno due requisiti es-
senziali:
a) in primo luogo, deve essere formulata nell' ambito di una teoria 0,
comunque, in riferimento a determinati paradigmi teorici pili 0 meno
consolidati. Lo spessore e 1a portata conoscitiva di un'ipotesi dipen-
dono, infatti, dalla base teorica su cui l'ipotesi stessa poggia, sia essa
rappresentata da una teoria gia definita oppure - se sul problema
oggetto d'indagine non sono disponibili teorie - da istanze teoriche
provvisorie, 0 relative a problemi che possono essere considerati affi-
ni a quello oggetto d'indagine;
b) in secondo luogo, deve essere formulata in modo tale da poter
essere sottoposta a controllo empirico. Perche cio accada e necessario
che siano soddisfatte due condizioni: anzitutto che a ogni proprieta
coinvolta nell'ipotesi sia associato un concetto a un livello di generali-
ta tale da consentire - come si e detto - la traduzione di essa in una
variabile mediante una definizione operativa; e, poi, che la relazione
ipotizzata, per tipo e per numero di variabili coinvolte, possa essere
studiata con procedure di analisi dei dati adeguate e, anche, effettiva-
mente disponibili.
E peraltro opportuno tenere presente che, nell'inchiesta, spedfi-
che ipotesi di relazione tra variabili sono piu frequentemente formu-
SOCIOLOGIA
late a posteriori nella fase di analisi del dati, piuttosto che a
nella fase di costruzione del disegno dena ricerca. Se
priori, un'ipotesi orienta la ricerca, influenzando la scelta
prieta da prendere in considerazione, la scelta dei concetti da
re a tali propriecl e, conseguentemente, Ie definizioni
essendo questa la funzione propria di un'ipotesi, e tuttavia
che il ricercatore eviti il rischio di una piu 0 meno COllSaiPe\role
bordinazione all'ipotesi stessa e al desiderio di trovare per essa
conferma a tutti i costi. n che, evidentemente, costituisce un
problema metodologico che peraltro va posto non in termini
nuUamento (impossibile), rna di conttollo (necessario) della
vita del ricercatore.
La costtuzione del disegno della ricerca richiede spesso
preliminare di ricerca di s/ondo, finalizzata a raccogliere Ie .
ni necessarie per la scelta delle proprieta da considerare, per
tuale formulazione delle ipotesi e per la gran parte delle
di ricerca da effettuare nelle fast successive dell'inchiesta.
te, la ricerca ill sfondo e tanto piu necessaria quanto piu il
oggetto d'indagine e sconosciuto al ricercatore. Essa consta
mente di due momenti: la documentazione e l' osservazione
"sui campo".
La documentazione sul problema oggetto d'indagine deve
svolta su fonti di diverso tipo - documentarie, statistiche,
che - valutando il grade di attendibilita di ciascuna e
confronto le informazioni raccolte. Nel caso delle nCt!rctle
condotte in precedenza da altri ricercatori sullo stesso pr()bl1ema
problemi analoghi, it lavoro di documentazione non dovra
una rassegna dei risultati conseguiti, ma dovra anche unpllc::ar,e
attento esame critico della metodologia utilizzata, sia per u<ll"nh.",,,,
funzione di essa i risultati, sia per trarre spunti e indicazioni
costruzione delle procedure da utilizzare nell'inchiesta in corso.
L' osservazione "sui campo" e, invece, il momento della
sfondo in cui il ricercatore entra in contatto diretto con la
pirica nel cui ambito indaga il problema in esame.
ci si avvale ill procedure del tutto informali di raccolta delle
zioni, ad esempio interviste lib ere a informatori privilegiati
ni-chiave, personaggi con esperienze di vita che possano essere
derate tipiche, leader d' opinione ecc.) Ie cui conoscenze risultino
ticolarmente utili per la ricerca. In determinati contesti, ..
pua assumere i caratteri della cosiddetta osservazione
sata su un coinvolgimento diretto e atrlvo nella situazione
da parte del ricercatore, che si immedesima in essa vivendola in
9. L'INCHIESTA
ma persona allo scopo di coglierne gli aspetti piu profondi e signifi-
cativi. Ques.ta strategia di osservazione ha maturato una tradizione
ormai consolidata nelle scienze sociali, diffondendosi prima nella ri-
cerca etnografica e in antropologia culturale e poi anche in sociologia,
nell' ambito di una prospettiva metodologica volta a valorizzare la ri-
cerca qualitativa" (cfr. PAR. 8. I). A essa, peraltro, si pua utilmente
fare riferimento anelie nell'inchiesta, appunto nella fase della ricerca
di sfondo, a conferma della possibilita di integrare utilmente procedi-
menti qualitativi e quantitativi d'indagine.
9. 2
La defuaizione del campo di osservazione e il campionamento
n campo di osservazione di un'inchiesta e spesso molto ampio e, co-
me tale, pua risultare di fatto fuori della portata dei ricercatori per
ovvie ragioni di carattere pratico e finanziario. In una situazione del
genere e di conseguenza necessario delimitare it campo di osservazio-
ne sulla base di criteri adeguati ed esplicltati.
Un esempio di come sia possibile procedere in questi casi pua
essere tratto, ancora una volta, dalla ricerca di Katz e Lazarsfeld
(1955) sull'influenza personale e Ie comunicazioni di massa. Stante
l'ipotesi della ricerca - che abbiamo in precedenza ricordato - il
campo d' osservazione avrebbe dovuto essere tale da presentare Ie
condizioni empiriche enunciate dall'ipotesi stessa, doe corrispondere
a una realta sociale che favorisce la vita comunitaria, in cui i rapporti
interpersonali sono quotidianamente frequenti e i gruppi sociali si
configurano come luoghi privilegiati di aggregazione e di integrazione
sociale. Fu COS! deciso di condurre la ricerca in una cittadina di pro-
vincia, in una zona degli Stati Uniti non peculiare quanto a condizio-
ni eC'onomiche e socioculturali e tale da poter essere considerata "ti-
picamente" americana. Sulla base di questo criterio di ordine piu ge-
nerale, venne compilato un primo elenco di cittadine degli Stati del
Middle West, con una popolazione compresa tra i 50.000 e gli
80.000 abitanti. Da questa elenco furono successivamente eselusi i
centri che ricadevano nella sfera d'influenza di citta piu grandi e
quelli caratterizzati da una presenza troppo consistente di minoranze
etniche e razziali. Per tutti gli altri centri vennero costruiti indici
quantitativi parziali in relazione alla composizione della popoiazione,
alla situazione economica, all'istruzione, alla partedpazione sociale, al-
Ia fruizione dei mass media, al fine ill definire sinteticamente un pro-
filo economico e sociale di ciascuno di essi. T eIlendo conto di questi
indici parziali, venne poi calcolato un indice complessivo per ogni
243
SOCIOLOGIA
cittadina per amvare infine a scegliere quella con l'indice complessivo
pili vicino alla media degli indici di tutte Ie cittadine considerate: De-
catur, nello Stato dell'TIlinois.
Dopo aver delimitato, quando necessario, il campo d' osservazio-
ne, si procede alla definizione dell'universo statistico di riferimento e
alla selezione di un campione da questo universo. Si intende per uni-
verso statistico la popolazione, oggetto d'indagine in una determinata
ricerca, composta da un numero N di casi (ad esempio, i cittadini
italiani con diritto di voto in un'inchiesta sul comportamento eletto-
rale in occasione delle elezioni politiche, gli studenti iscritti alle facol-
ta di Psicologia nei diversi atenei italiani in un'inchiesta sulla loro
esperienza universitaria ecc.). Per campione si intende, invece, un sot-
toinsieme di questo universo composto da un numero n di casi (con
n < N) al quale si ricorre quando non e possibile una rilevazione
sull'intera popolazione per ragioni diverse (economiche, organizzati-
ve, di tempo ecc.).
Requisito fondamentale di un campione e Ia sua
ta, ovvero la sua capacita di riprodurre, sia pure con un cetto
margine di approssimazione, Ie caratteristiche pili importanti dell'u-
niversO statistico da cui e tratto. La rappresentativita consente di
estendere all'intero universo i risultati ottenuti indagando il campio:'
ne e dipende, oitre che dalla maggiore 0 minore eterogeneita delL.,
l'universo, daI criterio di campionamento utilizzato e dall'arrlpl'eZ2:0::
n del campione, che deve essere sufficiente in rapporto alla
rosira N dell'universo.
Con riferimento ai possibili criteri di selezione di un campione
dal corrispondente universo statistico, possiamo distinguere due tipi
pili generali di campioni, che si differenziano per il fatto che sia de;,
terminabile oppure no la probabilita di ogni elemento costitutivo del;.
l'universo di entrare a far parte del campione. Se tale probabilita
nota, abbiamo i campioni probabtlistici e invece, se non 10 e, i
ni non probabilistici. Fermo restando che nessun campione e pelTettat
mente corrispondente all'universo di riferimento, i campioni pr()bat}l:5:
listici sono i soli a poter essere considerati, a rigore,
rappresentativi: per essi, e solo per essi, Ie differenze tra campione
universo possono essere imputate al caso, e 10 scostamento
dall' altro puo essere stimato sulla base dell' errore di cru:np'lOIlaJJlleIll
Dato un certo universo statistico, Ia determinazione
del campione dipende soprattutto dall' errore di campionamento
il ricercatore decide di tollerare: quanta pili piccolo e I' errore di
pionamento ammesso, tanto pili ampio dovra essere il campione.
numerosita dell'universo di riferimento ha invece un'influenza
9. L'INCHIESTA
daria sulla determinazione dell' ampiezza del campione: in corrispon-
denza di uno stesso margine di errore, all' aumentare della numerosita
dell'universo corrisponde un incremento dell'ampiezza del campione
via via decrescente, con un andamento di questa tendenza pili accen-
tuato per i margini di errore pili elevati. Questa spiega perche, in
inchieste che hanno come universo di riferimento l'intera popolazio-
ne nazionale, possa essere considerato rappresentativo, in corrispon-
denza a un margine di errore prestabilito, un campione con un' am-
piezza relativamente limitata.
Tralasciando di entrare nel merito delle complesse procedure per
la determinazione dell' ampiezza, riportiamo a titolo indicativo i valori
che essa puo assumere, nel caso eli un campione casuale semplice, in
relazione all'errore di campionamento tollerato e alla numerosita del-
l'universo statistico di riferimento (TAB. I). Da questa tabella emerge
con chiarezza quanto si e appena osservato a proposito delle rispetti-
ve influenze dell' errore di campionamento e della numerosita dell'u-
niverso sulla determinazione dell' ampiezza del campione. Si noti co-
me, per una numerosita dell'universo pari ad esempio a 1.500 casi,
l'ampiezza del campione vari notevolmente - da 1.305 a 235 - pas-
sando dall' errore dell'I% a quello del 6%; e come, per uno stesso
margine di errore, ad esempio 3%, a un aumento consistente della
numerosita dell'universo come quello da 50.000 a 100.000, la corri-
spondente ampiezza del campione tegistri un incremento di sole I I
unita (da 1.087 a 1.099), e poi eli 12 unita passando da 100.000 a
infinito (da 1. 099 a 1. II r) .
I campioni probabilt'stici pio frequentemente usati nella ticerca so-
dale sono i campioni casuall semplid, i campioni casuali stratificati e
i campioni a scelta sistematica. Questi campioni richiedono tutti, per
poter essere estratti, che sia disponibile un elenco dei casi che costi-
tuiscono l'universo, ciascuno accompagnato da un numero d'ordine,
denominato lista di campionamento. Nell'inchiesta i casi sono persone
da intervistare e la lista eli campionatnento e pertanto un elenco eli
nominativi ciascuno con il relativo indirizzo.
Ovviamente questa lista deve essere completa e tratta da fonti
attendibili, onde poter estratre un campione effettivamente rappte-
sentativo ed evitate, conseguentemente, di incorrere in errori gravi
nell' estendere all'intero universo i risultati ottenuti indagando il cam-
pione. Alcuni manuall di metodologia della ricerca sociale (ad esem-
pio Bailey, 1982, trad. it. pp. 102-3) ne ricordano, a titolo d' esem-
pio, uno particolarmente damoroso commesso in un sondaggio po-
stale del "Literary Digest" condotto in occasione delle elezioni presi-
denziall americane del 1936, con A1f Landon e Franklin D. Roose-
SOCIOLOGIA
TABELLA 1
Ampiezza dd campione (n) e numerosita dell'universo statistico di provenienza
(N)
n' per margini di errore massimo pari a:
N 1% 2% 3% 4% 5% 6%
1.500 1.305 93
8 638 441 3
16 235
2.000 1.667 1.112
714 47
6
333 244
3.000
238 1.364
8Il
5
1
7 353 255
4. 000 2.858
1.539 870
54
1
3
6
4
260
5.000
3334 1.667 9
0
9 55
6
37
0 26
4
7. 000
4
Il8 1. 843 959 574 37
8 268
10.000 5.001 2.001 1.000
5
88
3
8
5 271
15.000 6.001 2.143 1.034 600
39
0 273
25.000 7. 143 2.273 1.064 610
394 275
50.000
8334 2.381 1.087 617 397 277
100.000 9.091
2439 1.099 621
39
8 277
00 10.000 2.500 1.111 62
5 4
00 278
Nelle ipotesi: P = 0,955; P = q = 0,5.
Fonte: Marbach (19964, p. 134)
velt candidati. Non essendo disponibile l' elenco di tutti i cittadini
aventi diritto al voto, la lista di campionamento fu costruita dai ricer-
catori sulla base delle guide telefoniche e del registro automobilistico,
con l' ovvia conseguenza di esdudere da essa tutti coloro che non
possedevano il telefono e l' automobile. Tutti costoro corrispondevano
a una parte di elettorato particolarmente consistente in quel periodo
di pesante crisi economica, costituita da cittadini meno abbienti e piil
propensi a votare per Roosevelt. E fu proprio Roosevelt a vincere Ie
elezioni e a diventare presidente degli Stati Uniti, mentre l'incauto
sondaggio aveva dato Landon come trionfatore.
n campione casuale semp/ice viene selezionato dal corrispondente
universo statistico ricorrendo a un criterio di estrazione, appunto, ca-
suaie, eioe tale da garantire a tutti i membri dell' universo la stessa
probabilita nota di entrare a far parte del campione. Criteri che of-
frono questa garanzia sonG il sorteggio e l' estrazione mediante Ie ta-
vole dei numeri aleatori.
Le tavole dei numeri aleatori sono costituite da colonne di nume-
ri a pill cifre composti ed elencati casualmente da un computer. Una
tavola di numeri aleatori a cinque cifre e riportata parzialmente, a
titolo d'esempio, nella TAB. 2.
Per estrarre i1 campione si provvede anzitutto a stabilire un crite-
9. L'rNcHIEsTA
TABELLA 2
T avola dei numeri aleatori
100
97 32533 7
6
52
0 135
86 34
6
73 54
8
7
6 80
959
3754
2 04
80
5 64
8
94 74
2
9
6 24805 24
0
37 20636
08
4
22 68
953 19
6
45 093
0
3 23209
02
5
60 15953
99
01
9 ~ 2 5 2 9 0937
6 7
0
7
1
5 3
8
3
II 3
II6
5
886
7
6
1280
7 9997
0 801
57 3
6
147
64
0
3
2
3
66
53 9
8
95
1
6606
5 74717 34
0
7
2 7
68
5
0 3
66
97 3
61
7
0 65
81
3
31060 1080
5 4557
1 82
4
06
353
0
3 4
261
4
86
799
85269 77
602 02051 6569
2 68665 74
818
73
0
53
63573 3 2 1 ~ 5 05325 47
0
4
8
9553 5754
8 28
4
68
rio di lettura delle tavole (se per colonna 0 per riga) e a scegliere
arbitrariamente il numero aleatorio dal quale iniziare l' estrazione.
Quindi si procede inserendo nel campione i casi con i numeri d' ordi-
ne corrispondenti ai numeri aleatori via via incontrati, oppure - per
evitare di scartarne troppi perche superiori a1 numero relativo all' am-
piezza del campione da estrarre - considerando tante cifre iniziali di
ciascun numero aleatol"io quante sono Ie cifre che corrispondono ai
numeri presenti nella lista di campionamento. Ricorrendo a questa
seconda modalita di estrazione, supponendo ad esempio di dover
estrarre un campione di 1.000 casi (n = 1.000) da un universo di
10.000 (N = 10.000), si puo stabilire di leggere Ie tavole per colon-
na a partite dal numero 64894, che compare al secondo posto della
terza colonna. I casi estratti saranno quelli con i numeri d' ordine
4.
8
94 (64894), 9.645 (19645), 9.376 (09376), 157 (80I57), 4.
0
7
2
(347
2
), 5.571 (4557I ), 2.051 (0205I ) e COS! via, proseguendo nel-
l'estrazione fino a raggiungere l'ampiezza n = 1.000. Inoltre, per
ciascun caso selezionato, si provvede a estrarre uno 0 pill numeri ill
riserva, per poter sostituire soggetti non reperibili 0 non disponibili
per l'intervista.
Identico al campione casuale semplice, quanta a modaliti. di
estrazione, e it campione casuale stratificato. Questo secondo tipo di
campione probabilistico viene selezionato dopo una preliminare sud-
divisione dell'universo statistico in pill "strati", sulla base di una 0
pili variabili note e considerate particolarmente ruevanti in relazione
agli obiettivi della ricerca. Si ottengono in tal modo pill sottoumversi,
eiascuno dei quali e definito da una delle modalita della variabile
stratificante (se la stratificazione viene effettuata in base a una sola
variabile) oppure da una delle possibili combinazioni delle modaliti.
delle variabili stratificanti (se la stratificazione viene invece effettuata
247
SOCIOLOGIA
in base a pili variabili). Ad esempio, se si conosce come i caSl S1
distribuiscono nell' universo in relazione aI sesso anagrafico, con mo-
dalid "maschile" e "femminile", e al comune di residenza, con moda-
lita "capoluogo" e "non capoluogo" di provincia, e possibile suddivi-
dere l'universo stesso in quattro strati:
a! soggetti di sesso maschile, residenti in centri capoluogo di provin-
CIa;
b) soggetti di sesso maschile residenti in' centri non capoluogo ill
provincia;
c ? di sesso femminile, residenti in centri capoluogo di pro-
VlfiCla;
d) soggetti di sesso femminile, residenti in centri non capoluogo ill
provincia.
. Da ogni strato dell'universo si procede a estrarre, con un criterip.
di scelta casiJale, il numero stabilito di casi. Si ha un campione stratiji.-
cato proporzionale quando da ogni strato si estrae un numero di casi
in proporzione alla numerosita dello strato medesimo rispetto all'inte-
ro universo: se gli strati a, b, c e d dell' esempio precedente rappre-
sentassero ciascuno, rispettivamente, il 40%, il 35%, il 15% e il 10%
dell'universo, i corrispondenti strati del campione dovrebbero rap-
presentare, rispettivamente, il 40%, il 35%, il 15% e i1 10% dell'am-
piezza complessiva del campione stesso.
Si ha, invece, un campione stratificato non proporzionale quando
uno 0 pili strati rappresentano nel campione una proporzione diversa
da quella che rispettivamente rappresentano nell'universo. E necessa-
rio ricorrere a una strategia di campionamento come questa nel caso
in cui uno 0 pili strati dell' universo risultino poco numerosi rispetto
agli altri e quindi tali da generare un corrispondente strato del cam-
pione di ampiezza troppo limitata e tale da non consentire un grado
accettabile di accuratezza. Si procede, in questa caso, a "sovracam-
pionare" questi strati, estraendo da essi un numero di casi in una
proporzione maggiore rispetto a quella effettiva.
n campione sistematico, iniine, e il campione probabilistico che si
seleziona can il criterio pili semplice e rapido, e tuttavia applicabile
solo se si e certi che Ia successione dei casi nella lista ill campiona-
mento sia rigorosamente casuale. Questo criterio consiste nell' estrarre
un caso ogni k, a partite da un caso della lista scelto casualmente
dove k e un numero dato dal rapporto tra ampiezza N dell'
e ampiezza n del campione. Dovendo ad esempio estrarre un cam-
pione di ampiezza pari a 1.000 (n = 1.000) da un universo di
10.000 casi (N = 10.000), k e uguale al risultato del rapporto N/n,
cioe ro. Se il caso da cui iniziare Ia selezione fossequello corrispon-
9. L'INCHIESTA
dente al numero 485 nella lista di campionamento, si procederebbe a
estrarre i casi contrassegnati dai numeri 495, 505, 515, 525 e COS1
via, fino a raggiungere l' ampiezza campionaria voluta. Se il numero
da cui partite per l' estrazione fosse tra gli ultimi numeri della lista di
campionamento (nel nostro esempio 9.045, anziche 485), si raggiun-
gerebbe la fine della lista stessa prima di aver estratto il numero ne-
di casi (nel nostro esempio 1.000) e sara pertanto necessario
proseguire nell' estrazione ripartendo dall'inizio della lista (passando
dal numero 9.995 al numero 5 e COS1 via di seguitoL Anche per iI
campione sistematico si provvede, come per gli aIm campioni proba-
bilistici, all'estrazione di una 0 pili riserve per ogni caso selezionato.
I campioni non probabilistici pili frequentemente usati nell'inchiesta
sono, invece, i campioni per quote e i campioni cosiddetti "a valan-
ga", ai quali si ricorre quando non e disponibile una lista di campio-
namento.
n campione per quote e iI campione non probabilistico equivalente
al campione stratificato, dal quale si differenzia per la modalita non
casuale, rna accidentale, di selezione dei casi di ciascuna quota. Una
volta definite Ie quote con riferimento a variabili di base come il ses-
so, l' eta, l' attivita lavorativa ecc., Ie persone da intervistare per ogni
quota vengono individuate direttamente dagli intervistatori con mo-
dalita del tutto arbitrarie. Come il campione stratificato, anche i1
campione per quote puo essere proporzionale 0 non proporzionale.
n campione "a valanga" viene invece selezionato con un procedi-
mento articolato in pili fasi: nella prima fase viene raggiunto un certo
numero di persone con determinate caratteristiche stabilite dal ricer-
catore in funzione degli obiettivi della ricerca, e a costoro viene ri-
chiesto di indicare altre persone can Ie stesse caratteristiche; nella se-
conda fase viene raggiunto questa secondo e pili ampio gruppo di
persone alle quali viene fatta la stessa richiesta, individuando in tal
modo un terzo gruppo ill persone ancora piu ampio e COSI via, fino a
raggiungere i1 numero complessivo ill soggetci con queUe stesse carat-
teristiche, stabilito inizialmente.
L'intervista e la modalid di raccolta delle informazioni tipica dell'in-
chiesta. Possiamo distinguere diversi tipi d'intervista con riferimento
al diverso grado - minore 0 maggiore - di standardizzazione che Ii
caratterizza, in relazione al quale ciascuno ill essi potra essere utiliz-
249
SOCIOLOGIA
zato in fasi diverse dell'inehiesta. Diciamo fin da ora che, mentre nel-
la fase preliminare di rieerea di sfondo si rieorre generalmente a in-
terviste non standardizzate 0 a un basso livello di standardizzazione,
nella Ease finale di raeeolta delle informazioni e invece necessario uti-
lizzare tecniche d'intervista a un livello di standardizzazione tale da
garantire una sufIiciente omogeneita della rilevazione. Per omogeneita
della rilevazione intendiamo la possibilita di raccogliere da tutti gli in-
tervistati informazioni su tutti i temi oggetto d'indagine, ovvero - e
piu appropriatamente - la possibilita di rilevare per tutti i easi gli
stati con cui si presentano tutte Ie proprieta considerate nel disegno
della ricerea (salvo, ovviamente, i rifiuti a rispondere a determinate
domande, ehe tuttavia non dovranno mai essere troppo numerosi).
Solo nel caso di una rilevazione omogenea, infatti, e possibile - come
si precisera piu avanti - per ogni variabile e per ogni caso registrar':
un dato nella matrice dei dati e, conseguentemente, applicare proce-
dure di analisi statistica dei dati stessi.
I tipi di intervista piu comuni, passando da un livello minimo a
un livello massimo di standardizzazione, sono l'intervista libera 0 in-
tervista non direttiva, l'intervista guidata, l'intervista focalizzata e l'in-
tervista con questionario.
L'intervista libera 0 intervista non direttiva e il tipo d'intervista al
livello piu basso di standardizzazione e consiste nel proporre all'inter-
vistato un determinato argomento che l'intervistato stesso potra af-
frontare liberamente senza che l'intervistatore ponga particolari do-
mande. Compito dell'intervistatore e infatti semplicemente quello di
creare un dima favorevole all'intervista e di aiutare l'intervistato it
esprimersi spontaneamente. L'utilita dell'intervista libera consiste nef
fatto che essa consente di scendere per quanto possibile in profondi-
ta, cogliendo aspetti particolari, dettagli, sfumature che altrimenti
sarebbe possibile rilevare.
L'intervista guidata e un'intervista aneh' essa a un basso livello
standardizzazione, peraltro superiore a quello dell'intervista
dalla quale si differenzia per l'utilizzazione di una traccia che
vistatore deve seguire appunto per "guidare" il suo colloquio con
tervistato. Questa traccia consiste in un eleneo di temi formulati
termini generali ed e predisposta dai rieercatori in funzione
obiettivi della ricerca. Rispetto all'intervista libera, l'intervista
ha il vantaggio di porre all' attenzione di tutti gil intervistati gli
argomenti, che saranno comunque sviluppati - come
libera - in modo del tutto autonomo da ciascuno di essi, senza
tervento dell'intervistatore.
A un liveUo superiore di standardizzazione si coUoca !tPl'1Jl.rt'OJ
250
9. L'INCHIESTA
/ocalizzata, COS1 denominata perche finalizzata alla raccolta di informa-
zioni eircoscritte, relative a una particolare situazione che ha visto co-
me protagonisti gli intervistati (ad esempio la visione di un film 0 di
un programma televisivo con determinati contenuti, la partecipazione
a un certo evento collettivo, il coinvolgimento in una particolare
esperienza di lavoro ecc.). Come per l'intervista guidata, si provvede
:mche per l'interviSta focalizzata a predisporre una tracda che pero e,
tn <questo caso, pili analitica e articolata. Sulla base di un' analisi preli-
minare della situazione oggetto dell'intervista, il ricercatore individua
una serie di aree tematiche per ciascuna delle quali elenchera piu te-
mi specifici. Nel corso dell'intervista, su ciascuno di questi temi e in
relazione all' esplicita definizione che per essi e stata data, l'intervista-
tore porra una domanda agli intervistati, formulandola nel modo piu
appropriato per ciascun intervistato. L'intervista focalizzata, dunque,
si articola su domande poste a tutti gli intervistati, ciascuna con 10
stesso contenuto anche se diversamente formulata da intervistato a
intervistato. Come precisano Merton, Fiske e Kendall (I956, p. 4):
l'intervista focalizzata sulle esperienze soggettive ill persone coinvolte nella
situazione analizzata preventivamente mira ad accertare la loro dejinizione
della situazione stessa. Le risposte ottenute sono utilizzate per il conttollo del-
le ipotesi e, se alcune ill esse non erano state previste, queste possono dare
origine a nuove ipotesi per indagini successive pill sistematiche e rigorose.
A un livello ancora superiore di standatdizzazione si colloca, infine,
l'intervista con questionano. Un questionario e un insieme di domande
esplicitamente formulate, ciascuna corrispondente a una variabile che
e l' esito della definizione operativa di una proprieta inserita nel dise-
gno della ricerca.
Le domande di un questionario devono essere elencate in base a
un criterio di successione logica e di articolazione tematica, tale da
facilitare al massimo la conduzione dell'intervista e la raccolta di in-
formazioni veritiete, evitando 0 almeno riducendo distorsioni imputa-
bili ai soggetti intervistati. Facendo riferimento al disegno della ricer-
ca, la costruzione di un questionario implica pertanto:
a) la preliminare definizione di una struttura articolata in aree tema-
tiche al loro interno omogenee;
b) l' elencazione, per ogni area tematica, delle proprieta a essa ricon-
dudbili;
c) l'indicazione, per ogni proprieta, della variabile 0 delle variabili a
essa relative;
d) la formulazione di una domanda per ogni variabile.
Riportiamo, come esempio, la struttura di un questionario utiliz-
25 1
SOCIOLOGIA
zato in una ricerca sull' esnerienza universitaria e sull'inserimento pro-
fessionale dei laureati in L Psicologia dell'Universita di Roma "La Sa-
pienza", condotta in fasi successive nel 1980 e nel 19
8
3 (Losito,
1984).
1. Curriculum degli studi ed esperienza universitaria
I . I . curriculum degli studi
1.2. scelta del corso di laurea
1.3. fruizione dell' universita
1-4- finalita attribuite al corso di laurea
1.5. valutazione dell' esperienza di tesi di laurea
1.6. studi post lauream
I .7. aspirazioni professionali durante gli studi
1.8. condizione occupazionale durante gli studi
2. Condizione occupazwnale e attivita pro/essronale
2. I. condizione occupazionale
2.2. attivita professipnale
2.3. preparazione universitarla e attivita professionale
2.4. soddisfazionelinsoddisfazione per illavoro svolto
2.5. modalita e diHicolta d'inserlmento professionale
3. Orientamento politico-ideologico
3. I. associazionismo
3. 2 . autocollocazione politica
3.3. livelli di informazione
3 -4. partecipazione al movimento studentesco
4. Caratteristiche socwdemografiche
4. I. dati anagrafid
4. 2 . curriculum degli studi preuniversitari
4- 3. condizione socioeconomica della famiglia d' origine
4+ notizie sull' eventuale famiglia acquisita
Sulla base di questa sttuttura, e stato costruito un questionario che,
nella sua stesura definitiva, risultava composto da 73 domande.
Le domande di un questionario possono essere "aperte" 0 "chitr-
se". I questionari con tutte domande aperte sono denominati quC:'
stionari non sttutturati, quelli con alcune domande aperte e altre
chiuse semisttutturati e quelli con tutte domande chiuse
L'intervista con questionario sttutturato e il tipo d'intemsta che si .
colloca al massimo Hvello di standardizzazione.
Le domande aperte sono domande per Ie quali non sono elencate
alternative di risposta precodificate. Per dascuna di esse compare nel
questionario uno spazio bianco nel quale viene trascritta, in sintesi, la
risposta eli ciascun intervistato. 5i ricorre all'utilizzazione di domande .
252
9. L'INCHIESTA
aperte in due diverse situazioni: quando i ricercatori non hanno in-
formazioni sufficienti per prevedere ed elencare a priori Ie possibili
alternative eli risposta; e quando essi ritengono che sia preferibile
tentare di cogliere dettagli, sfumature, particolarinl che altrimenti non
sarebbe possibile rilevare. Le risposte ottenute per ciascuna domanda
aperta dovranno. successivamente essere dassificate in categorie e
ogni categoria rappresentera un' alternativa eli risposta postcodificata
per quella domanda kfr. PAR. 10.1). Le domande chiuse al contrario
sono domande per Ie quali sono elencate alternative di' risposta
codificate, definite a priori dal ricercatore. Rispetto aIle domande
aperte, hannCl l' evidente vantaggio - di ordine pratico - di consentire
l'inserimento diretto dei dati nella matrice dei dati, senza prima effet-
tuare operazioni di classificazione e di postcodifica.
Una domanda chiusa e un sistema di dassificazione in cui Ie clas-
si sono rappresentate dalle alternative di risposta per essa previste.
Analogamente, e un sistema di dassificazione una domanda inizial-
mente aperta e chiusa a posteriori dopo la delle informazio-
ni. Conseguentemente, nella costruzione di una domanda chiusa e
nella chiusura di una domanda aperta e necessario applicare Ie regole
della classificazione: l' unicita del criterio di classificazione l' esaustivita
dell'insieme delle classi, la mutua esdusivira delle (dr. PAR.
84)
Mentre la regola dell'unicita del criterio riguarda prioritariamente
la formulazione della domanda e Ia formulazione delle alternative di
risposta, la regola dell' esaustivita esige che I'insieme delle alternative
sia tale da cons.entire eli classificare tutte Ie risposte degli intervistati,
eventualmente mtroducendo, se necessario, alternative con funzione
di categorie residuali come, ad esempio, l'aIternativa "altro". Quando
si ricorre all' alternativa "altro" per una domanda chiusa e opportuno
che I'intervistatore, nel corso deII'intervista, trascriva in sintesi Ie ri-
sposte nell' apposito spazio in bianco, per consentire al ricercatore ill
tornare su di esse successivamente, nella fase di controllo dei questio-
nari (PAR. 10.1). Alcune risposte che nell'immediatezza dell'intervista
non sono sembrate all'intervistatore riconducibili a nessuna delle al-
ternative previste, potrebbero infatti essere dassificate in esse dopo
un esame pili attento e accurato, mentre altre, se simili tra loro, po-
trebbero essere classificate in una 0 pili categorie nuove, individuate
a posteriori. Va da se, in ogni caso, che nella fase finale di raccolta
dei dati Ie risposte classificate nella categoria "altro", per ciascuna do-
manda che prevede tale alternativa, non dovranno essere troppo nu-
merose (non oltre il 6% 0 j>/o). Se do accadesse, la domanda e il
sistema di classificazione che essa rappresenta non sarebbero stati co-
253
SOCIOLOGIA
strum correttamente. Sempre per rispettare Ia regola dell' esaustivita,
e inoltre necessario prevedere per tutte Ie domande del questionario
una categoria - con il relativo valore da inserire nella matrice dei dati
- per Ie mancate risposte, nell' eventualita che uno 0 pili intervistati si
Mutino di rispondere.
Esempi di domande chiuse senza e con l'alternativa "altro", ripre-
si dalla gia citata ricerca sui laureati in Psicologia, sono i seguenti:
Durante il periodo degli studi universitari /requentava la lacolta? (esdusa la pre-
senza agli esami)
No 0
SI, s31tuariamente per uno 0 pili periodi I
Si, saltuariamente per tutta la durata degli studi 2
Si, regolarmente per uno 0 pili periodi 3
SI, regolarmente per tutta la durata degli studi "4:
Se Sl (saltuariamente 0 regolarmente), per quale ragione principaie? (indicare una
sola altemativa)
Per seguire i corsi dei titolari d'insegnamento
Per seguire esercitazioni e seminari
Per studiare in biblioteca
Per avere contatti con i docenti e i loro collaboratori
Per svolgere attivita politic a
Per incontrare colleghi
Altto (specmcare)
I
Quanto alla regola della mutua esclusivita delle categorie, essa pre-
scrive che ogni intervistato dia una sola risposta a ciascuna domanda.
Per talune domande questa condizione e scontata (ad esempio per la.
domanda relativa al sesso anagrafico degli intervistati), mentre per
domande che prevedono alternative di risposta non
escludentisi, e che di conseguenza possono componare risposte
tiple, deve essere garantita mediante opporume soluzioni
della definizione operativa.
Una prima soluzione per Ie domande a risposta multipla puo
sere adottata a livello di utilizzazione della domanda, applicando
criterio della prevalenza: si invita l'intervistato a indicare una sola
sposta, quella che ritiene pili importante tra tutte, come nel caso
Ia seconda domanda tra Ie due riportate in precedenza come
pio. Una soluzione di questo tipo, se ha l' evidente svantaggio di
bligare l'intervistato a fare una scelta riduttiva, con Ia C01[lSe:gu1eJl
limitazione del contenuto d'informazione rilevato con Ia UUUli:\UUi:t
questione, consente tuttavia di discriminare in modo netto tra Ie
254
9. L'rNcHIEsTA
verse alternative di risposta, stabilendo tra esse un sia pur semplifica-
to ordine di priorita.
Un' altra soluzione consiste nel lasciare liberi gli intervistati di in-
dicare tutte Ie risposte che desiderano, per poi considerare, nella co-
struzi.one della matrice dei dati, ciascuna alternativa di risposta come
una variabile a se. con modalita "presente" (se e stata indicata) 0 "as-
sente" (se non e stata indicata). In questa caso, ogni domanda che
arhmette risposte multiple genera tante variabili quante sono Ie alter-
native di risposta per essa previste, ciascuna delle quali rappresenta
un sistema di dassificazione che garanrisce, evidentemente, sia Ia con-
dizione dell' esaustivita che quella della mutua esdusivita.
Una possibile variante di questa seconda soluzione consiste net
prevedere, per ciascuna alternativa di risposta, l' attribuzione da parte
degli intervistati di un punteggio lungo una scala di rilevanza 0 di
accordo, con il vantaggio di consentire non solo Ia possibilita di sce-
gliere pili di un' alternativa, rna anche un pronunciamento su ciascuna
di esse in termini di maggiore 0 minore intensita. Un esempio di
applicazione di questa soluzione e una domanda sulle motivazioni al-
l'iscrizione al corso di laurea anch' essa utilizzata nella gia citata ricer-
ca sui Iaureati in Psicologia. Dopo avere individuato nella fase di ri-
cerca di sfondo prima Ie dimensioni alle quali pili frequentemente si
puo fare riferimento per orientate la sce!ta del corso di laurea in Psi-
cologia e poi, per dascuna di esse, una serie di motivazioni speci:fiche
all'iscrizione, e stata costruita la domanda qui di seguito riportata,
con quattordici alternative di risposta non rnutuamente esdudentisi:
Quali eonsiderazioni hanno influito sulla seelta del eorso di laurea in Psieologia e
in ehe misura? (indicare con una x un punteggio compreso tra 0 e 5 per
ciascuna delle proposizioni seguenti, con 0 che significa "per nulla" e 5
" moltissimo") ;
Convinzione che meglio di ogni altro potesse
date una formazione critica 0 I 2
3 4 5
Possibilita di sbocchi professionali concreti 0 I 2
3 4 5
Interesse per gli sbocchi professionali cui la
laurea puo condurre 0 I 2
3 4 5
Relativa facilita del corso di laurea 0 I 2
3 4 5
Frequenza non obbligatoria 0 I 2
3 4 5
Interesse per Ie materie 0 I 2
3 4 5
Condizionamenti ambientali (sociali 0 familiarD 0 I 2
3 4 5
Per ripiego e/o esdusione 0 I 2
3 4 5
Brevita del corso di Iaurea rispetto a Medicina 0 I 2
3 4 5
Novita del corso di laurea 0 I 2
3 4 5
255
SOCIOLOGIA
Possibilita eli trovare soluzione a problemi per-
sonall
0 I 2
3 4 5
Possibilita eli apprendere tecniche eli anallsi e
controllo del comportamento altrui
0 I 2
3 4 5
Possibilita eli apprendere tecniche eli anallsi e
controllo del proprio comportamento
0 I 2
3 4 5
Possibilita eli essere eli aiuto agli altri
0 I 2
3 4 5
Ognuna di queste alternative e stata considerata come una variabile,
con modalita 0 I 2 3 4 5, e come tale e stata inserita nella matrice
dei dati.
. n questionario, prima della somministrazione, viene sottoposto a
prova in una 0, se necessario, pill fasi di pre-test, finalizzate all'indivi.,;
duazione e alla successiva correzione di eventuali errori e alla .
di elementi utili pet stimare la validita e l'affidabilita (dr. PAR. 8.3)';
La fase di pre-test e inoltre di fondamentale importanza per una
rifica dell' addestramento degli intervistatori, in precedenza effettuato,
e per una valutazione della loro capacita di contattare gli intervistall"
di e di condurre nel migliore dei modi l'intervista, usando il ..
nario senza dlstorcere Ie risposte ottenute. Addestramento e
della competenza degli intervistatori sono operazioni di primaria
portanza, perche dalloro operato, oltre che dalla validita e, altllOalomr
ta del questionario, dipende la fedelta dei dati ottenuti. E cottl.Plb
dell'intervistatore anzitutto contattare in modo adeguato Ie
da intervistare, cercando di evitare rifiuti all'intervista e di
collaborazione pill ampia. Per vincere eventuali diflidenze e
rio anzitutto presentarsi, nel linguaggio e nell' aspetto, in modo
ispirare fiducia e poi illustrare brevemente tema e obiettivi
dell'indagine, al fine di prevenire la possibile sgradevoIe, sensaZJ.ol
per Ie persone contattate, di essere "usate" come cavie. E anche
cessario rassicurare gli intervistandi dando alcune importanti
zie: quella dell' anonimato, quella dell' autorevolezza del centro
conduce la ricerca, quell a delle finalita esclusivamente scientifiche
l'indagine alla quale sono invitati a collaborare.
Ottenuta la disponibilita all'intervista, 1'intervistatore procede,
porre Ie domande, compilando egli stesso il questionario ed
accuratamente che l'intervistato prenda visione delle alternative di
sposta previste per ciascuna domanda. Questa modalita di .
strazione del questionario serve a evitare che Ie alternative stesse
fluenzino Ie risposte e a limitare il rischio, peraltro sempre
che l'intervistato risponda tentando di dare un'immagine
di se. Nel caso di domande su tew particolarmente "delicati", per
9. L'INCHIESTA
quali S1 puo ipotizzare una diflicolta per l'intervistato a dare risposte
veritiere, e opportuno inserire nel questionario per ciascuna di esse
una domanda cosiddetta "di controllo", che propone 10 stesso tema
in modo differente, per poi confrontare Ie risposte ottenute rispetti-
vamente per l'una e per l' altra.
Di fatto l'intervistatore, dopo aver posto ciascuna domanda, deve
ascoltare cen atterizione la risposta, interpretarla e decidere a quale
alternativa riconduria tra quelle previste. Fa eccezione il caso di alcu-
ne domande per Ie quali S1a necessaria - 0 i ricercatori ritengano pill
opportuna - Ia lettura diretta delle alternative di risposta da parte
degli intervistati. Sono tali Ie domande che richiedono un giudizio 0
una valutazione nei confronti di determinate affermazioni (un esem-
pio e Ia domanda suIle motivazioni all'iscrizione al corso di laurea in
Psicologia prima considerata) e Ie scale volte a rilevare opinioni 0
atteggiamenti. In questa caso e buona regola utilizzare i cosiddetti
"cartellini", ovvero fogli allegati al questionario che riportano ciascu-
no una delle domande 0 delle scale in questione, piuttosto che conse-
gnare il questionario stesso all'intervistato.
E infine OPPOrtunO che l'intervistatore rediga, per ogni intervista,
un "verbale d'intervista", nel quale descrive brevemente l' andamento
dell'intervista stessa e la situazione in cui essa e stata condotta, valuta
la collaborazione offerta dall'intervistato, esplicita eventuali dubbi cir-
ca Ia veridicita delle risposte e indica quant' altro possa risultare utile
ai ricercatori per decidere se utilizzare 0 scartare il questionario.
T utte queste opportunita vengono ovviamente meno se non si ha
la possibilita, per ragioni economiche, di ricorrere all' operato degli
intervistatori. In questo caso si deve necessariamente ricorrere a in-
terviste telefoniche 0 a questionari autosomministrati, eventualmente
inviati per posta.
L'intervista telefonica e una soluzione praticabile soltanto nel caso
di campioni che abbiano un accesso generalizzato al telefono e di
questionari brevi e non particolarmente impegnativi. Rispetto all'in-
tervista faccia a faccia, l'intervista telefonica puo comunque risultare
meno accurata, impedisce l' uso di "cartellini" e di molte tecniche
proiettive, registra una pill alta percentuale di rifiuti e di interruzioni
dopo un certo numero di domande.
n questionario autosomministrato presenta anch' esso numerosi
svantaggi, primo tra tutti quello di una percentuale relativamente alta
di rifiuti, soprattutto nel caso del questionario postale. Per sollecitare
la collaborazione e contenere il numero degli eventuali rifiuti, biso-
gnera suppUre alla mancanza della presentazione orale dell'intervista-
tore con una presentazione scritta il pill possibile convincente, pre-
257
SOCIOLOGIA
sentando in modo esplicito e dettagliato Ie stesse informazioni e Ie
stesse garanzie cui si accennava in precedenza. Bisognera, inoltre, for-
nire istruzioni chiare e precise sulle modalita di compilazione, al fine
di ridurre la possibilita di omissioni ed errori. Con il questionario
autosomministrato, che puo essere letto integralmente dagli intervista-
ri prima della compilazione, aumenta anche il rischio che essi assu-
mano uno stile ill risposta improntato al desiderio di fornire un'im-
magine prestabilita, coerente ed eventualmente positiva di se, nel ca-
so di domande che si prestino a questo. Infine - e questa e illimite
pill rilevante - la Iettura delle alternative di risposta delle domande
chiuse puo influenzare Ie risposte, con Ia conseguente necessita di ri-
correre, ancor pill in questo caso, a domande di controllo.
9-4
Le scale
In un questionario possono essere inserite una 0 pill scale. T enendo
conto di quanta si e gia detto a proposito delle scale e, pill in gene-
rale, della misurazione (PAR. 8.4}, descriveremo ora i tipi di scale cui
si fa piii ftequentemente ricorso nella ricerca sociale: Ie scale ordinali
e Ie scale a intervalli.
Le scale ordinali sono scale generalmente usate per rilevare opi-
nioni e atteggiamenti e possono essere di due tipi: scale per somma e
scale Likert. In entrambi i casi la scala e costituita da un insieme di
affermazioni <item, nel lessico corrente della ricerca sociale), elencate
in ordine casuale, ciascuna delle quali deve essere un indicatore vali-
do (eft. PAR. 8.3) del concetto associato alla proprieta che con la
scala si intende rilevare.
Nel caso della scala per somma, si richiede agli intervistati ill in-
dicare per ciascun item il proprio accordo 0 disaccordo, associando il
valore numerico I all' accordo e 0 al disaccordo. L'indice di scala di
ciascun intervistato viene poi calcolato per somma. Se neil numero
di item della scala, l'indice puo variare da 0 (ne! caso di disaccordo
nei confronti di tutti gli item) a n (nel caso di accordo nei confronti
di tutti gli item).
Un esempio di scala ordinale per somma e la scala di atteggia-
mento nei confronti della natalita in America di Bailey, composta da
dieci item (eft. SCHEMA 6).
Senza entrare, in questa sede, nel merito degli indicatori utilizzati
e della possibilita di ciascuno di essi di risultare valido, si puo osser-
vare come gli item di questa scala siano tutti indicatori di un atteg-
giamento favorevole nei confronti della natalita. Sarebbe stato possi-
,
9. L INCHIESTA
SCHEMA 6
Scala di atteggiamento nei confronri della natalita
- Uno dei motivi principali per sposarsi e
avere dei 6.gli .
E sbagliato avere un solo figlio; un figlio
umco cresce solo e triste perche non ha
fratelli e sorelle
Avere un 6.glio e una delle esperienze pili
profonde che una donna possa avere
E meglio avere solo un maschio e una fem-
mina piuttosto che 6.gli dello stesso sesso
- Una donna senza figli non puo mai sentirsi
pienamente rea1izzata
Un uomo non e un "vero uomo" finche
non ha dato prova di se stesso divenendo
padre di un bambino
L' attivitli sessuale che non ha come effetto
il concepimento (a causa dei conttaccettivi,
della sterilizzazione 0 dell' eta avanzata) e
condannabile da1 punto di vista morale
- Un uomo non sposato, 0 un uomo sposato
senza figli, e probabilmente un omosessuale
n dovere principale di una donna e la ma-
ternita. Una donna puo pensare alIa carrie-
ra solo a patto che non interferisca con il
suo molo di madre
- Fa veramente pena una coppia sposata sen-
za figli
Fonte: Bailey (I982, trad. it. p. 387).
Accordo Disaccordo
I o
I o
I o
I o
I o
I o
I o
I o
I o
I o
bile costruire la scala utilizzando anche, nello stesso numero di quelli
diretti, indicatori di segno opposto, invertendo per essi i punteggi
(attribuendo I al disaccordo e 0 all' accordo) prima dell'immissione
dei dati nella matrice. Questa considerazione vale non soltanto per
questa scala, ma per tutte Ie scale ordinali e, anche, per Ie scale a
intervalli: in linea di massima, l'utilizzazione di indicaiori sia diretti
che inversi (ad esempio inserendo in una scala di egoismo anche
item indicatori di altruismo) consente di coprire una maggiore esten-
sione semantica, in relazione a un concetto che rappresenta non solo
una determinata opinione 0 un determinato atteggiamento, rna anche
it suo opposto.
n limite pill evidente delle scale per somma consiste nell' obbliga-
259
SOCIOLOGIA
re gli intervistaci a effettuare una scelta dicotomica, senza considerare
livelli intermedi tra l' accordo totale e il disaccordo totale. Per ovviare
a questo, R. Likert (1932) ha messo a punto un cipo di scala ordina-
Ie - che ha poi preso il suo nome - che prevede per ciascun item
diversi livelli di accordo-disaccordo, a ciascuno dei quali e associato
un valore numerico corrispondente a un punteggio, it pili elevato al
massimo livello di accordo e il menD elevato al massimo livello di
disaccordo. Come nelle scale per somma, anche nelle scale Likert
l'indice viene calcolato, per ciascun caso, sommando i punteggi attri-
buiti agli item della scala.
Generalmente i livelli di una scala Likert sono cinque, corrispon-
denti a categorie ordinate a ciascuna delle quali e associato un pun-
teggio da 1 a 5 (I alIa categoria relativa al livello pili elevato di disac-
cordo e 5 alla categoria relativa al livello pili elevato di accordo) e
indicate con Ie seguenti etichette verbali:
del tutto in disaccordo (I);
parzialmente in disaccordo (2);
ne in disaccordo ne d' accordo (3);
parzialmente d'accordo (4);
dd tutto d' accordo (5).
Sull' opportunita 0 menD di associare etichette verbali ai livelli
della scala i pareri sono, peraltro, discordi. Alcuni sostengono infatti,
e con buona ragione, che sia meglio limitare ai soli due estremi ("del
tutto in disaccordo" e "del tutto d' accordo") l' esplicita definizione
lessicale, per evitare eventuali decodifiche non omogenee per una
stessa etichetta e per non orientare in alcun modo Ia scelta degli in-
tervistati .
Nelle scale del tipo Likert e possibile anche utilizzare un numero
di livelli di accordo-disaccordo diverso da cinque, scegliendo la solu-
zione che si ritiene pili adeguata, tenendo conto di esigenze di ordine
sia logico-metodologico sia teenico.
Come ha evidenziato Marradi (I98, p. 59), sul piano logico-
metodologico queste scale comportano sen rischi di distorsione, deri-
vanti dal fatto che
il continuum con cui si rappresenta la propriem viene diviso in segmenn sen-
za l' ausilio di un' unim eli misura, semplicemente disponendo sui continuum
stesso un certo numero di categorie C.l Alle distorsioni implicite neU'aggre-
gare sotto la stessa categoria stan individuali piil 0 menD diversi, si aggiun-
gono queUe comportate dal fatto che e il ricercatore stesso a collocare a suo
giudizio una categoria in una posizione del continuum nel momento in cui gli
attrihuisce un' etichetta numerica, che poi verra trattata dalle tecniche s t a t i s t i ~
che come se fosse un numero cardinale.
9. L-INCHIESTA
Questo problema si pone per i livelli di accordo-disaccordo nei con-
fronti di ciascun item della scala e anche, e conseguentemente, per la
sequenza degli indici calcolati per somma. A cio si aggiunga che l' ae-
cordo-disaceordo e una proprieta continua, senza estremi ne inferiore
ne superiore, che viene ridotta a una successione finita di eategorie
corrispondenti a livelli associati a numeri interi in serie monotonica.
Ne deriva., in linea di principio, che si avra una distorsione tanto
maggiore quanto pili piccolo e it numero dei livelli. In relazione a
questo aspetto, Ia scala per somma prima deseritta opera la massima
distorsione, in quanto contempla soltanto due livelli.
Le eonsiderazioni fin qui svolte suggerirebbero, dunque, di rieor-
rere a un numero per quanto possibile elevato di livelli. Dal punto di
vista teenieo, tuttavia, un numero ttoppo elevato rischia di andare
oitre la capacita di discriminazione dei soggetti ai quali viene sottopo-
sta la scala. Conseguentemente, il problema di quale sia il numero
pili adeguato di livelli per una scala ordinale e aneora oggetto di di-
scussione e trova, in letteratura, soluzioni diverse. Alla scala a cinque
puo essere preferita, ad esempio, una scala a dieci 0 dodici livelli se
si vuo1e attenuare la distorsione derivante dalla riduzione del conti-
nuum originario, oppure una scala a quattro livelli se si vuole, invece,
che il potere discriminante della scala sia maggiore. Pili generalizzato
e inveee l' accordo dei ricercatori in merito all' opportunita di fissare
in un numero pari, piuttosto che dispari, i livelli della scala, per eli-
minare il livello intermedio che in realta corrisponde a una posizione
che finisce con l' essere solo apparentemente neutrale. Infatti, come
hanno evidenziato numerose prove empiriche, questa livello non
sempre coincide con un punto centrale tra Ie due posizioni estteme
della scala nella percezione dei soggetti ai quali la scala stessa viene
sottoposta. Inoltre, il livello intermedio potrebbe essere scelto da
trbppi soggetti, proponendosi di fatto come una sotta di rifugio per i
frettolosi, i disattenti, i disinteressati, gli indecisi 0 per quanti non
sono in grado di esprimere 0 ritengono di non dover espriroere una
valutazione.
Un' ulteriore distorsione si ha nel momento in cui a ciascun livello
si attribuisce un valore numerico ricorrendo alla sequenza dei numeri
interi, con 1a conseguente presunzione di equidistanza tra i livelli
stessi: nella scala a cinque livelli, ad esempio, nonostante l' apparenza
"parzialmente d' accordo" non e equidistante cia "del tutto d' accordo"
e da "ne d'aecordo ne in disaceordo", come "ne d'aecordo ne in di-
saccordo" non e equidistante da "parzialmente d' accordo" e da "par-
zialmente in disaccordo" e cosl via. La distorsione si ha nel momento
in cui sui punteggi e sugli indid di scala si applicano - come peraltro
SOCIOLOGIA
normalmente accade - tecniche statisriche di analisi dei dati relative a
variabili su scala a intervalli, ovvero variabili per Ie quali e applicata
un'unici di misura.
Ferma restando 1a necessita di ricorrere alle soluzioni pili adegua-
te per la ddinizione dei livelli, tenendo conto dei problemi di distor-
sione cui si e accennato, l' elemento che a nostro avviso ha comunque
priorita nel determinare la bonta di una scala e rappresentato dagli
indicatori che la costituiscono, che devono essere, come gill si e det-
to, validi. La selezione degli indicatori da inserue nella stesura defini-
tiva della scala e, pertanto, un momento particolarmente importante,
.'Co e viene effettuata in fasi successive, partendo da un primo elenco ab-
bastanza numeroso di item sottoposto a pre-test.
Le procedure di selezione sono diverse e di diversa complessita
ed efficacia. La procedura pili semplice consiste nell'individuare e
nello scartare gli item che vengono valutati allo stesso modo da sog-
getti che risultano diversamente caratterizzati in relazione all' opinione
o all' atteggiamento che la scala intende rilevare. Una procedura pili
complessa, denominata item analysis si basa, invece, sull' analisi delle
correlazioni tra la distribuzione dei punteggi (x,., Xb, X
o
... , Xk) attri-
buiti dai diversi soggetti (a, b, c, ... , k) a ciascun item e la distribu-
zione delle differenze tra gli indici di scala di ciascun soggetto e que-
sri stessi punteggi (1,. - x,., 4 - Xb, ~ - Xc,.., Ik - Xk). Sulla base di
questa procedura vengono scelti gli item per i quali si registrano Ie
correlazioni positive piu elevate tra Ie due distribuzioni. Un' altra pro-
cedura, ancora pili complessa, si basa invece sull' analisi fattoriale ap-
plicata sulla matrice delle correlazioni tra gli indicatori. Una volta
estratti i fattori e individuati tra questi quelli che si ririene possano
rappresentare meglio le dimensioni del concetto associato alla pro-
prieta che si vuole rilevare con la scala, verranno selezionati gli indi-
catori con i pesi fattoriali (factor loadings) piu alti su questi stessi fat-
tori, essendo possibile considerare i pesi fattoriali come srime della
validita degli indicatori stessi (sull' analisi fattoriale, eft. PAR. 10.4).
Nonostante Ie distorsioru che possono determinare - delle quali e
necessario essere consapevoli - Ie scale ordinali del tipo Likert, quale
che sia il numero di livelli prescelto, sono quelle pili frequentemente
utilizzate nella ricerca sociale, presumibilmente per la relativa facilita
di costruzione rispetto alle scale a intervalli, che invece richiedono la
definizione di un int-ervallo che possa essere utilizzato come un' unici
di misura.
Si deve a L. L: Thurstone (Thurstone, Chave, 1929) Ia messa a
punto di un procedimento per la costruzione di una scala a intervalli
che si articola nelle fasi seguenti:
9. L INCHIESTA
a) vengono anzitutto formulati, in un numero elevato (circa un cen-
tinaio) , item che possano essere considerati indicatori validi della
proprieta che si intende misurare con la scala;
b} questi item vengono sottoposti al giudizio di un gruppo il pili
possibile numeroso di esperti (generalmente ricercatori) che hanno il
compito di valutare, per ciascun item, il livello di maggiore 0 minore
intensita .. in relaZione al quale l'item stesso indica la proprieta consi-
derata, diversamente da quanta accade nella costruzione di una scala
ordinale per la quale non viene presa in considerazione la possibilita.
che item diversi possano "pesare" diversamente l'uno rispetto all' altro
(ad esempio, osservando la scala di Bailey riportata in precedenza, e
ragionevole supporre che l'item Una delle ragioni principali per spo-
sarsi e avere dei fi.gli indichi un atteggiamento favorevole nei con-
fronti della natalita a un livello di intensita minore rispetto a quello
che sarebbe possibile associate a Fa veramente pena una cop pia
sposata senza figli);
c) in base alla sua personale valutazione, ogru esperto colloca cia-
scun item in una posizione tra undici, indicate dalle lettere A: B, C,
D, E, F, G, H, I, J, K, aile quali si possono far corrispondere i valori
numerici da I a 1 I, dove A corrisponde al livello minimo e K al
livello massimo di intensita;
d) si effettua una priI-na selezione degli item originari, scartando
quell che sono stati collocati dai diversi esperti in posizioni ttoppo
distanti l'una dall'altra e, dunque, oggetto di una valutazione troppo
disomogenea subito evidente (verrebbe immediatamente scartato, ad
esempio, un item collocato da alcuni esperci in A, da altri in E, da
altri ancora in J);
e) per ciascuno degli item selezionati, si individuano la posizione
mediana e la differenza tra il terzo e il primo quartile, con i corri-
spondenti valori, nella distribuzione delle percentuali cumulate delle
valutazioni dei diversi esperci (sulla mediana e i quartili, eft. PAR.
10.2). La mediana viene utilizzata come valore scalare dell'item in
esame e la. differenza interquartilica come indice della maggiore 0 mi-
nore omogeneita delle valutazioni dei diversi esperti per quell'item.
Quanto pili piccola e la differenza interquartilica, tanto pili omoge-
nea e la valutazione e viceversa: se tutti gli esperci collocassero un
certo item nella stessa posizione, la differenza interquartilica risulte-
rebbe, per quell'item, uguale a zero (una valutazione del tutto omo-
genea e la conseguente collocazione di un item nella stessa posizione
sono, peraltro, un'evenienza poco probabile);
j) si procede, quindi, a un' ulteriore selezione degli item scegliendo
quelli che hanno avuto Ie valutazioni pili omogenee da parte degli
SOCIOLOGIA
esperti, ovvero quelli con i valori delle differenze interquartiliche piu
vicini a zero;
g) gli item prescelti vengono elencati in base all' ordine crescente dei
v a l ~ r i delle mediane, valori che saranno compresi tra I e I I. Consi-
derando questi valori, si effettua una terza e ultima selezione degli
item nel numero prestabilito per la costruzione della seala (general-
mente tra venti e trenta item). In questa selezione oecorre fare in
modo che ciascuno degli item prescelti abbia un valore scalare equi-
distante da quello dell'item che 10 precede e da quello dell'item che
10 segue. Questa distanza costante rappresenta l'intervallo che separa
gli item della scala nella sua stesura definitiva, ovvero l' unita di misu-
ra della scala stessa. Questo intervallo dovra, ovviamente, avere
un' ampiezza tale da consentire di selezionare il numero necessario di
item coprendo tutta la gamma dei valori scalari, da valori vicini a I a
v a l ~ r i vicini a I I. Nei tentativi da mettere in atto per individuare
questa intervallo, bisognera pertanto considerare di volta in volta in-
tervalli che non siano troppo piccoli, perch! si arriverebbe a lielezio-
nare il numero prestabilito di item prima di arrivare a valOrI scalari
vicini a I I, e neppure troppo grandi, perch! si arriverebbe a valori
scalari vicini a I I prima di aver selezionato il numero prestabilito di
item. Di fatto risulta difficile individuare un intervallo costante che
soddisfi tutte Ie condizioni che abbiamo fin qui elencato. Conseguen-
temente, nella scelta degli item, si prendono in considerazione distan-
ze tra i valori scalari per quanto possibile vicine, per eccesso 0 per
difetto, all'intervallo piu adeguato tra quelli che risultano ricorrere
pili spesso. Per questa ragione, Ia scala di Thurstone e, in realta, una
scala a intervalli solo apparentemente uguali.
La scala, cosi costruita, viene presentata ai soggetti con gli item
elencati in ordine casuale e con l'istruzione di pronunciarsi su ciaseu-
no di essi in termini di accordo OPPure di disaeeordo. L'indice di
scala di ogni soggetto viene poi calcolato facendo la media dei valori
scalari degli item nei confronti dei quali il soggetto stesso si e dichia-
rato d' accordo.
10
L' analisi dei dati
10.1
Le operazioni di codifica e la matrice dei dati
T erminata la fase di raccolta delle informazioni, e necessario anzitutto
proeedere a un preliminare spoglio dei questionari al fine di:
a) individuare e, se possibile, correggere eventuali errori di compila-
zione, abbastanza frequenti nel caso di questionari autosomministrati;
b) individuare Ie mancate risposte, aneh' esse abbastanza frequenti
nei questionari autosomministrati, e attribuite a esse il valore associa-
to alla categoria residuale in cui vengono dassificate;
c) eliminare i questionari con troppi errori e omissioni, 0 che susci-
tano dubbi sulla veridicita delle risposte;
d) numerare i questionaii utili;
e) controllare, nel caso delle domande chiuse che la prevedono, i
significati delle risposte riportate sotto l' alternativa "altro, per un' e-
ventuale classificazione di esse a posteriori nelle categorie corrispon-
denti alle altre alternative di risposta previste per quella domanda 0
in nuove ulteriori categorie. La possibilita di definite e utilizzare una
huova categoria dipende, evidentemente, dal numero di risposte simi-
li che pottebbero essere in essa classificate;
j) calcolare gli indici nel caso delle scale e delle variabili costruite
utilizzando due 0 piu indicatori (nel caso di indicatori che non siano
variabili con categorie non ordinate).
Si provvede, poi, all' analisi delle risposte alle domande aperte e
alla "chiusura" a posteriori di esse. La "chiusura" delle domande
apene consiste, evidentemente, in operazioni di classificazione che
devono di conseguenza essere effettuate tenendo conto delle regole
per esse stabilite (dr. PAR. 8.4). Le operazioni sono Ie seguenti:
- definizione di un criterio adeguato ill dassificazione in rappono
alla proprieta che con la domanda si intende rilevare (classilicazio-
ne ).
a '
SOCIOLOGIA
costruzione, in base a questa criterio e in relazione ai contenuti
delle risposte ottenute, di un insieme esaustivo di categorie mutua-
mente escludentisi, ciascuna rappresentata da un determinato valore
(dassificazione
b
). Dal punto di vista pratico, puC> risultare convenien-
te costruire all'inizio un insieme relativamente ampio eli categorie,
per poi ridurne l' ampiezza aggregando Ie categorie originarie in cate-
gorie pili generaIi;
interpretazione. e conseguente classificazione eli ciascuna risposta
in una delle categorie individuate (dassificazione).
Dopo aver effettuato queste operazioni preliminari e prima di
procedere all' anaIisi statistic a dei dati mediante un programma per
personal computer, e necessario definire un piano di codifica, che con-
siste nell' elenco numerato di tutte Ie variabili generate dal questiona-
rio, ciascuna. riportata con Ie rispettive modaIita e i valori a esse asso-
ciati. Ricordiamo che, nel caso della presenza nel questionario di do-
mande chiuse che ammettono risposte multiple (efr. PAR. 9.3) e di
domande e scale che implicano la costruzione di indici (cfr. PAR.
8.2), il numero delle variabili che compare nel piano di codifica, e di
consegrtenza nella matrice dei dati, e maggiore di quello delle doman-
de complessivamente presenti nel questionario stesso.
Un esempio di possibile piano di codifica, per Ie variabili relative
ai dati anagrafici e sociaIi di base degli intervistati, e quello riportato
nello SCHEMA 7.
In questo esempio compare, per tutte Ie variabili, una modaIita
corrispondente aIla non risposta (n.r.) alla quale e stato sempre attri-
buito il valore O. Analogamente, si puC> decidere di attribuire uno
stesso valore aIle altre eventuaIi categorie residuaIi che possono ri-
guardare pili variabili nello stesso piano di codifica: ad esempio il
valore 9 all'alternativa "altro", ovviamente solo se 9 non e associato a
un' altra modaIita in nessuna delle variabili del piano. Questa soluzio-
ne puo rivelarsi utile nel caso in cui si debha effettuare una stessa
operazione sui dati relativi a una certa categoria residuale per tutte Ie
variabili in cui essa compare. Ad esempio, per esdudere daIl' anaIisi
statistica i dati relativiaIl' altemativa "altro" , bastera dare al program-
ma informatico utilizzato l'indicazione di non considerare per tutte Ie
variabili il valore 9, anziche dare per ciascuna variabile l'indicazione
di omettere il val ore che per essa rappresenta "altro". Nel fare ricor-
so a questa soluzione, bisogna tuttavia tenere presenti Ie particolaricl
dei diversi programmi per l' anaIisi dei dati, alcuni dei quaIi non am-
mettono saIti nella successione dei valori attribuiti aIle modalita di
una stessa variabile. In questa caso, ad esempio per una variabile
266
10. L'ANALISI DEI DATI
SCHEMA 7
Piano di codifica
V.I Sesso anagrafico: V5
Stato civile:
I. maschile
1. celibelnubile
2. femminile
2. coniugato/a
o. n.r. (non risposta)
3. separato/a
4. divorziatol a
V.2 Anno di nascita:
9. altro
-- (riportare prime due ci-
o. n.r.
fte)
V.6 Titolo di studio:
00. n.r. I. nessuno
dd dOlnicilio
2. licenza dementare
V3
Zona geografica
3. licenza media . .
abituale: 4. diploma seuola media 5upetl0re
1. nord
5. laurea
2. centro o. n.r.
3. sud e isole
V7
Condizione occupazionale:
o. n.r.
I. non occupato
V4
Comune dd domicilio abitua-
2. occupazione stabile
Ie:
3. occupazione precaria
I. capoluogo di provincia
4. occupazione saltuaria
2. non capoluogo di provincia
o. n.r.
o. n.r. ecc.
con quattro modalita, non potremmo attribuire il valore 9 all' alterna-
tiva "altro". . .
In funzione del piano di codifica, i dati raccolti vengono
dai questionari nella matrice dei dati, i in riga Ie vat1a-
bili in colonna. In ogni cella della matt1ce verra il ,c
relativo alIa modaIita della variabile V (in colonna) rilevata sull U01ta-
caso U (in riga) (SCHEMA 8).
SCHEMA 8
Matrlce dei dati
V, V, V,
......... V.
U, Cn
Cn C"
......... C,n
UZ C"
Czz
Cz,
......... Czn
.........
Uk Ch Ch Ck,
......... Ckn
La matrice deve poi essere immessa in un file di database - in cui
SOCIOLOGIA
tutti i dati relativi a uno stesso caso sono inseriti in un record - op-
pure scritta direttamente in un file testo per poter sottoporre i dati
ad analisi statistica mediante il programma prescelto.
Sui dati della matrice e possibile applicare tutte Ie tecniche di
analisi statistica consentite dal tipo di variabili (dr. PAR. 8.2) che in
essa compaiono. Nei paragrafi che seguono accenneremo brevemente
ad alcune procedure di analisi dei dati, per descriverne Ie principali
caratteristiche, l'utilita e Ie possibili applicazioni, senza peraltro entra-
re nei dettagli statistico-matematici di ciascuna (per una descrizione e
un' anallsi pili approfondita di tali procedure con esplicito riferimento
aIle loro applicazioni nella ricerca sociale e psicosociale rinviamo, in
particolare, a Ercolani, Areni, 1983; Ercolani, Areni, Mannetti, 1990;
Corbetta, 1992; Marradi, 1993; Ricolfi, 1993).
10.2
L' analisi delle frequenze
L' analisi delle frequenze e la prima operazione da effettuarsi sui dati
raccolti e, pur nella sua immediatezza e relativa semplicita, consente
di soddisfare esigenze conoscitive rilevanti, ponendosi come premessa
indispensabile per l' applicazione successiva di ulteriori e pili comples-
se procedure di analisi dei dati. E denominato /requenza il numero di
dati rilevati su ciascuna modalita della variabile considerata, mentre e
detto distribuzione di /requenza l' elenco delle modalita della variabile
stessa ciascuna con la sua frequenza e la relativa percentuale. Un
esempio di distribuzione di frequenza, relativo aIla variabile "condi-
zione occupazionale", e riportato nella TAB. 3, ed e tratto da una
ricerca - da noi gill citata in precedenza come esempio (dr.
9.3) - sui laureati in Psicologia dell'Universita di Roma "La Sapien-
za" (Losito, 1984).
TABELLA 3
Distribuzione di frequenza: variabile "condizione occupazionaIe"
Valore ModalitA Frequenza %
1. Non occupari in cerca ill occ.
9
2 22,1
2. Occupari in forma stabile 145 34,8
3
Occupari in forma precaria 157 37,6
4
Occupari saItuariamente 23 5,5
TotaIe
4
1
7
100,0
268
10. L' ANALlsr DEI DATI
L' analisi delle distribuzioni di frequenza consente anzitutto di indivi-
duare.e correggere alcuni degli eventuali errori di inserimento dei da-
ti nella matrice, nel file di database 0 nel file testo. Se nella distribu-
zione relativa alla variabile "condizione occupazionale" riportata nella
TAB. 3 comparisse, ad esernpio, il valore 5 con una frequenza pari a
1, cio starebbe a indicare, ovviamente, un errore. Risalendo daI vaIo-
re errata 5 al per il quale esso e stato registrato, e possibile
individuare il valore effettivo e apportare la necessaria correzione.
L' analisi delle frequenze fornisce, poi, una prima descrizione del
campione oggetto d'indagine, mostrando come il campione stesso si
differenzia al suo interno in funzione delle modalita di ciascuna varia-
bile. Se consideriarno la distribuzione riportata nella TAB. 3, possia-
'mo constatare come la frequenza pili elevata, doe la moda,. corrispon-
da aIla rnodalita "occupati in forma precaria" (37,6%), e come sia
abbastanza elevata, rna cornunque inferiore aIla rnoda, anche quella
dei non occupati in cerca di occupazione (22,1%). Se poi consideria-
rno quanti svolgono solo saltuariamente un lavoro (5,5%), siamo in
grado di tracciare un quadro complessivo certamente non
te per quanta riguarda 1'inserimento nel mondo del Iavoro di queSll
stessi laureati: solo un terzo circa di essi ha un' occupazione stabile
(34,8%).
E inoltre possibile valutare se Ie differenze riscontrate nel cam-
pione in relazione a una determinata variabile sono statisticarnente
significative oppure no, controllando ipotesi che riguardano la forma
della distribuzione.
Ricordiamo che, nel controllo delle ipotesi statistiche, si prende
in considerazione l'ipotesi cosiddetta nulla (indicata con H). Se l'i-
potesi nulla e respinta, puo essere accolta l'ipotesi cosiddetta alterna-
jiva (indicata con H ) che e poi, nella sostanza, quella che interessa
.. al ricercatore. Nel di una distribuzione, l'ipotesi nulla Ho corri-
sponde a un'ipotesi di equidistribuzione, ovvero all'ipotesi secondo
cui gli n casi si distribuiscono casualmente in egual misura nelle cate-
gorie rappresentate daIle k modalita della variabile considerata. Ho
sarebbe pertanto vera se Ie ttequenze f della distribuzione fossero
uguali:
L'ipotesi alternativa H assume, invece, che Ie &equenze f della di-
stribuzione (jrequenze siano diverse tra lora e quindi si di-
scostino da quelle che in teoria ci si dovrebbe attendere se Fosse vera
l'ipotesi nulla Ho (jrequenze teoriche 0 /requenze attese). Resta da sta-
SOCIOLOGIA
bilire se gli eventuali scostamenti delle frequenze osservate dalle fre-
quenze teoriche sonG significativi - doe non derivanti da fluttuazioni
casuali intorno a queste ultime - e il livello al quale si pone questa
significativita. n livelto di signijicativita indica la probabilita di com-
mettere un errore cosiddetto del I tipo, che consiste nel respingere
l'ipotesi nulla quando questa e vera (I' errore detto del II tipo consi-
ste, invece, nel non respingere l'ipotesi nulla quando e falsa). Per
convenzione, il livello di significativita al quale si fa riferimento nella
ricerca sodale corrisponde a una probabilita "critica" P di commette-
re un errore del I tipo pari a 0,05 (5%).
. Sulla base di queste premesse, Ie ipotesi statistiche possono essere
studiate facendo ricorso a indici, generalmente denominati test stati-
stid, che mettono a confronto frequenze osservate e frequenze teori-
che. Tra questi quello pili usato e il chi quadrato, che puo essere
calcolato con 1a formula seguente:
Se fosse vera l'ipotesi nulla, Ie frequenze osservate sarebbero uguali a
quelle teoriche e di conseguenza, comparendo al numeratore la som-
matoria delle differenze tra Ie frequenze osservate e Ie frequenze teo-
riche, il valore di chi quadrato sarebbe uguale a O.
Nel nostro esempio, l'ipotesi nulla e che i laureati del campione
si distribuiscano in egual misura tra Ie modalita della variabile "con-
dizione occupazionale". Non risultando un' equidistribuzione degli
n=41 7 casi nelle k=4 modalicl, si tratta di vedere con quale proba-
bilici di commettere un errore del I tipo possiamo respingere l'ipote-
si nulla, considerando, con l' applicazione del test chi quadrato, Ie dif-
ferenze tra Ie frequenze osservate e Ie frequenze teoriche. Le re-
quenze osservate sono, ovviamente, quelle che compaiono nella TAB.
3 (92, 145, 157, 23) mentre Ie frequenze teoriche corrispondono cia-
scuna a n!k= 104,5. Applicando la formula del chi quadrato, si ottie-
ne un valore pari a 107,38 e, in base a esso, bisogna controllare se 1a
probabilita di commettere un errore del I tipo supera 0 no la proba-
bilita prestabilita del 5%.
Questo controllo puo essere effettuato ricorrendo alla tabella della
distribuzione del chi quadrato (TAB. 4). Questa tabella a doppia en-
trata riporta, in colonna, i livelli di significativita e, in riga, i numeri
dei cosiddetti gradi di liberta (nel caso di una distribuzione ill fre-
quenza, il numero g dei gradi di liberta e dato dal numero k di mo-
dalita della distribuzione stessa meno 1: g = k -I ). Nelle celle della ta-
270
'" o
6
8
6
o
'" r5
R.
6
o
00
r5
o
'" r5
'"
'" r5
QO
'" r5


\C '" \C Q\ '" 11'\00 0 '" -q-\C 00 Q\ 10< '" -q-\C I'- 0\ 0 .... '" -q-1I'\\C "0\ 0 .... '"


1I'\\C \C " .... 00 \C -q-!<'\ '" .... 0 0 0\ 0\00 00 00 oc I'- I'- 1'-" I'- I'-\C '" '" \C '"



H H M H H H M N N M M N N M N
8 g'
\0 v .... V ....... H 11"\0 11"\0\0 H t-..t'I"\O\\O N O\lI"\N 0\\0 M. 0\\0 VHOO U""\t'f\ .
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.... cl:
271
............................................................................. .-..............
,
SOCIOLOGIA
bella, in corrispondenza a ciascun livello di significativita e a dascun
numero dei gradi di liberrn, sono riportati i valori c;osiddetti "critici"
del chi quadrato, con i quali confrontare quello calcolato nel caso in
esame. Se il valore calcolato e maggiore di quello critico per un certo
numero di gradi di liberta e per un certo livello di significativita, e
possibile respingere l'ipotesi nulla a quel livello di significativita, ov-
vero con una probabilita di commettere un errore del I tipo non su-
periore a quella a esso corrispondente.
Nel nostro esempio, per un numero di gradi di liberta uguale a 3
(k- 1 =4- 1 = 3) e allivello di significativita corrispondente a 0,05,
troviamo nella tabella un valore critico di chi quadrato pari a 7,815.
Essendo il valore del chi quadrato calcolato per la nostra distribuzio-
ne maggiore di 7,815 possiamo respingere l'ipotesi nulla a partire dal
livello di significativita corrispondente a 0,05, ovvero con una proba-
bilita di commettere un errore del I tipo non superiore al 5%. n che
si puo sinteticamente indicare scrivendo: P(H) < 0,05. Visto il valo-
re elevato del chi quadrato calcolato, si puo pensare che esso possa
corrispondere a una probabilita d' errore ancora pili bassa. E infatti,
tomando alIa tabella della distribuzione del chi quadrato, possiamo
riscotitrare che tale probabilita e vicinissima a O. Possiamo quindi
concludere che Ie differenze tra i lam-eati riscontrate ne! nostro cam-
pione rispetto alIa variabile "condizione occupazionale" non sono do-
vute al caso, e per questo rappresentano una caratteristica significati-
va tra quelle che 10 contraddistinguono.
Nel caso delle distribuzioni di frequenza relative a variabili diver-
se dalle variabili categoriali non 'ordinate, e possibile disporre di pa-
rametri descrittivi che indicano rispettivamente la tendenza centrale
della distribuzione e la sua variabilita, ovvero 1a sua maggiore 0 mi-
nore omogeneita.
Ne1 caso di variabili ordinali, il parametro usato per indicare la
tendenza centrale e la mediana, che corrisponde alla posizione nella
distribuzione che divide la distribuzione stessa in due patti uguali, in
modo che al di sotto e al di sopra di essa cada un numero' uguale di
osservazioni sulla variabile considerata (50% e 50%). n parametro
usato per indicare la variabilita della distribuzione e, invece, la diffe-
renza interquartilica, data dalla differenza tra il terzo quartile Q' e 11
primo quartile Q
1
(DI = Q - Q). I quartili sono Ie posizioni eli-
vidono la distribuzione in quattro patti ugua1i: al eli sotto del primo
quartile (QI) cade 11 25% delle osservazioni e al di sopra il 75%,
mentre al di sotto del terzo quartile (Q ) il 75% e al di sopra il 25%.
3
n quarto quartile corrisponde, evidentemente, al totale delle osserva-
zioni, mentre il secondo quartile (Q) corrlsponde alla mediana (per
272
10. L ANALISI DEI DATI
un'applicazione della mediana e della differenza interquartilica, dr. it
procedimento per la costruzione della scala a intervalli descritto nel
PAR. 9.4).
Nel caso di variabili cardinali, e anche in quello di variabili quasi-
cardinali, l'indicatore di tendenza centrale pili efficace e usato e la
media aritmetica dei valori della distribuzione, data dal rapporto tra
la somma di qtiesti stessi valori Xi e il numero di casi n:
-
x=-
n
L'utilitii della media e evidente. Essa non soltanto consente di evi-
denziare la tendenza centrale della distribuzione di una determinata
variabile (ad esempio, la distribuzione relativa al reddito 0 la distri-
buzione degli indid dei soggetti cui e stata somministrata una certa
scala di atteggiamento), ma anche di confrontare tra loro Ie distribu-
zioni di una stessa variabile in gruppi diversi di soggetti 0, ancora, Ie
distribuzioni di variabili diverse nello stesso gruppo di soggetti.
Sempre per variabili cardinali 0 quasi-cardinali, l'indicatore di va-
riabilita pili nota e la varianza (S2), che e data dalla media degli sco-
stamenti dalla media al quadrato dei valori Xi rilevati sugli n casi con-
siderati:

S2 = _-,1,--_
n
Generalmente, per ragioni di ordine pratico connesse alla sua pili im-
mediata comprensibllitii e confrontabilitii con la media, si usa al po-
sto della varianza la deviazione standard s, data dalla radice quadrata
della varianza stessa. La varianza e uno strumento indispensabile per
la ricerca sociale, non soItanto nello studio delle distribuzioni, ma an-
che in tutte Ie analisi che si basano su confronti tta medie (dr. PAR.
104)
:[03
L' analisi della relazione tta vwablli
L' analisi congiunta delle distribuzioni di frequenza di due variabili ha
come predpua finalitii il controllo eli un'ipotesi di relazione tra queste
stesse variablli.
Come per l' analisi delle frequenze, cosi anche per l' analisi della
relazione tra variabili e necessario ricorrere a procedure e a tecniche
273
SOCIOLOGIA
diverse in rap porto al tipo di variabili in esame. Nel caso di variabili
categoriali non ordinate, 0 comunque trattate come tali, il test stati-
stico prevalentemente usato e il chi quadrato, che in questa caso si
appIica non sui dati di una distribuzione, ma sui dati riportati nelle
celle della tabella ill contingenza che pone in relazione Ie due variabi-
Ii considerate. Una tabella di contingenza - denominata talvolta anche
tabella a doppia entrata - e frutto della tabulazione incrociata dei
dati relativi a due variabili, l' una riportata in colonna e l' altra in riga.
L'ipotesi ill relazione a essa sottesa e un'ipotesi secondo cui Ie diffe-
reme tra i casi rispetto a una variabile siano riconducibili alle diffe-
reme tra i casi stessi rispetto all' altra. Se, come esempio, consideria-
rno anrora Ia variabile "condizione occupazionale" dei laureati in Psi-
cologia, potremmo ipotizzare che essa e in relazione con Ia variabile
"sesso anagrafico, supponendo che i laureati di sesso maschile e i
laureati ill sesso femminile possano trovarsi a essere illversamente av-
vantaggiati 0 svantaggiati per quanto riguarda la loro posizione nel
mercato de11avoro a parita di laurea. Se formulassimo un'ipotesi del
genere, considereremmo in essa la variabile "sesso anagrafico" come
illscriminante rispetto alla variabile "condizione occupazionale", assu-
mendo che a una illversa situazione in relazione al sesso corrisponde
una diversa situazione in relazione alla posizione nel mercato del la-
voro, e non viceversa.
La tabella ill contingema relativa a queste due variabili e raffigu-
rata nella TAB. 5.
In ogni cella ill questa tabella compaiono, nell' ordine, un valore
assoluto, un valore percentuale calcolato sul rispettivo totale parziale
ill riga e un valore percentuale calcolato sui rispettivo totale parziale
ill colonna.
Una prima e necessaria lettura desctittiva della tabella non puo
evidentemente basarsi sui valori assoluti che compaiono nelle celle,
essendo diversi i totali parziali rispettivamente dei maschi e delle
femmine. Bisogna dunque utilizzare i valori percentuali e, in partico-
lare, quelli calcolati sui totali parziali della variabile assunta in ipotesi
come discriminante, nel nostro caso la variabile "sesso anagrafico"
posta in colonna.
Da questa prima lettura, in accordo con I'ipotesi, emerge che Ia
posizione dei maschi e delle femmine rispetto alIa condizione occu-
pazionale e sensibilmente diversa. Infatti, Ia percentuale ill maseru
occupati in forma stabile (42,9%) e piii elevata della percentuale eli
femmine nella stessa condizione (31,0%), mentre Ia percentuale di
maschi non occupati in cerca eli prima occupazione (14,3%) e me-
274
rD. L'ANALISI DEI DATI
TABELLA 5
Condizione occupazionale per sesso
Maschi Femmine Totate
Non occupati in cerca di occupazione 19 73 9
2
20,6
79.4
100,0
14,3 25,7 22,1
Occupati in forma stabile
57
88
145
39,3 60,7 100,0
4
2
,9 31,0 34,8
Occupati in forma precaria
49
lO8 I57
31 ,2 68,8 100,0
36,8 38,0 37,6
Occupati saltuariamente 8 15 23
34,8 65,2 100,0
6,0
5,3 5,5
Totale 133
28
4 4
1
7
31 ,9
68,1 100,0
100,0 100,0 100,0
chi' = 9,15 P(lI.,) < 0,05
no elevata ill quella delle femmine (25,7%). Tuttavia questi riscontri
non consentono il controllo della nostra ipotesi di relazione, che ri-
chiede l' appIicazione ill un test statistico adeguato a questo scopo.
Tale risulta essere, come gill si e accennato, appunto il test del chi
quadrato.
L'ipotesi nulla e, in questo caso, un'ipotesi di assema di relazio-
ne, secondo cui non vi sarebbero dllferenze tra mascru e femInine
per quanta riguarda Ia condizione occupazionale. II che equivale a
dire che Ie proporzioni di non occupati, ill occupati in forma preca-
ria, di occupati in forma stabile e ill occupati saltuariamente dovreb-
bero essere Ie stesse nei due gruppi, quello dei maschi e quello delle
femmine. II controllo dell'ipotesi nulla e ancora basato sul confronto
tra Ie frequenze osservate e Ie frequenze teoriche, come nel caso del-
l'ipotesi sulla forma della distribuzione. Le frequenze osservate sono
quelle che compaiono, in vaIori assoluti, nella tabella di contingenza,
mentre Ie frequenze teoriche possono essere calcolate tenendo conto
dei totali parziali ill riga e di colonna e del totale complessivo. Sia i
totali parziali che il totale complessivo restano infatti tali, qualunque
sia Ia illstribuzione dei casi nelle celIe della tabella. Pili nel dettaglio,
275
!
1
i
SOCIOLOGIA
la frequenza fri' comspondente a una determinata frequenza
osservata foi' e data dal prodotto del totale parziale della colonna Tc.
e del totale parziale della riga Tr. nelle quali 1a frequenza
compare, diviso il numero n dei dasi:
Cosi, ad esempio, la frequenza teorica corrispondente alla frequenza
osservata 19 (maseru non occupati), che compare nella cella relariva
all'incro?o tra la prima riga e la prima colonna, e il risultato del pro-
dotto di. 9
2
(totale della prima riga) e 133 (totale
della puma colonna), diVlSO 417 (numero di casi) , ed e uguale a
29,34-
Dopo aver calcolato tutte Ie frequenze teoriche nel modo descrit-
to, si all' applicazione della formula del chi quadrato, per poi
osservare se il vaIore ottenuto supera quello "critico" che compare
distribuzione del chi quadrato per il livello di signi-
ficaUVlta a 0,05 e per il numero di gradi di liberta
della tabella ill esame. Nel caso di una tabella di contingenza il nu-
mero di gradi di liberta e espressione del numero complessi;o delle
celIe ed e dato dal prodotto del numero delle righe r meno I per il
numero delle coionne c meno I: g = (r - I)(C - I). Si tenga pre-
sente certo livello di significativitil, il corrispondente va-
lore enuco di chi quadrato che e necessario superare per respingere
a quel livello, l'ipotesi nulla aumenta all' aumentare del numero di
gradi di liberta. Questa circostanza rende opportuno - in cem casi
necessario - ridurre il numero di gradi di liberta di una di
contingenza, riaggregando se possibile in categorie pili generali le
modalita originarie delle variabili considerate. Nel nostro caso, ad
esempio, sarebbe stato possibile aggregare Ie modallta "non occupari
in cerca di occupazione" e "occupati saltuariamente", assumendo che
per i giovani laureati in Psicologia un' occupazione saltuaria sia co-
munque una forma di non occupazione, magari mascherata.
Chiarito il procedimento relativo all' applicazione del chi quadrato
alla nostra tabella, vediamone i risultati. Abbiamo:
chi quadrato = 9,15;
g = (4 - I) (2 - I) = 3;
chi quadrato "critico" = 7,815, per il livello di significativitil
0,05
Essendo il valore del chi quadrato relativo alla tabella maggiore
10. L'ANALISI DEI DATI
di quello "cririco", possiamo respingere l'ipotesi nulla con una proba-
bilita di commettere un errore del I tipo non superiore al 5%.
Diversi da quello descritto sono invece i procedimenri di analisi
della relazione tra variabili che possono essere applicati nel caso in
cui Ie variabili coinvolte non siano entrambe variabili con categorie
non ordinate 0 come tali. Tra questi procedimenti ci li-
miteremo a descrivere per grandi linee quelli utilizzati, rispettivamen-
te, nel caso della relazione tra:
a) due variabili entrambe ordinali oppure una ordinale e una cardi-
nale 0 quasi-cardinale;
b) due variabili entrambe cardinali 0 quasi-cardinali.
Nel caso indicato al punto a, ttattandosi di fatto della relazione
tra due graduatorie (ad esempio degli indid ill due scale ordinall,
ciascuna relativa a un determinato atteggiatnento), la relazione stessa
puo essere studiata applicando il coeffici,ente '5 di Spearman, che forni-
see un indice di correlazione tra ranghi. Questo coefficiente considera
Ie differenze d
i
delle posizioni (ranghi) degli stessi n casi nelle due
graduatorie in esame e ha la proprieta ill variate in un atnbito defini-
to, compreso tra + I e - 1. La formula per il calcolo di ts e la se-
guente:
rs = 1-----
n(n
2
- I)
Se rs e uguale a + I, si registra una perfetta correlazione positiva tra
Ie due graduatorie: i casi occupano in entrambe Ie stesse posizioni, il
caso A la prima posizione nell'una e nell'altra, il caso B la seconda
posizione nell' una e nell' altra, il caso C la terza nell' una e nell' altra, e
.; cosi ill seguito. Se invece ts e uguale a - I, si registra una perf etta
correlazione negativa: i casi occupano nelle due graduatorie posizioni
opposte, il caso A la prima posizione in una e l' ultima nell' altra, il
caso B 1a seconda nella prima e la penulrima nell' altra, it caso C 1a
terza nella prima e la terz'ultima nell'altra e cos1 via. Se, infine, rs e
uguale a 0 non c'e relazione tra le due graduatorie, e i casi occupano
posizioni diverse e in alcun modo corrispondenti nell'una e nell' altta.
In concreto, non e frequente riscontrare valori ill rs uguall a + I op-
pure a - I e si avranno, piuttosto, valori che si avvicinano pili 0
meno a + loa - I. L'ipotesi nulla Ho e in questa caso espressa da
r = 0, mentre l'ipotesi altemativa H e espressa da t > 0 oppure da
SIS
rs < O. Per il controllo dell'ipotesi nulla, bisogna in questo caso pro-
cedere in modo pili compiesso rispetto a quanto illustrato a proposi-
277
SOCIOLOGIA
to del chi quadrato e rinviamo pertanto a testi specialistici sull' argo-
mento (tra questi dr., in particolare, Ercolani, Arem, 1983>-
Per il tipo di variabili indicate invece al punto b, la relazione U-
neare tra esse puo essere studiata ricorrendo al coefIiciente di correla-
zione r di Bravais-Pearson. n coefIiciente r assume anch'esso valori
compresi tra + 1 e 1 e indica non soltanto la presenza della rela-
zione, rna anche Ia sua intensita e Ia sua direzione. L'ipotesi di rela-
zione, in questa caso, e un'ipotesi di covariazione che lega il variare
di una variabile A al variare di una variabile B nel senso che all' au-
mentare 0 al diminuire dei valori di una puo corrispondere l' aumen-
0 il diminuire dei valori dell' altra e viceversa, con la possibilita
di rappresentare questi andamenti sul piano cartesiano. Se la relazio-
ne e positiva, Ie due variabili A e B variano nella stessa direzione
(aumentano 0 diminuiscono i valori di entrambe>, mentre se e nega-
tiva Ie due variabili variano in direzione opposta (aumentano i valori
di A e diminuiscono i valori di B, oppure diminuiscono i valori di A
e aumentano i valori di B). Se r e uguale a + 1, abbiamo una perret-
ta correlazione positiva; se e uguale a-I, una perretta correlazione
negativa e infine; se e uguale a 0, un' assenza eli relazione, che corri-
sponde all'ipotesi nulla Ro' Di conseguenza, quanto piu r e vicino a
+ 1 tanto piu forte e Ia relazione positiva, e quanta piu r e vicino a
- I tanto piu forte e la relazione negativa. Ovviamente, quanto piu r
e vicino a 0, tanto piu la relazione positiva 0 negativa e debole.
formula originaria per calcolare r, in cui compaiono i pun-
teggt standardizzati delle variabili considerate, e possibile ricavare con
opportuni passaggi matematici formule piu semplici e di immediata
Tra queste riportiamo la seguente, in cui x e y sono i
valon nspett1vamente assunti dalle due variabili e n il numero dei
casi considerati:
r = -1:x:Ey
- ("i'..x)2] . [n"i'..r - ("i'..y)2]
Rinviando anche questa volta a testi specialistici per la descriziolle
delle procedure di colltrollo delle ipotesi statistiche, esaminiamo i di ..
versi possibili tipi della relaziolle in questione (dr. Marradi, 1984a,
pp. 78-80):
a) diremo che la relazione tra Ie variabili A e B e unidirezionale, s
si assume che A influellzi B senza esserne a sua volta influenzata (0;
viceversaL In questa caso, A puo essere detta variabile indipendente e
B variabile dipendente (0 viceversa);
10. L'ANALISI DEI DATI
b) diremo, invece, che la relazione e bidirezionale simmetrica se 5i as-
sume che A e B si influenzino reciprocame.nte, senza che l'influenza
e5ercitata dall' una prevalga 5ull'influenza e5ercitata dall' altra;
c) diremo, infin.e, che la relazione e bidirezionale asimmetrica se 5i
assume che A e B si influenzino redprocamente, ma in modo che
l'influenza dell' utla prevalga su quella dell' altra, 0 vicevetsa.
In. realta, come osserva Alberto Marradi, e possibile stabilire eli
quale tipo e la telazione considerata soltanto quando si fa ricorso al
metodo sperimentale, peraltro non sempre applicabile nella ricerca
sodale e tale, in ogni caso, da produrre situazioni artificiose e diverse
dalle condi;:;iom sociali reali. Spiega Marradi (ivi, p. 79):
La principale differenza epistemologica tra metodo sperimentale e metodo
delle covariazioni consiste quindi nel fatto che i1 secondo, non potendo ma-
nipolare gli stati delle proprieta per mutarli in una direzione voluta 0 per
tenerli costanti, non ci consente di fare alcuna affermazione sul tipo delle
relazioni di cui si accerta I' esistenza. Sulla base dei dati registrati nella matti-
ce, possiamo solo sapere se fra Ie variabili A e B esista una relazione, e se
sia forte 0 debole, positiva 0 negativa.
E dunque COll riferimento all'ipotesi formulata dal ricercatore, e non
al riscontro empirico rappresentato dall' entita e dal segno del coeffi-
dente di correlazione, che si stabilisce in questi casi il npo della rela-
zione tra Ie variabili considerate.
Un'ultima coasiderazione, infin.e, per concludere questa paragrafo
dedicato all' analisi della relazione tra variabili: la conferma eli un'ipo-
tesi di relaziolle non esclude che nella relazione stessa possano inter-
venire altre variabili e che, eli COllSeguenza, la relazione stessa possa
risultare in cern casi "spuria", cioe soltanto apparente. Da questa
possibile evenienza deriva la llecessita di controllare la relazione con
riferimento a variabili "terze", per accertare se, a parita di condizioni
rispetto ad esse, la relazione stessa continua a sussistere. Precisa Ri-
colli (1993, p. 59):
Finche si lavora con due variabili tutto quel che si puo fare e descrivere la
relazione e formulare una congettura sul tipo di legame che Ie unisce. Se Ie
due variabili sono correlate, ad esempio, possiamo supporre che la loro cor-
relazione sia genuina oppure dovuta a un'altra variabile. Quest'ultima, a sua
volta, puo essere pensata come una variabile manifesta oppure come una
variabile Iatente. Quel che non possiamo in alcun modo fare, invece, e con-
troll are la nostra congettura, sottoporIa a un test iI cui esito sia indipendente
dal nostro giudizio. Questo passo ulteriore richiede, come minimo, l'introdu-
zione nell' analisi di una terza variabile e la formulazione di un giudizio di
possibilita sull'insieme delle relazioni coinvolte.
279
SOCIOLOGIA
104
Le analisi multidimensionali
Sono dette multidimensionali Ie analisi dei dati che prendono in consi-
derazione contemporaneamente piu variabili, in genere numerose, Ie
cui modalita sono rilevate su insiemi ampi di casi. Come Ie procedu-
re descritte nei paragrafi precedenti, anche Ie procedure di analisi
multidimensionale si differenziano per il tipo di variabili che consen-
tono di trattare.
Per variabili categoriali non ordinate, 0 considerate come tali,
una tecmca molto efIicace di analisi multidimensionale e l' analisi delle
corrispondenze multiple (ACM), messa a punto nell' ambito della scuola
francese di analyse des donnees (Benzecri, 1973). Come altre procedu-
re di analisi fattoriale, attraverso l' ACM e possibile individuare dimen-
siom "latenri", sottese ai dati, che sintetizzano Ie molteplici relazioni
tra Ie variabili originarie. Queste dimensioni sono dette, appunto, fat-
tori.
L' ACM sturua Ie relaziom tra variabili con il test chi quadrato e
puo essere applicata su dati codificati in una matrice logico-disgiuntiva
completa. Questa mattice ha in riga Ie unita in esame, cioe i casi, e in
colonna Ie q modalita delle p variabili originarie. Nella mattice Ie
modalita sono considerate come variabili a se - denominate variabili
"indicattici" - ru tipo dicotomico, con modalita "presente" (inrucata
con il valore 1) e "assente" (indicata con il valore 0). La matrice e
pertanto detta "disgiuntiva" perche Ie modalita "presente" e "assente"
delle variabili indicatrici sono mutuamente esdusive, e "completa"
perch! con riferimento a esse possono essere classmcati tutti i casi,
nessuno escluso. Nella mattice, conseguentemente, si avra il valore I
oppure il valore 0 in ogni cella, in corrispondenza di una determinata
unita e di una determinata modalita 0 variabile indicatrice.
Dopo aver codificato i dati nella matrice logico-disgiuntiva com-
pleta, si procede a incrociare tra loro tutte Ie q modalita che in essa
compaiono, costruendo una tabella a doppia entrata detta matrice di
Burt 0 matrice delle corrispondenze multiple. In ogni cella della matrice
di Burt compare il numero delle unita che presentano contempora-
neamente l' altemativa "presente" (valore I) per entrambe Ie modalita
a essa corrispondenti.
La mattice logico-disgiuntiva completa e la mattice di Burt costi-
tuiscono il punto di partenza per l' ACM, che - come si e accennato -
perviene all'individuazione di fattori che esprimono Ie combinazioni
lineari ottimali tra Ie modalita considerate. Le modalita concorrono,
dunque, alIa determinazione dei farton e Ie variabili originarie dalle
280
10. L' ANALISI DEI DATI
quali derivano sono dette, pertanto, variabili attive. Sono dette invece
variabili illustrative, 0 supplementari, Ie variabili originarie che non ven-
gono utilizzate per la costruzione della matnce logico-disgiuntiva
completa e della matrice di Burt e che, conseguentemente, non inter-
vengono nella determinazione dei fattori. Esse, tuttavia, hanno un
ruolo importante nell' analisi, in quanta la loro posizione sugli assi fat-
toriali contribuisce a chiarire il significato dei fattori e ad evidenziare
eventuali relaZioni con questi. Vengono generalmente utilizzate come
variabili illustrative queUe che descrivono Ia condizione personale e
sociale dei soggetti oggetto d'indagine, come il sesso anagrafico, l' era,
l' attivita lavorativa, il reddito.
A ciascun fattore e associato un autovalore, 0 valore proprio, in-
dicato con la lettera dell' alfabeto greco lambda ()J. L' autovalore di
un fattore rappresenta la quota di inerzia, cioe della variabilita com-
plessiva dei dati, spiegata dal fattore stesso. La somma degli auto-
valori di tutti i k fattori individuati e uguale all'inerzia totale, 0
traccia, della matrice dei dati. Quindi, il rapporto tra l' autovalore di
un determinato fattore e la somma degli autovalori di tutti i fartori
corrisponde aIla proporzione di inerzia totale spiegata da quel de-
terminato fattore.
I fattori estratti vengono considerati a partire da quello con l' au-
tovalore piu elevato, che spiega 1a quota maggiore di inerzia torale: il
primo fattore, dunque, e la migliore approssimazione della matrice
originaria dei dati; il secondo fattore e la seconda migliore approssi-
mazione e spiega una quota d'inerzia totale inferiore a quella spiegata
dal primo fattore e COS1 via, con i fattori successivi che spiegano quo-
te d'inerzia sempre piu limitate. Nell' esame e nel commento dei ri-
sultati vengono presi in considerazione soltanto i fattori con gli auto-
valori piu elevati. E inoltre possibile rivalutare gli autovalori di entita
non trascurabile, ossia quelli con ), > rip - dove p e il numero delle
variabili attive - applicando la formula cosiddetta "ottimista" di Ben-
zecri, secondo cui:
Questa trasformazione fa S1 che i primi fattori - generalmente i primi
tre - spieghino Ia quasi totalita deU'inerzia tatale. Conseguentemente,
se si ricone aIla rivalutazione degli autovalori con la formula di Ben-
zecri, si prenderanno in considerazione nell' analisi soltanto questi pri-
mi fattori.
I k fattori individuati castituiscono, dal punto di vista geometri-
co, gli assi fattoriali che delimitano uno spazio a k dimensiom, e in
SOCIOLOGIA
questo spazio si collocano Ie q modalita delle variabili attive. Una
lettura "geometrica" dei risultati dell' ACM comporta il riferimento ai
piani fattoriali, determinati di volta in volta dall'intersezione di due
assi fattoriali: il primo con il secondo, il primo con il terzo, il secon-
do con il terzo e COS! via. Ogni modalita delle variabili attive si collo-
ca su un punto del piano fattoriale: se il punto-modalita e vicino al-
l' origine degli assi, la modalita ha una frequenza elevata e contribui-
see a definire il pro@o modale delle unini d' analisi; quanto piu il
punto-modalita e lontano dall' origine di un asse, tanto pili contribui-
see alla determinazione dell' asse stesso; quanto pili due punti-modali-
ta sono prossimi, tanto maggiore e l'interdipendenza tra Ie due mo-
dalici. .
L'interpretazione dei fattori e delle relazioni tra Ie modalita delle
variabili attive e ciascun fattore si basa sui seguenti parametri:
a) il contributo assoluto di ciascuna modalita, che indica la quota d'i-
nerzia totale del fattore spiegata dalla modalita stessa; rappresenta
quanta parte ha avuto la modalita nella determinazione del fattbre, in
rapporto all'insieme delle modalita. La somma dei contributi assoluti
delle modalita di una stessa variabile attiva e il contributo cumulato
della variabile alla determinazione dello stesso fattore, in rapporto al-
l'insieme delle variabili attive. Per l'interpretazione del fattore si
prendono in considerazione Ie variabili attive con un contributo 'cu-
mulato maggiore di 100/p (dove p e il numero delle variabili attive)
e Ie modalita con un contributo assoluto maggiore di 1001 q (dove q
e il numero delle modalici);
b) il contributo relativo 0 coseno quadrato, che indica il contributo del
fattore alla spiegazione della variabilita di una determinata modalita;
quanto pili alto e il contributo relativo, tanto pili la modalita e ben
rappresentata sul fattore; ;
c) Ie coordinate fattoriali, con il segno + 0 -, che indicano Ia posi-
zione delle modalita sugli assi fattoriali (sul semiasse p o s i t i v ~ 0 sul
semiasse negativo) e 1a loro distanza dall' origine degli assi;
d) la massa 0 peso relativo di ciascuna modalita, risultato del rappor-
to tra frequenza della modalita e numero p delle variabili attive;
e) l'indice di distorsione 0 di distanza dall'origine di ciascuna modalita,
che sta a indicare la maggiore 0 minore rilevanza della modalita stes-
sa. A un elevato valore dell'indice, corrisponde generalmente un peso
relativo limitato della modalita;
/) il valore test delle modalita delle variabili illustrative, in relazione
all' asse fattoriale. Se il valore test e maggiore di 2, la posizione del
punto-modalita sull' asse e signilicativa allivello di signilicativita corn-
spondente a 0,05.
IO. L' ANALISI DEI DATI
L' ACM pUO essere effettuata con diversi programmi, tra i quali
SpAD.N (Systeme Portable pour l'Analyse des Donnees). Dopo l'eli-
minazlone automatica delle modalita con pesi troppo deboli (sotto la
soglia del 2%) e la ridistribuzione delle frequenze a esse relative,
l'output di SpAD.N fornisce i grafid dei piani fattoriali e i valori di
tutti i parametri fin qui descritti, relativi alle variabili attive, alle mo-
dalita, ai fattori; alle variabili illustrative.
Possiamo trarre un esempio di applicazione dell' ACM da una ri-
cerca sulle rappresentazioni dell' AIDS tra gli adolescenti e i lora geni-
tori, condotta aRoma su un campione di studenti di diversi tipi di
scuole medie superiori (Areni, Mannetti, 1992), esempio che eviden-
zia il potere disintesi di questa tecnica e 1a rilevanza delle dimensio-
Jni latenti che essa e in grado di porte in luce.
In questa ricerca l' ACM e stata applicata sulle numerose variabili
derivate dal questionario somministrato ai genitori, articolato in sette
aree:
1. atteggiamento verso l' AIDS;
2. percezione di rischio;
3. informazioni relative all' AIDS;
4. informazioni circa Ie possibili vie di trasrnissione della malattia;
5. motivi di disaccordo con il figlio;
6. atteggiamento verso Ie re1azioni tra adolescenri e genitori, e stile
educativo;
7. reazione a un' eventuale relazione sessuale del figlio.
I primi quattro fattori individuati - i pili importanti - spiegano
complessivamente il 24,12% dell'inerzia totale (1'88,65% dopo 1a riva-
lutazione degli autovalori con la formula "ottimista" di BenzecriL
Questi fattori, ciascuno sui suoi due semiassi, rappresentano modi di-
versi di rapportarsi al problema dell' AIDS associati a differenti stili
! educativi e d'interazione con i figli: il primo fattore (42)4% di inerzia
rivaIutata spiegata) rappresenta 1a contrapposizione tra conservatori-
smo e permissivismo nella sfera dei comportamenti sessuali, il secon-
do (20,0% di inerzia rivalutata spiegata) la contrapposizione tra una
percezione di rischio alta e una percezione di rischio bassa, il terzo
(16,9% di inerzia rivalutata spiegata) 1a contrapposizione tra perce-
zione di rischio moderato per tutti e percezione di rischio elevato
esclusivamente per i ragazzi e, infine, il quarto fattore (9,39% di iner-
zia rivalutata spiegata) la contrapposizione tra un atteggiatnento di
indifferenza e un atteggiamento di partecipazione nei confronti del
figlio e del problema dell'AIDs.
T enendo conto delle dimensioni rappresentate da questi quattro
fattori e stata poi costruita una tipologia dei genitori mediante una
50CIOLOGIA
procedura di cluster analysis, 0 analisi dd gruppi. Ogni gruppo, 0
classe, individuato include al suo intemo soggetti con Ie stesse carat-
teristiche rispetto alle variabili che definiscono Ie quattro dimensioni
rappresentate dai fattori, e corrisponde a un particolare "tipo" di ge-
nitore. Le classi individuate sono sei e tapptesentano contempora-
neamente i diversi contenuti della rappresentazione dell' AIDS propria
dci genitori e Ie diverse caratteristiche del Ioro rapporto con i figli.
Riportiamo queste dassi con Ie rispettive denominazioni utilizzate dai
ricercatori per indicame sinteticamente il profilo: gli "aperti", gli "in-
differenti", i "fatalisti" con un'alta percezione del riscmo, i "medi"
non particolarmente caratterizzati da posizioni estreme in nessuna
delle aree considerate, gli "autoritari" e, infine, i "sessuofobi". Queste
sci classi sono state successivamente messe in relazione con i dati re-
lativi ai ragazzi, per individuare eventuali differenze significative tra i
figli di genitori di diverso "tipo".
Passiamo ora a descrivere una tra Ie tecniche pili usate di analisi
multidimensionale per variabili cardinali 0 quasi-cardinali: I'analisi
delle componenti principali (ACP).
L'ACP, come Ie altre tecniche di analisi fattorlale, e una procedura
che consente di ridurre un determinato insieme di variabili {trasfor-
mate in punteggi standardizzati} in un insieme menD numeroso di
nuove variabili, denominate appunto componenti principali, che sono
combinazioni weari delle variabili originarie, cioe sintesi delle inter-
relazioni tra queste. In pratica, Ie componenti principali vengono
estratte dal programma informatico di anallsi statistica utilizzato
(sPss/pc e tra i pili diffusi) partendo da una matrice di correlazione
multipla, che riporta i coefficienti di correlazione tra tutte Ie coppie
di variabili originarie. Ogni componente e determinata da variabili
che hanno tra loro elevati coeflicienti di correlazione.
Le componenti principali estratte da uno stesso insieme di varia-
bili sono ortogonali, cioe tra loro non correlate. La prima rappresen-
ta la migliore combinazione weare dene variabili originarie e spiega
la quota maggiore di variabilita della matrice dd dati; 1a seconda
componente e, a sua volta, la combinazione Weare delle variabili ori-
ginarie che spiega la quota maggiore di variabilita residua, quella di
cui non rende conto la prima componente; la terza ri-
produce 1a quota maggiore di variabilita ancora residua, quella di cui
non rendono conto Ie prime due componenti e COS! via.
n peso /attoriale saturazione di una variabile in una componente
principale e il coefficiente che rappresenta l'intensita della relazione
esistente tra l'una e l'altra e indica, pertanto, quanto la varlabile inci-
de nella determinazione della componente. L'interpretazione di ogni
10. L' ANALISI DEI DATI
componente e l'individuazione di cio che essa rappresenta si basano,
di conseguenza, sul riferimento alle variabili con Ie saturazioni pili
elevate (in genere quelle con saturazioni maggiori di 0,5)
Elevando al quadrato il coefficiente di saturazione, si ottiene il
coefliciente di determinazione, che rappresenta la proporzione di va-
rianza che una variabile e la componente principale che essa concor-
re a determinare hanno in comune. La somma dei coefficienti di de-
tenninazionedi tutte Ie variabili saturate in una stessa componente
principale e detta autova/ore ed esprime la quota di varianza comples-
siva spiegata dalla componente stessa. Con il rapporto, moltiplicato
per IOO, tra autovalore e varianza totale (per Ie variabili standardiz-
zate la varianza S2 di ciascuna e uguale a I e, quindi, la varianza
totale dei dati e uguale al numero q delle variabili originarie) s1 cal-
cola la percentuale di varianza spiegata da ciascuna componente prin-
cipale.
Un criterio rigoroso per stabilire quante componenti principali
eStrarre e quello che fa riferimento all' entita degli autovalori. In base
a esso, vengono considerate Ie cornponenti con autovalore maggiore
di I. E inoltre possibile applicare la tecnica di rotazione ortogonale
"varimax" degli assi fattoriali (cosI denominata perche basata su un
criterio che massimizza la varianza delle saturazioni al quadrato in
ciascuna componente) al fine di ottenere una struttura pili semplice e
rendere pili agevole l'interpretazione delle componenti estratte. Senza
entrare nel dettaglio della procedura, ricordiamo che 1a rotazione va-
rimax degli assi fattoriali incide sulle cornponenti principali in modo
che in ciascuna di esse alcune variabili presentino saturazioni elevate
(prossime a r) e tutte Ie altre saturazioni molto basse (prossime a 0).
Le componenti estratte possono essere poste in re1azione con al-
tre variabili della ricerca - generalmente Ie variabili anagrafiche e so-
ciali di base, rna non solo - applicando l' analisi della varianza con
ciascuna di esse e con i punteggi fattoriali dei casi in ogni componen-
te (ricordiamo che i punteggi fattoriali sono determinati dalle combi-
nazioni weari delle variabili originarie, trasformate in punteggi stan-
dardizzati, e dei coefficienti fattoriali, questi ultimi dati dal rapporto
tra saturazioni e autovalori). E possibile, in tal modo, porre a con-
fronto Ie medie dei punteggi fattoriali ill diversi gruppi (ad esernpio,
maschi e femmine, laureati e non laureati, occupati e non occupati
ecc.) e stabilire se esistono 0 no differenze significative, in base al
test F di Fisher, tra i gruppi stessi in relazione a cio che la compo-
nente considerata rappresenta.
Consideriamo un esempio ill applicazione dell' ACP tratto da una
ricerca sulle modalita e Ie implicazioni psicologiche e sociali della let-
SOCIOLOGIA
tura condotta da chi scrive con altri ricercatori (efr. Pagliano, a cura
di, I994). n questionario utilizzato nella ricerca - somministtato a un
campione di studenti universitari iscritti alla facolta di Psicologia del-
l'Universita di Roma "La Sapienza" - conteneva nella sua parte cen-
trale tre domande finalizzate a rilevare Ie funzioni, con i relativi pos-
sibili effetti, attribuite rispettivamente alla lettura di testi letterari, alla
lettura di testi paraletterari e alla visione di film. Tutte e tre Ie do-
mande presentavano uno stesso elenco di sedici item, ciascuno espri-
mente una particolare funzione 0 un particolare tipo di effetti. Agli
intervistati veniva richiesto di indicare per ogni item quanta 10 consi-
derassero rilevante in rapporto alla 10ro personale esperienza di letto-
ri 0 di spettatori, lunge una scala da I a 4 (con I = per nulla rile-
vante e 4 = molto rilevante). Questi item, stante la modalita di sca-
ling adottata, possono essere considerati variabili quasi-cardinali e su
di essi e stata applicata l' ACP, separatamente per ciascuna domanda,
con la rotazione varimax degli assi fattoriali.
Considerando i risultati dell' ACP sugli item relativi alla lettura dei
testi letterari, possiamo vedere come con essa sia stato possibile
cinque componenti con autovalore maggiore di I, che insie-
me splegano il 55,6% della varianza complessiva.
La prima componente; quella pili importante, ha un autovalore
uguale a 3,10 e spiega da sola il I9,4% della varianza. Le variabili
che contribuiscono a determinarla si riferiscono tutte alla possibilita
offerta dalla lettura di contrapporre all' esistenza reale, vissuta come
dimensione problematica, una realta imroaginaria vissuta, al contra-
rio, come dimensione gratificante nella quale poter "realizzare deside-
ri altrimenti inappagati", trovare rifugio e "difesa dal mondo esterno
e dalle proprie angosce, recuperare la possibilici di "distrazione" e
di "svago", riuscire "a fare affiorare il nudeo pili autentico di se".
Una realta imroaginana che peraltro - fatta eccezione per un item
che fa riferimento alla "regressione" e alIa "fuga" - non richiede al
lettore un passive abbandono, ma che al contrano il lettore stesso
costruisce e ricostruisce, con la complicita del testo, in ragione dei
suoi bisogni e dei suoi desideri. Stante la natura delle variabili in essa
saturate, questa componente e stata considerata come espressione
della tendenza ad attribuire alia Iettura dei testi letterari una /unzione
di sostegno, ill accesso all'immaginario inteso come risorsa funzione
che consiste nel rendere disponibile un luogo privilegiato la ricer-
ca e la di una realta "altra", diversa dalla quotidianita
della vita reale. Applicando l' analisi della varianza, e emerso che Ie
ragazze presentano una media dei punteggi fattoriali su questa com-
ponente significativamente pili alta di quella dei ragazzi, risultando
286
10. L' ANALISI DEI DATI
quindi pili propense a porsi come protagoniste di un rapporto con la
lettura dei testi letterari segnato da una particolare enfasi sui bisogno
di immaginario.
La seconda componente principale, con autovalore uguale a 2,OI,
spiega a sua volta il I2,5% della varianza complessiva. Per Ie variabili
in essa saturate, possiamo considerate questa seconda componente
come espressione di una funzione complessa riferibile sia alia sfera
interiore sia alIa sfera relazionale, una /unzione di sotlecitazione atl'in-
trospezione e alta comunicazione. Alla fruizione del testo letterario Sf
riconosce, infatti, il potere di stimolare l' esplorazione del se, di mani-
festare percorsi possibili per giungere a una pili adeguata conoscenza
dei propri stati d' animo, di incidere sulla personalita dellettore e, nel
contempo, di rendere espliciti e quindi espriroibili i sentimenti, trop-
po spesso complessi, misteriosi e sfuggenti, incompatibili con qualun-
que tentativo di comunicazione e quindi di razionallzzazione. n testa
letterario, dunque, puo mettere in scena le vicende della vita interio-
re, esplicitando sentimenti, emozioni, contraddizioni e e
consentendo al lettore processi di identificazione e di proiezione, di
individuazione, conoscenza e legittimazione (0 delegittimazione> dei
propri itinerari personali. Di qui anche - e coerentemente - una
possibile funzione di rassicurazione svolta daIl' esperienza di lettura
che nel testo letterario puo trovare, sia pure in una tealta immagina-
ria, punti ill riferimento per affrontare con maggiore consapevolezza
la vita reale. Applicando anche per questa fattore l' analisi della va-
rianza, sono emerse differenze significative tra le medie dei punteggi
fattoriali dei lettori assidui e dei lettori non assidui: i priroi pili dei
secondi considerano rilevante la funzione rappresentata da questa
componente. Questo risultato evidenzia che solo una frequentazione
abituale del testo letterario puo consentire ill trarre dalla lettura non
soltanto gratificazioni intellettuali, rna anche benefici psicologici nella
direzione di una progressiva maturazione personale.
La terza componente principale (autovalore 1,47) spiega il 9,2%
della varianza complessiva. Diversamente dalle altre fin qui esamina-
te, questa terza componente rappresenta con evidenza una funzione
complessa di segno negativo, connotata in termini sia di sollecitazione
alla trasgressione sia di allontanamento da se stessi e dagli aItri. L' e-
straniazione potrebbe dunque essere il risultato dell' esperienza di let-
tura, assimilata in questa caso a un possibile espediente cui ricorrere
per rihutare la realta e fuggire da essa. Mentre 1a prima componente,
che pure implica una contrapposizione tra reale e immaginario, sem-
bra indicare un rapporto sostanzialmente attivo con l'inunaginario
stesso da parte dellettore, questa componente suggerisce al contrario
I
SOCIOLOGIA
modalita ill lettura che vedono il lettore sostanzialmente debole nel
rapporto con il testo, al quale ci si avvicina quasi alla ricerca ill un
qualsivoglia rifugio. Nel primo caso il riferlmento all'immaginario e
esperienza riferita, consapevolmente 0 no, all' esigenza di meglio rap-
portarsi a se stessi e al mondo; nel secondo caso e espressione di un
rifiuto 0 ill una resa. Questa tetza componente e stata pertanto inter-
pretata come espressione di una /unzione di estraniazione imputabile
alla lettura dei testi letterari. L' analisi della varianza non ha eviden-
ziato differenze significative tra i soggetti intervistati in relazione alle
variabili di base considerate.
La quarta componente (autovalore I,31) spiega 1'8,2% della va-
nanza complessiva ed e saturata da varlabili che rinviano a una /un-
zione di conoscenza in cui si evidenziaho esigenze sem' altro raziofiali,
proprie della sfera cognitiva rna anche di quella normativa e di quella
relazionale: la letteratura e finestra sui mondo, coscienza critica, mae-
stra di vita, sorgente e veicolo privilegiato di cuItura. Come per la
seconda componente principale che rappresenta una funzione'" di sol-
lecitazione all'introspezione e alla comunicazione, anche nel caso ill
questa quarta componente l' analisi della varianza contrappone letton
assidm e lettori non assidui, i priroi con una media dei punteggi fat-
toriali significativamente pili elevata di quella dei secondi. Questi due
risuItati possono essere considerati senz' altro coerenti e suggeriscono
entrambi i possibili tratti motivazionali pili rilevanti ill una lettura
presumibilmente consapevole, oltre che assidua.
La quinta componente principale (autovalore 1,01) spiega, infine,
il 6,3% della varianza complessiva ed e determinata da due sole va-
riabili che rinviano a una possibile /unzione di integrazione della lettu-
ra dei testi letterari. Questa funzione sembra configurarsi come J;en-
denziale stabilizzazione e come possibile istaflZa terapeutica a livello
della personalita. Dall' analisi della varlanza risuItano, in questo caso,
differenze significative tra i soggetti intervistati in base al diploma di
scuola media superiore. Infatti, gli studenti provenientidai licei clas
sico e scientifico presentano una media dei punteggi fattoriali su que-
sta componente significativamente pili bassa rispetto a quella degli
studenti provenienti da altre scuole medie superiori.
Questo esempio mostra con chiarezza la portata conoscitiva del-
l' analisi delle componenti principali che, come Ie altre tecniche ill
analisi fattoriale, consente di evidenziare dimensioni e tendenze sotte-
se ai dati che rimarrebbero altrimenti sconosciute al ricercatore. La
potenza di queste tecniche, peraltro, non e ill per se sufficiente a "far
parlare" i dati, dati che comunque richiedono al ricercatore un co-
stante impegno ill comprensione e d'interpretazione. Per questa ra-
288
.;
10. L'ANALISI DEI DATI
gione, in chiusura di questo capitoio, vorremmo richiamare ancora
una volta una sintetica ed efficace definizione della sociologia a suo
tempo proposta da Charles Wright Mills, gia ricordata in altra parte
ill questo volume: sociologia e uguale a immaginazione sociologic a
pili Ibm.

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