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Video: Numero 36 Anno II
Video: Numero 36 Anno II
Numero 36 anno II
13 ottobre 2010
edizione stampabile
Editoriale LBG - E BERTOLASO: IL GATTO E LA VOLPE Dal Palazzo Laura Censi - : FORSE CHE S FORSE CHE NO Dallarcipelago - Marco Cipriano - GIUNTA FALLIMENTARE Cultura - Michel Dingenuts - : DIALOGO IMMAGINARIO Citt Mario De Gaspari - E LIGRESTI Urbanistica Andreas Kipar - FERROVIA VERDE ATTORNO A MILANO? Economia - Giovanna Menicatti - SOCIALE E CAPITALE FINANZIARIO Primo Piano Sandro Antoniazzi - PROPOSTA CHE PU CAMBIARE MILANO Lettera Giuseppe Ucciero - BALENA ROSSA NEL GRAN MARE DELLE PRIMARIE Metropoli Sara Bonanomi - IL TERRITORIO: LEX CEMENTIFICIO DI ALZANO LOMBARDO Video CORRITORE: PERCH HO SCELTO PISAPIA e LE DOMANDE DI ARCIPELAGO AI CANDIDATI ALLE PRIMARIE Che ne facciamo della Citta Metropolitana? rispondono Stefano Boeri Valerio Onida Giuliano Pisapia Michele Sacerdoti
MUSICA CHOPIN Notturno n 20 Daniel Barenboim
Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Viola ARTE a cura di Colombo TEATRO e CINEMA a cura di Murroni
sare Milano nellottica del cittadino,(non solo giovane) , che ha bisogno di viverla in spazi verdi attrezzati in cui ricreare lo spirito,far giocare i bambini,trovare occasioni di socializzazione? Non sarebbe meglio non concepire edifici nuovi solo in altezza che disumanizzano i quartieri sfavorendo lintegrazione? (come dice bene don Rigoldi che conosce anche la realt dei Rom). Non si potrebbe metter mano alla riqualificazione delle periferie, cos squallide, connettendole al centro con trasporti adeguati e con affitti a equo canone, senza intasare Milano di nuovi mostri architettonici? Gi sulle periferie avrei voluto sentire i candidati soffermarsi con idee precise e di qualit in base ai tanti progetti di docenti del Politecnico che sulla Grande Milanohanno pubblicato e tenuto conferenze e dibattiti. Pisapia, per aiutare chi ha difficolt a
trovar casa a prezzi equi, parla di edilizia pubblica in affitto, e di riconversione in alloggi degli spazi commerciali vuoti. Sarebbe gi una buona idea, per non parlare delle aree dismesse, concepite non come ulteriori zone per nuove speculazioni edilizie, ma in funzione dei cittadini, con luoghi di aggregazione per giovani e anziani. Mi sembra che su questo punto Pisapia si sia dimostrato molto sensibile e propositivo. Si soffermato anche sul controllo degli appalti e sulla trasparenza dei bilanci pubblici, su cui la Moratti e il suo gruppo sono stati molto carenti. E lExpo, si far o non si far? Tutti lo vogliono, mi pare, ma nessuno mi sembra avere le idee chiare. Anche Petrini ha detto come dovrebbe essere concepito, insieme alla realizzazione di un parco agricolo nellarea Sud, subito sostenuto da Boeri, che ne ha fatto oggetto di studio con un proget-
to di agricoltura sostenibile a servizio dei cittadini.anche se lultima notizia, viste le difficolt economiche per lacquisizione dei terreni, sia quella di utilizzare la zona dell Ortomercato. Comunque anche sulla scuola i candidati si stanno giocando la reputazione, perch con la cultura e la formazione dei cittadini di domani che si potranno formare delle nuove classi dirigenti allaltezza di un mondo globale. Cosa ne pensi Onida sar materia di un altro capitolo.
zione dei commerci, delle monete e delle comunicazioni, avanzi anche il processo di relazioni tra gli uomini, per non avere uno sviluppo atrofizzato e squilibrato. Quella da condividere con gli immigrati una grande battaglia per una convivenza pacifica e fruttuosa a beneficio di entrambi. 5. Da ultimo la proposta va considerata anche su un piano molto pi pratico, quello di carattere elettorale. Se una lista indipendente conquista voti,
ci significa che il candidato di centrodestra avr maggiori difficolt a raggiungere e superare il 50% dei voti richiesti per essere eletti al primo turno, ci che avvenuto nelle ultime occasioni elettorali. E naturalmente nel secondo turno aumenterebbero le probabilit di riuscita per il candidato di centrosinistra. Penso dunque che la lista proposta dagli immigrati possa costituire una delle cose pi nuove delle prossime elezioni e una grande occasione di cambiamento per Mila-
no. Parlo di lista proposta dagli immigrati e non di lista dimmigrati, perch riterrei che non solo la lista deve essere aperta agli immigrati di tutte le nazioni, ma anche che dovrebbe prevedere un certo numero di candidati italiani candidati di sostegno, pertanto da inserire negli ultimi posti per dimostrare che non di una lista separatista si tratta, ma esattamente del contrario, di una lista per una convivenza fra tutti pi matura e pi giusta.
Lettera LA BALENA ROSSA NEL GRAN MARE DELLE PRIMARIE. Giuseppe Ucciero
Queste prime battute attorno alle primarie del Candidato Sindaco hanno messo a fuoco alcuni temi che, pur nellattualit stringente, rimandano ad alcune questioni pi strutturali della condizione di iscritti e dirigenti del PD, di semplici simpatizzanti o di donne e uomini di centro sinistra. Una prima questione riguarda il comportamento del Gruppo Dirigente del PD. Si dice, e tra questi il mio Direttore, che il partito avrebbe dovuto astenersi dallesprimere una preferenza per questo o quel candidato, posto che questo predeterminerebbe lesito di una competizione che dovrebbe essere ad armi pari. Questa posizione non riesce a convincermi, per una semplice considerazione: queste di Milano 2010 non sono Primarie di Partito ma Primarie di Coalizione. Sono una competizione nella quale non si tratta di scegliere un rappresentante del PD, ma piuttosto un rappresentante di un ventaglio di forze di centrosinistra, ciascuna delle quali esprime un proprio candidato. Che a un appuntamento di questo genere il PD si presenti a mani nude, lasciando fare ad altri, non solo una beata illusione, ma soprattutto la pretesa che un gruppo dirigente rinunci alla sua stessa funzione, alla sua raison dtre. La cosa tanto vera e tanto legittima che, degli altri partiti interessati alla vicenda, alcuni (SEL e Rifondazione Comunista) hanno ancor prima del PD specificamente indicato in Pisapia il loro campione, e altri, per decisione dei soli propri gruppi dirigenti, hanno deciso di non competere IdV). E anzi, a ben vedere, il Pisapia si incoronato egli stesso candidato, senza che vi fosse indicato preliminarmente da alcuna forma di raccolta del consenso: altro che primarie. Ma nessuno si alzato a contestare questa decisione politica, prima personale e poi partitica, attiva o passiva che fosse. Per quale motivo allora lesercizio di una funzione politica tanto essenziale dovrebbe essere negata al PD ed essere ammessa per altri? Qualcuno per potrebbe osservare che la scelta del candidato del PD alle primarie avrebbe dovuto, a sua volta, essere lesito di una sorta di preprimaria, per consentire agli iscritti del PD di manifestare la propria preferenza. Lobiezione in astratto non priva di un qualche fondamento, ma temo abbia poco a che fare con un minimo di spirito pratico. I tempi della politica, impongono decisioni tempestive in condizioni complesse e non collimano sempre con quelli della raccolta del consenso. Daltra parte fare una primaria di partito prima delle primarie di coalizione suonerebbe stucchevole e ridondante. Per questo, il PD non poteva e non doveva rinunciare alla sua funzione di partito, che non consiste nella condizione notarile di chi registra asetticamente consensi su carta pergamenata, ma piuttosto di chi si assume lonere e lonore di compiere scelte per conto dei suoi rappresentati. Se cos non fosse, la stessa funzione di Partito e di Gruppo Dirigente di un Partito non avrebbe letteralmente senso. Si dice poi, pur non negando in principio la legittimit dellesercizio di tale funzione politica, che sarebbe meglio che ora il PD non facesse pesare la sua massa, organizzativa e di consenso, in modo da non influenzare la libera formazione della scelta del candidato. Onestamente, di fronte a queste considerazioni non si pu che trasecolare. Ma se non fa pesare la sua massa e la sua organizzazione, cosa che ci sta a fare in generale un Partito, e in modo specifico il PD? Sempre che la pressione sia nei limiti della correttezza, non si vede come questa possa danneggiare un libero dibattito e laltrettanto libera espressione del proprio consenso. Se svolgessimo queste stesse considerazioni su scala generale, dovremmo giungere alla determinazione finale che il partito in s, come forma di organizzazione della volont pubblica, dannoso alla democrazia, e questo, pur nella scarsa qualit degli attuali partiti, suona inappropriato e assai scivoloso. In realt, se un rimprovero si deve fare al PD non che decide, ma semmai che troppo spesso non decide, e quindi non incide, intrappolato com in una perenne guerriglia tra fazioni che badano sempre pi al particulare piuttosto che al bene comune. In politica, che pur sempre un conflitto con qualcuno che, mentre pensi e soppesi, ti d i calci negli stinchi, vi sempre un limite allestensione delle forme della democrazia interna e questo limite lefficacia delle decisioni: un partito che passa tutto il suo tempo a raccontarsi, misurarsi e dilaniarsi tra lotte intestine, un partito che ha perso il contatto con la societ, un eunuco politico. E dico questo, nella piena scienza degli enormi limiti che lattuale processo di selezione genera su questo gruppo dirigente, a seguito di meccanismi elettorali di partito a dir poco distorsivi della sua effettiva rappresentanza. E del resto, proprio questa relazione perversa tra difetto di rappresentanza e perenne competizione interna forma il terreno elettivo su cui fioriscono comportamenti che, non si dice il ca-
ro vecchio PCI, ma un qualsiasi partito che intenda essere tale, non tollererebbe un istante. Non di Veltroni si parla qui, ma del caso assai pi limitato di Davide Corritore, che, essendo dirigente del PD, e come tale particolarmente tenuto a osservare la decisione collettiva, non si perta di dire che non si ritiene vincolato per nulla da questa. Per Davide Corritore, come per altri, il PD come un vecchio nonno un po rincoglionito che ogni tanto ti d dei consigli, ma che non va tanto preso sul serio: e, a dire il vero, se gli si sta vicino sar certamente per un po di affetto, ma sono i suoi beni al sole che davvero li interessano. La sua organizzazione, i suoi voti, la sua relazione persistente anche se sempre pi debole con quanti non vivono nella prima cerchia dei Navigli, que-
sta la sua eredit e questo il loro primario interesse. Ma se si scopre alla fine che questo vecchio nonno, che sar pure rincoglionito ma sa pesare ancora le persone, preferisce altri e a questi destina la sua eredit, allora che vada pure a ramengo: ci si giocher la partita con qualche altro, magari con quella vecchia zia di Milano, un po eccentrica ma che qualche bene al sole ce lha anche lei. Cos, deluso dallesito fallimentare di tanti tentativi di accreditamento, disinvoltamente praticati qua e l, disgustato dal retrogusto che tutti i rospi finora ingurgitati finalmente gli tornano su (ah il delizioso assist al brontosauro Draghi, campione dellinnovazione), il buon Corritore saluta la compagnia e va a fare campagna elettorale con il principale concorrente, scelto da altri partiti, contro il candidato scelto dal suo
partito. Se ci fosse lui, cara Lei, si dice ancora ogni tanto negli scompartimenti ferroviari... Se ci fosse ancora un Partito serio, oppure diciamo normale, quella normalit che vuole che in un organizzazione, fosse pure la Bocciofila di Turro, il singolo si sottomette alla decisione della maggioranza, Davide Corritore avrebbe gi ricevuto una raccomandata senza obbligo di risposta che lo informerebbe delle conseguenze inevitabili della sua scelta. Vada pure il Davide Corritore, risorsa preziosa del centro sinistra in servizio permanente effettivo, ad accreditarsi dove meglio gli aggrada, ma stia attenta anche la vecchia zia di Milano, tenga docchio i suoi beni, che lui, il giovane Corritore, di suo ha solo la giovent, e neanche pi tanto quella.
no nuove scenografie, non pi spazi dedicati allindustria ma siti per lelaborazione e divulgazione della conoscenza. E perch non condividere quanto detto: i valori di ieri, che riaffioreranno grazie al recupero dellex fabbrica come luogo di formazione, devono diventare esempio per rendere pi solidi i valori di oggi. Con il suo solito brio Daverio ha poi tratteggiato alcune interessanti suggestioni che richiederanno tuttavia una
maggiore concertazione tra le varie forze in gioco. Certo che fare dello scheletro del cementificio il santuario delle buone pratiche del passato non potr limitarsi a una mera operazione anacronistica. Al contrario, occorrer concentrarsi sullidentit del luogo nella piena consapevolezza della sua dinamicit, affinch lesempio del passato possa essere il punto di partenza di un percorso di formazione al passo con i tempi. Pre-
scindere dalle logiche museali infatti fondamentale per cogliere al meglio le esigenze di un tessuto urbano che cresce e si trasforma tra tradizione e globalizzazione, dove la conservazione dellidentit locale si confronta con lesigenza di innovarsi sullonda delle dinamiche globali legate ai grandi eventi.
per pigrizia al loro destino di "invecchiamento" (verde delle aiuole, cordolatura dei marciapiedi, buche nell'asfalto, graniti e selciati dello stradale vanto di Milano. Panchine tipo"Milano" e non-vivibilit a "misura d'uomo") se non degrado. Tali ambiti possono essere rimossi dall'abbandono, rinnovati, migliorati resi anche moderni o futuribili se la sensibilit dei cittadini vedesse in queste opere di recupero degli spazi cittadini come un passo concreto verso una fruibilit pi civile della citt. Penso che la battaglia fatta da alcuni residenti nelle case prossime al parcheggio e contro la pedonalizzazione di Piazza Tommaseo sia emblematica da un lato del senso di possesso "per abitudine" di un pezzo della citt pubblica unito alla paura del nuovo,
dall'altro dal timore di perdere valore alle loro propriet. La questione tocca e toccher sicuramente il PGT perch credo che se anche si coistruisse tutto quanto vi proposto non sar sufficiente il servizio di rimessaggio privato e occorrer trovare soluzioni integrative anche in quel poco che rester di suolo pubblico'immagine di una citt meno occupata da mezzi meccanici pu sembrare oggi quasi utopica, anche se le utopie sono sempre state la mia personale debolezza. Infatti nel 1979 venni intervistato da un cronista dell' UNITA' su quesuini prorprie del quartiere gallaratese nel quale all'epoca le auto erano parcheggiate lungo i marciapiedi e in quelloccasione lanciai l'utopia dell'auto sottoterra e di un grande verde a occupare gli spazi lasciati
liberi dalle vetture. Dice Favole che i parcheggi nuovi al Gallaratese hanno recuperato a dignit urbana alcuni ambiti di quel territorio destinati come altri al degrado. Oggi bisogna continuare l'impresa e come ho detto prima estesa a tutta la citt. Forse qualche ripensamento alla paventata cementificazione di Milano potrebbe nascere o si potrebbe far nascere proprio in questi mesi di discussione del PGT cittadino, nella riconsiderazione dei piani di mobilit quindi in prima linea del trasporto pubblico che deve tornare come negli anni '30, '40 e primi '50 al collegamento non inquinante (no bus) con hinterland. Le metropolitane possono viaggiare su viadotti. Il discorso si fa lungo ma si potrebbe riprendere.
RUBRICHE MUSICA
Questa rubrica curata da Palo Viola @arcipelagomilano.org
Schumann al Castello
E troppo nota la storia damore che ha legato Robert Schumann e Clara Wieck - e le tremende difficolt che quei due poveretti incontrarono a causa del padre di lei che si opponeva, al di l di ogni buon senso, al loro matrimonio ( se mai un giorno Clara vi sposer contro la mia volont, anche sul letto di morte affermer che non degna di essere mia figlia) - per rievocarla qui in una breve nota. Ma non possiamo non rendervi partecipi di una rievocazione straordinaria cui ci capitato di assistere, pochi giorni fa, al Castello di Pomerio di Erba, dove una voce recitante e un pianoforte hanno ricostruito latmosfera di Lipsia negli anni doro del romanticismo tedesco e, in quella, la vicenda di questi due amanti tanto felici del loro amore quanto infelici per le avversit chesso incontrava. Al centro di una bella sala medievale del Castello, al solo lume delle candele, vicino al pianoforte erano sistemati una piccola scrivania, un leggio e un bauletto, mentre il pubblico era tutto intorno, al buio, per non turbare lintimit della parola e della musica. Lei, Alice Bettinelli, una magnifica giovane e brava attrice, sembrava rappresentare Clara ma con perfette intonazioni leggeva anche le lettere dellamante e del padre, e persino laccorato ricorso di Robert alla Corte di Appello di Lipsia per ottenere il consenso alle tanto desiderate nozze; lui, Vsevolod Dvorkin, moscovita trapiantato in Italia, grande e amato insegnante di pianoforte, sembrava Robert Schumann in persona che con le sue mirabili, rare e difficili Novellette dellopera 21 (... e cos per te ho composto nelle ultime tre settimane una quantit di musica, scherzi, storie di Egmont, scene di famiglia con padri, un matrimonio, e lho intitolata Novellette!) - commentava i testi arricchendoli di ci che le parole non riescono a dire, neanche nel tripudio del romanticismo. Alice-Clara apre il baule polveroso, scopre come per caso la corrispondenza dei due innamorati, e legge qua e l come per capire quanto grande fosse il loro amore; Dvorkin-Robert, al pianoforte, ne spiega i significati pi reconditi, le paure e le ansie, gli impeti di gioia e di rabbia, le palpitazioni e gli sconvolgimenti interiori. Scrive Clara: sai, gli impegni si ammucchiano e non posso dire di godermi la vita. Non vado in alcun posto, mai a un ballo, poco a teatro, non ho un minuto di libert. A parte tre balli privati, non sono mai andata a ballare. E poi, non amo i giovanotti: sono cos insipidi, senza spirito, in una parola esiste un solo Robert. Ogni anno che passa il ballo minteressa sempre meno, ma diventerebbe una passione se potessi ballare con te. Allora ballo nella mia fantasia, noi due insieme, volteggiando sicuri per gli alti e i bassi, cercando di sollevarci un po, proprio come la vita, ballo, ballo senza sosta e do il via alle danze!. E Robert vorrei accarezzarti e baciarti per la tua lettera. Ero cos felice nei giorni scorsi, mi sentivo giovane e leggero come se dalle spalle mi dovessero spuntare le ali per portarmi fino a te. Ti volevo rispondere subito ma con il cuore colmo di sogni, sentimenti e musica non pensavo a niente mi piacerebbe scriverti con la musica, essa lamica che meglio esprime ci che abbiamo dentro. Non credo che si possa raccontare meglio di cos che cosa stato il romanticismo e come la musica, e quella di Schumann in particolare, ne rappresenti lapice. Nella cornice del Castello di Pomerio, per la decima edizione del festival della Accademia Europea di Musica - e non possiamo non essere grati a Stefan Coles che di quella magnifica istituzione promotore e direttore
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artistico - Alice Bettinelli e Vsevolod Dvorkin con la loro professionalit, passione e intelligenza ci hanno regalato uno spettacolo magico, soprattutto hanno aperto una finestra inusuale sulla musica, attraverso la quale stato possibile affacciarsi a osservare le vertiginose profondit che essa
capace di raggiungere e delle quale noi non riusciamo mai a toccare il fondo. Il Festival si concluder Venerd 5 novembre nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Erba con un concerto di Vladimir e Vovka Ashkenazy padre e figlio, Vovka docente dell
Accademia erbese - che eseguiranno musiche per due pianoforti di Scriabin (la Fantasia), Borodin (le famose Danze Polovesiane), Poulenc (la Sonata) e Ravel (La Valse). Credo che un appuntamento come questo meriti un piccolo viaggio!
ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo @arcipelagomilano.org
Maurizio Cattelan 24 settembre - 24 ottobre Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Milano luned-venerd:17.00-22.30 - sabato e domenica: 9.30-22.30 Biglietto unico: 5
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Milano. Unesposizione fotografica modesta ma densa di significato. Fotografie in bianco e nero che testimoniano le atrocit e le distruzioni che una guerra, qualsiasi guerra, si lascia dietro. Nello specifico qui si tratta dellAfganistan, paese martoriato da oltre trentanni dalla guerra civile e che ha alle sue spalle una scia di oltre un milione e mezzo di morti, senza contare feriti, mutilati ed orfani. La mostra si divide quasi in piccole sezioni. Prima uno scorcio di Kabul, metropoli in espansione dove palazzoni diroccati convivono con le baraccopoli dei profughi e le ville lussuose dei signori della guerra. Un inferno di devastazione e morte, tra cui spunta e muove a commozione limmagine di un cane sofferente, con le gambe posteriori rotte che si trascina per cercare un riparo allinsensata follia che gli sta attorno. Addentrandosi nella sala si scoprono le immagini dei feriti, dei mutilati. Uomini senza una gamba, petti squarciati, corsie di ospedale in penombra in cui i feriti cercano un po
di riposo, un posto dove alleviare le proprie sofferenze fisiche e spirituali. Donne che piangono sulla tombe dei parenti, uomini prostrati a terra in preghiera, esseri umani che attraversano un paesaggio che di umano non ha pi niente. Toccanti forse pi di tutte le fotografie dedicate ai bambini. Neonati in incubatrici accanto a madri velate, un piccolo braccio teso con una ferita tanto profonda che non quasi non si riesce a credere a quello che si sta vedendo. Un lavoro prezioso ed estenuante quello di Emergency, che opera dal 1994 nei paesi pi poveri e disastrati del mondo, portando cure mediche e chirurgiche gratuite alle popolazioni colpite. Fotografie di orrore ma anche di speranza, perch i feriti possono trovare ricovero nel Centro chirurgico ad Anabah, aperto gi dal 1999, nel Centro chirurgico di Kabul, nellospedale di Lashkar-gah, e aiuto nel Centro di maternit ad Anabah, oltre che negli altri 28 posti di primo soccorso.
La mostra stata realizzata con la collaborazione dellagenzia fotografica Contrasto e le 24 fotografie sono state scattate negli ospedali di Emergency in Afganistan da Francesco Cocco, fotografo affermato e gi impegnato in altre campagne di sensibilizzazione sociale sullemigrazione, sul Vietnam, la Cina, la Cambogia e sulle condizioni dei carcerati in Italia. Una mostra che vuole documentare una realt che spesso si tende a dimenticare ma che purtroppo viva e attuale pi che mai. Sempre ricordandoci che qualcosa di buono c sempre, come ci mostrano le uniche 4 foto a colori, che testimoniano il lavoro prezioso e insostituibile dei medici di Emergency e il sorriso dei loro pazienti.
LAfganistan e la guerra 7 28 ottobre 2010 Milano, Museo Diocesano (corso di Porta Ticinese 95) Orari: dal marted alla domenica, 10.00 18.00. Luned chiuso Lingresso alla mostra gratuito.
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Punto forte dellesposizione la ricostruzione del salotto surrealista da abitare (la prima versione a Figueres), la stanza col volto di Mae West, la diva americana degli anni Trenta. Dopo aver visto la sua foto su una copertina Dal crea un vero salotto, in cui il visitatore invitato a sedere sul Dalilips, divano a forma di rosse labbra carnose, vero oggetto di design prodotto in serie. Intorno un camino a forma di naso e boccoli biondi come tende, mentre un proiettore permette allo spettatore di vedersi in contemporanea sulla parete di fronte. Secondo esplicita volont di Dal. Lultima stanza mostra un Dal che non ti aspetti, cattolico ma agnostico al tempo stesso, su sua ammissione.
Un crocifisso sospeso, angeli in una terra apocalittica, il volto di Gala, ormai morente, a indicare la spiritualit di un uomo che anelava a toccare il cielo, a trovare una strada per comunicare con Dio. Conclude il percorso il cortometraggio animato e inedito Destino, con i disegni creati nello studio Disney nel 1946 e realizzato per la prima volta nel 2003. Un mondo surreale, popolato dalle sue fantasie e ossessioni. Una chicca per la prima volta in Italia. Le opere provengono soprattutto dal Teatro-museo di Dal a Figueres, monumento e trionfo del kitch che progett e costru lui stesso e dove volle farsi seppellire, nel 1989.
Non una retrospettiva n una mostra antologica. Unoccasione per conoscere meglio un artista troppo spesso banalizzato.
Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5 .
Francesca Woodman
Volti nascosti e corpi nudi, spesso in posizioni innaturali. Muri sbiaditi, sporchi, angoli inquietanti. Stanze abbandonate, solo qualche oggetto a ricordare la loro funzione. Questo il mondo di Francesca Woodman, fotografa e performer dalla vita breve e intensa. Classe 1958, americana del Colorado, mor suicida a soli 22 anni. Una passione per la fotografia maturata gi dalla prima adolescenza,quando inizia a ritrarre se stessa come soggetto principale a 13 anni. 116 le fotografie, per lo pi in bianco e nero, e 5 frammenti di video compongono la retrospettiva al Palazzo della Ragione. Si scopre cos, foto dopo foto, lossessione che la Woodman aveva per il corpo, il suo corpo, oggetto e soggetto dei suoi scatti. Un corpo che non mai fine a se stesso ma sembra volersi confondere con lambiente che lo circonda, in cui la Woodman si infila in vecchie credenze di legno, si nasconde dietro tendaggi e porte e sembra volersi fondere con le rigide sedie presenti nella stanza. Un mondo freddo, immobile e inquietante, fatto di murscrostati, stracci ammucchiati, pavimenti polverosi e specchi. Ci che colpisce maggiormente nelle opere della Woodman lassenza del volto, tagliato fuori dallinquadratura, non messo a fuoco, nascosto dai capelli, da un oggetto, da una torsione del corpo oppure nascosto perch il soggetto da le spalle allobiettivo. Unarte che si incentra fortemente sullIo e sulla propria intimit, mostrata sfacciatamente e provocatoriamente. Non un caso che la maturit di questo suo breve percorso sia avvenuta negli anni Settanta, anni in cui era concesso eccedere, sperimentare e dare scandalo. Vari i temi in cui la Woodman declina il suo corpo. Oltre agli interni domestici degne di nota sono anche gli scatti delle claustrofobiche scatole di vetro, in cui lartista imprigionata e sembra muta e incapace di ribellarsi, come uno degli oggetti che la circondano. Conclude il percorso la sezione dedicata alla natura, dove il corpo nudo immerso nelle campagne del New Hampshire, e il contatto con la terra sembra ridare vitalit e instaurare un senso pi profondo tra lIo messo a nudo e la Natura. La mostra presenta foto inedite e ricrea anche lallestimento originale che la Woodman cre per la serie Swan Song, realizzato a Providence nel 1978, 5 foto in formato grande, appese a diverse altezze, lontano dai classici standard espositivi, ricreato per la prima volta in Italia. Unoccasione per scoprire unartista che nonostante la giovane et aveva in s un mondo intricato e complesso, umanamente e artisticamente.
Francesca Woodman. Dal 16 luglio - 24 ottobre 2010 Palazzo della Ragione, piazza Mercanti, Milano Orari: mar, merc, ven, sab, dom 9.30-19.30. lun 14.30-19.30 giov 9.30-22.30 Biglietti: 8,00 intero; 6,50 ridotto.
CINEMA
Questa rubrica a cura di Marco Santarpia @arcipelagomilano.org
La passione
La passione di Carlo Mazzacurati con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Stefania Sandrelli e Corrado Guzzanti. Tre anni dopo La giusta distanza, Carlo Mazzacurati torna alla regia con un film ben realizzato e che forse ha il solo limite di discostarsi poco da quelli che sono gli stereotipi e le macchiette tipiche della commedia all'italiana. Silvio Orlando, protagonista della pellicola, un regista che si trova nel
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pieno di una crisi creativa e psicologica. Levoluzione del suo personaggio d cos origine a una serie di scene ricche di poesia e tragicomicit.
Si apprezzano le ottime interpretazioni di Giuseppe Battiston, uno dei personaggi pi complessi, e di un insolito Corrado Guzzanti.
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