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Non poteva sapere il motivo per cui quella luce fosse cos, un po incerta e tremolante, eppure emanava uno

strano sfavillio. Forse il gas non rendeva abbastanza viva la fiamma allinterno dei bulbi Se dipendeva dalla loro forma? Avevano la silhouette duna donna dai fianchi molto larghi che gli ricordava la sua balia. Annina. Era strano come quel lampadario potesse rievocargli una persona tanto lontana nel tempo. Accenn un debole sorriso al pensiero di quella donna che lo aveva cullato per molte notti della sua infanzia. Lasci la maniglia, e la porta si chiuse con un colpo secco alle sue spalle; gett unocchiata nei due sensi del corridoio. Alcuni rumori ovattati provenivano dalle altre stanze. Torn con la mente allappuntamento che aveva, per cui sincammin deciso verso le scale alla sua sinistra. Discese con garbo i gradini tappezzati duna moquette rossa, mentre la rampa compiva una curva a destra portandolo nella hall dellalbergo; trovava piacevole il tocco soffice, quasi aereo, dei suoi passi sulla moquette e negli ultimi scalini volle indugiare un po. Appoggiandosi al corrimano osserv la grande sala, su cui pioveva quel curioso riverbero come nei corridoi; il marmo del pavimento riluceva molto, sulla sinistra alcuni sof disposti a ferro di cavallo giacevano vuoti. Non cera musica. Gli sembr di osservare una fotografia in seppia di trentanni fa. Dalla parte opposta il banco della reception, dietro il quale un ometto anziano teneva la testa china su un foglio; ogni tanto, penna alla mano, vergava lentamente un rigo. Sembrava non si fosse accorto della sua presenza. O forse, impegnato comera, lo stava ignorando; in ogni caso tutto ci gli diede la sensazione di trovarsi in un sogno. Pass gli ultimi gradini, e sent bisbigliare qualcuno; volgendo uno sguardo come di chi non crede a quanto sta succedendo, scorse una coppia di signori seduti sul sof. Evidentemente, dove si trovava pocanzi, non aveva potuto vederli. Che strano che avesse udito solo adesso il loro cincischiare. Erano giovani, e ben vestiti; lui le parlava vicino allorecchio, in tono molto basso. Lei impassibile come una statua, lo sguardo fisso avanti, e il bocchino penzoloni dalla mano sinistra tenuta sulle ginocchia. Laltezzosit dei loro gesti era fin troppo evidente, peccato che nessun altro l dentro fosse presente a contemplarla; anche loro, come lometto al banco, fingevano di non vederlo. Giudic il loro uno spreco dalterigia. Un po come una donna che, vedova e sola nella sua dimora, passeggia nelle stanze con un abito di taffet e in testa un cappello con piume di struzzo. Savvicin al bancone; il vecchietto, intento a scribacchiare qualcosa, alz con fatica lo sguardo su di lui. Ditemi signore. Sapete se giunto il signor Emilio Tarsis? Ho un appuntamento con lui stasera, e mi ha detto che sarebbe stato qui nel pomeriggio spieg garbatamente Vincenzo, guardando le dolci pieghe che caratterizzavano i lineamenti del suo interlocutore. Luomo rimase sovrappensiero un istante; poi sabbass per afferrare il registro, lo pose sul tavolo e lo apr. Compiva ogni gesto come se gli costasse unenorme fatica. Cominci a sentir fastidio per quella sorta di stanchezza congenita che notava in ogni persona l presente; ovviamente tutto ci non riguardava lo zelante quanto decrepito impiegato. Dopo aver accuratamente sfogliato il registro, lometto alz di nuovo lo sguardo su di lui dicendo: Mi rincresce, ma non ci sono prenotazioni da parte di questo signor Tarsis.

Il volto di Vincenzo si oscur; volse unocchiata ambigua attorno a s, quasi sperando di veder lamico, nonch suo editore, entrare allimprovviso con un colpo di scena teatrale. In silenzio lanziano lo osservava impassibile, indifferente al suo stato danimo; poco lontano da loro la donna seduta sul divano trattenne una risatina acuta. Vincenzo si volse allistante; la coppia parlava di nuovo a bassa voce, e un sorriso sornione velava le loro bocche. Per un momento pens che quei discorsi riguardassero in qualche maniera lui. Siete sicuro? si rivolse di nuovo, in tono seccato. Certo, signore. Vincenzo fece un cenno dassenso col capo, per dirgli che andava bene. Desiderate altro, signore?. S. A che ore servite la cena?. Alle sette e mezzo, signore. La sala da pranzo sar predisposta fra non molto specific lometto, con quel tono freddo e cortese. Vincenzo gli fece un mezzo sorriso di circostanza, e si volse tornando lentamente al centro della sala; estrasse lorologio dal taschino e guard lora. Erano le sette; Emilio non si faceva vedere e non aveva affatto prenotato una camera nellalbergo. Apparentemente suonava strano, ma riflettendoci il loro incontro non sarebbe durato oltre unora, e non aveva senso spendere soldi per una stanza. Conoscendolo sarebbe tornato a Prato la sera tardi. Lui, invece, aveva colto il pretesto per compiere un piccolo viaggio partendo da Roma fino a Firenze dove, fin dal suo arrivo, aveva fatto il giro in carrozza per il centro storico della citt. Doveva allietarsi con la vista delle magnifiche statue della Loggia dei Lanzi, degli imponenti palazzi trecenteschi e respirare quellodore indescrivibile che emanava la citt. S, doveva. In preda a questi pensieri si sedette su una poltrona vicino alle scale, accavallando le gambe; in realt sentiva il bisogno di uscire, di togliersi quella maledetta luce che cadeva sulla sua testa, di respirare aria nuova. Ma se fosse entrato Emilio e non lo avesse trovato? Quindi le circostanze lo obbligavano a non allontanarsi; sospir con irritazione, mentre estraeva dalla giacca un sigaro toscano e una scatola di fiammiferi. Lo accese, aspirando ampie boccate, dopodich poggi il gomito sul bracciolo della poltrona assumendo una postura distinta che, oltre a piacergli, lo rilassava molto. Stette pochi minuti a godersi il suo toscano, osservando pensosamente la nuvola di fumo grigio che sespandeva verso il soffitto, quando un signore basso e tarchiato entr trafelato attraverso la porta a vetri dellalbergo; si tolse il cappello, dando uno sguardo in giro. Vincenzo salz dalla poltrona e lo raggiunse con passo deciso. Mi scuso tanto per averti fatto aspettare esord Emilio, stringendogli nervosamente la mano. Spero almeno che mi porti delle buone notizie comment sorridente Vincenzo Se ci sedessimo e cenassimo insieme?. Cos dicendo guard il sof alla sua sinistra, ma la strana coppia era ancora occupata nel loro sciocco cinguettare. Non poteva soffrire quello stupido atteggiarsi, ma gli unici posti liberi erano proprio accanto a loro. Non cera niente di peggio che non avere scelta. Non credo ci sia da scegliere fece Emilio in tono beffardo, incamminandosi verso il sof. Cos si sedettero sul lato del divanetto dando le spalle al muro; Emilio, come sempre, era gi a suo agio in un luogo dove non era mai stato. Poggi il cappello sulle ginocchia, cav dalla tasca interna della giacca un foglio piegato in quattro e lo apr; fece tutto questo come se annunciasse il vincitore di una gara di ballo. Ogni suo gesto suscitava una certa attesa. Ho scritto qui gli appunti si schiar la voce che riguardano le bozze dellultimo lavoro che mi mandasti due settimane fa. Vincenzo si fece attento. Devo dire che la storia molto diversa dai romanzi precedenti; forse la cosa pi curiosa lambientazione, per. Pisa una citt squallida, fatta eccezione per qualche monumento, te invece le hai dato una patina romantica, quasi irreale. Questo un grande pregio. Direi che, nellinsieme,

sei andato oltre ci che mi aspettavo. Hai elaborato, per cos dire, una storia romantica senza scadere nel decadente; non subisci linfluenza della moda attuale, te ne devo dare atto. Dico bene? Vincenzo fece un debole cenno col capo, guardandolo con una fissit inespressiva. Leditore lo squadr da sotto gli occhialetti tondi, poi continu: Il finale non ripaga il lettore per la sua pazienza, ma lo coglie alla sprovvista il che semplicemente brillante. Forse proprio questo che piacer al pubblico. S, penso proprio di s. Lo trovi buono, insomma? domand perplesso Vincenzo. Laltro mostr unespressione incoraggiante. Certo che s. Ma non un romanzo decadente, giusto? incalz lo scrittore. No, e credo di essere nel giusto a dire cos. Ad ogni modo, che timporta? Hai paura che non piacer? Credimi, sempre pi difficile accontentare una clientela mondana e festaiola. Oggi piace il decadente, si legge Huysmans, Baudelaire e DAnnunzio ma sempre meno e sai perch? Perch le tendenze cambiano continuamente. Ora nato il Futurismo, lo sapevi? Poeti e scrittori che inneggiano alla dinamicit degli oggetti, esaltano la velocit delle automobili che ci portano a vivere una vita quotidiana pi rapida e tumultuosa. Forse che tutti dovrebbero scrivere di futurismo? Io non lo credo. Per me larte rimane sempre libera, checch se ne pensi. In quel momento la coppia vicino a loro salz, lasciandoli soli; Emilio interruppe il discorso aspettando che sallontanassero. Dammi retta, va bene cos. Non ti rimane che rivedere ogni pagina dopodich, quando avrai finito, mi spedirai tutto alla redazione. Quanto tempo mi dai?. Uhm Ho altri due manoscritti da leggere, mi serviranno un paio di settimane. Prenditi pure trenta o quaranta giorni, non ho fretta. Daccordo?. S rispose malinconico lui. Non poteva obiettare nulla allanalisi effettuata da Emilio; riflettendoci il suo romanzo era fuori da ogni tendenza ma la cosa, bench piacesse al suo editore, non riusciva ad andargli gi. Eppure se nera accorto gi prima di concluderlo, il problema che gli era dispiaciuto gettare al vento un lavoro quasi terminato e cos lo aveva finito; sapeva che sarebbe stato cos. E ora si trovava in bocca il sapore duna cosa non riuscita alla perfezione. Ci lo avviliva. Ceniamo? Ho una certa fame propose lamico riponendo il foglio nella tasca. Finse di non vedere la faccia scoraggiata di Vincenzo. Questi gli rispose di s, poi spense il sigaro che aveva lasciato bruciare tra le dita e si diressero entrambi verso la sala da pranzo gi apparecchiata. Un cameriere, con le braccia lungo i fianchi, fece loro un rapido inchino invitandoli al tavolo. Attorno gli altri tavoli erano quasi tutti occupati, le persone consumavano le portate e chiacchieravano creando un piacevole brusio. Due lampadari illuminavano la scena a giorno, mentre fuori la strada sera fatta buia. Paradossalmente non aveva fame e non voleva cenare, nonostante avesse proposto la cosa per primo; voleva rimanere solo. Ma doveva aspettare, ancora.

Quanto assurdo il desiderio di restare soli per concentrare i propri pensieri su una cosa, per poi provare un senso di rabbia nel farlo, unesasperazione che ci spinge a non voler pensare affatto; leditore se nera andato dopo il caff, faceva ritorno a Prato. Lui non voleva rimuginare troppo sul suo lavoro, come se non lo avesse fatto abbastanza durante la cena; e si rendeva conto di sbagliare, standosene seduto a bere un altro bicchiere di vino rosso. In mezzo al vocio della sala svettava su

tutti il cicaleccio di due signore di mezzet, vestite di abiti sfarzosi e incipriate come maschere carnevalesche, che sedevano non lontano da lui; pi di una volta le aveva osservate di sfuggita. Perch non sopportava le risatine stupide delle cocottes, si chiedeva con una punta di sarcasmo. Se fossero state belle come i loro abiti, avrebbero splenduto come le stelle in una gelida serata invernale. Sorrise fra s. Salz dal tavolo, usc dalla sala e lentamente imbocc la scala che portava alle camere; le voci serano affievolite lasciando il posto a una quiete che gli veniva incontro come del vento fresco in una giornata destate. Attravers una piccola zona in penombra, prima di giungere sotto la luce del corridoio; si sentiva diverso. Arrivato di fronte alla porta, infil la chiave ed entr; prese il soprabito e il cappello che si calc in testa, dopodich riusc. Fece un sospiro, e senza pensare a niente discese nuovamente le scale con una certa calma; nella hall tutto come prima. Solite voci ignote. Si volse verso la reception, incamminandosi per uscire; un signore e una signora stavano parlando con lometto. Doveva essere la coppia del sof; le maniere erano le stesse, gli abiti molto simili. Da dietro non poteva certo riconoscerli, ma che gli importava? Savvicin; in quellistante la donna si volt squadrando lambiente circostante con aria di sufficienza. Lui si ferm, stupito e sorpreso; per non farsi notare, volse lo sguardo dalla parte opposta fingendo di guardare la sala da pranzo. Una punta dangoscia gli avvolse lo stomaco. Nella frenesia raggiunse la porta a vetri e usc. Respir come se fosse affrettato, e fece qualche passo per allontanarsi; un lampione dinanzi a lui spandeva un alone giallo sulla strada oscura e deserta. Quando ci fu sotto, rischiar unespressione sconvolta sul suo viso; continu a camminare, nervoso, cercando di ritrovare la calma. Le palazzine di via Capo di Mondo erano indistinguibili e silenziose; grazie ai barbagli dei lampioni distinse la facciata della Chiesa del Sacro Cuore, distante una cinquantina di metri. Era come unombra scura. Torn indietro a passi veloci. Il rumore delle sue scarpe echeggiava cupamente. Poteva essere lei? Le somigliava tanto, forse troppo per sbagliarsi. Quei suoi occhi di lince solcati da ineffabili sopracciglia erano capaci di tagliare in due qualsiasi cosa su cui si fossero posati; naturalmente affilati e aggressivi, pur senza ombra di malizia e cattiveria. Non poteva esistere unaltra donna involontariamente capace di certi sguardi. Non sapeva che pensare; passeggiava con lanima in tumulto. Terribili erano i flutti di un passato che tornavano a ghermirlo; saffacci noncurante di fronte alla porta dellalbergo. Vide la coppia salire al piano di sopra; assapor con gli occhi quellimmagine silente, per pochi irrimediabili secondi, avvolto dal manto sicuro delloscurit. Decise di non rientrare, e sallontan per lennesima volta. Camminava senza una direzione; lasciava che i suoi sensi scegliessero le strade, nella disperata ricerca di sollievo dalle sue pene. Lillusione di trovar conforto era cos potente da non accorgersi dove lo portassero i suoi nervosi passi; ombre profonde, un silenzio petroso, miagolii provenienti dallinterno delle case. Tutto ci si scontrava nella sua mente con lontane reminiscenze da cui, inutilmente e ineluttabilmente, tentava di rifuggire. Dove avrebbe trovato requie in questa citt? Ogni via che percorreva suonava dei loro passi come se, ancora una volta, fossero insieme a compierli. Perfino laria fresca della notte sembrava portare con s un odore diverso; era in una trappola di ricordi che, alla maniera di sottili maglie metalliche, lo stringeva sempre di pi. Era lei. Barbara Buti. Quel nome che tanto allontanava tornava indietro a colpirlo; i due anni passati con lei erano scolpiti nella sua memoria che adesso, come una lastra di marmo bagnata dal sole accecante, abbagliava duno strano nitore. Gli faceva male. Allimprovviso fece la sua comparsa una musica. Le note rimbalzavano audaci in un susseguirsi frizzante e sostenuto. Cominci a canticchiare il motivo che conosceva benissimo, borbottandolo fra le labbra a mo di fagotto; la lirica era la passione che avevano in comune, e quale altro nobile intrattenimento sarebbe stato adeguato alla moglie di un diplomatico francese? Non cera donna che non si mostrasse altera e dignitosa e non frequentasse i teatri dItalia. Mentre borbottava quel motivetto provava uno strano senso dappagamento; come un granello di gioia in quel mare di malinconia. A lei quella musica non le era mai piaciuta; era unamante di Verdi. Avevano visto assieme La Traviata, e nulla poteva essere paragonato a quelle arie cos struggenti e profonde! Quante volte avevano discusso sui loro gusti; ma il Maestro di Busseto, come lo definiva

orgogliosamente lei, era irraggiungibile. Lui le contrapponeva Rossini; la sua musica era diversa, completa, non meno intensa di Verdi. Personaggi complessi, tristi e ironici allo stesso tempo; questo gli piaceva. Aprire una finestra, lasciare entrare gli alterchi delle comari in strada, assieme al candore del sole, alleffluvio dolce dei gerani che dal balcone si spande nellaria; ascoltare la musica di Rossini significava questo. Dun tratto si ferm in mezzo a una via, e alz il volto perso nei suoi pensieri; aveva camminato abbastanza, e doveva essersi fatto tardi. Tolse lorologio dal taschino e lo guard; erano gi le undici. Sbigottito, si osserv in giro per orientarsi e tornare allalbergo; trovandosi sul lungarno, era necessario seguire le vie verso nord. Prima per, di l dal parapetto, ascolt un istante le acque nella notte; poi si volse, e riprese il passo. Ripensando a Barbara poteva star certo di non incontrarla al suo ritorno allhotel, e ci lo confortava molto; era assurdo, ma non provava fastidio per averla veduta con un altro uomo. Imbarazzato, ma non urtato a causa duna stupida gelosia. Ed ecco di nuovo quella serenit, quellimpeto di felicit provato poco prima nel canticchiare il motivetto; perch riflettendo sulla sua relazione con quella donna, fra tanta inquietudine, sentiva quel barlume di gioia? Pur avendone sentore non ammise subito la risposta; ritardarne la confessione gli dava un certo fremito. In poco tempo e con passo deciso riusc a raggiungere lalbergo; varc la porta a vetri dopo che lometto, sentito il suo bussare, era venuto ad aprirgli con la sua solita indolenza. Esitante, esplor la hall; non cera nessuno, la sala da pranzo era chiusa e i sof vuoti. Rote su se stesso, tornando pian piano al banco nei pressi dellentrata. Scusate, la colazione di domani quando sar servita? domand allinappuntabile omino. Alle otto, signore fu la risposta. Vincenzo chin il capo togliendosi il cappello, dopodich si diresse verso le scale; con unespressione compiaciuta sul volto sorrideva fra s, mentre saliva al piano soprastante. Sorrideva di non essersi risposato con Barbara, e di averla lasciata; questa consapevolezza lo faceva star bene. Era musica. Preferiva tollerare quei momenti di angoscia e nostalgia, entrambi aventi il sapore della libert, che rimpiangere il vincolo del matrimonio. A trentottanni era di nuovo libero. Raggiunse il pianerottolo, borbottando: Pa- ra- pa p ra. Pa-ra-pa-p-ra. Pa-ra-pa-p-ra pappa pappa. Entr in camera, e dopo aver chiuso la porta, il corridoio piomb in un lugubre silenzio.

Serviva laria di Roma per lavorare di buon gusto. Gli erano mancati quei paesaggi tanti cari al suo cuore, quegli odori cos familiari, quasi innati nella sua memoria, di cui sera gelosamente deliziato fin dal suo ritorno. Ogni volta che si assentava da casa gioiva e si struggeva, provando questintimo sconforto, questa nota di tristezza, esattamente come provava quando era bambino e doveva seguire i genitori nei loro viaggi. Ci a cui pensava adesso era godersi le lunghe giornate nella sua palazzina a Castel di Decima; il fatto di non abitare proprio a Roma non lo faceva sentire un campagnolo, nonostante avesse un casale e un vasto terreno a due chilometri dal paese. Aveva comprato quella palazzina per avere la tranquillit che sempre desiderano gli abitanti della capitale, senza rinunciare ad allontanarsi troppo dalla Citt Eterna; in fin dei conti, quando voleva, in un quarto dora poteva raggiungere il cuore di Roma. Dopo la separazione dalla moglie le terre le aveva affittate ai contadini, assieme al casale, procurandosi in questo modo una cospicua rendita per vivere dove pi gli piaceva. E la sera. La sera, quando il borgo sprofondava lentamente in un sopore, quel cantuccio di Roma diveniva unoasi di silenzio capace di ammaliare chiunque; ancor pi del giorno, in cui Vincenzo non poteva lamentare baccano, la notte era veramente quieta, un sovrannaturale oblio che avvolgeva

nel suo mantello uomini e cose. Certe volte, come quella sera, non sudivano nemmeno le instancabili cicale. Era nel soggiorno, seduto su una poltrona di velluto chiaro decorato a fiorami; sopra la sua testa il lampadario faceva piovere un alone smorto sulla stanza, rendendo le zone dombra e luce quasi simili. Dalle persiane della finestra entrava una brezza fresca, resa inebriante dal profumo dei gelsomini; assaporava quegli odori, mentre rileggeva scrupolosamente i fogli che teneva in mano, seguendo le righe con la penna. Aveva riesaminato gi quattro capitoli, e le pagine riportavano le cicatrici di quelloperazione; qua e l comparivano freghi e sghimbesci, parole sostituite, frasi ricostruite secondo il proprio gusto. Non andava ancora; sebbene lusinghiere fossero state le parole del suo editore, non ne aveva subto linfluenza e non lavorava sotto di essa. Con una meticolosit fuori dal comune, riflett su ogni aspetto del libro trovando ogni volta difetti imperdonabili; le descrizioni erano forse prolisse? Diede unocchiata ai passi che lo gettavano nel dubbio, rileggendo voracemente. Forse s forse no. Anche gli aggettivi erano piuttosto appropriati, e i periodi di media lunghezza. E allora? Non si convinceva, come non era convinto quando aveva fatto la prima stesura. Il finale coglie alla sprovvista aveva affermato Emilio quella sera allalbergo; s, il finale. Una vendetta che si trasformava in un non so che. Il protagonista, scoperta la colpevolezza del prete, il quale anni prima aveva abusato sessualmente della sua sorellina, si mette sulle sue tracce e lo trova; il religioso ormai minato da una terribile malattia che lo sta portando alla morte. Egli, roso dalla rabbia, vuole sparargli ma il prete gli propone un accordo; si fa dare la pistola e si spara, ponendo fine alla sua sofferenza e dando soddisfazione alleroe della storia che, dato il suicidio, non rischier il carcere. E un colpo di originalit, ammetteva fra s picchiettando la penna sul foglio. Meglio non cambiarlo, ma solo rivederlo. Rilesse ancora altri passi, e la sensazione che ne ricevette fu in un certo qual modo neutrale; le descrizioni evocavano una citt parzialmente immaginaria, non reale. Suscitava uninconfessabile angoscia, quasi. Era quel tocco di crudo realismo che richiamava opere a lui note; pensando al suo romanzo gli venne in mente Zola. La Bte humaine. Forse alcune rappresentazioni di vita somigliavano vagamente ai ritratti di vita di provincia del grande scrittore francese, ma non li eguagliava. Per il resto quelle pagine non possedevano nessun sapore particolare, nessun tratto che fosse riconoscibile, nessuna firma di Vincenzo Orsini. Si sent di colpo un inetto e un mediocre. Un rumore di passi felpati blocc le sue riflessioni. Volgendo uno sguardo sorpreso verso la porta not unombra scivolare sui tappeti, poi la figura di Agostina entr riguardosa nella stanza. Volete una tisana prima di andare a letto? gli domand con premura. S, portatemela fece lui, rimettendosi a leggere. Nientaltro? insist lei, sempre immobile a un passo da lui. No. Potete ritirarvi se volete. Lei accenn un sorriso timoroso, e usc dalla stanza. Vincenzo lasci cadere i fogli sulle ginocchia, e inspir un po daria fresca come per rigenerarsi da unimmane fatica; dopo un istante, con le nari piene della fragranza dei fiori del balcone, si stup di non sentire lodore del fieno. Lodore del campo incolto e delle zolle di terra. Quanti anni erano che non si svegliava la mattina sentendo quel forte odore! Sappoggi allo schienale e la sua espressione si fece trasognata; cos sent un delicato olezzo di paglia attorno a lui, come se qualcuno lavesse gettata in quel momento ai suoi piedi. Le mattine che venivano squassate dai timbri canori delle voci contadine e sfiorate dal frusciare degli stivali fra le spighe di grano; suoni familiari che si stavano diffondendo nella stanza, ronzando come mosche, lisciando i suoi ricordi come un guanto liscia il crine dun cavallo. Da oltre un paio danni non vedeva pi la faccia rugosa di Gennarino e dei suoi figli, Alfio e Marco; ragazzi dallindole buona ma agitata, e sempre pronti a lavorare e scherzare con tutti. Si sorprendeva di come potessero faticare tanto, mangiare male e sorridere alla vita; forse la gente semplice era un esempio da guardare. Ma lui, invece di osservarli in tal senso, li aveva sempre scrutati dallalto verso il basso.

Dovevano essere cresciuti Alfio e Marco; chiss se avevano gi preso moglie. Gli venne in mente Maria Luisa, e quel flusso di ricordi sinfranse come uno specchio; la sua espressione divenne improvvisamente grave. Tutto ci che di bello vi era stato nella vita di campagna fu spazzato via da sua moglie; se un veggente gli avesse predetto ci che poi sarebbe avvenuto, non avrebbe esitato a ucciderlo tanta era la fiducia in quella donna. Distinto chiuse gli occhi, inondato da immagini convulse e frasi sconnesse; li riapr, con un movimento di disgusto della bocca. Not la sera farsi sempre pi buia e, come il calare della giovane notte, era scesa unimprovvisa stanchezza su di lui; non aveva pi voglia di leggere il manoscritto. Gett i fogli su un tavolinetto l vicino, mentre riappariva la silenziosa Agostina con la sua tisana; ella poggi il vassoio dargento accanto al fascio di fogli, dopodich non esit ad andarsene uscendo a passi lenti. Vincenzo afferr la tazza, sorseggiando linfuso dorzo che tanto gli piaceva; non appena lebbe gustato del tutto, invece di posare la tazzina, la trattenne in mano facendo scivolare i polpastrelli sulla superficie levigata, con movimenti delicati come se accarezzasse un oggetto di valore. Ci gioc un po; sembrava che farlo gli desse qualcosa al di l del piacevole toccare. Poi smise, rimettendo loggetto al proprio posto; con le mani in grembo come una giovane massaia, attendendo il sonno, annus nuovamente una zaffata di fieno forse pi forte di prima; reclin la testa, adagiandola sullo schienale e volgendola verso la finestra da cui entrava, oltre lodore della paglia, quello della notte

Faceva freddo e si stava sbrigando, camminando a grandi falcate sulla straducola che tagliava a met il campo di segale. Si stringeva nervosamente nel suo soprabito, tormentato dallaria pungente; non cerano rumori attorno a lui, fuorch il ritmato avanzare dei suoi passi sulla ghiaia. Parcheggiato da una parte cera il tiro a due della signorina Antonia; ne era sicuro, riconosceva il cocchiere, e i folti favoriti che gli incorniciavano il volto paonazzo. Con quella giornata avevano preferito rimanere vicino al camino, invece che in un caff nella capitale; voleva dire che avrebbe fatto loro un po di compagnia, rincasando prima del solito. Anche lui avrebbe fatto a meno di uscire, ma quella faccenda della dote di Maria Luisa doveva essere conclusa; proprio per questo sera recato dal notaio assieme al suocero, Giuseppe Tognotti, per firmare definitivamente le scartoffie. Almeno non aveva patito il freddo inutilmente, pensava fra s raggiungendo il porticato dove si trovava lingresso; apr la porta silenziosamente. Il soggiorno era deserto; non udiva alcun rumore eccetto il crepitio delle braci nel camino. Entr, osservando la scala che portava al piano di sopra. C qualcuno? disse a voce alta. Niente. Cominci a salire le scale con un pizzico dansia; sentiva uno sfarfallio nello stomaco, come se fosse stato un allievo in procinto dessere interrogato dal maestro. Il rumore dei soli passi adesso gli dava fastidio, in quanto sottolineava il vuoto delle stanze, lassenza che permeava ogni ambiente. Pi saliva, per, pi si convinceva del contrario. Sul pianerottolo fu investito da una forte corrente daria; in quellistante un sorriso rassicurante comparve sul suo volto. Nellaria aveva percepito una fragranza fresca, una nota di violette svolazzare sotto il suo naso; era il profumo che portava sempre Maria Luisa. Il cuore prese a palpitare rapidamente; raggiunse la camera da letto sulla destra, e distinto lapr. Le lenzuola candide erano aggrovigliate in una matassa voluminosa che si muoveva in maniera fluida, come se respirasse; i suoi occhi cercarono di vedere, anche solo per un momento, chi ci fosse l sotto. Poi la testa di sua moglie fece capolino, e alla sua vista, ebbe un grido soffocato; si guardarono come non avevano mai fatto, ammutoliti.

Dallaltro lato della matassa, allaltezza dellinguine di sua moglie, salt fuori il viso di Antonia; con unespressione alquanto indefinibile, gli abbozz un sorrisetto stupido per poi volgere il capo altrove. Egli fissava la scena completamente allibito; il cuore batteva cos forte che si sent venir meno, ma si fece forza. Sent un tremore assalirgli le gambe. Un silenzio di tomba era caduto sulla stanza e nessuno, per evidenti ragioni, osava romperlo; la situazione era tanto assurda quanto grave. Vincenzo balbett sua moglie, sempre sdraiata in quella posa lasciva. Egli chin lo sguardo a terra, sconvolto. Ti prego amore insist, petulante. Cerc di ricomporsi maldestramente, come se assumere una posa pi dignitosa potesse alleggerire quanto era accaduto. Quelle parole rimbombarono nella sua testa come pesanti martellate; quegli occhi cos scuri e ora incredibilmente falsi che non aveva lardire di fissare! Si volse e usc dalla stanza, e di nuovo il rumore dei passi sempre pi pesanti, il profumo delle violette che gli dava la nausea e quel groviglio di lenzuola che lo avvolgeva con un soffocante fruscio

Il tocco della coperta lo risvegli; aprendo gli occhi sent laria mancargli, cos ispir a lungo e con forza. Un lume cal su di lui da destra, e la dolcezza della fiamma rivel il viso della vecchia Agostina che gli aveva appena sistemato le coperte. Il candeliere che teneva in mano la donna gli ramment, in un momento del tutto estraneo, lesigenza di istallare nella palazzina limpianto elettrico. Tutta Roma aveva lelettricit. Vi siete addormentato gli disse premurosamente la vecchia. Vincenzo annu confuso, poi si sollev meglio sulla poltrona stropicciandosi gli occhi. Che ore sono?. Agostina ruot con fatica il busto, sollevando il lume verso lorologio appeso in alto; con la stessa flemma si rivolse ancora al padrone di casa: Le dieci e mezzo. Aveva dormito quasi due ore, e gli sembrava di essersi appisolato soltanto qualche minuto; una serie di curiose domande gli vortic nella testa, ma si sforz di accantonarle per un secondo. Andr a letto fra un po. Non vi preoccupate per me, andate pure a dormire le comunic con voce che alla donna parve disturbata. Nulla di che comunque, ormai era abituata a sentire quel tono e non ci faceva pi caso; egli sapeva trattarla con dolce garbo un giorno e il successivo con freddezza. In quel momento come non mai alla donna parvero lontani i giorni in cui vedeva il padroncino con il suo abituale sorriso. Congedata, usc per lennesima volta dal soggiorno e nella stanza ritornarono il buio e la quiete di pocanzi. Che sogno strano aveva fatto; riflettendoci non era giusto chiamare sogno quella porzione di vissuto che aveva semplicemente rivisto mentre dormiva. I sogni sono i figli dellimmaginazione che si divertono a giocare con la vita delle persone; ma ci che aveva veduto era reale nei pi piccoli particolari, ogni cosa era al suo posto come quando era successo. Niente era distorto o alterato. Tutto duna purezza e duna angoscia fuor di misura. Prov una stretta al cuore al pensiero di quel giorno, una rara specie di bruciore che infuocava il suo petto di rabbia; Maria Luisa in quelle lubriche vesti, cos impudica e volgare come non era mai stata. O perlomeno come non laveva mai vista in cinque anni di matrimonio; sempre attenta alle buone maniere dellalta societ, affettuosa e sottomessa nei suoi confronti, tutti aggettivi che avevano nascosto per lungo tempo unanima completamente diversa la quale, a un certo punto, aveva sentito il desiderio di liberare la sua essenza come un fiore annuncia il suo sbocciare con il profumo dei petali. Quale singolare natura aveva rivelato, per essere minimamente preparato a ci

che aveva scoperto! Era proprio impossibile che lo immaginasse; sempre in casa, sempre assieme, ai salotti mondani a cui laccompagnava non aveva mai avuto il sentore che ella fosse sul punto di tradirlo. Mai una parola ambigua verso un uomo, uno sguardo ammiccante, un gesto poco chiaro, mai una visita insolita a casa che potesse insinuare il dubbio Forse non era mai stata intenzionata a vivere liberamente quella vita; era quella vita che aveva premuto sul suo cuore finch lei non sera lasciata andare scoprendo quanto bello fosse appagare certi istinti. E non con un uomo come la natura suggerirebbe, bens con una donna, labbraccio caldo e fatale di unaltra donna capace di riscaldare le sue membra meglio del marito! E con chi poi, con Antonia, lamica di sempre e dama di compagnia, una presenza costante nella loro casa e, proprio per questo, lontana da ogni sospetto; in seguito era giunto a concludere che loro si amassero e che non fosse soltanto un rapporto carnale. Anzi, questultimo poteva essere stato il coronamento di un sentimento nato molto prima, e senza che lui ne sospettasse lesistenza; per i Greci lunione di due uomini trasmette quanto di pi puro racchiude lanima umana, un amore di gran lunga pi alto e nobile di quello fra un uomo e una donna. Se era vero quanto sosteneva Aristotele, allora sua moglie aveva trovato la vera felicit e il vero amore e lui, purtroppo, aveva dovuto pagarne le conseguenze. Ma non del tutto per. Salz dalla poltrona scostando la coperta, brancol nelloscurit toccando adagio i mobili per non urtarli; saffacci cos alla finestra contemplando le palazzine, e la campagna che baciava il cielo scuro puntellato di stelle. Con i gomiti appoggiati al balcone pensava ancora a Maria Luisa, e agli anni che erano passati da quellaccaduto; non aveva avuto molto tempo per stemperare il dolore di un simile tradimento, perch la sua dignit non gli avrebbe mai consentito di accettare anche per un solo giorno quellassurda situazione. Mettendo da parte la rabbia, aveva agito subito avvisando della cosa il suocero giacch questi, dal giorno in cui serano sposati, aveva messo mano nella gestione delle terre come da accordi. Quella vergogna per buttava allaria ogni cosa, e lui non voleva pi vivere con Maria Luisa; annunci di volersi separare da lei, ma la legge prevedeva che il marito dovesse restituire la dote che la moglie gli aveva portato sposandosi. Meno male che i fogli erano stati firmati proprio il giorno in cui, ironicamente, aveva scoperto tutto; il suocero aveva subito sminuito la faccenda, dicendo che si trattava nientaltro che di uno sbandamento temporaneo cui Maria Luisa avrebbe rimediato. Dietro queste parole era evidente il tornaconto; se si separavano lui non avrebbe visto un soldo dei raccolti annuali, e gli seccava molto non poter guadagnare facilmente come aveva fatto finora. Nonostante avesse cercato di convincerlo non aveva ottenuto nulla, e alla fine sera visto costretto a reclamare la dote di sua figlia come la legge stabiliva; allora Vincenzo lo aveva messo con le spalle al muro. Lui non avrebbe mai restituito la dote ricevuta, fra laltro considerevole, perch si riteneva umiliato e tradito da sua moglie; e nemmeno avrebbe affrontato la faccenda in tribunale, come forse aveva gi previsto lavido suocero. In cambio la famiglia Tognotti avrebbe ricevuto il silenzio da parte sua, senza dover subire il giudizio della buona societ; non ne avrebbe fatto parola con nessuno, nessuno avrebbe saputo e ognuno avrebbe vissuto di nuovo la propria vita. Era un favore grande ci che concedeva a loro; se avesse rivelato la cosa, era fuor di dubbio che Maria Luisa non avrebbe potuto risposarsi per occultare tutto; chi avrebbe mai accettato in casa una Saffo? Per non parlare delle risate e dei pettegolezzi nei salotti di Roma La dote in cambio del silenzio. E cos fu. Se non avessi seguito il consiglio di mio padre non sarebbe successo nulla Lui e la sua smania di vedermi sposato! bofonchi sprezzante, pur sentendo in bocca il sapore della nostalgia. Inutile rimuginare e farsi prendere dai rimorsi; in fin dei conti, anche se il suo cuore sanguinava sempre, nera uscito vincitore. A destarlo dai suoi ricordi fu una risatina femminile; proveniva dalla strada proprio sotto la palazzina. Abbass lo sguardo e scorse due figure che strascicavano i passi un po a destra un po a sinistra; un uomo e una donna soli, felici, si scaldavano di vezzi e sguardi ammiccanti. Forse avevano bevuto troppo dopo cena; forse era lamore a renderli cos frizzanti e spontanei. Li osserv allontanarsi, e le loro voci si spensero perdendosi nella notte.

Sorrise un secondo, poi rientr in casa andandosene a letto.

Era un pomeriggio dinverno, e fuori i passanti camminavano curvi sotto la morsa del freddo che si era abbattuto su Pisa da un paio di giorni. Lui non sembrava preoccuparsi di ci, e osservava con occhi vacui il manto di nubi scure sopra la citt; seduto su una poltrona di noce intagliata di bassorilievi, lasciavasi cullare dal calore del camino acceso. Ogni tanto lo scoppiettio delle fiamme era intercalato dal rumore delle imposte che sbattevano contro il muro. Ma lui non udiva tutto ci, mentre tirava ampie boccate dal suo sigaro con gesti stanchi ed eleganti; un vuoto strano era entrato nella sua mente, la quale andavasi riempendo di una musica che conosceva bene. Le note scaturivano dal violino, suo fedele compagno; in questo modo tornava a vedere la citt senza il bisogno di affacciarsi alla finestra, giacch proprio quelle note disegnavano i contorni di ogni strada e di ogni ponte, di ogni palazzo e di ogni pietra come pure evocavano le immobili acque dellArno. In una tale fantasticheria insinuavasi anche gli odori e i profumi, come se potesse, proprio al chiuso della sua stanza, annusarli e inebriarsi. Ci che stava accadendo nella sua testa in quel dato momento era solamente il ripetersi di ci che era accaduto la notte passata, e che la gente di Pisa aveva imparato a conoscere; tutti oramai sentivano nella notte le note di un violino fare eco fra le mura, e correre lungo tutte le vie per spegnersi infine con il sopraggiungere dellalba. Ogni notte lo faceva, e ogni notte suonava la medesima musica; nel tempo in cui la sua mente era sommersa da quella melodia sentivasi estraniato dal mondo, debole nel corpo e, al contempo, uninsolita euforia gli cresceva nel petto, non diversa da quella provocata quando abbandonavasi ai fumi delloppio.

Un riflesso di luce accecante part dalla penna colpendolo negli occhi. Argento e bianco insieme, come una spada sguainata. A interrompere il suo lavoro era stato qualcuno che aveva bussato alla porta dello studiolo. Attese un momento, continuando a fissare la superficie del tavolo di ciliegio che splendeva come una lastra di metallo. Signore?. Era la voce cauta e bassa di Agostina. Entra pure rispose lui con uno sbuffo. La donna si fece avanti con cautela, fra le pareti ricoperte da mensole colme di eleganti volumi; la luce forte del tardo mattino metteva in risalto la semplicit dellarredo, donando a chi vi entrava una sensazione confortevole e accogliente, forse pi che nelle altre stanze della palazzina. Proprio per questo Vincenzo laveva scelta come oasi di pace quando doveva seguire lispirazione. Vi ho portato la posta di oggi disse quando fu vicina alla scrivania, gettando uno sguardo distratto ai fogli scritti. Grazie Agostina, lascia pure qui rispose secco lui, indicandogli un punto sul tavolo. Lei fece quanto ordinato poi, con la sua solita flemma, se ne usc dalla stanza senza aggiungere altro. Erano stati secondi interminabili. Vincenzo aveva pazientato ansioso, e adesso vide la porta dello studio nuovamente chiusa. Silentium aurum est si disse. Torn al foglio che aveva sotto gli occhi, inspir e la penna scivol via come prima; seguit a descrivere il protagonista in quella situazione, concentrandosi sul suo mondo interiore, cosa che ammetteva aver trascurato nella prima stesura dei capitoli. Per unaltra mezzora fu in compagnia del solo frusciare della penna sulla carta; ad un certo punto decise di fermarsi e rileggere quanto aveva fatto. Nellultima settimana aveva finito di revisionare lintero romanzo come promesso alleditore Tarsis, ma limpressione ricevuta dalla lettura definitiva era stata la stessa di quella dei primi

capitoli che aveva corretto con una certa svogliatezza. Non era il libro che lui aveva desiderato scrivere e, di conseguenza, non era pronto per la stampa; bench avesse un ottimo rapporto con Emilio, e sapendo che questi era piuttosto elastico nei tempi di consegna, era pur vero che avrebbe dovuto consegnare il manoscritto proprio in questi giorni. Ma non lo fece, e limportanza che lopera aveva per lui prevalse su tutto; cos non invi nulla, pensando nel frattempo a quali scuse sarebbe ricorso con Emilio. Averlo ancora fra le mani gli dava uno strano senso deccitazione; senza arrovellarsi troppo, sapeva di dover inseguire liberamente il suo stro. Fu esattamente ci che fece; cominciare dallinizio. E il risultato si andava lentamente formando sotto il suo sguardo concentrato, gi durante questa luminosa mattina. Non appena fin di rileggere la pagina, sappoggi allo schienale della sedia gettando lo sguardo oltre il vetro della finestra. Non importava cosa avrebbe pensato leditore, se gli sarebbe piaciuto o no; importava che ci che aveva scritto lo soddisfacesse, assumesse la forma che tanto aveva cercato per quel tipo di libro e un leggero sorriso comparso sulle sue labbra nera la conferma. Si lasci distrarre da una rondine che sfrecci in mezzo a due palazzi, per poi librarsi e perdersi nellazzurro del cielo; osservando la rondine non pot che pensare alla libert. Si sovvenne dellalbatro di Baudelaire; quale poderosa bellezza possedeva quellimmagine evocata dai versi! Anche lui sera sentito un uccello caduto fra le mani di uomini che lo schernivano, e trov giuste le rivendicazioni scritte dal poeta decenni prima. Libert significava abbandonare le regole della societ, vivere una vita diversa, gettarsi nel regno delle sensazioni pi intime e strane dove le cose sono legate fra loro in modo misterioso Era questo che gli premeva affrontare e che stava attuando nel suo romanzo; il protagonista tutto sommato era un emarginato, un decadente che si dava completamente al sentire interiore, seguendo lirrazionale e lillogico che gli consentivano di trascendere il mondo reale La musica era la regina di quel mondo e lui pareva un suo schiavo. Meditando su tutto ci saccorse della corrispondenza fra quel che faceva provare al suo eroe e quello che viveva lui stesso; ovviamente era naturale che parte della sua personalit confluisse nella creazione del personaggio, ma fu sorpreso di trovarsi molto pi simile a lui di quanto pensasse. Forse troppo. Non viveva anchegli, sotto certi aspetti, come un emarginato? si domand, aggrottando le sopracciglia. Questimprovvisa consapevolezza lo turb; anche se, alla fine, convenne che la sua vita fosse troppo monotona per avvicinarsi un po alla sregolatezza dellimmaginario violinista del suo libro; aveva la libert di vivere come meglio credeva e lontano dai giudizi degli altri, seguiva le proprie emozioni vivendo in quelle relegate nel passato, senza proiettarsi per in un futuro migliore ma mancavano certe esperienze, senza le quali non avrebbe veduto il mondo in modo totalmente diverso. Lasci andare quelle astruse riflessioni, mentre i suoi occhi caddero sulla busta sigillata che Agostina aveva posato sul tavolo; lafferr e lapr, e il suo sguardo corrucciato si distese subito notando una calligrafia familiare:

Roma, 20 maggio 1910 Caro amico, Ti scrivo perch non ti ho pi veduto da alcuni mesi a questa parte, e con la speranza di avere tue notizie che purtroppo non sono giunte, ho lasciato correre un po di tempo. Oltre il piacere di conversare con te devo informarti di alcune novit saltate fuori dalle mie sperimentazioni, e che spero ti piaceranno. Non nego che sono ansioso di mostrartele, anche se Lucia le

demolisce alla sua maniera La conosci, inutile aggiungere altro. Forse sono lunico ad avere fiducia nella posta, ma questo breve biglietto dovrebbe arrivarti fra non molto; quindi non fare come al solito, ma affrettati a farmi una visita, sai di essere il benvenuto nella mia bottega. Spero davvero di vederti presto. Il tuo affezionatissimo, Vitellio Ombrosi

Dopo aver letto, unombra gli oscur il viso; le parole dellamico lo fecero sentire in colpa, era vero che non si vedevano da mesi e che lui non gli aveva pi fatto visita. Vitellio non sapeva cosa lui stesse passando, per cui era normale che trasparisse in quel biglietto un leggero astio nei suoi confronti, quella bruciante delusione che nasce quando un amico si sente trascurato dallaltro per ragioni che ignora. Decise subito di recargli visita, cos gli avrebbe spiegato i motivi del suo distacco; e poi le parole enigmatiche di Vitellio lo incuriosirono. Cosa aveva scoperto di tanto interessante? Sorrideva al solo pensiero di rincontrarlo, aveva voglia di vedere quellamico di famiglia che lo aveva visto crescere; e se il biglietto lo aveva sorpreso e allarmato, forse una ragione esisteva. Se si preoccupava, era perch Vitellio era lunico amico che avesse mai avuto. Alzandosi dalla sedia ebbe la sensazione che tutto fosse insignificante; i fogli, le parole, il sole e le rondini che zigzagavano sopra il paese. Quella brutta impressione laveva avuta altre volte; era come se un filtro nascosto gli mostrasse un solo pensiero occultando tutto il resto. Non vedeva altro; forse non vedeva che ci che contava, cio un legame importante e forte. Una corrispondenza sentimentale, che adesso scopriva essere intensa. Era decadente. Sorrise di questa folgorazione, dopodich usc dallo studiolo. Non cera che il desiderio di fare soltanto una cosa. In giornata si sarebbe recato a Roma.

Due ragazzini traversavano un campo incolto, sul principio della sera. Avevano camminato fuori dal paese per oltre unora, e la stanchezza cominciava a rallentare i loro passi. Intorno le cicale cantavano sempre, nascoste dappertutto; ormai non facevano caso a quella litania di sottofondo. Il sudore incollava le camicie al petto, creando loro fastidio; lontano, qualche voce di contadino si perdeva nella campagna. Fermiamoci, non ce la faccio! sbott uno dei due, imboccando una piccola strada carrareccia che tagliava il paesaggio campestre. Sicuro?! rispose laltro, con un filo di voce. Entrambi non vedevano lora di buttarsi a terra; ma nessuno dei due voleva farlo per primo. Continuarono ancora un po, rallentando ad ogni passo; ansimavano, guardando a dritto senza pensare a nulla eccetto il voler resistere in quella marcia forzata. In quella prova di forza. Ad un certo punto quello che sembrava pi tenace fece allaltro: A chi tocca prima la quercia! e rise beffardo, gettando unocchiata di sfida allamico agonizzante. Come?. Poi acceler il passo, quasi correndo in direzione duna grossa quercia che troneggiava sul ciglio sinistro della strada. Lamico inspir e prov a stargli dietro, ma gli mancava il fiato; senza speranza di competere, attese la sconfitta e lo raggiunse boccheggiando.

Tocc anchegli la corteccia ruvida dellalbero, guardando lamico. Poi si lasci cadere sulla terra brulla, sollevando una nuvoletta di polvere. Un secondo dopo saccorse che la campagna era abbuiata, e un pensiero lo colse allimprovviso. Mio padre maspetta. Dobbiamo tornare fece Vincenzo, riprendendo ancora fiato. Lamico gli gir intorno, come una belva gira intorno alla vittima. Che sar mai! Un po lontano da casa fa bene, si vedono posti nuovi e poi non ci successo niente comment spavaldo, sedendosi accanto a lui. Lo so, ma verranno a cercarmi se non ritorno ora. E saranno botte seguit Vincenzo, gi agitato al pensiero di vedersela col padre. Il suo amico invece non se ne curava; i figli dei contadini erano liberi, e sapevano cavarsela ovunque. Infatti la spavalderia di Luigi non era data solo dallet, ma anche dalla sicurezza acquisita stando sempre allaperto, e spesso solo. Dieci volte pi uomo di me pens Vincenzo, invidiandolo. Allora vuoi tornare? fece Luigi, mettendo alla prova lamico. Vincenzo non gli rivolse nemmeno lo sguardo, continuando a fissare le sfumature arancioni che coloravano il cielo al tramonto. Era infastidito dal tono di Gigi, dal fatto di non avere resistenza a correre, deluso per non aver toccato la quercia per primo. Era urtato da tutto e si sentiva una merda. S, andiamo rispose imbronciato, alzandosi da terra. Ripresero la strada in direzione di Castel di Decima, camminando in silenzio luno a fianco dellaltro. Non cera bisogno che Vincenzo rivelasse a Gigi la sua rabbia. Come non cera bisogno che questi spiegasse a lui che, in realt, ci che avevano fatto era solo un gioco per divertirsi. Che loro due erano amici e che lo sarebbero sempre stati. Questo contava. Entrambi credevano nella loro amicizia; per questo non servivano parole per dirselo

Una buca scosse la carrozza, e distinto strinse le briglie dei cavalli; torn con la mente al presente. Un che di malinconico permaneva nella sua testa, amaro come un medicinale appena ingoiato. Intanto intravedeva a dritto le rovine della citt, mentre i campi coltivati li aveva gi superati; anche laria si faceva carica dun insieme di odori indistinguibili. Laria di Roma che si espandeva ovunque. Qua e l svettavano gli altissimi pini; aveva la sensazione di sentirne la fragranza leggera e fresca, che si mischiava allodore della campagna. Allodore di quel giorno. Come lo ricordava bene, e soprattutto il tono rabbioso di suo padre Mario che lo rimprover quella sera; quanto lo aveva odiato! Un bambino odia sempre un genitore quando questi non comprende ci che fa; era proprio cos. Ma non per questo quel ricordo era meno bello; cos lontano nel passato eppure cos vivo, spuntato allimprovviso mentre ripercorreva lo stesso luogo dove aveva compiuto quellestenuante camminata. Non poteva confondersi; aveva rivisto la stessa quercia. Sentiva ancora il sudore appiccicargli gli abiti. E Luigi il tempo li aveva separati, le tacite promesse che esistevano erano state spazzate via dal vento. Non erano pi amici; forse non lo erano stati che per alcuni momenti trascorsi insieme. Fra due bambini lamicizia, spesso, puro gioco. Nel frattempo aveva raggiunto le Terme di Caracalla, che salzavano sopra il verde dellerba quasi come un grosso cane da guardia; la strada ne accarezzava il lato pi lungo del perimetro, in un viale alberato ricco di vegetazione che donava alla citt quellaspetto ibrido che tanto affascinava le persone. Dopodich super il Circo Massimo avvicinandosi alla riva destra del Tevere; in quella zona cominci a sentir pulsare il cuore della citt, le comari e i ragazzini che camminavano a lato della strada, alcuni vecchi seduti a guardare i passanti e le botteghe da cui usciva il parlottare dei clienti. Sul lungotevere dovette rallentare, stando attento proprio alle persone che creavano ingorgo, nonch ai binari del tram che bisognava lasciare liberi; quante voci, quante carrozze in su e in gi, gente in bicicletta, strilloni che sventolavano i quotidiani Quanto gli piaceva quel roboante

tumulto! Procedendo cos not il volto cittadino trasformare la propria faccia, gli agglomerati di case e le vie tortuose che caratterizzavano Trastevere alla sua sinistra mentre, proprio sopra le sobrie palazzine del cuore di Roma, sergeva la mole dun complesso appena costruito e che sfavillava con i suoi marmi bianchi; era chiamato il Vittoriano. Difficile vedere qualcosa di cos appariscente e brillante in una citt che brillava dello splendore di secoli di magnifiche opere costruttive. A un certo punto scorse le statue degli angeli spuntare come spettri, in piedi sui parapetti del Ponte SantAngelo che portava allomonimo castello; poco pi avanti, scrutando con attenzione sopra le teste dei passanti, vide Ponte Cavour. Non appena lo raggiunse prese la svolta a destra, e in mezzo a due grossi platani imbocc una via dritta e affollata di carrozze in sosta. Dopo duecento metri giunse in via dei Condotti, una stradina stretta e soffocata leggermente dagli edifici che salzavano ai lati, ricca per di botteghe artigiane; a dritto la strada portava direttamente alla Fontana della Barcaccia in Piazza di Spagna. A met della via, sulla destra, riconobbe linsegna del luogo dove lavorava il suo amico. Tir le redini fermando il carro, e il rumore delle ruote rimbomb fra i muri delle abitazioni; scese dalla cassetta, stiracchiandosi le gambe rattrappite per il viaggio. Due vecchi, seduti fuori da un barbiere, lo osservavano come sosserva una persona sconosciuta da quelle parti; fumavano il sigaro, gli occhi infossati e lo sguardo impassibile. Senza far caso a loro, Vincenzo fece due passi ed entr nella bottega. Il bancone in muratura era ricoperto da vassoi in cartone, sui quali giaceva ogni genere di leccornia che stuzzic un languorino anche in Vincenzo, di solito non particolarmente attratto dai dolci; faceva piuttosto caldo dentro, e laria era pregna di aromi come quello di vaniglia, di limone o di cannella. Lanci lo sguardo verso la porta del retrobottega, quando vide saltar fuori una donna corpulenta e dallaria imbronciata che, non appena lo vide, rallent i movimenti per osservarlo meglio; subito distolse lo sguardo, sistemando alcuni dolci nella vetrina. Posso esservi utile? esord in tono tuttaltro che cordiale. Sto cercando Vitellio rispose prontamente lui, trattenendo il sorriso sulle labbra. Non mi riconoscete, Lucia?. Lei alz di scatto due occhi piccoli, stretti, corrucciati. Voi siete sor Vincenzo se non mi sbaglio domand, cercando nella memoria quel viso che le era parso familiare. S, sono io conferm lui, sorridendo. Anche il volto di Lucia, riconosciutolo, sallarg in un sorriso gentile e sollevando il pesante petto esclam in direzione della porta alle sue spalle: Vitellio! C sor Vincenzo, vi qua!. Dapprima gli parve strano che la donna non lo avesse riconosciuto, ma non poteva darle torto visto che le ultime volte che aveva incontrato lamico lei non era mai stata presente; ci pens su alcuni istanti. Forse era pi di un anno che non si vedevano. Non per nulla cambiata comment ironicamente fra s. Eh s, i suoi modi, le movenze impacciate, lespressione perennemente accigliata, quella sua voce mascolina e sonora Nessuno fra quelli che incontrava sembrava cambiato nel tempo, se ben ci rifletteva; era pi facile che qualcosa in lui fosse cambiato, qualcosa che solo gli altri percepivano. Poteva darsi. Ecco spiegata la perplessit della donna nel riconoscerlo. Alcuni passi pesanti anticiparono la comparsa di Vitellio il quale, scostata la tendina della porta, oltrepass la moglie e il bancone per abbracciare lamico tanto atteso; Vincenzo stette immobile mentre quella montagna di carne lo stringeva per alcuni, pericolosi secondi. Era ora! esclam gioioso, che aspettavi a ven qua?. Prima che laltro rispondesse, continu: Oh, lo sai che me sembri un altro? e gli diede una pacca al braccio. Che curiosa coincidenza, lo stava appena pensando! Davvero?.

Come no? Dico sul serio Vinc! rispose Vitellio, guardandolo dallalto in basso a causa della sua mole. Quando era contento, quasi euforico come in quel caso, Vitellio si lasciava andare alle espressioni romanesche, cosa che evitava in presenza dei clienti pi abbienti e con cui aveva poca confidenza. A Vincenzo piaceva udire il suono del dialetto, gli suscitava una sensazione calda e sanguigna. Cosa dovevi mostrarmi? gli chiese, passati i convenevoli. Luomo squadr sua moglie, aspettandosi un attacco che in verit non ci fu. Lucia intanto si mise a sistemare di nuovo i dolci, disinteressandosi di entrambi; un sorrisetto a stento nascosto velava le sue labbra sottili. Vincenzo la sbirci con la coda dellocchio, intuendo tutto. Le solite fesserie di Vitellio significava quel sorriso. Sono delle sperimentazioni, come tho scritto esord lamico, parlando con cautela Se vieni di l ti far ved. Detto questo lo guid nel retrobottega; la stanza somigliava a una piccola cantina dalla pianta rettangolare, immersa in un buio addirittura spettrale se non fosse stato per una luce stanca che una lampada appesa al soffitto diffondeva. Vitellio si ferm di fronte a un tavolo dove proprio quella luce rivelava avanzi di pasta fresca ammucchiati in un angolo, briciole di pan di Spagna e qualche bottiglia di liquore; essendo addossato alla parete di fondo, sopra il tavolino cerano due mensole con diverse ampolle contenenti liquidi colorati ed essenze in polvere che, per la scarsit della luce, Vincenzo non pot distinguere bene. Sai che sto studiando la ricetta di un dolce che abbia caratteristiche speciali cominci il vecchio amico col tono di un maestro che impartisce la lezione. Quali sono secondo te queste caratteristiche?. Non saprei proprio ammise Vincenzo, osservando il tavolo sotto i suoi occhi. Semplice. Partiamo dal fatto che un dolce si chiama cos perch suscita una sensazione piacevole in tutte le persone. E na cosa generica, Vinc e lo guard, facendo una breve pausa. Laltro fece cenno di s col capo, allora il maestro seguit: Se io volessi dare a una persona una sensazione in particolare, dovrei modificare un solo ingrediente oppure alcuni ingredienti. Per esempio lo zucchero, la scorza di limone, il peperoncino, la cannella, le mandorle e altri ancora Tanto per farti capire, d una variazione alla ricetta, creando una dominante di sapore che lo rende speciale. Ma questo, Vinc, lo sanno fare tutti i pasticceri e sinterruppe, ridacchiando in modo gutturale e dandosi unaria di sufficienza. Il suono della sua voce grave rintronava fra le pareti di pietra come lurlo di un orso dentro una caverna. Quello che io penso di aver trovato superiore a tutto, ma non ancora perfetto e cos dicendo afferr unampolla di vetro mettendola sul tavolo. E polvere di cannella. Queste e agguant nelloscurit un fuscello sono bacche di vaniglia. Sono ci che d a una torta un sapore molto buono, che si ricorda bene. Ho preso cos la base di una torta semplice e ho aggiunto una certa quantit di vaniglia, mista alle mandorle tritate. Lavorando limpasto ho aggiunto poi una forte dose di cannella e peperoncino, da ultimo del cioccolato amaro e qualche goccia di rum. Lho cotta e poi assaggiata. Si ferm, estraendo da un cassetto del tavolo un involto di carta molto piccolo; lo pose sotto gli occhi dellamico, invitandolo a scoprire il suo contenuto. Vincenzo, scettico dopo aver ascoltato quella bizzarra ricetta, apr il pacchetto scoprendo un rettangolino di torta dallaspetto gradevole; sopra era leggermente dorata, e la pasta interna color rosso bruno. Era riluttante a farlo, ma conosceva Vitellio e sapeva che si sarebbe certamente offeso; in un secondo gli passarono in mente tutte le esperienze precedenti in cui aveva assaggiato i suoi esperimenti e per poco non aveva vomitato. Tent di scacciare quei pensieri, afferr quindi la torta e la morse masticando un boccone.

Lamico lo guardava con ansia crescente, e gli occhi erano divenuti due palline scure e fisse sulle labbra di Vincenzo; con una simile espressione, unita al volto barbuto e robusto, avrebbe spaventato chiunque nella penombra del retrobottega. Egli mastic fino a ingoiare, e dopo un istante sent una vampata di calore riempirgli la bocca, mentre il peperoncino lo fece tossicchiare. Comera Vinc? domand fremendo. Buona, molto buona riusc a dire, con le lacrime agli occhi. Hai dellacqua?. S, mo te la do e gli porse un bicchiere mezzo pieno. Laltro bevve avidamente, provando un gran sollievo. E una ricetta dalle doti afrodisiache spieg Vitellio, abbassando la voce per non farsi sentire dalla moglie deve scuotere una signora, deve sconvolgerla e provocare il desiderio capito? Va migliorata secondo me, ma ce siamo pi o meno vero Vinc?. Vincenzo guard il volto appassionato del suo vecchio amico; dapprima con stupore, poi le pieghe del viso gli si distesero in unespressione comprensiva e bonaria. Un altro gli avrebbe dato dello stupido di fronte a quella torta, ma lui non poteva n voleva; il legame che lo univa a quelluomo ormai anziano era lo stesso che cera stato tra il pasticcere e suo padre Mario. Meglio essere ipocrita ma buono. Loscurit squarciata fiocamente dalla lampada, laria chiusa e carica di essenze lo fecero riandare col pensiero allartista del suo romanzo, e un istante dopo alla sua situazione di scrittore; ripens al decadente, ai legami nascosti che uniscono le cose, alla ricerca di un mondo nuovo tramite esperienze nuove. Sotto sotto aveva qualcosa da chiedere allamico, qualcosa che stuzzicava la sua curiosit ecco perch pens a tutto ci in un momento di certo inopportuno. Era questo il vero motivo della sua visita, solo che gli doleva ammetterlo. Vitellio ora stava armeggiando riponendo ogni oggetto al suo posto, parlandogli nel frattempo dei suoi progetti futuri; lui nemmeno lo udiva, preso dalle sue improvvise elucubrazioni. Devo chiederti un piacere, amico mio disse, interrompendo lamico indaffarato. Dimmi pure. Conosci delle fumerie doppio qui a Roma?. Vitellio sollev uno sguardo serio su di lui; sul momento, sotto quel bagliore evanescente, il viso dellamico gli sembr una maschera cupa e tenebrosa. Per un secondo si pent di avergli fatto quella domanda, ma si tranquillizz non appena scorse un movimento delle labbra. Perch me lo chiedi? Cosa hai in mente sor Vinc?. Vincenzo riflett prima di rispondere, ma non poteva esserci miglior risposta della verit; senza aprir bocca si guardarono negli occhi, e si capirono. So che ne hai fatto uso da giovane. Lamico assunse unaria turbata. Non sei un ragazzino, e non posso impedirtelo prov a dirgli, in tono paterno. Allora?. Ce ne sarebbe una ma non qui, in Trastevere. Subito dopo Ponte Sisto, in quel vicolo Aspetta mo nun me ricordo come se chiama. Vincenzo schiuse le labbra, in attesa della preziosa informazione. Comunque a sinistra, appena superi il ponte ed entri in Trastevere. Ma non c un cartello n altro. Tutte le porte sono uguali nelle palazzine vecchie, come faccio a sapere qual ?. Vitellio fece un debole sorriso. Per quanto ne so Vinc, devi andarci la sera e troverai una porta socchiusa. E lunica cosa che la distingue dalle altre. Nientaltro? fece lui. Devi stare attento per. Il viso di Vincenzo si corrug.

Per le strade girano bande di delinquenti, dovresti saperlo. Ai trasteverini ribolle er sangue. Lo sapevi che un mese fa hanno fatto fuori er Tina? disse Vitellio, avviandosi verso la porta. Si riferiva a Romeo Ottaviani, noto come er Tina, bullo di quartiere divenuto popolare per aver sdraiato a son di schiaffi il protettore duna prostituta mentre questi la stava malmenando; cosa che fece di lui personaggio di ambigui meriti e discutibile rispetto, temuto soprattutto dalle bande degli altri rioni. Proprio un mese addietro qualcuno sera vendicato di quellaffronto, accoltellandolo alle spalle. Vincenzo annu alla notizia, preso comera dalla svolta che avrebbe dato allimminente serata. Mo me rimetto a lavor annunci allimprovviso in modo scostante, tale da fargli capire daverlo infastidito con quella domanda. In pratica lo stava congedando. Se ne dispiacque, ma non gli rimase che seguirlo uscendo da quella buia cantina. Salut Lucia mentre usciva dalla bottega; non appena fu in strada strizz gli occhi per la luce accecante, visto che sera appena abituato alloscurit. Vitellio rimase sulla soglia e lo salut. Fa attenzione Vinc e gli diede una strizzatina docchio. Questa cosa rimarr fra noi Laltro sorrise e saffrett a montare in carrozza; non appena ripart, avvert un moto di gioia nel cuore. Oltrepass il barbiere e i due vecchietti che non si curarono di lui; dopo poco raggiunse lincrocio che sapriva su Piazza di Spagna. Si ferm, notando sullangolo destro la vetrina dun negozio dantiquariato mentre sulla sinistra una bottega in cui, a giudicare dalle statuine e dalle collane, si vendevano oggetti sacri. Dopo il passaggio di un tram pot ammirare la bellissima scalinata di Trinit dei Monti che saliva fino allomonima chiesa. Belli i marmi, la luce diafana del pomeriggio, alcuni contadini che si riposavano sugli scalini fumando la pipa. Spron il cavallo, sentendo uneccitazione come quella di uno scolaretto. Forse di pi. Come quella volta che cammin nella campagna con lamico dinfanzia Luigi; non vedeva lora di raggiungere quel luogo dove avrebbe assaggiato qualcosa di nuovo, quasi esotico, eppure alla portata di molte persone. Lo stesso Vitellio laveva provato. Prima per era meglio attendere la sera; accost il carro quasi in fondo al lato sud della piazza, ed estrasse lorologio dal taschino. Le sette e mezzo. Guard verso la chiesa, e not lombra del prospiciente obelisco allungarsi sulla facciata delledificio; i riflessi di luce avevano assunto un tono rossastro. Alloscurit mancava meno di quel che credeva. Si compiacque, come di una notizia inaspettata; dopodich decise di scegliere un buon ristorante per la cena.

Giunse con la carrozza in Campo de Fiori. Attraversando la piazza percep una figura sinistra alle sue spalle; con la coda dellocchio saccorse dellinquietante presenza di Giordano Bruno, ombra nellombra della notte. Quella statua nera e incappucciata sembrava scrutare ogni cosa; la sua vista gli accrebbe quel fremito interiore, quella punta dansia che era subentrata allesaltazione di poche ore prima. Quelluomo era stato bruciato proprio l. Un lampo di nero, fuoco e sangue pass nella sua mente. Meglio andar via. Condusse il mezzo fuori della piazza, sotto gli occhi duna guardia che neppure lo degn duno sguardo; difficile dubitare del passaggio di un gentiluomo in carrozza, anche se la sua faccia in quel momento tradiva una cupa agitazione. Sempre in direzione del fiume, pass nel mezzo dun cumulo di palazzine fatiscenti che il frastuono del carro sembr, in certi istanti, buttarne gi la facciata; poi scorse Ponte Sisto davanti a lui, e con la stessa andatura punt dritto a raggiungerlo.

Imboccato il ponte la struttura lavorata della superficie attut il rumore della carrozza, che si fece pi piacevole; alcune lanterne sul lungotevere illuminavano le increspature delle acque, mentre il ponte era immerso nel buio. Subito dopo questo scorse a sinistra un vicolo stretto, cos rallent e lo prese, memore delle indicazioni di Vitellio; qui ferm il cavallo. Scese di colpo il silenzio, interrotto dal lento scorrere del fiume. Non cera nessuno in strada, solo una serie di palazzi e case ingoiati dalloscurit. Balz dalla carrozza; sent il cuore accelerare i battiti, mentre sincamminava alla ricerca di quella porta socchiusa. I suoi passi incerti riflettevano il timore dellignoto. Savvicin lentamente al portone di un palazzo, ma lo trov chiuso; spinse col palmo della mano, ma niente. Era un blocco di legno logoro, ma ben sbarrato dallinterno. Non si stup poi molto; di ladri e tagliagole ne giravano molti. Cos fece pi avanti, con lo stesso esito; cominci a dubitare dellesattezza delle informazioni ricevute. E se non ci fosse nulla? Se non esistesse questa fumeria? Un leggero rumore di passi lo fece trasalire; punt gli occhi nel buio totale, arretrando istintivamente. Cerc di non farsi prendere dal panico, data la sua angoscia; chiunque fosse, bastava essere disinvolti per non tradire la paura. Continu a scrutare lombra mentre i passi si facevano pi vicini, ma comunque delicati. Ehi, vuoi fartelo succhiare?. Quelle parole lo stupirono, tranquillizzandolo a un tempo. Subito dopo scivol nella penombra, con lentezza, lartefice dellinaspettata offerta; sent una veste frusciare contro il suolo, e intravide una donna avvicinarsi. Riprese a respirare con pi calma; la donna si ferm a pochi passi da lui, e in tono sfrontato aggiunse: Che c, nun te va?. Preso alla sprovvista, non riusc a rispondere; e non vedere il volto della sconosciuta gli dava un certo fastidio. No. Macch sei frocio? Se non te piace la fregna speriamo che qualcuna te sveglia, cos diceva mamma mia. Non sono qui per questo spieg goffamente lui, ritrovando la calma. E che ce fai allora? replic lei, cambiando tono. Sto cercando un amico che abita in questa via. De notte lo cerchi?. La voce sera fatta dura e aspra. Vincenzo attese un secondo; poi unidea gli illumin la mente. Forse te puoi aiutarmi. Questo mio amico lascia sempre il portone aperto, lo so che strano ma cos. Ha il gatto che non gli d pace se trova la porta chiusa e non pu uscire, cos costretto a tenerla socchiusa tutta la notte con il rischio che venga derubato. Mi ha detto di fargli una visita stasera ed eccomi qui, solo che non so dove sia perch la prima volta che ci vengo. La donna riflett alcuni secondi. Mo me ricordo duna porta un po aperta, in fondo alla via. Seguimi. Vincenzo fu sorpreso da quella risposta; poi la ud incamminarsi, e senza pensarci troppo saffrett dietro di lei. Rimasero in silenzio, ciascuno dubitando delle vere intenzioni dellaltro, fino a che non giunsero di fronte allenigmatica porta. E questa? le domand. La donna si spazient. Volevi una porta aperta, e di questa sapevo. In effetti la sua domanda era stupida ma, preso di nuovo dallentusiasmo, non gli era uscito nulla di meglio dalla bocca. Comunque sta storia der gatto a me nun me convince. Non che fate cose losche l? gli fece, squadrando la porta con sdegno. No, assolutamente no la rassicur Vincenzo, osservando un debole bagliore affacciarsi proprio lungo lo stipite, formando una striscia sottile e verticale.

Non aveva pi dubbi ormai, non restava che entrare; per gli dispiaceva lasciare la prostituta sola, laveva aiutato senza chiedere nulla in cambio. Sotto sotto cominciava a piacergli quella compagnia. Bene. Ti ringrazio per laiuto gli disse, estraendo dalla tasca una manciata di monete e porgendole nella sua direzione. Lei, interdetta, non seppe cosa fare; poi allung la mano dove aveva udito il tintinnare dei soldi. Per la prima volta le due mani si toccarono, sfiorandosi le dita; fu listante in cui si conobbero realmente. Vincenzo la sent indugiare un secondo, per poi afferrare le monete; il tocco gli parve caldo e amichevole. Dopodich ritrasse anchegli la mano. Caspita, so cento lire! esclam allibita. Vincenzo sorrise fra s. Per avermi aiutato. Sempre pi sorpresa non replic, lasciando luomo penetrare in quellambigua abitazione. Dopo che la porta fu da lui stesso richiusa, lei riprese a camminare per strada in preda a mille domande su quello strano incontro. C a chi glie piace na porta e a chi gliene piace nartraaaa canticchi fra s, perplessa ma felice.

Si ritrov in un corridoio stretto, dove un lampadario faceva piovere quella luce povera, scoprendo delle pareti bianche e ricche di crepe. Laria viziata aveva un odore strano, pesante, che dopo pochi istanti cominci a stordirlo; doveva essere quello lodore delloppio. Udiva alcune voci bisbigliare, altre ansimare in lunghi spasimi come se appartenessero a persone in fin di vita; provenivano da due stanze sulla sinistra, le cui entrate erano nascoste ciascuna da una tenda color bordeaux. Di per s lambiente aveva un che di torbido. Proprio da una delle due tende vide sbucare un individuo piccolo e magro, che con andatura stanca gli and incontro. Buonasera sannunci Vincenzo, osservando lo sconosciuto dagli occhi a mandorla. Buonasera signore. Prego, da questa parte gli disse, facendo cenno di seguirlo dentro la stanza. Vincenzo segu quellometto che parlava con voce fievole e arrochita; entr in una piccola camera dove giacevano un letto sfatto e un piccolo tavolo quadrato, il tutto illuminato da una candela smorta. Sedetevi pure lo invit lo sconosciuto, che nel frattempo rimase in piedi. Lui si sedette sul letto, osservando curioso gli oggetti sul tavolo; una pipa di bamb, un ago piuttosto lungo e un vaso oblungo con dentro una sostanza scura come il catrame. Guard luomo con curiosit mista a perplessit; il suo interlocutore, rimasto sulla soglia con aria ebete, gli sorrise lentamente. Sono cinquanta lire, signore. Senza esitare Vincenzo si frug in tasca e gli allung il denaro sul tavolo; lometto savvicin e lo prese, dopodich domand: E la prima volta che vi vedo, giusto?. Esatto. Bene. Vi mostrer come si fuma il potente oppio, questa straordinaria sostanza annunci laltro, parlando compiaciuto. Cos si sedette accanto a lui e afferr lago; lo immerse nel vaso dove cera quel liquido che, non appena estrasse loggetto, risult essere molto fluido. Lo fece roteare su se stesso, cercando di raccoglierne la maggior quantit possibile sulla punta. Raccolto il chandu, devessere condensato prima di fumarlo perci lo metter vicino a una fiamma e cos dicendo lo pose sopra la candela accesa, a una distanza di venti centimetri.

Vincenzo osservava interessato ed estasiato. Dopo un minuto il chandu cominci a sfrigolare per effetto del calore, mentre lorientale ruotava lago dandogli la forma duna pallina. E importante condensare ma non bruciare, altrimenti non buono. Ora e spost lago dalla fiamma mettiamo la pallina dentro la pipa, proprio dove c il fornello che la scalda. Afferr con laltra mano la lunga pipa, e infil la pallina attraverso un piccolo foro che comunicava con un fornello simile a unampolla schiacciata. Adesso sdraiatevi disse, volgendosi verso di lui. Perch?. Dovete sdraiarvi, si fuma distesi sul letto replic lentamente luomo, in tono tecnico. Era assurdo, ma non volle contestare; che ne sapeva lui di come si fumava loppio! Quindi si sdrai su un fianco; lorientale sapprest ad accendere il fornellino come una lampada a olio. Guard la faccia del suo nuovo ospite, per nulla sorpreso della sua espressione confusa; poi volse lo sguardo al fornello, che doveva essere quasi caldo. Prego gli disse, porgendogli la pipa. Cauto e timoroso impugn la pipa, e la imbocc; prima di aspirare il fumo, lanci uno sguardo interrogativo allometto. Questi gli sorrise, salz e usc dalla stanza tirando la tenda. I suoi occhi si posarono di nuovo sulla pipa, dalla cui estremit fuoriusciva un filo di fumo denso color cenere; fece un lungo tiro, trattenne il fumo nelle guance per un po dopodich cominci a sputarlo adagio, formando eleganti spire scure. Si rovesci con la faccia verso il soffitto, allentando la stretta sulla pipa; lamaro in bocca dur cos poco che quasi non se ne accorse. La testa divenne leggera e vuota come un soffio daria, e di colpo non esisteva pi niente. Non cera stanza, n letto, n oggetti, n il suo corpo che non percepiva pi in quanto tale, ma esisteva solamente la sua anima, puro spirito intoccabile lontano da tutto e tutti. Questo portava pace, unincredibile pace interiore; un sorriso misterioso si dipinse sulle sue labbra, sorrideva della contentezza che non aveva mai conosciuto, era tutto cos perfetto e candido, eppure qualcosa gli suggeriva che ci doveva appartenere a un altro mondo, ma ne gioiva e si beava come non mai perch era la sensazione che tutti gli esseri umani vorrebbero vivere ogni secondo della propria vita. La realt alla fine era diventata un sogno remoto, e sera portata via ogni angoscia quotidiana, ogni genere di dolore, e assieme tutte le persone che in qualche maniera ne erano state responsabili, colpevoli di qualcosa di cui non gli importava pi perch tutto si faceva inaspettatamente semplice, paurosamente limpido da sorriderne e basta. Nel vento e nel sole estivo cerano molti volti che sapeva di conoscere, ma erano anonimi, irriconoscibili, svolazzavano come pulviscolo nellaria, quello di Maria Luisa, di Barbara, dEmilio, di suo padre e di sua madre, precipitavano vorticando su e gi come in un vero maelstrm, il gorgo armonioso e puro della sua realt incantata. Ora che non sussistevano problemi n domande sulla vita, e tutto si risolveva in una concordia celeste senza confini, percep il bisogno di muovere i primi passi nella serena esistenza; nonostante ogni cosa si muovesse rallentando allinfinito i movimenti, si mise in posizione seduta e vide la mano sinistra mollare la pipa sul tavolo; senza sentire alcunch, il suo spirito vedeva e agiva nella pi totale disinvoltura e cos facendo se ne usciva passando per una tenda color sangue. Si spinse nel corridoio mentre la luce appariva e scompariva continuamente, fino a quando la porta che il suo spirito vide aprirsi lo fece piombare nelloscurit, cadendo con la faccia a terra. Non era nulla se non felicit, la leggerezza non permetteva che alcun dolore potesse affliggerlo; salz e continu a barcollare, prima di raddrizzarsi su quel lastricato che gli sembrava di aver percorso prima di cambiare vita; invece del sangue nelle vene percepiva un torrente di gaiezza e beatitudine che faceva vibrare ogni corda del suo essere, euforico e pacifico a un tempo, lucido perfino. Il grande segreto della felicit su cui i filosofi avevano discusso per tanti secoli era dunque certamente scoperto! Le parole di De Quincey gli saltarono in mente, vere come un assioma, qualcosa dincontrovertibile e divino. Adesso conosceva lo scopo della vita di un uomo, loscuro segreto tanto agognato e mai raggiunto da nessuno fuorch da coloro che avevano provato il potente oppio, la felicit concentrata in pochi miracolosi grani! S, la felicit,

larmoniosit del vivere, camminare nelle strade della Citt Eterna percependo suoni mai uditi, colori pi chiari dun cielo settembrino e pi limpidi della stessa acqua, anche la notte era dotata di tonalit che non aveva mai veduto, non tutto era ombra, e nelle tenebre intravedeva sfumature osservando il flusso del Tevere, non quelle sfumature che notava un comune occhio sotto un debole chiarore Era il colore della notte, un colore che nessun uomo saprebbe definire. Ecco il mondo nuovo e misterioso schiudersi sotto i suoi occhi, e le misteriose corrispondenze apparire sottoforma di legami sfuggenti perfino allimmaginario. Il cavallo l vicino cacci un nitrito nervoso, scuotendo la criniera, dicendogli che era il suo cavallo, ma cosa rispondere a quel muto linguaggio quando il suo essere raccoglieva ogni briciola di bellezza attorno a s, sulla via delleternit. Che? LEternit. E il mare alleato con il sole. Era questa la strada, la retta via, non Ponte Sisto che stava attraversando in quel momento; e proprio dalla bruma notturna si formava una carrozza nera che, rapidamente, sfuggiva alle grinfie dellavida notte correndo allimpazzata quasi fosse aerea, silenziosa, i quattro cavalli neri dalla bocca schiumosa che trottavano furiosamente come se scappassero da un incendio, gli passavano vicino, la tendina scura lasci intravedere per un istante un profilo pallido di donna, una visione eterea che sfum in un baleno subito dopo E il suo spirito scoppi in una risata fragorosa, genuina, liberatoria, gioendo del suo stesso suono incantatore. Si beava intimamente mentre il tempo non aveva senso alcuno, muovendosi come un elastico nella sua mente nuova e distorta; quanto tempo era trascorso dal momento che aveva toccato lignoto? Vedeva soltanto che era notte e che delle grosse lucciole brillavano sopra il fiume, belle come farfalle dalle ali dargento sul punto di cadere gi. Ma non sarebbero cadute annegando perch non esisteva qualcosa di negativo adesso; lasci il lungotevere e sarrampic sul parapetto in cemento, in piedi sullal di l. Libero, felice e pieno di s salt gi in un fischio daria sordo; poi la fredda acqua lavvolse, e cominci lentamente a scendere. Teneva gli occhi chiusi mentre le sensazioni gli turbinavano attorno come anguille, gli entravano nei polmoni spandendo nel suo essere un gelo vivificante. Ancora i colori della notte Infine una luce bianca e un volto familiare Nino, dove stai andando? Non lo so madre Nino Senza alcuna preoccupazione agit le braccia, risalendo pian piano, e in un attimo sbuc ansimante sopra il pelo dellacqua; nuot verso la sponda del fiume, dopodich sal sul ripiano erboso stendendosi a braccia aperte. Respir ampie boccate, con la testa vuota di pensieri; lo sciacquio provocato dalle onde pareva un sottofondo cantilenante, lunica cosa che ud prima che un pesante sonno gli chiudesse gli occhi.

Ci avete fatto preoccupare molto e non sapevamo dove cercarvi, visto che non facevate ritorno a casa. Sul momento pensavamo che, presto o tardi, sarebbe arrivato un avviso da voi spedito per informarci del vostro ritardo. Ma quando si fece notte le nostre angosce divennero pesanti e insopportabili, credetemi. Davvero insopportabili. Alle tre del mattino scesi gi a farmi una tisana, pensando a chi avrei potuto chiamare a quellora tarda E verso le cinque vi hanno riportato qui, grazie a Dio! Mi sono permessa di dare al signor Pietro una ricompensa per il disturbo, stato proprio lui a salvarvi; ci ha detto di avervi trovato con i vestiti zuppi vicino al fiume, ha provato a svegliarvi ma dormivate di un sonno cos pesante che sembravate gi morto mi ha confessato. Cos vi ha tolto il panciotto e la giacca, vi ha coperto e giunto qui a Castel di Decima ha domandato alle persone dove abitavate. Per fortuna siete qui, signorino, per fortuna. Qui Agostina interruppe il suo resoconto con voce lacrimevole, giungendo pietosamente le mani in segno di ringraziamento.

Sebbene scosso e confuso, Vincenzo aveva ascoltato il racconto della vecchia governante senza mai interromperla; era perplesso su molte cose accadute la notte passata, ma aveva bisogno di tempo e silenzio per riordinare le idee. Se fosse stato un po pi lucido sarebbe stato irritato dalla compassione di Agostina, ma in quello stato si sent di lasciar stare tutto ci che non costituiva un problema. Quindi devo aver farfugliato il mio nome a quel poveraccio, aver detto dove abitavo e lui, intuendo che poteva guadagnarci qualcosa, ha colto loccasione. Magari mi ha rubato pure i soldi dalla giacca tradusse nella sua mente. In ogni caso non aveva importanza. Va tutto bene ora, non dovete pi stare in ansia per me concluse lui, liberandosi dalle coperte per il caldo eccessivo che cera nella camera. Non dovreste scoprirvi troppo si preoccup Agostina, afferrando un lembo della trapunta di raso Siamo stati davvero male e non voglio che succeda di nuovo. Vincenzo si lasci sfuggire un sorrisetto che subito represse; era una vecchia abitudine per Agostina usare il plurale enfatizzando le vicende. Ci nonostante lo trov comico. Tranquilla, potete andare la conged, con un cenno del capo in direzione della porta. Come sempre lei fece strisciare i suoi passi sulla moquette, e usc dalla stanza. Vincenzo tir indietro le coperte con un gesto liberatorio, dopodich si mise seduto; saccorse di avere ancora la testa pesante, e strabuzz un po gli occhi. Quanto era forte quella roba! ammise fra s. Volse uno sguardo distratto alla camera, osservando una luce blanda filtrare dalle tende gialle del finestrone; quel riverbero fioco gli ricord il volto di sua madre Giovanna. Non si sbagliava, era suo il viso che aveva veduto mentre era sottacqua. O lo aveva immaginato; se ci rifletteva, gli appariva come un disegno su carta colorata fatto con la punta metallica, alla maniera degli artisti rinascimentali. In rilievo solo i contorni. Poi il richiamo, la sua voce flautata e dolce; era lei. Nino, Nino Era sempre stato Vincenzino per tutti; Nino solo per lei. Andando a ritroso con gli eventi si ricord improvvisamente del passaggio di quella sinistra carrozza su Ponte Sisto; come se lo aiutasse a pensare, infil le pantofole facendo due passi per la camera. Per un momento ebbe il timore che, a bordo della carrozza, ci fosse stato qualcuno dimportante che avrebbe potuto riconoscerlo; dallinterno aveva scorto i tratti duna signora, anche lei come sua madre era stata una visione fugace. Come poteva distinguere ci che era reale da ci che non lo era? Tutto nella sua testa era cos nebuloso Probabilmente molte cose che aveva sentito e veduto la notte scorsa erano state causate dal fumo delloppio; questo pensiero lo rassicur. Forse per la carrozza non stava in questo modo la faccenda; il ricordo della madre gli ramment le storie che gli raccontava da piccolo, e dun tratto rievoc la leggenda della Pimpaccia. I romani la chiamavano cos, Olimpia Maidalchini; fu una donna avida di potere e denaro, dimostrandolo ampiamente quando, gi vedova del primo marito dal quale aveva ereditato ingenti fortune, spos il nobile e ricco Pampilio Pamphili accrescendo le sue ricchezze e la sua influenza, dal momento che suo cognato, papa Innocenzo X, subiva un forte ascendente da parte sua. Si mormorava che, nei palazzi ricevuti in propriet da questultimo, fosse a capo dun giro di prostituzione altolocata e che praticasse addirittura lo strozzinaggio a scapito dei pellegrini che alloggiavano nella citt. Morto il Santo Padre, sapendo di essere invisa al popolo, prese con s quanti pi averi riuscisse a portare e fugg da Roma rifugiandosi nella sua villa di San Martino. Nessuno la vide mai pi. Molti dicevano di vedere il suo fantasma di notte, su Ponte Sisto, a bordo della carrozza che correva allimpazzata. Era questo che aveva visto? Troppo assurdo da credere, ma limmagine che ricordava somigliava molto alla popolare leggenda. Savvicin alla finestra meditabondo, guardando con distacco la gente che si muoveva da un luogo allaltro; persone sconosciute che ogni giorno vivevano la loro vita. E una di queste, di cui nemmeno avrebbe riconosciuto il volto, lo aveva riportato a casa. Strano come due vite estranee possano incrociarsi per poco tempo.

Qualche istante dopo, tornando verso il letto, sent riaffiorare il mondo reale attorno a s, e ogni oggetto nei dintorni prendeva nuovamente consistenza; quella quiete si stava incrinando come una sottile lastra di ghiaccio. Avvert langoscia risalire da un punto lontanissimo del suo corpo e insinuarsi nel cuore, con fatale lentezza. Ci lo port a costatare di trovarsi l in camera senza fare nulla, quando invece avrebbe dovuto riprendere il romanzo; il suo libro che aveva abbandonato da quando era andato da Vitellio, le pagine che gli premevano tanto tornarono a preoccuparlo con indicibile ansia. Aveva avuto accesso a un mondo nuovo che non cera pi, proprio ci che cercava con ardore al fine di dare quella patina di autenticit allopera, ma ora doveva sfruttarla perch sapeva. Sapeva cosa il mondo celasse agli occhi di tutti, e nera orgoglioso; un sapore damaro e di decadenza gli riemp felicemente la bocca. Nel frattempo torn a letto e si sdrai, quando il pensiero and a Emilio Tarsis; non gli aveva ancora scritto ma soprattutto non gli aveva spedito mezza pagina. Che figura! Una parte di lui voleva riderne, unaltra glielo impediva. Si sentiva combattuto in un improvviso conflitto e non sapeva perch tutto ci avesse luogo. Era schiacciante, e fu preso dal panico. Cominci a scuotere la testa con disagio, fissando uno sguardo vuoto sul soffitto; perch tutto diventava improvvisamente difficile, pesante, insopportabile quando era stato cos semplice? Sentiva di non uscirne, e non trovava la soluzione, stretto in una morsa che gli spaccava la testa, in preda a un tormento crescente e senza requie; respirava con affanno. Non possibile Forse una soluzione cera. Devo entrare una volta ancora in quel mondo. Illuminato da ci che si prospettava come la salvezza da quello stato angoscioso. Loppio. La fase acuta di quel dolore scem, e scivol in un torpore che riusc ad annullare il suo delirio; infine Morfeo lo strinse con le sue possenti braccia.

Lo specchio dellarmadio sembrava accentuare leleganza dei suoi gesti; aveva appena indossato una camicia bianca, e si volse passando sotto lalone mattutino che il sole gettava nella camera. I capelli crespi e spettinati, neri come la notte, sotto il bagliore mandarono dei riflessi bluastri come le penne di un corvo. Afferr i pantaloni tornando allo specchio, li infil e si ferm guardandosi; era incredibile come il suo corpo non mostrasse traccia dei trascorsi degli ultimi giorni. Poteva essere peggio; stesso sguardo affossato, sopracciglia sporgenti, stessa aria pensosa eppure intelligente. Incurv il labbro in un sorriso; due giorni passati in una snervante apatia senza altro desiderio che uscirne, con il medico incapace di esprimere qualcosa di preciso riguardo a una cura eccetto il riposo. Bello sforzo pens Vincenzo, aggiustandosi il colletto. Cera altro a cui pensare, per. Fin di vestirsi indossando un bel gilet grigio gessato, poi si spost vicino alla bacinella dove teneva il necessario per la toletta; da ultimo sistem i capelli con la brillantina, controllandosi allo specchio. Doveva scrivere a Tarsis. Cos usc dalla stanza ed entr nel soggiorno l accanto; trov Agostina che spolverava con pazienza il tavolinetto, facendo attenzione agli oggetti. Lei, sentito il passo deciso, immagin avesse bisogno di qualcosa. Ditemi. In quellistante si rese conto di aver sbagliato; bastava andare nello studiolo al piano di sopra, perch non ci aveva pensato subito? Niente. Continuate pure tagli corto lui, uscendo dal salotto. Raggiunse le scale e le sal nervosamente; gli seccava cascare in queste stupidaggini, gli metteva addosso unagitazione che non aveva ragioni.

Entrando nello studiolo sospir. Si sent come se avesse soddisfatto un bisogno corporeo; si sedette alla scrivania, gettando lo sguardo sui fogli del romanzo che stava scrivendo. Accanto cera della carta nuova. Prese cos un foglio e la stilografica; poi si calm, concentrandosi sulle parole.

Castel di Decima, 2 giugno 1910

Caro Tarsis, ammetto di aver lasciato passare troppo tempo dallultima volta che ci siamo visti, e vi chiedo perdono di questo. Anche se non ho avuto vostre notizie nel frattempo, credo di essermi approfittato dellenorme pazienza che portate verso noi autori e soprattutto verso me, vostro amico da molto tempo. Le cause che mi hanno spinto a trattenere le bozze oltre il dovuto sono semplici. Correggendo il lavoro ho capito che non mi piaceva e che, anche apportando modifiche nella forma, laspetto che risultava non soddisfaceva le mie aspirazioni. Non era in sostanza ci che era nato nella mia testa. I vostri saggi consigli di cui vi ringrazio ancora una volta, non ho potuto fare altro che ignorarli; ho scoperto che non per me seguire la moda, le tendenze di una letteratura mondana, perch in questo modo non realizzerei il mio scopo di scrittore. Stavolta sar diverso, un artista deve crescere e trovare il modo per farlo; quello che dico significa che posso migliorarmi o peggiorarmi, comunque si tratta di fare un passo oltre lo stato attuale. Quindi duopo riscrivere lintera opera lasciando prevalere una certa immagine, come una tonalit dominante in un quadro; ho fatto una scelta che, a mio parere, arricchisce di fascino la storia e ho cercato di inserire certi episodi, come vedrete, sotto una luce diversa che spero saprete apprezzare. Tutto ci non mi rende pi sicuro riguardo al mio lavoro; nuoto sempre nellincertezza, ma sento di essere sulla buona strada. Non chiedetemi perch. Lo sento. Immagino il vostro disappunto nel leggere questa sorta di confessione, per cui spero che non me ne vogliate se vi ho scritto. Appena terminer il manoscritto, ve lo far avere. Vostro, Vincenzo Orsini

Bene. Si sentiva proprio cos. Staccata la penna dal foglio, prov una leggerezza danimo; strano a dirsi, sera liberato da un peso. Come se adesso potesse agire con maggiore libert, senza tormentarsi; non si curava di cosa avrebbe risposto Tarsis. Lui avrebbe continuato.

Unora dopo, seduto alla scrivania, seguiva la rinata ispirazione con grande entusiasmo, forse con un trasporto che non aveva mai sentito; tutto procedeva come lultima volta che vi aveva messo mano, ma sapeva che influiva sul risultato qualcosa dimpercettibile, nondimeno essenziale. Cosa fosse per lesattezza non sapeva dirlo; loppio, le visioni, gli incubi o lansia, oppure tutte queste cose mescolate insieme che, come un potente siero, circolavano nelle sue vene, origine di quella latente smania che si stava materializzando in parole e discorsi. Il violinista si muoveva negli antri oscuri di una mente contorta, pi che nelle strade di Pisa, gli ambienti assumevano tinte grigiastre e lodore del degrado si percepiva soprattutto nella descrizione dei personaggi e nel loro modo di agire; in pratica stava ricostruendo le fondamenta della sua cattedrale gotica. Dovette fermarsi un secondo, e arrotolarsi le maniche della camicia; faceva davvero caldo, persino la pagina sotto il suo naso scottava.

Riprese la penna, e seguit di buona lena cominciando a introdurre la protagonista, Viola, laltra faccia del romanzo. Ragazza semplice e genuina, di pochi mezzi, ma con un forte carattere; la determinazione forse eccessiva che possedeva ne faceva una figura interessante allinterno della storia e, proprio perch tale, ruotante attorno al violinista. Lavrebbe cercato, incuriosita da quella musica che riempiva le notti della citt, lavrebbe trovato e ci che ne sarebbe nato avrebbe dato la svolta al corso della narrazione. Questa era lidea che inseguiva. Trovava anticonformista limprovviso legame che si crea fra i due personaggi, fra una ragazza e un uomo cos strano e sfuggevole; dapprima ambiguo, poi definito e infine abietto. Era abbastanza deprimente una donna che finiva per legarsi a un uomo e poi, ricevutane la fiducia, lo convinceva a diventare un assassino; ignobile, difficile da definirsi. Eppure stranamente sensuale, fra il romantico e il decadente; gli piaceva proprio. Dopo unaltra mezzora cominci a sentire la stanchezza, e le dita della mano gli dolevano; il vigore della mente non andava mai di pari passo con quello del corpo perci smise, abbandonandosi allo schienale della sedia. Le pagine vergate dinchiostro gli inondavano il cuore dorgoglio; gli occhi, dapprima concentrati sul lavoro, adesso si dilatarono accogliendo il suo appagamento. Si protese in avanti per agguantare il quotidiano, comprato quando era uscito per spedire la lettera per Tarsis; poi sappoggi di nuovo allo schienale, e con fare rilassato lo apr. Alla cronaca internazionale lesse limpresa del britannico Charles Rolls; egli aveva compiuto un volo oltre il canale della Manica ed era tornato, a bordo dun biplano chiamato Wright Flyer. La notizia era sorprendente; quegli aggeggi erano nati da pochissimi anni e qualcuno sera gi spinto a fare una traversata della Manica. Ammirava quella bizzarra invenzione e nera diffidente al tempo stesso, come di tutte le cose che non capiva; si chiese come sarebbe stato volare. Il pensiero degli aeroplani lo port ironicamente con i piedi a terra; infatti si ricord che lui, in quel momento, non aveva pi alcun mezzo per spostarsi e che necessitava assolutamente dun cavallo e duna carrozza. Abbass uno sguardo preoccupato sulla pagina; poi unidea gli balz in mente. Mentre ci rifletteva moll il giornale sul tavolo e sistem le pagine del manoscritto; prese lorologio che aveva nel taschino del panciotto e vide che erano quasi le una. Conoscendo Agostina, il soggiorno doveva essere gi sommerso dai profumi dei suoi piatti.

Sotto la cupola del capannone, illuminate dalla luce artificiale delle lampade, giacevano decine di automobili nuove; gi da alcuni minuti Vincenzo, con passo incerto come di chi scruta lambiente, passeggiava con le mani dietro la schiena, osservando da vicino quei gioielli di meccanica. Il silenzio che cera lo aiutava a riflettere. A un tratto sent alcuni passi veloci alle sue spalle; si volse subito. Un ragazzo alto e smilzo, con le mani nere dolio, era uscito dal retro del capannone e gli stava venendo incontro. Buongiorno Belle, vero? gli fece il ragazzo, con aria compiaciuta ma tenendo un tono formale. Direi di s fu la risposta di Vincenzo. Il ragazzo guard distratto le auto, poi lui. Avete gi scelto? lo aiut, notando il suo sguardo vago. No, non me ne intendo di automobili. Consigliatemi voi. Il ragazzo drizz la schiena, posando la mano destra sul cofano dellauto accanto a loro; sembrava si preparasse a tenere una lezione. Bene. Questa qui il penultimo modello Fiat. Trentaquattro cavalli di potenza che la spingono fino ai novanta, quattro marce pi la retromarcia. Guida a destra, come potete vedere. Fece un passo indietro, lasciando avvicinare Vincenzo che ne osserv la carrozzeria rossa fiammante; non aveva la tettoia e labitacolo appariva piuttosto scarno. Lo immaginava ricco di

strumenti e ne fu deluso. Solo volante, pedali e leve del cambio; vale a dire tutto ci che serviva per guidarla. Non aveva mai guidato e il pensiero di mettersi al volante lo allarm. Il ragazzo lesse quella preoccupazione nel suo sguardo. Qualcosa non va? Non vi piace?. S che mi piace. Ma voglio vederne altre ment Vincenzo, nascondendo lansia dietro quel tono esasperato. Subito. Le auto erano disposte per file; il giovane lo condusse nella fila successiva, e si ferm davanti a un modello che a lui parve uguale alla precedente. La cosa dentro di s lo urt. Ecco una Lancia, appena arrivata da Torino. E una scheggia, sfiora i centodieci allora. Siamo gi uno scalino sopra la Fiat, pure labitacolo pi confortevole specific con una leggera esitazione. Non era poi molto convinto della differenza tra le due macchine; cos parve a Vincenzo, che subito dopo prese a scrutare lauto girandole attorno. Si ferm di fronte al muso; gli sembrava di fissare il volto dun omino con gli occhiali tondi. Ci gli suscit simpatia. Questa la trovo interessante. Quanto costa? domand al ragazzo che, nel frattempo, se ne stava in piedi ad aspettare pazientemente. Dodicimila lire, signore rispose secco. Poteva andare. Rimaneva il problema di non saper guidare, e adesso si sentiva costretto ad ammetterlo. Vorrei sapere unaltra cosa ancora continu Vincenzo, avvicinandosi rapidamente al giovanotto. Questi annu. Vedete Io non sono pratico e devo sapere come si guida. Nessun problema, signore. Esclusi i costruttori, i piloti e i tecnici nessuno conosceva i motori; di conseguenza i clienti non sapevano dove mettere mano. Era una cosa normale. Perci il meccanico sabbass di fronte al muso dellauto, impugn la manovella e le fece fare alcuni giri veloci; il motore part, cominciando a scoppiettare. Vincenzo guard la macchina in moto, sorridendo al pensiero che lavrebbe avuta; per un attimo cerc di pensare al primo luogo che avrebbe visitato in auto, ma erano troppi i posti che gli vennero in mente cos lasci perdere. Torn verso lo sportello della macchina. Tre pedali a cosa servono? domand al giovane dietro di lui. Acceleratore, freno e frizione disse questi con voce alta, cercando di sovrastare il rombo del motore. Poi savvicin e con lindice ossuto glieli indic. Vincenzo annu leggermente. A spiegarlo ci vuole troppo tempo. Andiamo di l, mi date i documenti e dopo faremo un giro insieme propose il ragazzo. Certo. Accettate assegni?. Al meccanico gli sillumin il viso. S. Affare fatto. Vi seguo in ufficio gli disse soddisfatto Vincenzo, incamminandosi dietro di lui.

Non fu difficile imparare a guidare, e in capo a qualche giorno riusc ad acquisire una discreta sicurezza, cosa che gli consent di intraprendere tragitti che non fossero le strade campestri nei dintorni di Roma. Oltre ad essere un mezzo, Vincenzo saccorgeva ogni giorno di pi che lautomobile diventava un bellissimo giocattolo, da prendere e mollare ogni volta che ne aveva voglia, e non solo quando ne aveva bisogno; ben presto per cominci a usarla solo per recarsi allufficio postale, a comprare i sigari e il giornale, non per sfoggio come i primissimi tempi.

Divenuta comune come un altro oggetto, sempre pi spesso rinunciava allidea di farci un giro; lideale delluomo moderno, rappresentante luminosa del Futurismo, perse purtroppo liniziale fascino. Perch era poi tanta diversa dal cavallo? si domandava mentre, affondando il pedale, si fiondava nel lungotevere ingoiato dalla notte estiva. I fari tondi scoprivano le crepe dellasfalto che scivolava rapido sotto le ruote; il silenzio notturno era infranto come un vetro dal roboante passaggio dellauto. Si lasciava andare al forte vento che gli batteva il viso; la macchina non era niente e quasi non si accorgeva di guidarla. I sontuosi palazzi che scorgeva nellombra sembravano opprimerlo, e il senso di sfrecciare veloce oltre di essi riusciva a dargli un certo sollievo. Tutto cos rapido e fulmineo da non avere tempo di riflettere; forse meglio, forse no. Un mondo che diventava una ruota veloce e inesorabile che investiva le persone, il tempo fuggiva via; e lui sentiva di buttarlo, proprio come si butta un vecchio barattolo. Con naturale noncuranza. Stava appunto prendendo la strada per ritrovare la serenit di spirito di cui aveva bisogno; sal Ponte Sisto e non appena scese svolt a sinistra, accostando lauto a una delle tante palazzine vecchie di Trastevere. La spense e si ritrov al buio totale. Un gatto miagolava tristemente, l da qualche parte. Era passata pi di una settimana, forse una decina di giorni dallultima volta; gli parve un secolo. Dopo i malesseri e il torpore momentaneo era riuscito a non farsi sopraffare dal dolore; in seguito aveva finto che quella cosa non ci fosse, ignorando il suo forte richiamo. Aveva soltanto illuso se stesso e adesso nera consapevole; non lacquisto di unauto, non le passeggiate, nessuna cosa aveva il potere di allontanarlo definitivamente da quello, unica fonte di felicit. Mentre sappropinquava a ritrovare la porta, inoltrandosi nellombra, si sovvenne di tante stranezze che aveva veduto lultima volta, cose inquietanti e sogni mostruosi che avevano popolato le sue giornate; il vero mostro, per, era lastinenza. I suoi sensi lo guidarono facilmente alla porta socchiusa, come un cane guidato dal proprio naso, ed entr senza indugiare affatto. Ricordava tutto; stesse pareti spoglie, stessa luce soffusa e aria pesante. Nonostante fosse la seconda volta, gli sembr di aver appena scoperto quel luogo di dolce traviamento; forse guardarlo con maggior discernimento gli dava questa sensazione. Forse si sorprendeva di esserci tornato. Si diresse subito in uno dei camerini celati dalle tende rosse, sedendosi su un sof; si guard intorno. Era la medesima stanza? Non gli pareva, ma lodore che annus gli rinfresc la memoria sulla passata avventura. Si sent inebriato. Signore, potete farmi la cortesia di uscire? fu il benvenuto dellorientale che, a prima vista, parve non averlo riconosciuto. Vincenzo era basito. E cos che ricevete i clienti? E poi non vedo il motivo rispose stizzito. Lomino sapprest paziente al tavolo, e gli disse in tono pi conciliante: Vedete, dopo le una non riceviamo pi nessuno. Vincenzo era troppo irritato dallesordio infelice del tenutario per abbassare la testa; in fin dei conti voleva solo fumare. Se vi pagassi il doppio? gli propose. Lorientale riflett alcuni istanti, con laria scocciata e stanca. Datemi centocinquanta fu la risposta. Poteva fregarlo sui soldi, giacch non si ricordava quanto avesse pagato lultima volta; in quel momento non gliene import, e tir fuori dal panciotto la somma richiesta lasciando le monete sul tavolo. Senza dir niente luomo le fece sparire con un gesto della mano e usc. Un minuto dopo rientr con la pipa e tutto loccorrente, che abbandon sul tavolino. Di nuovo spar. Vincenzo afferr gli oggetti ripetendo accuratamente le operazioni che gli erano state mostrate, giungendo infine a sdraiarsi per fare il tiro.

Dopodich i sensi si ammorbidirono come un fazzoletto di carta immerso nellacqua; i primi istanti cerc di muoversi, ma quella piacevole debolezza glielo impediva. Attese, mentre i rumori del luogo si trasformavano in echi lontani come le stelle. Cominciava a sprofondare nel delirio. Quando tent di alzarsi, la testa era troppo leggera per percepire il normale equilibrio e gli sembr di cadere; si sorresse con una mano al sof, poi si drizz in piedi e a passi incerti cammin oltre il separ. Dopo un tempo che gli parve infinito si ritrov allaria aperta, e con fatica raggiunse la macchina parcheggiata nel buio; sal a tentoni, mise in moto e part. Ripercorse la strada fatta allandata, ma tutto era coperto da una patina di surreale che lo atterriva; il cuore palpitava come un tamburo e i suoi occhi dondolavano da un angolo allaltro delle strade, neri serpenti che strisciavano sotto il rombo della Lancia. Comerano alti i palazzi e i caseggiati di Trastevere! Il fiume pareva silenzioso, come se si fosse zittito al suo prepotente passaggio. Adagio le palazzine mutavano in conturbanti pini e frassini dai rami scarni, somiglianti a vecchi rachitici e spauriti, mentre la notte si faceva pi buia e sinistra, un autentico sipario di velluto nero contro cui temeva di urtare a tutta velocit; invece un cancello metallico comparve proprio dritto di fronte a lui, e dovette rallentare bruscamente. Tutto era familiare come in una vecchia foto; prov uno sfarfallio nel petto, il cuore fibrillava di quelleuforia che lo faceva star bene. Senza avere un buon motivo per farlo salt gi dallautomobile, camminando oltre i battenti mangiati dalla ruggine; un campo vastissimo sembrava perdersi dinanzi a lui, ci nondimeno si sentiva capace di affrontare qualunque cosa. I suoi passi baldanzosi lo guidarono fra le pietre sepolcrali che spuntavano dal terreno come bizzarri e smorti fiori, quando una sensazione estranea ai suoi vuoti pensieri gli fece notare una lapide. Savvicin allungando gli occhi, e non appena lesse la scritta rimase fermo, sorridendo timidamente come se la pietra riportasse una buona notizia; in quello stato era ben poco consapevole di aver accettato la morte di sua madre. Si sent comunque felice di essere l, soddisfatto dogni cosa che faceva. Quindi, dopo un po, abbandon la tomba e con passo incerto e il cuore colmo di gioia savvi alla macchina; gettando lo sguardo a terra di tanto in tanto gli pareva che il sentiero si spostasse sotto le sue scarpe, tanto da farlo ondeggiare come se perdesse lequilibrio. Usc dal cancello e i coni di luce proiettati dai fari lo colpirono in faccia, abbagliandolo; chiuse distinto gli occhi, riaprendoli con cautela un secondo dopo. Una figura si frappose tra lui e lauto, circonfusa da quel bagliore artificiale; prima che riuscisse a capire se fosse una persona vera o unillusione, in un attimo gli era giunta a pochi centimetri dal naso, senza alcun rumore. Nino mormor la figura. La voce angelica della madre lo colp forte come uno schiaffo. Non mi riconosci?. Malgrado fosse vicinissima, il suo volto era nascosto nellombra; era sicuro per che fosse lei e che si trovasse l con lui, in carne ed ossa. Perfino il lento respiro percepiva. Che ci fate qui? le chiese, con un improvviso tremolio nella voce. Che ci fa mio figlio qui. Non dovresti venire in questo posto, anche se mi rende felice che ti ricordi di me. Certo che mi ricordo di voi, vi ho sempre voluto bene. Lo so Nino, lo so. Come ogni figlio vuole bene alla mamma ribatt lei, melliflua. La frase lo punse sul vivo. Io ve ne ho voluto molto di pi obiett spontaneamente. Avresti potuto, ma non lhai fatto disse gelida. Vincenzo ammutol dopo quella sentenza. Non mi hai amata. Se lavessi fatto non mi avresti abbandonata gli ultimi giorni.

Non capiva perch lei fosse l a incolparlo; invece di provare il rimpianto per ci che non aveva fatto, saccorse che la cosa non lo abbatteva. Nel limbo di sensazioni in cui entrava con loppio non esistevano parole brutte e problemi; nulla poteva toccarlo. Quello che stato stato riusc a dire con distacco. Giusto, Nino. Torno a ripeterti che mi fa piacere che sopravviva in qualche modo nella tua memoria. Addio. Scomparve silenziosa comera venuta, lasciando che i fanali lo accecassero di nuovo; si spost su un lato e raggiunse pian piano lauto. Con unespressione indefinibile dipinta sulla faccia sal a bordo; quellinsolito incontro sembr essergli scivolato addosso come acqua piovana su un vetro. Dopo esser ripartito cominci a provare un dolore acuto alla testa che lo distolse per un momento dalla guida; poi riprese il controllo della situazione, schiacci lacceleratore sentendo aumentare il fragore dei cilindri. Pi incisive dun pugnale e pi amare dun veleno erano le ultime parole pronunciate dalla madre che, proprio allimprovviso, aggredirono la sua mente svagata e vuota. Non voleva ascoltarle, ma dopo poco lo costrinsero a farlo. Sopravvivere nella memoria. Bel concetto. Era davvero cos; ovvio che la ricordasse perfettamente, gli sembrava cos stupido averglielo dovuto dimostrare ancora una volta! Perch parlarne e perch ci stava pensando. In fin dei conti lei non cera pi. Ma sopravviveva nel suo passato, piccola immagine indelebile nel mare delle reminiscenze; legato dal bene che le aveva voluto. Quel sentimento materno gli aveva regalato baci, carezze, dolci effusioni, sguardi rassicuranti e altrettanto aveva donato a lei per tutta la vita, fino allultimo, quando era sul punto di andarsene per sempre. Stremata dai dolori e dalla febbre alta, distesa su un letto, comunque consapevole che le stava mancando la vita. Due settimane dagonia e iniezioni di chinino. Le aveva portato un flacone di medicinale, una sola volta. Era stato amore? Lauto lo stava portando verso casa, riconosceva la ripida salita che terminava in piazza. Quelle assurde riflessioni sembravano distrarlo da un obiettivo che nemmeno conosceva, ma aveva come la sensazione di perseguire. Intanto il dolore alla testa non cessava, costante e lancinante. La notte dentro di lui. Fra le sue pieghe spuntava adesso il volto della madre. Ella viveva ancora grazie alla memoria. Era cos. Era bello. Era celeste questa corrispondenza damorosi sensi; un poeta italiano aveva definito cos questo debole e, allo stesso tempo, duraturo legame. Ma non ricordava chi fosse.

Prato, 15 giugno 1910

Per prima cosa vi porgo le mie scuse per il ritardo con cui vi rispondo ma, spero capiate, il lavoro in redazione assorbe buona parte della mia giornata e sbrigare la corrispondenza personale non cos facile. Per fortuna la segretaria pensa a quella burocratica, almeno.

Quanto a noi mi fa molto piacere sentirvi, al contrario di ci che pensate e che avete avuto lanimo di confessare nella vostra del due giugno. Venendo al punto, che ci che pi vi preme, lultima volta che ci siamo visti a Firenze vi ho dato un mio parere sulla bozza del romanzo dicendovi che lo scritto non appartiene a nessuna corrente letteraria. Subisce tuttavia linfluenza di certi autori nostrani com normale che sia daltronde ma sostanzialmente rimane fuori da molti modelli. Il fatto che non fosse in linea con le ultime tendenze era chiaro anche a voi, anche se avreste preferito tuttaltro, cio che lopera avesse un particolare stampo che invece non possedeva. Per la qual cosa avete posto rimedio, a quanto dite, riscrivendo il romanzo dal principio conferendogli un taglio particolare che non mi avete precisato per. Qui nascono le mie perplessit. Come avete operato? Non ho ricevuto ancora alcuna bozza, e non mi dato saperlo. A questo proposito posso solo dirvi se mi permettete una certa libert despressione che avete mostrato incoerenza nelle vostre idee. Prima vi preoccupavate che lopera fosse dmod per cos dire e, a mio parere, eravate sulla buona strada solo che avete voluto in seguito cambiare tutto e, cos facendo, rischiate adesso di scrivere un ibrido che ha molti sapori e un contenuto dubbio. Fermo restando che le mie considerazioni si discostano da una qualunque forma di disprezzo personale - e sapete che cos mi sento in obbligo di dirvi che il manoscritto da voi modificato non sar oggetto di pubblicazione a meno che non torniate sui vostri passi. Spero vivamente di giungere a un accordo in merito, onorando la passata collaborazione con la nostra casa editrice. Rimango a vostra disposizione in ogni caso e in qualunque momento; qualora voleste parlarne di persona qui a Prato, ne sarei veramente felice. Sinceri saluti, Emilio Tarsis

Fiss la lettera per qualche secondo ancora; l in piedi, in mezzo al salotto, ebbe limpressione che il cielo si fosse annuvolato gettando sulla casa una cappa insopportabile. Si spost verso il tavolino, e afferr il bicchiere di spremuta darancia fresca; ne bevve un sorso, e poi lo tenne in mano giocandoci con le dita. Prese a riflettere, passeggiando su e gi; aveva detto a se stesso che non gli sarebbe importato della risposta delleditore eppure, appena ricevutala, leffetto era stato tuttaltro che indifferente. Forse aveva sperato in un responso pi morbido che avrebbe facilitato le cose, ma non per questo quelle righe potevano intaccare la sua determinazione; Emilio era stato chiaro, non avrebbe pubblicato la seconda stesura del romanzo. Il tono della missiva non lasciava spazio a repliche, era secco e cordiale a un tempo, ma senza concessioni di alcun tipo; in fin dei conti poteva pure capirlo, aveva le sue esigenze. E lui le proprie. Sorseggi ancora, con sguardo assorto; per un momento pens di raggiungerlo a Prato, ma abbandon subito lidea. Parlarne di persona voleva dire essere disposto a un accordo, quando invece non era affatto intenzionato a ritornare sui propri passi; stessa cosa provare a convincere Emilio a pubblicargli lopera riveduta. Lo conosceva, non ci sarebbe mai riuscito. In conclusione sarebbe andato avanti sulla sua strada, visto che tutto andava come voleva che andasse; poi avrebbe trovato una soluzione.

Fin di bere, torn verso il tavolo per lasciare il bicchiere e dimprovviso gli venne in mente di fare un viaggio. Linvito di Tarsis di recarsi a Prato aveva stuzzicato nuovamente la sua voglia di evadere, quindi perch non fare un viaggio un po pi lontano. La calura estiva gli suggeriva il nord. Ma dove? Sadagi sulla poltrona di velluto, eccitato da quellidea; pass in esame molte grandi citt che non aveva mai visitato, e che poteva raggiungere facilmente in auto. Alla fine ebbe un guizzo nella mente; salz di nuovo in piedi, annuendo fra s, e usc dal salotto per andare in camera dove sapeva di trovare la vecchia Agostina. Infatti la vide intenta a rifare il letto con la sua senile e immancabile flemma. Devo chiedervi una cosa proruppe, rompendo la quiete regnante nella stanza. Agostina sollev uno sguardo placido e calmo. Vi ricordate lindirizzo di Luigi Bentivoglio?. Lei riflett alcuni istanti, con i piccoli occhi persi nel nulla. Lamico di vostro padre? Mi ricordo che sta a Bologna, ma non so di preciso dove. Vincenzo serr le labbra, deluso. Per continu la vecchia possiamo trovare le sue lettere, ora che ci penso. Le lettere?. S, la corrispondenza che teneva con vostro padre. Padron Mario usava conservarle sempre in un bauletto. Quelle rivelazioni ravvivarono lo sguardo scoraggiato di Vincenzo. Dove custodiva il bauletto? gli domand. In camera sua, ovviamente. Adesso sapeva tutto. Doveva andare al casale di campagna dove avevano vissuto i suoi genitori, parlare con Gennarino e farsi dare il bauletto; tutto questo ammesso che non lo avessero fatto sparire nel frattempo. Erano soltanto lettere che quei contadini nemmeno sapevano leggere, per cui era facile che se ne fossero liberati gettandole via. Gli venne un nodo alla gola a pensarci. Senza perder tempo lasci Agostina alle sue mansioni; percorse cos il corridoio fino alluscio, apr la porta e usc. Bada cosa mi tocca fare per scrivere una lettera mormor fra s, mentre montava a bordo della Lancia.

Procedeva in direzione di Firenze. La strada era pressoch sgombra a quellora del mattino, tranne qualche contadinotto diretto in citt col carro colmo dei raccolti stagionali; laria era gi calda e secca, un cielo limpido senza neanche una nuvola che si andava schiarendo sempre di pi con lalzarsi del sole. Quel dolce colorarsi del paesaggio lo metteva proprio di buonumore. Le buche dellasfalto facevano sobbalzare la valigia sul sedile del passeggero, alla quale dava ogni tanto unocchiata distratta; vi aveva sistemato tutto il necessario? A tratti dubitava, e passava a mente il suo contenuto. La toletta, una rendigote scura, un tight per le serate (semmai ce ne fossero state) due camicie di cotone e la biancheria intima. Aveva trovato posto anche per il manoscritto; un impulso di gelosia lo aveva spinto a portarselo dietro. Lo rassicurava, ecco tutto. Contava di arrivare a Bologna nel pomeriggio, e non cera ragione che glielo avrebbe impedito mancando alla parola data ai Bentivoglio; il giorno prima aveva ricevuto finalmente la loro risposta, entusiasti di rivedere il figlioletto del vecchio Mario Orsini, al punto da invitarlo a soggiornare presso di loro per qualche giorno. Luigi gli aveva promesso di mostrargli quella splendida citt, a patto che posasse (unica inoppugnabile condizione) per un ritratto che da anni la moglie Luisa desiderava dipingere. Avere un proprio ritratto non gli era mai interessato, ma non poteva certo dire di no e, sotto sotto, la cosa un po lo inorgogliva.

E se stava viaggiando lo doveva alle lettere che aveva recuperato nel bauletto; quel sempliciotto di Gennarino era stato meno villano di quanto immaginasse. Ignaro del suo contenuto, invece che disfarsene, lo aveva sistemato in cima a un canterano e quando lui gliene aveva parlato sera mostrato piuttosto indifferente nel cederlo. Era stato facile, tutto sommato, pensava Vincenzo guidando con animo leggero; anche se ancora non era giunto a destinazione, sentiva che valeva la pena compiere il viaggio in automobile per conoscere a fondo Luigi e sua moglie. Un occhio alla corrispondenza laveva dato, e sera fatto una certa idea del rapporto che suo padre aveva con lamico; questo non faceva che aumentare linteresse e la voglia di conoscerli entrambi. Intuiva pure che questo viaggio, per ragioni sconosciute, gli avrebbe fatto bene; non si domandava perch. Seguiva semplicemente il suo istinto.

Andava lento, senza sorpassare le carrozze che gli stavano innanzi, su quella strada che la gente del posto gli aveva detto essere quella di San Vitale. Il suo sguardo stanco si posava ora su un lato ora sullaltro della strada, cercando fra le palazzine medievali la casa dei Bentivoglio; non vedeva il momento di fermarsi e bere qualcosa. I rumori delle carrozze e le voci dei passanti lo irritavano; ogni cosa lo urtava quando si sentiva affaticato. Appena giunto in fondo alla via fece manovra, tornando indietro per controllare laltro lato; alcuni signori gli lanciarono delle occhiate stupite. Fatto un centinaio di metri not un cancello in ferro battuto con una targa dorata in alto, recante il cognome che cercava; come non aveva fatto a vederlo prima, evidente comera! Fren e accost il veicolo, gettando unocchiata indagatrice alla struttura; era incastonata come una gemma preziosa fra due palazzi, spiccando per uno stile tutto particolare. Ebbe la strana impressione che ogni muro della villa fosse adornato dedera o altro, come un tripudio floreale che avvolgeva la costruzione alla maniera duna gigantesca ragnatela. Scese di macchina e savvicin alle inferriate; qualcuno gli aveva detto che i Bentivoglio erano stati una nobile famiglia in citt. A giudicare dalle apparenze quella poteva essere la loro dimora, non quella che cercava, senza nulla togliere allagiatezza in cui viveva lamico di suo padre. Spinse il cancello ed entr, comp alcuni passi sul viottolo che tagliava il giardino giungendo alla porta di casa; con sua sorpresa ledera vista da lontano era mutata in una serie di splendide decorazioni vegetali che risaltavano sul bianco dei muri. Un tocco di stravaganza che non si sarebbe aspettato dai padroni di casa. Buss, e dopo aver aspettato qualche istante la porta sapr; un volto oblungo e due occhi accesi si pararono fra lui e linterno della villa. Voi siete il signor Orsini?. Il tono del domestico era serio e compunto. Vincenzo lo trov eccessivamente altezzoso. Esatto. I signori vi stanno attendendo. Prego, penser io ai bagagli lo rassicur, stavolta con una scintilla di calore nella voce. Detto questo si fece da parte lasciandolo entrare, dopodich si diresse rapidamente verso la sua auto; poco dopo era di ritorno con la valigia sotto braccio, rientr e la pos a terra. Accomodatevi. Il signore al piano di sopra, vado a chiamarlo e si slanci energicamente verso una scala a chiocciola che si attorcigliava elegantemente verso lalto. Sentendo i passi delluomo scorrere ovattati sopra la sua testa, Vincenzo si guard in giro e non vide nulla che non fosse moderno e bello; in quel salotto quadrangolare spiccavano un paio di sof color latte, disposti a ferro di cavallo, di fronte a un piccolo camino sormontato da un ripiano in mogano con intarsi a conchiglia, cos come fregi in forme spiraleggianti comparivano sugli schienali delle sedie e nelle gambe dei tavoli. Colpiva lattenzione un grosso armadio addossato alla

parete sulla destra; aveva delle mensole piene di volumi e nella parte bassa delle boiseries con motivi a fiori. Lo stile dellarredamento riprendeva laudace esterno della villa; creato per riempire gli occhi di un ospite, ma a lui non piaceva poi molto. Elegante, ma troppo prezioso. Si sedette su uno dei sof, sventagliando la mano sul viso per il caldo; osserv lenorme finestra da cui la luce dellafoso pomeriggio entrava, filtrata dalle tende damascate. Non vedeva lora di farsi un bagno e rinfrescarsi; dun tratto i suoi pensieri furono interrotti da alcuni passi decisi che scendevano la scalinata. Un attimo dopo vide un uomo che doveva conoscere molto bene, ma che in realt non riconobbe; la sua figura era bassa e robusta, il viso tondo e regolare su cui spuntavano un paio di baffi corti e bianchi, lespressione severa ma non dura che, mentre gli si avvicin, saddolc in un sorriso quasi paterno. Vincenzo salz dal divano, gli sorrise e fece per stringergli la mano quando il padrone di casa si piant dritto di fronte a lui esclamando: Vincenzo, sono proprio felice di vederti e gli diede una pacca al braccio sinistro Ma guardati, che uomo che sei. Egli ritir la mano, un po sorpreso dalla cordialit di Luigi. Allapparenza lo aveva paragonato al re Vittorio Emanuele, ma quel benvenuto cancellava ogni impressione. Sono passati Quanti anni?. Molti, ero un ragazzino. E a dire il vero nemmeno vi ho riconosciuto subito confess Vincenzo, un po a disagio dalle maniere prorompenti delluomo. Ma normale, non preoccuparti. Che ne dici di casa nostra? e allarg il braccio voltandosi leggermente verso la finestra. Be, avete una bella casa, non c che dire. Ne vado orgoglioso. Lho acquistata che cadeva a pezzi, lho fatta ristrutturare seguendo uno stile moderno, che richiama la natura. E chiamato liberty dagli inglesi gli spieg in maniera disinvolta, senza alcuna presunzione. Vincenzo annu, felice di ricevere la spiegazione. Ma di questo parleremo pi tardi, visto che rimarrai da noi per un po aggiunse, facendo un gesto come per dire basta. Vieni, ti porto di sopra cos ti potrai fare un bel bagno e riposare quanto vuoi. Ci detto si chin per prendere la valigia, e fece strada salendo la vorticosa scalinata; Vincenzo lo segu in silenzio. Si chiese perch non avesse chiamato il domestico per il bagaglio. Ernesto sceso in cucina passando dallaltra scala gli disse, alternando ogni parola a uno sforzo per tenere sollevata la valigia Meno male che so farmele anche da solo le cose Ricordatelo Vincenzo, meglio darsi da fare che dipendere dalla servit. Sembrava gli avesse letto nel pensiero. Avete ragione, infatti convenne ipocritamente lui. Eh s, solo che le donne non lo capiscono affatto. Fortuna che Luisa non pu vedermi altrimenti abbaierebbe come un randagio e ridacchi fra s. Giunti al pianerottolo, si trovarono di fronte la porta della camera; Luigi moll la valigia sul parquet e la sospinse fino alluscio, dopodich lo apr. Faccio io, avete fatto abbastanza intervenne Vincenzo, vedendo il padrone di casa intento a prendere nuovamente il bagaglio. Luigi lo lasci fare, riprendendo fiato. In fondo al corridoio c la stanza da bagno, usala quanto ti pare e piace. Asciugamani e saponette non mancano. Mi raccomando: cerca di riposarti. Ho tutto il pomeriggio per farlo, state tranquillo che lo far gli rispose Vincenzo, sedendosi sul letto. No, no, hai un paio dore poi usciamo. Dove andiamo?

Ma come sarebbe? Voglio mostrarti Bologna e lo faremo con la tua Lancia sbott, con un sorrisetto gentile sotto i baffi. Come ti ho scritto sono appassionato di automobili, e quella che hai mi piace molto. Per se ti spiace andiamo in carrozza, ho un bel land tirato da due cavalli. Affatto, che sono cos stanco che non ci pensavo. Sono vostro ospite, se posso ripagare con un giro in auto lo far pi che volentieri replic Vincenzo, a mo di scusa. Perfetto fece laltro allora ti busser verso le cinque. A pi tardi e se ne usc, chiudendo delicatamente la porta.

Luigi era un tipo che rispettava gli orari, e alle cinque erano gi partiti a bordo della Lancia; Vincenzo gli concesse volentieri di guidare, ed egli si mostrava entusiasta di avere fra le mani quella bellezza su quattro ruote, mentre lui coglieva loccasione per distrarsi dai soliti pensieri che lo immalinconivano. Riflettendoci, accanto a quelluomo dalle maniere irruenti e piacevoli si sentiva pi disteso; al contrario di quanto gli fosse accaduto con altre persone, dotate anchesse duna incredibile facondia, la parlantina del Bentivoglio era come il trillo dun campanello che lo teneva sempre sveglio e non lo annoiava mai. Il centro della citt era un labirinto di grandi porticati, studi notarili e aule universitarie; che aspettarsi dal fulcro del sapere pi antico del mondo occidentale! Passando da un quartiere allaltro Vincenzo era inondato dalle chiacchiere di Luigi, dagli aneddoti che snocciolava talvolta in dialetto bolognese che, sebbene buffo e orecchiabile, si capiva abbastanza facilmente come quando raggiunsero Baurg Panighl. Stava per Borgo Panigale, quartiere periferico. Rimase colpito dalla vista delle due Torri che gli ricordarono San Gimignano, poi Piazza Maggiore con la bellissima basilica di San Petronio e il Palazzo dei Banchi con limmenso Pavajn; questultimo era stato la prima sede delluniversit. Qui Luigi gli propose di prendere un caff accanto al Palazzo dei Notai. Come in ogni grande citt quella costituiva la piazza principale, e il continuo incrociarsi di carrozze e auto lo dimostrava; Vincenzo osserv proprio il vicino Palazzo dotato delle merlature medievali sul tetto, tali che gli parve di vedere una piccola fortezza nel cuore della citt. Il Pavaglione, invece, per la grandezza e il numero di arcate gli era sembrato una sorta di Colosseo; quando lo disse a Luigi questi sorrise, orgoglioso e divertito. Devi vedere Bologna gli aveva detto a un certo punto. Cosa volesse dirgli con tali parole Vincenzo lo ignorava, mentre nel frattempo serano allontanati dal centro raggiungendo una zona immersa nel verde degli alberi, come un sontuoso giardino sorto sulla cima duna collinetta, su cui la Lancia sarrampic rombando a pi non posso. Dopo poco si trovarono di fronte a un complesso di strutture monastiche con una comune chiesetta, a quanto pareva. Quando scesero dalla macchina sembrarono accorgersi, per la seconda volta, dellafa che cera quel giorno; la prima era stata durante la sosta del caff. Finch correvano in auto con i capelli al vento almeno per Vincenzo, visto che Luigi si godeva la frescura sulla testa liscia il problema non esisteva ovviamente. Questo il convento degli olivetani gli spieg Luigi ma non questo il bello. Guarda. Fatti due passi lo spiazzo si tuffava in una panoramica sopra le cime degli alberi, e ci che si vedeva era una distesa sconfinata di tetti rossi, interrotta solo dalle Torri antiche e dalle imponenti basiliche. Vincenzo ammirava quella vista, stupito da un unico fatto; nessuna citt che aveva visitato appariva cos dallalto. N Firenze, n Milano, n Roma erano un manto monocolore se vedute da una grande altezza; certamente pi belle, ma non in quel modo. E un posto particolare, direi suggestivo. Per me per molto romantico e sai perch?. Ora gli avrebbe narrato un altro dei suoi aneddoti; quello era lesordio. Vincenzo gli fece cenno di no, continuando a fissare il paesaggio sovrastato da un cielo blu cobalto.

Qui mi sono dichiarato a Luisa cominci La portai proprio qui, una sera di primavera al tramonto, dopo una cena nel ristorante di M****. Costoso, ma eccellente, e non badavo di certo a spese per una donna. La cosa strana che avevamo chiacchierato per unora, e giunti l rimanemmo zitti a contemplare lo spettacolo delle luci cittadine. Buffo no, uno come me! Alcuni miei amici mi dicevano sempre che quando una ragazza sta in silenzio significa due cose: o pensa a un altro o spera di piacere a te. Non sono mai stato perspicace in queste cose, cos cominciai a fissarla per farglielo capire. Lei si rivolse a me, muta. Senza dire nulla ci baciammo, e a lungo anche. Direi che andata bene, siamo sposati da quarantanni comment ironicamente da ultimo, volgendo gli occhi allo stesso cielo che li aveva fatti sognare luno dellaltra. Vincenzo invece lo guard, annuendo. Gli vennero in mente le sue tristezze sentimentali, rivide Barbara Buti far capolino dalle nebbie della memoria. Per cacciar via quei brutti ricordi torn a pensare alle parole dellamico, ed ebbe una gran voglia di conoscerla, Luisa. Stava appunto per nominarla quando, comera solito fare, Luigi lo anticip: Stasera giudicherai te che donna mia moglie. Credo che ti piacer per due ragioni: parla meno e ragiona pi di me. Sul fatto di ragionare non sono daccordo, siete un uomo di spirito ma con la testa a posto. Mi avete detto della vostra azienda che guidate da anni, e per essere un imprenditore credo si debba saper usare il cervello appunt generosamente Vincenzo. Aveva colto la battuta come occasione per fargli un complimento. Quindi sono solo un chiacchierone. S, ma sapete piacere alle persone replic Vincenzo. Luigi lo ringrazi con un sorriso nascosto dai baffi. In ogni caso stasera vedrai fin per dire. Avevate ragione cambi discorso laltro Qui ho visto Bologna. Luigi annu con sguardo bonario, poi gli si avvicin: Ripartiamo. Voglio mostrarti unaltra cosa molto interessante. Spinto dalla curiosit e da quella piacevole compagnia, Vincenzo non pot fare a meno di seguirlo in quellitinerario fatto non solo di ameni luoghi, ma soprattutto di emozionanti ricordi che il vecchio amava raccontare. Chiss cosa avrebbe veduto una volta sul posto, si chiedeva godendosi il vento sulla faccia durante il viaggio. Percorsero una parte del perimetro della citt verso nord, rientrando infine nei quartieri a est dove evidentemente Luigi lo voleva condurre. A causa della folla di carrozze e persone dovettero andar piano, fino a quando non giunsero davanti a un piccolo edificio dalla facciata color ocra. Si fermarono, anche se Vincenzo non cap subito cosa potesse avere di speciale quel fabbricato piuttosto sciatto; un istante dopo, sceso dallauto, si ricredette poich saccorse di una cinta muraria che collegava il palazzo a una piccola chiesa. La calura pomeridiana e i colori sbiaditi delle pareti conferivano alla costruzione unaura misteriosa; era solo una stupida impressione, per. Stavolta Luigi non fece premesse n disse nulla, facendogli cenno di seguirlo al suo interno; un maggiordomo apr il portone, e dalla sua espressione deferente Vincenzo intu che Luigi fosse una persona stimata dai proprietari della casa. Quindi era abitato lo stabile, per cera una chiesa allinterno della corte comune; Vincenzo era un po confuso, ma non si fece altre domande. Al contrario degli esterni, l dentro tutto era molto curato; salirono una rampa di scale che li port al piano soprastante. Si ritrovarono in un salone, anche se era una stanza molto piccola adornata come una sala da ricevimento; il pavimento era di marmo grigio, accuratamente tappezzato da moquette rossa. Sembrava fosse stata allestita una mostra pittorica, ma non cerano quadri in quel locale; un lampadario sul soffitto gettava un bagliore soffuso che andava a scoprire soprattutto la parete di fondo, su cui risaltava una lastra di marmo rossa. Eccola. Avvicinati parl piano Luigi, facendo un passo avanti. Quando fu molto vicino Vincenzo fiss perplesso quello che sembrava a tutti gli effetti un reperto archeologico; sulla tavoletta compariva uniscrizione in latino che cominci a leggere:

D LIA

LLIA

M CRISPIS

NEC VIR NEC MVLIER NEC ANDROGYNA NEC PUELLA NEC IVVENIS NEC ANVS NEC CASTA NEC MERETRIX NEC PVDICA SED OMNIA SVBLATA NEQVE FAME NEQVE FERRO NEQVE VENENO SED OMNIBUS NEC CLO NEC AQVIS NEC TERRIS SED VBIQUE IACET LV C I V S A G AT H O PRISCIVS

NEC MARITVS NEC AMATOR NEC NECESSARIVS NEQVE MRENS NEQVE GAVDENS NEQVE FLENS HANC NEC MOLEM NEC PYRAMIDEM NEC SEPVLCHRVM SED OMNIA SCIT ET NESCIT CVI POSVERIT

Per quanto gli riusc di tradurla ne dedusse che doveva trattarsi di un epitaffio, che una delle due parti dedicava allaltra. Distanzi lo sguardo, osservandola nellinsieme; stuzzicato dal suo significato inafferrabile si rivolse allamico che, accanto a lui, aspettava proprio quel momento. E interessante, ma a chi si riferisce?. La domanda che tutti si fanno esord paziente Da quello che hai letto quel tale Lucius ha dedicato la scritta a Aelia Laelia Crispis. Nessuno sa se siano persone vere oppure immaginarie, uno dei motivi per cui liscrizione ritenuta un falso; in passato ci sono stati studiosi che sostenevano il contrario. Non mi chiedere i nomi che non li so, le mie competenze letterarie non sono cos vaste come sembrano e rise fra s della battuta. Poi riprese: Una cosa certa, cio il luogo del ritrovamento. Proprio qui in Santa Maria di Casaralta, nel Cinquecento grosso modo. Si chiamava Achille Volta lo scopritore, che poi sarebbe lantenato del proprietario di questa palazzina; scopr liscrizione su un muro della chiesa qui accanto e quando, col passare degli anni, lintonaco cominciava a logorarsi cancellandola pens di ricopiarla su una lastra di marmo rossa, quella che vedi appunto. Potrebbe essere un gioco letterario ipotizz Vincenzo, affascinato da quelle oscure frasi. Infatti. Ecco perch ci sono forti probabilit che sia un falso, e che non esistano i due personaggi; altri ritengono che il significato sia da ricercare nellalchimia, e che forse la lapide contenga il segreto per ottenere la pietra filosofale. Io non ne capisco, ma ammetto che lipotesi pi sorprendente e assurda che abbia mai sentito. Ed anche lipotesi a cui credeva mio padre. In quellistante fu chiaro come il sole perch avesse voluto mostrargli la famigerata scritta. Era un appassionato dalchimia?. S, ma non ci che mi lega alla storia di questa lapide. Non solo, almeno. Una quarantina danni fa mio padre, che oltre ad essere un industriale era un letterato mancato, conobbe il discendente dellantico Achille Volta il quale lo invit a cena non so bene per quale motivo se non affari e saputo della sua passione per la letteratura antica gli mostr liscrizione misteriosa. Fu colpito ovviamente dal significato sfuggente, e credette subito che in tali parole si nascondesse qualcosa di profondo. Chiese il permesso a Volta di copiare il testo per poterlo studiare quando ne avesse avuto il tempo e costui, visto il forte interesse del mio pap, glielo concesse senza problemi. Passarono alcuni anni durante i quali liscrizione divenne unossessione, al punto che cominci a trascurare la famiglia e lazienda; anzi, stato a causa del suo rintanarsi spesso in casa che lazienda

vide una grossa crisi dalla quale, grazie allintervento di alcuni finanziatori, riusc fortunatamente a riemergere. Io, a ventunanni, dovetti assumere la dirigenza e darmi da fare per tirarla su; lui, invece, continu a frugare nei testi degli antichi alchimisti e a parlare con importanti studiosi per scoprire quello che altri non avevano scoperto. Vale a dire niente. Da ultimo volle riprodurre una copia delloriginale, altro fatto che non mi spiego e non voglio nemmeno provarci; secondo me, ormai era caduto in delirio e quella era lultima cosa che poteva dargli soddisfazione. Che altro senn! Si fece aiutare da uno scultore esperto e da me, e insieme scolpimmo una lastra identica alla Pietra di Bologna, che poi non rividi pi; pap diceva che lo scultore, quel farabuln, se nera scappato via chiss dove portandosi la lapide. Quel racconto era davvero stupefacente; dimostrava quali storie potevano nascondersi dietro a poche enigmatiche parole che, come uninvisibile lenza, trascinavano con s molti fatti e persone. Questa riflessione era applicabile al suo romanzo; poteva dunque legare certi episodi ad altri tramite unabile spirale narrativa. Ci pens su, poi torn con la mente al presente. Per te cosa significa la prima frase? gli domand di schianto Luigi, dopo alcuni minuti di meditazione. N uomo n donna n androgino. Chi pu essere allora che non sia n uomo n donna n una via di mezzo? incalz laltro, fra il serio e il faceto. Vincenzo non capiva se lo stesse prendendo in giro o se volesse indurlo a ragionare. Non saprei. Una persona, un oggetto, unentit sovrannaturale Tutto fu la sua risposta, e guard il volto di Luigi che sera oscurato dietro ai ricordi che la scritta rievocava. Questi chin un attimo la testa, poi si risollev e sospirando disse: Ho sempre provato una certa attrazione per il senso di quelle parole, sai. Non come pap, non come tanti studiosi. E sempre stato diverso, non so spiegarlo molto bene e non so se puoi capirmi; per me descrivono la femminilit. Gli occhi di Luigi, accesi come quelli dun mistico, piombarono sullo sguardo titubante di Vincenzo. Che cos la femminilit?. Lessere donna? tent Vincenzo. Luigi fece un cenno di no con la testa. Non sono la stessa cosa obiett, con unaria di sufficienza. Be, non proprio, avete ragione. Dellessere donna fa parte la femminilit, non il contrario. Ma la femminilit? Sapresti descriverla?. Vincenzo si sent con le spalle al muro, e non replic nulla. Ecco perch ci piace. Perch non sappiamo cosa sia, eppure ne siamo attratti. Linizio della lapide, per quanto mi riguarda, significa questo concluse, agitando la mano nellaria. Vincenzo era sorpreso dal cambiamento che quel discorso aveva operato nel vecchio; la storia della pietra toccava corde molto pi profonde di quanto sembrasse. Su due piedi suppose che ci fossero delle cose sul padre di Luigi che costui non gli aveva ovviamente rivelato; affar suo, ma ora capiva come mai si fosse irritato un po. Sarebbe stato curioso domandarle, ma il luogo e la circostanza erano inopportuni. Tossicchi per rompere il disagio sopraggiunto alla fine del discorso, e Luigi si riscosse assumendo laria sveglia e affabile di sempre. Che ne dici se torniamo a casa? Luisa sar arrivata, mi auguro gli fece, avviandosi verso luscita. Buona idea. Conosci Bologna riprese, scendendo le scale solo dopo aver visto e conosciuto tre cose: la panoramica di oggi, i tortellini e mia moglie. Vincenzo sorrise fra s, contento che Luigi avesse ripreso il tono scherzoso di prima.

Dietro di lui un grosso salice rosso tentava di accarezzarlo con i rami pendenti e dolci; un uomo in forma dalbero che chiedeva dessere ammirato. Seduto nel mezzo del giardino, a gambe accavallate, cercava di tenere la testa alta; per fortuna la luce del sole cancellava il gonfiore dei suoi occhi, e quellaria indisposta che non riusciva a togliersi. Nascosta dalla tela da pittura si muoveva delicata la mano di Luisa; dai gesti intuiva cosa stesse tracciando con il carboncino, sperando che la sua decantata bravura migliorasse laspetto sconvolto che mostrava di avere. Donna alquanto ambigua nellinsieme, non lasciava trapelare nulla dei suoi stati danimo; la sera prima, durante la cena, avevano parlato affabilmente dei viaggi del marito in giovent, senza mai accennare al giorno in cui lo aveva conosciuto. Pareva voler dar a intendere che il marito fosse l da sempre, eterna presenza nellambiente di casa, del quale non sembrava darsi molto pensiero; in questo era tutto fuorch borghese, eccetto laspetto fisico che non mancava di curare come ogni signora benestante. Non era bella, aveva un viso tondeggiante e un naso aquilino tali da somigliare alle maschere che indossavano i medici durante le pestilenze, aveva delle forme piuttosto generose che non mancava di esaltare con certe scollature. In definitiva era intrigante, e sapeva che gli altri la notavano. Questi pensieri produssero un movimento della sua bocca, come se volesse parlare. Per favore non vi muovete, sto completando il viso gli fece lei, in tono lievemente disturbato. Vincenzo si rassett; non era affatto semplice dare il meglio dellespressivit dopo aver masticato oppio la notte passata. Laveva smaltita, ma non del tutto, e si stava sforzando per quellimpegno che allesigente pittrice non aveva potuto rifiutare. Ogni tanto il suo sguardo arrossato si spostava sui polpacci di Luisa, in parte coperti da unelegante sottoveste di seta color argento; non gli piaceva immaginare il corpo nudo che si nascondeva oltre, e cerc di distrarsi. Come gli capitava sempre, forse quella sostanza aveva ingigantito certe impressioni; poteva essere stato quel piatto di tortellini al sugo di lepre? Troppo aglio? Aveva avuto la sensazione che alcuni sguardi della moglie di Luigi, durante la cena, fossero un po troppo allusivi; equivoci forse. Ella era sulla quarantina, non poteva dirsi certamente vecchia per avere una relazione; prefer non andare pi in l di questa nauseante ipotesi, per. Ripensando alla cena era stato linfaticabile Luigi a sorprenderlo; i bicchieri di vino e il cognac dopo il caff non servivano a mandarlo su di giri, quindi le sue parole erano state sincere. Gli aveva raccontato di quando conobbe suo padre Mario, del bel rapporto che sinstaur fin da subito fra i due; uno ironico e prorompente, laltro accondiscendente e dotato duna buona loquela un po con tutti. S, con tutti meno che con lui; questo lappunto che gli farebbe, se solo ora ne avesse la possibilit. I due avevano mantenuto per anni una corrispondenza e, quando ne avevano avuto lopportunit, avevano intrapreso alcuni viaggi di lavoro allestero; o meglio, Luigi doveva fare un viaggio di lavoro e lamico Mario partiva con lui lasciando a casa la famiglia. Tutto si ricollegava piuttosto bene. Rammentava con amarezza le sue assenze prolungate, gli sguardi sottomessi di sua madre e quellatteggiamento duro e ostinato nei loro confronti; storse la bocca pensando alle maniere severe di suo padre, allautorit che esercitava in casa quando avrebbe dovuto essere pi attento a chi stava trascurando! Nel rifletterci prov un vuoto allo stomaco e si sent mancare laria; proprio lo stesso dolore che aveva condiviso con la mamma e che laveva portata nella tomba. Non era stata solo la malaria a ucciderla. Poteva darsi che lamore mancato che gli aveva rinfacciato quella fatidica notte altro non fosse che quello; chiss. La bocca tenetela chiusa, ho quasi fatto torn a dirgli Luisa. Cominciava a stufarsi di stare in posa, era proprio seccante e poi faceva caldo; gli venne in mente la Gioconda di Leonardo e cap perch il suo sguardo fosse cos enigmatico.

Per quanto gli era possibile fissava con ansia le mani della pittrice, nella speranza che completasse alla svelta il lavoro; passati dieci faticosi minuti la vide allontanare il carboncino dalla tela, e osservare meticolosa ogni angolo del disegno. Per oggi basta cos, domani inizieremo a dipingerlo. Venite qua a dargli unocchiata gli disse, alzandosi anchella dal seggiolino. Vincenzo cammin fino a lei, mettendosi infine dalla sua parte per vedere il lavoro svolto; era proprio lui, ogni tratto aveva una precisione e una naturalezza degne di un professionista. Gli dispiacque solo che quellespressione strana trasparisse anche nel quadro, come aveva immaginato. Un bel disegno, davvero esclam, accennandole un sorriso. Luisa abbozz unespressione incomprensibile, n daccordo n contraria, continuando a rassettarsi inutilmente la sottoveste gualcita. Vincenzo pens che quel complimento fosse poco, cos aggiunse: Sono sicuro che sar un quadro straordinario. Dipender da voi gli rispose in tono distante. Sembrava mutata dumore senza un motivo; prima aveva usato un tono cordiale invitandolo a fare un commento, ora quel tono indisponente lo metteva quasi a disagio. In che senso?. Non riuscite molto bene a stare in posa, daltronde il vostro primo ritratto e non siete abituato a posare. Non cera da stupirsi che non fosse bravo a tenere una posa, visto che in trentotto anni non aveva mai fatto il modello! Avrebbe voluto farglielo notare, ma prefer annuire come se non avesse detto nulla di che. Migliorerete, ne sono sicura. Mica vi ho offeso?. Assolutamente, avete detto solo la verit. Preferisco essere schietta senza nascondere nulla, ormai lavrete capito. Anche con mio marito sono cos, fortuna che non se la prende affatto e trattenne un sorrisetto. Vi va di prendere qualcosa da bere dentro? gli propose. Vincenzo acconsent; gli occhi di Luisa, dun verde insolito con delle venature castane, sembravano quelli di un animale impagliato. Forse per questo era difficile capire i suoi sguardi. Lasciarono lattrezzatura in giardino ed entrarono da una porta finestra sul retro della villa; giunti in salotto, il domestico Ernesto aveva preparato una caraffa di limonata sul tavolo. Dopo aver versato in due bicchieri un po della bevanda, Vincenzo le porse il suo e lei riprese a parlare: Ieri notte mi sembrato di sentire dei rumori sul pianerottolo, devessere stato Ernesto! Non mi mai riuscito insegnargli certe accortezze. Voi lo avete sentito? Spero non vi abbia disturbato. Io non ho sentito nulla, mi spiace per voi semmai le disse, volgendo gli occhi da unaltra parte. Purtroppo lo avevano udito aggirarsi nel corridoio. Aveva preso loppio, la testa aveva cominciato a girargli ed era uscito dalla sua stanza, ondeggiando paurosamente in uno spazio che gli era apparso cambiare dimensioni ogni secondo. Aveva dovuto farlo per combattere lastinenza, portandosi in valigia un barattolo con dentro qualcosa come cento grammi doppio; era stato previdente, memore delle volte passate. Non sarebbe stato bello se lo avessero scoperto, ma non accaduto, e nelle condizioni in cui si trovava era lultima delle sue preoccupazioni; si rese conto di aver corso un rischio, ma per fortuna non lo avevano visto. Luisa bevve un sorso abbondante, guardando lospite di sguincio. Cambiando discorso, che ne pensate della signora Morlocchi?. Be, mi ha fatto una buona impressione le confess, non sapendo neanche lui quanto di vero ci fosse in questo. La vedova Morlocchi, giovane e dai modi sconsiderati caratteristiche che non potevano non piacere alla padrona di casa - era sopraggiunta quando loro tre avevano gi gustato il caff, e li aveva intrattenuti sui pettegolezzi di citt senza chiedersi, come una buona snob, se a qualcuno oltre a lei e Luisa importasse conoscere certe cose. Proprio questo gli aveva fatto notare Luigi, alla sua

maniera ovviamente, beccandosi una risposta fredda e stizzita della moglie; lasciando perdere, il marito aveva confessato a Vincenzo che le donne sono cos. Ti dicono sempre cosa non dovresti fare o come non dovresti essere, ma non sanno mai dirti come devi in effetti essere; proprio perch non lo capiscono nemmeno loro. Femminilit, come la Pietra ricordi? aveva aggiunto, con un sorriso dintesa. No, non gli era piaciuta molto la vedova allegra; per riconosceva che la sua voce, seppur impostata, era simile a una piacevole ventata fresca. Vi ha stancato posare per me proruppe lei, vedendolo assorto mentre sorseggiava la limonata State in silenzio tra una frase e laltra. Vincenzo si scosse, e la fiss con stupore; aveva sentito la nota di fastidio nella sua voce, e cerc di allontanare ogni sospetto: Avete ragione, mi dovete scusare ma sono stanco. Non per la posa ma perch ho dormito male stanotte, e i miei occhi ve lo dimostrano. Lo avevo visto, non vi ho detto nulla per delicatezza ribad lei in tono melenso Andate a riposare, fra non molto vi far chiamare per il pranzo. Unultima cosa, a proposito della Morlocchi. Vincenzo pens di potersene andare, ma quelle ultime parole lo fecero ricredere; pos il bicchiere vuoto sul tavolo, volgendo uno sguardo il pi possibile ricettivo verso ci che avrebbe detto la signora. Riguardo lidea di voler soggiornare in Svizzera, voi che ne pensate? Vi unirete a noi? Mi ha confidato che le farebbe piacere se voi veniste. Come non ricordare lidea dellestrosa Morlocchi! Aveva detto a tutti che possedeva uno chalet in una localit di montagna in Svizzera, che amava trascorrervi spesso alcuni periodi in cui si sentiva oppressa dalla vita cittadina, invitando talvolta degli amici. Luigi e Luisa ci erano gi stati, e lo avevano descritto come un posto bellissimo, una piccola valle incastrata fra i picchi rocciosi e coperti di neve. Che altro poteva inventarsi una triste e ricca vedova per scacciare una vita di fatiche e di dolori? Lui ci aveva riflettuto, non trovando una risposta ragionevole. Ve lo far sapere senzaltro, non preoccupatevi disse, tagliando corto Adesso scusatemi ancora, ma salgo in camera a riposarmi. Non dovete scusarvi affatto, sono stata io la prima a dirvelo. E non dovete chiedere il permesso a nessuno, siete pi che un ospite precis, con uno dei suoi sguardi ambigui. Vincenzo not il senso nascosto in quella frase, e fece finta di non aver capito; le sorrise, e si conged da lei lasciandola sola a finire la bevuta. La trovava scaltra, e si ricord le parole del marito. Parla meno e ragiona pi di me. Parla meno di Luigi e ragiona di pi fra s pensava Vincenzo, salendo la scala a chiocciola.

Si sta meglio che a Bologna, non trovate? proruppe Luisa, rompendo il silenzio. Direi proprio di s rispose Vincenzo, stringendosi il soprabito addosso. Luigi, addormentatosi sulla sua spalla, percep il movimento e grugn nel sonno; il dondolio dellomnibus cullava tutti gli occupanti, non solo il pi stanco. Anche la Morlocchi sera assopita. Si zitt di nuovo, distogliendo lo sguardo tediato verso il finestrino dove vedeva scorrere le rocce delle montagne bagnate dalla luce azzurrina della sera. Poi rivolse unaltra occhiata alla moglie di Luigi, ma in quel momento sera voltata dalla parte del finestrino; da prima di raggiungere St. Moritz non gli aveva pi rivolto la parola, poi gli aveva domandato la sua impressione sul posto. Niente di esplicito naturalmente. Lanciava lesca, aspettava e infine tirava via lamo; era evidente che non aspettava altro che una sua mossa. Figurarsi se avrebbe fatto qualcosa nei confronti di Luisa; anzi, quel gioco lo divertiva un po.

Pi si trovava lontano da casa pi, stranamente, ci pensava; si domand se Agostina avesse gi ricevuto la lettera che gli aveva scritto due giorni fa. Sera premurato di aggiungere, da ultimo, di inviare la risposta alla casa dei Bentivoglio. Due schiocchi di frusta echeggiarono fuori dalla vettura; gli fecero mutar pensiero. Rimugin sulle pagine che aveva vergato la notte in cui aveva assunto loppio; le frasi ben coordinate andavano a costruire un egregio capitolo, ma erano alternate a frasi piuttosto sconnesse, descrizioni surreali e impressioni dettate da un impulso visionario che solo la magica sostanza sapeva infondergli. Cosa aveva combinato? Uno strano guazzabuglio su cui avrebbe dovuto lavorare, non appena fosse arrivato; non vedeva il momento di scendere definitivamente da un mezzo pubblico. Era un giorno intero che alternavano i treni alle vetture locali, e tutto quello scombussolamento lo aveva gi sfiancato. Nel frattempo la Morlocchi riapr gli occhi biascicando qualche parola incomprensibile, poi si sporse per guardare allesterno. Siamo a Silvaplana, ecco lo chalet annunci compiaciuta. Luisa le rivolse uno sguardo confortato. Fra poco vi riposerete avvolta da una tiepida coperta fece la vedova, notando la stanchezza di lei come degli altri viaggiatori. Solo che nelle sue parole cera una nota strana, una segreta complicit che lo metteva a disagio poich la percepiva ostile. Non fa cos freddo, laria fresca e frizzante comment Vincenzo, guardandole entrambe. Avete ragione, ma facile destate prendersi qualcosa quando ci si sposta in queste localit. Come mi dicevate non avete mai soggiornato in montagna, motivo per cui vi mostrate imprudente. Vi d ragione, sono uno sprovveduto accondiscese Vincenzo con un debole sorriso. Lei le sorrise di rimando, poi sentirono la vettura arrestarsi; erano vicini a un agglomerato di case in legno costruite su una piccola pianura, delimitata da un grande lago. Qua e l alcuni lampioni risplendevano come lucciole, dorando i ciuffi di neve sui tetti delle abitazioni. La Morlocchi scese per prima; il rumore dello sportello risvegli anche Luigi, che spalanc subito i suoi occhietti vispi. Tutti udirono la vedova rivolgersi in tedesco al vetturino; in pochi sapevano litaliano da queste parti, e ci metteva in difficolt Vincenzo che non parlava una parola di tedesco. Dopo un minuto di attesa ella saffacci al finestrino dicendo loro che potevano scendere, e che i bagagli erano nelle mani del signore. Che vi avevo detto! Non stupendo? fece Luigi, abbracciando lintero paesaggio con uno sguardo ispirato. Non c dubbio, credo sia uno dei posti pi belli che abbia mai visitato gli rispose lui. E lo era, anche se le alte montagne che circondavano la valle incombevano come mastodontiche ombre sulle fragili casette. Not che le finestre erano abbuiate, trovando strano che alle nove della sera non ci fosse qualcuno sveglio. O almeno cos pareva. Tutto ci aveva un che di fiabesco e dincanto. Luisa si rassett labito di mussola viola, sotto cui sagitavano le abbondanti forme del corpo; nel farlo guardava con distacco il luogo mentre laltezzosa padrona di casa, reggendosi il cappellino sulla testa, savviava sotto la tettoia dello chalet affiancata dal vetturino con le valigie. Muoviamoci signori disse a un tratto, ostentando un tono superbo nella voce. Cos intraprendente brillante e snob da non saper come prenderla; forse era questo il motivo per cui si sentiva in incomodo, specie nelle ultime ore di viaggio. Non inquadrava bene il rapporto tra loro due, eppure gli richiamava alla mente qualcosa di molto familiare. Che fossero amanti come sua moglie e Antonia? Quel pensiero lo fece fremere. Non facciamole arrabbiare gli sugger Luigi, dandogli unocchiata divertita. Avete ragione. Considera continu, prendendolo sotto braccio che si comportano sempre cos quando sono insieme. Io ci sono abituato, non devi dar loro troppo peso. Sono molto intime a quanto vedo.

S, infatti. Lunico inconveniente di questa vacanza che ci ubriacher con le sue chiacchiere. A proposito, in carrozza ti ha gi raccontato del filosofo? gli domand. No, quale filosofo?. Buffa questa, di solito la prima cosa che racconta agli ospiti. Allora non ti roviner la sorpresa concluse, mentre raggiungevano lentrata.

Nel tempo in cui la diligenza correva lungo la strada malmessa erano mille i dubbi che affollavano la sua mente. Ne avevano parlato molto la notte prima, tuttavia gli era arduo accettare di compiere un assassinio; trattavasi di questo, niente altro che un omicidio. Abbass uno sguardo corrucciato sulla ragazza, addormentatasi sulle sue ginocchia, con la testa avviluppata dai folti capelli bruni; gli parve che dormisse un sonno disturbato, forse condivideva gli stessi pensieri, ma non i medesimi scrupoli. Lidea era venuta proprio da lei che, paziente come un parroco, aveva accolto il suo passato e gli aveva infine suggerito di mutare questa vita e mettere in atto la vendetta sul responsabile; q u e l l a m a l e d e t t a p i s t o l a c h e n a s c o n d e v a n e l l a t a s c a i n t e r n a ! E se avesse risolto tutto prima di arrivare a Prato? si chiedeva con uno sguardo illuminato. S e a v e s s e a v u t o i l coraggio di toglierle la vita, se avesse fatto ci, sarebbe s t a t o m e g l i o ? Sapeva che le parole di Viola erano una sorta di coscienza, ecco perch gli procuravano dolore. Ad un certo punto ella si dest

Ecco il risultato, di nuovo sotto i suoi occhi attenti. Erano ben visibili le frasi scritte in preda al delirio, presentavano addirittura una grafia pi allungata e veloce; lintera scena era costruita alla stessa maniera e il linguaggio pi flessibile di questa seconda stesura agevolava lalternarsi di azioni e descrizioni, senza sminuire i toni grigi del testo. Stonavano un po, ma qualcosa gli diceva di non toglierle del tutto; erano impressioni istantanee che lasciavano intendere molto dellanimo del protagonista, e del legame creatosi fra i due. Doveva ammetterlo con un certo fastidio; per un istante avrebbe preferito non ricevere questa sensazione, e distruggere tutto. Invece era saggio prendere spunto da quanto aveva scritto per le successive pagine. Lo pensava davvero, e si domand se stesse poco bene vista la sua naturale inflessibilit nel lavoro; accettava i cambiamenti introdotti da lui stesso nel romanzo, bench fatti in momenti in cui deambulava in una dimensione paradisiaca. Era proprio cos. Poteva darsi fossero il clima della Svizzera e quella cucina troppo pesante le cause di un insolito modo di vedere le cose. Salz dallo sgabello e and a stendersi sul letto della sua stanza; la cena di pocanzi era stata buona, ma faceva fatica a digerire. Sptzli per primo e capuns per secondo; significava gnocchetti di spinaci conditi di panna prosciutto e aglio mentre i capuns erano degli involti di foglie di bietola bolliti nel brodo con dentro carne secca, speck formaggio e cipolla. Sul gusto nulla da ridire, ovviamente, ma non faceva per il suo stomaco delicato e si sentiva gonfio come un rospo. La notte penetrava dalla finestra con varie sfumature bluastre e iridescenti; il lume accanto al letto sembrava rompere quella specie di magia, espandendo un debole alone. Che bei contrasti giocavano nella camera pens Vincenzo, osservando le ombre tremolare sul soffitto di legno. In quel momento constat che il delicato effetto del chiarore notturno avrebbe avuto fine allalba; nulla di strano. Solo che sarebbe stato bello ammirarlo per sempre, in uninfinita fantasia naturale. Forse era lora di riposare, ma la sua testa non voleva sapere di spegnersi e quel pensiero gli ricord la teoria del filosofo che gli aveva raccontato la Morlocchi. Ne era affascinato e sconvolto a un tempo. In mattina la vedova li aveva condotti sul lago di SilsMaria, poco distante da dove alloggiavano, e proprio l aveva narrato lepisodio accaduto al filosofo

Nicie. Era tedesco, e lei lo pronunciava cos. Si diceva che egli, recatosi qui in villeggiatura, amasse fare lunghe passeggiate solitarie e che, una volta di fronte a quel paesaggio superbo dominato dal cielo e dalla natura, avesse avuto unilluminazione. La defin lEterno Ritorno dellUguale. Ciascun individuo ha gi vissuto la propria vita infinite volte nel passato, e ci che sta vivendo lo vivr in futuro infinite volte. Non faceva che pensarci, perdendosi in mille ragionamenti, e pi si perdeva pi sentiva di comprendere il profondo della vita da un punto di vista che nessuno gli aveva mai mostrato; anzi, meditando su questa bizzarra teoria ogni cosa perdeva il suo senso comune per acquistare un valore appunto eterno. Non sapeva se sorriderne o rattristarsi. Ogni gioia e ogni dolore provato faceva parte di una vita non solo gi vissuta, ma ripetuta infinite volte; e ci che stava facendo non era altro che il ripetersi, dunque, di atti passati che avrebbero continuato a replicarsi in un tempo senza fine? Seguendo questa logica perfetta e astrusa, lui aveva gi scritto ci che stava scrivendo adesso, era gi compiuto Quindi, in realt, voleva dire che scriveva un romanzo gi scritto di cui, naturalmente, doveva conoscere il seguito e la fine. Ma non aveva memoria di ci. In definitiva non rimaneva che il presente da vivere, lattimo stesso in cui respirava o faceva una cosa; non era una sorta di carpe diem? Difficile accettarlo, ma era linquietante conclusione cui stava andando incontro; la vita e il romanzo procedevano entrambi sullo stesso binario, verso lo stesso destino gi vissuto e nulla pertanto avrebbe potuto impedirlo o modificare il corso degli eventi. Anche se materialmente aveva limpressione di poterlo fare, in verit qualunque cambiamento era gi avvenuto o in procinto di avvenire. Era un serpente che si mordeva la coda. Adesso il tremolare delle ombre sul soffitto era cessato, trasformandosi in un unico manto nero e immobile; tanto angosciante era questa consapevolezza che si chiese come avesse fatto a non accorgersene prima. Troppo preso a cercare la via giusta per dare forma al romanzo, a fare delle scelte e delle esperienze che gli era parso lavessero reso capace di vedere unaltra realt multiforme quando proprio tali scoperte lo avevano portato fuori strada. Si stupiva del suo stesso ragionare e di come le circostanze lo avevano condotto a questo; sempre che non si sbagliasse, che non fosse un arzigogolare inutile e insensato, o che invece quel filosofo non fosse che un pazzo illuso. Anche se ne parlavano nei salotti frequentati dalla Morlocchi, non significava che certe teorie fossero fondate. Ramment in quellistante i discorsi della vedova, e risal al curioso aneddoto cercando di scovare qualche punto debole della storia; dopo un po si sovvenne di una frase che aveva citato leccentrica Morlocchi. Molto pi in alto di tutte le faccende umane.

Cominciava a tirare un vento fresco a quellaltezza, mentre una limpida alba spalmava nel cielo aloni rosei e delicati. Il sentiero sinerpicava su per la montagna, facendosi sempre pi ripido; gli scarponi chiodati gli consentivano di arrampicarsi agevolmente, aiutandosi con un robusto bastone appuntito. A tratti pensava al pericolo che stava correndo, se fosse scivolato allindietro; era stata una cattiva idea non farsi accompagnare da nessuno? Ormai era l, e non serviva a nulla rimuginare. La Morlocchi aveva insistito per venire con lui, sapendo della sua inesperienza in fatto di escursioni alpine; niente da fare. Gli aveva detto che il filosofo aveva percorso quel sentiero fino alla sommit del monte, pronunciando quella fatidica frase. Lui, dopo aver avuto tale conferma, era partito. Dopo un po laria secca del mattino gli aveva prosciugato la gola, e con un certo affanno avanzava i passi salendo sempre pi su; ogni tanto sollevava lo sguardo verso lalto. Sembrava che la cima si allontanasse ad ogni passo, ma non lo scoraggiava. Forse non sapeva che laria si rarefacesse a quelle quote, motivo per cui diventava pesante respirare; ci volle ancora una mezzora o pi prima di scorgere una rientranza fra le rocce innevate,

come una piccola grotta allaperto. Quella vista gli illumin lo sguardo stremato. Si diede da fare per raggiungerla e, una volta l, fin per buttarsi a terra esausto mollando il bastone. Trascorse alcuni attimi guardando limmenso celeste. Era circondato dal cielo, si sent per un istante un uccello in volo. Poi salz in piedi e davanti ai suoi occhi comparve il paesaggio. Sotto di s sapriva una gola profondissima che scendeva fino al lago di Sils-Maria per poi risalire e infrangersi contro una schiera di montagne che sembravano osservare quellignoto visitatore che era lui. Sulla destra riconobbe il lago di Silvaplana con ladiacente paesino che, da quellaltezza, era grande quanto una scatola di fiammiferi. Udiva il fischiare sottile del vento, e nessun altro suono poteva disturbare quella quiete innaturale; non avrebbe potuto percepire n il grido di unaquila, n le voci delle persone, forse neanche unesplosione. Al di sopra di tutte le faccende umane. Sospir solamente. E non pronunci una parola.

1 9 l ugl i o 1 91 0 ore 1 0 di se ra

E pi ut tosto ovvi o c api re al c u ne c ose sol o ne l mo me nto i n c ui de te rmi n ate c i rc osta nze ai u tano a c ompre n de rl e . Ci si se n te stu pi di e pi c c ol i , pe r. C os sta to pe r me qua ndo, u n me se ad di e tro, mi re c ai ne l l a l oc al i t di Si l vapl a na i n c om pa gni a de i Be nti vo gl i o; ram me nto a nc ora i di sc orsi c he fac e mmo e le ore p assate a c onve rsare sul l e futi l i t c ome sul l e que sti o ni i mpor tan ti de l l a vi ta. Ma ne ll a vi ta non ho mai av uto si gni fi c ati ve e spe rie n ze , al me no pri ma de l gi o rno i n c ui c om pi i que ll a p asse ggi a ta (fati c os a a di re i l ve ro) su pe r l a mo nta gna. L ho c ompre so il se nso di tu tto, e de l l a d ottri n a c he l a si gnora Morl oc c hi e bbe l ardi re di spi e garmi ; que l fi l osofo, que l N ie tz sc he ora so c he va sc ri tt o c os ave va ra gi one . Ho se m pre c e rc ato di vi ve re l a mi a vi ta e q ue sto, c on l a c onsa pe vole z za di og gi , trovo c he si a una c osa sba gl i ata; te n tare di c ambi a rl a b asan dosi sui dol ori provati i n p assato, sugl i e rrori sopra ttut to, no n vi ve re . E l ho se m pre fat to, ahi m ! O gni c osa stata e si ri pe t uta al l i nfi ni to, ne l mo do i n c ui si ri pe te r e satt ame nte i n fut uro. Mi d rab bi a, ma se gua rdo l a vi ta d a que sta prospe tti v a tutt o di vi e ne se mpl i c e. E un p ara dosso. N on de vo ce rc are di vi ve re , m a l asc i are c he l a vi ta si a; i l pre se n te l uni c a c osa c he c on ta. Sb agl i avo a nc he qua ndo mi sforza vo di sc ri vere il li bro i n un c e rto mo do, se g ue ndo una str ada pi utto sto c he un al tr a. N on esi ste l a str ada gi u sta c he posso sc e gl ie re, purtrop po. E tutto gi c om pi uto, de vo se nti re c osa i l roman zo e ac ce tt arl o ne l mo do i n c ui sta to e sar ; non de vo fare ni e nt al tro, al tri me nti l ope ra somi gl ie re b be i n modo mal de stro al re al e se n za re nde re gi u sti zi a al l a be l le z za de l l at ti mo c he si vi ve . N on c re do i n fo ndo c he c i b asti , e i n q ue sta mi a no ta posso c onfe ssare u n ul ti m o pe nsi e ro c he

a ppari r c ontra ddi t tori o. N essu n l i bro potr mai rie voc are ap pi e no l i sta nte , il q ui e ora; pe r farl o d ovre bbe p ote r c att urare og ni o dore, ogni sapore e og ni suo no de ll a re al t fac e ndo s c he i l l e ttore, perc e pe nd ol i, si a c onsa pe vole c he il l i bro vi ve propri o c ome vi ve c hi l o l e gge . Tu, Le ttore, ri e sci a se nti re q ual c osa ne l le pa gi ne fi nora l e tte ? S are b be bel l o Ma no n si pu pre te n de re trop po da un l i bro.

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