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Patrimoni industriali e sviluppo locale

di Egidio Dansero e Francesca Governa*

1. Premessa: le ragioni e lambito della ricerca


In tutti i paesi industrializzati, sono molte le regioni e le citt ad essere variamente interessate da processi di riconoscimento e valorizzazione dei patrimoni del passato industriale remoto e recente, dalle prime fasi della rivoluzione industriale, alla pi recente industrializzazione della prima met del XX secolo, fino alle tracce della fase fordista. Questi processi si intersecano variamente con altre dinamiche di riposizionamento competitivo delle regioni e delle citt di antica industrializzazione che mirano alla ridefinizione dellidentit e delle specializzazioni produttive e imprenditoriali di questi territori. I processi di valorizzazione culturale del patrimonio industriale e di riqualificazione e rilancio della competitivit territoriale presentano spesso una debole connessione. In alcuni casi, inoltre, la valorizzazione dei patrimoni della storia industriale sembra configurare operazioni di marketing territoriale del tutto riduttive, viste unicamente come un mezzo per attrarre risorse finanziarie e visitatori dallesterno; in altri, al contrario, tali operazioni appaiono centrali nellinnescare processi di sviluppo locale. Questo libro si colloca in tale quadro problematico, presentando i risultati di una ricerca, dal titolo I patrimoni della storia industriale. Significati, ruoli e funzioni dei beni culturali nelle strategie competitive dei sistemi locali, svolta nellambito del Progetto Finalizzato Beni culturali del CNR da parte di un gruppo di ricerca composto da geografi di diverse sedi universitarie italiane1.
* Sebbene lorganizzazione e i contenuti di questo scritto siano frutto di una riflessione comune, affrontata a pi riprese dallintero gruppo di ricerca, la stesura dei paragrafi 1, 2 e 5 si deve ad Egidio Dansero, quella dei paragrafi 3, 4 e 6 a Francesca Governa. Si ringraziano in particolare Cesare Emanuel con cui abbiamo pi strettamente concordato limpostazione dello scritto e Maria Giuseppina Lucia per il fondamentale apporto nellorganizzazione complessiva della ricerca. 1. Progetto Finalizzato CNR Beni Culturali, Sottoprogetto 4: Archivio biologico ed etnoantropologico, Tema 4.2: Storia degli ecosistemi umani quali patrimoni storico-

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La ricerca si prefissata due obiettivi principali. Il primo era di capire se e come le caratteristiche territoriali locali che derivano dalla storia industriale entrino, o meno, nelle strategie competitive attuali delle aree di antica industrializzazione, fornendo un substrato locale attivo per promuovere processi di sviluppo locale al loro interno. Il secondo obiettivo era invece di identificare e chiarire le principali differenze che connotano le attuali politiche di sviluppo delle aree di antica industrializzazione, mettendo in evidenza le differenze fra processi che usano semplicemente le caratteristiche locali, banalizzando il senso del patrimonio e mettendone cos in pericolo lesistenza, e processi di sviluppo locale, che implicano lattivazione di giochi a somma positiva tra i diversi attori territoriali. Per raggiungere questi obiettivi, lapproccio adottato nella ricerca ha dovuto necessariamente discostarsi da quello consueto in questo settore di studi. In prima approssimazione, il patrimonio industriale considerato come linsieme delle tracce, pi o meno ben conservate, che testimoniano il funzionamento dellindustria e il suo rapporto con il paesaggio e la societ (Bergeron e Dorel-Ferr, 1996). Allinterno di questo insieme di tracce, la ricerca si concentrata prevalentemente sulle componenti territoriali, considerate come possibili prese per la costruzione di processi di sviluppo locale in grado di conferire nuova competitivit alle aree di antica industrializzazione negli attuali processi di ridefinizione della loro identit economica e sociale. Il patrimonio industriale cos interpretato in termini dinamici e attivi, un insieme di lasciti del passato che costituisce, allo stesso tempo, il fondamento territoriale di una specifica identit collettiva e linsieme delle potenzialit endogene dello sviluppo. A tal fine, il patrimonio industriale stato interpretato utilizzando il concetto di milieu. Le componenti materiali (ad esempio, edifici industriali e luoghi della produzione) e immateriali (ad esempio, tradizioni culturali, metodi produttivi, conoscenze e saperi contestuali) dei patrimoni della storia industriale sono cos considerate come potenzialit espresse dal milieu locale che, per porsi come risorse dei processi dello sviluppo, devono essere riconosciute e valorizzate dalle reti locali dei soggetti nelle strategie competitive attuali dei sistemi locali. Parallelamente, i processi attraverso cui le componenti dei patrimoni della storia industriale sono riconosciute, interpretate e utilizzate come prese per impostare le strategie di sviluppo locale dei sistemi territoculturali dei quadri geoantropici, Linea di ricerca 4.2.6: Ecosistemi protoindustriali e neoindustriali, Target: 4.2.2. (http://www.pfbeniculturali.it). Gruppo di lavoro: Sergio Conti (responsabile scientifico), Giuseppe Dematteis, Maria Giuseppina Lucia, Egidio Dansero, Angelo Besana, Francesca Governa, Luisa Debernardi, Alessandra Marin e Cristina Scarpocchi (Dipartimento Interateneo Territorio, Universit e Politecnico di Torino), Marcella Arca Petrucci (Universit Roma Tre), Michela Lazzeroni (Universit di Pisa), Monica Meini (Universit di Firenze), Cesare Emanuel e Stefania Cerutti (Universit A. Avogadro del Piemonte Orientale), Paola Savi (Universit di Verona), Francesco Boggio e Giovanni Sistu (Universit di Cagliari), Luigi Stanzione (Universit della Basilicata).

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riali sono definiti come processi di patrimonializzazione, cio come processi di attribuzione di valore presente a oggetti che si costruiscono nel passato. I risultati della ricerca si collocano sostanzialmente su tre diversi livelli: 1. a livello teorico-concettuale, la ricerca ha permesso di chiarire alcuni importanti nodi teorici insiti nel considerare la problematica dei beni culturali dal punto di vista geografico, elaborando adeguate categorie concettuali con cui analizzare contesti, politiche e azioni; 2. a livello metodologico-applicativo, lo studio condotto ha messo a punto una metodologia di indagine delle componenti territoriali dei patrimoni della storia industriale capace di verificare se e dove le strategie competitive dei sistemi locali si basino sulla riproduzione del milieu locale o, viceversa, implichino un ricorso solo strumentale e riduttivo ad esso; 3. a livello conoscitivo, infine, lanalisi ha portato un contributo originale a una conoscenza contestuale delle aree oggetto di indagine, indispensabile al fine di formulare suggerimenti e proposte per lideazione e la messa in opera di progetti complessi di valorizzazione dei patrimoni della storia industriale e di rilancio della competitivit locale.

2. La struttura del volume


La ricerca si strutturata attraverso lanalisi e il raffronto di alcuni casi di studio, rappresentativi di diverse tipologie di aree di antica industrializzazione in Italia e di diverse strategie di valorizzazione dei patrimoni della storia industriali in esse presenti2. I casi di studio analizzati intendono esemplificare la diversa consistenza dei patrimoni industriali di alcune fra le principali aree di antica industrializzazione italiane e i differenti tipi di evoluzione in atto al loro interno. Essi costituiscono esempi di patrimoni industriali diversi, sia dal punto di vista delle forme di organizzazione della produzione (aree tradizionalmente imperniate sul ruolo della grande impresa o tipiche aree distrettuali, caratterizzate da unorganizzazione della produzione centrata su piccole e medie imprese); sia da quello del contesto regionale in cui sono inserite (aree teatro della fase di industrializzazione pi tipicamente fordista della recente storia economica italiana o aree dellimprenditoria diffusa, in cui le forme di organizzazione distrettuale della produzione appaiono tradizionalmente connesse alle caratteristiche territoriali locali); sia, infine, dal punto di vista della specializzazione produttiva e della pi o meno evidente innovativit delle produzioni presenti al loro interno. Ancora, i diversi casi di studio costituiscono esempi di diverse strategie di utilizzo delle componenti dei patrimoni industriali loca2. Alla prima parte della ricerca ha collaborato anche Maria Giuseppina Lucia che ha approfondito il caso del Ponente Genovese (Lucia, 2001).

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li, testimoniando in questo caso la molteplicit di ruoli che lidentit locale, connessa alla tradizione produttiva e alla specializzazione industriale, chiamata a svolgere nelle dinamiche economiche e sociali attuali. I casi di studio considerati hanno infine una diversa dimensione territoriale: si va dai casi relativamente puntuali di Pontedera o Montebelluna, fino alle ben pi vaste aree del Biellese, dellAlto Vicentino o del Sulcis-Iglesiente. Si tratta di una differenza che riflette a ben vedere i differenti ambiti di pertinenza dei casi considerati, rappresentando per ogni contesto studiato la scala locale a cui riferire processi e politiche di valorizzazione dei patrimoni industriali. La presentazione dei diversi casi di studio preceduta da alcuni scritti di carattere introduttivo, volti a definire la problematica oggetto della ricerca e gli strumenti concettuali e metodologici utilizzati. Questo capitolo ha il compito di chiarire limpostazione della ricerca, il quadro problematico di sfondo e le chiavi di lettura utilizzate nello studio dei processi di valorizzazione dei patrimoni industriali. Dopo una prima parte di taglio teorico, volta a precisare i concetti utilizzati, viene presentata la metodologia di analisi dei contesti territoriali e dei progetti oggetto di indagine. Essa stata applicata allanalisi dei casi di studio selezionati, pur con qualche marginale difformit legata sia alle differenze di contesto, sia ai differenti modi di fare geografia dei singoli componenti del gruppo di ricercatori. Sono infine presentati alcuni problemi aperti che si propongono come prospettive di prosecuzione e approfondimento della ricerca. Nel secondo capitolo, Giuseppe Dematteis affronta i fondamenti di una geografia dei beni culturali, esplorandone senso e possibilit per un sapere critico e progettuale in merito alle modalit socio-territoriali di produzione dei beni culturali e dei processi di sviluppo locale che li valorizzano e li riproducono come risorse. Successivamente, gli scritti di Marcella Arca e di Cristina Scarpocchi esplorano il tema del patrimonio industriale, sia come ambito di riflessione in cui si intersecano diversi approcci teorici e disciplinari, sia come elemento catalizzatore di interventi e di politiche. Marcella Arca in particolare si sofferma sul modo in cui cambiato il modo di considerare i lasciti della storia industriale, dai primi studi di archeologia industriale sino al recente dibattito attorno allo strumento ecomuseale e alla sua crescente diffusione anche nel nostro paese. Cristina Scarpocchi sviluppa invece una riflessione a partire da quello che forse il segno pi evidente lasciato dal passato industriale nel paesaggio e nella immaginazione collettiva, e cio la diffusa presenza di aree industriali dismesse sul cui riutilizzo si giocano le possibilit della maggior parte dei progetti di trasformazione urbana. Lormai ventennale dibattito italiano e internazionale su questo argomento sottolinea il passaggio dalla considerazione di queste aree da problema a risorsa, da semplice spazio vuoto, a pieno di valori, di storia, di poten-

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zialit. Si tratta di un mutamento di sguardo sui vuoti tuttaltro che scontato, come traspare da molte esperienze italiane di riuso delle aree dismesse, non solo industriali: si pensi al Lingotto a Torino, alla Bicocca e alla Bovisa a Milano, al porto vecchio di Genova e alle aree del Ponente genovese, e della Valpocevera (Lucia, 2001), ma anche a Bagnoli a Napoli o alla Fiat-Novoli a Firenze (Dansero, 1993; Dansero, Giaimo, Spaziante, 2001; Leone, 2001). Dopo questa prima parte di carattere generale, il volume si snoda attraverso la presentazione dei casi di studio considerati. A partire dal SulcisIglesiente in Sardegna, attraverso lUmbria con Terni, la Toscana con Pontedera, il Veneto con Montebelluna e lAlto Vicentino, per finire al Piemonte con il Cusio e il Biellese, viene proposto un percorso di scoperta dei processi di riconoscimento e valorizzazione dei patrimoni industriali. Un giro dItalia molto selettivo e certamente parziale, ma sufficientemente rappresentativo, a nostro avviso, di modalit differenti di approcci, politiche ed esiti in questa geografia del patrimonio industriale attraverso le lenti dei processi di globalizzazione, di competizione territoriale e di problematica ridefinizione delle identit locali. Chiude il volume lo scritto di Cesare Emanuel, che fornisce una lettura trasversale dei casi indagati e li ricollega al quadro teorico-metodologico qui presentato. Pur consapevoli, almeno in parte, dei limiti del lavoro svolto, riteniamo che esso possa costituire un utile strumento a quanti amministratori pubblici, operatori del settore, esperti, studiosi e, non ultimi, studenti vogliano riflettere sulle modalit con cui i segni materiali e non che le diverse fasi di territorializzazione industriale hanno impresso nel territorio, vengono continuamente riletti e ridefiniti e contribuiscano a riplasmare laspetto e le sorti dei sistemi territoriali in cui si consuma la nostra esistenza.

3. Il patrimonio industriale fra globalizzazione e sviluppo locale


Il tema del patrimonio industriale si inserisce nellattuale attenzione di studiosi e operatori pubblici e privati verso la pi ampia problematica del patrimonio culturale (cultural heritage) (Bergeron e Dorel Ferr, 1996)3. Linteresse verso questi argomenti cresciuto, negli ultimi anni, anche in relazione alla crescente irrequietezza delle societ occidentali del tardo capitalismo connessa agli attuali cambiamenti dellorganizzazione terri3. Come riferimenti bibliografici di base sul patrimonio culturale sono di particolare interesse dal nostro punto di vista, in quanto attenti ad una visione territoriale del tema, gli scritti di Bourdin (1984; 1994; 1996) e di Choay (1992); una esplicita declinazione geografica del concetto di patrimonio culturale si trova invece nei lavori di Di Mo (1995) e, per quanto riguarda la letteratura anglosassone, in Graham et al. (2000).

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toriale imposti dai cambiamenti dello scenario socio-economico generale, dai processi di globalizzazione, dallintegrazione europea, dalla perdita di centralit e di parte della capacit di governo dello Stato-nazione4. Linterpretazione di tali cambiamenti pone una serie di questioni connesse, in primo luogo, al ruolo svolto dalla identit territoriale al loro interno. In particolare, ha ancora senso parlare di identit territoriali nel momento in cui, come adesso, lo spazio delle trasformazioni sociali non pi solo quello della prossimit fisica, ma anche quello della comunicazione globale? Qual il ruolo dellidentit territoriale negli attuali processi di frammentazione, in cui i territori sembrano destinati a porsi unicamente come spazi per la localizzazione di attivit e funzioni di livello globale? E ancora, quali sono, e da cosa derivano, le possibilit auto-organizzative proprie dei livelli locali? 3.1. Il ruolo del patrimonio nella costruzione dellidentit territoriale I tentativi di risposta a queste domande sono molti e talora divergenti. Spesso, sono enfatizzati in maniera univoca gli elementi positivi o negativi dei processi in atto. Una prima interpretazione, del tutto ottimistica, riconosce nellidentit territoriale un insieme di risorse funzionali ai circuiti globali delle relazioni e degli scambi. In questo caso, la valorizzazione delle specificit e delle differenze territoriali produce vantaggi competitivi localizzati che permettono ai differenti luoghi di entrare a far parte della rete globale, di porsi come nodo di queste reti. Una seconda interpretazione, questa volta pessimistica, ritiene invece che se lidentit territoriale serve unicamente a fornire i valori da immettere nelle reti globali, essa praticamente non esiste pi. Il fatto che citt e territori partecipino ai processi di globalizzazione, continuando a occupare una specifica posizione funzionale nella divisione internazionale del lavoro in quanto sedi di imprese multinazionali o di loro unit locali, non significa che essi siano in grado di agire in maniera propria, valorizzando in processi endogeni caratteristiche e specificit locali. Secondo questa visione, al contrario, il livello locale ha ormai perso gran parte della sua autonomia e capacit/possibilit di azione; esso costituisce unicamente la combinazione e larticolazione spaziale di relazioni globali le quali, a loro volta, rispondono a logiche del tutto esogene e a-territoriali. Tra questi due estremi si situano altre interpretazioni che riconoscono lemergere di nuove forme di organizzazione territoriale al cui interno la ridefinizione del significato e del ruolo della territo4. Tali fenomeni sono interpretati in maniere non univoche, dando luogo ad un dibattito ampio e complesso; fra i molti, possibili riferimenti, Badie (1995) e Veltz (1996). Interpretazioni centrate sulla transizione dal fordismo al post-fordismo sono ad esempio quelle raccolte in Amin (1994) e Rullani e Romano (1998).

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rialit costruisce nuove forme e nuove modalit di riferimento identitario ai luoghi. Le diverse interpretazioni dellidentit territoriale rendono evidente, con sempre maggior urgenza e problematicit, le questioni relative al radicamento, al patrimonio territoriale, a tutto ci che, derivando dal passato, sembra in grado di fornire sicurezza e stabilit, seppure provvisoria, alle attuali dinamiche economiche e sociali, sempre pi instabili e deterritorializzate. Il riferimento al patrimonio rimanda cos al (difficile) rapporto tra locale e globale, tra mantenimento dellidentit e della memoria e superamento e omologazione delle differenze e delle specificit locali. Allinterno di questo quadro, il concetto di patrimonio interpretato in maniere e da punti di vista diversi, spesso contrastanti. In alcune interpretazioni, esso definito come un ambito di significati che possibile sottrarre alle tendenze unificanti e omologanti imposte dalla globalizzazione. In questo caso, il tema del patrimonio assume i connotati di una vera e propria ossessione (Massey, 1993), collegandosi cos a interpretazioni regressive e nostalgiche del senso dei luoghi o a unidea puramente conservativa del suo riconoscimento e delle politiche a esso destinate5. Altre interpretazioni sottolineano invece la crescente, e spesso distruttiva, utilizzazione del patrimonio nei processi globali, che in esso riconoscono valori esportabili nei circuiti internazionali delle relazioni e degli scambi, aprendo cos il pericolo della completa de-contestualizzazione e banalizzazione delle sue componenti. Una terza prospettiva considera, almeno ipoteticamente, lazione di riconoscimento e di valorizzazione del patrimonio come elemento fondativo di ci che Magnaghi (2000) identifica come progetto locale: cio, la manifestazione politica di unidea che permetta di rispondere alla sfida della globalizzazione, superando lattuale schizofrenia dei comportamenti consueti di fronte a essa, entrambi insostenibili: da una parte, la resistenza autoescludente di comunit locali, che difendono la propria identit attraverso la chiusura, la mancanza di innovazione e di relazione; dallaltra la corsa competitiva dei sistemi locali che sfruttano e snaturano il proprio patrimonio ambientale, territoriale, umano nellansia di posizionarsi verso lalto, succubi delle regole esogene del mercato mondiale (p. 230). Seguendo questa terza prospettiva, il tema del patrimonio industriale si inserisce in quello, ben pi ampio, della dimensione locale dello sviluppo6.
5. Secondo D. Massey, infatti, there is at the moment a recrudescence of some problematical senses of place, from reactionary nationalisms to competitive localisms, to sanitized, introverted obsessions with heritage (ibidem, p. 64). 6. La bibliografia sul tema dello sviluppo locale sempre pi numerosa e variegata per approcci e prospettive di ricerca; fra i tanti, possibili riferimenti si vedano le raccolte di saggi in Becattini et al. (2001) e Becattini e Sforzi (2002). Di grande interesse per i temi qui discussi, il testo di Alaimo (2002) che documenta il ruolo specifico svolto dallo svilup-

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Il rapporto tra patrimonio e sviluppo locale conduce a riflettere sulle pratiche di produzione e di trasformazione del territorio che, utilizzando le componenti del patrimonio culturale, contribuiscono alla sua continua reinvenzione (Bourdin, 1984). Contemporaneamente, consente di sottolineare il cambiamento nei processi di trasformazione territoriale, con laffermarsi, anche nelle pratiche, del superamento di una visione del territorio come supporto di risorse da sfruttare a favore di una visione del territorio come patrimonio da valorizzare7. Va per precisato che, come ricorda Magnaghi (2000), il termine patrimonio non indica solo il patrimonio artistico regolato dalla sovraintendenza dei monumenti o le bellezze naturali indicate dalla legge del 39. Esso ha un significato pi ampio e complesso ed visto come intreccio di componenti del sistema ambientale, considerate come risorse e non come vincoli, permanenze territoriali di lunga durata, valenze umane e antropiche, componenti del milieu sociale e culturale, nonch caratteristiche delle culture locali, siano esse produttive, artistiche, artigiane o saperi ambientali. 3.2. Dalla conservazione allo sviluppo: il patrimonio nelle politiche I diversi modi di considerare il tema del patrimonio culturale influenzano la stessa definizione degli obiettivi delle politiche orientate alla sua tutela o valorizzazione. Di essi, possibile tracciare una seppure sommaria evoluzione. Del resto, proprio perch rimandano direttamente al problema dei valori e al modo di riconoscerli, le politiche sul patrimonio culturale rivelano alcuni elementi problematici (Choay, 1992). Negli anni Settanta, ad esempio, le politiche culturali erano per lo pi rivolte a fini sociali e politici; negli anni Ottanta, alla promozione economica. Alcune recenti esperienze, al contrario, considerano il patrimonio in una prospettiva almeno in parte differente: la citt, il territorio pensato, nel complesso, come portatore di significati e valori stratificati nel corso del tempo e, come tale, visto come unentit culturale (Ashworth and Voogd, 1990). In queste esperienze, che si rifanno ai principi e ai metodi del cultural planning, la politica culturale considerata come unazione complessa e multidimensionale, a partire dalla quale favorire la messa in opera di politiche e azioni di tipo
po dei sistemi produttivi locali nella storia italiana e, in ambito europeo, Fontana (1997). Sulle politiche di sviluppo locale, invece, De Rita e Bonomi (1998) e Pasqui (2001). 7. Il riferimento , in questo caso, alla centralit del territorio, uno slogan che ormai pervade ogni discorso sullo sviluppo e sulle politiche destinate alla sua promozione (in ambito nazionale, dalla programmazione negoziata ai programmi urbani complessi, cfr. Governa e Salone, 2002). Il territorio cos sottoposto ad un crescente interesse, sempre pi spesso visto e interpretato come categoria concettuale pertinente per impostare strategie di azione contestualizzate, territorializzate e condivise; il punto di riferimento sul quale si costruiscono, e rispetto al quale valutare, politiche e strategie di azione.

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integrato (Bianchini e Parkinson, 1993). In questo quadro, i patrimoni culturali sono interpretati come un insieme complesso e multidimensionale, un patrimonio di specificit locali valorizzabili nei progetti di riqualificazione e nelle strategie di rilancio di sistemi territoriali in crisi. Le politiche sul patrimonio assumono cos spesso un ruolo simbolico nel conferire ai sistemi urbani e territoriali unimmagine attrattiva, secondo esplicite strategie di marketing urbano attraverso cui innescare processi di modernizzazione e diversificazione della base economica locale. Lutilizzo del patrimonio culturale nelle strategie di marketing territoriale documenta lapertura delle politiche culturali verso i temi dello sviluppo economico (Hudson, 1994). Ci testimonia come, agli strumenti puramente difensivi della tutela, applicata sia in maniera puntuale e selettiva, sia su insiemi complessi di elementi, si siano progressivamente affiancati strumenti rivolti alla valorizzazione e alla promozione dello sviluppo trasformando cos, almeno in parte, i conflitti a somma zero fra le ragioni dello sviluppo e quelle della conservazione, in giochi a somma positiva (Bobbio, 1992)8. Secondo Bourdin (1996), possibile identificare diversi modi attraverso cui si realizza la messa in valore del patrimonio per la promozione delle citt come centri di attivit, di innovazione e di sviluppo in un contesto, come lattuale, fortemente competitivo. Un primo modo rimanda al riuso di edifici riconosciuti portatori di un valore patrimoniale per la realizzazione di funzioni innovative; un secondo modo rimanda invece alla valorizzazione di attivit economiche tradizionali, dei suoi luoghi e delle sue pratiche per farne il punto di avvio di nuove attivit. Nel complesso, le diverse modalit di valorizzazione patrimoniale testimoniano il passaggio da una concezione puramente strumentale del patrimonio, un mezzo per raggiungere altri fini, a una concezione del patrimonio come fine in s, in grado di auto-riprodursi come insieme di valori allinterno delle dinamiche territoriali Se posto allinterno di una prospettiva di questo tipo, il tema del patrimonio industriale si carica di nuove e stimolanti sfide, sia dal punto di vista teorico-metodologico, sia da quello operativo. possibile, in particolare, pensare alle componenti dei patrimoni industriali come prese per la costruzione di processi di sviluppo locale in grado di conferire nuova competitivit alle aree di antica industrializzazione negli attuali processi di ridefinizione della loro identit economica e sociale? Come studiare il patrimonio industriale, e le componenti materiali e immateriali che lo com8. Le strategie di marketing fanno spesso riferimento ad una concezione estremamente semplificata del patrimonio culturale, contribuendo cos alla riproduzione di semplificazioni e riduzionismi del tutto inaccettabili. Sui rischi connessi ad un uso disinvolto del marketing urbano, e sulla necessit di adottare categorie teoriche e operative un po pi solide di quelle che derivano dalla diretta trasposizione del marketing delle imprese al marketing dei territori, si veda ad esempio Dematteis (1994).

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pongono e lo definiscono allinterno di tali dinamiche? Come agire per attuare una valorizzazione dei patrimoni industriali senza che essa si risolva in un processo puramente competitivo, che trascuri le esigenze sociali e culturali delle politiche patrimoniali, o ancora nella semplice conservazione museistica o folclorica dei lasciti del passato o, infine, si trinceri in un processo regressivo di chiusura localistica? I problemi sollevati da questi interrogativi non hanno una ricaduta solamente dal punto di vista teorico, ma si inseriscono nel dibattito relativo alla crescente diffusione di politiche e esperienze di riconoscimento e valorizzazione dei patrimoni industriali. In tutta Europa infatti un fiorire di ecomusei, musei del territorio e della cultura materiale, itinerari di archeologia industriale, progetti di recupero e di riqualificazione di aree industriali dismesse, costruzione di cittadelle della cultura industriale e tecnologica. Queste operazioni, di indubbio interesse poich attestano il riconoscimento di una parte relativamente recente del nostro passato, appaiono ancora pi interessanti nel momento in cui si configurano come stimoli per complesse operazioni di riqualificazione urbana e territoriale che mirano al riposizionamento competitivo delle citt e dei territori attraverso la ridefinizione delle specializzazioni economiche e produttive (Graham et al., 2000). Spesso, per, tali operazioni si basano su alcuni fraintendimenti di fondo, su alcune semplificazioni che rendono evidente il rischio di operazioni banali e/o puramente strumentali (Bourdin, 1996). In alcune esperienze, infatti, i processi di valorizzazione del patrimonio industriale e di riqualificazione e rilancio della competitivit territoriale appaiono per lo pi rivolti a operazioni di marketing territoriale, intese nel senso pi semplicistico e banale9. In altre, al contrario, sembra emergere unattenzione al contesto locale che consente di impostare processi di sviluppo e favorire lauto-organizzazione locale. La differenza fra questi processi pu essere estremizzata, citando Dematteis (1995), come differenza fra i processi della valorizzazione territoriale semplice e quelli dello sviluppo locale, fra giochi a somma zero e giochi a somma positiva: la valorizzazione territoriale semplice si modella qualitativamente e quantitativamente su esternalit derivanti da condizioni territoriali locali date: o gi esistenti (...) oppure programmabili (...). Nello sviluppo locale, invece, le condizioni locali decisive non sono quelle che il mutare di condizioni esterne trasforma direttamente in esternalit lo-

9. In una visione riduttiva, il marketing urbano pu essere inteso come semplice strumento per attirare investimenti esterni, ponendo sul mercato globale certe risorse generiche come suoli edificabili, forza lavoro, qualit ambientale ecc. Oppure, in modo pi complesso, pu essere inteso come costruzione di una coalizione di attori e di forze interne della citt che si proponga come interfaccia tra il saper fare del sistema locale e le reti globali (Dematteis, 1994).

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calizzative, ma quelle costitutive di un certo milieu () prodotte nel processo auto-organizzativo del sistema stesso (pp. 102-103). Collegato alle questioni dello sviluppo locale, il tema del patrimonio assume dunque una declinazione inedita e permette di ripensare i significati e i ruoli che esso riveste allinterno delle attuali dinamiche di cambiamento e di trasformazione. Sono per necessarie alcune ulteriori precisazioni. La complessit dellattuale riferimento al patrimonio industriale, e le caratteristiche delle politiche rivolte alla sua valorizzazione relativamente recenti, almeno in Italia richiedono di ripensare il quadro teoricometodologico di riferimento in cui questa problematica si inserisce. Tale ripensamento intende contribuire a chiarire cosa sono, e come possono essere concettualizzati, i patrimoni della storia industriale, come parti dei pi ampi patrimoni culturali dei luoghi; come pensare il rapporto tra patrimonio industriale e territorio; quali sono i limiti e le possibilit delle politiche di valorizzazione dei patrimoni industriali nella prospettiva dello sviluppo locale. Rispondere a queste domande richiede per di chiarire, prima di tutto, ci che, dal punto di vista geografico, pu essere definito come patrimonio al fine di trasformare un oggetto di per s non geografico (il patrimonio come semplice insieme di beni culturali) in una categoria territoriale complessa10.

4. La dimensione territoriale del patrimonio industriale


Secondo Bourdin (1984), lidea di patrimonio richiama limmagine di un dpt sacr rispetto al quale necessario giustificare la legittimit delle trasformazioni che facciamo subire a ci che abbiamo ereditato. Facendo riferimento ai valori patrimoniali, Bourdin mette in evidenza lo stretto, e necessario, legame che collega il concetto di patrimonio al concetto di territorio, liscrizione del valore patrimoniale nelle forme materiali dello spazio. In maniera pi esplicita, Choay (1992) considera il concetto di patrimonio storico-culturale come linsieme dei beni culturali e ambientali in rapporto al contesto sociale e territoriale in cui i singoli oggetti sono inseriti e in cui essi si definiscono non solo come oggetti, ma anche come valori. Questi due riferimenti di partenza consentono di sottolineare i molteplici e complessi rapporti che, dal punto di vista teorico e operativo, connet10. Lutilit di adottare una prospettiva geografica per lo studio del patrimonio appare non solo rilevante dal punto di vista teorico, ma esplicitamente sottesa nelle formulazioni pi rigorose di progetti ambiziosi come, ad esempio, gli ecomusei, anche se spesso disattesa nelle pratiche. Per un sintetico esame della problematica degli ecomusei e dei musei del territorio si veda il capitolo I patrimoni industriali. Il contributo dei valori storicoculturali alla costruzione dello sviluppo locale in questo stesso volume. Pi in generale, una discussione critica sul rapporto tra ricerca geografica e problematica del patrimonio culturale contenuta nel libro di Graham et al. (2000).

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tono il concetto di patrimonio al concetto di territorio. In termini generali, infatti, n il patrimonio, n il territorio esistono a priori; al contrario, tout objet peut acqurir un statut patrimonial, tout espace, de la mme faon, peut accder au rang du territoire (Di Mo, 1995, pp. 16-17)11. In maniera pi specifica, patrimonio e territorio appaiono legati da una molteplicit di relazioni che rimandano a: 1. il passaggio dalloggetto puntiforme (il singolo bene culturale e ambientale, il monumento ecc.) allarea in cui loggetto inserito; 2. la considerazione del patrimonio come uneredit del passato che si sedimenta e si costruisce nel, e in rapporto con il, territorio di riferimento e 3. lidentificazione dellessenza patrimoniale non unicamente nellinsieme di oggetti (i beni culturali e ambientali) o nellarea, delimitabile fisicamente, in cui essi sono inseriti, ma anche, e forse soprattutto, nellinsieme multiplo e complesso di valori storici, culturali, ambientali, identitari e simbolici che essi assumono e dei contesti sociali e territoriali entro cui tali valori si definiscono (si veda lo scritto di Dematteis, in questo volume).

4.1. Patrimonio e processi di patrimonializzazione


Il rapporto tra patrimonio e territorio segnato da alcune rilevanti ambiguit, diverse anche se strettamente collegate. La prima ambiguit relativa al problema del tempo, cio al modo in cui il patrimonio culturale, come insieme di oggetti che si costruisce nel passato, assume un valore nel presente; la seconda, al problema della attribuzione di questo valore, cio al processo attraverso cui il patrimonio culturale si configura come prodotto sociale (Graham et al., 2000)12. Se consideriamo il ruolo che i beni culturali rivestono allinterno delle dinamiche urbane e territoriali, possiamo comprendere i diversi valori che essi assumono e ricostruire il processo (sociale, culturale, politico ed economico) attraverso cui si realizza lattribuzione di tali valori. Di essi pu infatti essere sottolineato il valore estetico; il valore scientifico-conoscitivo; il valore identitario, per connotare il carattere specifico di un certo
11. Di Mo fa esplicito riferimento alla nota concezione di territorio di C. Raffestin (1981) secondo cui la costituzione del territorio avviene attraverso un processo di strutturazione dello spazio fisico, esito di lunghe fasi di territorializzazione. Il territorio sar quindi il risultato della azione condotta da un attore sintagmatico (attore che realizza un programma) a qualsiasi livello. Appropriandosi concretamente o astrattamente (per esempio, mediante la rappresentazione) di uno spazio, lattore territorializza lo spazio (p. 150). 12. Secondo Graham et al. (2000) queste ambiguit sono al centro della questione del patrimonio territoriale in quanto rimandano a due domande fondamentali cos e di chi il patrimonio culturale domande che sono destinate, con tutta probabilit, a rimanere senza una risposta univoca, ma con le quali necessario confrontarsi.

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luogo; il valore economico, per favorire processi di sviluppo, in particolare turistico; il valore simbolico, per promuovere limmagine di un certo territorio e identificare la qualit della vita al suo interno. Mentre altre discipline, in particolare, la sociologia, lantropologia culturale, la storia, riconoscono e studiano i differenti valori del patrimonio culturale, la prospettiva della geografia nello studio del patrimonio culturale consente di identificare come questi valori si costruiscono, e svolgono un ruolo diverso, in relazione ai diversi contesti territoriali in cui sono inscritti. La geografia del patrimonio culturale si configura pertanto come ricostruzione dei sistemi di relazioni sociali entro cui si formano i valori, nelle loro articolazioni spazio-ambientali, situandoli entro contesti territoriali specifici, a diverse scale cio in un sistema di differenze e interdipendenze rappresentabili nello spazio (Dematteis, in questo volume). In altre parole, quali intenzioni e progetti si riconoscono dietro queste attribuzioni di valori, a quali interessi essi corrispondono, quali relazioni sociali (competitive, gerarchiche, cooperative, conflittuali ecc.) tendono a rafforzare e con quali effetti territoriali e ambientali. La molteplicit dei valori patrimoniali e la difficolt di riconoscerli sottolinea alcuni aspetti importanti anche dal nostro punto di vista. Un primo aspetto si riferisce al progressivo riconoscimento della necessit di considerare i diversi significati, il valore multiplo, delle componenti patrimoniali; un secondo aspetto, riguarda invece laffermazione nelle pratiche della possibilit, e parallelamente dellutilit, di riferirsi in maniera innovativa e dinamica ai lasciti del passato. Interrogarsi sulla dimensione territoriale del patrimonio industriale porta pertanto a collegare lanalisi del patrimonio allanalisi dei processi di patrimonializzazione, cio dei processi attraverso cui si realizza lattribuzione di valore presente a oggetti che si costruiscono nel passato. Pur derivando da accumulazioni del passato, il patrimonio culturale assume infatti specifici significati e specifici valori in rapporto al presente (Bourdin, 1996): esso si configura, per citare Magnaghi (2000), come codice genetico locale, la cui valorizzazione permette di dare senso alle azioni e ai progetti del presente e del futuro. Lo scollamento tra la nozione di patrimonio, come memoria collettiva, eredit del passato che si costruisce nel corso del tempo, e processo di patrimonializzazione, come processo attraverso cui esso si definisce nel presente, in primo luogo temporale. Mentre il patrimonio culturale per definizione rivolto al passato, il processo di patrimonializzazione, e la messa in valore di tale eredit, rivolto alla percezione del presente e delle aspettative per il futuro. Il processo di patrimonializzazione sopre par la selction, selon divers processus, dojets qui deviendront aux yeux de la loi, de groupes particuliers ou dune opinion publique, des objets patrimoniaux, cest--dire porteurs de tout ou partie des valeurs qui sont attaches lide du patrimoine, et qui constituent lessence du patrimoine

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(Bourdin, 1996, p. 7). Il processo di patrimonializzazione mette quindi in relazione il patrimonio culturale con obiettivi economici e sociali attuali, lo inscrive nelle dinamiche territoriali e gli assegna uno specifico ruolo al loro interno. In questo modo, lidentit () patrimoniale ne se limite plus un constat dexistence plus ou moins fragile, elle devient nouveaut, cration, redcouverte et renaissance, en rapport avec des situations et des enjeux bien actuels (Di Mo, 1995, p. 26). In questa prospettiva, il patrimonio culturale appare come un concetto complesso, multidimensionale e multitemporale. La multidimensionalit deriva dalla molteplicit degli oggetti di cui si compone e dalla molteplicit dei valori che essi assumono nei differenti contesti sociali e territoriali; la multitemporalit dipende invece dalla compresenza di processi di stratificazione di lungo periodo e dai processi di patrimonializzazione che si svolgono nel presente. Una simile accezione complessa, multidimensionale e multitemporale della nozione di patrimonio culturale, in cui si condensano diversi oggetti, diversi valori e diversi riferimenti temporali, pu essere riassunta nel concetto di milieu e nel rapporto che il milieu intrattiene con la rete dei soggetti locali (Governa, 1998). 4.2. Linterpretazione del patrimonio industriale in termini di milieu Il concetto di milieu denota, in prima approssimazione, un insieme localizzato e specifico di condizioni naturali e socio-culturali che, sedimentandosi in un luogo nel corso del tempo, definiscono le propriet specifiche del luogo stesso. Derivando da un processo di stratificazione di lungo periodo, le componenti del milieu identificano una specifica eredit del passato; tuttavia, il valore del concetto di milieu risiede principalmente nel suo essere apprezzamento razionale e valutazione contemporanea di elementi sociali e storici (Rabinow, 1989, p. 275, traduzione nostra). Le componenti del milieu, che si sedimentano nel corso del tempo, non hanno quindi un valore assoluto, ma veicolano piuttosto diversi e specifici valori in relazione alle dinamiche del contesto sociale e territoriale entro cui sono inserite e alle azioni dei soggetti locali interagenti sul e nel luogo stesso. In questa prospettiva, il milieu considerato come un concetto duplice: esso definisce, contemporaneamente, il fondamento locale e territoriale di una specifica identit collettiva e linsieme delle potenzialit endogene dello sviluppo. Questa concezione, che porta a ridefinire il patrimonio culturale, e pi nello specifico il patrimonio industriale, come milieu, permette di chiarire due aspetti. In primo luogo, il patrimonio non composto esclusivamente da componenti materiali (se consideriamo i patrimoni della storia industriale, ad esempio, edifici, manufatti, luoghi della produzione ecc.) ma an-

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che da componenti immateriali (i saperi, le competenze, le attitudini imprenditoriali, latmosfera industriale, le conoscenze contestuali ecc.), cio le componenti socio-culturali del milieu che forniscono importanti vantaggi competitivi per lo sviluppo dei sistemi locali. In secondo luogo, se interpretiamo il patrimonio industriale utilizzando il concetto di milieu rendiamo esplicito il suo essere composto contemporaneamente da oggetti e da valori, la sua natura contemporaneamente oggettiva e soggettiva13. Come dato oggettivo, le componenti del milieu definiscono la dotazione di oggetti, le componenti materiali e immateriali specifiche del patrimonio culturale di un certo sistema locale; in termini soggettivi, il valore attribuito a questi oggetti, dipende dal processo sociale espresso dalle reti degli attori locali e dalle loro dinamiche organizzative. Il concetto di milieu permette quindi di descrivere il substrato locale dei processi di sviluppo (in termini di potenzialit) che necessita, per fornire le risorse necessarie allevoluzione del sistema nel suo complesso (per attualizzare le potenzialit offerte), dellintervento di intermediazione attiva dei soggetti locali14. Linterazione fra aspetti oggettivi e soggettivi estremamente complessa a indagarsi: i fatti (oggettivi) sono anche sempre dei valori (soggettivi) e i valori dei fatti; o, in altri termini, il quantitativo non pu mai essere completamente astratto dal qualitativo (Berque, 1990, p. 33). La natura relazionale del concetto di milieu, la trajection fra componenti oggettive e soggettive, descritta da Berque introducendo la nozione di presa. Secondo Berque, infatti, il milieu si manifesta come un ensemble de prises avec lesquelles nous sommes en prises (ibidem, p. 103)15. Le prese sono delle proprits invariantes de lobjet (...) bien quelles nexistent en tant que prises que dans et par une certaine relation. (...) Bref, ce sont des ralits msologiques: ni len-soi de la physique, ni le pour-soi de la psychologie, mais lavec-soi dun potentiel qui se ralise dans la relation dune socit lespace et la nature (Berque, 1990, p. 103). In questa prospettiva, i sedimenti materiali e immateriali che compongono i patrimoni culturali, e in specifico i patrimoni industriali, costituiscono le componenti oggettive
13. Nello studio delle specificit e delle differenze locali, il rapporto tra aspetti soggettivi e aspetti oggettivi ha una rilevante portata teorica e epistemologica. Secondo N. Entrikin (1991), ad esempio, solo adottando un punto di vista interno a tale rapporto (the betweeness of place) che possibile interpretare i luoghi e descrivere the basic tension that exist between the relatively subjective, existential sense of place and the relatively objective, naturalistic conception of place (p. 7). 14. Per una pi approfondita trattazione di questa problematica e della differenza concettuale e operativa fra il concetto di milieu e il concetto di rete locale, Governa (1997). 15. Berque deriva la nozione di presa dalla teoria delle affordances formulata dallo psicologo J.J. Gibson nel 1979 e ripresa anche da E. Rullani (1998) nella descrizione dei caratteri istituzionali dello sviluppo economico locale. Nella interpretazione di Rullani, le affordances, cio risorse e possibilit di azione disponibili nellambiente e preadattate ai bisogni cognitivi e di azione degli abitanti, sarebbero lequivalente evoluzionistico delle economie esterne del distretto marshalliano (p. 16).

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del milieu locale, il cui valore attribuito in un processo socialmente e territorialmente situato, cio nel momento in cui esse sono percepite, interpretate, utilizzate dalla rete degli attori locale, espressione della soggettivit sociale, come prese per la costruzione di processi condivisi di sviluppo e di trasformazione territoriale. 4.3. Il patrimonio industriale come rappresentazione locale condivisa Un ulteriore tassello per comprendere il rapporto tra territorio e patrimonio, o meglio la dimensione territoriale del patrimonio, rappresentato dal concetto di sistema locale territoriale. Con tale espressione si indica, prima che una entit territoriale definita e delimitata, un aggregato di soggetti in interazione reciproca i quali, in funzione degli specifici rapporti che intrattengono con un certo ambiente, o milieu locale, si comportano, in certe circostanze, come un soggetto collettivo (Dematteis, 1995 e 2001). I sistemi locali territoriali sono formati da reti locali di soggetti, da un milieu territoriale e da un insieme di relazioni, interne ed esterne, in cui il sistema locale opera come attore collettivo, nelle interazione fra le reti sovra-locali e lambiente, naturale e culturale, locale (per una schematizzazione, si veda la fig. 1). I sistemi locali territoriali non sono quindi della entit geografiche reali, ma piuttosto dei modelli concettuali, incompleti e semplificati, attraverso cui descrivere la realt. Tuttavia, essi non sono neanche delle entit esclusivamente virtuali, ma hanno un fondamento territoriale il rapporto fra la rete dei soggetti locali, il milieu e lecosistema che ne definisce la materialit. Utilizzando il concetto di sistema locale territoriale si combinano pertanto diverse e parziali visioni del territorio: il territorio come spazio della prossimit, che facilita linterazione fra gli attori e la costruzione dei legami sociali fra di essi; il territorio come patrimonio o eredit del passato, serbatoio di componenti ereditate che definiscono un comune senso di appartenenza ai luoghi; il territorio come ecosistema, cio come insieme di componenti biotiche e abiotiche e delle loro relazioni, influenzato dallesito del rapporto tra naturalit e antropizzazione, e, infine, il territorio come progetto, che si costruisce e si identifica in funzione della, e in relazione alla, azione collettiva dei soggetti locali16.

16. Le diverse concezioni di territorio cui si fa qui riferimento derivano, almeno in parte, dalle concezioni di A. Bourdin (1994) che associa diversi modi di definire il territorio territorio delle competenze, territorio-patrimonio e territorio-progetto a diverse modalit di azione dei soggetti nei processi della pianificazione territoriale.

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Fig. 1 - Sistemi locali territoriali

attori locali, nodi di reti locali attori trasversali, nodi di reti locali e globali sistemi locali di interazioni relazioni degli attori con il milieu milieu locali e spessore del milieu relazioni a distanza (tra sist. loc. diversi) = connes. reti globali reti locali relazioni di prossimit = connessione di reti locali

Nei sistemi locali territoriali si combinano pertanto aspetti che sembrano andare in due direzioni almeno in parte differenti. Una prima direzione sottolinea il fatto che il sistema locale territoriale un vissuto, presuppone la compresenza e consente la prossimit fra i soggetti. Unaltra direzione riconosce invece che il sistema locale territoriale si costruisce nel corso dellazione, conquista la sua autonomia mettendo in valore le sue specificit territoriali. In definitiva, solo se e quando laggregato di soggetti si comporta e agisce come un soggetto collettivo, il sistema locale territoriale pu essere geograficamente definito e delimitato. I sistemi locali territoriali sono quindi visibili e interpretabili in rapporto alle modalit, alle logiche e ai meccanismi dellazione collettiva. Ma, quali sono le caratteristiche dellaggregato di soggetti, delle specificit e delle caratteristiche territoriali locali in cui e attraverso cui si costruisce lazione collettiva che definisce il sistema locale territoriale? Di che tipo sono i rapporti che intrattengono i soggetti fra loro e con il milieu? Quali sono le circostanze che fanno si che questo aggregato di soggetti si comporti come un soggetto collettivo? Con che limiti (anche temporali) e in che senso lazione di un aggregato di soggetti pu essere collettiva?
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Nel complesso, ladozione di questa ipotesi interpretativa porta a ridefinire alcune delle questioni al centro del tema del patrimonio industriale e delle politiche rivolte alla sua valorizzazione. In primo luogo, la definizione di cos il patrimonio industriale e lidentificazione delle caratteristiche che lo compongono non avviene in astratto e dallesterno, a opera di esperti di varia natura, ma allinterno di un processo sociale che si esprime nellazione collettiva dei soggetti locali. In secondo luogo, il patrimonio industriale si definisce, e si configura come elemento centrale del sistema locale territoriale di riferimento, nel momento in cui riconosciuto, utilizzato, valorizzato dalle reti locali come insieme di prese per lo sviluppo locale del sistema territoriale in cui esse agiscono. In terzo luogo, infine, le azioni che definiscono il patrimonio industriale non appaiono confinabili in ambito strettamente locale, ma inserite nella visione transcalare dei sistemi locali territoriali. Il tema del patrimonio industriale, e pi in generale del patrimonio culturale, si ripropone cos come trasversale a livelli di analisi e intervento sempre pi ampi e differenziati. Infatti, sono sempre pi numerose verticalmente le scale geografiche coinvolte, e i soggetti interessati, nel processo di riconoscimento e valorizzazione dei beni culturali (dalle scale dei grandi organismi internazionali, come lUnesco, a quella europea e nazionale, fino a quella regionale e locale)17. Il moltiplicarsi dei livelli di intervento, lemergere di nuovi soggetti e il prefigurarsi di nuovi ruoli per quelli tradizionalmente implicati in questo ambito pone i soggetti locali di fronte a nuovi problemi e, contemporaneamente, a nuove possibilit. La sfida principale con cui gli attori locali devono confrontarsi relativa alla capacit/possibilit di mettersi in relazione, di auto-organizzarsi per valorizzare localmente i saperi e i valori propri dei differenti contesti inserendo il sistema locale nelle reti sovra-locali senza per questo appiattirsi sulle rappresentazioni e sulle attese che provengono dallesterno e, contemporaneamente, senza rinchiudersi in uno sterile e pericoloso localismo. Una sfida che pu, in sintesi, essere riassunta nello slogan from local to global and back again (Graham et al., 2000), unica formula che sembra permettere e garantire una territorializzazione delle politiche di valorizzazione dei patrimoni industriali in grado di confrontarsi con la molteplicit dei livelli implicati nelle trasformazioni. In definitiva, interpretare il patrimonio industriale come milieu allinterno di una visione del territorio come sistema locale territoriale privilegia un approccio dichiaratamente parziale allanalisi del patrimonio industriale stesso. Tale approccio consente quindi di indagare il modo in cui si indivi17. La relazione fra patrimonio e scale discussa nella parte IV del libro di Graham et al. (2000) in cui messo esplicitamente in evidenza che heritage developed at different levels may not be complementary and harmonious, any one scale having the potential to undermine other levels (p. 181).

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dua e si usano, adesso e a livello locale, le componenti patrimoniali, partendo dunque dal locale e dal presente e indagando solo su una parte dei possibili passati e dei possibili futuri. In questo modo, lo studio del patrimonio industriale si configura come studio di una rappresentazione locale condivisa, cio della sintesi delle (molteplici) rappresentazioni date alle sue componenti da parte dei soggetti locali nei progetti di valorizzazione e di sviluppo, per individuarne cos il significato e il ruolo nelle attuali dinamiche economiche, sociali e territoriali.

5. Una geografia del patrimonio industriale per lo sviluppo locale: la metodologia di analisi
Dopo aver presentato nelle pagine precedenti i concetti chiave della ricerca (riassunti anche nella scheda 1), e i principali riferimenti teorici cui essi si riferiscono, analizziamo ora la metodologia attraverso cui stata costruita lanalisi dei casi di studio, nellottica di adottare un approccio descrittivo e interpretativo pertinente rispetto al ruolo che i patrimoni della storia industriale possono giocare nellinnesco di processi di sviluppo locale. Emerge qui chiaramente il progetto politico della ricerca lobiettivo di costruire e agevolare percorsi di sviluppo locale e il suo ruolo in tale progetto, e cio il fornire adeguate lenti con cui guardare e studiare il territorio, il patrimonio e i processi di sviluppo (Becattini, 1987; Dematteis, 1995).

5.1. Il processo di territorializzazione


Un primo riferimento generale per costruire una metodologia di analisi adeguata al raggiungimento degli obiettivi della ricerca costituito dal modello Territorializzazione/Deterritorializzazione/Riterritorializzazione (T/D/R). Si tratta di una chiave di lettura del continuo processo di costruzione e trasformazione del territorio proposta da Claude Raffestin (1984), sviluppata in modo particolare da Angelo Turco (1988) e infine riproposta e riletta da Alberto Magnaghi (1995, 2000). Le trasformazioni territoriali vengono interpretate come continua successione di fasi in un ciclo incessante di T/D/R. Ogni ciclo rappresenta il passaggio da un modello a un altro di organizzazione territoriale (e sociale) e si alimenta in modi originali degli atti territorializzanti del ciclo precedente (Magnaghi, 1995, p. 8). Nel passaggio da una fase allaltra avviene dunque una rilettura delle permanenze, alcune delle quali vengono progressivamente marginalizzate e dimenticate, mentre altre vengono coinvolte in un nuovo ciclo T/D/R.
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In questa prospettiva la costruzione dei patrimoni della storia industriale pu essere letta nella successione delle diverse fasi di territorializzazione industriale (da quella protoindustriale a quella neo-industriale a quella fordista, allattuale fase genericamente definibile come postfordista). Ciascuna di queste fasi ha conosciuto dei macro o micro momenti di deterritorializzazione (come la pi recente crisi delle aree di antica tradizione industriale nella transizione fordismo/post-fordismo) a cui sono seguiti dei processi di riterritorializzazione che hanno in parte confermato, in parte messo in discussione lorganizzazione territoriale precedente. Questa prospettiva appare particolarmente utile per leggere nel suo divenire la costruzione del territorio e la sedimentazione di segni, materiali e non, potenziali oggetti di un processo di patrimonializzazione. Il problema capire se e come ognuna di queste fasi si appoggi ai sedimenti (cognitivi e materiali) che si sono stratificati nel corso del tempo e quali tipi di relazioni continuit, ridefinizione o progressiva marginalizzazione si instaurino in questo rapporto. Leventuale riutilizzo o la rilettura di sedimenti cognitivi e materiali provenienti da precedenti fasi di territorializzazione industriale possono essere interpretati come il riconoscimento di un qualche valore (economico, estetico, affettivo, simbolico ecc.) di questi sedimenti nel passaggio a una nuova micro o macro-fase del ciclo T/D/R. Questa operazione di riconoscimento richiede delle risorse a ci finalizzate. Se interpretiamo il territorio come la progressiva antropizzazione e trasformazione dellecosistema, e usiamo quindi il linguaggio della prospettiva ecosistemica, possiamo dire che ci che noi oggi identifichiamo come patrimonio veniva prodotto in un processo territorializzante da cui scaturiva la necessaria energia (economica, politico-istituzionale, culturale, sociale) necessaria per sostenerlo nella sua funzionalit produttiva (fig. 2). I cambiamenti di fase nel processo di territorializzazione fanno venir meno lenergia vitale necessaria a far mantenere determinate componenti allinterno del milieu territoriale locale. Si presenta allora il rischio di una progressiva marginalizzazione e di un oblio. Si pensi ad esempio al caso di impianti e aree industriali che divengono obsoleti dal punto di vista tecnologico, architettonico e/o localizzativo e che subiscono un processo di dismissione. Queste aree industriali dismesse possono essere suscettibili di un riutilizzo, confermandone la destinazione duso o verso nuove destinazioni (terziarie, pubbliche, residenziali ecc.). Prima di un eventuale riuso esse possono attraversare un lungo periodo di abbandono e di oblio, durante il quale di fatto escono dalle risorse potenziali del milieu, sino a quando, come storicamente avvenuto da alcuni a questa parte in molte citt italiane, lo sguardo sui vuoti progressivamente muta sino a considerarli dapprima un problema e poi una risorsa per la trasformazione e linnovazione territoriale.

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Questa rilettura, soprattutto di tipo culturale, prima ancora che sul piano architettonico e urbanistico, pu avvenire attraverso una completa cesura con il passato, una discontinuit netta, oppure attraverso una sua ipostatizzazione museale statica, oppure ancora rileggendo i sedimenti materiali e i loro significati e collegandoli in qualche modo con delle innovazioni territoriali.

Fig. 2 - Processi economici e valorizzazioni dei sedimenti storici


Territorializzazione industriale

Attivit produttiva

Energia

Produzione di cultura materiale e immateriale

Oblio Crisi

Riterritorializzazione

Nuova attivit (es. turismo)

Energia

Patrimonializzazione

Energie dallesterno (culturali, politiche, istituzionali, economiche )

Le politiche di valorizzazione del patrimonio industriale sono allora volte a ripristinare un flusso di energia, allinterno di altri processi territorializzanti, per ridare senso a queste componenti (siano esse larea industriale dismessa, il villaggio operaio, i saperi industriali ecc.) e reimmetterli in un nuovo ciclo di produzione di valore, che a sua volta produce altri sedimenti suscettibili di una patrimonializzazione. Ma da dove deriva questa energia ausiliaria necessaria a far tornare a nuova vita i patrimoni del passato industriale? Ecco allora il ruolo cruciale dellattore pubblico nel fornire nuova energia vitale (in termini istituzionali ed economici), cos come in passato avevano fatto, pur con altri modi e altri fini, i mecenati dellindustria, come i casi del Biellese o dellAlto Vicentino ben dimostrano. Cos ha fatto, ad esempio, la Regione Piemonte: in primo luogo, nel 1995, attraverso la legge regionale 31/95 che istituiva per la prima volta in Italia gli ecomusei e successivamente finanziando la creazione di diversi ecomusei tematici (rurali, industriali, minerari ecc.) attraverso unopera di selezione in cui si
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esplicitata la politica ecomuseale regionale. Ma questo intervento pubblico, soprattutto in presenza di una proliferazione di iniziative, non pu garantirne la sostenibilit nel tempo se non viene inserito in nuovi cicli di produzione del valore, ad esempio turistici, per i quali ancora pi necessario unattenta selezione di cosa valorizzare e di come inserirlo in pi ampie strategie territoriali di offerta turistica. In alcuni casi, come dimostrano i casi analizzati, il riconoscimento di questi patrimoni come valori per le dinamiche competitive dei sistemi territoriali locali, mobilita nuove risorse che si legano alla produzione di valore economico (come ad esempio avviene a Montebelluna o nel caso del Cusio). La possibilit che la rilettura dei sedimenti del passato industriale, cio il processo di patrimonializzazione, si leghi in qualche modo a delle dinamiche di sviluppo, garantendone cos la sostenibilit nel tempo, non solo sotto il profilo finanziario, ma anche culturale, sociale, politico e ovviamente ambientale, legata a molteplici fattori, come emerge dai casi indagati: il contesto culturale e istituzionale, gli attori in gioco e il loro ruolo, e, senza trascurare la casualit, le pi generali dinamiche del contesto territoriale18. Nella figura 3 si tentato di schematizzare questo processo, a partire proprio dalle dinamiche di trasformazione di unarea di antica industrializzazione, che pu mantenere nel tempo una propria identit industriale o pu mutare in modo rilevante se non del tutto la propria caratterizzazione economica. Il primo caso ad esempio quello del Biellese o dellAlto Vicentino, nel secondo troviamo in parte il Ternano oggi, ma soprattutto il SulcisIglesiente, dove lattivit mineraria di fatto cessata del tutto. Nel primo caso si ha una continuit nella produzione di potenziale patrimonio industriale, mentre nel secondo si registra invece una discontinuit. Nel secondo caso si presenta pi facilmente che nel primo il rischio delloblio, mentre dallaltra il processo di patrimonializzazione pu avvenire in modo implicito, cio allinterno degli stessi processi che producono cultura industriale, materiale e non, oppure in modo esplicito, attraverso cio attraverso forme apposite di patrimonializzazione. Queste possono essere portate avanti in modo relativamente volontaristico da attori privati, pubblici o misti, talvolta non con grande peso sociale e capacit propositiva si pensi allassociazione culturale locale, o al ruolo di singoli esperti o appassionati locali di archeologia industriale. Oppure ci pu essere una qualche forma di istituzionalizzazione, locale o sovralocale, del processo di patrimonializzazione, ad esempio attraverso la creazione di un ecomu-

18. La prospettiva adottata nella ricerca considera il milieu dei sistemi locali come risorsa non rinnovabile secondo i principi della sostenibilit territoriale espressi da Magnaghi (2000) e Dematteis (2001).

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seo, o di una attivit di formazione professionale, attraverso una normativa, o un piano di interventi. Infine questo processo di patrimonializzazione pu essere pi o meno connesso alle dinamiche evolutive del sistema industriale contemporaneo, che lo pu sostenere, o sfruttare per operazioni di marketing territoriale. questo almeno in parte il caso del Cusio, di Montebelluna o di Pontedera.

Fig. 3 - Aree di antica industrializzazione e dinamiche patrimoniali


Implicita
P A T R I M O N I A L I Z Z A Z I O N E

Continuit nel processo di sviluppo industriale Esplicita

istituzionale non istituzionale

Area di antica industrializzazione

connessa al sistema industriale non connessa al sistema industriale

Riconoscimento Discontinuit Oblio

5.2. Larticolazione dellanalisi empirica


Sulla base del quadro teorico presentato, lanalisi empirica dei casi di studio si articolata in tre fasi principali (scheda 2). La prima fase stata dedicata alla descrizione dellarea oggetto di studio mettendo in evidenza due aspetti principali: la dinamica evolutiva della struttura socio-economica locale e il processo di sedimentazione delle componenti del milieu connesse alla storia industriale.

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Scheda 1 - I concetti chiave della ricerca


Patrimonio storico-culturale: insieme dei beni culturali e ambientali, in rapporto al
contesto sociale e territoriale in cui essi sono inseriti. Eredit del passato che si sedimenta e si costruisce nel, e in rapporto con il, territorio di riferimento. Il patrimonio industriale costituisce una parte, specifica e definita, di questo insieme pi ampio.

Processo di patrimonializzazione: processo attraverso cui si realizza lattribuzione di valore presente agli oggetti patrimoniali. Mentre il patrimonio , per sua definizione, rivolto al passato, il processo di patrimonializzazione rivolto alla percezione del presente e delle aspettative per il futuro. Il processo di patrimonializzazione mette cio in relazione diretta il patrimonio con obiettivi economici e sociali attuali, lo inscrive nelle dinamiche territoriali e gli assegna uno specifico ruolo al loro interno. In questo processo emerge la distinzione fra componenti dei patrimoni industriali (i beni culturali) e loro valore, tra aspetti oggettivi (loggetto come bene culturale preso in s e per s) e aspetti soggettivi (il valore presente delloggetto in quanto prodotto sociale).

Milieu: insieme delle condizioni fisiche e socio-culturali che si sono sedimentate in


un certo luogo nel corso del tempo in funzione dellevolvere storico dei rapporti intersoggettivi a loro volta in relazione con le modalit di utilizzo degli ecosistemi. Le componenti del milieu costituiscono il patrimonio comune di una certa collettivit locale e, contemporaneamente, la dotazione delle potenzialit endogene per lo sviluppo del luogo stesso. Tali potenzialit si configurano come le prese che, per realizzarsi e porsi come reali risorse del processo dello sviluppo, devono essere riconosciute e colte dalla rete locale, espressione della soggettivit sociale.

Reti locali: insieme delle relazioni che collegano fra di loro i soggetti attivi allinterno di un sistema locale territoriale e che si costituiscono in funzione dei rapporti cooperativi e/o competitivi fra gli attori per luso, la valorizzazione e la riproduzione delle componenti del milieu locale. Ogni soggetto pu agire contemporaneamente allinterno di diverse reti, rivestendo ruoli diversi. La distinzione fra i diversi attori non individuabile a priori, ad esempio considerando il loro ruolo istituzionale o, pi in generale, il loro ruolo sociale, ma dipende piuttosto dal ruolo essi rivestono allinterno del processo considerato. I soggetti della rete locale possono inoltre essere divisi in: soggetti locali puri (i cui interessi si riducono esclusivamente a livello locale); soggetti locali trasversali (che agiscono come interfaccia fra il livello locale e il livello globale) e soggetti globali (pur essendo localizzati in un certo sistema locale, agiscono secondo interessi e logiche per lo pi esterni ad esso).

Sistema locale territoriale: indica, prima che una entit territoriale definita e delimitata, un aggregato di soggetti in interazione reciproca i quali, in funzione degli specifici rapporti che intrattengono con un certo ambiente, o milieu locale, si comportano, in certe circostanze, come un soggetto collettivo. Valorizzazione territoriale Dipendenza esogena (linput esterno determina la trasformazione) Processo reversibile Condizioni territoriali date: esternalit di localizzazione attivate da meccanismi esterni di vantaggio comparato Giochi a somma zero Sviluppo locale

Processi endogeni (linput esterno stimola processi interni auto-organizzativi)

Processo non reversibile Componenti territoriali prodotte e riprodotte nel corso del processo: componenti del milieu Giochi a somma positiva

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Scheda 2 - Le tre fasi dellanalisi empirica


Fasi a) Descrizione Descrizione del caso-studio Il processo di patrimonializzazione La valorizzazione dei sedimenti della storia industriale a livello locale e globale Temi

dinamica evolutiva della struttura socio-economica locale

la sedimentazione del milieu i rapporti tra i processi di sviluppo e le


preesistenze della storia industriale

b) c)

analisi di progetti di trasformazione e


delle politiche di valorizzazione dei patrimoni della storia industriale locale

5.2.1. La dinamica evolutiva contemporanea


Si cercato di rispondere alle seguenti domande: nelle immagini consolidate e condivise del territorio in esame, quali sono i legami con la storia industriale? Quali sono le immagini territoriali attuali e come si sta cercando di confermarle, ridefinirle, sovvertirle? Ad esempio, Torino tradizionalmente legata allimmagine della citt industriale. Si tratta di unimmagine che appare attualmente inadeguata, sia perch la caratterizzazione industriale di Torino, per quel che rimane, qualitativamente e quantitativamente differente rispetto agli anni Sessanta e Settanta, sia perch si sta cercando, in vari modi, di affiancare a questa immagine dominante altre immagini che esprimano unidentit plurima di Torino (citt della tecnologia, della cultura, dello sport invernale). A partire dalle immagini territoriali consolidate, possibile individuare le tendenze evolutive dellarea? Quali sono? Inoltre, esiste un legame (e se s di che tipo) tra le dinamiche evolutive del territorio in esame e i processi di sviluppo che si sono realizzati al suo interno e le caratteristiche dellambiente fisico-naturale dello stesso?

5.2.2. Il processo di sedimentazione delle componenti del milieu


Lo studio dei processi di costruzione del milieu stato condotto seguendo un percorso a ritroso che partendo dalle attuali componenti dei differenti milieu locali ha cercato di individuare i processi di sedimentazione delle stesse. In questa prospettiva, la costruzione del milieu si articolata attorno ai seguenti passaggi principali: breve ricostruzione della storia industriale delle aree oggetto di studio come processo di sedimentazione delle componenti del milieu. In particolare, quando e come (dal punto di vista fisico, economico e sociale) larea si affacciata sulla scena della rivoluzione industriale (territoria35

lizzazione)? Vi sono stati, e quali, dei punti di svolta, delle rotture/discontinuit, che corrispondono a delle fasi di deterritorializzazione e che possono essere dovute sia a cause esogene (es. mutamento dei prezzi delle materie prime importate; aumento dei dazi; guerre ecc.), sia endogene (ad esempio, quando Pietro Sella import clandestinamente nel Biellese il primo telaio meccanico, avviando cos ladattamento del sistema locale al cambiamento nel modo di produzione)? Come il sistema li ha superati dando avvio a una riterritorializzazione (cambiando, crescendo, evolvendo, tornando indietro, dimenticando delle componenti del milieu e quali, rimettendone in circolo di vecchie, attribuendo nuovi significati, e quali, a vecchie componenti); i processi di patrimonializzazione passati: si cercato di capire se e come le componenti del milieu sono stati riconosciute, studiate e reinterpretate, sia endogenamente sia esogenamente, in processi di riconoscimento o ridefinizione avvenuti nel passato (ad esempio con la creazione di un museo delle attivit industriali); identificazione dei principali sedimenti materiali e immateriali che caratterizzano il milieu delle aree considerate. Fra i sedimenti fisici che caratterizzano il milieu di aree di antica industrializzazione (a scale diverse) possibile citare, a titolo esemplificativo, alla scala del singolo oggetto, gli opifici, i magazzini, i singoli edifici (abbandonati oppure ancora inseriti nel circuito economico-sociale territoriale); alla scala di un aggregato elementare, i quartieri operai, le aree industriali storiche (dismesse e non); alla scala urbana, limpianto urbano complessivo (ci che resta a questa scala delle territorializzazioni industriali); a scala dellintera area e oltre, lorganizzazione territoriale, le reti infrastrutturali, levoluzione demografica dei rapporti citt-campagna. Fra i sedimenti immateriali appaiono invece centrali i saperi e le tecnologie contestuali (vecchi mestieri ecc.) istituzionalizzati (attraverso scuole apposite oppure musei ecc.) e non; limprenditorialit e la cultura del lavoro; le aggregazioni di interessi, come i movimenti operai (sindacalizzazione, associazionismo, mutui soccorsi ecc.) e le organizzazioni imprenditoriali; le lite locali e il loro ruolo nellevoluzione socio-economica locale.

5.2.3. Il processo di patrimonializzazione


Una volta definite le dinamiche evolutive dellarea e il processo di sedimentazione del milieu territorialie locali, si poi passati ad analizzare il processo di patrimonializzazione, cercando di rispondere alle seguenti domande: alla luce delle dinamiche evolutive contemporanee come si configura lattuale processo di patrimonializzazione? Quali sono i rapporti tra i processi di svilutto attuali e le preesistenze della storia industriale?

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Ad esempio, le presenze di quartieri operai, di stabilimenti dismessi di valore storico, di aspetti non materiali della cultura industriale sono in qualche modo riconosciuti e valorizzati dalle intenzionalit, dai progetti, dalle azioni messe in atto dalla comunit locale o dallesterno? In questa parte, si cercato quindi di cogliere lautorappresentazione del sistema territoriale locale nel suo complesso attraverso una prima ricognizione dei progetti e dei programmi di valorizzazione dei sedimenti accumulati, ponendo particolare attenzione non solo ai progetti di trasformazione fisica, ma anche alle intenzionalit e alle attese di diversi soggetti. Inoltre, lobiettivo di questa parte stato anche quello di delineare i legami (esistenti o mancati) tra i processi di patrimonializzazione e le problematiche della sostenibilit dello sviluppo, considerata nelle sua veste multidimensionale e territoriale (sostenibilit ambientale, sociale, economica, culturale e istituzionale).

5.2.4. Lanalisi dei progetti di valorizzazione


Dopo questa fase di contestualizzazione si poi passati allanalisi dei principali progetti di valorizzazione del patrimonio industriale nelle aree oggetto di indagine. Lobiettivo di questa parte dellanalisi stata la ricostruzione delle politiche di valorizzazione dei patrimoni della storia industriale locale, da parte di soggetti locali, trasversali o esterni al sistema territoriale di riferimento, attraverso la ricostruzione del processo di interazione rete locale/milieu in alcuni dei pi significativi progetti in corso (ecomusei, progetti e programmi di sviluppo, recupero di vecchie aree industriali dismesse ecc.). Lanalisi dei progetti stata condotta attraverso lapplicazione di una griglia comune (scheda 3), volta a delineare nel dettaglio le tipologie di azione, gli attori, i loro diversi ruoli e le loro relazioni, le componenti del milieu industriali attivate, le relazioni attori-progettomilieu, il rapporto tra attori e strategie locali e sovralocali.

6. Conclusioni: i patrimoni industriali nelle strategie di sviluppo delle aree di antica industrializzazione
Linterpretazione del patrimonio industriale in termini di milieu, e linserimento del significato e del ruolo del patrimonio industriale allinterno dei processi dello sviluppo locale, consente di ridefinire alcune delle questioni al centro del tema. In particolare, le molteplici dimensioni del rapporto tra patrimonio industriale e territorio e le diversit esistente nelle politiche rivolte alla valorizzazione del patrimonio industriale possono essere riassunte considerando i seguenti aspetti.

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Scheda 3 - Griglia per lanalisi dei principali progetti


A. Caratteristiche del progetto 1. Tema principale 2. Obiettivi 3. Area 4. Soggetti promotori 5. Progetti e azioni 6. Periodo 7. Costi 8. Valutazioni Inquadramento del progetto Specifico/i del progetto Parte del sistema territoriale interessata dal progetto Chi ha promosso il progetto inizialmente e chi lo porta avanti attualmente Tipi di intervento: recupero, trasformazione, valorizzazione ecc. Anni previsti per la realizzazione Finanziamento (eventualmente cofinanziamenti) Effetti previsti nel sistema territoriale Puri, trasversali, globali, soggetti esclusi (logiche, obiettivi, strategie e risorse, politiche, economiche ecc., a disposizione degli attori) Tra visioni sovralocali e locali, eventuale ruolo mediatore dei soggetti trasversali In primo luogo tra gli attori direttamente coinvolti per poi esaminare: Conflittualit, cooperazione, contrattualit, disgregazione Quali sono le componenti del milieu valorizzate; Quali valori assumono queste componenti; Differenza fra il milieu come patrimonio da conservare o come potenzialit (prese) da utilizzare per la trasformazione; Tra livello europeo e livelli locale, tra incentivi globali e risposte locali Riferita al progetto e considerata in una prospettiva multidimensionale (sociale, ambientale, culturale ecc.)

B. Modalit di costruzione del progetto 9. Analisi degli attori

Rapporto insider-outsider

10. Analisi delle relazioni Relazione tra progetto e rete locale Relazione tra progetto e milieu locale

Interazione tra rete locale e quella globale

11. Sostenibilit locale

C. Conclusioni 12. Qual lo spessore storico del milieu? Milieu spessi e differenziati, milieu compositi, milieu settoriali, milieu sottili e frammentati (non adeguatamente valorizzati n tradotti in risorse disponibili). Capacit dei soggetti locali di funzionare come sistema Uso innovativo oppure strumentale del passato

13. Sistema locale territoriale in quanto attore collettivo 14. Sviluppo locale o semplice valorizzazione

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Partiamo da un assunto apparentemente banale; assumiamo cio che il patrimonio sia un fenomeno spaziale. In questo modo riconosciamo il fatto che ogni componente del patrimonio, come oggetto, sia localizzata. Lo studio del patrimonio dal punto di vista geografico, si configura pertanto come lo studio della localizzazione del patrimonio e della sua distribuzione. Il patrimonio per anche, e forse soprattutto, un concetto relazionale: adottare una simile prospettiva nella definizione e nellanalisi del patrimonio industriale mette pertanto in evidenza la territorialit, la conflittualit e la transcalarit proprie di tale concetto. Esso non infatti considerabile solo come un insieme di oggetti, ma piuttosto come la reinterpretazione che di tali oggetti fatta dai soggetti, attribuendo cos agli stessi diversi valori. Componenti patrimoniali con caratteristiche fattuali identiche possono quindi configurarsi come oggetti geografici differenti in relazione ai diversi soggetti che attribuiscono loro diversi valori. La territorializzazione del patrimonio industriale non solo la localizzazione dei singoli oggetti, ma si configura soprattutto come iscrizione spaziale di valori. In questo modo, le componenti del patrimonio industriale si configurano come valori in un sistema di relazioni sociali territorializzate che conferisce ad esse il significato di potenzialit locali per lo sviluppo. Le componenti patrimoniali contribuiscono cos a fondare lidentit territoriale, intesa non solo come appartenenza passiva e data ai luoghi, ma soprattutto in quanto stimolo allazione collettiva dei soggetti in funzione del riferimento a un passato comune. Tuttavia, lidentificazione di chi sono i soggetti che decidono cos il patrimonio e quali sono le componenti che lo identificano come tale si situa allinterno di una rete di relazioni che connette livelli di analisi e intervento sempre pi complessi e differenziati. In altri termini, il patrimonio industriale non appartiene unicamente a un livello territoriale, ma si configura come concetto transcalare in grado di connettere tra loro diversi livelli dellorganizzazione territoriale. A ognuno di questi livelli, inoltre, il patrimonio chiamato a rivestire ruoli diversi. Se, a livello locale, il suo ruolo prevalente quello di porsi come potenzialit endogena per la promozione dello sviluppo locale, ai livelli territoriali superiori esso si configura per lo pi come memoria del passato o, ancora, come elemento in grado di fornire riconoscibilit ai luoghi (Piveteau, 1995). Inoltre, le territorialit (multiple) espresse dai soggetti sociali nei progetti di trasformazione e di sviluppo dei diversi sistemi locali, e nei rapporti transcalari che li definiscono, rendono evidente la molteplicit di interessi diversi e, al limite, conflittuali di cui sono portatori i diversi attori locali e la diversa attribuzione di valori patrimoniali che discende dalle loro azioni e intenzionalit. Il conflitto costituisce pertanto una qualit intrinseca del patrimonio: esso deriva non solo dai molteplici usi e dai molteplici valori possibili assunti dalle componenti patrimoniali, ma anche, contemporaneamente, dalla molteplicit delle scale e dei livelli territoriali implicati nel dare si-

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gnificato al patrimonio e nella sua stessa definizione. I diversi gruppi di interesse e i diversi soggetti implicati nei processi di trasformazioni e di sviluppo territoriale attribuiscono infatti al patrimonio diversi tipi di valori. Ad ogni intenzionalit corrispondono pertanto diverse attribuzioni di valori e diversi interessi. Nella costruzione dei progetti, inoltre, tendono a comporsi reti locali caratterizzate da diverse modalit di relazione fra i diversi attori coinvolti. Competitivit, gerarchia, cooperazione, conflittualit ecc. sono tutte modalit relazionali sperimentate nella valorizzazione dei patrimoni industriale, che si connettono diversamente al tessuto delle relazioni sociali preesistente e danno origine a diversi effetti territoriali e ambientali. Lapproccio adottato e la prospettiva sviluppata nellanalisi dei casi di studio aprono molti temi che non sono stati adeguatamente sviluppati nella ricerca soprattutto perch sono emersi come problemi solo alla fine del lavoro, configurandosi cos come stimoli per approfondimenti futuri. Fra i tanti, particolarmente interessante sarebbe riflettere sui processi di valorizzazione dei patrimoni della storia industriale in atto nei sistemi locali di antica industrializzazione al fine di verificare le diverse strategie di utilizzo delle loro componenti in relazione ai diversi tipi di rapporto che legano le azioni collettive dei soggetti al territorio (di esclusione e controllo, o di territorialit passiva - Sack, 1986; di autonomia locale, o di territorialit attiva - Raffestin, 1981; Dematteis, 2001). Le differenze fra i due aspetti, opportunamente sviluppato dal punto di vista teorico-metodologico e dellanalisi empirica, consentirebbe di individuare e discutere criticamente le differenze fra politiche di valorizzazione dei patrimoni industriali che puntano semplicemente alla loro museificazione e politiche di promozione dello sviluppo locale che agiscono in unottica competitiva di valorizzazione attiva della identit dei sistemi locali in cui agiscono.

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