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SCRIMIERI, ROSARIO: Despertar el alma. Estudio junguiano sobre la Vita nuova, Ediciones de la Discreta, Madrid, 2005, pp. 391.

Questo volume di Rosario Scrimieri bello e importante, ed fondato su basi assai solide, come appare evidente sin dai primi paragrafi intesi a definire le premesse fondamentali della ricerca. Entrando sbito nel merito, osserviamo come la studiosa metta avanti con estrema chiarezza una serie di affermazioni caratterizzanti: prima di tutto, il processo di nascita di una nuova poetica implica una maturazione della coscienza, e ci che valido per capire la nascita di una nuova poesia lo anche per comprendere il processo di formazione attraverso il quale si definisce una nuova identit. Di pi, questo processo di trasformazione interiore suscettibile di essere interpretato alla luce di quello che Jung chiama processo di individuazione, cio il processo di sviluppo psichico attraverso il quale il soggetto acquista personalit e maturit, e insomma, diremmo, diventa ci che , ovvero lentamente impara a intrattenere un rapporto attivo e consapevole con il proprio inconscio il S- che nasconde laffascinante segreto dellunicit individuale (sullindividuazione si leggano almeno, nella finale appendice concettuale del volume, le pp. 279-281). Ma ecco le parole della Scrimieri: Tratar de demostrar, por tanto, en este estudio cmo el proceso de generacin de una nueva potica implica paralelamente el de maduracin de una conciencia y cmo lo que es vlido para comprender e interpretar el nacimiento de un tipo de poesa lo es tambin para comprender e interpretar el proceso de transformacin y el nacimiento de una nueva identidad [...] Ahora slo avanzo la hiptesis, que me propongo demostrar en esta investigacin, de la indisoluble unin existente entre vida y poesa y cmo bajo la evolucin de la poesa y de la narracin en prosa que la engarza, subyace implcito el proceso de una transformacin interior, susceptible de ser interpretado segn lo que Jung denomina proceso de individuacin (pp. 10-11).

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In questo arrischiato e, ammettiamo pure, alquanto inattuale programma, che esplicitamente si rif alle impostazioni gi tentate da Egidio Guidubaldi, fondate sulle categorie della dinamizzazione o attivazione dellinconscio personale, la Scrimieri puntualizza che si tratta di spiegare secondo paradigmi attuali ci che Dante concepisce e descrive secondo il paradigma psico-gnoseologico del suo tempo, seguendo il filo di una enigmatica esperienza damore che finisce per porsi in relazione con il divino e per eccedere, nel finale del libello, le capacit despressione del poeta (p. 13). E preliminarmente ribatte allobiezione che un siffatto approccio non sia filologico perch esorbita dalla concretezza semantica del testo, rispondendo che ogni ipotesi di interpretazione resta nellmbito di quel testo e ne arrichisce in ogni caso il significato: Se podra objetar que este modo de proceder ya no tiene por finalidad comprender el significado del texto dantiano que fue escrito por su autor con una intencin semntica concreta y que ya no nos movemos, por tanto, en el espacio de la filologa. Es importante, sin embargo, recordar que comprender y explicar el significado de un texo, a partir de diferentes hiptesis de interpretacin, sigue siendo una prctica textual que permanece en el mbito de la interpretacin del significado de ese texto (p. 14: corsivo dellautrice). Successivamente, fissato un altro essenziale punto di partenza, che sar fecondo di sviluppi per tutto il volume: quello che riguarda la definizione di simbolo e di allegoria. Per Jung, il simbolo costituisce la miglior formulazione possibile di qualcosa che ci resta ancora relativamente sconosciuto, mentre lallegoria la concezione e la pratica con la quale i simboli vengono riconfigurati come portatori di verit conosciute. Sviluppando questa indicazione e riferendola concretamente alla Vita nova, la Scrimieri riesce a enfatizzare al massimo la polivalenza semantica del simbolo, considerando il livello letterale del testo come fonte e matrice continua di significati. Certo, si potrebbe decrittare la Vita nova secondo un dato codice allegorico quello della tradizione lirico/amorosa- e considerare dunque il livello letterale come un
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involucro che svelato si riduce a materiale inerte, che ha dato quanto poteva e doveva. Ma la natura vera del simbolo fa s che il livello letterale, come unione di figure e immagini, sia dotato di una vitalit e di una ricchezza di significati potenzialmente inesauribile che ne fanno tuttaltra cosa rispetto a un mero integumentum, categoria ermeneutica tradizionale affatto impropria nel caso di Dante (si vedano ancora le considerazioni attraverso le quali la Scrimieri riprende questi concetti, p. 290 ss., ove si parla della stretta connessione che si istituisce tra il tessuto simbolico e la funzione trascendente, cio il meccanismo di superamento progressivo degli opposti tipico del processo di individuazione, attuato precisamente con laiuto del simbolo nel quale si nasconde ci che il soggetto ancora ignora di s). Tutto ci impegna la studiosa e una nuova e pi precisa dichiarazione di intenti, che vale la pena di riferire per intero. Es aceptado por la crtica que el proceso narrado por Dante en la Vita nuova y que recogen sus poemas, trata de remitir, al concluir la obra, a la experiencia desconocida por excelencia: aquella en que la conciencia se sita ante los umbrales de lo divino, frente a la que los medios de comprensin e imaginacin racionales son insuficientes. Dante habra intentado representar esa experiencia mediante la alegora de amor que encubre tambin un proceso psicognoseolgico, y haciendo alusiones al lenguaje religioso y mistco de su poca. Por mi parte, en cambio, tratar de dar una explicacin de esa experiencia devolviendo a los smbolos su original apertura para descubrir en ellos los rasgos inherentes a las imgenes arquetpicas que segn Jung jalonan el proceso de individuacin hasta llegar al momento en que la conciencia vislumbra la imagen del s-mismo, la imagen arquetpica correspondiente a la manifestacin de Dios en el alma. Con ello, reconozco que en cierto modo se vuelve a cerrar la apertura del smbolo pues si Dante limitaba su polivalencia de acuerdo con la convencin de la alegora de amor y del significado codificado tras ella, nosotros lo haramos ahora de acuerdo con los presupuestos de la hiptesis junguiana. Somos, sin
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embargo, conscientes, respecto de este proceder, de la relatividad de la interpretacin del smbolo y de que las imgenes arquetpicas que lo componen poseen un contenido inagotable y una referencia ltima tan inaferrable como lo es el principio mismo de la vida, de la que son manifestacin (p. 16). Debbo dichiarare, prima di procedere, che non ho alcuna specifica competenza junghiana e che non entrer nel merito della definizione del tipo psicologico di Dante come intuitivo introverso con percezione sensoriale inferiore (cio inconscia) estroversa (pp. 30-31), anche se, per quanto posso capire, mi sembra che tutto questo discorso corrisponda allevidente pratica sublimante alla quale Dante assoggetta i dati di realt. Mi basta che la Scrimieri non ne usi per apporre una serie di etichette nuove su cose vecchie, ma che, alla luce della chiave interpretativa scelta, sappia ripensare la Vita nova in maniera originale e riesca ad arricchirne la nostra lettura. Perci, anche se personalmente nutro una certa pregiudiziale diffidenza verso operazioni siffatte, mi ha colpito sin dalle prime battute lemergere di una forte e quasi naturale corrispondenza tra le categorie ermeneutiche adottate dalla Scrimieri e le forme con le quali ci si presenta lesperienza dantesca. ben Dante, infatti, che costruisce la propria opera attorno allipotesi di un percorso di crescita e di formazione continua dellio che per tanta parte appare come un percorso di auto-scoperta e che a sua volta determina sempre rinnovate esperienze di poesia. Basti ricordare la definizione, data nel Convivio, della Vita nova come opera giovanile e passionata, fondata su una realt interiore in forte movimento e per ancora mal conosciuta e descrivibile solo attraverso un fitto intreccio simbolico, quasi come sognando: ma anche lenfasi posta sulle varie et delluomo e i modi diversi delle loro rispettive caratteristiche e realizzazioni, e la dialettica progressiva spesso esplicita che lega tra loro i diversi gruppi delle rime. Dante, insomma, si rappresenta sempre in cammino: sempre nellatto di conoscere e superare se stesso, e di interpretare a ritroso la propria vicenda interiore per potersi definire ogni volta come uomo nuovo... Donde, in concreto,
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lossessione del tempo interno, la quale fa s che i pochi riferimenti esterni siano per dir cos compensati da una folla di riferimenti interni, di snodi desperienza e poetici esplicitamente sottolineati, ecc. Se lidea di un percorso, insomma, connaturata alla nostra idea di Dante e ne permea irresistibilmente la lettura, ci avviene perch lui, Dante, ha sparso dappertutto segnali, tracce, indizi, trasformandoci in tanti segugi in cerca della pista giusta. Il che comporta, per fare un esempio laterale ma particolarmente significativo, che nel caso delle rime lordinamento sia sempre stato parte integrante e fondamentale del commento, quale possibile griglia di leggibilit dei testi, e che, allinverso, il commento abbia sempre avuto tra i suoi scopi primari quello di approdare a unipotesi di ordinamento. Che alla fase stilnovistica segua, come s accennato, lappendice allegorica che sviluppa e per porta a esaurimento le possibilit di quel linguaggio amoroso, e ad essa segua lesperienza dottrinale con il suo decisivo recupero e aggiornamento della lezione guittoniana, e, successiva ancora, sopraggiunga lesperienza propriamente erotica che parte dalle concezioni dolorose dellamico Cavalcanti e approda a un amore ch insieme potenza cosmica e forza del nuovo soggetto desiderante, e che oltre tutto questo ci siano le grandi canzoni dellesilio e gli squisiti e maturi toni della tarda corrispondenza con Cino: ebbene, che esista un percorso che, se non proprio questo almeno simile a questo, ormai patrimonio acquisito e irrinunciabile. Ma non chi non veda come la traccia appena ripercorsa secondo gli schemi interpretativi del pi ortodosso dantismo sia anche capace di legittimare, non solo, ma di rendere particolarmente interessanti altri tentativi, vlti a rintracciare non gi lo sviluppo oggettivo e storico dellesperienza ma appunto quello che in termini strettamente junghiani possiamo chiamare il processo di individuazione attraverso il quale la personalit di Dante si afferma ed emerge.

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Sopra questa possibilit la Scrimieri insiste molto, sottolineando a pi riprese che, anche se la Vita nova non corrisponde perfettamente alliter dellidentificazione com proposto da Jung (vi corrisponderebbe perfettamente, invece, la Commedia), resta che il processo che genera un individuo psicologico ha i suoi fondamenti simbolici nella vicenda in essa narrata (p. 18). E il patto autobiografico (identit di autore, narratore, personaggio), che fondato sul concetto della trasformazione della coscienza propria del neoplatonismo cristiano e che rimanda al modello offerto da Boezio con la Consolatio, implica soprattutto identit di trasformazione nel personaggio e nellautore: La trasformacin del personaje implica la renovatio de su auctor (p. 21); La Vida nueva se presenta, por tanto, como una historia realmente acontecida y no como una ficcin, referida al proceso de transformacin vivido por un sujeto real, el autor Dante, proyectaco en el protagonista del relato (p. 22). Lanalisi, dunque (ma, diremmo, la scommessa complessiva del volume), si basa su questa presunzione di realt e nello stesso tempo la dimostra, instaurando una sorta di circolo ermeneutico. Al quale, credo, non sarebbe stato inutile lapporto pi deciso di Agostino, quello delle Confessioni in ispecie, non gi come modello di conversione (la Scrimieri, p. 21, su ci ha ragione: non questo il caso), ma come viaggio nel s, alla ricerca della verit e infine di Dio. Si tratta infatti di un modello che potrebbe chiarire meglio lestrema dinamicit dellesperienza dantesca, che pure la Scrimieri illustra benissimo eliminando (non merito da poco) ogni carattere frigido e intellettualistico dallevidente simbolismo della Vita nova, e restituendone per contro il carattere vitale e profetico. Il segno forte della profezia gi, del resto, nel sonetto proemiale, allora non inteso da nessuno: e con ci, spesso lo si dimentica, lopera intera viene presentata come un insieme di simboli che potranno essere decifrati solo a posteriori, guardando indietro, dopo che si saranno inverati in una storia compiuta e conoscibile, mentre nellimmediato lopera conserva la forza misteriosa e per reale e suggestiva che hanno i sogni, o i segni che ci parlano con tanta efficacia di ci che
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ancora non sappiamo. Tutto questo discorso, insomma, sembra corrispondere bene ai due fondamentali momenti dellesperienza dantesca: Vita nova / inconscio personale-simbolo > Commedia / inconscio collettivo-allegoria. E nellimmediato riesce a mettere in evidenza una serie di nodi significativi, quali quelli che, per mere ragioni di spazio, vorrei qui isolare e considerare un poco pi da vicino: il sonetto iniziale; lepisodio della donna pietosa; il capitolo finale. La linea interpretativa che porta alla lettura del sonetto A ciascunalma presa e gentil core fortemente dialettica, e muove dalla considerazione che Dante, quando scrive in II 9 (mantengo qui e in seguito la numerazione Barbi, perch quella ancora adottata dalla Scrimieri) che Beatrice nulla volta sofferse che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione, da un lato intuisce in Beatrice una trascendenza legata al mondo spirituale e celeste e insomma alla divinit, e dallaltro intuisce una trascendenza inferiore chiaramente vincolata con la sensualit e gli aspetti propri della corporalit. Ancora, ed questa una osservazione che trovo particolarmente acuta: nello stesso capitolo luso sublimante del latino, e cio nella lingua del sacro, da parte dello spirito della vita, dello spirito animale e dello spirito naturale (si ricordi, rispettivamente: Eccedeus fortior me, qui veniens dominabitur michi; Apparuit iam beatitudo vestra; Heu miser, quia frequenter impeditus ero deinceps), istituisce una forte polarit che mostra come Dante senta in gioco le sue funzioni vitali, e ne sottolinei il valore numinoso, e per questa via segnali alla coscienza una nuova dimensione possibile: quella della propria ricomposta totalit (p. 33). Questa la chiave che guida la lettura della visione del primo sonetto, assai articolata nel mostrare come tale visione si spieghi essenzialmente entro una prospettiva di individuazione, e cio di scoperta e integrazione delle opposte funzioni del s: La accin que se desarolla entre el dios Amor y Beatriz entre la sombra y el nima- podra simbolizar justamente el deseo de
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integracin de esos opuestos. El dios da a comer el corazn de Dante a Beatriz. Este gesto, ms all del significado sexual que le ha sido atribuido, podra interpretarse en el sentido de que el alimento que le conviene al nima para salir de su estado latente (para despertarse) y entrar en la dimensin de lo consciente y as poder encarnarse, sera el que representa el corazn ardiente del poeta. Se tratara de proponer un nima que, adems de estar en relacin con la intuicin y el pensamiento, es decir, con la exclusiva dimensin de las funciones superiores, asumiera la totalidad de la realidad humana: la dimensin corporal y la sensorialidad, los aspectos hasta el momento inconscientes de la cuarta funcin [...] En este sentido, la lectura que se hace de esta secuencia en clave exclusivamente sexual sera insuficiente pues contina manteniendo la escisin entre funciones superiores e inferior. [...] Beatriz come con reluctancia el corazn, gesto que podra interpretarse como la dificultad, el temor y las dudas que suscita el hecho de hacer coexistir y de hacer depender entre s aspectos tan contradictorios como las exigencias de la cuarta funcin ligados a la vida del cuerpo- y los contenidos de las funciones superiores, relacionados con el espritu, pues es evidente que en la visin lo elevado, representado por Beatriz, se alimenta de lo bajo, el corazn ardiente del poeta, smbolo de un sentimiento fusionado con la sensacin sexual. En la conjuncin de opuestos que propone ese gesto es donde se percibe la capacidad de sntesis de la imaginacin, invitando al soante a que asuma los contrarios en su contradictoria pero tambin en su complementaria realidad (pp. 46-47). La doppia dinamica della Vita nova consisterebbe dunque, da un lato, nellintroversione e cio nel processo di riconoscimento e accoglimento cosciente di quei contenuti che sono percepiti solo in quanto associati a Beatrice, della quale Dante legittimato a contemplare il corpo nudo solo perch guidato dal consiglio de la ragione che ha intuito in lei i valori spirituali pi alti (pp. 42-43): Dante como buen intuitivo va a entrar en contacto con la divinidad a travs de la percepcin sensorial y de cuanto suscita la sensacin de
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una mujer concreta), e dallaltro nellestroversione dellintuizione e del pensiero verso il loro compromesso con la realt esterna, proprio come avverr nella Commedia (p. 36). In questa prospettiva la conclusione della visione, tradizionalmente intesa come una sorta di profezia della morte di Beatrice, acquista valenze nuove: una morte, s, ma insieme a quella di Beatrice anche quella di Dante medesimo, perch ben la sua anima che, per rinnovarsi e trasformarsi, deve affrontare il dolore della differenziazione. Perch lanima emerga a se stessa e si individui occorre infatti che smetta di cogliersi solo in quanto proiettata su un oggetto esterno: Ese proceso de retirada de la proyeccin es lo que simbolizar la muerte de Beatriz: sta debe morir como mujer concreta para que el nima, en ella proyectada, pueda ser reconocida como funcin propia. Pero esa muerte representa, en realidad, un proceso que se verifica en el proprio protagonista. Por eso, la muerte de Beatriz es tambin la muerte de Dante en un nivel simblico de lectura (p. 49: ma si vedano gli sviluppi che questo tema ha nel capitolo quarto del volume, in part. pp. 131-137). Onde appare affatto coerente laffermazione che la visione si concluda con la promessa di una gran sintesi che resta da realizzare e che la coscienza dovr elaborare nel futuro: linconscio in questo primo gradino del processo si in parte rivelato e ha fatto emergere i termini antitetici del conflitto che la funzione trascendente dovr comporre in totalit. E precisamente in questo consiste la dinamica della Vita nova (pp. 50-51). Spero che anche da un riassunto cos grossolano, che sacrifica le molte osservazioni puntuali che accompagnano la linea maestra del discorso, emergano i caratteri di questa lettura, attraverso la quale credo che dora in poi occorrer passare, per la sua originalit e soprattutto, ripeto, per lindubbia pertinenza e insomma per lattenzione appassionata alla concretezza del testo, quali che siano, poi, gli eventuali disaccordi. Che per la verit io personalmente concentrerei soprattutto sulle pagine che toccano dei rapporti tra Vita nova e Convivio a proposito della donna pietosa (ne accenner poco avanti), mentre mi lasciano qualche leggero dubbio quelle sui
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rapporti tra Dante e Cavalcanti. Che Cavalcanti appaia come un aspetto dellombra di Dante (intendendo ossimoricamente lombra, con Jung, come una sorta di porzione volontaria dellinconscio, che pu in determinate circostanze emergere alla luce ma con la quale ci doloroso fare davvero i conti) certamente un suggerimento suggestivo e pertinente (pp. 74 ss.). Ma, per dirla in breve, proprio la tesi generale della Scrimieri dovrebbe indurre (e giustamente, a mio parere) a enfatizzare maggiormente la distanza tra i due, confermando come Cavalcanti sia lanti-Dante per eccellenza: il suo pi radicale contro-modello. Non solo perch con Donne chavete intelletto damore Dante compie il grande passo e fa s che amore diventi oggetto della visione intellettuale (il valore di questo momento o tappa dellesperienza dantesca in ogni caso ben colto dalla studiosa: vedi in part. p. 101), ma soprattutto perch un amore siffatto acquister il carattere di una funzione trascendente che riesce a mobilitare e integrare tutte le funzioni dellanima in vista di una dinamica totale: cio proprio quello che Cavalcanti, nel suo rigido e disperato dualismo che scava un fosso invalicabile tra una ragione e una sensazione che reciprocamente non si comprendono, non ritiene possibile. Ora, la Scrimieri ha su tutto ci pagine assai fini ed esatte osservazioni (tra le migliori, aggiungo, che conosco sullargomento), ma ho limpressione che almeno in parte finisca per velare questa distanza, e dunque in qualche modo attenui il senso di uno scontro che per la posta in gioco, per la potenza intellettuale e poetica degli attori, per fascinazione lirica e capacit affabulatrice non ha eguali nella nostra letteratura. Mi fermo qui, tuttavia: largomento troppo sottile e complesso per affrontarlo in questa sede, e basti dunque aver avvertito che ci si dovr tornare. In questa prospettiva di forte articolazione che alla pi consueta dialettica tra il prima e il dopo aggiunge (ed questa, appunto, la mossa decisiva della Scrimieri) la dialettica interna che scompone nellistante lanimo di Dante e dalla quale scaturisce un flusso continuo di energia, da vedere leccellente capitolo quinto del volume, sullinterpretazione dellepisodio della donna pietosa, che
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giustamente la Scrimieri giudica il pi problematico della Vita nova (p. 156: Dado el carcter abierto y polivalente del smbolo, el significado de la donna pietosa no se agota con una sola interpretacin), e che essa legge sia alla luce della prospettiva junghiana dellindividuazione che alla luce dellinterpretazione che Dante medesimo ne d, nel Convivio. Questo momento cruciale potrebbe essere preso a emblema del conflitto generale che sottost a tutta lopera: si tratta n pi n meno del bivio pitagorico dinanzi al quale leroe in cerca di se stesso-della propria identit o individuazione- si trova, e rispetto al quale deve decidere, una volta per tutte. Le ipotesi suggerite dalla studiosa sono pi duna, e tra loro complementari. Innanzi tutto, date le premesse di metodo, verisimile che la donna pietosa possa apparire come laltra faccia di Beatrice, o meglio, come lincarnazione di un principio naturale e terreno che si contrappone e per appare anche come indispensabile comprimario del principio puramente spirituale (p. 156: podra entenderse como smbolo de la necesaria unin de la primera con la segunda; de la necesitad del componente terrenal que simboliza la donna pietosa para la realizacin y manifestacin del nima espiritual, que Beatriz representa). Di qui, il rilievo dato al lato materno di questa figura, portatrice di un eros e di sentimenti legati alla generazione e alla conservazione della vita, nella quale Dante riconosce componenti che richiamano quelle capacit di cura e di conforto che sono inerenti, appunto, alleros femminile materno. Onde, in modo per la verit assai leggero e cauto, la Scrimieri ricorda la perdita prematura della madre che potrebbe spiegare sia lattrazione di un Dante puer verso una figura protettiva e compiacente, ma anche, dialetticamente, el intento de diferenciacin consciente del eros femenino materno y el esfuerzo por asumir sobre s la responsabilitad y la indipendencia de la madurez, liberado de la posesin de los aspectos negativos y paralizantes propios del arquetipo del puer (p. 157). In ogni caso, Dante pone una opposizione netta tra la donna pietosa e Beatrice, s che si potrebbe sostenere che rifiutando la prima Dante rifiuti un principio di
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semplice ripetizione (si pu aggiungere che questo della ripetizione ripetizione per somiglianza- in effetti un tratto dellepisodio che Dante per primo sottolinea con particolare forza): el rechazo de esa dama representara, por tanto, la negacin por parte de Dante de una nueva proyeccin de los valores que el nima [...] personifica y tendra un carcter positivo en relacin con la continuidad del proceso de individuacin (p. 159). Ed appunto per questa via che la Scrimieri abbozza, in chiave tutta junghiana, la propria interpretazione che in maniera molto semplificata riassumerei cos: il periodo di lutto che segue alla morte di Beatrice corrisponde a un lento processo di ritiro dalla proiezione con conseguente perdita di energia psichica e crisi intima e successivo tentativo di tornare a canalizzare lenergia nella maniera che appare pi naturale. Ci comporta, per, una riduzione o scadimento per ripetizione accompagnata dalla disintegrazione delloriginaria concentrazione simbolica e da un riflusso della coscienza entro canali di fatto gi superati. Ma, quasi raddoppiando e attribuendo espliciti contenuti trascendenti alla scommessa iniziale, avviene che solo il simbolo di Beatrice si riveli capace di sostenere lo sforzo morale che consiste nello strappare lenergia psichica dal suo decorso naturale e di trarla su un piano diverso e nuovo (p. 162: La misma energa, detenida y sometida a la mquina transformadora del smbolo, es capaz de transmutarse y cambiar las sustancias de base para dar lugar al nacimiento de otra cosa). Ma qual questo nuovo piano? Qui, la Scrimieri ricorre a un altro elemento della psicologia junghiana del profondo: il sacrificio, e gioca in particolare, con finezza, tra una prima definizione in chiave pi morale e drammatica data nel 1912, nei Simboli di trasformazione, e una seconda pi positivamente orientata messa a punto del 1928 nel saggio Energia psichica ed essenza del sogno. In breve, si tratterebbe di una tappa del processo di individuazione definito dallo stesso Jung contro natura, in forza del quale l`uomo naturale si riconosce e si attua come uomo spirituale: De acuerdo con la explicacin del smbolo, concebido como una mquina transformadora de energa, el cambio de
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direccin de la energa de su decurso natural, por medio del poder atractivo de la imagen simblica no sera otra cosa que el sacrificio del hombre natural, entendido, sin embargo, no como una escisin sino como una integracin de la conciencia [...] El quid del sacrificio reside en la fuerza atractiva y transformadora del smbolo, ecc.. Onde la conclusione: Lo que plantea la forte imaginazione por la que la imagen de Beatriz es capaz de atraer sobre s la energa y desviarla de su decurso natural natural es, a nuestro modo de ver, el sacrificio desde su perspectiva natural, visto como un proceso que se integra en los planos del desarrollo vital (pp. 168-169). E infine, alla luce di questa concezione del sacrificio che ha perduto gli aspetti sovrumani che gli sono stati tradizionalmente conferiti dalle religioni e dai miti ed diventato un potente simbolo individuale che concentra e trasforma lenergia psichica, si intende el valor de la etimologa de la palabra sacrificio: convertir algo en sagrado. La fuerza atractiva y transformadora del smbolo hace sagrado lo que antes era natural. En el caso de la Vita nuova, la energa se desva de su cauce natural, representado por la donna pietosa, y es atrada por un smbolo individual, Beatriz (p. 171). In altri termini, il sacro non nasce in Dante come interiorizzazione di un paradigma esterno e imposto, come un credo religioso, ma piuttosto affiora naturalmente` dal personale processo di evoluzione interiore ed ha tanta forza proprio perch attivato da un patrimonio simbolico affatto individuale. Il punto, importante, sviluppato avanti dalla Scrimieri, nella bella prima parte del cap. ottavo, dedicata a Beatrice come anima, ove ben argomentato che Beatrice, appunto, al retirar Dante la proyeccin, y al ser reconocidos en la interioridad los valores en ella proyectados, se convierte en el smbolo de la funcin trascendente, capaz de impulsar la transformacin hacia la totalidad y de preparar las condiciones para la experiencia de lo divino (p. 226). Torno a ripetere che in questo discorso in questa personale e tutta interiore affermazione del sacro- mi pare di scorgere una forte traccia agostiniana alla quale lesperienza di Dante potrebbe essere
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ricondotta con pi forza di quanto sia stato fatto sin qui. Ma non questa unosservazione che pu mettere in discussione la linea seguta dalla Scrimieri: semmai la corrobora, e non poco. Piuttosto resta laltro punto, quello relativo allinterpretazione che dellepisodio della donna pietosa Dante medesimo d nel Convivio, nel quale, si sa, tale donna diventa figura della Filosofia e in quanto tale vince, questa volta, sul culto memoriale di Beatrice. A questa interpretazione dedicato un paragrafo di quattro pagine (163-166), che sono insieme troppe e troppo poche. Troppe perch simpegnano in unipotesi (se le cose stanno cos, Dante rifiuterebbe nella Vita nova una dimensione razionalizzante e, appunto, integralmente filosofica che vulnerara la vida del sentimiento y de la sensorialidad), che urta clamorosamente con laltra, che, direi giustamente, intravvedeva nella donna pietosa un fantasma erotico e consolatorio di tipo materno. Ma troppe soprattutto perch si infilano senza necessit in un garbuglio forse irrisolvibile al quale sono state dedicate biblioteche intere (anchio a suo tempo ho dato un modesto contributo alla confusione). Insomma, esistono aspetti strettamente filologici e cronologici ai quali non basta rispondere con laccennata ripresa della tesi di Nardi (oggi per altro universalmente respinta, anche se ha sedotto la Corti che, per altro, non se la sente di farla propria), e dunque con il semi-clandestino suggerimento di considerare tutta la parte relativa al ritorno di Beatrice come scritta nel 1308, s da far coincidere il rifiuto della donna gentile nella Vita nova con la crisi e labbandono del Convivio (vedi la nota 31, p. 343-344). Non so quanto una spaccatura siffatta, se accettata (ma, per la fortuna delle tesi della Scrimieri, non lo ) possa mettere in crisi limpostazione stessa del volume, nella sua impresa di costruire un lineare processo di individuazione al quale darebbe voce unopera compatta e unitariamente concepita. Certo, permette alla studiosa di scrivere: Desde esta perspectiva se explicara tambin por qu Dante deja la escritura del Convivio: el abandono de este tratado filosfico se representara en la Vita nuova por la renuncia de Dante a la donna pietosa tras el regreso del alma, simbolizado por la
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forte imaginazione en que se le aparece Beatriz; es decir, Dante rompe los libros de filosofa porque el exclusivo estudio y dedicacin a la escritura de un tratado filosfico suponen el estancamiento en las funciones superiores y, por ello, un crecimiento parcial de la conciencia (pp. 165-166). Ma mi pare sia questa una soluzione semplificata e arrischiata insieme, e palesemente insufficiente a reggere il peso di un nodo di questioni che fuoriescono dallmbito di competenza della chiave interpretativa prescelta. Di nuovo, mi rendo conto che il discorso sarebbe lungo e complicato, e voglio perci concludere sul punto dicendo schiettamente quello che penso: o si affronta (ancora una volta!) la questione in toto adottando un preliminare e integrale punto di vista storico-filologico, oppure si lasci al Convivio quello ch suo, senza gravare la Vita nova di intenzioni e programmi che non le appartengono. Insomma: nel caso di una ristampa del volume, io suggerirei alla Scrimieri di eliminare puramente e semplicemente quelle quattro pagine che introducono troppi elementi estranei, e riescono solo a disturbare landamento altrimenti serrato ed efficace del discorso. Sono certo che il capitolo e il volume tuttintero- non ne soffrirebbe. Quanto detto sin qui assai poco, in rapporto alla densit del volume, ma spero possa suggerire unidea tanto dei contenuti che del metodo. La lettura e linterpretazione passo passo della Vita nova termina con il capitolo settimo. A questo ne seguono altri tre, dedicati rispettivamente al tema di Beatrice come anima e allanalogia Beatrice-Cristo (pp. 221-256); alla simbologia numerica, in particolare relativa al numero nove, e al concetto junghiano di sincronicit (pp. 257-277), e infine, a mo di appendice, al chiarimento di aluni concetti-base del sistema junghiano processo di individuazione, coscienza, archetipi, funzione trascendente, ecc.- e del modo particolare con il quale sono stati impiegati nel corso della ricerca (pp. 279-298). Come ho accenato, e per finire, io vorrei restare ancora un attimo nellmbito della lettura per raccomandare le pagine dedicate alla parte finale della Vita nova, e in
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particolare al sonetto Oltre la spera e alla prosa relativa (pp. 195219), sostenute da belle e chiarificatrici citazioni, oltre che dalle opere di Jung, dal classico Le forme e lintelligibile di Klein. Raccogliendo le varie fila del suo discorso, che insegue per tutto il lungo saggio lintreccio delle quattro funzioni della coscienza (secondo la canonica definizione junghiana, le razionali o superiori: pensiero e sentimento; le irrazionali o inferiori: sensazione e intuizione), la Scrimieri riesce a definire assai bene, a mio parere, il carattere pregno di futuro di questo delicato momento, a partire da una constatazione fondamentale: Superado el conflicto de la donna pietosa, gracias al regreso del alma, simbolizado por la imagen de Beatriz nia, se abre un nuevo cauce por donde discurre la energa; sta, a mi modo de ver, sigue atrada por el smbolo de la coniunctio que ya no acontecer en la Vita nuova sino en la Commedia (p. 196). Che la coniunctio dellumano e del divino con la quale la Commedia si chiude (in termini junghiani, la riunificazione interiore del S personale ed empirico con quello soprapersonale, totalizzante e indescrivibile, che potrebbe anche essere definito come il Dio in noi: vedi per es., di Jung, Lio e linconscio, Torino, Bollati Boringhieri, 1985, pp. 160 ss.) abbia qui, nellultimo sonetto della Vita nova il proprio germe, un concetto pi volte argomentato dalla studiosa (p. 200: il sonetto es una prefiguracin visionaria de cuanto se producir en la Commedia, a partir del encuentro con Beatriz en el paraso terrenal: el vuelo a travs de los diferentes cielos y la visin suprema de la divinidad en el ltimo canto del Paraso), e costituisce il motivo di fondo dellinterpretazione. La quale sappoggia concretamente, tra altre cose, a una bella analisi del sospiro/intelligenza nova le cui conclusioni (pp. 204 e 206) mi piace riferire con larghezza: Conjugamos, as, el contenido del soneto y el de la prosa; no anulamos, en favor de sta, es decir en favor del pensamiento, el valor que en el soneto tiene el suspiro como imagen-sntesis de la intuicin, del sentimiento y de la sensacin; y no anulamos tampoco en favor del soneto y de su imagen-sntesis de las tres funciones
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Reseas

SCRIMIERI, ROSARIO: Despertar el alma. Estudio junguiano

mencionadas, el valor que en la prosa tiene el suspiro como imagen del pensamiento; pensamos que con la integracin de las dos escrituras y de los dos tiempos que stas implican, se manifiesta el modo en que Dante ha logrado la unificacin de esos cuatro aspectos: el suspiro es pensamiento y sentimiento, intuicin y sensacin a la vez. Eso es importante como indice de la ampliacin que se ha verificado en la conciencia del protagonista con el paso del tiempo; ahora no hay impedimento para que el suspiro, ligado a la dimensin de la vida corporal, pneuma vital que nace de y habita en el corazn, sede y expresin del sentimiento, dotado de una dimensin intuitiva, posea tambin una dimensin pensante; o que, a la inversa, el pensamiento que como suspiro habita en el corazn, posea una dimensin amorosa. Dante ha logrado la sntesis de un pensamiento amoroso o si se quiere a la inversa, de un amor pensante (un intelletto damore) y, desde el punto de vista potico, la superacin de una poesa identificada exclusivamente con el gnero lrico elegaco, dominada par las emociones de la prdida y del luto [...] En el espacio ampliado de la conciencia hay cabida para que las funciones opuestas coexistan sin que ninguna de ellas imponga su supremaca a la otra. El pensamiento comprende y acepta las razones del sentimiento y ste acepta y asume las razones que impone el pensamiento. El yo consciente no se arroga el poder en la conciencia pero tampoco se deja avasallar por los contenidos inconscientes. Por eso es una integracin que implica una tensin; es una plenitud y a la vez un dolor. La linea complessiva dellinterpretazione chiara, per tutto il volume, e giunge qui al suo sito coerente, che restituisce in forma nuova e suggestiva il percorso di Dante, insinuando per via una folla di spunti originali. Di l da questi, e lasciando di necessit di dar pi minutamente conto dei vari punti che la Scrimieri affronta nei capitoli ottavo e nono, tornerei tuttavia, per concludere, su quellaccenno alla inattualit fatto al principio. Per dire, molto semplicemente (o forse meglio ingenuamente), che un libro cos intelligente e acuto ha non solo il merito di rischiare una chiave di
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lettura insolita e per vari aspetti pericolosa, ma anche quello di tornare a stringere in un sol nodo, senza paure o timidezze, una esperienza insieme poetica e umana, e insomma ha ridato uno spessore fatto di contenuti condivisibili e in ogni caso di largo interesse a una materia che sembra talvolta condannata a intristire nelle serre dello specialismo accademico, quasi esclusivamente dedito a ricerche di tipo formale ed erudito. Le quali lo dico sbitosono spesso di alta qualit, e sono tanto benemerite quanto benvenute. A una condizione: che non stravincano, e insomma che non pretendano di riassumere e rappresentare il senso ultimo della ricerca letteraria. Voglio ricordare al proposito, come mi capita di fare spesso di questi tempi, i due recenti tomi di Umberto Carpi, La nobilt di Dante, Firenze, Polistampa (Studi su Dante I 1-2, a cura della Societ Dantesca Italiana), 2004, dedicati a ricostruire la storia politica di Dante sullo sfondo della storia e della politica del suo tempo: un libro, finalmente, di contenuti e di idee che realizza qualcosa di cui si era tornati a sentire il bisogno. Nulla di pi diverso da quello della Scrimieri, che per anchesso un libro di contenuti e di idee. Un libro che pu e deve essere discusso e magari criticato, certo, ma che rid vita al testo tributandogli la forma di rispetto pi alta: considerandolo, cio, come qualcosa che ci riguarda. Enrico Fenzi

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