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Antonio Licciulli, Antonio Greco Corso di scienza e ingegneria dei materiali

Le propriet meccaniche

Propriet meccaniche
Leffetto delle forze di indurre delle deformazioni nei materiali Le relazioni tra carichi applicati e deformazioni determinano il comportamento meccanico di un materiale La determinazione delle distribuzioni degli sforzi e delle deformazioni derivanti da carichi esterni applicati permette di dimensionare le parti in fase di progettazione

Antonio Licciulli Scienza e tecnologia dei materiali

Tipologia di prova
Le propriet meccaniche vengono determinate in prove di laboratorio Le prove meccaniche si differenziano in base alla sollecitazione applicata. Il carico applicato pu essere:
Trazione Flessione Compressione Taglio Torsione

Rispetto al tempo la distribuzione della sollecitazione applicata pu essere:


Istantanea Continua Alternata

Prove meccaniche effettuate ad alta temperatura consentono di apprezzare le propriet termostrutturali


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Prove di trazione
Sono le prove pi comunemente utilizzate per determinare le propriet meccaniche quali modulo elastico, resistenza, allungamento a rottura, tenacit Si applica una deformazione controllata ad un provino a osso di cane (una traversa fissa, laltra mobile) Si misura la risposta del campione in termini di forza

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Geometria del provino


Lo sforzo e la deformazione si calcolano da:
Allungamento del provino Forza del provino

= =

F A0 L L L0 = L0 L0

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Apparecchiatura di prova

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La rigidit
Nel materiale sottoposto ad uno sforzo si origina una deformazione I materiali che si deformano meno sono detti pi rigidi La rigidit si apprezza valutando il diagramma - Generalmente nella parte iniziale del diagramma sussiste proporzionalit tra ed (legge di Hooke, modulo elastico) e quando lo sforzo si annulla si annulla anche la deformazione

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Il modulo elastico
La deformazione elastica la deformazione reversibile indotta da uno sforzo esterno agente sul materiale
Quando la forza agente viene annullata, si azzera anche la deformazione

In campo elastico esiste una proporzionalit tra ed chiamata legge di Hooke La rigidit (stiffness) di un materiale legata alla forza dei legami interni al materiale

= E
E = lim o

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Rappresentazione grafica
Il modulo dato dalla pendenza della retta nel campo elastico

E=

e A sin ( ) = = tg ( ) e A cos( )

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Modulo elastico e struttura


Il modulo elastico E dipende dalla capacit dei legami atomici di deformarsi Durante la deformazione elastica i legami vengono allungati, ma non rotti Pi alta la forza di legame, maggiore la rigidit del materiale e vi una proporzionalit tra la temperatura di fusione e il modulo La compressibilit il rapporto tra la variazione frazionaria di volume e la pressione idrostatica applicata
=
V / V p

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Modulo di Poisson
In campo elastico, applicando una tensione monoassiale longitudinale, oltre alla deformazione longitudinale imposta, si verifica una contrazione trasversale ad essa proporzionale, misurabile dalla variazione del diametro del provino. La costante di proporzionalit tra le deformazioni il coefficiente di Poisson (valore positivo) che pu essere valutato misurando la deformazione trasversale e utilizzando la relazione Se il comportamento isotropo, detto z lasse di trazione, il modulo di Poisson definito:
= laterale = x = y longitudinale z z

Per un materiale ideale dovrebbe essere =0.5 Nei materiali pi comunemente 0.25< <0.4

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Resistenza allo snervamento


La resistenza allo snervamento divide la regione a comportamento elastico dalla regione a comportamento plastico Si determina una deformazione permanente nel provino, che non si annulla quando viene applicato lo sforzo A volte questo valore non facilmente individuabile. Il limite apparente di elasticit definito allo 0.2% di deformazione permanente Superato il carico di snervamento vale una legge del tipo:

= k n
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Fragilit e duttilit
Raggiunto il limite della deformazione elastica, un materiale si pu comportare in due modi:
Il campione si rompe Il campione continua a deformarsi, e la deformazione resta anche dopo che la forza agente viene annullata

I due tipi di comportamento definiscono la fragilit e la duttilit di un campione Inoltre i materiali duttili presentano comportamento simile a trazione e a compressione Per i materiali fragili la rottura innescata in punti di difetti. I materiali fragili resistono molto meglio a compressione, dal momento che la compressione tende a chiudere il difetto, e non ad ampliarlo Fragilit e duttilit dipendono anche dalla temperatura

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Materiali fragili
Nei materiali fragili, limpossibilit degli atomi di scorrere provoca la rottura catastrofica del materiale quando la forza applicata supera la forza di legame La resistenza dovrebbe essere quindi proporzionale al modulo elastico Ci si verifica solo in parte, dal momento che i materiali fragili sono molto sensibili alle propriet superficiali (cricche)

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Materiali duttili
In un materiale duttile lo sforzo cresce fino a raggiungere un valore massimo Successivamente lo sforzo comincia a diminuire per effetto dello scorrimento plastico Il valore massimo dello sforzo detto resistenza a trazione o modulo di rottura MOR Nei materiali metallici la duttilit legata al movimento delle dislocazioni Nelle materie plastiche, la deformazione plastica legata allo scorrimento delle catene
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Strizione

Quando la sezione del provino non si riduce in modo costante si entra nel campo di strizione, Lallungamento non pi omogeneo (uniforme su tutta la lunghezza)

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La duttilit
La duttilit definisce la capacit del materiale di deformarsi (allungamento percentuale) prima della rottura La duttilit pu anche essere determinata dalla riduzione di sezione del provino Per la conservazione del volume infatti vale A*L=cost
L L0 *100 L0

allungamento =

strizione =

A0 A *100 A0

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Sforzo reale e deformazione reale


Per motivi pratici, lo sforzo e la deformazione si calcolano come mostrato in precedenza Lo sforzo che agisce realmente sul provino
r =
A F F A0 = =i 0 A A0 A A l + l l dl = ln r = ln 0 l = ln (1 + i ) l l 0 0 l0
lr

r =

r i

se il volume del campione non cambia Al = A0l0

r =i

l l + l =i 0 = i (1 + i ) l0 l0

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Influenza della struttura


Per strutture cristalline CFC rimangono duttili anche a basse temperature Invece le strutture CCC ed EC presentano una netta transizione tra comportamento duttile e comportamento fragile abbassando la T di prova Lo stesso comportamento viene evidenziato da polimeri e ceramici

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Resilienza
Capacit di un materiale di assorbire energia prima di rompersi La resilienza dipende da resistenza e duttilit
W = d

Alta resistenza, bassa duttilit, bassa resilienza

media resistenza, media duttilit, alta resilienza

[W ] = [F2]
e
0

[L ]
2
e

bassa resistenza, alta duttilit, bassa resilienza

in campo elastico W = E d = E 2 =

e e
2

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Prove di flessione
Per i materiali fragili si preferisce calcolare le propriet meccaniche attraverso prove di flessione Infatti in prove di trazione la notevole sensibilit dei materiali ai difetti fa si che la rottura possa avvenire in corrispondenza dei morsetti di prova Nella prova a flessione lassenza di ammorsaggi permette di ottenere risultati pi significativi

=
=

3Fl 2bh 2
6hV l2

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Diagramma delle tensioni


La tensione media su una sezione nulla poich la compressione e la trazione si bilanciano

F Compressione

=
=
Trazione

3Fl 2bh 2
6hV l2

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Prove di durezza
La durezza si definisce come la resistenza di un materiale alla deformazione plastica localizzata Per determinare la durezza si usa un penetratore (fatto di un materiale molto pi duro del materiale da testare) Dallarea o limpronta del penetratore sulla superficie del materiale se ne determina la durezza Durezza e resistenza a trazione sono confrontabili (dipendono entrambe dalla deformabilit plastica) Le prove di durezza sono di diversi tipi:
Brinell Vickers Knoop Rockwell

I risultati ottenuti seguendo le diverse procedure non possono essere confrontati


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La durezza di Brinell (UNI 560-75)


La prova di Brinell consiste nel far penetrare una sfera di acciaio molto duro di diametro "D" mediante applicazione di un carico "F", e nel misurare il diametro "d" dell'impronta lasciata dal penetratore sulla superficie del pezzo, dopo avere tolto il penetratore. I valori normati di F e di D sono F = 29400 N (=3000 kgf) D = 10 mm max=1/3 HB
HB = 0.102 * 2 * F

D D D 2 d 2

]
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Prova Vickers (UNI 1955-75)


Il penetratore Vickers costituito da una piramide retta, a base quadrata, di diamante, con l'angolo al vertice (angolo fra due facce opposte) di 136 La prova si svolge applicando un carico di 294 N ( = 30 kgf) per 10-15 s

HV = 0.189

F d2

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Prove di impatto
Nelle prove di impatto un provino viene portato a rottura sotto lurto di una massa in caduta libera pendolare Le prove di impatto permettono di ricavare la tenacit (energia assorbita a frattura) di un materiale La prova di impatto, in cui la forza applicata a velocit elevatissime, accentua il carattere fragile di un materiale Le prove sono condotte seguendo due tipologie di prova:
Charpy Izod

Le prove vengono anche condotte in presenza di intaglio per determinare la sensibilit dal materiale
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Prove Izod e Charpy


W=P(h-h) R=W/S La resistenza si pu calcolare per unit di lunghezza ( in corrispondenza dellintaglio) o di area (superficie del campione allintaglio)

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Il creep
Per effetto di un carico applicato costante, il materiale pu continuare a deformarsi anche per tempi molto lunghi Il comportamento pi accentuato alle alte temperature (per i metalli a T>0.4Tf, per i polimeri a tutte le temperature) Il fenomeno di creep legato a fenomeni di scorrimento nei metalli e di deformazione viscosa nei polimeri Nelle prove di creep si applica uno sforzo costante al provino e se ne misura la deformazione nel tempo Aumentando la deformazione, si misura la diminuzione di modulo elastico

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Curve di creep
Il comportamento di un materiale a creep si pu descrivere individuando tre distinte zone nel diagramma tempodeformazione: Creep primario: la velocit di creep diminuisce nel tempo Creep secondario: la velocit di creep si mantiene costante Creep terziario: la velocit di creep aumenta nel tempo

Stress relaxation
Applicando una deformazione costante al materiale, si misura il decadimento della forza necessaria a mantenere tale deformazione costante

Deformazion e tempo
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T t
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La fatica
I test a fatica studiano il comportamento meccanico di materiali soggetti a cicli di carico al di sotto del limite di rottura Resistenza a fatica: livello di carico a cui il materiale cede ad un determinato numero di cicli La fatica E la causa pi importante di cedimento nei metalli Per un acciaio il limite di resistenza a fatica per N= (Limite di fatica) si ottiene al 40-50% della resistenza a trazione

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Prove di fatica
Vengono eseguite su uno strumento, detto macchina di Moore (flessione rotante) Nel caso in cui lo sforzo medio sia nullo (-f<< f) si determina per ogni valore di f il numero di cicli Nf perch il provino si rompa La tensione quella nel punto pi sollecitato (la tensione media sulla sezione nulla)

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Curva di Wohler
Riportando il numero lo sforzo in funzione del numero di cicli si determina la curva di fatica La resistenza a fatica va calcolata in corrispondenza di un certo numero di cicli (f(Nf)) Campo di resistenza quasi statica (Nf<103): la f raggiunge valori prossimi a quelli della resistenza a rottura Limite di fatica: il tratto orizzontale, anche per N il materiale non si rompe (generalmente per f<0.4-0.6 r)

Nf=K f-m

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Parametri importanti
I principali fattori che influenzano la vita a fatica sono i seguenti:
Fattori legati all'applicazione del carico entit della tensione alternata, presenza di una tensione media, tipo di sollecitazione (normale-tangenziale, sollecitazione mono/bi/triassiale), gradiente della tensione Fattori legati alla resistenza e allo stato del materiale caratteristiche meccaniche, temperatura, corrosione, tensioni residue Fattori legati alla geometria dell'elemento forma, dimensioni, finitura superficiale
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Viscosit
Viscosit:
Resistenza al flusso di materiali fusi E la propriet pi importante per la lavorazione Materiali di bassa viscosit fluiscono facilmente

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Equazioni base
Shear rate: velocit/spessore Sforzo: forza/area

V v = 0 x B

V=V0

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Fluidi non newtoniani


Per alcuni fluidi (acqua) la viscosit non varia al variare dello shear rate (fluidi newtoniani) Per latri fluidi la dipendenza della viscosit dello shear rate identifica un comportamento non newtoniano n 1 = 0 I fusi polimerici sono fluidi non newtoniani

= = 0
1E12

100000

viscosit n=1 n=1.5 n=0.5

1E11 1E10 1E9 1E8 1E7

sforzo di taglio n=1 n=1.5 n=0.5

10000

viscosit (Pa*s)

1000

(Pa)

1000000 100000 10000 1000 100

newtoniano n = 1 pseudoplastico n < 1 dilatante n > 1

100

10

10 1

1 1E-3

0.1

10

1000
-1

100000

0.1 1E-3

0.01

0.1

10

100
-1

1000

10000 100000 1000000

shear rate (s )

shear rate (s )

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Influenza della temperatura

T=200

Ln

0.01

T=300 T=400

0.1

10

Ln shear rate,

&

100

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