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Joseph Bochenski (1902-1995), Riflettere sulluomo (1959): Rifletteremo ora sulluomo.

A suo riguardo i problemi filosofici sono cos numerosi, che ora non possibile nominarli tutti. La nostra meditazione si riferir perci necessariamente solo ad alcuni di essi. Prima di tutto, con i grandi pensatori del passato e del nostro tempo ci porremo la domanda: Che cosa luomo, che cosa sono io veramente? Sar bene qui, come sempre, iniziare con lo stabilire quelle propriet delluomo che non soggiacciono a dubbio alcuno. Potremmo porre largomento sotto due titoli principali: luomo innanzitutto un animale, in secondo luogo un animale speciale, del tutto unico. quindi in primo luogo un animale e possiede tutte le caratteristiche di un animale. un organismo: possiede organi di senso, cresce, si nutre, si muove, possiede potenti impulsi come listinto di conservazione e di lotta, listinto sessuale e altri, proprio come ogni altro animale. Se paragoniamo luomo agli animali superiori vediamo che esso costituisce una specie tra le altre specie animali. Certo, i poeti hanno lodato abbastanza di frequente i sentimenti umani con parole meravigliose. Ma io conosco alcuni cani, i cui sentimenti mi pare siano pi belli e profondi di quelli di molti uomini. forse spiacevole, ma si deve convenire che noi apparteniamo alla loro stessa famiglia, e che, ad esempio, i cani e le mucche sono un po come i nostri fratelli e sorelle minori. Per dir questo non abbiamo bisogno di rifarci alle teorie scientifiche dellevoluzione, secondo le quali luomo ha origine, certo non da una scimmia, come vien spesso detto, ma da un animale. Che egli sia un animale evidente anche prescindendo da una zoologia scientifica. Eppure esso un animale straordinario. Ha in s molte cose che negli altri animali o non troviamo affatto o solo in minime tracce. Ci che soprattutto colpisce il fatto che luomo, dal punto di vista biologico, non avrebbe assolutamente alcun diritto di imporsi a tutto il mondo animale, di dominarlo, e, come il pi potente parassita della natura, di approfittarne come effettivamente fa. anzi un animale mal riuscito. Vista cattiva, olfatto quasi trascurabile, udito scadente, queste sono senzaltro le sue caratteristiche. Gli mancano quasi completamente armi naturali, per esempio artigli. La sua forza insignificante. Non pu n correre n nuotare velocemente; inoltre nudo e muore molto pi facilmente della maggior parte degli altri animali, di freddo e di caldo, ecc. Biologicamente considerato, non avrebbe diritto allesistenza; dovrebbe essere scomparso gi da lungo tempo come altre specie di animali mal riusciti. Eppure, accaduta tuttaltra cosa: luomo il padrone della natura. Ha sterminato una larga serie di animali pericolosissimi, altri li ha fatti prigionieri e resi domestici. Ha cambiato la faccia del pianeta; anzi, basta guardare la superficie della Terra da un aeroplano o dalla cima di un monte per vedere come egli abbia sconvolto e mutato tutto. Ora comincia a rivolgersi al mondo esterno, al di fuori della Terra. Non il caso di parlare di un estinguersi della specie umana; si teme piuttosto il suo proliferare. Come fu possibile tutto questo? Conosciamo la risposta: per mezzo della ragione. Luomo, bench cos debole, possiede unarma terribile: lintelligenza. senza confronti pi intelligente di ogni altro animale, anche il pi elevato allinfuori di lui. Senza dubbio troviamo una certa intelligenza anche nelle scimmie, nei gatti, negli elefanti, ma uninezia in confronto a ci che luomo, anche quello pi semplice, possiede. Ci spiega il suo successo sulla Terra. Questa per solo una risposta comune e superficiale. Pare che luomo abbia non solo pi intelligenza degli altri animali, ma anche unaltra specie di intelligenza o comunque la si voglia chiamare. Ci indicato dal fatto che egli, ed egli solo, presenta una serie di propriet del tutto particolari. Quelle che pi colpiscono sono le cinque seguenti: la tecnica, la tradizione, il progresso, la capacit di pensare in modo diverso dagli altri animali e infine la riflessione. Dapprima la tecnica. Essa consiste nel fatto che luomo si serve di certi strumenti da lui stesso prodotti. Anche alcuni tra gli altri animali fanno qualcosa di analogo, per esempio una scimmia pu usare un bastone; ma il produrre con attivit coscientemente finalizzata, strumenti complicati, mediante un lungo e faticoso lavoro, tipico delluomo. Eppure la tecnica non certo lunica particolarit delluomo. Essa non si sarebbe potuta sviluppare se luomo non fosse al tempo stesso un essere sociale , e sociale in un senso tutto particolare della parola. Noi conosciamo anche altri animali socievoli. Le termiti e le formiche, per esempio, possiedono una organizzazione sociale semplicemente meravigliosa. Ma luomo sociale in modo diverso da queste. Egli si sviluppa cio nella societ mediante la tradizione. Questa non innata in lui, non ha nulla a che vedere con i suoi istinti, egli limpara. La pu apprendere perch luomo, ed egli solo, possiede un complicatissimo linguaggio. La tradizione sola basterebbe gi di per s a distinguere nettamente luomo dagli altri animali. Grazie alla tradizione luomo progressivo. Egli impara sempre di pi; e non apprende solo il singolo individuo ci avviene anche tra gli altri animali , ma lumanit, la societ che impara. Luomo ingegnoso. Mentre gli altri animali trasmettono di generazione in generazione in modo fisso il loro sapere, ogni nostra generazione sa di pi, o almeno pu sapere di pi della precedente. Spesso nel corso di una sola generazione avvengono enormi innovazioni e noi, per esempio, ne abbiamo viste moltissime nella nostra stessa vita. Ancor pi sorprendente il fatto che questo progresso, come pare, abbia poco a che vedere con levoluzione biologica. Noi non siamo quasi affatto diversi biologicamente dagli antichi Greci, ma sappiamo incomparabilmente pi di loro. Pare che tutto la tecnica, la tradizione, il progresso debba dipendere da una quarta cosa, dalla capacit speciale cio che luomo possiede di pensare in modo diverso dagli altri animali. Questa diversit del suo pensiero non facilmente riducibile ad una breve formula, poich essa ha molti lati. Cos, luomo capace di astrazione: mentre gli altri animali pensano sempre in vista della cosa particolare, del concreto, luomo pu pensare universalmente. Proprio a ci deve le pi grandi conquiste della sua tecnica; si pensi solo alla matematica, lo strumento pi importante della tecnica. Lastrazione non diretta solo alluniversale, ma anche a oggetti ideali come numeri e valori. Con ci sicuramente collegato il fatto che luomo pare possedere una indipendenza del tutto unica dalla legge della finalit biologica, che domina lintero mondo animale. Io citer solo due caratteristiche notevoli di questa indipendenza: la scienza e la religione. Ci che lanimale conosce sempre legato a uno scopo; esso vede o comprende solo quanto utile a lui o alla sua specie. Il suo pensare in tutto e per tutto pratico. Diversamente accade nelluomo. Egli fa ricerche anche su oggetti che non possono avere alcun fine pratico, solo per amore del sapere; capace di scienza oggettiva e lha effettivamente costruita. Ancor pi notevole forse la sua religione. Quando vediamo che, sulla costa meridionale del Mediterraneo, dove la vite prospererebbe benissimo, essa viene coltivata pochissimo perch vi abitano i Musulmani, mentre coltivata in condizioni incomparabilmente meno favorevoli, sul Reno o addirittura in Norvegia, paesi cristiani; quando osserviamo i grandi agglomerati nei deserti, attorno a santuari buddhisti o cristiani, allora dobbiamo dire che tutto ci non ha un senso economico, biologico e che dal punto di vista animale addirittura senza senso. Ma luomo si pu concedere queste cose perch in certa misura indipendente dalle leggi biologiche del mondo animale. Questa sua indipendenza va anche oltre. Ognuno di noi ha limmediata coscienza di essere libero; pare, almeno durante alcuni momenti, di poter superare tutte le leggi della natura. A ci connessa unaltra cosa. Luomo , e forse prima di tutto, capace di riflessione. Non , come apparentemente tutti gli altri animali, rivolto esclusivamente al mondo esterno. Pu pensare a se stesso, si preoccupa di se stesso, si interroga sul senso della propria vita. Sembra anche essere lunico animale che abbia una chiara coscienza di dover morire. Considerando tutte queste particolarit delluomo, non c da meravigliarsi se il padre della nostra filosofia occidentale, Platone, sia giunto alla conclusione che luomo qualcosa di diverso dalla natura tutta. Egli o piuttosto ci che lo rende uomo, la psiche, lanima, lo spirito certamente nel mondo, ma non appartiene al mondo: si eleva su tutta la natura. Le suddette particolarit costituiscono solo un lato delluomo. Abbiamo gi notato che egli al tempo stesso un autentico e completo animale. Ancor pi importante il fatto che lo spirituale nelluomo strettamente legato a questa pura animalit, al corporeo. Il pi piccolo disturbo nel cervello basta a paralizzare il pensiero del pi grande genio, un mezzo litro di alcool spesso capace di trasformare il poeta pi raffinato in una bestia selvaggia. Ma il corpo con i suoi processi fisiologici e anche la vita istintiva animale sono qualcosa di cos diverso dallo spirito, che si impone la questione di come sia in senso assoluto possibile una simile unione? Questo linterrogativo centrale della scienza filosofica delluomo; dellantropologia, come viene chiamata. Esistono diverse risposte a questa domanda. La pi antica e pi semplice consiste nel negare semplicemente che vi sia nelluomo qualcosa daltro oltre il corpo e i movimenti meccanici delle particelle del corpo. Questa la soluzione del materialismo stretto. Essa oggi solo raramente sostenuta a causa, tra laltro, di un argomento che fu portato contro di essa dal grande filosofo tedesco Leibniz. Questi propose di immaginare il cervello cos ingrandito da potersi muovere nel suo interno come in un mulino. Noi vi incontreremmo solo movimenti di diversi corpi, ma non mai qualcosa come un pensiero. Il pensiero e simili devono essere assolutamente diversi dai semplici movimenti dei corpi. Naturalmente si pu anche dire che non esiste n pensiero n coscienza, ma ci cos palesemente falso che i filosofi di solito non prendono interamente sul serio tale affermazione. Oltre questo materialismo estremo, ve ne anche un altro moderato, secondo il quale esiste la coscienza, ma solo come funzione del corpo, una funzione che si distingue da quella degli altri animali soltanto secondo il grado. Questa dottrina da prendere molto pi seriamente. Essa abbastanza affine ad una terza concezione, che dobbiamo ad Aristotele e che oggi pare abbia ricevuto una

forte conferma da parte della scienza. Si distingue in due punti dalle due precedenti specie di materialismo. In primo luogo essa afferma che non ha senso contrapporre unilateralmente al corpo le funzioni spirituali. Luomo, insegna Aristotele, un tutto, e questo tutto ha diverse funzioni: puramente fisiche, vegetali, animali e infine anche spirituali. Esse sono tutte funzioni non del corpo ma delluomo, del tutto. E la seconda differenza consiste nel fatto che Aristotele, con Platone, vede nelle funzioni spirituali delluomo qualcosa del tutto particolare, che non si trova negli altri animali. Infine i platonici stretti e non ne mancano nemmeno oggi sostengono lopinione che, come un maligno avversario ha formulato, luomo un angelo che vive in una macchina, uno spirito puro che muove un puro meccanismo. Come gi abbiamo detto questo spirito pensato come qualcosa di assolutamente diverso da tutto il resto del mondo. Non solo il filosofo francese Descartes, ma anche molti filosofi esistenzialisti di oggi sostengono questa dottrina sia pure con diverse variazioni. Secondo essi luomo non il tutto, ma soltanto lo spirito o, come oggi abbastanza sovente si dice, lesistenza. Come si vede, abbiamo qui propriamente due questioni: se nelluomo esiste qualcosa di essenzialmente diverso che negli altri animali, e come questo qualcosa si comporti verso le altre parti costitutive della sua natura. Ma riguardo alluomo si pone anche unaltra questione fondamentale, che fu espressa con rigore dalla filosofia degli ultimi decenni, cio dalla cosiddetta filosofia dellesistenza o esistenzialismo. Noi abbiamo considerato diverse particolarit delluomo che gli conferiscono, tutte, una certa dignit e forza, grazie alle quali luomo superiore agli altri animali. Ma luomo non soltanto questo; anche, e proprio a causa di queste propriet, qualcosa di incompleto, di inquieto e in fondo di misero. Un cane, un cavallo, mangia, dorme ed felice; oltre alla soddisfazione dei suoi istinti, non ha assolutamente altro bisogno. Luomo diverso. Egli si crea sempre nuovi bisogni e non mai soddisfatto. Uninvenzione particolarissima delluomo per esempio il denaro, di cui non ha mai abbastanza. Pare che non aspiri ad altro che a un progresso infinito, come se solo linfinito lo potesse soddisfare. Nello stesso tempo luomo e, pare, soltanto luomo consapevole per (pure) della sua finitezza, innanzitutto della sua morte. Queste due propriet costituiscono insieme una tensione, in forza della quale luomo appare come un tragico enigma. Sembra esistere per qualcosa che non pu assolutamente raggiungere. Che cosa allora il suo senso, il senso della sua vita? Per sciogliere questo enigma si sono affaticati, da Platone in poi, i migliori tra i nostri grandi filosofi. Essi ci hanno proposto in sostanza tre grandi soluzioni. La prima, molto diffusa nell800, consiste nellaffermare che il bisogno di infinito delluomo si deve soddisfare mediante una identificazione con qualcosa di pi vasto: innanzitutto con la societ. Non ha importanza, cos dicono questi filosofi, che io debba soffrire, fallire, morire; lumanit, luniverso continuer. Dovremo ancora parlare di questa soluzione, pi avanti. Qui diciamo solo che essa pare insostenibile alla maggior parte dei filosofi contemporanei, perch invece di sciogliere lenigma, questa opinione nega il dato, cio il fatto che luomo singolo desidera linfinito per s come individuo, e non per qualche cosa daltro. Nella luce fosca della morte, tali teorie si dimostrano vuote e false. La seconda soluzione, che oggi molto diffusa tra gli esistenzialisti, afferma al contrario che luomo non ha assolutamente alcun senso. un errore della natura, una creatura mal riuscita, una passione inutile, come scrisse una volta Sartre. Lenigma non pu essere risolto. Noi rimarremo eternamente un tragico problema per noi stessi. Ma vi sono anche filosofi che, seguendo Platone, non vogliono giungere a simile conclusione. Essi non credono a un cos completo non senso del mondo. Secondo loro vi deve essere una soluzione allenigma delluomo. In che cosa potrebbe consistere per questa soluzione? Solo nel fatto che luomo possa raggiungere in qualche modo linfinito. Egli non lo pu nella vita di quaggi. Se dunque esiste una soluzione del problema umano, essa deve avere significato nellaldil, al di fuori della natura, del mondo. Ma come? Limmortalit dellanima dimostrabile secondo molti filosofi, a cominciare da Platone; altri laffermano, senza tuttavia credere possibile una dimostrazione rigorosa. Ma anche limmortalit non d una completa risposta alla questione sopra posta: non si pu capire come luomo nella vita di l, possa raggiungere linfinito. Platone ha detto una volta che lultima risposta a tale problema pu esserci data solo da un Dio, da una rivelazione che viene dallaldil. Ma questa non pi filosofia, bens religione. Il pensiero filosofico suscita qui, come in altri campi, linterrogativo: ci conduce fino ad un limite dove luomo, tacendo, guarda loscurit che non si pu pi illuminare. Da Avvio al pensiero filosofico, La Scuola, Brescia 1972, tr. it di Anna Sacchi Balestrieri, pp. 81-89. GIANCARLO DAL SASSO, Riscoprire la dignit della persona umana Premessa Stiamo assistendo in questi tempi a un curioso e contraddittorio fenomeno: da una parte, si registra, purtroppo, una quasi quotidiana violazione della dignit umana con guerre, stragi, violenze di ogni genere e, dallaltra, quasi per difendersi da questa diffusa patologia, si va sviluppando una fioritura di dibattiti e di pubblicazioni sulla dignit della persona umana, per far riemergere, quasi come unautodifesa, un problema centrale, sul quale necessario ritornare frequentemente per non perdere di vista un valore fondante della civilt umana, appunto, la dignit umana. Riteniamo opportuno, secondo una significativa tradizione di questa rivista, sempre attenta ai problemi della persona e della sua dignit, specie in sanit, affrontare in questa sede la questione della dignit umana con unesposizione essenziale, che, senza alcun taglio specialistico, offra agli affezionati lettori una panoramica sobria e, speriamo, chiara, su un tema peraltro difficile. Ci scusiamo in anticipo con gli addetti ai lavori se su tale problematica non diremo niente di nuovo, n in modo nuovo, accontentandoci di una messa a punto, documentata e aggiornata, che si faccia leggere e si faccia capire. Faremo riferimento nel corso della nostra ricerca ad alcuni autori e relative pubblicazioni, che verranno indicati con una numerazione progressiva e richiamati, poi, nella nota finale dellarticolo. In questo affascinante viaggio intorno alla dignit della persona, sosteremo idealmente in quattro porti, che potremo identificare con quattro sottotitoli, due teorici: 1 - la dignit umana; 2 - la persona umana; e due pratici: 3 - la tutela giuridica della dignit umana; 4 - la tutela giuridica dellintegrit della persona umana, con una breve conclusione in chiave poetica. 1 - La dignit umana

La nostra trattazione si concentrer sulla dignit umana, cio sulla dignit dellessere umano, di ogni essere umano, senza allargare il discorso alla dignit da riconoscersi agli animali e, in prospettiva, ai robot o macchine intelligenti, tema interessante e di attualit, ma che esula dalla presente disamina. Pur sapendo che le parole hanno diversi significati e si logorano quando sono troppo usate, cercheremo di spiegare di volta in volta i termini pi complessi, ripetendo spesso la parola dignit, con la convinzione che anche una sua ripetizione possa concorrere a fissarne meglio il prezioso contenuto. In un discorso articolato sulla dignit umana occorre premettere che in essa convergono due concezioni delluomo e dei suoi diritti: quella religioso-cristiana del fondamento e quella laico-giuridica dei contenuti (G.M. Flick, La Stampa, 28.5.05). Che cos , dunque, la dignit umana? Come abbiamo gi accennato in un precedente articolo dal titolo Rispetto della dignit della persona e tutela della privacy, particolarmente in sanit, pubblicato da la ca granda (1), il termine dignit (dal latino dignitas, dignus,) significa eccellenza, nobilt, valore: perci degno ci che ha valore e quindi merita rispetto. La dignit della persona umana significa che la persona umana merita assoluto rispetto per s (2). La dignit dellessere umano un valore culturale che fonda tutti gli altri valori, compresi quelli etici, nonch tutti i diritti a lui riconosciuti (3), perch la dignit umana nasce con la nascita dellessere umano (4). La dignit dellessere umano un principio etico, per il quale la persona umana non deve mai essere trattata solo come un mezzo, ma come un fine in s (5), principio enunciato con chiarezza dal filosofo tedesco Kant, il quale ha scritto testualmente: Gli esseri razionali stanno tutti sotto la legge secondo cui ognuno di essi deve trattare se stesso e ogni altro mai semplicemente come mezzo, bens sempre insieme come fine in s (6). Lessere umano , dunque, degno perch fine in se stesso, con il conseguente divieto assoluto di ogni sua strumentalizzazione, tenuto conto che la dignit non ha prezzo, non comprabile, n vendibile. Da tale principio il filosofo del diritto Scarpelli ha tratto due ulteriori principi, cio il principio di tolleranza (rispetto della libert dellaltro) e il principio del non danneggiare laltro (rispetto dellintegrit dellaltro) (7). Se la dignit tutto ci, ne consegue che essa richiede rispetto: rispetto di s (risvolto interno) e rispetto dellaltro (risvolto esterno). Il rispetto, inteso come tutela della dignit, diventa un diritto civile del soggetto umano, che ne titolare, ma, nel contempo, si pone anche come un dovere giuridico, in base al quale ogni soggetto umano deve trattare laltro e gli altri individui umani in modo che ognuno possa conservare la propria dignit, con la precisazione che detto dovere di tutela della dignit di ogni essere umano un dovere pi forte degli altri doveri (8, 9). Sul punto, si pu concludere che la dignit umana un valore, un principio etico, un diritto e un dovere giuridici, cos strettamente connessi tra loro e allessere umano, da dedursi che dignit umana, essere umano e persona umana sono tra loro indissolubilmente legati. -La persona umana Se la dignit umana inseparabile dallessere umano e lessere umano persona umana, diventa indispensabile chiederci: chi persona umana?. Come noto, nel linguaggio corrente, parlando dellessere umano, delluomo, si usa spesso il termine persona, che, etimologicamente, significa maschera teatrale, per indicare la maschera che nel teatro antico trasformava il volto naturale di un soggetto umano in quello artificiale di un altro personaggio. Per la filosofia la persona un individuo della specie

umana, un soggetto con natura umana, individuale e razionale, unico e irrepetibile, la cui dignit si fonda sulla persona stessa (10). La persona una sostanza, che si caratterizza per una specifica propriet o qualit, cio la dignit(Alessandro di Hales). Per il diritto romano, persona era un soggetto titolare di diritti, in contrapposizione allo schiavo, che ne era, invece, privo. Approfondendo il concetto di persona, si pu ritenere che persona ogni essere umano, il quale, per la sua struttura fisica e mentale, capace di compiere atti di razionalit, autocoscienza e libert, anche se non compie attualmente tali atti per un insufficiente sviluppo o per qualche impedimento, interno o esterno. A questo punto sorge, per, un altro interrogativo: a quale essere umano si pu e si deve attribuire la qualit di persona e, quindi, a quale individuo umano spettano il rispetto e linviolabilit, attribuiti alla persona? Fino a qualche tempo fa si ammetteva pacificamente che ogni essere umano era persona e che soltanto lessere umano era persona: i due termini - essere umano e persona umana - erano quindi equivalenti: dove cera un essere umano l cera una persona e soltanto un essere umano poteva definirsi persona (11). Ne derivava un accordo unanime sullobbligo morale di rispettare ogni essere umano in quanto persona e tale rispetto era il criterio per giudicare del grado di civilt di una societ: essa era tanto pi civile quanto maggiore era il rispetto verso ogni singolo individuo, cio verso ogni persona (12). Oggi il clima culturale radicalmente cambiato. Alcuni, infatti, ritengono che ci siano uomini (esseri umani) che non sono persone; altri sostengono, invece, che ci siano non uomini (non esseri umani) che sono persone. In altre parole, si afferma che degli individui umani, in determinate condizioni fisiche o psichiche, non si possano pi considerare persone, mentre ci siano animali non umani, che sono cos sviluppati, da potersi considerare persone. In particolare, per il filosofo Engelhardt non tutti gli esseri umani sono persone: i feti, gli infanti, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in coma senza speranza costituiscono esempi di non persone umane, pur essendo membri della specie umana. 22 Per il filosofo Singer, invece, il concetto di persona dovrebbe essere attribuito, ad esempio, anche alle scimmie antropomorfe (lo scimpanz e il gorilla). Ancora, secondo questi studiosi, per poter parlare dellesistenza di una persona umana, le qualit che la caratterizzano, cio la razionalit (capacit di ragionare), lautocoscienza (sapere che si ragiona), la libert (facolt di autodeterminazione o di scelta), devono essere possedute dalla persona non in potenza, ma in atto (13). Si fa coincidere la categoria di persona con lesercizio attuale di una determinata qualit umana, con la conseguenza che non il soggetto umano che rende possibili determinate qualit, ma sarebbero le qualit messe in atto che renderebbero possibile lesistenza di una persona. stato rilevato che se fosse vera la coincidenza tra persona e qualit umana in atto, anche lindividuo umano adulto, dormiente o ubriaco, non sarebbe pi, sia pure temporaneamente, una persona (15). In merito a questa teoria che fa dipendere il riconoscimento dellessere persona dallesercizio di una qualit o funzione umana, si pu rilevare che la stessa sembra confondere due concetti, che vanno tra loro distinti, per evitare equivoci sulla categoria di persona, cio il concetto di persona e quello di personalit. Infatti, la persona personalit in potenza, cio una persona che si attuer attraverso atti personali, mentre la personalit persona in atto, cio lindividuo umano, che, mediante atti personali, si evoluto nel modo che conforme alla sua natura (14). Da tale distinzione nasce, come vedremo,

la teoria personalista, in base alla quale le qualit sopra indicate (razionalit, autocoscienza, libert), anche se non messe in atto, sono tuttavia proprie e specifiche di un soggetto umano, che si appoggia su se stesso, che esiste in s e per s e quindi persona umana. Se sul piano pratico sembra esserci ancora un accordo unanime nel ritenere che ogni persona degna di essere rispettata e tutelata, invece, su quello teorico, come abbiamo sopra evidenziato, non tutti sono per daccordo sul modo di intendere la persona umana. Infatti, sussiste una diversit di opinioni sulla definizione teorica di persona, specie nellambito della bioetica e della biomedicina. Sotto questo aspetto, attualmente si possono individuare almeno due tendenze opposte nel definire la persona: una tendenza riduzionista, che riduce lo spazio riservato alla persona, teorizzando una separazione dellessere umano dalla persona e dalla vita umana; e una tendenza personalista, che, invece, estende lo spazio riservato alla persona, giustificando una sostanziale identit (di principio e di fatto) tra essere umano, persona e vita umana. La tendenza riduzionista determina due effetti inquietanti, soprattutto in ordine alla valutazione morale di alcune problematiche biomediche: 1 - la posticipazione dellinizio della persona umana rispetto allinizio della vita, cio linizio della persona viene spostato dal momento del concepimento (o processo di fecondazione) che consiste nella fusione del gamete maschile (spermatozoo) con il gamete femminile (ovulo) che d luogo ad ununica cellula chiamata zigote (destinata a svilupparsi come un nuovo individuo) a un momento successivo, quello della gravidanza e della nascita; 2 - lanticipazione della fine della persona umana rispetto alla fine della vita umana (16). Pur rispettando le diverse e opposte opzioni filosofiche in tema di persona, riteniamo, tuttavia, doveroso constatare che la categoria di persona umana, originariamente elaborata per difendere luomo, venga oggi usata proprio contro luomo stesso. stato acutamente osservato che dopo i fenomeni della schiavit, del razzismo e del maschilismo, ci troviamo ora a dover fronteggiare una nuova forma di discriminazione umana (disumana), pi sottile e nascosta, perch tocca i casi di confine, cio la discriminazione contro gli zigoti, gli embrioni, i feti,gli infanti, i bambini, gli handicappati, i cerebrolesi, gli anziani, i comatosi, i malati incurabili, che vengono discriminati in base allopinabile considerazione che per linsufficiente sviluppo fisico, psichico e sociale o, in altri casi, per il decadimento fisico, psichico e sociale, lessere umano non pi persona e quindi meno degno di rispetto e di tutela (17). In sostanza, dopo il faticoso raggiungimento di un accordo culturale sulla dignit delluomo, di ogni uomo, e quindi, di ogni persona umana, con la conseguente tutela dei relativi diritti umani fondamentali, si corre oggi il rischio di strumentalizzare detta identificazione e qualificazione, per negare allessere umano la dignit e la titolarit di diritti umani, specie 23 nel campo della bioetica e del biodiritto, usando il concetto di persona umana in senso contrario a quello di essere umano, con una netta separazione di valore tra essere umano e persona umana. In particolare, in discussione la dignit dellembrione umano, al quale si nega la qualit di persona umana, con la conseguente negazione allo stesso della titolarit di diritti umani fondamentali (diritto alla vita e alla sua identit). Su questa essenziale questione, condividiamo il lucido pensiero di Norberto Bobbio, il quale affermava: Il diritto fondamentale del concepito il diritto di nascere, sul quale, secondo me, non si pu transigere. Una volta avvenuto il concepimento, il diritto del concepito pu essere soddisfatto soltanto lasciandolo nascere (Corriere della Sera, 8 maggio 1981, intervista). Sulla questione dellembrione umano vale la pena di rammentare le sagge ed equilibrate conclusioni a cui

pervenuto il Comitato nazionale italiano per la bioetica nel famoso documento del 27 giugno 1996, nel quale si distinguono due aspetti della questione: lidentit dellembrione umano e la sua tutela. Sullidentit personale dellembrione prevalsa a maggioranza in seno al Comitato la tesi secondo cui lidentit personale sussiste sin dalla fecondazione. Sul piano pratico (cio sul piano giuridico-legale della sua tutela) il Comitato ha dedotto allunanimit di tutelare lembrione come se fosse gi una persona. Riteniamo, quindi, che vada difesa la tendenza o lopzione personalista, che giustifica una sostanziale identit tra essere umano, persona umana e vita umana, per evitare, appunto, discriminazioni e abusi che ledono la dignit dellessere umano nei momenti o processi critici della sua vita, cio il concepimento, la malattia, il decadimento senile, nei quali la fragilit dellessere umano e della sua personalit richiederebbero invece un supplemento di cura e di tutela. Detta scelta trova unautorevole conferma sul piano religioso proprio nella rivelazione biblica, la quale richiama con forza la trascendenza dellessere umano, della persona umana, di ogni persona umana. Per la Bibbia luomo imago Dei, immagine di Dio e ci costituisce quasi una definizione dellessere umano, perch il mistero umano non pu essere compreso separatamente dal mistero di Dio (18). A tal fine risultano illuminanti due passi dellAntico Testamento, tratti luno dalla Genesi: Dio cre luomo a sua immagine; a immagine di Dio lo cre (Genesi 1,27), laltro dallinsegnamento profetico, in particolare, dal profeta Geremia, il quale ricorda che il Signore gli comunic la sua parola, dicendo: Prima che io ti formassi nel ventre io ti conobbi. (Geremia 1,5). Ben si comprende, allora, lautorevole richiamo di Giovanni Paolo II in occasione del 40 anniversario della Dichiarazione universale dei diritti delluomo: La dimensione trascendente la fonte autentica della dignit e dei diritti inviolabili della persona (19). -La tutela giuridica della dignit umana Sotto il profilo giuridico si pu affermare la centralit della persona negli ordinamenti legislativi, per i quali luomo il fondamento e il fine della societ (20), con il conseguente, esplicito riconoscimento della dignit umana tra i principi fondamentali delle carte costituzionali di molti paesi. Tale dignit umana viene espressa con due significati specifici, tra loro collegati, e cio 1 - la dignit di ogni persona; 2 - il riconoscimento reciproco che ogni persona ha eguale dignit ed eguale valore (21). Con una rapida ricognizione delle fonti giuridiche in tema di riconoscimento e di tutela della dignit umana, possiamo individuare almeno quattro fonti normative fondamentali, che riportiamo in successione cronologica: 1 - la Costituzione della Repubblica italiana (1 gennaio 1948), che dispone: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili delluomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalit (art. 2); Tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge (art.3); 2 - la Dichiarazione universale dei diritti delluomo dellO.N.U. (10 dicembre 1948), che stabilisce: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignit e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza (art. 1); 3 - il Patto internazionale sui diritti civili e politici (15 dicembre 1978)), che recita: Ogni individuo ha diritto alla libert e alla sicurezza della propria persona (art. 9); Qualsiasi individuo privato della propria 24 libert deve essere trattato con umanit e col rispetto della dignit inerente alla persona umana (art. 10); 4) la Costituzione dellUnione Europea (Roma 29 ottobre 2004), che nel Preambolo della parte II Carta dei diritti fondamentali dellUnione- dichiara: lUnione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignit umana, della libert, delluguaglianza

e della solidariet e nel titolo I: dignit, allarticolo II - 61, dignit umana, afferma: La dignit umana inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata. Dal valore fondante della dignit umana, la Carta fa scaturire i seguenti diritti umani fondamentali: 1 - diritto alla vita: Ogni persona ha diritto alla vita (art. II 62); 2 - diritto allintegrit della persona: Ogni persona ha diritto alla propria integrit fisica e psichica (art. II- 63); 3 - diritto alla libert e alla sicurezza: Ogni persona ha diritto alla libert e alla sicurezza (art. II 66). La tutela giuridica dellintegrit della persona umana La citata Carta dei diritti fondamentali, allarticolo II 63: diritto allintegrit della persona, cos recita: 1. Ogni persona ha diritto alla propria integrit fisica e psichica. 2. Nellambito della medicina e della biologia devono essere, in particolare, rispettati: a. il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalit definite dalla legge; b. il divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle persone; c. il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro; d. il divieto della clonazione riproduttiva degli esseri umani. Da tale impostazione emerge con evidenza un concetto unitario dellessere umano, nel senso che luomo non ha il suo corpo, ma il suo corpo, che, con lo spirito, essenziale a formare lidentit personale. Occorre, altres, ribadire che le norme giuridiche non creano la dignit della persona umana, ma si limitano a riconoscerla e a tutelarla contro ogni violazione, con una specifica tutela giuridica, prevista sia dalla normativa europea che dalle singole legislazioni nazionali. altres opportuno rammentare che per tutelare i diritti proclamati dalla Costituzione europea e dalle singole Costituzioni nazionali degli Stati aderenti allUnione Europea, in funzione la Corte europea dei diritti delluomo, alle cui sentenze i singoli Stati europei hanno lobbligo giuridico di conformarsi. Conclusione in chiave poetica Dopo questa esposizione, impegnativa anche per il lettore, riteniamo opportuno chiudere il nostro itinerario alla ricerca della dignit - perduta - della persona umana con una bella poesia di Franco Bettinelli, poeta milanese, che ben riassume il nostro discorso, che trova cos nellespressivo linguaggio poetico unadeguata cornice conclusiva: Speransa negra Pell scura come on scorbatt, dent bianch che sberlusisen, quand se derven al rid, oeucc che brillen e che cerchen amicisia sperando in un mond giust dove tutti i omen sien istess. Faccia che la sogna la certesa che anca per luu, negher, el diritto al rispett e a la libertaa el sia no dom ona parola ma ona santa realtaa. Speranza nera Pelle nera come un corvo, denti bianchi che luccicano, quando si aprono al riso, occhi che brillano e che cercano amicizia sperando in un mondo giusto dove tutti gli uomini siano uguali. Volto che sogna la certezza che anche per lui, nero, il diritto al rispetto e alla libert

non sia soltanto una parola ma una santa realt.

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