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Codice di procedura civile, art.

324 - Cosa giudicata formale Codice di procedura civile Commentato a cura di Claudio Consolo e Francesco P. L uiso, IPSOA, 2007 Sommario I. Considerazioni generali II. Provvedimenti sul merito III. Sentenze a contenuto processuale IV. (Segue) effetti del giudicato e sentenze a contenuto processuale V. Giudicato implicito VI. Interpretazione del giudicato VII. Bibliografia

I. Considerazioni generali 1 La disposizione in esame si riferisce espressamente al c.d. giudicato formale, cio alla irrevocabilit e irretrattabilit della sentenza derivante dal fatto di non essere pi soggetta ai mezzi di impugnazione elencati nella norma (c.d. impugnazi oni ordinarie). Tali mezzi di impugnazione presentano la comune caratteristica d i avere un termine iniziale determinato e di essere esperibili entro un tempo re lativamente breve (al massimo un anno), il cui inutile decorso determina l'incon trovertibilit e l'immutabilit della sentenza come atto, salve le impugnazioni stra ordinarie non incluse nell'elenco della norma in esame (la revocazione ex art. 3 95 , nn. 1, 2, 3, 6, l'opposizione di terzo ordinaria o revocatoria ex art. 404 , c. 1 e 2 e la revocazione del pubblico ministero a norma dell' art. 397 , nn. 1 e 2). 2 Il legislatore, dunque, contemperando le esigenze di giustizia e di riesame de l giudizio con quelle di certezza del diritto, ha ritenuto che le sentenze non p i soggette alle impugnazioni ordinarie acquistino un grado di stabilit tale da con ferire loro il carattere dell'incontrovertibilit. Si tratta, come gi rilevato, di un'immutabilit "quasi assoluta", proprio perch le impugnazioni ammesse dopo il pas saggio in giudicato sono oggettivamente limitate e subordinate a circostanze da considerarsi eccezionali [Liebman (10), 271; Satta (14), 26]. 3 Sull'individuazione delle sentenze passate in giudicato ha inciso l' art. 391 bis , c. 3, secondo il quale la pendenza del termine per la revocazione della se ntenza della Corte di Cassazione non impedisce il passaggio in giudicato della s entenza impugnata con ricorso in cassazione respinto, s che la revocazione ordina ria ex art. 395, n. 4, c.p.c. , ammissibile contro le pronunce della Suprema Cor te, non condiziona la formazione del giudicato [Consolo (6), 189]. 4 La cosa giudicata formale, che la situazione che consegue al passaggio in giud icato della sentenza, costituisce la premessa indispensabile della cosa giudicat a sostanziale di cui all' art. 2909 c.c. Non si tratta, secondo l'opinione preva lente, di due concetti distinti, in quanto entrambi esprimono due aspetti dello stesso fenomeno [Liebman (10), 422]: il giudicato propriamente (quello che si de finisce "formale" e cio) la decisione giurisdizionale non pi impugnabile con i rim edi ordinari, cui conseguono determinati effetti sul piano della certezza giurid

ica ( art. 2909 c.c. ), che vengono definiti "giudicato sostanziale" [ C 3.7.87 n. 5840 , GC 1987, I, 2486; cfr. anche C 2.3.88 n. 2217 ; C 17.6.03 n. 9685 ; C 3.7.87 n. 5840 ]. Se, infatti, l' art. 2909 c.c. statuisce che l'accertamento pa ssato in giudicato "fa stato" tra le parti, i loro eredi e gli aventi causa, evi denziando cos il contenuto oggettivo e i limiti soggettivi degli effetti della se ntenza, l' art. 324 c.p.c. , invece, soddisfa un'esigenza di carattere pratico, individuando il momento in cui, a seguito del mancato esercizio del potere di im pugnazione [anche l'acquiescenza espressa o tacita determina il passaggio in giu dicato, v. C 12.3.73 n. 691] o per l'esaurimento delle impugnazioni previste dal la stessa norma, essa diviene incontrovertibile. 5 Il passaggio in giudicato determina il prodursi di tutti gli effetti propri de lla sentenza [cfr. Attardi (4), 1]. Tuttavia, una parte della sua efficacia pu pr odursi anche prima di tale momento, nel senso che specifiche norme possono preve dere lo spiegarsi di taluni effetti che non potranno avere il grado di stabilit p rodotto dal passaggio in giudicato [in generale, sul problema della distinzione tra efficacia ed autorit della sentenza, con un'ampia disamina delle principali t esi espresse sul tema, v. Liebman (10), 393 ss.; Id. (9), 5 ss.; Pugliese (13), 810]. A tal proposito, si pu richiamare l'art. 282, che ha esteso a tutte le sent enze di primo grado l'immediata efficacia esecutiva (che in precedenza era previ sta solo per talune sentenze, specie nel processo del lavoro o a seguito di un a pposito provvedimento del giudice) e il novellato art. 337 , c. 1, che espressam ente prevede che "l'esecuzione della sentenza non sospesa per effetto della sua impugnazione" (salvi gli artt. 283, 373, 401 e 407 ). Tali norme rendono evident e il fatto che, per fondare l'efficacia esecutiva della sentenza, sufficiente un livello di certezza inferiore a quello conseguibile con il giudicato [v. Mandri oli (12), 390]. 6 Chi ritiene che la sentenza abbia una certa efficacia anche prima del passaggi o in giudicato - la c.d. imperativit - portato a negare che l'accertamento, per v alere come tale, debba essere a tutti gli effetti incontestabile [Liebman (10), 400 ss.; Id. (11), 1 ss.]: la sentenza efficace sin dal suo deposito, laddove l' autorit del giudicato, e l'inerente stabilit, sopravverranno decorsi i termini di impugnazione o fatta acquiescenza alla pronuncia. 7 Diversa l'impostazione di chi ritiene che la certezza dell'accertamento possa aversi solo a seguito del passaggio in giudicato, perch solo con il passaggio in giudicato che si producono tutti gli effetti propri della sentenza [Attardi (4), 1; Id. (3), 257 ss.]. 8 Sull'intangibilit del giudicato anche rispetto allo ius superveniens che conten ga norme retroattive, v. C 10.8.04 n. 15414; C. 4.2.04 n. 2091 .

II. Provvedimenti sul merito Torna al Sommario 9 Tutte le sentenze di primo grado, definitive e non definitive, sono idonee ad acquistare l'autorit di cosa giudicata. Le sentenze di merito di secondo grado pa ssano in giudicato sia che confermino sia che riformino la sentenza di primo gra do [ C 7.3.86 n. 1523 ]. 10 In via generale, non passano propriamente in giudicato formale le sentenze de lla Cassazione, che non contengono la decisione di una causa (salva l'ipotesi di cui al nuovo art. 384 ). Infatti, il giudicato si forma sulla sentenza del giud ice di rinvio, qualora il ricorso venga accolto; se il ricorso viene rigettato, invece, passa in giudicato direttamente la sentenza impugnata. Tuttavia, per qua nto riguarda le sentenze di legittimit, in dottrina si affermato che, in virt dell a modifica dell'art. 384 dovuta alla l. n. 353/90, secondo cui la Cassazione pu d ecidere la causa nel merito se non sono necessari nuovi accertamenti di fatto, l

a suddetta pronuncia passa in giudicato solo quando si sia estinto, per decorso del termine o per acquiescenza, il potere di impugnare la sentenza stessa per re vocazione ex art. 391 bis [Attardi (5), 138]. 11 Per quanto riguarda le sentenze cd. determinative (ad es., quella che determi na la misura degli alimenti ex art. 438 c.c.), che sono suscettibili di modifica o di revoca in caso di mutamento della situazione di fatto (v. art. 440 c.c.), la giurisprudenza afferma che in tal caso il giudicato si riferisce allo stato d i fatto esistente al tempo della pronuncia [C 17.4.91 n. 4136; C 6.2.86 n. 755 c on riferimento alla sentenza che determina la prestazione in caso di riconoscime nto della pensione di invalidit; cfr., in materia di alimenti, C 10.2.71 n. 337]. Invero, nei rapporti di durata, in relazione ai quali l'autorit della cosa giudi cata ha come suo presupposto il principio "rebus sic stantibus", la statuizione pu essere modificata sulla base di fatti sopravvenuti alla sua formazione [ C 18. 7.02 n. 10420 ]. Per alcune ipotesi di rilevanza dei fatti sopravvenuti al giudi cato v. C 16.8.04 n. 15931 ; C 12.3.04 n. 5151 ; C 11.11.03 n. 16959 . 12 Anche altri provvedimenti di merito non emanati con la forma della sentenza s ono suscettibili di passare in giudicato. E' il caso, ad esempio, del decreto in giuntivo non tempestivamente opposto [peraltro solo in relazione al diritto cons acrato: C 16.11.06 n. 24373 ; C s.u. 1.3.06 n. 4510 ; C 26.3.04 n. 6085 ; C 12.5 .03 n. 7272 ; C 20.4.96 n. 3757 ; C 26.3.91 n. 3258 ; C 19.4.82 n. 2387 , GC 198 2, I, 2363]; del decreto di cui all'art. 28 Stat. lav. se non vi stata opposizio ne [ C 23.11.89 n. 5039 ]; dei decreti, aventi natura decisoria, emessi dal giud ice delegato nel fallimento se, dopo il reclamo ex art. 26 l. fall., non stato p roposto ricorso per cassazione ex art. 111 Cost. [ C Cost. 24.3.86 n. 55 ; C Cos t. 23.3.81 n. 42 ; C s.u. 9.4.84 n. 2255 ]; della sentenza di omologazione del c oncordato preventivo [ C 4.2.80 n. 770 , GC 1980, I, 2520]. Gli effetti, tuttavi a, sono al pi quelli di una preclusione pro iudicato circoscritta al diritto spec ificamente azionato con questi procedimenti speciali e non estesa all'intero rap porto giuridico sostanziale. Il legislatore pi recente si premura, inoltre, di sp ecificare che alcuni provvedimenti sommari non producono gli effetti propri del giudicato (v., ad es., l'art. 19, d.lgs. n. 5/03 e l' art. 624, c. 3, c.p.c. ). 13 Per quanto riguarda l'ordinanza di convalida di sfratto emessa in assenza dei presupposti previsti dalla legge, secondo la giurisprudenza essa ha natura di s entenza ed pertanto appellabile e non ricorribile ex art. 111 Cost. [ C 23.1.06 n. 1222 ; C 14.1.91 n. 33; C 16.6.88 n. 4096 ]. Si ammette il passaggio in giudi cato dell'ordinanza di convalida di sfratto non tempestivamente opposta ex art. 668 [ C 4.2.05 n. 2280 ; C 23.6.99 n. 6406 ; C 17.11.76 n. 4292 ], mentre si esc lude il passaggio in giudicato dell'ordinanza di rilascio ex art. 665 [ C 10.11. 99 n. 12474 ; C 9.3.83 n. 1777 ; C 10.3.79 n. 1499 ].

III. Sentenze a contenuto processuale Torna al Sommario 14 Sono idonee a passare in giudicato, secondo l'orientamento prevalente, le sen tenze, anche non definitive, di contenuto processuale [Andrioli (1), 991; Liebma n (10), 423]. 15 Con riferimento alla competenza, la giurisprudenza ha affermato che, qualora una parte eccepisca l'incompetenza per materia del giudice senza poi impugnare l a sentenza del giudice di primo grado che abbia deciso la domanda sul merito, l' implicita pronuncia affermativa della competenza acquista valore di giudicato, c on la conseguenza che resta preclusa in sede di impugnazione ogni ulteriore cont estazione in ordine alla competenza stessa [ C 14.3.90 n. 2095 ; cfr. C 12.11.98 n. 11454 ]. Le sentenze che decidono sulla competenza (ad eccezione delle decis ioni della Corte di Cassazione emesse in sede di regolamento di competenza), non danno luogo al giudicato sostanziale, ma solo al giudicato formale, il quale si

concreta in una preclusione della questione soltanto davanti al giudice dello s tesso processo, ma non fa stato in un distinto giudizio promosso dalle stesse pa rti dinanzi ad un giudice diverso [C 23.4.04 n. 7775; C 22.3.95 n. 3313 ; C 8.3. 95 n. 2697 ]. Sempre in materia di pronunce sulla competenza, secondo la giurisp rudenza, nel vigore del testo originario dell' art. 38 c.p.c. , la rilevabilit, a nche d'ufficio, in ogni stato e grado del giudizio, dell'incompetenza per materi a del giudice adito trova un limite nella formazione del giudicato interno, esse ndo la suddetta rilevabilit preclusa da un'esplicita statuizione sulla competenza non impugnata o da una statuizione di merito, il cui presupposto sia l'affermaz ione della competenza del giudice che l'ha emessa [ C 7.3.01 n. 3340 ; C 3.3.92 n. 2560 ; C 14.10.91 n. 10775 ; C 5.12.89 n. 5367 ; cfr. anche C 15.2.91 n. 1066 e C 25.12.88 n. 5775; in senso contrario v. C 13.6.92 n. 7247 . Cfr. sul tema, Arieta (2), 370]. Questo aspetto, tuttavia, perde rilievo di fronte all'art. 38, come novellato dalla l. n. 353/90. 16 Analoghe sono le conclusioni cui la giurisprudenza perviene con riferimento a lle pronunce sulla giurisdizione, anch'esse idonee al passaggio in giudicato. An che in tal caso il principio della rilevabilit d'ufficio della questione di giuri sdizione deve coordinarsi con il sistema delle impugnazioni, analogamente a quan to avviene per la questione di competenza, con conseguente preclusione, dovuta a l giudicato, del rilievo d'ufficio del relativo vizio (che rimane possibile solo nel caso in cui sia mancata un'esplicita statuizione sul punto) [v. C s.u. 4.1. 95 n. 94 ; C s.u. 25.7.94 n. 6938 ; C s.u. 25.2.94 n. 1887 ; C s.u. 19.7.90 n. 7 380 ; C s.u. 6.9.90 n. 9197 , FI 1991, I, 102]. 17 Lo stesso principio si applica all'ipotesi in cui la sentenza abbia deciso un icamente il merito, in quanto la questione di giurisdizione va ritenuta implicit amente risolta in senso positivo [ C s.u. 12.7.05 n. 14546 ; C s.u. 27.4.05 n. 8 692 ; C s.u. 5.8.94 n. 7268 ; C 28.3.85 n. 2179, GI 1985, I, 1599]. 18 Sono suscettibili di passare in giudicato anche le altre sentenze a contenuto processuale [Liebman (10), 273]. Di conseguenza, la preclusione al rilievo d'uf ficio del vizio di carattere processuale, quando si sia formato il giudicato sul la relativa decisione, stata affermata anche con riferimento alle questioni di l egittimazione [ C 17.7.07 n. 15946 ; C 11.4.02 n. 5141 ; C 12.4.01 n. 5493 ; C 1 .2.00 n. 1070 ; C 24.2.95 n. 2125 ; C 9.6.88 n. 3906 ; C 9.2.87 n. 1336 ], o rel ative all'interesse ad agire [ C 21.9.91 n. 9885 ; C 13.4.87 n. 3670 ] o ad altr e condizioni dell'azione [ C 27.4.88 n. 3170 ; cfr. anche C 4.3.98 n. 2388 ] o r elative all'integrit del contraddittorio [ C 11.9.00 n. 11916 ; C 18.2.87 n. 1741 ; C 20.1.86 n. 360 ].

IV. (Segue) effetti del giudicato e sentenze a contenuto processuale Torna al So mmario 19 In passato la giurisprudenza distingueva tra giudicato esterno, che opera in processi diversi instaurati dalle medesime parti e che era rilevabile soltanto s u eccezione di parte e non d'ufficio [ C s.u. 17.2.95 n. 1721 ; C s.u. 4.11.94 n . 9124 ; C 11.11.91 n. 12011 ; C 23.1.91 n. 660 ; contra, nel senso che il giudi ce pu rilevare d'ufficio la cosa giudicata formatasi in un diverso processo, T Na poli 2.1.91, FI 1992, I, 255 e C s.u. 23.10.95 n. 11018 , RDProc 1996, 825, nt. Scarselli. Nel senso che si tratta di un'eccezione in senso proprio non rilevabi le d'ufficio dal giudice v. anche C 19.2.97 n. 1509 ], e giudicato interno, oper ante, invece, solo nell'ambito dello stesso processo e rilevabile d'ufficio anch e fino in cassazione [ C 5.4.93 n. 4094 ; C s.u. 8.2.93 n. 1549 ; C 30.12.89 n. 5828 ; sulla distinzione tra giudicato esterno ed interno, cfr. anche C 21.5.96 n. 4676 ; C 27.2.96 n. 1501 ; C 13.2.87 n. 1560 . L'opinione prevalente in dottr ina riteneva che la suddetta distinzione fosse priva di fondamento, v. Liebman ( 10), 448; Consolo (7), I, 223 s.]. Ora, invece, a seguito di un importante revir

ement, si ritiene rilevabile d'ufficio anche il giudicato esterno, salvo l'onere , per chi lo invochi, di provarne l'esistenza e purch risulti da atti o documenti gi prodotti nei precedenti gradi di merito, non essendone ammissibile la produzi one per la prima volta in cassazione: invero, poich nel nostro ordinamento vige i l principio della rilevabilit d'ufficio delle eccezioni, derivando invece la nece ssit dell'istanza di parte solo da una eventuale specifica previsione normativa, l'esistenza di un giudicato esterno , al pari di quella del giudicato interno, ri levabile d'ufficio, ed il giudice tenuto a pronunciare sulla stessa qualora essa emerga da atti comunque prodotti nel corso del giudizio di merito. Del resto, i l giudicato interno e quello esterno, non solo hanno la medesima autorit che quel la prevista dall' art. 2909 c.c. , ma corrispondono entrambi all'unica finalit ra ppresentata dall'eliminazione dell'incertezza delle situazioni giuridiche e dall a stabilit delle decisioni, i quali non interessano soltanto le parti in causa, r isultando l'autorit del giudicato, riconosciuta non nell'interesse del singolo so ggetto che lo ha provocato, ma nell'interesse pubblico, essendo essa destinata a esprimersi - nei limiti in cui ci sia concretamente possibile - per l'intera com unit. Pi in particolare, il rilievo dell'esistenza di un giudicato esterno non sub ordinato ad una tempestiva allegazione dei fatti costitutivi dello stesso, i qua li non subiscono i limiti di utilizzabilit rappresentati dalle eventualmente inte rvenute decadenze istruttorie, e la stessa loro allegazione pu essere effettuata in ogni stato e fase del giudizio di merito. Da ci consegue che, in mancanza di p ronuncia o nell'ipotesi in cui il giudice di merito abbia affermato la tardivit d ell'allegazione - e la relativa pronuncia sia stata impugnata - il giudice di le gittimit accerta l'esistenza e la portata del giudicato con cognizione piena che si estende al diretto riesame degli atti del processo ed alla diretta valutazion e ed interpretazione degli atti processuali, mediante indagini ed accertamenti, anche di fatto, indipendentemente dall'interpretazione data al riguardo dal giud ice del merito [ C s.u. 25.5.01 n. 226 , FI 2001, I, 2810, nt. Iozzo; GC 2001, I , 2353; per la giurisprudenza successiva v. C 11.9.07 n. 19090 ; C 23.7.04 n. 13 854 ; C 16.3.04 n. 5352 ].

20 Con riferimento all'onere probatorio che deve assolvere chi vuol far valere i l passaggio in giudicato d'una sentenza resa in altro giudizio, la giurisprudenz a ha affermato che occorre, oltre alla produzione della sentenza, anche che ques ta sia corredata da idonea certificazione dalla quale risulti che non soggetta a d impugnazione [cfr. C 2.12.04 n. 22644 ; C. 9.7.04 n. 12770 ; C 19.3.99 n. 2524 . In senso diverso v. C 20.2.98 n. 1833 , GC 1999, 243 secondo cui sufficiente la produzione della sentenza mentre grava sulla controparte, che contesta la cir costanza, una volta decorso il termine annuale di cui all' art. 327 , c. 2, l'on ere di dimostrare la pendenza del giudizio di impugnazione attraverso la produzi one del relativo atto e della certificazione attestante tale pendenza]. 21 Con riferimento alle sentenze a contenuto processuale, la giurisprudenza prev alente ritiene che il giudicato (formale) possa operare solo come giudicato inte rno [cos la giurisprudenza si pronunciata in materia di giudicato sulla giurisdiz ione e sulla competenza, v. C s.u. 28.1.98 n. 850 ; C 8.3.95 n. 2697 ; C s.u. 5. 2.94 n. 1166 ; C s.u. 21.1.88 n. 444 , GC 1989, I, 684; cfr. anche C 22.3.95 n. 3313 secondo cui le sentenze dei giudici di merito dichiarative del difetto di g iurisdizione e di competenza, trattandosi di pronunce che comportano esclusivame nte il disconoscimento di un presupposto processuale, a differenza di quelle che affermano la giurisdizione o la competenza statuendo sul merito, non sono idone e a produrre effetti in un diverso processo e, quindi, ad acquistare autorit di c osa giudicata in senso sostanziale]. 22 Tuttavia, in giurisprudenza si afferma che il giudicato esterno (dotato di ef ficacia cd. panprocessuale ) si forma sulle sentenze della Cassazione in materia di giurisdizione, nonch sulle sentenze dei giudici di merito in cui la statuizio ne, sia pure implicita, sulla giurisdizione si coniughi con una statuizione di m

erito. Tale efficacia delle pronunce di merito presuppone comunque il passaggio in giudicato formale delle sentenze stesse ed limitata ai processi su cause iden tiche soggettivamente ed oggettivamente, cio vertenti tra le stesse parti e in or dine al medesimo rapporto giuridico [ C s.u. 4.11.94 n. 9124 ; C s.u. 27.1.93 n. 1007 , GI 1993, I, 1, 1210; v. in particolare, per alcune precisazioni, C s.u. 19.7.06 n. 16461 , secondo cui il principio della c.d. efficacia panprocessuale del giudicato non trova applicazione con riguardo alla giurisdizione sullo stran iero (o su di uno stato straniero) poich quest'ultimo accertamento coinvolge rego le mutevoli nel tempo; pertanto il giudicato sulla giurisdizione nei confronti d i uno stato estero, creatosi a seguito di una sentenza che ha pronunciato sulla inefficacia della vendita di un immobile e ha quindi condannato lo stato stranie ro entrato nel suo possesso a rilasciare detto immobile, non pu spiegare effetto in un successivo e diverso processo inerente al medesimo rapporto contrattuale m a coinvolgente diversi effetti rispetto a quelli fatti valere nel primo processo ]. Secondo C s.u. 6.5.94 n. 4386 , il giudicato sulla giurisdizione si forma sol tanto a seguito di statuizione della Corte di cassazione in sede di regolamento preventivo o di ricorso ordinario per motivi attinenti alla giurisdizione stessa , ovvero per effetto del passaggio in giudicato di una sentenza di merito che co ntenga il riconoscimento, sia pure implicito, della giurisdizione del giudice ad ito [v. per C s.u. 13.7.06 n. 15896 , dove si precisa che, in un rapporto di dura ta, caratterizzato dal prodursi nel corso del tempo di distinte (ancorch similari ) posizioni creditorie-debitorie, la statuizione definitiva di merito, inerente alla domanda relativa ad una di dette posizioni, con implicita affermazione dell a giurisdizione del giudice adto, assume autorit di giudicato esterno, nella succe ssiva causa fra le stesse parti che abbia ad oggetto un diverso credito, limitat amente alle questioni comuni , quali l'esistenza, la validit e l'efficacia del ra pporto stesso; tale statuizione, pertanto, con riguardo alla giurisdizione, vinc olante nella successiva contesa solo se in essa la giurisdizione medesima si ric olleghi alla soluzione delle indicate questioni comuni, non anche quando debba e ssere determinata sulla mera base dell'individuazione della legge in vigore al m omento dell'introduzione della causa ( art. 5 c.p.c. ), atteso che l'autonomia d ei diritti si traduce in autonomia delle rispettive domande, anche con riferimen to all'epoca della loro proposizione, e che quindi la predetta individuazione de lla legge del tempo si atteggia come quesito separatamente pertinente per ciascu na delle domande stesse]; mentre il passaggio in giudicato della sentenza del gi udice del merito che si limiti a pronunciare sulla giurisdizione vincolante unic amente nell'ambito del processo in cui resa [cfr. anche C s.u. 10.8.05 n. 16779 ; C s.u. 12.7.05 n. 14546 ; C s.u. 27.4.05 n. 8692 ; C s.u. 6.5.94 n. 4386 ; C s .u. 5.2.99 n. 45 e, nel senso che la preclusione derivante dal giudicato non ope ra in presenza di fatti sopravvenuti che possano incidere sulla giurisdizione, C s.u. 9.3.95 n. 2741 ]. 23 Di efficacia panprocessuale sono dotate anche le sentenze sulla competenza em esse dalla Corte di cassazione, che infatti sopravvivono all'estinzione ex art. 310 , c. 2 [cfr., a contrariis, C 14.11.03 n. 17248 ]. 24 Parte della dottrina ha affermato che anche le pronunce a contenuto processua le passano in giudicato ex art. 324 c.p.c. e acquistano l'autorit di cosa giudica ta ex art. 2909 c.c. , con conseguente operativit dell'effetto preclusivo derivan te dal giudicato anche in un diverso processo fra le stesse parti in cui sorga l a stessa questione processuale [cfr. sul punto, Pugliese (13), 839; Liebman (10) , il quale ha precisato che, pur essendo ammissibile, data l'unit del concetto di cosa giudicata, che su una sentenza di contenuto processuale si formi il giudic ato ex artt. 324 c.p.c. e 2909 c.c., al pari di quanto avviene per una sentenza sul merito, la differenza con quest'ultima risiede nel contenuto e negli effetti che la pronuncia dispiega, in quanto solo la pronuncia di carattere processuale si esaurisce nell'ambito dello stesso processo, non potendosi riproporre la ste ssa questione processuale in un altro processo].

V. Giudicato implicito Torna al Sommario 25 La giurisprudenza con l'espressione "giudicato implicito" si riferisce a quel la particolare efficacia della cosa giudicata che copre sia il dedotto sia il de ducibile, non soltanto cio le questioni espressamente fatte valere nel giudizio, in via di azione o di eccezione, ma anche quelle in concreto non dedotte costitu enti, tuttavia, presupposto logico essenziale e indefettibile della decisione [ C 18.6.07 n. 14055 ; C 4.11.05 n. 21352 ; C 25.8.05 n. 17320; C 27.7.05 n. 15721 ; v. Liebman (10), 431]. In applicazione di tale principio, la Cassazione, ad e sempio, ha negato al titolare di un diritto di credito, del quale si sia gi giudi cato, la possibilit di agire con una seconda domanda relativa a tale diritto quan do essa miri ad ottenerne una diversa quantificazione in base a circostanze e cr iteri diversi da quelli posti a base dell'anteriore statuizione [ C 16.3.96 n. 2 205 ]. 26 Sempre a titolo esemplificativo, secondo C 28.9.94 n. 7890 si deve escludere che ad una pronuncia, passata in giudicato, su una semplice domanda di rilascio di immobile, inerisca, quale presupposto logico indispensabile, anche la decisio ne sul diritto di propriet del bene medesimo, tale questione non appartenendo in alcun modo a quel giudizio, non esplicitamente - per non essere stata prospettat a come causa petendi dell'azione e neppure introdotta in via di eccezione - e ne ppure implicitamente, essendo proponibile l'azione di rilascio di immobile, in d ifetto di ogni specificazione del titolo, anche come azione di carattere persona le, quale potrebbe competere al semplice locatore o al comodante pur non proprie tario del bene. 27 Per aversi giudicato implicito , quindi, necessario che tra la questione decis a e quella che si vuole tacitamente risolta sussista un rapporto di dipendenza i ndissolubile, cio che l'accertamento contenuto nella motivazione della sentenza c ada su questioni che si presentano come necessaria premessa o presupposto logico indefettibile della decisione [ C 21.5.07 n. 11672 ; C 31.8.05 n. 17568 ; C 27. 5.05 n. 11318 ]. Con riguardo, invece, alla questione pregiudiziale in senso tec nico disciplinata dall'art. 34 ed indicante una situazione che, pur rappresentan do un presupposto dell'effetto dedotto in giudizio, tuttavia distinta e indipend ente dal fatto costitutivo sul quale tale fatto si fonda, detta situazione ogget to solo di accertamento incidentale (inidoneo a passare in giudicato), tranne ch e una decisione con efficacia di giudicato sia richiesta per legge o su apposita domanda di una delle parti [ C 19.1.99 n. 462 . Nel senso che non possa formars i un giudicato implicito sull'accertamento incidentale della legittimit di un att o amministrativo, ove sia impugnata la pronuncia di merito, v. C 29.5.99 n. 5263 ]. 28 Con riferimento ai presupposti processuali, il giudicato implicito su questi si forma quando il giudice, pur senza pronunciare espressamente sulla questione processuale di rito, abbia tuttavia emesso decisioni di merito con sentenze, anc he non definitive, passate formalmente in giudicato, o anche quando si sia forma to il giudicato parziale sul merito per mancata impugnazione di alcuni capi dell a sentenza definitiva [cfr. C 21.5.07 n. 11672 ; C s.u. 12.7.05 n. 14546 ; C s.u . 30.3.05 n. 6637 ; C s.u. 15.11.02 n. 16161 ].

VI. Interpretazione del giudicato Torna al Sommario 29 Era affermazione corrente in giurisprudenza quella secondo cui l'interpretazi one del giudicato esterno formatosi in un precedente processo fra le stesse part i, rientrava nei poteri istituzionali del giudice di merito, per quanto riguarda l'accertamento del contenuto sostanziale della cosa giudicata e del conseguente effetto preclusivo per l'esame ulteriore delle singole questioni, risolvendosi

tale accertamento in un apprezzamento di fatto che sfugge al sindacato di legitt imit, se sorretto da motivazione esente da vizi logici ed errori di diritto [ C 2 8.9.94 n. 7890 ; cfr. anche C 24.8.94 n. 7488 ]. Ora, a seguito del revirement d i C s.u. 25.5.01 n. 226 , conformemente a quanto avveniva in precedenza con rigu ardo al solo giudicato interno, si ritiene che la Cassazione abbia poteri cognit ivi pieni anche per valutare gli effetti di accertamento scaturenti dal giudicat o esterno [oltre a C s.u. 226/01, cit., v. C s.u. 9.8.01 n. 10977 ; C 3.11.04 n. 21069 ; in dottrina v. Henke (8), 505 ss.]. 30 Per individuare l'essenza e l'effettiva portata della sentenza passata in giu dicato non sufficiente riferirsi al solo dispositivo, essendo indispensabile val utare anche i motivi che lo sorreggono. Utili elementi di interpretazione sono a nche le stesse domande delle parti, il cui rilievo a fini ermeneutici, se non pu essere proficuamente utilizzato per contrastare i risultati desumibili da altri elementi univoci che inducono ad escludere un'obiettiva incertezza sul contenuto della pronuncia in base alle chiare espressioni usate ed agli stessi motivi log ici e giuridici sui quali la decisione fondata, pu tuttavia avere una funzione in tegratrice nella ricerca degli esatti confini del giudicato ove sorga un ragione vole dubbio al riguardo [ C 7.2.07 n. 2721 ; C 18.1.07 n. 1093 ; C 10.1.06 n. 16 0 ; C 23.11.05 n. 24594 ; C s.u. 17.11.05 n. 23242 ].

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