APPLICAZIONI, RILEVAZIONI INFORMATICHE NEL MONITORAGGIO DEL TERRITORIO CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A FENOMENI FRANOSI E DEFLUSSI IDRICI.
INDICE
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4 5
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8 10 10 11 11 13 14 14 15 15 16
2.4 RACCOLTA, ORGANIZZAIONE E ARCHIVIAZZIONE DEI DATI E CRAZIONE DI UN PROGETTO IN ARCVIEW 17 2.5 SOPRALLUOGHI 22
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24 24 25 25 26 27 28 29
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CARATTERISTICHE DI STABILITA: 3.3.2 VALLE BREMBANA 3.3.3 VALLE IMAGNA 3.3.4 VALLE SERIANA SUPERIORE 3.3.5 VALLE SERIANA INFERIORE 3.3.6 VALLE DI SCALVE 3.3.7 BASSO SEBINO 3.3.8 ALTO SEBINO 3.3.9 VALLE CAVALLINA 3.4 SCHEDE TECNICHE 3.4.1 LOC. IL PIZZO COMUNE DI BRANZI 3.4.2 LOC. LONGA E LOC. CAMORETTI COMUNE DI ALMENNO 3.4.3 TORRENTE ANDRIA COMUNE DI BRACCA 3.4.4 LOC. CA MORONE COMUNE DI BREMBILLA 3.4.5 LOC. MEDEGA COMUNE DI CAPIZZONE 3.4.6 DOSSENA 3.4.7 LOC. SAN FELICE AL LAGO COMUNE DI ENDINE GAIANO 3.4.8 LOC. PAGAFONE COMUNE DI FUIPIANO IMAGNA 3.4.9 LOC.TEZZI COMUNE DI GANDELLINO 3.4.10 LOC.RIPA COMUNE DI GROMO 3.4.11 LOC.PACCACORNA COMUNE DI SAN GIOVANNI BIANCO 3.4.12 LOC. MAZZOLENI E FORNACE COMUNE DI SANTOMOBONO IMAGNA ALLEGATI-TABELLA DEGLI STRUMENTI DI MONITORAGGIO BIBLIOGRAFIA
33 33 33 34 34 35 35 35 36 37 37 40 43 46 49 52 55 58 61 64 67 70 73 78
CAPITOLO I
Documentazione
sopralluogo
Raccolta dati
COMUNE
DOSSENA ADRARA SAN MARTINO ALMENNO S.BARTOLOMEO
LOCALITA
STRUMENTI INSTALLATI
3 PIEZOMETRI, 3 INCLINOMETRI 2 INCLINOMETRI, 1 PIEZOMETRO
LONGA CAMORETTO
ALMENNO S.BARTOLOMEO
1 INCLINOMETRO, 2 PIEZOMETRI 11 BASI DISTOMETRICHE CATENE ESTENSIOMETRICHE PLUVIOMETRO 5 INCLINOMETRI, 6 PIEZOMETRI 14 BASI DISTOMETRICHE. OSSERVAZIONI TOPOGRAFICHE 10 INCLINOMETRI, 4 PIEZOMETRI 4 INCLINOMETRI, 4 PIEZOMETRI 5 INCLINOMETRI, 8 PIEZOMETRI, 1 STAZIONE METEOROLOGICA 2 INCLINOMETRI 4 INCLINOMETRI, 3 PIEZOMETRI,
FUIPIANO IMAGNA
PAGAFONE
PACCACORNA
1 PIEZOMETRO
Tabella 1.1-Elenco dei siti nella provincia di Bergamo in cui installato un sistema di monitoraggio geologico.
Il piano della provincia, raccoglie e rielabora i dati che descrivono lo stato del dissesto da frana del territorio provinciale, al fine di definire la pericolosit di tali dissesti e poterne ridurre i danni derivanti dal manifestarsi di un fenomeno franoso. Partendo dalla parte del piano provinciale dedicata al monitoraggio, lobbiettivo dello stage, a differenza di quello del piano, ideato in un ottica di protezione civile, stato quello di fornire alla U.O. rischio idrogeologico e difesa del suolo della Regione Lombardia, uno strumento per ovviare al frastagliamento presso le differenti Enti Locali delle informazioni sui sistemi di monitoraggio installati sul territorio. La progettazione e la gestione degli interventi sulle aeree colpite da dissesto non infatti riferibile ad un unico ente ma suddivisa fra Regione, Provincia, Comunit Montane e comuni. E quindi difficoltoso per gli enti che operano sul territorio potere essere in grado di avere una chiara rappresentazione dello stato del monitoraggio nellintero territorio della Provincia. Lobbiettivo dellattivit svolta stato quindi 6
quello di fornire agli uffici della sede locale della regione, che spesso chiamata a fornire consulenza tecnica agli Enti locali oltre a realizzare direttamente la progettazione degli interventi, un documento che riproducesse un quadro generale del monitoraggio geologico nella provincia di Bergamo (Fig.1.2).
CONSULENZA
Figura 1.2-Competenze dei vari Enti negli interventi di sistemazione di versanti franosi.
CAPITOLO II
Figura 2.1-carta delle soglie pluviometriche per l'innesco di frane superficiali (eventi con durata di 12h). Da: primo programma Regionale di Previsione e Prevenzione di Protezione Civile, Regione Lombardia, 1998
Il monitoraggio topografico si basa su misure di spostamenti superficiali ottenute tramite gli strumenti del rilievo geodetico e topografico, ovvero tramite il controllo degli spostamenti di mire topografiche installate sul corpo di frana. Data limportanza che le precipitazioni meteoriche rivestono come fattore innescante di un dissesto, determinando laumento del peso dei terreni, la formazione di reticoli di filtrazione, laumento della pressione interstiziale e la saturazione dei suoli, il monitoraggio geotecnico e topografico pu essere affiancato da centraline per il monitoraggio meteorologico. I dati sulle precipitazioni vengono messi in funzione di quelli dei movimenti del dissesto, in modo tale da poter definire dei valori soglia dinnesco per i parametri meteorologici. Attraverso lanalisi di dati climatici si pu arrivare allelaborazione di un modello previsionale dinnesco di movimenti franosi superficiali. Una possibile applicazione la realizzazione di carte tematiche delle soglie pluviometriche di innesco (fig.2.1). Nel monitoraggio delle frane presenti nella Provincia di Bergamo sono stati utilizzati con maggiore frequenza due tipi di strumenti: gli inclinometri (cfr.2.2.1), in quanto si adattano a pi di una situazione, e i piezometri (cfr.2.2.3), poich spesso i dissesti sono collegati a movimenti del livello di falda (fig.2.2). Nei casi in cui il dissesto non ha ancora raggiunto il completo collasso del versante e si manifestato soprattutto con fessure e crepe nelle infrastrutture o in rocce affioranti, il monitoraggio viene effettuato soprattutto con fessurimetri e misuratori di giunti (cfr.2.2.5, 2.2.6), come nel caso del dissesto di Mazzoleni nel comune di SantOmobono Imagna.
Inclinometri
40 35 30 25 N di strumenti 20 installati 15 10 5 0
38 36 25 17 6 1 10 3 3 1 2
Pieometri Estesimetri multibase Estensimetri a filo Misure Topografiche Misuratori di ginti Fessurimetri Distometri Staz. Meteo Pluviometri Clinometri
Tipologia di sturmenti
I rilievi consistono in misurazioni dellinclinazione rispetto alla verticale di punti significativi a differenti profondit. Le misure sono quindi puntuali, riferite cio ad una precisa quota. Confrontando i dati ottenuti dalle misure della posizione iniziale (misura di zero) con quelle della nuova posizione permettono, tramite integrazione numerica, di risalire alla velocit, alla profondit e allampiezza dello spostamento. Le misure possono essere eseguite tramite sonde (inclinometro) removibili, qualora non certa la precisa profondit della superficie di scivolamento, che permette quindi di variare la posizione della sonda, o con sonde inclinometriche fisse quando le superficie di scorrimento sono identificate con certezza.
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2.2.3 PIEZOMETRI
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I piezometri servono per il monitoraggio delle falde acquifere, o ancora per la misura delle pressioni interstiziali in terreni saturi e vadosi. Il foro di sondaggio utilizzato per linstallazione di piezometri, viene riempito con una speciale tubazione piezometrica con sabbia e ghiaietto che permette lingresso di acqua nel tubo (Fig.2.5). Dopo un certo periodo di tempo, lacqua si stabilizza ad un livello che rappresenta il livello della falda acquifera circostante. Esistono due principali tipi di piezometri: a tubo aperto e piezometri Casagrande. Il primo viene utilizzato per la misurazione del livello di falda. Il piezometro Casagrande invece permette la misurazione della pressione interstiziale dellacqua in terreni mediamente impermeabili. La parte filtrante del piezometro Casagrande isolata dal resto del foro in modo da misurare la pressione nello strato in cui installata. Solitamente le misure sono effettuate con uno scandaglio elettrico o con trasduttori di pressione. Lo scandaglio elettrico (sondina di livello) costituito da un cavo centimetrato dotato di un puntale che al contatto con lacqua aziona un indicatore sonoro o luminoso.
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Viene utilizzato per il controllo e le misure di movimenti superficiali in pendii franosi o su versanti in roccia, qualora siano state osservate evidenze del movimento come fratture o giunti. Lestensiometro comprende due punti dancoraggio posti sui lati opposti della frattura, collegati da un filo dacciaio che termina su di una puleggia con potenziometro (Fig.2.6).
Figura 2.7-Catena estensiometrica installata per il monitoraggio della frana di Ca' morone comune di Brembilla.
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Ogni movimento del cavo, dovuto allo spostamento di uno dei due punti dancoraggio, provoca la rotazione della puleggia. Questa rotazione produce un segnale elettrico proporzionale allo spostamento che viene misurato dal potenziometro.
2.2.6 FESSURIMETRI
Sempre in presenza di fratture, solitamente quando riguardano infrastrutture, i movimenti possono essere monitorati con i fessurimetri. Sono strumenti costituiti da due elementi realizzati in materiale plastico dotati di asole per il fissaggio, che vengono collocati ai lati opposti della frattura in modo da poterne misurare gli spostamenti nelle due direzioni del piano. Le misure vengono fatte attraverso un reticolo millimetrato posto nella parte centrale dello strumento che collega i due elementi fissati (Fig.2.8).
Figura 2.8-Un fessurimetro lineare (strumento in basso) e un misuratore di giunto (in alto) installati su una frattura a SantOmobono (BG).
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2.2.7 CLINOMETRI
Vengono utilizzati per le misure di movimenti rotazionali rispetto alla verticale, di strutture o di situazioni geologiche in superficie (Fig.2.9). Sono strumenti in grado di dare una misura delleffetto del dissesto sulloggetto monitorato. Rilevando i valori di inclinazione si avr una doppia informazione: relativa alla stabilit dellopera e relativa al comportamento del terreno su cui insiste lopera. La misura pi significativa risulta essere la differenza tra rilievi successivi. In molti casi necessario ottenere misure in pi punti cos da evidenziare un comportamento globale non influenzato da fenomeni locali.
2.2.8 DISTOMETRI
Possono essere utilizzati in alternativa agli estensimetri a filo per misure manuali di movimenti superficiali di pendii franosi e versanti in roccia. Permettono misure di grande precisione controllando la distanza tra due punti di riferimento (bulloni di convergenza) installati sulle due parti in movimento. Sono costituiti da un corpo rigido da cui si allunga un nastro (Fig.2.10). Le misure sono effettuate ancorando lo strumento ad un bullone e allungando il capo libero del nastro
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allaltro caposaldo. La distanza tra i due punti sar data dalla somma algebrica della lettura del nastro e di quella del comparatore centesimale di cui lo strumento dotato.
monitoraggio molto sofisticate, sotto laspetto dellacquisizione, trasmissione ed elaborazione dei dati, abbiano strumenti posizionati in punti di nessun interesse tecnico. La seconda frase dovr essere attivata in relazione ai valori strumentali ottenuti, ad un opportuna distanza di tempo, in modo da avere una sufficiente base di dati,. Dovr essere prevista in questa fase la completa automatizzazione dellacquisizione e la trasmissione dei dati consentendo letture giornaliere. Nella rete definitiva gli strumenti saranno collegati a delle centraline per la registrazione dei dati, in grado di trasmetterli tramite GSM ad ununit centrale dacquisizione (fig.2.11). Dallunit centrale sar possibile interrogare anche a cadenza giornaliera le unit remote, permettendo allente competente di avere un monitoraggio continuo dellarea del dissesto. Tale sistema valido non solo in una logica di gestione del territorio a livello locale ma pu assumere anche dimensioni a livello regionale, permettendo di assegnare ad un unico ente, la gestione del monitoraggio dei dissesti idrogeologici di un determinato territorio.
E stato possibile consultare questi progetti attraverso le copie conservate presso lU.O. Rischio Idrogeologico e Difesa del Suolo e gli altri uffici della sede di Bergamo della Regione Lombardia, dove stato svolto lo stage, ad eccezione del dissesto di Branzi, per il quale stato necessario richiedere la documentazione allA.R.P.A. di Milano, che ha realizzato il progetto. La tabella dExcel (cfr.allegati) stata organizzata in modo tale che per ogni singolo strumento installato venissero riportati, nelle varie colonne, i dati riguardanti: il codice identificativo della tabella; il codice identificativo originale dello strumento; lente gestore dello strumento; il comune e la localit in cui installato lo strumento; la quota s.l.m. e le coordinate Gauss-Boaga in cui ubicato; la tipologia di strumento; il formato (analogico o digitale), la metodologia di registrazione, la frequenza di rilevazione e la frequenza dinvio del dato; il terminale darrivo del dato (solitamente coincide con lente gestore),(fig.2.12).
ID
ID ORIGINALE
COMUNE
LOCALITA' UBICAZIONE
COORD. X
COORD. Y
QUOTA [m s.l.m.]
FUIINCL1
IC2
Pagafone
1540240
5078040
860
FUIINCL2
IC4
Pagafone
1540530
5077820
1010
INCL
MANUALE
45G
45G
R.MANUALE
INCL
MANUALE
45G
45G
R.MANUALE
Figura 2.12-Le prime due righe della tabella creata in excel. La tabella intera e riportata in allegato.
La principale difficolt nel ricavare la quota e le coordinate del punto dinstallazione degli strumenti di monitoraggio, stata riscontrata nel trovare una corrispondenza fra la posizione indicata nelle carte a grande scala, solitamente a 1:500, dei progetti con quella nella Carta Tecnica Regionale a scala 1:10000, anche se spesso la prima una carta derivata dalla seconda. Questo favorisce lindividuazione dei punti, in quanto si posso ricercare particolari elementi indicati sulla carta dei 18
progetti, quali per esempio cimiteri, chiese, intersezioni di strada, case con particolari forme o toponimi indicati, e utilizzarli come punti di riferimento sulla Carta Tecnica Regionale. La misura delle coordinate stata fatta manualmente, ad eccezione di casi in cui era disponibile una CTR caricata su un sistema informativo territoriale.
Figura 2.13- Esempio di un particolare elemento di una carta che pu essere daiuto nellindividuazione di determinati punti.
Il codice identificativo della tabella stato inserito in modo tale da avere un campo chiave allinterno della tabella. E costituito da 7 lettere e un numero. Le prime tre lettere derivano dalle prime tre lettere del nome del comune o della localit, nel caso siano presenti pi frane nello stesso comune, le ultime quattro identificano la tipologia dello strumento, il numero differenzia uguali strumenti nello stesso sito. Il codice originale invece rappresenta leventuale codice che lo strumento ha nel progetto per la sistemazione della frana. La tabella stata aggiornata nei casi in cui successive stesure dei progetti comprendevano delle modificazioni sullinstallazione degli strumenti di monitoraggio. In una seconda fase, la tabella ultimata stata utilizzata come Data Base per la realizzazione di un progetto in un sistema informativo territoriale, utilizzando il programma Arcview. Attraverso Arcview i punti contenuti nella tabella sono stati georeferenziati utilizzando come base cartografica la CTR alla scala di 1:10.000. La georeferenziazione non altro che un processo attraverso cui si associa a un punto con coordinate determinate un insieme di dati spaziali non spaziali. In questo caso i dati sono quelli registrati nella tabella Excel, ovvero per ogni punto che individua la posizione distallazione di uno strumento associata ogni informazione dello stesso strumento riportata nella tabella creata precedentemente. Un tale abbinamento tra dati attributo e dati geografici permette di arrivare ad una rappresentazione cartografica delle informazioni contenute nella tabella. Consente quindi di organizzare grandi quantit dinformazioni territoriali in modo
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coordinato, riferendole sempre ad una base cartografica, costituendo in questo modo uno strumento indispensabile per qualsiasi azione di gestione del territorio.
Lutilizzo del S.I.T., oltre ad una facile rappresentazione dei dati, permette inoltre di effettuare elaborazioni e calcoli favorendo la loro comunicazione e presentazione. I S.I.T. sono sistemi che permettono unorganizzazione a strati dei dati, ovvero ogni tipologia dinformazione che si vuole assegnare ad un determinato punto ordinata in temi, consentendo di strutturare la serie di dati in diversi livelli e quindi poter raggiungere un certo grado di complessit nella rappresentazione degli elementi. Oltre alla CTR sono stati aggiunti i temi del reticolo idrico principale, in quanto la presenza di corsi dacqua spesso contribuisce allinnesco dei dissesti idrogeologici, dei confini comunali e di quelli provinciali (fig.2.15).
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Figura 2.15-Particolare dei temi dei confini provinciali e comunali aggiunti al progetto in Arcview.
Ad ogni tipo di strumento stato assegnato un differente simbolo in modo da avere una chiara rappresentazione grafica della tipologia di sistemi di monitoraggio installati in una determinata area (Fig.2.15).
Figura 2.16-La rappresentazione simbolica utilizzata per indicare i diversi strumenti di monitoraggio.
La creazione di un progetto con il S.I.T. ha consentito di avere uno strumento che attraverso una rappresentazione su CTR degli strumenti di monitoraggio presenti sul territorio della Provincia di Bergamo, permettesse di risalire facilmente alle informazioni memorizzate nella tabella Excel, per ogni singolo strumento (fig.2.17).
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Figura 2.17-Attraverso il progetto in Arcview si accede facilmente alle informazioni registrate per ogni singolo strumento.
In coerenza con il fine dellattivit di stage, il progetto fornisce quindi una rappresentazione molto semplice della situazione generale del monitoraggio nella Provincia, e permette ad ogni singolo utente di poter accedere facilmente e in modo immediato alle principali informazioni riguardanti la gestione di ogni singolo strumento, senza dover ricercare i progetti, operazione che spesso risulta difficile e non breve.
2.5 SOPRALUOGHI
A sostegno dellattivit svolta, durante il periodo di stage sono stati svolti una serie di sopraluoghi. In due giornate differenti, sono stati visitati le frane nei comuni di Capizzone, SantOmobono, Brembilla e Gromo. Durante i sopraluoghi stato possibile prendere visione diretta della tipologia di interventi realizzati per la messa in sicurezza dei versanti colpiti da dissesti idrogeologici e verificare il reale posizionamento degli strumenti per il monitoraggio. In particolare gli interventi di consolidamento di versanti instabili hanno due principali obbiettivi, ovvero la riduzione di quei fattori che contribuiscono allinstabilit e la difesa da eventuali dissesti. Per quanto riguarda gli interventi effettuati per migliorare la stabilit di un versante, stato possibile, durante i sopraluoghi, osservare opere di drenaggio e regimentazione idraulica dei versanti. La presenza dacqua di percolazione e lazione di scalzamento del piede di frana operata dai fiumi sono spesso due dei principali fattori responsabili nellattivazione di una frana. Per questo 22
in presenza di un dissesto, vengono predisposti dei drenaggi profondi del detrito di frana per fare in modo di allontanare le acque di falda, evitando cos la saturazione dei terreni. Per evitare lerosione spondale dei corsi dacqua al piede di una frana, vengono costruiti degli argini artificiali in modo da dare un sostegno ai detriti di frana e proteggerli dallo scalzamento ad opera del fiume. Inoltre viene diminuita la forza erosiva delle acque dando una differente inclinazione allalveo del corso dacqua. Per quanto riguarda la difesa da eventi franosi i principali interventi sono orientati al consolidamento di versanti instabili e a vere e proprie opere di difesa. Per consolidare detriti di frana vengono predisposti dei muri di sostegno ancorati con dei micropali al substrato integro e stabile sottostante. Come opera di difesa sono stati osservati dei valli artificiali in grado di difendere zone a rischio, incanalando i detriti trasportati durante le colate (Debris Flow, cfr.3.2.4) verso zone despansione.
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CAPITOLO III
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La classificazione di una frana rappresenta un importante punto di partenza per le successive analisi del dissesto, sia per ricostruirne la probabile evoluzione sia per individuare le prime tecniche d intervento pi adatte. Solitamente una frana viene classificata in base alla tipologia del meccanismo di movimento e alla tipologia del materiale coinvolto. In base a questo criterio vengono individuate cinque tipologie di frane: i crolli; i ribaltamenti; gli scivolamenti; gli sprofondamenti e le colate. Una categoria a parte rappresentata dalle deformazioni gravitative profonde in quanto non sono ascrivibili a nessuna delle categorie elencate, sia per la tipologia del movimento che per la grande estensione degli ammassi rocciosi coinvolti.
3.2.1 I CROLLI
I crolli sono un distacco di blocchi o di una massa rocciosa di dimensioni comprese fra il decimetro ed alcune centinaia di metri cubi. Il distacco di roccia avviene lungo un pendio ripido su una superficie dove non presente, se non lievemente, un deformazione di taglio (fig.3.1a). Il movimento avviene per caduta libera, rotolamento e rimbalzo. Il movimento va dal rapido al molto rapido. Il crollo spesso causato da uno scalzamento al piede con formazione di una parete strapiombante oppure a seguito di modesti movimenti di scivolamento o ribaltamento che contribuiscono a eliminare il sostegno a blocchi isolati.. Il crollo solitamente ha origine in pendii con inclinazione non inferiore ai 75.
3.2.2 I RIBALTAMENTI
Sono delle rotazioni verso lesterno del pendio di una massa di terreno o roccia attorno ad un punto o ad un asse di rotazione posto al di sotto del baricentro della massa (fig.3.1b). La spinta per la 25
rotazione del corpo pu essere data da un aumento del peso a monte ( accumulo di materiale, infrastrutture, vegetazione, ecc..) o dalla pressione dovuta alla presenza di acqua o ghiaccio nelle discontinuit. La velocit del movimento varia da estremamente lenta a molto veloce solitamente si evolve con un accelerazione durante il movimento. Si possono distinguere: I Ribaltamenti con flessione, che avvengono solitamente in presenza di materiali rocciosi non particolarmente rigidi come quelli costituiti da Filladi, Scisti e Argille. I Ribaltamenti a blocchi, coinvolgono rocce piuttosto rigide quali i calcari, i basalti e le rocce intrusive. I Ribaltamenti tipo chevron, sono dei particolari ribaltamenti a blocchi in cui per ben evidente una superficie di rottura lungo la quale avviene una netta variazione dellinclinazione delle discontinuit principali.
Gli scivolamenti sono caratterizzati da un movimento che avviene solitamente lungo una determinata superficie di rottura o lungo una zona di limitato spessore soggetta a intense deformazioni di taglio. Il movimento non inizia solitamente contemporaneamente lungo tutta quella che poi diverr la superficie di scivolamento, ma parte da una determinata zona e si estende a tutta larea. Il volume in movimento pu rimanere integro oppure pu spezzettarsi in pi blocchi e presentare al suo interno superfici di scivolamento secondarie. Segnali dinstabilit facilmente individuabili sono delle fratture che si formano nella zona che evolver nella scarpata principale. In base alla geometria della superficie di scivolamento si possono distinguere: Gli scivolamenti rotazionali, dove il movimento avviene lungo un piano curvo e concavo verso lalto e coinvolge soprattutto terreni e rocce deboli ed omogenee (fig.3.2a). Gli scivolamenti traslazionali, avvengono lungo una superficie di rottura piana o ondulata e quando coinvolgono terreni detritici, se la presenza dacqua notevolmente cospicua, possono evolversi in colate (fig.3.2b). Gli scivolamenti rotazionali in roccia si possono a loro volta distinguere in: scivolamento in blocco o planare, quando una porzione di roccia si muove lungo una singola discontinuit; scivolamento a cuneo, quando due discontinuit intersecandosi isolano una porzione cuneiforme di roccia; scivolamento a gradini, quando due famiglie di discontinuit aventi direzioni simili ma inclinazioni molto diverse isolano un copro roccioso lungo una superficie di rottura che ricorda una struttura a gradini. Frequenti sono anche gli scivolamenti compostiti con caratteristiche intermedie fra i rotazionali e i traslazionali. Presentano una scarpata principale ripida che pi in basso diventa meno pendente e 26
pi prossima ad un piano, con una superficie di rottura che pu talvolta presentarsi rialzata nella parte basale (fig.3.2c). Solitamente questi movimenti misti sono associati alla presenza di una zona di debolezza nel materiale o ad un passaggio tra porzione superficiale alterata e substrato non alterato. Si originano prevalentemente in terreni e si distinguono in Mud Slide, movimenti lenti in argilliti fessurate e in argille sovraconsolidate, e Flow Slide, movimenti estremamente rapidi che si originano quando in rocce deboli e molto porose si crea unimprovvisa sovrappressione interstiziale.
Figura 3.2-Rappresentazione schematica di uno scivolamento rotazionale (a), traslazionale (b) e composito (c).
Gli scivolamenti vengono distinti anche in base alla profondit della superficie di scivolamento. Vengo definiti superficiali o profondi a seconda che il piano del movimento si trovi ad una profondit inferiore o maggiore ai 2 m. Vengono inoltre ascritti agli scivolamenti le cosiddette erosioni di sponda che causano il franamento di porzioni di versante innescato dalla progressiva erosione al piede del pendio da parte di acque superficiali.
3.2.4 LE COLATE
Si tratta di movimenti in cui la distribuzione della velocit nella massa mobilizzata molto simile a quella di un fluido viscoso. Le colate presentano una nicchia di frana con una zona di svuotamento, una zona di transito stretta e lunga e una zona di accumulo con forma lobata. La zona di transito spesso segue settori incanalati come impluvi o vallecole, scavando solchi con profilo a V e lasciando depositi laterali a forma di argine. Le colate si possono distinguere in: colate di terra, colate pellicolari e colate di detrito.
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Le colate di terra (earth flow e mud flow) sono lenti movimenti plastici in argille o rocce contenenti argilliti con adeguata liquidit, che si possono verificare anche su versanti debolmente inclinati. Le colate pellicolari, si verificano invece in modo anche molto rapido, coinvolgono un sottile strato di suolo e si attivano in prevalenza nella stagione primaverile allo scioglimento dei ghiacci. Infine le colate detritiche (debris flow), sono movimenti che coinvolgono le coperture detritiche su versanti acclivi non sostenuti da vegetazione. Nella maggior parte dei casi si verificano in coincidenza di piogge molto intense e in seguito a ruscellamento superficiale cospicuo che saturano la copertura detritica (fig.3.3).
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I DGPV, sono di particolare importanza in quanto coinvolgono solitamente grossi volumi di masse rocciose con deformazioni che interessano grandi spessori e aree con estensioni dellordine dei chilometri ( Kojan & Hutchinsons, 1975). A differenza dei fenomeni franosi superficiali la massa rocciosa non necessita della presenza di una superficie di rottura continua. Questi fenomeni solitamente nello stadio iniziale seguono un comportamento meccanico denominato Creep gravitazionale, caratterizzato da deformazioni di taglio in evoluzione molto lenta nel tempo, la cui velocit controllata dal comportamento reologico della roccia ovvero la sua resistenza viscosa. Questo contribuisce alla peculiarit del fenomeno che presenta piccoli spostamenti in confronto alle dimensioni planimetriche dellarea interessata. I DGPV si presentano con delle particolari strutture geomorfologiche dellarea interessata che ne permettono il riconoscimento. Le forme superficiali pi tipiche e diffuse sono: doppie creste, fratture beanti, controtendenze di versante, superfici di collasso immerse a franapoggio e rotture di pendio che determinano scarpate rivolte verso valle. La loro combinazione origina delle strutture simili a trincee (trincee naturali) che sono le forme pi vistose e significative. Queste hanno forma allungata e stretta con il fondo spesso ricoperto di materiale detritico con scarsa matrice. Sembra che esista una stretta relazione tra i set di fessure e faglie presenti nel rilievo e lorientamento delle 29
trincee le quali sono quasi sempre parallele alle discontinuit. Le trincee sono anche influenzata dalla litologia del substrato, sono infatti con struttura fitta e parallela in roccie metamorfiche, mentre sono incrociate in rocce sedimentarie.
Figura 3.5-Modelli di spandimento laterale (Lateral Spread) propostiin letteratura. Simboli:1) rocce rigide carbonatiche; 2) rocce plastiche; 3) rocce rigide molto fratturate o scistose. I casi: 1 e 2, da Zuruba & Menck, 1969; 3 da Cavallin et al, 1988; 4 e 5, da Jahn,1964; 6, da Engelen, 1963.
Le principali tipologie di DGPV sono lo Sackung o Rock Flow, le Lateral Spread e le Block Slide. I Rock Flow (indicati anche come colamenti in ammassi rocciosi) sono causati dalla gravit e si sviluppano come movimenti molto lenti e continui lungo una serie di micropiani di discontinuit o come lenta deformazione plastica della masse rocciosa (fig.3.4). Nellarea sommatale si generano una serie di superfici di movimento e di cedimento immerse a franapoggio. I Rock Flow possono essere associati a sdoppiamenti di creste e a profili di versante a forma concava nella parte alta con un rigonfiamento al piede, aumentando lenergia di versante. I Lateral Spread sono spostamenti laterali di rocce rigide al di sopra di un substrato pi duttile come nel caso di arenarie massive o calcari poggianti su rocce argillose. Linnesco di questi fenomeni e solitamente dovuto al rilascio pensionale in conseguenza del verificarsi di erosione o crolli su pareti (fig.3.5). I Block Slide lo scorrimento per distanze ridotte di grossi blocchi rocciosi dovuti a fenomeni di tettonica regionale.
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Figura 3.6-Lassetto geologico-strutturale della provincia di Bergamo. 1) Zona orobica; 2) Zona delle anticlinali orobiche; 3) Unit Grigna sett., Pegherolo; 4) Autoctono Camuno e scaglie di Valtorta-Valcanale; 5a) Unit alloctona superiore; 5b) Unit alloctona inferiore e parautoctono; 5c) Unit a pieghe e pieghe-faglie.
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Seguono pi a Sud la fascia delle anticlinali Orobiche. Queste strutture rappresentano tre vasti inarcamenti della successione permo-scitica disposti en-chelon destro, con assi orientati ENEWSW in genere immersi a Ovest. Caratteristica comune di queste strutture il coinvolgimento del basamento cristallino, che affiora in modo discontinuo alla base della copertura sedimentaria permo scitica. Sul fianco meridionale delle Anticlinali Orobiche sincontra la Linea Valtorta-Valcanale a cui fa seguito le Unit Alloctone Carbonatiche che determinano la ripetizione della sequenza anisicocarnica. Queste unit stratigrafia appartenenti al Triassico possono essere suddivise in due gruppi: le unit alloctone superiori e quelle inferiori. Le unit alloctone inferiori costituiscono lo zoccolo basale dei rilievi quali il massiccio dellArera-Cima di Fop, del Monte Vigna Voga e del Pizzo della Presolana. Linclinazione regionale fa si che emerga solo il margine settentrionale di queste unit e di limitate porzioni di margini laterali di natura erosionale. Le porzioni meridionali non affiorano essendo ricoperte dalle unit strutturali sovrastanti. Le unit alloctone superiori invece costituiscono la zona sommitale, costituendo i cosiddetti Klippe di vetta, e gran parte del versante meridionale dei massicci carbonatici citati. Le unit alloctone carbonatiche sono limitate lungo il margine S-E dalla Faglia di Elusone (Vinser W.A., 37).Continuando la descrizione, procedendo verso Sud, nella parte orientale sincontra lAutoctono Camuno (Jadul e Rossi, 82) in continuit stratigrafica con la copertura permo-scitica e il Massiccio Cristallino Bresciano. Ad occidente il "Parautoctono Lombardo", forma una zona dampiezza variabile che tra la Valsassina e la Valcamonica si addossa direttamente al fianco meridionale dell'Anticlinale Orobica s.s.. A ovest in questa fascia, si trovano la finestra tettonica di San Pellegrino e i lembi alloctoni della media Val Brembana. Si tratta di settori complessi messi in evidenza dallincisione del Brembo, caratterizzato dal parziale raddoppio della successione carnico-retica e dalla presenza di un a finestra tettonica a fondo valle. Nellunit strutturale inferiore affiora un potente successione di Argilliti di Riva di Solto (Fig.) molto ripiegata e sovrastata dalla Dolomia Principale. Le superfici daccavallamento della Dolomia Principale in questa fascia sono deformate o dislocate da faglie e scomposte da vari collassi e scivolamenti gravitativi. Lassetto geomorfologico dellarea stato successivamente modellato dagli agenti esogeni che a partire dalla formazione della catena alpina, ovvero dal cenozoico superiore, hanno interessato il territorio. Durante il pliocene inferiore vennero a formarsi una serie di depositi marini a seguito di fenomeni di trasgressione (avanzata delle terre emerse) che interessarono il territorio subalpino-padano. Questi depositi sono formati da argille siltose, grigio azzurre con livelli ghiaiosi calcarei. 32
In seguito il quaternario fu interessato da ripetute oscillazioni della superficie dei ghiacci. Lazione dei ghiacci lorigine dei principali depositi quaternari che costituiscono numerose unit glaciali presenti in pi parti del territorio provinciale (lUnit di Cant, depositi dellapparato glaciale dellAdda; lUnit di Brembate; i depositi dellapparato glaciale della valle Brembana; i depositi delle valli orientali). Pi recenti sono i depositi post glaciali originati dalla deposizione torrentizia, dai depositi di versante e dai depositi di conoide alluvionale, caratterizzati da una forma a ventaglio e ubicati allo sbocco delle valli su zone poco acclivi. Questultimi sono costituiti da ghiaie ben selezionate con matrice sabbiosa abbondante, a supporto sia clastico che di matrice grossolanamente stratificate Leterogeneit di questo territorio determina che le principali valli siano caratterizzate da differenti situazioni di instabilit. In questo modo ogni valle pu essere descritta come area o insieme di aree contraddistinte da situazioni di dissesto con propriet simili.
CARATTERISTICHE DI STABILITA:
Nella valle si registrano frequenti situazioni di criticit per frane, per la maggior parte riconducibili alle scarse caratteristiche geomeccaniche delle rocce affioranti, appartenenti allUnit delle Argilliti di Riva di Solto, rocce che si deteriorano facilmente formando coltri eluviali molto potenti che tendono a destabilizzarsi (Fig.3.7).
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Figura 3.7-Le argiliti di Riva di Solto, formazione dalle scarse propriet geomeccaniche che forma spessi depositi eluviali.
Le aree maggiormente interessate da questo fenomeno sono SantOmobono Imagna, Berbenno, Capizzone, Corna Imagna e Valsecca. La presenza di fenomeni di collasso gravitativo in localit Roncola San Bernardo e Fuipiano Imagna determinano fenomeni franosi di elevate dimensioni, ma generalmente si sviluppano lentamente. Questi fenomeni sono dovuti a deformazioni gravitative di versante individuate attraverso il monitoraggio radar.
strutturale con una giacitura delle unit geologiche favorevole alla stabilit rendono poco probabili fenomeni di dissesto. Fenomeni franosi potrebbero verificarsi in corrispondenza delle numerose conoidi formate dagli affluenti del Serio qualora si verificassero precipitazioni pi che elevate.
Questa zona presenta numerosi casi dinstabilit. Le cause sono riconducibili alle locali condizioni geologiche sfavorevoli. Le unit geologiche affioranti danno vita ad imponenti pareti rocciose fortemente fratturate i cui detriti si accumulano lungo il versante in condizioni di scarsa stabilit. La presenza di versanti vallivi molto acclivi favorisce la formazione di frane complesse e di numerosi conoidi nella Valle del Dezzo e nella Valle del Vo. Un dissesto di notevoli dimensioni quello in prossimit della frazione Barzesto in Schilpario. Fenomeni di caduta massi sono stati registrati nel comune di Colere mentre una frana da scivolamento presente a Vilminore.
La zona non presenta fenomeni franosi di grossa entit anche se la loro frequenza abbastanza elevata. Le caratteristiche litologiche del substrato e dei depositi superficiali sono in alcuni casi predisponenti allo sviluppo di dissesti, ma la pendenza dei versanti piuttosto bassa non ne favorisce linnesco. I fenomeni franosi si verificano principalmente in corrispondenza dei bordi delle scarpata dei terrazzi fluvioglaciali. Fenomeni di caduta massi sono stati registrati nei comuni di Parzanica, Tavernola, Predore e Castro mentre sono rilevanti le conoidi individuate nei comuni di Sarnico, Predore e Tavernola Bergamsca. Frane di scivolamento si sono verificate nei comuni di Foresto Sparso, Predore e Vigolo.
Cos come il Basso Sebino questa zona non presenta casi di particolare gravit anche se i fenomeni franosi sono piuttosto diffusi. La litologia del substrato, costituito prevalentemente da massicci Dolomitici e depositi superficiali, favorevole alla stabilit dei versanti. Anche le ingenti falde detritiche presenti nella zona sono in genere stabili.
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Conoidi attive sono, invece, state individuate in corrispondenza dello sbocco sul fiume Olio dei suoi affluenti di destra idrografica (costa volpino, Rogno). Fenomeni di crollo sono presenti nelle localit di Lovere, Predore, Poltragno.
La zona presenta una criticit diffusa con numerosi fenomeni di dissesto alcuni di particolare rilevanza per intensit e pericolosit. Questa alta incidenza dei fenomeni franosi riconducibile alle scarse qualit geomeccaniche del substrato roccioso. Nellarea affiorano infatti rocce appartenenti alla formazione delle Argilliti di Riva di Solto (Fig.3.7) e del Calcare di Zorzino rocce molto deformate e facilmente sfaldabili. Linstabilit dovuta alle caratteristiche meccaniche del substrato aggravata dalla presenza nellarea di versanti molto acclivi. Da evidenziare sono le frane di scivolamento nel comune di Grone, i crolli nel comune di Ranzanico e la presenza di conoidi alcune delle quali attive sparse lungo il fondovalle.
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3.4.1.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO Larea interessata dal potenziale dissesto ubicata in comune di Branzi in sponda destra del fiume Brembo e si sviluppa dal rilievo roccioso del Monte il Pizzo, q 1600-1650 m s.l.m., sino a fondo valle a q. 800 m circa. Il versante sottostante il Pizzo conserva solo in parte le tracce del modellamento glaciale Pleistocenico per lazione dei processi erosivi succedutisi dopo il ritiro dei ghiacci. Questo presenta unacclivit contenuta nel settore alto 1600-1700 m di quota, mentre raggiunge i 40 dinclinazione nella parte inferiore. Larea de Il Pizzo caratterizzata da pareti instabili per la presenza di diverse discontinuit che isolano blocchi rocciosi anche di grosse dimensioni. Dal punto di vista geologico non sicuro che nellarea affiori il basamento cristallino in quanto i grandi massi di cristallino affioranti, principalmente gneiss e in minor misura micascisti, non sono con certezza attribuibili al Bed-rock. Nellarea si trovano le due tipiche sotto-unit della formazione di Collio. Il conglomerato di Ponteranica nella parte superiore, costituito da arenarie, siltiti e argilliti e i porfidi quarziferi nella parte inferiore, che dal punto petrografico rappresentano Rioliti pi o meno alcaline. In particolare il monte Pizzo costituito da Rioliti rese molto cataclastiche da pi sistemi di fitte discontinuit subverticali. La parte superiore della formazione di Collio invece costituita da rocce sedimentarie ben stratificate costituite soprattutto da siltiti grigio-scure e da arenarie grigio-verdi sino a rossastre. Sul versante meridionale de il Pizzo sono individuabili tre famiglie di discontinuit con significato tettonico strutturale. Le pi importanti per la densit e frequenza sono quelle con orientazione NESO, e sono definite da allineamenti di scarpate, vallecole ed insenature.
3.4.1.2 DESCRIZIONE DEL DISSESTO Larea de Il Pizzo soggetta a frequenti fenomeni di caduta massi segnalati sin dallanno 1950. Il dissesto del M.te Il Pizzo si riconduce ad un ribaltamento di blocchi rocciosi e alla mobilitazione di colate di detrito. Lattivit di monitoraggio infatti rivolta a valutare le condizioni dei pinnacoli 37
rocciosi in presunto equilibrio instabile posti in prossimit de Il Pizzo (Fig.3.8). Questi affioramenti, costituiti da rocce vulcaniche e vulcanoclastiche della Formazione di Collio, sono interessati da diversi sistemi di fatturazione assai pervasivi, inclinati fino a verticali o sub-verticali. Il distacco di blocchi, date le grosse dimensioni, potrebbe costituire un grosso pericolo per le abitazioni della frazione Rivieni.
Il versante stato inoltre soggetto a numerose colate detritiche lultima delle quali originatasi in seguito agli eventi alluvionali del 1987. Le colate si originano dalla grossa copertura detritica, che si trova alla base degli affioramenti rocciosi, la quale si trova in stato di saturazione permanente poich in essa sinfiltrano le acque di una sorgente perenne che affiora a q.1280 m..
3.4.1.3 MONITORAGGIO Il monitoraggio deriva da uno studio commissionato dalla Regione Lombardia allinterno del piano di interventi di cui alla legge 102/90 e legge regionale 23/92. E stata posta lattenzione sulla valutazione delle condizioni di stabilit dei pinnacoli rocciosi posti in prossimit de il Pizzo, che in caso di crollo potrebbero raggiungere il fondovalle dove sono presenti alcune abitazioni della frazione Rivioni e la S.P. 2. E stato quindi installato un sistema di monitoraggio costituito da 11 basi distometriche per il controllo delle principali fratture, con misurazioni manuali mensili quando la presenza di neve non lo impedisca (Fig.3.9). Tali strumentazioni hanno rilevato movimenti consistenti e impulsivi, fino a 38
7 centimetri. Questi movimenti hanno indotto la Regione Lombardia ha commissionare uno studio approfondito per modellare i possibili meccanismi e cause di destabilizzazione e delimitare le aree di possibile interessamento. Questo studio sembra escludere un massiccio interessamento del fondo valle a meno di un improbabile franamento in massa di volumi rilevanti (> 500.000 mc). Il fattore di innesco sono piogge molto intense con apporti idrici tali da saturare le fratture presenti: questo meccanismo sembra per abbastanza improbabile dal momento che il reticolo di fratture drena rapidamente le acque di infiltrazione ed quindi difficile che vengano a crearsi elevate sovrappressioni idrauliche. Con il finanziamento del Piano Valtellina di seconda fase prevista unimplementazione e automatizzazione della rete di controllo a cura del Comune di Branzi che dovrebbe prevedere una stazione meteo (pluviometro, termometro, nivometro), la posa di 6 7 estensimetri a filo, e di 4 5 inclinometri superficiali biassiali, il tutto gestito da data logger locale con trasmissione in tempo reale via GSM.
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Il territorio del comune di Almenno San Bartolomeo presenta alcuni elementi di criticit naturale e potenzialmente predisponenti fenomeni di dissesto. In particolare tutto il territorio caratterizzato da bruschi cambi di pendenza, avvallamenti e dossi, potenti terreni dalterazione argillosa, substrato a franapoggio, emergenze idriche diffuse e aree con vegetazione con indici di movimento. 40
I due fenomeni franosi di Longa e Camoretti sono da ricondurre alla riattivazione di frane quiescenti in seguito alle forti precipitazioni del novembre 2002. Le piogge intense e prolungate, il conseguente innalzamento del livello di falda e locclusione di zone di drenaggio si sono quindi sommate ai fattori predisponenti della struttura dellarea portandola al collasso.
3.4.2.3 MONITORAGGIO
In seguito ai dissesti riattivatisi nel novembre del 2002 il comune di Almenno San Bartolomeo, con i finanziamenti della Regione Lombardia, ha realizzato un progetto di monitoraggio delle due situazioni a maggiore rischio, le localit Longa e Camoretti. Considerato, che larea soggetta a numerosi fenomeni franosi e che la presenza antropica diffusa e molto vulnerabile su tutto il territorio, il progetto prevede la realizzazione di un sistema di monitoraggio che permetta di creare un modello di controllo del dissesto idrogeologico su tutto il versante. In particolare, accertato che i fenomeni franosi si sono attivati in seguito a forti e prolungate precipitazioni, il monitoraggio dellarea affianca agli strumenti geotecnici quelli meteorologici, in modo da ricostruire, da unanalisi dei dati di pioggia che hanno innescato dissesti, delle curve rappresentative delle piogge dinnesco e predisporre i livelli delle soglie dallarme ed emergenza direttamente dai dati delle stazioni pluviometriche.
Figura 3.10- Posizione dei piezometri (p.ti rossi), dell'inclinometri (p.ti gialli), del fessurimetro (p.to blu), degli estensimetri a filo (p.to rigato blu) e della stazione meteo (disco azzurro e nero) a Longa.
Il monitoraggio geologico consentir di verificare i reale progredire delle deformazioni, di misurare laltezza della falda e quindi linsorgere delle condizioni critiche precedenti il collasso. I dati idrogeologici e quelli geotecnici permetteranno di analizzare la reale correlazione fra gli eventi 41
alluvionali e gli spostamenti dei dissesti. Per questo sullarea delle localit Camoretti e Longa sono stati installati una serie dinclinometri e piezometri oltre ad una stazione meteo, ad un fessurimetro e due estensimetri a filo. (Fig.3.10 e fig.3.11).
Figura 3.11-Posizione dei piezometri (p.ti rossi), dell'inclinometri (p.ti gialli), del fessurimetro (p.to blu), degli estensimetri a filo (p.to rigato blu) e della stazione meteo (disco azzurro e nero) a Camoretto.
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3.4.3.2 DESCIRIZIONE DEL DISSESTO E DELLO STATO DI FATTO La frana si verificata il 15 giugno 2001, ma larea di frana aveva gi precedentemente manifestato evidenze di dissesto se pur di minor entit. Nel novembre dellanno 2002 a seguito delle forti precipitazione di quel periodo la frana ha subito alcune modificazioni dovute, sia allerosione operata al piede dal torrente Ambria, sia allazione erosiva delle acque di ruscellamento. Larea di frana si sviluppa da una quota attorno ai 480 m s.l.m. fino allalveo del Andria (Fig.3.12). La scarpata di frana principale si trova ad una quota massima di 470 m s.l.m., ha un andamento arcuato ed chiaramente identificabile lungo il margine settentrionale della frana, fino a quasi a fondovalle. Una scarpata secondaria presente solo nella parte alta del versante, 4m a monte da quella principale. Ulteriori fratture di trazione, che interessano solo gli strati pi superficiali, sono identificabili ancora pi a monte fino a quota 480 m s.l.m.. Gli eventi del 2002 hanno provocato franamenti nella zona del piede e alcune colate di fango. Il dissesto si sviluppato molto probabilmente a partire da fenomeni di crollo in roccia e scivolamento nel settore inferiore, lungo una fascia ad elevata pendenza e con un assetto a franapoggio. Successivamente deve aver avuto unevoluzione verso monte e lateralmente coinvolgendo sia il substrato roccioso che i limitati depositi di copertura. Infine una terza fase con ulteriore evoluzione del dissesto verso monte con lapertura di alcune fratture secondarie.
3.4.3.3 MONITORAGGIO ED INTERVENTI PROGETTATI Il dissesto stato in parte monitorato attraverso linstallazione di due piezometri e un tubo inclinometrico a monte dellapice della nicchia di frana e delle nicchie di richiamo superiori, intorno a quota 485 m s.l.m (Fig.3.13). I piezometri sono stati letti dal dicembre 2001 al marzo 2002, registrando costantemente lassenza di acqua. Sullinclinometro sono state effettuate una serie di sette letture fino al 30 marzo 2002 evidenziando un leggero movimento di 4-5 mm verso E-NE, riguardante i depositi di copertura e la porzione superficiale( 3-3.5 m di profondit al massimo). Sulla base dei dati ricavati da queste misure la Comunit Montana Valle Brembana ha commissionato uno progetto per la completa sistemazione idrogeologica del versante. Tale progetto ha individuato quattro tipologie di interventi ovvero il consolidamento del pendio, la sistemazione idraulica, il recupero ambientale e il monitoraggio della frana. Sulla base delle disponibilit economiche sono stati attivati solo gli interventi di consolidamento del versante con opere di contenimento del piede di frana e riprofilatura del versante e la regimentazione idraulica.
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La riattivazione della frana ha evidenziato una nicchia principale a quota 600 m con sviluppo trasversale di 200m. Al margine destro evidente una seconda nicchia di distacco a quota fra 480m e 520m, che circonda completamente una casa. Il limite sinistro orografico della frana attuale e della paleofrana coincidono ed di tipo tettonico e non stratigrafico. Sempre sul margine sinistro, vi una seconda faglia, che delimita, proprio in corrispondenza dellabitato di Ca Morone, una 46
scaglia tettonica che ha provocato una sorta di torsione nel movimento di frana lungo il margine sinistro (Fig.3.14). Allinterno del corpo di frana sono presenti alcune venute dacqua che rimangono persistenti, anche se con portate inferiori, anche dopo un prolungato periodo di siccit. Il movimento franoso si sviluppato inizialmente come scivolamento rotazionale e come riattivazione di una paleofrana. La frana di scivolamento si mossa, con movimento relativamente veloce, sino allabitato di Ca Morone, dove ha distrutto lintero antico nucleo abitato. Da qui, a causa dellabbondantissima e continua venuta dacqua, il movimento si trasformato in una colata di terra e detriti (debris flow) che molto rapidamente ha raggiunto il fondo valle, provocando la distruzione di unabitazione e ricoprendo la strada provinciale. Inoltre laccumulo di detriti ha provocato il temporaneo sbarramento del torrente creando un pericoloso invaso.
Figura 3.14-Veduta aerea della frana che a colpito la frazione di Ca' Morone
Le scarse caratteristiche geotecniche dellarea, costituita da depositi di paleofrana e argilliti con scarse propriet di resistenza al taglio, e le pi che abbondanti precipitazioni del periodo a cavallo tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre 2002, hanno portato il versante al collasso. Le condizioni di stabilit ancora precarie e lalto grado di saturazione dei depositi della frana rendono larea ancora fortemente a rischio.
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Al fine di controllare eventuali movimenti del corpo di frana e correlarli ad dati sulle precipitazioni, la provincia di Bergamo ha provveduto allinstallazione di un sistema di monitoraggio comprendente due catene estensiometriche (Fig.3.15), una termosonda e un pluviometro.
In particolare le catene estensiometriche sono state collocate in prossimit della nicchia principale e lungo il margine sinistro della frana in modo da monitorare la scaglia tettonica in corrispondenza dellabitato di Ca Morone. Inoltre per consentire la messa in sicurezza e la stabilizzazione del versante sono state effettuati interventi di riprofilatura, dando cos allarea una geometria pi stabile, e opere di drenaggio profondo molto diffuse lungo i depositi di frana. Per bloccare il piano di scivolamento e consolidare gli edifici danneggiati sono stati realizzati una serie di muri di sostegno daltezza variabile dai 2 m ai 4 m solidamente ancorati al terreno con una doppia fila di tiranti. Alcuni di questi sono state realizzate con una serie di micropali a ridistribuzione delle forze di compressione.
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I terreni coinvolti nel dissesto sono costituiti da spesse coltri di depositi di versante e di frana, poligenici, altamente alterati ed appartenenti allUnit di Fuipiano (pleistocene-Olocene). Privi di materiale derivato da depositi glaciali, hanno una composizione determinata dalle unit affioranti a monte che vanno dai calcari marnosi e marne del Calcare di Zu ( Norico sup.-Retico) ai calcari micritici del Calcare di Cedrina (Hettangiano p.p.). Tali depositi hanno subito numerosi rimodellamenti per azione della gravit e delle acque superficiali che hanno agito sulla loro alta erodibilit. Inoltre parte del materiale coinvolto costituito da materiale di riporto di attivit antropiche con provenienze molto diverse.
Figura 3.16-Veduta aerea della frana di Capizzone. Al centro della foto si noti come il margine destro della scarpata di frana abbia attraversato un'abitazione.
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Il movimento franoso in localit Medega da ricondurre ad uno scorrimento rotazionale che ha creato movimenti di taglio lungo pi superfici. Le cause del dissesto sono da ricondurre alla concomitanza di precipitazioni prolungate e ripetute con scrosci dintensit eccezionale che, oltre ad imbibire i terreni, hanno innalzato il livello delle acque sotterranee nei depositi e aumentato lazione derosione di sponda del torrente Imagna sul versante orografico destro. La frana ha causato linterruzione della strada provinciale e creato danni molto gravi ad alcune abitazioni, infatti il coronamento della scarpata principale ha attraversato parte dellabitato di Medaga, andando a tagliare in due parti una palazzina, con un ribassamento fino a 5 m (Fig.3.16). Al piede del corpo di frana il movimento ha prodotto un innalzamento del fondo dellalveo ed un suo spostamento verso la sinistra orografica. Questo ha generato un piccolo invaso a monte che ha creato notevoli problemi per il deflusso delle acque, gi difficile per la numerosa presenza di arbusti allinterno dellalveo.
3.4.5.3 MONITORAGGIO
Figura 3.17-Posizionamento dei piezometri (p.ti rossi), degli inclinometri (p.ti gialli) e delle basi distometriche (p.to viola).
Una delle prime misure dintervento stata la predisposizione, da parte della Provincia di Bergamo, dellinstallazione di una serie di strumenti di monitoraggio per definire meglio le caratteristiche del dissesto verificatosi in seguito ai forti eventi alluvionali del novembre 2002. Tali strumenti sono 50
stati collocati in modo da coprire in modo omogeneo il corpo di frana e poter ottenere il maggior numero possibile di dati per poter effettuare un intervento definitivo di sistemazione della frana. Sullarea di frana sono state installate una serie di basi distometriche, sia alla nicchia di coronamento sia sul corpo di frana, per monitorare eventuali movimenti superficiali. A queste si aggiungono i cinque inclinometri e sei piezometri per le misure del movimento interno della frana e dellaltezza della falda acquifera (Fig.3.17).
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3.4.6 DOSSENA
3.4.6.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO-GEOMORFOLOGICO
Il versante interessato da dissesto situato nella Valle Asnera, una tributaria di destra della media Valle Brembana, sulle pendici meridionali del monte Dossena, tra le quote 1200 m e 800 m s.l.m.. Labitato di Dossena sorge in unarea caratterizzata da una spessa copertura detritica, di diversa origine, spessa fino a 20m e che ricopre il substrato roccioso. In particolare diffusa estensione hanno i detriti di frana che vanno ad interessare gran parte del versante. Si tratta di depositi eterometrici e caotici con abbondante matrice limosa-argillosa, caratterizzati dalla presenza di grossi blocchi calcarei in vicinanza delle rocce sottostanti e da vuoti. Il substrato roccioso costituito da unit litostratigrafiche det triassica di natura terrigenocarbonatica ed vaporitica. La Formazione di San Giovanni Bianco, la pi recente, quella pi estesa nellarea interessata. suddivisibile in tre differenti facies. La pi superficiale rappresentata da anidriti e gessi, in strati decimetrici, laminati, con spessore fino ad alcune decine di metri. Al di sotto della facies evaporitica si trova quella delle siltiti e argilliti di colore verde dello spessore di qualche decina di metri, frequentemente laminate. La parte inferiore appare costituita da unalternanza di dolomie giallastre e di siltiti-areniti grigio verdi o nerastre sottilmente stratificate. Tutte le litologie di questa formazione appaiono intenasamente fratturate e piegata soprattutto nella Valle Moia a sud dellabitato di Dossena. Lunit sottostante costituita dalla Formazione di Gorno, si trattta di calcari marnosi grigio scuri in strati di spessore decimetrico con intercalate marne nerastre. Anche questa formazione appare fratturata e con evidenti pieghe, e molto probabilmente costituisce il substrato roccioso di parte di Dossena. Lassetto strutturale della zona caratterizzato dalla presenza di diffuse pieghe, di dimensione decametrica e asse orientato ONO-ESE, e un sistema di faglie con orientazione NNE-SSO che creano zone a maggior fratturazione. Gli strati hanno inclinazione compresa tra i 30 e i 60, orientata verso SO, a franapoggio con pendenza maggiore o uguale al pendio.
3.4.6.2 DESCRIZIONE DEL DISSESTO Larea ritenuta coinvolta nel fenomeno di dissesto e di circa 0.2 km, anche se la fascia dove i movimenti sono pi evidenti, quella concentrata lungo la parte frontale del corpo di frana che si 52
affaccia sulla valle Moia e della Croce al margine meridionale del centro abitato. Si possono distinguere due fasce coinvolte da fenomeni di dissesto. La prima, che comprende la parte alta dellabitato ed limitata a Ovest e Sud da una scarpata molto acclive fino alla valle Moia, mostra piccoli smottamenti e soliflusso con traslazione del terreno che ha lesionato alcune murature in cemento. La seconda fascia comprende larea edificata ad est della valle Moia, in zona cimitero, dove il ciglio principale di frana corrisponde al margine meridionale dellabitato. Le lesioni agli edifici sono diffuse in questa parte. Tutta larea di Dossena quindi coinvolta in un movimento franoso impostato sul substrato a franapoggio ed accelerato dallerosione al piede nella valle Moia e Croce. Grande importanza riveste la circolazione idrica sotterranea in quanto i maggiori movimenti sono stati registrati in corrispondenza delle precipitazioni.
3.4.6.3 MONITORAGGIO
Figura 3.18-I Piezometri (p.to rosso) e gli inclinometri (p.ti giallo) installati attorno al cimitero di Dossena.
Al fine di monitorare levoluzione dei dissesti che interessano labitato di Dossena sono state installate dei fessurimetri, in corrispondenza delle lesioni sulle strutture del cimitero e del muro di sostegno. A seguito del finanziamento del progetto di messa in sicurezza dellarea stato installato un sistema di monitoraggio che affianchi gli interventi previsti in modo da fornire sia i dati per
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verificare lefficacia dei lavori sia il livello di pericolosit residuo. Tale sistema costituito da tre tubi inclinometrici e tre tubi piezometrici (Fig.3.18).
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Dal punto di vista strutturale, le aereofoto mettono in evidenza una serie di fotolineamenti in corrispondenza del versante sottostante al corno Vadul. Essi hanno un andamento rettilineo, sono orientati NE-SW, e appaiono paralleli alla faglia verticale della Valle di Moj. Nel versante sovrastante la loc. Le Piane la stratigrafia appare costantemente disposta a reggipoggio con immersione SE.
3.4.7.2 DESCRIZIONE DELLO STATO DI FATTO E DELLE CAUSE DEL DISSESTO Lintera area stata caratterizzata da diversi eventi franosi tant che la zona a monte di San Felice nota come la Ruina. Segni di questi sono facilmente riscontrabili sul territorio. Si riconoscono una nicchia di frana principale che separa la zona delle Piane da quella del dissesto, delle nicchie secondarie e contropendenze a monte di quella principale, e una scarpata che limita ad ovest il Pianazzo. In genere, le nicchie, sono state classificate come quiescenti, in quanto non sono stati riscontrati segni di attivit o ripresa del movimento franoso. Alla base del versante, in corrispondenza dello sbocco delle valli che sono state interssate da movimenti franosi si trovano dei coni detritici la cui origine legata a fenomeni di colata detritica (debris flow). In particolare la Valle della Ruina il cui tracciato stato traslato di alcune decine di metri pi a nord in seguito alla frana del 1939, presenta ancora condizioni predisponenti ad una nuova colata, a causa di un vasto settore con substrato roccioso disarticolato e accumulo di materiali detritici presenti nellalveo e nel versante. Condizioni simili, sebbene meno evidenti, sono presenti anche allo sbocco delle due vallette presenti sul versante. In alcuni punti, in corrispondenza delle scarpate rocciose, rilevante il rischio di crolli di blocchi instabili. Particolarmente importante per la sua vicinanza allabitato, quella posta a quota 420 m, costituita da un deposito di travertino fortemente fratturata e alta 5-6 m. La presenza di numerose risorgenze idriche, sia lungo la Valle della Ruina, che nella zona a monte della fraz.di Moj, testimoniano una continua e diffusa circolazione idrica nel sottosuolo . I numerosi dissesti di questarea, che coinvolgono sia lo strato roccioso, che quello detritico, potrebbero essere correlati a fenomeni di rilascio tensionale verificatisi al termine dei periodi glaciali, nonch allelevata fratturazione del substrato.
3.4.7.3 INTERVENTI PREVISTI La situazione di dissesto dellarea, caratterizzata da una debole stabilit, ha indotto la Comunit Montana Val Cavallina, dopo uno studio preliminare dellarea, a realizzare un progetto per la 56
In particolare sono previste la posa di una serie di mire topografiche di precisione in corrispondenza della nicchie di frana, e dei settori del versante che risultano pi instabili (Fig.3.19). Le misure dovranno essere realizzate da una stazione posta sulla riva opposta del lago, con frequenza mensile per la durata di un anno, in modo da registrare eventuali movimenti del versante. Per riuscire ad abbassare la superficie piezometrica nellarea con elevate emergenze idriche, prevista la realizzazione di un sistema di drenaggio e raccolta acque. Al fine di evitare il riattivarsi di colate detritiche saranno ripuliti gli alvei delle tre vallecole. In corrispondenza del cono detritico della Valle della Ruina stata progettata una vasca despansione per laccumulo di materiale trasportato da eventuali colate. La scarpata di Travertino sar consolidata mediante operazioni di demolizione e la posa di reti zincata addossate di contenimento.
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Il sottosuolo della area di riferimento costituito da due unit di substrato, le formazioni del Calcare di Zu e delle Argilliti di Riva di Solta, e da ununita di copertura, unit di Fuipiano. Lunit di Fuipiano costituita, nellarea di interesse, da ciottoli e blocchi spigolosi con matrice fine anche abbondante. La litologia dei clasti riferibile a quella dei versanti soprastanti costituiti dalle unit carbonatiche del Calcare di Zu, delle Dolomia a Conchodon e del Calcare di Sedrina. I depositi di versante dellunit di Fuipiano hanno una morfologia tipica degli accumuli di frana con nicchie di distacco, accumuli al piede con contropendenze, avvallamenti e dossi. Lunit del Calcare di Zu costituita da Calcari micritici, bioclastici e calcari marnosi, in strati sia decimetrici, che plurimetrici. Subordinate sono le intercalazioni di marne e, pi raramente, argilliti marnose nerastre Lunit delle Argilliti di Riva di Solto si distingue in una litozona inferiore prevalentemente argillosa e una superiore costituita da alternanze cicliche di litotipi argilloso marnosi e carbonatici. Linstabilit dellarea ascrivibile a fenomeni di Deformazioni Gravitative Profonde di Versante, che determinano alcuni caratteri geomorfologici, facilmente individuabili sul versante Occidentale dei Canti e presso il pianoro di Fuipiano, quali: gli sdoppiamenti di cresta, forti energie potenziali di rilievo, rigonfiamenti ed irregolarit nelle porzioni medio basse del versante, superfici di distacco multiple e complesse. Il versante a valle di Fuipiano costituito da depositi di frana accumultatisi in seguito allevento del 76 e presenta quindi una morfologia con nicchie di distacco e accumuli al piede. Questo depositi poggiano, tramite un orizzonte di scivolamento costituito da argille e limi, sulla unit di Fuipiano.
Il corpo di frana presenta dimensioni medie di 400m in larghezza e 200m in lunghezza, ed interessa un volume di circa 1 milione di metri cubi. La frana di Fuipiano rappresenta un episodio marginale di deformazioni gravitative profonde di versante che coinvolgono principalmente il versante Occidentale dei Canti. Linstabilit del versante determinata da pi di un fattore. Il meccanismo fondamentale dellevento collegato ad un ribaltamento dei settori pi disarticolati dellunit di Fuipiano associato ad una prevalente attivit di scivolamento, molto probabilmente, in corrispondenza di 58
strati marnosi e argillitici con caratteri lubrificanti. Lidrografia superficiale determina frequenti fenomeni erosivi con elevata capacit destabilizzante dellammasso roccioso. Lalto grado di carsificazione dei litotipi calcarei determina una circolazione idrica sotterranea molto complessa. Il carsismo pu essere la causa delle depressioni presenti nei depositi dellunit di fuipiano situati presso il ciglio della frana. Infine i depositi gravitativi di versante, che hanno interessato tutta larea dei canti, determinano disturbi a livello strutturale molto intensi e con dirette conseguenze sulla stabilit del versante. Fenomeni di erosione accelerata e frane superficiali di detrito si osservano lungo i versanti acclivi delle aree nellimmediato intorno.
Figura 3.20-Gli strumenti per il monitoraggio installati sullarea di frana pi vicina a Fuipiano. I punti rossi rappresentano i piezometri, quelli gialli gli inclinometri, i triangoli rossi sono i punti di osservazione per le misurazioni topografiche e le bandiere rosse rappresentano le mire topografiche. I punti arancio indicano il posizionamento dei clinometri, mentre i punti blu la collocazione dei fessurimetri. Il cerchio blu e nero rappresenta la stazione meteorologica.
Larea gi interessata da una frana nel 1976 presenta notevoli segni di instabilit sia sul pianoro di Fuipiano sia sul versante soprastante, evidenziati anche tramite il monitoraggio radar da satellite. 59
Per tale motivo la Comunit Montana Valle Imagna si adoperata per predisporre un sistema di monitoraggio che possa integrare elementi meteorologici, idrogeologici, geologici e strutturali. Questo permette, oltre che ha un controllo continuo dellarea di dissesto, di ottenere informazioni sulla tipologia del movimento, stimando le geometrie ed i volumi interessati, e valutare levoluzione possibile del fenomeno, identificando e mettendo in sicurezza con precisione larea interessata. Linstallazione della rete di monitoraggio prevede due fasi. Nella prima fase stato realizzato un sistema di monitoraggio essenziale (Fig.3.20, fig.3.21). Con le misure ottenute sar possibile ottimizzare la posizione della rete definitiva che sar installata, integrando gli strumenti gi presenti, nella seconda fase. E indispensabile, al fine dellottimizzazione, un periodo di misurazioni fra le due fasi di almeno dodici mesi. Con il completamento della seconda fase prevista anche la completa centralizzazione della rete di monitoraggio a stazioni automatizzate di registrazione dei dati, permettendo la trasmissione in tempo reale delle informazioni alla sede della autorit competente.
Figura 3.21-Veduta d'inisieme del monitoraggio del Pagafone. Le misure topografiche vengo fatte attraverso punti dosservazione posti sul versante opposto al dissesto.
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Uno studio geologico del territorio di Gandellino ha messo in evidenza una vasta area franosa in corrispondenza della Loc. Tezzi. Non stato individuata una nicchia di distacco netta, ma piuttosto si denota un pendio fortemente acclive a monte dei Tezzi, rispetto al quale si verifica il lento scivolamento (creep) del versante sottostante. Lo scivolamento coinvolge i terreni detriticomorenici che si muovono sul substrato roccioso. I maggiori movimenti si verificano sul fronte del corpo di frana, dove emergono anche le acque di infiltrazione sotterranea che impregnano i tali terreni e ne favoriscono lo scivolamento. La saturazione della copertura detritica ,infatti, considerata la principale causa del movimento che, molto probabilmente, coinvolge la parte pi superficiale del basamento roccioso, profondamente alterata e disarticolata. Larea che ritenuta coinvolta nel fenomeno ha proporzioni molto vaste (circa 0,7 Kmq), anche se i movimenti mostrano segni pi evidenti, danni a strutture ed edifici, concentrati sulla parte frontale del corpo di frana e sul margine sinistro presso la loc. Savoldi. Alcune di queste lesioni sembrerebbero indicare anche un movimento verso il centro del corpo di frana. Questo pu essere correlato alla morfologia del versante nella parte centrale, caratterizzato da unaccentuata depressione e una sottostante convessit, indici di movimenti gravitativi. 61
Di fronte alla loc. Fontana il movimento franoso ostacolato dallo sperone roccioso montonato sul quale sorge il cimitero di Gromo. In questo punto il fiume Serio deve superare uno stretto passaggio e, trovando una sponda destra rocciosa, si apre il passaggio erodendo la sponda sinistra che costituisce il piede della frana. Il rischio maggiore legato ad una rapida evoluzione del fenomeno franoso, che potrebbe portare ad un momentaneo sbarramento della valle Seriana con gravi conseguenze sia per le zone a valle che per quelle a monte
3.4.9.3 MONITORAGGIO ED INTERVENTI EFFETTUATI Il monitoraggio dellarea interessata dal dissesto oltre ad evidenziare eventuali accelerazioni dello scivolamento permette di approfondire le conoscenze dei parametri dimensionali e tecnici del materiale coinvolto. A questo scopo larea dei Tezzi sottoposta a monitoraggio, infatti indispensabile condurre unindagine che consenta di delimitare il fenomeno, sia in superficie che in profondit, e di comprenderne le cause per poter intervenire con azioni mirate ad arginare il dissesto.
Figura 3.22-Posizione degli strumenti di monitoraggio sulla frana in loc. "I Tezzi". I punti rossi rappresentano i piezometri i punti gialli gli inclinometri.
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Sono stati installati in diversi punti del versante una serie di inclinometri e piezometri, integrando cos quelli gi installati dallEnel, per consentire di individuare lo spessore dei detriti coinvolti, la posizione e la geometria della superficie di scivolamento e il grado di saturazione (Fig.3.22).
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La ripa di Gromo occupa una fascia di versante destro della alta valle Seriana, compresa tra i 660 m e i 1200 m di altitudine s.l.m., tra i territori di Gromo e Gandellino. Nellarea il substrato roccioso affiora significativamente ed costituito prevalentemente da micascisti e paragneiss del Basamento Cristallino Sudalpino (scisti di Edolo). Sul crinale a Ovest e Sud-Ovest della Ripa vi sono conglomerati quarzosi e alternanze di arenarie, conglomerati e vulcaniti appartenenti alle formazioni del Conglomerato Basale e di Collio. Il basamento metamorfico affiora maggiormente sui pendii sottostanti Le Maschere e la Trinit. Presenta una scistosit molto pervasiva e ondulata, poco inclinata o suborizzontale. Queste rocce sono affette da numerosi sistemi di frattura con orientazione prevalente N-S e NNE-SSO (parallela al versante) e NO-SE (parallelo alla principali vallette). Il versante, orientato verso ESE, presenta unacclivit varia a causa dei numerosi gradini morfologici di origine glaciale quaternaria. Una fascia a elevata acclivit quella che si trova a valle de Le Maschere e delle Trinit. Questa parte del versante costituita da terreni di origine mista morenica e detritica, con apporti derivati anche da fenomeni franosi e valanghivi. Sono coperture molto eterogenei, costituite da ghiaie con blocchi, in cui la frazione pi fine sabbiosa limosa comunque presente in percentuale consistente. Questa diventa pi consistente nella fascia dove la pendenza minore per accumulo colluviale. Il modellamento glaciale testimoniato sia dai consistenti depositi morenici sia dai frequenti terrazzamenti del substrato roccioso. La differente permeabilit fra il substrato roccioso, impermeabile, e i depositi detritici soprastanti, a permeabilit variabile, permette alle acque di infiltrazione di saturare questi depositi, che nei punti a maggior pendenza possono essere sede di scivolamenti interni. Inoltre assai probabile che la falda acquifera sia anche alimentata da acqua appartenente da altri bacini idrografici, circolante nei sistemi di fratture del substrato.
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Figura 3.23-Loc. Ripa, veduta aerea della frana. In alto al centro si osserva la zona dalimentazione della colata detritica che ha raggiunto il provinciale.
3.4.10.2 DESCRIZIONE DELLO STATO DI FATTO E DELLE CAUSE DEL DISSESTO Larea della Ripa interessata da due tipologie di dissesti: uno in Ripa Alta ben evidente e laltro in Ripa Bassa caratterizzato da un lento scivolamento dei detriti morenici (Fig.3.23). In Ripa Alta il fenomeno franoso complesso poich si articola su una serie di nicchie di frana poste a quote tra i 1050 m e i 925 m s.l.m., su un fronte di 500m. Il dissesto deriva dalla combinazione di movimenti di scivolamenti lungo superfici curvilinee nella parte alta e di movimenti di traslazione planare, come colate di detriti e fango, che percorrono le vallette sottostanti fino alla confluenza nel fiume Serio. A questi movimenti si possono sommare il rotolamento di sul pendio di blocchi di dimensione di alcuni metri cubi. La causa principale del dissesto lalta saturazione delle coperture detritiche. Considerando solo la zona frontale che ha avuto maggiori movimenti, il volume del materiale coinvolto stato stimato attorno a 1-1.5 milioni di metri cubi. La Ripa Bassa invece caratterizzata da lenti movimenti del terreno al contatto col substrato che si manifestano attraverso lesioni negli edifici e manufatti. Le cause sono da attribuire ancora allalta saturazione dei terreni i quali, per la minor pendenza del versante i questi punti, solo localmente posso avere scivolamenti repentini. Inoltre la Ripa Bassa solcata da tre vallette che versano in condizioni di degrado: la valle dei Mulini; la Valletta; la val Calda 65
Da uno studio commissionato dalla Comunit Montana Valle Seriana Superiore, la Ripa di Gromo risulta essere una delle aree a pi elevata pericolosit per lentit e la vastit del dissesto, per alto gi nota da decenni e oggetto di ripetuti studi. Per questo motivo la Comunit Montana Valle Seriana Superiore, con i finanziamenti della Regione Lombardia, ha realizzato una serie di interventi per monitorare e ridurre le condizioni di instabilit del versante della Ripa.
Figura 3.24-Ubicazione degli strumenti per il monitoraggio. I piezometri sono rappresentati con punti rossi, gli inclinometri con punti gialli.
Il monitoraggio comprende 4 piezometri e 4 inclinometri nellarea della Ripa Alta, fra le loc. Trinit e Le Maschere (Fig.3.24). E stato realizzata una bonifica idraulica della Ripa Alta in modo da intercettare ed allontanare le acque presenti nel pendio franoso. Anche la Valle della Ronchella stata oggetto di bonifica, particolarmente importante poich raccoglie le acque superficiali e profonde della Ripa Alta.
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Nel vallone affiorano i litotipi di tre formazioni di et carnica: le Arenarie di Val Sabbia; la Formazione di Gorno; la Formazione di San Giovanni Bianco. Le Arenarie di Val Sabbia sono costituite da siltiti e litareniti vulcaniche plagioclasiche con scarsissimo quarzo, molto compatte, ben stratificate in banchi di spessore anche plurimetrico. La Formazione di Gorno, che affiora in alveo al di sotto dellaccumulo di frana, costituita da una successione carbonatico-terrigena con caratteristiche di sedimentazione ciclica. I litotipi prevalenti sono costituiti da calcari micritici, marnosi e marnoso-arenacei grigio scuri, in strati decimetrici pianoparalleli, localmente nodulari, molto spesso fossiliferi, alternati a strati pelitici e marnosi. La stratificazione sempre molto netta e a volte marcata da giunti marnosi. La formazione di San Giovanni Bianco, che affiora nella parte alta del vallone, pu essere suddivisa in due membri. Uno inferiore costituito da arenarie fini, siltiti verdastre o raramente rossastre, ricche in clasti pelitici, con numerosi noduli e cristalli di pirite negli orizzonti verdi. A questi litotipi sono associate marne dolomitiche da grigie a giallastre. Uno superiore in cui si trovano siltiti verdi associate a dolomie vacuolari e dolomie marnose sovrastate da lenti di gesso. Il dissesto ha riguardato il versante sinistro della Valle del Grumello. Questo vallone ha inciso profondamente un antico terrazzo fluviale incassandosi in roccia nella parte finale prima di arrivare a fondo valle. I terrazzi di questa zona si dispongono a quote attorno i 500-570 m s.l.m.. Sono ricoperti da una spessa coltre di depositi di origine prevalentemente alluvionale che vengono raggruppati nellUnit di Endenna, quindi riferibili al pleistocene inferiore. Nella parte pi arretrata sullUnit di Endenna poggiano conglomerati appartenenti allUnit di Cornalina. Questi depositi, riferiti al Pleistocene medio, rappresentano i resti di vaste falde di detrito e conoidi di deiezione sviluppatesi al piede dei versanti dolomitici. I depositi dellUnit di Edenna sono caratterizzati da una notevole eterogeneit granulometrica, legata al variare sia dellambiente di deposizione che dellenergia allinterno dello stesso ambiente. Si possono infatti osservare depositi colluviali di natura argillosa, depositi alluvionali con la prevalenza di ciottoli arrotondati e depositi alluvionali con prevalenti sabbie e sabbie limose o ghiaiose. I depositi dellUnit di Cornalina sono invece costituiti principalmente da ciottoli a supporto clastico, con clasti carbonatici da centimetrici a decimetrici, da angolosi a subangolosi, con matrice da assente a scarsa. Questi affiorano soltanto sul versante sinistro a monte della frana.
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La frana, che si attivata in seguito agli eventi alluvionali del novembre 2002, si sviluppata in corrispondenza del versante sinistro della valle del grumello e, in forma di colata, scesa molto rapidamente lungo la valle ostruendo la S.P. 470. Lostruzione del tratto tombato del torrente grumello ha fatto si che lenorme quantit di acqua e detriti si espandesse sullo strada arrivando ad invadere entrambi le galleria della strada provinciale (Fig.3.25). Il dissesto interessa il ciglio del terrazzo fluviale e lalveo del torrente, ha una larghezza di corona di 40m ed una lunghezza di 95-100 m. La zona denudata a seguito del passaggio della colata presente su entrambe le sponde, ci denota la notevole energia con cui si sviluppata la frana. Le cause del dissesto sono da individuare, con molta probabilit, nelle elevata circolazione idrica sotterranea, che ha determinato la liquefazione degli strati sabbiosi presenti al piede della successione, e, in minor misura, nellazione di scalzamento al piede (erosione spondale) operata dal torrente grumello.
Figura 3.25-Veduta aerea della frana. Il materiale detritico colato dopo aver ostruito il tratto tombato del torrente Grumello ha invaso la strada provinciale arrivando ad occupare le due gallerie vicine.
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Il comune di San Giovanni Bianco ha commissionato la realizzazione di un progetto, ora in fase di realizzazione, per la messa in sicurezza del versante che rimane ancora in condizioni dequilibrio limite. Il progetto prevede la ricostruzione del piede del versante e la sua protezione da azione di erosione attraverso la regimazione idraulica del torrente Grumello. Lelevata acclivit del versante verr ridotta attraverso la sua riprofilatura. Inoltre prevista la realizzazione di drenaggi suborizzontali per allentare le acque in circolazione negli strati sabbiosi, principale causa dellattivazione della frana. Per controllare il livello di saturazione degli strati sotterranei stato installato un piezometro alla sommit del versante (Fig.3.26).
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Le localit Mazzoleni e Fornace si estendono lungo la valle del torrente Pettola, sul versante idrografico destro della valle Imagna. Lunit formazionale delle Argilliti di Riva di Solto costituisce il basamento roccioso dellintero settore. E distinguibile, in condizioni di subaffioramento, lungo lintera sponda orografica destra del Torrente Pettola. Buon affioramenti sono distinguibili lungo lalveo del torrente Pettola tra quota 400 m e quota 410 m dove costituiscono il letto torrentizio. Le Argilliti si presentano di colore grigio-giallastro con struttura fittamente sfogliettata in straterelli di spessore di qualche centimetro. A queste si trovano alternate intercalazioni carbonatiche. Depositi eluviali ricoprono gran parte dei versanti. Dovuti allalterazione chimico-fisica del substrato, sono di spessore metrico e di granulometria limo sabbiosa. Sono ricoperti da depositi colluviali di origini analoga a quelli eluviali ma hanno subito trasporto da parte delle acque superficiali. Depositi di conoide alluvionale si osservano sulla sponda orografica sinistra del torrente Pettola alla confluenza con il torrente Imagna, in corrispondenza di gran parte dellabitato di Fornace. Depositi alluvionali derivati dallattivit del corso dacqua, sono presenti lungo il Torrente Pettola in prossimit dello sbocco nella valle. Costituiscono i sistemi terrazzati della sponda destra del torrente. Sono di spessore di max 2-6m, di litologia ghiaiosa o sabbia-limosa, poggiano direttamente sul substrato argillitico. Lintera struttura valliva presenta unevidente asimmetria dei versanti correlata al differente substrato roccioso. Il versante sinistro con la presenza della formazione delle Argilliti di Riva di Solto, ha ampie zone poco acclivi con idrografia superficiale abbastanza articolata. Il Versante destro invece caratterizzato dalla presenza delle Dolomia Principale, ha maggior acclivit, pareti ripide e rocciose, ampie zone di roccia affiorante e vallette molto incise. Larea di Fornace e Mazzoleni si sviluppa su basamenti rocciosi a bassa permeabilit ricoperti da depositi quaternari di moderato spessore. Questo condiziona fortemente la circolazione idrica del sottosuolo la quale limitata ai depositi detritici se non nei punti in cui le Argilliti risultano fratturate.
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Il versante si caratterizza per la presenza di diverse paleofrane di cui si riconosce la nicchia e la zona di accumulo. Risultano presenti fenomeni di instabilit del versante connessi allazione erosiva del torrente Pettola sulla sponda orografica destra. Il fenomeno di dissesto di Fornace e Mazzoleni del novembre 2002 ha riguardato la riattivazione di una paleofrana in seguito alle forti precipitazione di quel periodo. Il coronamento della frana delineato da una serie di fessurazioni beanti, a valle di questo lintero versante stato caratterizzato da movimenti da centimetraci a pluricentimetrici che hanno causato evidenti lesioni agli edifici. Sul corpo e al piede della frana si verificata la comparsa di alcune emergenze dacqua probabilmente collegate a fratture del substrato roccioso. La superficie del corpo di frana caratterizzata da notevoli fenomeni di erosione e localmente da soliflusso che interessa le coperture detritiche pi superficiali.
Figura 3.27-Posizione dei piezometri (p.ti rossi) e degli in clinometri (p.ti gialli) nelle localit di Mazzoleni e Fornace comune di SantOmobono.
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Al fine di predisporre degli interventi di messa in sicurezza del versante presso le localit Mazzoleni e Fornace, il comune di SantOmobono, oltre a una serie di prove geotecniche, ha predisposto un sistema di monitoraggio in modo da definire con precise le caratteristiche geometriche e tecniche del corpo di frana. Sono state quindi installate una serie di piezometri e in clinometri, alcuni dei quali elettrici che permettono lacquisizione di dati in continuo, in tempo reale e la loro gestione integrata in una rete di monitoraggio (Fig.3.27). Il monitoraggio geologico stato integrato da una stazione pluviometrica automatizzata collegata anchessa alla rete di monitoraggio in tempo reale. I dati della stazione meteo sono indispensabili per definire il contesto climatico in cui si sviluppato il dissesto, con particolare attenzione alla misura delle precipitazioni atmosferiche data la stretta relazione con lattivazione del dissesto.
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Dott. Geol. Renato Pozzi, Studio geostrutturale delle condizioni di stabilit del versante meridionale del monte il Pizzo in comune di Branzi (Bg), (ed) Comune di Branzi. Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici della Regione Lombardia, (ed) Regione Lombardia territorio rischi idrogeologici. L. Cascini (a cura di), C.N.R. gruppo nazionale per la difesa dalle catastrofi idrogeologiche, (1988), Cartografia e monitoraggio dei movimenti franosi, pp.7-22, (ed) Cuen. Centro di Monitoraggio Geologico (a cura di), controllo dellevoluzione dei fenomeni franosi in Lombardia, (ed) Regione Lombardia territorio e urbanistica. www.sisgeo.com www.regione.lombardia.it Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10000, Regione Lombardia.
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Si ringraziano:
Il Dott.Geol. Michele Gargantini, lIng. Claudio Merati e tutto lufficio dellU.O rischio idrogeologico della Regione Lombardia, per aver consentito e sostenuto, con la loro disponibilit, lattivit di stage. Il Dott. Mattia De Amicis per lassistenza nella stesura della relazione e nella preparazione alla tesi. La mamma e il babbo perch sono la mamma e il babbo. Grazie agli amici della Cascina e alle loro cene scroccata, a quelli di Cassano, in particolare a Charlie che ha reso il mio inglese presentabile, a SApre, alla neofondata A.S. SApre, al Solidarrock che mi hanno permesso di concedermi ampie e piacevolissime distrazioni in questi intensi anni di studi. Grazie anche a Bobo e alla sua biblioteca per avermi ospitato e limitato cos le mie distrazioni casalinghe.
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