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numero 30
13 ottobre 2009
edizionestampabile
www.arcipelagomilano.org in questo numero Editoriale - L.B.G. - TROPPO PER POCHI E POCO PER TROPPI Approfondimenti - Mario De Gaspari FINANZIAMENTO DEL MERCATO IMMOBILIARE. PURCH SIA VERY APPEALING Architettura - Jacopo Gardella PIAZZA PIEMONTE. LULTIMO SCEMPIO Economia - Giuseppe Ucciero LO SCUDO, LETICA E I DANEE Urbanistica - Claudio Cristofani PGT, PERIFERIE, PARROCCHIE DallArcipelago Luca Falasconi LAST MINUTE MARKET Metropoli - Emanuele Patti RACCONTO. ECOPASS Citt - Francesco Lovati IL BANCO ALIMENTARE Lettera - Riccardo Sarfatti IO STO CON MARINO Societ - Tristram Stuart SPRECHI la vignetta di giovacomo YouTube VOLONTARI CONTRO LA FAME NEL MONDO Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Silvia DellOrso TEATRO a cura di Maria Luisa Bianchi CINEMA E TV a cura di Simone Mancuso
I manifesti sui muri della citt ci hanno ricordato che il 10 ottobre si celebrava la giornata dellobesit chi mangia troppo - e ci ricordano che il 16, meno di una settimana dopo, ci sar la giornata mondiale dellalimentazione, leggasi: la fame nel mondo. Nessuno di noi ha potuto guardare con indifferenza le migliaia di litri di latte buttate nei campi e chi non ricorda i pomodori e le arance schiacciati dagli escavatori in segno di protesta? Se fossimo una piccola collettivit chiusa, verrebbe da dire: ma perch non vi mettete daccordo per evitare questo scandalo? Cos non , anzi la globalizzazione va esattamente nella direzione opposta e tutti gli organismi internazionali che, a diverso titolo come la Fao, si occupano di questi problemi vedono ridursi la loro efficacia: interessi nazionali e lobby industriali la fanno da padroni. Il problema dellalimentazione e dei suoi squilibri un problema che riguarda le citt, i loro consumi, i loro modelli di vita e i loro sprechi. Nelle citt vive ormai pi del 50% della popolazione mondiale, in particolare questa proporzione si distribuisce cos: Europa 72%, America latina 77% e America settentrionale 81%. Il fenomeno dellinurbamento paurosamente crescente nei Paesi in via di
sviluppo ma non possiamo dimenticare che oggi Europa a Nord America consumano circa il 70% delle risorse alimentari del pianeta e che queste risorse sono assorbite per il 70% e pi dalla citt. Le citt sono dunque il principale motore degli squilibri e contemporaneamente il luogo dello spreco alimentare. Dalle citt dei cittadini deve partire un movimento contro questa follia autodistruttiva prendendo coscienza delle responsabilit personali di ognuno di noi e come consumatore, soprattutto, come portatore di opinioni. Per questo ARCIPELAGOMILANO ha deciso di dedicare la sua copertina al problema degli sprechi alimentari dedicando spazio alla prefazione del libro SPRECHI di Tristam Stuart che uscir a giorni ma anche spazio a due diverse esperienze di chi si batte contro lo spreco alimentare utilizzando quello che la grande distribuzione butta ogni giorno nei suoi cassonetti. La generosit di questi sforzi rischia di restare un fenomeno isolato se il grande pubblico non ne prende coscienza. Qualcosa si sta muovendo anche in sede legislativa ed europea ma il cammino ancora lunghissimo perch trova ostacoli a cominciare dalle politiche europee a sostegno
dellagricoltura locale o norme che impongono di incenerire, con un costo non indifferente, migliaia di tonnellate di cibi ancora commestibili; per la maggior parte sono norme emanate per proteggere qualche categoria di produttori senza tenere conto dei superiori interessi della collettivit mondiale. Certo dietro a queste norme ci sono posti di lavoro che rischierebbero di andare persi o pezzi del nostro pianeta che, antropizzati da secoli, se abbandonati a se stessi diverrebbero un pericolo per la collettivit con frane e dissesti. Come che sia, gli sprechi alimentari sono in piccola parte dovuti ai nostri comportamenti diretti compriamo troppo e buttiamo molto ma soprattutto a quel che succede lungo la filiera che dal produttore porta al consumatore, lontano dai nostri occhi. Solo quando qualche scandalo scoperchia la pentola veniamo a sapere come stanno le cose o quando un produttore, strozzato dai prezzi, alza la voce. Si sente dunque la necessit di trovare unautorit di controllo indipendente che vigili sullintera filiera alimentare nazionale e mondiale. Chi deve muoversi? Lopinione pubblica urbana a difesa del mondo e di s con un nuovo modo di essere cittadini consapevoli.
Approfondimenti FINANZIAMENTO DEL MERCATO IMMOBILIARE. PURCH SIA VERY APPEALING Mario De Gaspari
Terminata la fase di analisi inizia la vera e propria fase operativa anche se ancora non si inizia in nessun modo a costruire fisicamente il bene, in quanto occorre passare per una fase di raccordo tra quelli che sono i desideri dello sviluppatore e il fabbisogno della collettivit. Tale passaggio intermedio, che di gran lunga il pi complesso, lattivit urbanistica e progettuale volta a ottenere dalla pubblica amministrazione la modifica della destinazione duso del bene e, se possibile, un aumento della capacit edificatoria. Tale passaggio comporta un enorme rischio per il developper in quanto la Pubblica Amministrazione non ha nessun obbligo di concedere il cambio di destinazione, lincremento della capacit edificatoria e quindi, in ultima analisi, il permesso di costruire. Questo significa che tanto pi diversa la destinazione obiettivo da quella attualmente prevista per larea oggetto di sviluppo tanto pi appealing dovr essere il progetto per il soggetto pubblico. Sono parole tratte da un libro di recente pubblicazione sulla finanza immobiliare (A. Borghi, Finanza immobiliare, Egea). Niente che gi non si sapesse, ma si prova un certo disagio nel sentir trattare i sindaci delle citt italiane come i potenziali clienti della Vorwerk Folletto. Chi fabbrica prodotti per la pubblica amministrazione adotter strategie di vendita pensate per quel target. O meglio per limmagine e la considerazione che ne ha. Senonch sempre pi spesso il ruolo del copywriter assunto dal pubblico amministratore stesso. lui che il pi delle volte, travolto dal fascino indiscreto del progetto che gli stato sottoposto, a condizione che questo sia very appealing, se ne fa banditore e portabandiera. triste, ma siamo ancora fermi allidea che per contrabbandare un intervento di dimensioni ragguardevoli nel territorio serve lappeal di una grande opera
pubblica. Meglio se faraonica, qualcosa che lasci un segno duraturo. Fa quasi tristezza ripensare a quelle interviste in cui sindaci e assessori di citt grandi e piccole menano vanto con poco ritegno dei loro successi urbanistici. C anche chi si lascia trasportare in maniera quasi infantile dal progetto che si fatto rifilare e, come in un grande afflato, si sente in una volta architetto, urbanista, costruttore e opinione pubblica, incurante e inconsapevole del fatto che agli occhi del developper proprio lui costituisce un enorme rischio, nel caso non sia sufficientemente sprovveduto. Quanti sono i progetti della grande Milano pettinati in modo da assumere un adeguato grado di appeal? Pericolo scampato! Sono letture da non perdere i testi sulla finanziarizzazione del mercato immobiliare. Ti fanno passare la voglia di collaborare con gli immobiliaristi. Il linguaggio molto tecnico, ma tutto ruota intorno ai pericoli potenziali derivanti da comportamenti di pubbliche amministrazioni non del tutto accondiscendenti. Linvestitore, generalmente, tipicamente avverso al rischio per cui portato a formulare una strategia di asset location tesa a massimizzare il rendimento per un dato livello di rischio o, viceversa, a minimizzare il rischio per un dato livello di rendimento atteso. La redditivit di un investimento immobiliare rappresentata dallattitudine del bene a generare flussi di cassa positivi (). Per quanto riguarda, invece, il rischio dellinvestimento immobiliare, la misurazione risulta pi complessa, anche a causa della minore diffusione di specifiche metodologie di rilevazione. Il profilo di rischio di un investimento immobiliare, con riferimento alla capacit di produrre flussi di cassa, costituisce la volatilit del rendimento rispetto alle attese. (E.Degennaro, La finanziarizzazione del mercato immobiliare, Cacucci). I capitali vengono destinati allinvestimento immobiliare in alternativa allacquisizione di strumenti mobiliari. Ma nel mercato mobiliare la volatilit dei prezzi minore ed legata a una migliore qualit dei meccanismi di formazione degli stessi anche perch il mercato immobiliare fortemente condizionato dal mercato finanziario, che in circostan-
ze particolari pu liberare enormi risorse e convogliarle appunto verso il settore immobiliare (come avvenuto e avverr ad esempio nel caso del cosiddetto scudo fiscale). Dunque nel mercato immobiliare non opera il meccanismo della concorrenza perfetta, ritenuta tipica del mercato mobiliare, ma vi un alto profilo di rischio legato alla volatilit degli asset e ai comportamenti messi in atto dalle pubbliche amministrazioni. La finanziarizzazione del settore per in grado di ridurre i rischi di controparte e di favorire lefficienza del settore. E quindi di favorire almeno lavvicinamento alla perfezione! Del resto, verrebbe da aggiungere, lo abbiamo visto in questi mesi quanto ci siamo avvicinati allideale. Il contributo dato allefficienza del mercato immobiliare dai processi di finanziarizzazione deriva anche dalla possibilit di ridurre i rischi di controparte in esso naturalmente presenti. Come si detto, le principali categorie dei cosiddetti rischi di controparte, nel mercato immobiliare, sono riconducibili al rischio commerciale, legato alle variazioni della domanda e dellofferta, dei prezzi e delle condizioni del mercato immobiliare; e al rischio di liquidit, relativo alla difficolt di convertire in tempi brevi il valore di un investimento immobiliare in liquidit. Questultima categoria di rischio di natura finanziaria e risulta legata ai tempi di transazione. La finanziarizzazione, comportando la possibilit di aumentare lo spessore e di attenuare la discontinuit del mercato immobiliare, crea nuove opportunit di scambio che realizzano una riduzione di tali rischi. In sostanza la finanziarizzazione del settore risolve i problemi degli investitori immobiliari legati alle difficolt di commercializzazione di beni che hanno carattere di scarsa liquidit. In pratica aumentano le possibilit, divenendo le contrattazioni pi numerose e con un maggior grado di standardizzazione, di trovare una controparte disponibile a monetizzare linvestimento in tempi brevi o, comunque, meno lunghi rispetto a quelli tipici del mercato immobiliare. Infatti lorizzonte temporale delle negoziazioni poste in essere da soggetti che non perseguono finalit speculative quello di medio-lungo termine. Mentre con la finanziarizzazione, la possibilit di trasformare le preferenze contrattuali fa s che lorizzonte temporale possa dipendere dalle mutevoli opportunit tempo per tempo offerte dalla congiuntura. La finanza immobiliare dunque un bene perch favorisce la speculazione! Larcano della finanza immobiliare dunque svelato: man mano che il mercato si allarga diventa pi agevole allontanarsi dal valore intrinseco delle singole propriet, che in effetti rappresenta un deprecabile fattore di rigidit. Altro che concorrenza! Si prefigura una vera e propria visione monopolistica del bene suolo: pochi grandi proprietari, garanzie di sostegno illimitato da parte del sistema bancario e il gioco fatto. Se arriva la crisi nessuna paura: il grande investitore ha con le sue banche di riferimento un rapporto ben diverso da quello del cittadino mutuatario che acquista un alloggio, e non ha problemi a scollinare in attesa di tempi migliori. La banca, salvo casi eccezionali, non ha interesse a mettere in crisi il promoter perch i finanziamenti erogati non sono in funzione del valore catastale dei terreni, ma di ipotetici piani di sviluppo finalizzati unicamente alla valorizzazione degli immobili stessi. Quindi non di rado i finanziamenti, bench garantiti da ipoteche, sono considerevolmente superiori al valore di mercato dei suoli. Se si pensa che saranno poi le banche stesse a erogare mutui ai cittadini che acquisteranno case su terreni valorizzati con questi metodi, sulla base di valori che esse stesse hanno contribuito in larga parte a far crescere oltremisura, si prova un acuto senso di impotenza di fronte alla drammaticit che ha assunto il problema della casa nelle nostre citt. E non nemmeno sempre vero che i prestiti erogati sono garantiti. I mutui chirografari, ad esempio, non sono assistiti da alcuna ipoteca e sono privi di qualsiasi titolo di prelazione in caso di fallimento. Questi strumenti, i cui importi dovrebbero essere di entit contenuta, sono stati pensati per favorire lacquisto di beni strumentali o servizi in tempi brevi e senza costi superflui da parte di piccole aziende, famiglie o condomini. In realt, come abbiamo visto, ad esempio nella recente vicenda di Risanamento, pu trattarsi
di vere e proprie linee di credito aperte per cifre molto ingenti. Quando si sente parlare di un grande progetto per la citt si dovrebbe subito chiedere di poter vedere tutte le carte: il quadro dellintera operazione, da dove proviene il finanziamento, quali sono le contropartite, i tempi di sviluppo, il profilo delloperatore, come si arrivati a formulare lidea, ecc. Si sappia che le grandi operazioni immobiliari normalmente si realizzano nel lungo periodo, quando si concretizza la congiunzione di un complesso di elementi favorevoli. La grande opera pubblica, di interesse collettivo, per un must: ci che
collaterale per loperatore, la contropartita, il prezzo da pagare, la minusvalenza, deve sembrare il vero oggetto della decisione politica. Per essere chiari, non c (quasi) nulla che sia assolutamente irrealizzabile per una pubblica amministrazione: sempre una questione di risorse e progetti. Un comune pu produrre facilmente volumetrie, cubature e in ultima analisi moneta sonante. E di quella moneta, se capace e non corrotto, pu fare signoraggio. Ecco, forse proprio questo lesito pi indesiderabile della vicenda urbanistica degli ultimi anni: il comune come la zecca. La differenza, come abbiamo visto, sta nella contendibilit dei valori: a chi ha il compito di coniare moneta di stato spetta una percentuale di valore, metallico o simbolico, determinata e prestabilita per legge. Il signoraggio sulle avventure immobiliari invece oggetto di una trattativa piena dincognite e incertezze. Inoltre per la zecca, sia quella degli antichi comuni, sia quella di stato o quella della Banca Europea, la quantit di moneta da coniare legata alla politica di controllo dellinflazione. Per le amministrazioni locali, invece, pare che il problema si sia ancora posto.
rafaggi metallici, lo occupano per intero. E questa infine loccasione per ricordare lo scempio che minaccia piazza SantAmbrogio, e lo sfregio che sta per subire la Darsena insieme alla piazza e larco di Porta Ticinese. Lenergumeno edilizio sorto in piazza Piemonte suggerisce una seconda considerazione, quella relativa al concetto urbanistico di piazza, cio di slargo cittadino destinato ad accogliere riunioni, incontri, manifestazioni pubbliche. La piazza uno spazio circoscritto da costruzioni, chiuso da fondali, ricco di visioni prospettiche e raggiunto dagli sbocchi di pi strade.
E uno spazio accuratamente pensato e dettagliatamente configurato. Anche Piazza Piemonte, pur non essendo una piazza di grande rilievo, presenta un notevole impianto urbanistico e si arricchisce di architetture non insignificanti. Il disegno urbanistico viene intuito e letto con chiarezza sia nel lato sud della piazza, dove convergono a forma di tridente tre grandi viali alberati; sia nel lato nord, da dove parte, in asse con il tridente, un ampio viale alberato che inquadra sullo sfondo e mette in risalto il noto monumento a Giuseppe Verdi. Nella piazza esempi di architetture non insignificanti possono considerarsi sia i due alti e simmetrici edifici posti ai vertici del tridente e conclusi da una curiosa copertura a cupola; sia leclettica facciata del Teatro Nazionale. Tanto gli edifici quanto il teatro sono oggi parzialmente nascosti dallo sporgente e invadente gabbiotto di cemento che accoglie luscita del nuovo parcheggio. E da tale rozza costruzione che il disegno urbanistico della piazza gravemente compromesso e la monumentale presenza degli edifici irrimediabilmente snaturata. E questo il modo di rispettare la nostra citt?
se: qui si dimostra alla radice, e in modo incontrovertibile essendo affermato sul foglio istituzionale dellAssociazione, che una vasta platea dimprenditori ha distratto risorse essenziali per lo sviluppo prima di tutto per le proprie imprese, e non solo per la collettivit, per anni e decenni. Peggio il tacon che il buso!! Quale distanza tra queste posizioni e quelle della Confindustria Siciliana che impone ai suoi associati leroismo della denuncia contro i mafiosi che pretendono il pizzo ma tant, il vero eroismo per un capitalista rinunciare ai dan. Di fronte ai dan non c morale, etica, rigore, memoria dei lontani padri, e neppure calcolo politico, che tenga, e quindi cari imprenditori (o pi appropriato il termine desueto di capitalisti?), turiamoci il naso e arraffiamo i soldi: del doman non v certezza. Nel frattempo, mentre enormi risorse generate spesso da gravi reati finanziari, sottratte al fisco ed esportate illegalmente, tornano candide nelle mani dei loro, diciamo, legittimi proprietari, quasi un milione di lavoratori
perde il posto di lavoro e campa con 800-900 euro il mese. Nel frattempo, si chiede moderazione salariale, unit dintenti con i sindacati, al ritmo di remiamo insieme che siano sulla stessa barca: invito rivolto ai lavoratori, ai precari, ai giovani, ma anche agli imprenditori onesti, piccoli o grandi che siano. Nel frattempo, si chiede alla societ rigore sulle pensioni e sulla spesa pubblica, provvedimenti si dice essenziali per generare risparmi di spesa di proporzione neppure lontanamente commensurabili con il bottino sottratto e ora rigenerato dallo scudo. Allora ci spiace, dobbiamo ammettere che ci siamo sbagliati, che ci siamo illusi, dobbiamo prendere atto che di fronte ai dan il titolare della fabbrichetta (quella del caro vecchio Carlo Emilio Gadda), perde la testa come un vecchio di fronte ad un amorazzo di stagione e ritrova, crede di ritrovare, la vigoria dei vecchi tempi, di quando si facevano i soldi senza tante balle sulla responsabilit sociale, sulla propriet che obbliga. Cos, Confindustria, con i suoi silenzi e le contorte argomentazioni portate a scusante, non solo ha perso unirripetibile occasione per affermare la propria qualit di classe dirigente, ma, ed ci che pi grave, si allinea al berlusconismo come modello di governo consistente specificamente nellassegnare a ciascuno, specie quelli che contano, una bella fetta di interessi particolari: c un prezzo da pagare ovviamente, che si pu ben immaginare e che peser sia sulla credibilit di Confindustria, sia sui suoi rapporti con chi ha concesso queste laute prebende. Tutto questo Confindustria, lavr ben calcolato, avr creato dei bei mal di pancia tra molti suoi associati e dirigenti, ma alla fine la decisione presa sullunico punto su cui unassociazione padronale trova sempre la sua raison detre: i dan sono i dan. Se poi il Paese va a fondo, che simpicchi che anche in Argentina i ricchi non se la passano poi cos male.
bilmente sporgente dal piano normale. Il motivo tuttaltro che ignoto, infatti, tutti hanno potuto vedere allopera A2A per la realizzazione della rete di teleriscaldamento. A2A non una societ pubblica e fornisce servizi energetici (luce e gas) a chi disposto a pagare regolarmente le sue fatture. Per la posa dei tubi nel sottosuolo ha avuto autorizzazione dal Comune e dovrebbe attenersi alle regole esecutive da questo imposte, onde evitare che sia danneggiato il patrimonio comunale. Lo stato delle strade lesatta dimostrazione del contrario. La parte sopraelevata del sagrato della Chiesa di Viale Corsica presentava un difetto dimpermeabilizzazione originato da un incompleto intervento edilizio risalente a una quindicina di anni fa. Nei mesi appena trascorsi, la Parrocchia ha appaltato il rifacimento dellintero pavimento e della guaina sottostante, ottenendo il prosciugamento dei muri della cripta che potr essere utilizzata normalmente per riunirsi e per svolgere le attivit estive dei ragazzi del Grest. Coinvolgere i ragazzi in unattivit sportiva richiede qualche impianto efficiente e facile da raggiungere. Una decina di anni fa, progettando il PRU di Porta Vittoria, oltre alla ben nota Biblioteca Europea, vennero previsti impianti sportivi di ampia dimensione a sud della via Pi-
ranesi. Oggi non c la biblioteca, non ci sono gli edifici privati, e non ci sono nemmeno gli impianti sportivi. Il campo di calcio del Centro Sportivo Kolbe, promosso e strutturato dalla Parrocchia di viale Corsica, versava in pessime condizioni, nonostante la continua manutenzione. Impossibile praticarlo dopo forti piogge e troppo polveroso con clima estivo. Una mano al portafoglio di tutte le famiglie i cui ragazzi frequentavano assiduamente le attivit sportive e da questanno fa bella vista di s un campo in erba sintetica sul quale il divertimento assicurato a tutti quelli disposti a seguire con costanza le sedute di allenamento. Il progetto di PGT individua 88 NIL (nuclei didentit locale) in base alle frequentazioni commerciali dei residenti (pag. 68 e 69 della Relazione Generale) emerse dalla ricerca condotta da Urbocom per il Comune di Milano. Attorno ai NIL costruita gran parte di quella che il progetto di PGT definisce la nuova visione della citt (Cap. 3). C motivo di pensare che la realt sociale sia pi complessa e che il metodo di raccolta dei dati, indispensabili per una progettazione di dettaglio che valorizzi o proponga gli epicentri, debba ricondursi a una procedura unificata per lintera citt, ma possa svolgersi, condivisa dai cittadini, quartiere per quartiere, senza escludere, per esempio, la cronaca parrocchiale. Diversamente pu accadere che sfuggano al controllo sociale alcune valutazioni che si autoreferenziano come scientifiche. Per esempio cliccando www.milanoperscelta.it si scopre che sul tema n.4 Spazio ai creativi Atelier, proposta la sede della stessa agenzia che ha realizzato il sito, la quale collocata in un ambito isolato, senza alcuna relazione con il quartiere. In realt l si trova solo perch una fabbrica dimessa stata trasformata in accattivanti loft, particolarmente adatti agli uffici dei creativi. Oppure sul tema n. 6 Il mare a Milano (?!) Lungomare, si racconta di residenze affacciate sul Parco Barona, con un richiamo assolutamente fuori luogo al Central Park di New York, e si mostrano delle case affacciate su unarea incolta posta sulla via Parenzo, dove un P.I.I. finalizzato alla realizzazione di una RSA ha prodotto un giardino abbandonato a s stesso! Peraltro il Parco Barona (che si chiama Parco Teramo) non un esempio di verde circondato da un quartiere, come sarebbe auspicabile, ma uno dei numerosissimi parchi di periferia ai quali si accede, faticosamente, solo da un lato poich dallaltro confinano direttamente con le aree coltivate o dismesse.
Crisi ambientale e crisi sociale paiono camminare di pari passo e pregiudicano lequilibrio dellecosistema e delle collettivit, mentre le politiche sembrano ingabbiate nelle logiche economicistiche, rimangono spesso troppo lontane dai problemi reali, come se mercato e aumento della produzione fossero la panacea a tutti i mali del mondo. Lapproccio sviluppista improntato sulla crescita illimitata, poggia le sue fondamenta su qualcosa che , allo stesso tempo, un paradosso un inganno e profondamente iniquo. La crescita infinita , infatti, irrealizzabile poich il mondo uno spazio chiuso, e con una quantit di risorse limitata, e dallaltro lato si fonda su uniniqua distribuzione e utilizzo delle risorse, che porta a una profonda disparit tra
le varie parti del mondo e tra i vari gruppi sociali. Ma nonostante tutto ci una quantit non irrisoria di risorse ogni giorno viene sprecata, acqua, materie prime, cibo e tanto altro ancora, spesso viene scartato o perso pur essendo ancora perfettamente utilizzabile. Il 50% del cibo che produciamo va sprecato: un dato allarmante che emerge da una ricerca presentato a Stoccolma nel corso del World Water Week 20081. Lagricoltura sicuramente il settore in cui le eccedenze alimentari rappresentano la regola e non leccezione. Ma le eccedenze prodotte dallagricoltura non sono le uniche, in quanto nel corso della catena agroalimentare non sempre facile far incontrare domanda e offerta e, quindi, il risultato che ne consegue che
spesso si produce pi di quanto si riesca a vendere e a consumare. Comunque gran parte del cibo viene persa o sprecata prima che arrivi sul piatto. Il ruolo che consumatori, ristorazione, distribuzione organizzata e industria alimentare stanno svolgendo in questo spreco sta aumentando. In Italia stato stimato che quotidianamente vengono distrutte 4 mila tonnellate di alimenti ancora perfettamente consumabili, il 15% del pane e della pasta che gli italiani acquistano, il 18% della carne e il 12% della frutta e della verdura. Ogni nucleo familiare in Italia getta via ogni anno cibo per un valore di 584 euro, equivalente all11% circa della spesa annua. In stridente contrasto con ci oltre 1,2 miliardi di persone vive in condizioni di povert estrema e poco pi di 1
miliardo di persone soffre cronicamente la fame. Che il problema del cibo e, dunque, della fame non sia una questione di carenza, che anzi nei paesi ricchi di cibo ce n fin troppo, tanto da dover essere gettato via nei rifiuti, ormai fin troppo evidente. Proprio questo paradosso stato il movente che ha spinto Last Minute Market nellattivare una ricerca universitaria e quindi uno studio di fattibilit, per capire come poter affrontare e contrastare tale fenomeno, in quanto questo immane spreco pu essere utile, almeno per qualcuno. questo lobiettivo di Last Minute Market, progetto ideato da Andrea Segr, Preside della Facolt dAgraria dellUniversit di Bologna nel 1998, attivo con pi di 40 progetti in 10 regioni italiane ed in fase di sperimentazione in Argentina e Brasile. Last Minute Market, oggi Spin-off accademico dellUniversit di Bologna, unimpresa che fornisce un servizio capace di generare benefici di gran lunga superiori ai costi generati, che permette di recuperare a livello locale, in totale sicurezza, prodotti agricoli, alimenti e cibo (e altri beni) rimasti invenduti per destinarli gratuitamente ad enti ed associazioni che prestano assistenza a persone in condizione di disagio. Il recupero di tali beni permette di attivare una solida rete locale che le-
ga la sostenibilit (economica, ambientale, sociale) con la solidariet, lequit e la reciprocit. Il principio logistico di Last Minute Market tanto innovativo quanto semplice dal punto di vista sostanziale: la localizzazione e la continuit territoriale. In altre parole si raccoglie e si consuma sempre in una zona ristretta ed entro un raggio di pochi chilometri in modo da non avere costi di conservazione e di trasporto, e abbattere limpatto che questi hanno sullambiente. In effetti lattivazione di un simile meccanismo permette di avviare concretamente un processo virtuoso di sviluppo sostenibile locale a beneficio della societ, delleconomia, dellambiente e della salute. La portata di un simile servizio , attraverso poche cifre, di immediata comprensione. Da un ipermercato di medie dimensioni si possono salvare dalla distruzione, circa 100 tonnellate di prodotti alimentari allanno, con le quali possibile, da un lato preparare 200.000 pasti, dallaltro di far risparmiare al punto vendita 60.000 euro di costi di smaltimento rifiuti, ma anche di evitare la produzione di 12 tonnellate di anidride carbonica. Ma anche laddove vengono coinvolti piccoli commercianti i vantaggi non sono pochi, soprattutto se viene interessata lamministrazione pubblica. Il mercato e leconomia che si genera con questo servizio non alternativo al sistema corrente, ma complementare e capace di reimmettere in un non mercato ci che le logiche di mercato rigettano. Un bene ha in s un valore duso, inteso come utilit che il consumatore percepisce dal suo impiego, e un valore di scambio, che si genera nel mercato nel momento i cui la scarsit di un bene va a determinare il suo prezzo. Last Minute Market ridona utilit al bene rifiutato dal mercato il quale, senza tale intervento, rappresenterebbe soltanto uno spreco, un rifiuto da smaltire pur essendo ancora un bene perfettamente consumabile. In conclusione per necessario sottolineare come con Last Minute Market si persegua un duplice obiettivo, uno di breve periodo, con leffettiva e materiale trasformazione dello spreco in risorsa, uno nel lungo periodo, contaminando il territorio con una nuova filosofia dello sviluppo. Quindi trasformare lo spreco in risorsa si pu anzi si deve!
1 La ricerca stata condotta dallo Stockholm International Water Institute, dallo UN Food and Agriculture Organization e dall'International Water Management Institute.
Sono circa 20 minuti che sto aspettando l'apertura del centro. Le mie riserve di ossigeno sono ai minimi, credevo di farcela ancora per un giorno, ma da stupido ieri ho ceduto ad una lusinga. Quando mai! Non siamo neanche riusciti a finire. Strano il ritardo di oggi. Non era mai successo che dopo venti minuti dall'apertura ufficiale giornaliera della zona ossigenata, il varco fosse ancora chiuso.Un guasto mi pare improbabile, una grossa pressione agli ingressi pi plausibile.Anche se qui all'ingresso Porta Romana, non mi pare ci siano pi persone del solito.
Siamo rimasti in pochi a vivere in citt. Milano oramai conta non pi di 500.000 abitanti, la met stranieri e solo 30.000 i fortunati che possono risiedere nella zona ossigenata. Saremo un migliaio scarso oggi qui incolonnati al varco. Come tutti i giorni, Corso Lodi fino ad oltre Piazzale Lodi verso il Corvetto, gremito di gente. Come si sa, il miglior momento per concludere affari proprio durante l'orario delle code ai varchi.Sono le 19.30, mezzora oltre l'orario di apertura. Strano molto strano. Non un avviso, non un segnale, neanche le forze dell'ordine, non un ghisa! L'altro ieri ero entrato da Porta Isola,
il varco di viale Zara, vicino a dove abito. Solo 5 minuti di ritardo e poi l'apertura. Come ogni volta che si entra, devi mostrare il pass o meglio l'ecopass, come lo chiamano i governatori. Una carta elettronica di accesso, che oramai ha sostituito la carta di identit, contiene i tuoi dati, la tua cartella clinica, registra ora e luogo di entrata, valuta lo stato delle tue riserve di ossigeno e registra ad ogni ingresso la tua immagine e chiaramente l'unico titolo valido per pagare il nuovo ossigeno. Ho l'ecopass perch ho deciso di restare. Sono 20 anni oramai, dal giorno in cui part l'operazione Milano Pulita.
Il grande progetto lanciato dal Comune di Milano, durante L'Expo del 2015. Tutti i cittadini erano stati chiamati ad una sorta di autoreferendum e cio se decidere di rimanere in citt a vivere o trasferirsi con incentivi del Comune in altre citt o paesi della regione. Il progetto per non fare morire la citt era quello di isolarne una porzione, e cio quella che pressapoco si identificava con l'area di restrizione della circolazione di automobili e di proteggerla in una bolla-ecologica, dove non era presente nessun tipo di agente inquinante e dove potevano appunto risiedere solamente il ceto governativo con le loro famiglie, l'apparato burocratico ed un contingentato sistema di servizi terziari destinati a questa fascia di popolazione. Per gli altri sarebbe stato possibile viverne al di fuori, in qualsiasi altra zona della citt, con la possibilit anche di cambiare il proprio appartamento, visto l'enorme quantit di alloggi lasciati liberi, con la possibilit di entrare nella zona ossigenata per un massimo di 15 giorni in un mese e con un'apertura giornaliera dei varchi di 5 ore al giorno, appunto dalle 19 alle 24. A patto per che ci si registrasse all'ecopass. Sostanzialmente ancora tutto cos, soltanto che entrare in centro oggi ha un piccolo aspetto in pi: l'unica maniera per acquistare ossigeno pulito, l'unica maniera di sopravvivere! Chiss perch sto ricordandomi queste cose, proprio ora; sono in fila e mancano dieci minuti alle 20 ed i varchi sono ancora chiusi. All'inizio la scelta di rimanere a vivere a Milano e per di pi nella parte meno pulita della citt, non mi era sembrata poi tanto male. I quartieri si sarebbero svuotati, avremmo potuto decidere di vivere in appartamenti pi ampi, meno traffico, un vitalizio di sostentamento mensile fisso e sicuro, la possibilit di vivere una vita in fondo meno stressata. E poi di schifezze ne avevo gi respirate tante e per tanti anni! Solo senza una famiglia, non sarebbe stato un problema, eppoi chi se ne frega di vivere in centro, in quel centro fatto solo di governativi, figli di governativi e servi dei governativi! Avrei continuato a scrivere su vari blog giornalistici, avrei continuato a fare il mio mestiere quello di dare e
costruire notizie per i web-utenti di tutto il mondo. Del resto non solo Milano si trovava in questa condizione ma le principali citt del mondo con un minimo di sensibilit ecoambientalista avevano preso decisioni come queste. E allora la gente, i governatori, tutti avevano bisogno di sapere cosa accadeva di reale al di fuori delle bolle di protezione. Ma nessuno inizialmente avrebbe mai pensato che l'ossigeno si sarebbe rarefatto con quella velocit! In meno di 5 anni, entrare in bolla come si dice in gergo serviva solo per acquistare ossigeno nei rivenditori autorizzati. E questo possibile solo se si accreditati appunto! Sono le 20 e 15, ora tra la folla serpeggia visibilmente preoccupazione e nervosismo. Le riserve di molti sono scarse oramai, se non si apre in fretta il varco, molti saranno condannati. Le linee telefoniche cellulari sono intasate, tutti stanno chiamando dentro, i loro contatti, i loro parenti in alcuni casi, ma nulla, non si riesce a parlare con nessuno. Il sistema bloccato. La comunicazione impossibile con l'interno. Ho ancora quasi 4 ore di ossigeno, decido di abbandonare la fila e di sedermi in uno di quei bar volanti costruiti lungo i lati delle file in attesa di entrare. Chiedo del the e provo a collegarmi alla rete wireless della citt esterna con il mio nuovo palmare. Proprio due giorni fa ero riuscito a comprarne uno nuovo appena entrato in centro per la ricarica di ossigeno. Disponevo di molti crediti. Avevo scritto qualche giorno prima, su un blog che approfondisce questioni di costume, un articolo sulle abitudini sessuali di quelli in bolla. Era piaciuto molto, avevo ottenuto quasi un milione di lettori; uno di quegli articoli che ti fanno stare tranquillo per pi di qualche mese. Un milione di lettori significano quasi 700 crediti, una cifra impressionante per un articolo di costume. I tempi stanno cambiando! Il segnale c' mi sono agganciato, provo a cercare il mio unico contatto sicuro nella citt pulita, uno dei redattori dell'ufficio stampa dei governatori, un vecchio compagno di bevute. Di tanto in tanto sento lui per avere degli spunti, da dentro, per i miei articoli. Era stata una sua riflessione a suggerirmi di scrivere il mio ultimo articolo. Lui non collegato ma gli mando un messaggio. Voglio sapere che sta succedendo, perch non aprono. Rimango in collegamento e spero di ricevere una qualche risposta. Nel frattempo tutti gli erogatori di ossigeno per le emergenze sono esauriti, il sistema elettronico di diffusione ha accettato soltanto i dispositivi di ossigenazione del sangue al di sotto dell'ora all'esaurimento. Ne ha regalata al massimo un'altra. Avevo ricaricato il mio dispositivo e comprato il palmare. L'unico mercato all'aperto della zona pulita, si trova tra il piazzale della Centrale, la vecchia stazione dei treni, e Piazza della Repubblica. Una vasta area disseminata di piccole ma ordinate pagode, dove si pu trovare di tutto e a prezzi moderatamente contenuti per essere in Centro. Un mercato riservato per lo pi a chi entra dalla zona esterna e ai funzionari ed operai meno qualificati della bolla. L trovai il palmare, solo 200 crediti, usato e poi buttato mi disse il commerciante proprio da un governativo. Poi attraversai la zona ossigenata ed uscii da Porta Romana. Nel frattempo sull'idro taxi condivisi la corsa, 100 crediti, verso la Porta di uscita con una tipa, diceva di chiamarsi Linda, la stessa con cui ho rischiato di fottermi tutto l'ossigeno la notte scorsa. BEEP!BEEP! Mentre cerco di ricordarmi almeno del suo profumo, mi arriva un messaggio. E' il mio contatto: leggo messaggio da Pulitore per Emariot, il mio nick. Clikko e aspetto la comparsa del testo con il cuore in gola, la prima volta da quando le porte non si sono aperte. Mi scrive che da due giorni causa un'improvvisa epidemia di bronchite stanno schiattando uno ad uno. Pare che qualcuno della zona esterna, non in regola con i parametri di sicurezza sanitaria sia lo stesso riuscito ad entrare eludendo il sistema di protezione ai varchi, forse al seguito di una compagnia teatrale chiamata ad inaugurare la stagione della Scala, in occasione del nuovo anno governativo. La bronchite dentro non si pu debellare, si deve solo esaurire, ma pare che gli esperti abbiano consigliato al sistema di controllo e comando di chiudere i varchi e sperare. Altri dicono che la fine vicina per tutti. Il mio contatto contento di morire, mi saluta e mi chiede quanto ossigeno ho ancora!
Sono le 21 e 30, mi rimangono due ore scarse, spengo il palmare, e corro al circolo. Per la strada iniziano a vedersi i primi morti, gli altri con ancora riserve per pochi giorni corrono ai varchi. Una voce incontrollata circola: prima o poi i varchi si apriranno. So che non sar cosi. Cerco Marco, Tareq e Maria del Mar, sono tutti extrapass una sorta di clandestini mutanti che non avendo voluto registrarsi come Marco o giunti qui
per trovare qualche possibilit nel mercato nero dello smaltimento dei rifiuti, come Tareq e Maria del Mar, hanno sviluppato alterazioni al proprio sistema immunitario che gli consente di sopravvivere senza riossigenare il sangue. Alcuni scienziati della zona esterna stanno studiando questo fenomeno, nella speranza di trovare un sistema per salvarci dalla dipendenza di ossigeno. Come moderni dializzati speriamo in una liberazione. Troppo tardi. So cosa devo dire a loro. Che si preparino a rifondare la citt, saranno loro i prossimi governatori, forse di una citt nuova sicuramente senza il problema dell'ossigeno. Non mi vogliono credere. Gli faccio leggere il messaggio, gli lascio il mio palmare. Chiedo un the mi siedo al tavolino, mi manca un'ora e voglio godermela.
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siamo stati al di fuori, le vicende di questa citt e di questa regione, vivendole nel quadro di tutto ci che succedeva nel mondo e nel Paese, possiamo spiegare una scelta riferendosi allo stile della persona? No, veramente troppo poco! Non pu essere cos ! Soprattutto se, come dici tu, quello stile tardo dentro il presente, ma ne stranamente separato. Ecco, proprio per questo che ho visto in Marino, e confermato in Angiolini, lunica possibilit che cos non sia pi. Cio che dentro il presente non ci sia pi uno stile tardo e che, dal presente, non si sia pi separati. Questo ci che in realt volevamo col PD: che lidea, che in molti ha sempre covato dentro una visione di sinistra della politica italiana, cio di una sintesi tra pensiero e forze politiche diverse, riformiste, liberali, cattoliche, socialdemocratiche, laiche, consentisse di disporre di uno strumento politico capace di essere finalmente adeguato alle necessit di modernit e innovazione, che il nostro Paese ha, cos strutturalmente e profondamente. Cio un Partito in grado di sviluppare e realizzare un progetto di futuro di ampio respiro, capace finalmente di muoversi trasversalmente tra classi e ceti sociali, capace innanzitutto, come base fondante, di scardinare e rompere lautoreferenzialit, quella che ha condotto progressivamente e sempre pi alla separatezza dal presente, avendo davanti a s, in realt, assai poco di diverso dalla propria sopravvivenza e autoconservazione; esattamente lopposto di una capacit di governo. Cercavamo un partito che non si riproducesse pi pressoch esclusivamente sullesperienza e la formazione di amministratori locali o di uomini di apparato. Cercavamo un partito che finalmente a quelle esperienze, comunque importanti e non prescindibili, sapesse connettere in modo dispiegato meriti e valori affermatisi allinterno del contesto sociale, a ogni livello (dallimmigrato al supermanager, dal volontariato allimpresa, dalloperaio ci sono ancora, eccome - al professionista,
dallimpiegato anche loro ci sono ancora, eccome al consulente, eccetera eccetera). Non andata cos perch lo stile tardo, ahim, ancora troppo dentro il presente. Le dirigenze e gli apparati DS e Margherita non ce lhanno fatta ad aprirsi, ad accettare, almeno un poco, di quel tanto che cera e c fuori di essi. Ce lhanno fatta a mescolarsi tra di loro, questo si, ma era assai pi importante che si mischiassero con ci che stava e sta al di fuori di essi: la linfa della contaminazione, di cui tanto si parlato, non scorsa in vene e arterie in via di sclerotizzazione, a volte gi sclerotizzate. DAlema, Letta, Bindi, Follini, cos come Fassino, Cofferati, Marini certamente aiuteranno gli uni Bersani, gli altri franceschini ma, vivaddio, veramente spero che tanti tanti altri con diversit di esperienza, storia e carisma aiuteranno Marino, per un scossa vera. Gi alle Primarie! Qui da noi, al Nord, possibile; qui la modernit c, qui il superamento del centralismo, vecchio e nuovo, veramente indispensabile, qui il federalismo modello irrinunciabile, qui lautonomia (vera) ragione di lotta politica, anche al nostro interno. Con unaffermazione di Marino, Milano e la Lombardia possono dare al PD quellimpulso di rilancio che ne impedisca, qui da noi, una cristallizzazione a Partito del 20%, inesorabilmente destinato a rafforzare logiche di sopravvivenza e autoreferenzialit. Spero veramente che si affermi il candidato meno credibile per le logiche di apparati, certamente indeboliti, ma ancora ben presenti. Lhai detto tu, caro Pier Vito, e lo condivido la giovent quando la somma dei desideri supera la somma dei rimpianti. Personalmente non ho alcun rimpianto per le forme partito del passato: troppo spesso le ho personalmente sentite e vissute come freno e ostacolo per linnovazione e la modernizzazione. Di queste, com stato per tutta la vita, ho ancora gran desiderio, ma di modernizzazione e innovazione che, se veramente tali, non possono essere moderate, n timide, ma convintamente alternative, certamente mai e poi mai, collusive o ammiccanti. Ha detto bene Marino: i s devono essere s, i no devono essere no. I ma, se, forse, vedremo, dopo, chiss, non contribuiscono allidentit; la rendono confusa e incerta e, senza di essa, la perdita di consenso inevitabile, come gli anni recenti ci hanno ampiamente dimostrato (due milioni di voti persi in Lombardia in pochi anni). Lidentit si definisce nella chiarezza e nel coraggio, riflettendo innanzitutto, nel mio modo di vedere, pi che sulla propria identit di partito, su quella, nellinteresse comune, del Paese, ampiamente divenuta confusa e indefinita, a volte persino improponibile, nel lungo tempo del berlusconismo politico e mediatico. Si persa, pi di ogni altra, la nostra identit di Paese industriale, ancora oggi il secondo dEuropa, assai pi vicino alla Germania di Francia e Inghilterra. Da ci deriva la sostanziale marginalizzazione, tra laltro, delle tematiche inerenti al lavoro e limpresa, da porre oggi, alla luce della crisi epocale, certamente al primo posto nellimpegno del PD, in particolare nelle regioni del Nord. Avendo, anche in questa direzione, una capacit dinnovazione non espressa nemmeno nelle fasi in cui a noi si riferivano due ministri allo Sviluppo Economico e alle Attivit Produttive, troppo spesso anchessi eccessivamente rivolti al confronto con i livelli istituzionali della rappresentanza, trascurando, di fatto, il rapporto diretto con le realt dei territori e dei settori produttivi, che, riconoscendosi sempre meno con quei livelli di rappresentanza, hanno consentito ampio spazio a suggestioni individualistiche ed egoistiche, come quelle capillarmente diffuse dal personale politico leghista. Ignazio Marino e Vittorio Angiolini hanno posto il tema dellidentit come il tema oggi centrale per il PD. Dellidentit in tutte le sue articolazioni, anche in quelle non coperte dalle loro personali esperienze. Sostenerli significa apportare competenze che consentano di coprire ognuna di quelle articolazioni.
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(*) Per gentile concessione delleditore Bruno Mondadori pubblichiamo la prima parte dellintroduzione alledizione italiana del volume Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare di Trista Stuart.
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Il volume sar presentato marted 3 novembre alle ore 18 presso la Villa Necchi Campiglio via Mozart 12 Milano. Con l'autore ne discuteranno: Paola Brambilla Presidente del WWF Lombardia, Don Virginio Colmegna Presidente di "Casa della Carit", Andrea Segr Presidente di Last Minute Market e Preside
Lettera di Elena Sisti
Sono un genitore le cui bambine frequentano la scuola elementare Pietro Micca di via Gattamelata. Il Sig. Kipar dice che "il PGT di Milano non si esprime e laddove si esprime non da indicazioni precise per porta nella sua organizzazione tutti gli elementi costitutivi di un ragionamento da esplorare oltre confine. Partendo proprio dai Raggi Verdi la strategia ambientale che promuove una rete di percorsi pedonali e ciclabili, che innerva di verde lintero tessuto urbano. Uno sguardo attento al PGT per la nostra zona evidenzia per un grave controsenso in quanto Viale Scarampo, che attualmente Strada Urbana di Scorrimento (3 corsie per marcia con spartitraffico), indicato come Raggio verde e struttura secondaria, oltre che Via di Terra, mentre via Gattamelata sulla quale si affaciano 5 istituti scolastici (la scuola primaria e dellinfanzia Pietro Micca, la scuola primaria parificata la Zolla, il micronido Gattamelata, la scuola dellinfanzia e nido Faravelli e tre centri diurni per disabili) indicata come strada urbana di quartiere. Per chi vive quotidianamente la zona evidente che dovrebbe essere il contrario. Inoltre il tunnel De Gasperi/Gattamelata programmato da terminare, incanalando quindi il traffico verso la superficie, a meno di cento metri dal polo di scuole della zona. Il green design dovrebbe tenere conto della realt esistente. Come genitori della scuola presenteremo i commenti al PGT nei termini prescritti dalla legge, ma mi piace-
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rebbe tanto accompagnare chi ha progettato i raggi verdi a vedere la zona.
Grazie mille per il servizio che ci fornite e per le informazioni sempre aggiornate e attente.
Elena Sisti
Cara Signora Sisti, mi scuso per il ritardo dovuto a un mio viaggio fuori Italia. Ricevo la Sua lettera e non posso darLe torto visto che anchio conosco bene la Sua zona. Il RaggioVerde come pensato fin dallinizio insieme allAIM pi che
una strada con pista ciclabile un ambito di riferimento per una pi ampia valorizzazione e messa in rete di quanto gi presente sul territorio comunale. Il PGT traccia questa linea con ambito e lascia a ulteriori approfondimenti la sua realizzazione.
La mia collaboratrice Arch. Camilla Mancini, se lei lo desidera, Le pu mandare un primo approfondimento per la Sua zona. Andreas Kipar sekretariat@kiparland.com
24 esprime il principio del diritto di difesa che inviolabile in ogni stato e grado del procedimento, ed era violato poich la sospensione dei processi verso le alte cariche dello stato era automatica, generalizzata e di durata non determinata. Cos se una delle cinque alte cariche avesse voluto continuare il processo per cui era imputato al fine di un accertamento giudiziale della propria innocenza, non avrebbe potuto. Tuttavia in quella sentenza (24/2004), la Corte disse apertamente che lassicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni (.) un interesse apprezzabi-
Caro Liva, sono totalmente daccordo con quello che lei scrive ma soprattutto sul fatto che ormai al governo siedono persone che troppo disinvoltamente raccontano i fatti come piacciono loro, tra travisamenti e omissioni. Aggiungerei una cosa:
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il nostro premier, senza che nemmeno lopposizione obbietti, dice di essere stato eletto dal popolo. Certo stato eletto dal popolo come qua
lunque altro deputato al parlamento. diventato capo del governo dopo aver ricevuto lincarico dal Presidente della Repubblica ed essere andato davanti alle camere. Come tutti quelli che lo hanno preceduto. Bisognerebbe ricordarglielo pi spesso. Il Direttore (L.B.G.)
E. Murtula e S. DArienzo
Giorgio Ragazzi
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RUBRICHE
MUSICA Questa rubrica curata da Paolo Viola MUSICA CONTEMPORANEA
La settimana prossima, alla Scala, Maurizio Pollini conclude il suo Progetto un ciclo di 6 concerti, iniziato nel febbraio di questanno e realizzato in parte da solo, in recital, e in parte accompagnato da orchestre o da ensemble di differenti organici con il quale ha messo di volta in volta a confronto nella stessa serata autori classici (da Bach a Mendelssohn) ed autori moderni (dalla scuola di Vienna a Boulez, Stockhausen, Nono); proprio Luigi Nono sar il protagonista insieme a Chopin (sic!) del concerto del 18 ottobre e sar interessante osservare le reazioni del pubblico. Un progetto analogo stato realizzato da Barenboim nello scorso febbraio, sempre alla Scala, con il ciclo dedicato a Beethoven e Schnberg ed a molti parso anchesso una forzatura. Dico cos perch questi accostamenti fra classico e moderno (chiedo scusa per limpropriet dei due termini, ma noto che non ne siano stati coniati di pi pertinenti!), cos come ci vengono riproposti regolarmente dalle nostre istituzioni musicali, sono diventati sempre pi insistenti, come a volerci spiegare e sottolineare una inesistente continuit/evoluzione nella storia della musica. Per entrare bene in questo argomento bisognerebbe andare a rileggersi un volumetto pubblicato nel 1992 per Garzanti da un Alessandro Baricco non ancora divenuto personaggio televisivo (e dunque per lo pi ignoto ai non addetti ma accolto con molta spocchia dal sofisticato etablishement musicale) che contiene pagine molto precise e, per allora, vorrei dire definitive; ancora pi interessante rileggerlo nella sua pi recente edizione, del 1999, corredata da una postfazione di Carlo Boccadoro che ne aggiorna critiche e giudizi. Provo a sintetizzare, ben conscio dei rischi che corro, a beneficio dei tanti che per anni hanno ripetuto mortificati che non riescono a capire la musica contemporanea. Ai primi del novecento la musica, come tutte le arti, registra le tensioni del secolo (crollo di imperi e di certezze, arrivo di tragedie e tirannie) e con la dodecafonia e la serialit viene distrutto il sistema tonale e dunque ogni punto di riferimento (ogni certezza) nella struttura musicale. Poi, dopo lepopea della Scuola di Vienna (Schnberg, Webern, Berg), gran parte dei compositori, specialmente in Italia, si attestano su posizioni di rifiuto tout court del passato: Wagner e Strauss vengono considerati gli affossatori definitivi della musica tonale, Mahler viene ignorato per almeno cinquantanni, Puccini vituperato, vengono recuperate le geometrie di Bach ma deprivate della loro poesia. Una vera e propria tabula rasa. Ma i nuovi linguaggi non interpretarono n potevano interpretare la modernit in senso positivo, e a dimostrazione di ci negli anni sessanta/settanta si visto come la musica colta rifiutava ogni compromesso con la societ, non intendeva compiacere il suo pubblico, si schierava con lopposizione radicale dura e pura, si isolava nellautocompiacimento, si concentrava sui problemi tecnici del linguaggio e della scrittura, senza mai porsi il problema dellempatia nei confronti del suo pubblico. Ovviamente non tutta, ma certamente gran parte della musica promossa e consacrata dalla intellighenzia dominante (ed egemone), rompe con una gloriosa tradizione, quella del rapporto amoroso del compositore con il pubblico, del sereno confronto fra musica e societ. Non vero che le difficolt incontrate da Beethoven o Wagner con i loro contemporanei fossero paragonabili al fastidio che noi oggi proviamo (troppo spesso) nei confronti delle opere dei nostri contemporanei; abbiamo raramente feeling con loro, ma sono proprio loro a non voler essere amati e ad isolarsi nella autoreferenzialit. Tutto ci non era chiaro negli anni passati, a causa del continuo tentativo di farci credere sordi al nuovo e bisognosi di ulteriore acculturamento; ora per abbiamo o meglio potremmo avere la dimostrazione di quellabbaglio. Basterebbe che sprovincializzassimo i programmi, che abbandonassimo (o meglio lasciassimo agli storici) quella musica che non ha saputo o voluto conquistarci gli animi e che ci fu imposta dagli ideologismi, sopratutto che ci aprissimo con fiducia alle nuove generazioni di musicisti ahim sopratutto americani ed anglosassoni che non solo si contaminano (giustamente ed intelligentemente) con la prorompente musica cosiddetta leggera, ma che hanno saputo recuperare il senso di quegli elementari riferimenti tonali (quelle necessarie certezze) che consentono di orientarsi nellascolto e di percepire (comprendere) e vivaddio godere la musica. Per avvicinarci finalmente senza pregiudizi alle opere che per fortuna cominciano ad essere sfornate copiosamente dalle nuove generazioni di compositori, dobbiamo per prima cosa far pulizia nella produzione del secolo scorso (trovando il coraggio di abbattere qualche mostro sacro e qualche ingombrante monumento) affinch la nostra mente possa riprendere il filo del discorso dal punto in cui fu interrotto giusto centanni fa e, dopo aver salvato ci che di buono quel secolo ha prodotto, ritrovare il senso di continuit della storia e della evoluzione della musica. Solo cos sar possibile una vera riconciliazione con la musica colta ed una profonda maturazione del sentire collettivo nei confronti di unarte di cui, comunque, non potremo mai fare a meno.
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A 10 km da Bellinzona, sulla strada che porta al Passo del San Bernardino. Li si trova Roveredo, nel Canton Grigioni, che in un parco agricoloboschivo di oltre 100mila metri quadri ospita, fino all11 ottobre, la 9 edizione di OpenArt. Curata da Luigi a Marca, artista e promotore culturale che ha ideato questa manifestazione e lha vista crescere negli anni, OpenArt ospita i lavori di una cinquantina di artisti di varie nazionalit, a Marca incluso, spesso e volentieri ai loro primi passi. aperto, per, e anche proficuo il confronto con le installazioni permanenti di maestri riconosciuti, come Arman, Rotella, Spoerri, Schumacher. Alle sculture, realizzate in pietra, legno, bronzo o ferro, si aggiungono opere video e fotografiche, ma anche installazioni e performance che si svolgono nel corso della manifestazione. Aggiornamenti on line: www.openart.ch
Larchitetto americano Frank O. Gehry al centro di una mostra curata da Germano Celant, nellambito di Triennale Architettura. Una rassegna che prende in esame solo lattivit svolta tra il 1997 e i giorni nostri, perch solo da allora Gehry diventato Gehry. Non che prima non lo fosse basta pensare alla Dancing House di Praga ma il nome dellarchitetto americano risuona da che la sua mente ha partorito il Guggenheim Museum di Bilbao, come Athena generata dalla testa di Zeus. Una rivoluzione non solo per la citt basca che improvvisamente si ritrovata al centro di veri e propri pellegrinaggi come il Santuario di Fatima, ma anche e soprattutto dal punto di vista dellesplosivo linguaggio architettonico adottato, della complessit delle tecniche costruttive, dellinedito e sgargiante rivestimento in titanio. La rassegna stata realizzata con la diretta collaborazione dellarchitetto che ha scelto i progetti da esporre, molti dei quali inediti e selezionati
Milano culla della Scapigliatura. Movimento artistico e letterario cui dedicata lampia rassegna a cura di Annie-Paule Quinsac e di un variegato comitato scientifico costituito da esperti di musica, letteratura, teatro e architettura. Una denominazione che rinviando a chiome disordinate, allude in realt a vite dissolute e scapestrate. Ribelli, appunto, come i protagonisti del romanzo di Cletto Arrighi La Scapigliatura e il 6 febbraio (1861-62) che ha dato il nome a questo mix di fermento intellettuale, impegno socio-politico e arte, destinato a scompigliare come un pandemonio la Milano tardo ottocentesca. La mostra documenta lintera stagione, a partire dagli anni 60 dell800 fino allinizio del 900. 250 opere, tra dipinti, sculture e lavori grafici, dalla pittura sfumata del Piccio allintensit coloristica di Faruffini, alle innovazioni di Carcano, fino Ranzoni, Cremona, Grandi che segnano il momento doro della Scapigliatura, ma anche Paolo Troubetzkoy, Leonardo Bistolfi, Medardo
Rosso, Eugenio Pellini, Camillo Rapetti. Una sezione della mostra ricostruisce la vicenda del travagliato progetto del Monumento alle Cinque Giornate di Giuseppe Grandi, gessi compresi. Ulteriori approfondimenti, in ambito letterario e giornalistico, si trovano alla Biblioteca di via Senato che espone il Fondo delleditore Angelo Sommaruga, ricco di lettere, bi-
glietti postali, cartoline, volumi e riviste, oltre una sezione dedicata alla caricatura e ad alcune opere di artisti fra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Conconi. Scapigliatura. Un pandemonio per cambiare larte. Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: luned 14.30/19.30; marteddomenica 9.30/19.30; gioved 9.30/22.30. La Scapigliatura e Angelo Sommaruga. Dalla bohme milanese alla Roma bizantina. Fondazione Biblioteca di via Senato, via Senato 14 orario: marted- domenica: 10/18. Fino al 22 novembre.
TEATRO
Questa rubrica curata da Maria Laura Bianchi
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16.30: LA VIDA ES SUEO - Compagnia Siglo de Oro della Regione Madrid (Teatro Strehler) MARTEDI 20 OTTOBRE 18: Incontro con il Fotografo: JAVIER VALLHONRAT. (Galleria Carla Sozzani). MERCOLEDI 21 ORCHESTRA E CORO DELLA REGIONE MADRID (ORCAM) (Sala Puccini Conservatorio G. Verdi, via Conservatorio 12) SETTIMANA GASTRONOMICA MEN MADE IN MAD MILANO (dal 13 al 17 ottobre) - Paco Roncero e Joaqun de Felipe (Ristorante Cracco e Ristorante Joia). Coordinamento: Carlo Cracco e Paco Roncero.
tantanni che, idealmente, racconta al Presidente Napolitano come suo figlio mezzo pazzo abbia dato fuoco a un pakistano. Come nella tradizione della compagnia lombarda, la forza della parola al centro della nuova produzione. Modulata in modo potente attraverso un sovvertimento dello sketch show format e un contatto frontale con il pubblico, porta in scena un violento displacement capace di trascinare senza soluzione di continuit attraverso spazi emozionali apparentemente contrastanti come liberatoria ilarit e rivelatrice mestizia Serate Bastarde irridendo la realt creata dalla cultura televisiva italiana mescola i generi, trascina, ingloba il pubblico portandolo con s dentro una spirale catartica che, come una potente lente di ingrandimento, lascia nudo quel perturbante che nella vita giorni si traveste pericolosamente usando i codici e le sembianze del familiare. Nelle parole della autrici: Serate Bastarde nasce dal desiderio di parlare delle nostre spinte rigeneratrici. La societ si strutturata per sottrarci il fuoco dellindagine e ancora peggio: lEntusiasmo della Conoscenza. Siamo in-formati per perdere luso della parola, la capacit di raccontare ci che esattamente siamo, ci che esattamente vorremmo essere. Serate Bastarde uno spettacolo che cerca innanzitutto uno spiazzamento, una sorpresa in noi che lo facciamo. Il linguaggio quello del Satiro, quellessere a membro eretto che aveva il compito di purificare la terra dagli spiriti maligni ostentando riso e linguaggio scurrile come affermazioni della potenza rigeneratrice della natura. Che ha il compito di attaccare i territori di premesse e pregiudizi in cui siamo incappate. E di contro il linguaggio della poesia che solleva ci che muore. Serate Bastarde un intreccio di quadri eseguiti sottoforma di Stand Up, esibizioni fisiche, prosa, video, satira e tragedia. Dal 13 al 18 ottobre Teatro Out Off, via Mac Mahon 16 Orario: 20.45 (domenica alle 16) Info e prenotazioni: 02.34.53.21.40 ottobre, un altro esperimento di produzione del Festival: Susurrus, la performance dello scozzese David Leddy, maestro nel dare la parola a spazi e ambienti insoliti con storie appositamente costruite. Il suo Susurrus, andato in scena al festival di Edimburgo 2009, una narrazione ricreata specificamente per il Museo Nazionale milanese, in cui il ricordo di amori dimenticati d corpo a uno spettacolo per piccoli gruppi di spettatori curiosi, da seguirsi in cuffia lungo un percorso di 8 tappe, ripetuto varie volte nel corso della serata. Un lavoro che trae ispirazione dallo shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate. Dalla Repubblica Ceca giunge allElfo, la compagnia DOT504, a cui MilanOltre vuole dare la possibilit di esprimersi in maniera speciale. Due le creazioni, ed entrambi di grande intensit, che DOT504 proporr al pubblico milanese: 100 Wounded Tears (13 e 14 ottobre) e Holding Fast (15 e 16 ottobre), due occasioni per la prima visione italiana di una compagnia di teatro-danza che oltre a suscitare consensi in tutta Europa stata la rivelazione del Fringe Festival di Edimburgo 2008. Il 17 e 18 ottobre al Teatro i, vedremo Nothing, progetto sostenuto da Next/Oltre il Palcoscenico, una produzione a cura di MilanOltre di teatro danzato con musica, a partire da suggestioni di Ingmar Bergman e August Strindberg. Il lavoro vuole scommettere sullunione tra la scrittura di Luca Scarlini, utilizzata come elemento di scenografia in una sequenza di proiezioni, con la coreografia di Luca Veggetti, coreografo e regista italiano, attivo soprattutto a New York e gli esperimenti elettronici del compositore Paolo Aralla. In scena Olivia Ancona, giovanissima danzatrice proveniente dalla prestigiosa Julliard di New York. In data unica allElfo (18 ottobre) andr in scena il risultato di un workshop realizzato con gli allievi del Terzo Anno del Corso di Teatro Danza della Scuola Paolo Grassi, basato su Sudden Birds, applaudito lavoro dellisraeliana Yasmeen Godder, nome di punta della coreografia contemporanea. Dopo il recentissimo debutto alla Biennale Danza 2009 e il conseguimento del diploma, i giovanissimi danzatori si sono costituiti in compagnia, scegliendo il nome originario della loro scuola: Fattoria Vittadini. Conclude il programma, Angels In
SERATE BASTARDE Dal 13 al 18 ottobre, Serate Bastarde della Compagnia Dionisi, torna a Milano, al teatro Out Off, reduce dal successo di critica e di pubblico al Fringe Festival di Edimburgo. Renata Ciaravino, Carmen Pellegrinelli e Silvia Gallerano porteranno sul palco del teatro di Via Mac Mahon quello che The Guardian ha definito un cabaret tragicomico che fonde le spirito di Dario Fo e quello di Chris Morris e che con giusta rabbia e con pezzi audaci incrimina il mondo contemporaneo e ci ricorda come emozionante possa essere la satira politica quando chi la fa provoca veramente uno squarcio. Se i momenti del concorso per ustionate in tv alla "X Factor" o "Amici" Carmen Pellegrinelli trafigge la cultura degli X Factor e dei concorsi di bellezza immaginando un mondo in cui le vittime di ustione vengano considerate apici di sensualit. The Guardian) - o della distribuzione del liquido seminale di Berlusconi, culminante nell'esilarante messa in scena di un bagno spermatico al grido di "Silvio, guardami, possono sembrare i pi dirompenti, non meno incisivi sono i monologhi di Renata Ciaravino e Silvia Gallerano. La prima con acuta ironia d voce alla frustrazione di una trentacinquenne italiana di sinistra in questo particolare momento storico (Crescere capre in Toscana non deve essere entusiasmante! The Guardian). La seconda impersona con una presenza scenica forte a dolente al tempo stesso - reso con feroce convinzione da Silvia Gallerano. The Guardianuna donna costretta a lavorare a set-
FESTIVAL MILANOLTRE Prosegue negli spazi del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci, dal 17 al 18
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America Parte II di Tony Kushner, diretto da Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, che vuole sottolineare lo spirito di collaborazione di MilanOltre e Teatridithalia. Dopo il grande successo del pluripremiato Angels in America parte I, MilanOltre non vuole perdere loccasione di accogliere e sostenere il debutto e le prime repliche (Elfo, 22/23/27 ottobre) di un lavoro in sintonia con i temi che lo hanno sempre contraddistinto. Fino al 27 ottobre Teatro dellElfo, via Ciro Menotti 11 M.N.S.T. Leonardo da Vinci, via S. Vittore 21 Teatro i, via Gaudenzio Ferrari 11 Info e prenotazioni: 02.71.67.91 Infoweb: www.milanoltre.org
costruire uno spettacolo attento esclusivamente all'estetica, ma dove la fissit degli attori sul palco diventa la forza della messa in scena. L'unico modo che permette alla storia di vivere senza bisogno di interpretarla. La via che consente di introdurre degli inserti esplosivi grazie ai quali restituire la forza, la violenza, l'ironia della messa in scena. Fino al 18 ottobre CRT Teatro dellArte, viale Alemagna 6 Orario: marted, mercoled, gioved ore 20.45; venerd ore 21.30; sabato ore 19.30; domenica ore 16 Info e prenotazioni: 02.89.01.16.44
POP STAR Di Babilonia Teatri Ultimo appuntamento con linnovativa compagnia veronese Babilonia Teatri, cui il CRT Teatro dellArte ha dedicato lapertura di stagione. Pop star uno spettacolo volutamente scanzonato, che sceglie di non essere drammatico per raccontare una realt che lo in modo profondo. Un lavoro allo stesso tempo lineare e delirante. Che coniuga rigore formale e follia narrativa. Senza
Inglourious basterds di Quentin Tarantino Nel 1977 negli Stati Uniti usciva al cinema un film dal titolo Inglorius bastards. Ma quel film, cui Tarantino oggi fa un omaggio, non arrivava da Hollywood ma era un film italiano, di Castellari, intitolato Quel maledetto treno blindato. Adattando il titolo con il suo inconfondibile stile (un paio di u qui e l e bastards che diventa basterds), Tarantino ci mostra, come ormai fa da anni, un cinema di genere che va dal western al melodramma, dalla commedia al film di guerra. E lo fa con una perfezione stilistica in grado di citare autori del cinema italiano come Fulci, Margheriti, Corbucci, Leone e Bava. Perfezione stilistica che ha ormai talmente consolidato, che tutte le citazioni di regia non risultano pi come tali, ma entrano a far parte dello stile tarantiniano amalgamandosi con il suo cinema. Questo fa s che un film come questo, della durata di due ore e mezza, si guardi senza accorgersi del tempo che passa, con una leggerezza nel raccontarlo non tipica di T. Perch capace anche di tirar fuori unopera divertente, trascinante e spensierata, riscrivendo la storia della Seconda guerra mondiale in nome della cinefilia e senza ritrarsi dagli obblighi delle
produzioni di genere di cui parlavo sopra. Ancora una volta saranno contenti i cinefili, che potranno cimentarsi nel riconoscere le varie citazioni registiche che Tarantino fa. Magnifico linizio del film, tutto dedicato a Sergio Leone, ma dove pi prepotente lamalgamarsi tra citazione e stile del regista. Insomma un film che convince, come sempre, anche solo perch di T., ma che forse, non uno dei suoi migliori prodotti, anche se questo ha il merito di essere per un pi vasto pubblico, rispetto a suoi precedenti film, come per esempio lultimo, Grindhouse.
Baara di Giuseppe Tornatore Baara una storia che riporta indietro nel tempo lo spettatore per un ricordo. Ricordo legato alle vicende socioculturali italiane e della Sicilia per alcuni, e alle proprie origini isolane e della vita per altri, con una minuzia per i dettagli storici e del costume siciliano e italiano, che rasenta la perfezione. Dal pane e cipolle sotto gli ulivi, al cinema con Lattuada che va a girare a Palermo un film con Sordi al protagonista che colleziona frammenti di pellicola, grazie alle quali Tornatore fa un omaggio ai suoi film preferiti.
Se il cinema uno strumento per rappresentare il ricordo, l'onirico e la vita, allora Giuseppe Tornatore un cineasta cinefilo e un magnifico regista. Perch con Baara si trasforma in un soggettista e sceneggiatore della vita originale, in due sensi. Da un lato il ritorno alle origini della sua vita da bambino, dall'altro il ritorno all'origine estetica del suo cinema con le carrellate e la musica che enfatizzano la meravigliosa ricostruzione di Bagheria, come facevano in Nuovo Cinema Paradiso. La musica di Morricone in realt, questa volta ha molta meno potenza rispetto ad allora. Questo dovuto allalta qualit del film, soprattutto nella cura della regia (bellissima lidea di sviluppo circolare con i due bimbi che sincrociano in corsa allinizio e alla fine del film) e nella sceneggiatura, ai quali la musica, se pur bellissima, non riesce ad amalgamarsi. Probabilmente con una musica dalla potenza distruttiva, come Morricone ha gi prodotto, sarebbe stato inarrivabile. La bravura di Tornatore in questo film ovunque, anche nella scelta dei volti che costituiscono questo film. Dai due protagonisti, semplicemente i due migliori volti che si potessero avere per quei ruoli, agli altri visi, compreso luomo senza gambe. Meno bene per la scelta della direzione
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della fotografia, che non viene notata grazie ad una scenografia perfetta soprattutto nella ricostruzione di Bagheria. La sceneggiatura a cura del regista difficile, ma la bravura a inserire una quantit cos elevata dinformazioni di ogni tipo, in un soggetto di cos ampio genere non da tutti. Comunque, sicuramente un film che entra a far parte della storia del cine-
ma italiano, e voglio fare una scommessa. Se presentato agli Oscar, vince! Lo dico senza conoscere ancora i concorrenti, perch Baara ha le caratteristiche per vincerlo. Perch un film universale che parla di tutti e per tutti, a pi livelli di lettura. Lo si pu vedere come un film politico, o come una descrizione sociale della perdita delle origini e quindi dellidentit, sia come individui che come collettivit. Oppure semplicemente come la storia di una famiglia italiana nelle sue generazioni, o come la storia della vita di un uomo. Io preferisco pensarlo semplicemente come cinema, cinema italiano.
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