Sei sulla pagina 1di 2

PNN (PISANE NETTUNIANE NARRAZIONI), JUZZA UZZA DEI SETTE PESI, anno 2023 e.v.

pagina 1 di 2

Juzza Uzza storia mediterranea ed europea

Antefatto notevole, nella storia di Juzza Uzza


Una trisavola di Juzza era una ragazza ungherese, budapestina, volontaria, nel 1860, fra i Mille garibaldini,
per liberare i popoli italici dagli stranieri sfruttatori e prepotenti, al servizio delle monarchie. La Trisavola
abbandonò i garibaldini quando, inorridita, si rese conto che Garibaldi e suoi garibaldini erano invasori e
criminali contro i popoli siciliani, calabresi, lucani, pugliesi, napoletani, molisani e abruzzesi; erano
mercenari, pupi manovrati da pupari inglesi e piemontesi (le borghesie emergenti dominanti in quei Paesi).

La Trisavola, durante una delle scorribande predatorie dei garibaldini nelle Calabrie, difese una famiglia,
isolata sulle Serre, fra le campagne della municipalità di Cutro, da quelle orde bestiali (proprio come gli
sgherri dei baroni dei Borboni, e dei francesi prima e degli spagnoli precedenti e degli Angioni e dei
normanni e dei bizantini e dei romani e dei greci e degli enotri troiani) e fu così che la futura Juzza Uzza
infine bruciò la camicia rossa e i gagliardetti e decise di restare in quei luoghi, in quella famiglia e con loro
visse e fece figli… quando le chiedevano dove era nata, da dove veniva, lei rispondeva, orgogliosa,
“Szabadság ucta” [pronuncia: sciabadsciag uzza] che significa “Via della libertà”.

E così i compaesani, abbreviando la pronuncia e con l’ignoranza di un addetto all’anagrafe, si risolsero a


registrare il nuovo cognome: Uzza. Juzza è un nome proprio, risultato di un diminutivo di un
vezzeggiativo: da Maria a Mariuzza e da questa a Juzza. Questa che segue è una storia di Juzza Uzza,
discendente di quella Trisavola ungherese garibaldina… rinsavita.

Un fatto notevole, nella storia di Juzza Uzza


All’istituto tecnico industriale statale per chimici “Guido Donegani” di Crotone, nel mese di maggio del
1974, un pomeriggio tranquillo, fresco e pregno di odori forti, miscugli di minerali, soluzioni in equilibrio,
morbidi profumi di ammoniaca, acido borico e del bellissimo e conturbante giallo cadmio, ecco che, per
misteriosa ragioni, si rompe il LED della bilancia analitica del laboratorio di chimica microqualitativa.

Pietro, fuso e confuso con la sua sedia a rotelle oramai accessoriata e personalizzata creativamente tanto
da sembrare egli stesso nato con essa direttamente dalla pancia di sua madre, responsabile del laboratorio
- detiene le chiavi! - chiede all’assistente volontaria Juzza Uzza, studentessa al quarto anno, di calcolare il
numero minimo di pesi di platino da chiedere in magazzino, per fare pesate qualsiasi da uno a cento gr.

Calcolare un numero (il più basso possibile) di pesi, perché Luigi, il responsabile del magazzino, avrebbe
richiesto una cauzione consistente per ogni peso, in danaro sonante. E bisognava decidere entro mezz’ora
al massimo; le razioni nei reagenti nei crogioli e nelle beute e serpentine non avrebbero atteso di più.

Juzza Uzza ascoltò, pensò, scrisse qualcosa, rapidamente, su una delle pagina del quaderno delle relazioni
delle procedure di microanalisi, strappò la pagina dal quaderno e la consegnò all’assistente Pietro. “Un
peso di ognuna di queste categorie: 1g, 2g, 4g, 8g, 16g, 32g, 64g” - lesse Pietro ad alta voce.

Sei sicura? Con questi soli sette pesi potremo fare qualsiasi pesata da uno a cento grammi? - chiese Pietro,
pensoso, perplesso e comunque sollevato dalla preoccupazione per i tempi dei reagenti nelle beute
(crogioli e serpentine). Se vuoi ti dico il ragionamento che ho fatto. È molto semplice, è lo stesso che
faccio tutte le mattine quando vendo la frutta e verdura agli angoli delle strade. No, no, dopo, dopo, con
calma me lo scriverai, ora vai in magazzino, ecco l’ordine firmato e i soldi, vai a prendere questi sette pesi,
su, forza, sbrigati. E grazie e… Juzza, aspetta un secondo: sei brava, molto brava. Vai ora, vai a prenderli.

Amici Nettuno anni 75 85, pisani


PNN (PISANE NETTUNIANE NARRAZIONI), JUZZA UZZA DEI SETTE PESI, anno 2023 e.v. pagina 2 di 2

Postfatto notevole, nella storia di Juzza Uzza


Conobbi Juzza Uzza in quello stesso anno dei Sette Pesi. Fummo gli unici due, durante il primo
referendum abrogativo nella storia della Repubblica italiana, a portare il famoso cartello sandwich in
piazza Piatagora. Si votò il 12 e 13 maggio 1974 e vinsero i “no” (si recarono alle urne oltre 30 milioni di
italiani su quasi 40 milioni di aventi diritto), così la Legge di civiltà Fortuna-Baslini (del dicembre 1970)
fu salva e intere famiglie furono liberate dalle prigioni matrimoniali: i matrimoni divennero di amore e
non di interessi e soprusi patriarcali. Per noi due ci fu un problema poiché eravamo minorenni,
mancavano pochi mesi ai diciotto anni: lei, Juzza fu presa di forza dal padre e dai fratelli e portata al
Nord; io fui picchiato dal alcuni ‘ndranghitosi guardiaspelle dei notabili DC e fascisti dello MSI.

Rividi Juzza 4 anni dopo; ero partito da Pisa, dalla stanza 75 del Nettuno, per Biella, per un’operazione
rivoluzionaria da fare a Trieste. A Biella mi aspettava la compagna che mi avrebbe fatto da spalla e gli
attrezzi necessari. Bene, questa compagna attesa era…Juzza! Passammo la notte a parlare e raccontarci.
E così Juzza mi raccontò la storia della sua Trisavola e dei Sette Pesi al laboratorio di chimica
microqualitativa del mitico “Donegani”, a Crotone, la città di Pitagora e delle donne Teano.

Venti anni dopo, nell’anno 2008 mi trovavo a Budapest e cercai “Szabadság ucta”, via della libertà, una
stradina vicino Pál utca, via Pál, proprio quella del titolo del famoso libro di Ference Molnár: “I ragazzi
di via Pál”. Ho fotografato le statue di bronzo dei “ragazzi” nella posa del gioco ai bottoni a battimuro.
Rivivendo gli episodi dei ragazzi di via Pál, osservando i luoghi e gli angoli delle strade, ecco che con la
coda dell’occhio vengo catturato da una donna che camminava spedita. Senza rendermene conto la
pedinai a lungo; la donna uscì da Szabadság ucta, si diresse verso Maria utca, un lungo vialone, fino ad
una piazzetta, dove improvvisamente svoltò, e la persi di vista in Gutenberg tér. Mi ricordava Juzza Uzza.

Dopo 15 anni da quel pedinamento stregato, quattro giorni fa, anno 2023, giorno 16 del mese di agosto,
è venuto a trovarmi Radoje, un mio amico (con il quale, 25 anni fa, ho scritto un libro per le edizioni
Astrolabio, e che ora è stato adottato in molte biblioteche universitarie del mondo, finanche in Giappone).
Radoje (IQ 164) è un cittadino del Montenegro (che da pochi anni ha ottenuto la combattuta e
controversa autonomia dalla Serbia); quando lo conobbi faceva il portiere di notte, in piazza Indipendenza
a Roma e studiava psicologia alla università La Sapienza (di Roma, non di Pisa); io frequentavo l’istituto
di psicologia a San Lorenzo per una ricerca sui trentadue muscoli mimici (la faccia) coinvolti nella
espressione delle emozioni (rabbia, paura, gioia e tristezza, le fondamentali e le altre derivate).

Radoje mi ha raccontato, tra le altre mille cose, che qualche anno fa è stato a Budapest, all’Università
Corvinus, a tenere una conferenza sulla Logica delle Decisioni e citò, tra gli altri, anche il nostro “libro”.
A fine conferenza fu avvicinato da una prof. di Scienze Politiche che gli mostrò proprio quel libro, aperto
alla pagina dove si citano per esteso i nomi e cognomi degli autori, e chiedendogli se l’altro autore, cioè
io, fosse ancora vivo. Ma il distratto Radoje, è un montenegrino!, ha perso il bristol della professoressa.

Ieri mattina, 19 agosto, anno 2023, mi ha telefonato Alessandro, un mio amico di Portogruaro, che è
riuscito ad ottenere il passaporto ungherese ed ora insegna diritto commerciale internazionale alla
unversità Corvinus di Budapest. Tra le altre cose mi ha chiesto se poteva dare il mio numero di cellulare
ad una prof. di Sociologia della università Corvinus di Budapest. Ho pensato a Juzza Uzza, ovviamente.

L’ho chiamata al telefono, il mio ungherese è poca cosa, ma lei parla bene l’italiano, e, sorpresa (le
imrpobabili NON coincidenze della storia sotterranea!), la prof. di Sociologia all’università Corvinus di
Budapest, NON è Juzza Uzza, la ragazza dei Sette Pesi. Questa prof. Budapestina abita in Via della libertà
(Szabadság ucta!), ma non conosce Juzza Uzza, ne ha sentito parlare dagli studenti, sì, ma non l’ha mai
vista. Ora mi sono dato una mission: star bene per trovare Juzza Uzza e farmi spiegare il ragionamento
che fece per i Sette Pesi che lei fece al mitico “Donegani”, in quel pomeriggio del maggio 1974.

Amici Nettuno anni 75 85, pisani

Potrebbero piacerti anche