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MODERNA

Semestrale di teoria e critica


della letteratura

XII
2 · 2010

UN GENERE SENZA QUALITÀ.


IL RACCONTO ITALIANO
NELL’ETÀ DELLA SHORT STORY
A cura di Sergio Zatti ed Arrigo Stara

estratto

FABRIZIO SERRA EDITORE


PISA · ROMA
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L’ULTIMA CITTà DELL’IMPERFEZIONE.
LA NUVOLA DI SMOG DI ITALO CALVINO ( 1958 )
Simona Niccolai

In 1957 Italo Calvino left the Italian Communist Party (PCI). Thus deprived of the usual political
sources of communication, in the following years he wrote a number of apologues, as well as other
texts where essay and narrative were hybridized, and in which cryptical messages were encapsulated.
Calvino’s story La nuvola di smog is one of these enigmatic messages, and we can reconstruct the
« deleted essay » (as the author says) hid in this novella.
In La nuvola di smog, Calvino included a number of considerations on the apathy of the PCI, and
some criticism of Togliatti’s leadership which had also informed a previous text, La grande bonac-
cia delle Antille. In addition to this, through some seemingly fantastic traits, he also allegorized the
situation of the Italian intellectuals after the Soviet invasion of Hungary. The PCI accepted the events
of the immediate smothering of the Hungarian people’s uprising and the ensuing bloodshed as a neces-
sary evil, and justified such events in the name of a vague future utopia. In La nuvola di smog, the
necessary evil becomes the paradox of Epauci, an institution subsidized by a character called Cordà in
order to get rid of the very pollution he creates in the factories where he exploits workers in the name of
future freedom. On a further level of abstraction, this story reflects Calvino’s disillusion with dialectics
and with the escathon (or the end) which justifies the means and leads to accept the world as it is.
This is indeed the « necessary evil », to be understood as an ‘incident’ along the path leading to utopia.
In one of his letters Calvino writes that the « working class movement » depicted in La nuvola di smog
transformed the party’s « moral intransigence » into an « ingrained law » which was « alien, at this stage,
from any hopes of prompt realization ». Therefore in this story the logical contradiction brought about
by the confrontation with the outside world creates what appears to be a paradox but it is not.
In Calvino’s intellectual itinerary, this disillusion took place not long before his trust in the ration-
ality of history fell apart in La giornata di uno scrutatore.

l 18 settembre 1958, Calvino scrive brevemente a Mario Socrate a proposito del


I racconto appena terminato La nuvola di smog. Si tratta di un cenno episodico,
calato in una lettera di argomento politico, e nondimeno illuminante :
Non so se riuscirò a stendere una specie di articolo politico [per « Città aperta »] per fare il
punto sulle mie opinioni d’oggi ; vorrei farlo e questa potrebbe essere un’occasione.
Sul piano fantastico, il racconto lungo che leggerai su « Nuovi Argomenti » nel prossimo
numero (La nuvola di smog) esprime abbastanza bene il mio stato d’animo. 1
L’argomento della lettera è l’uscita dal pci dello stesso Socrate e di altri intellet-
tuali comunisti, a seguito dei fatti d’Ungheria, a circa un anno dalle dimissioni
dal Partito dello stesso Calvino. 2 Racconto apparentemente fantastico, La Nuvola
di smog rivelerà in realtà i tratti di un lungo apologo storico-politico, di difficile

1 Lettera a Mario Socrate, in I. Calvino, Lettere. 1940-1985, a cura di L. Baranelli, Milano, Mondadori,
2000, p. 562. Il volume sarà da qui indicato con l, seguito da numero di pagina.
2 L’uscita di Mario Socrate ed altri intellettuali dal pci rispose all’espulsione dal partito di Tommaso
Chiaretti : uno dei motivi dell’allontanamento forzato di quest’ultimo, noto redattore dell’« Unità », fu
l’aver pubblicato su « Città aperta » l’apologo di Calvino La grande Bonaccia delle Antille, in cui si critica
l’immobilismo della sinistra e di Togliatti in particolare.

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interpretazione senza riferimenti a quella porzione di storia che è la crisi degli
intellettuali comunisti nel 1957 : ancora in una lettera, 1° ottobre 1958, Calvino
precisa come « la tensione morale del racconto » nasca « da un’epoca in cui si perde
il senso dell’eschaton [...] sia nel progresso tecnico come nella rivoluzione ecc. e
pure bisogna andare avanti lo stesso ». La tensione morale, l’urgenza comunica-
tiva e l’acuta preoccupazione politica dell’autore si riflettono nell’eterogeneità
del testo, di brevissima composizione (23 giugno-18 agosto 1958), ma di notevole
lunghezza e complessità.
Uscito per la prima volta nel numero 34, settembre-ottobre 1958 di « Nuovi
Argomenti » (sarà inserito a chiusura del volume dei Racconti, dello stesso anno),
il racconto seguirà poi la storia editoriale della Formica argentina, e tuttavia la sua
collocazione dette non poco da pensare all’autore, probabilmente proprio, nota
Bruno Falcetto, a causa degli sconfinamenti di ‘genere’ del testo. 1 Ma proprio
nella commistione dei generi e dei modi e nel tema microstorico – quasi cronachi-
stico – sta il fascino del testo, che esibisce un uso libero e sperimentale della forma
racconto, qui continuamente tentata dal saggio, dal romanzo breve, dal diario
autobiografico, dalla prosa lirica, dal saggio politico.

A fronte della difficile collocazione di genere, la trama del racconto è piuttosto


lineare e scarna di eventi, e a garantire unità alle singole e statiche scene, che si
succedono in ordine cronologico, è la presenza di un protagonista che narra in
prima persona le sue avventure di impiegato appena stabilitosi in una grande città
industriale. 2 Intorno a costui ruotano alcuni personaggi : la vecchia sorda che gli
affitta una stanza, la bellissima fidanzata Claudia, l’ingegner Cordà, presidente
della rivista, il collega di lavoro Avandero, il sindacalista-operaio Omar Basaluzzi.
Ma il deuteragonista del racconto è, naturalmente, lo smog, che fa il suo ingres-
so già al secondo capoverso della prima pagina, con gli scarichi puzzolenti dei
camion, mentre poco oltre appare il diffuso grigiore, tutt’uno con lo smog, che
costituisce il dato macroscopico e ossessivo della visione del protagonista, ma
anche dell’ambiente che lo circonda. Buona parte del testo è dedicata dunque alla
lotta disperata del protagonista contro la nuvola di smog, la polvere grigia che
egli contrasta con ogni mezzo, ma allo stesso tempo vuole tenere costantemente
sotto gli occhi :
non sapevo vedere che il grigio, il misero che mi circondava, e cacciarmici dentro, non tanto
come se vi fossi rassegnato, ma addirittura come se mi piacesse, perché ne traevo la confer-
ma che la vita non poteva essere diversa.
(p. 895)
1 Cfr. B. Falcetto, Nuvola di smog, in I. Calvino, Romanzi e racconti, Milano, Mondadori, 1991, i, pp.
1353-1354. Le citazioni dal racconto, tratto dall’edizione appena citata, verranno indicate nel corpo del testo
tra parentesi col numero di pagina. Il volume, che raccoglie, tra gli altri, anche il testo del racconto, sarà
da qui indicato come r 1, seguito da numero di pagina.
2 Il protagonista è balbuziente, privo di nome, di mezzi, di patente, e persino di qualsiasi aspettativa.
Si è appena trasferito in una imprecisata città che, come più volte notato, ricorda da vicino Torino, per
lavorare alla redazione di un piccolo periodico intitolato « La Purificazione », che ha per tema la lotta con-
tro l’inquinamento : il lavoro, che egli svolge peraltro senza alcun interesse, è stato, come se non bastasse,
ottenuto grazie ad una « catena di raccomandazioni ». Giunto in città il protagonista scopre la polvere, lo
smog, contro il quale ingaggia una lotta destinata alla sconfitta. Gli scontri con il datore di lavoro, Cordà,
gli incontri con il sindacalista Omar e le visite della fidanzata esauriscono gli eventi della trama.
la nuvola di smog di italo calvino (1958) 175

Questo, dunque, l’atteggiamento, vagamente stoico, del protagonista : « solo


immergendosi nel cuore della nuvola » si poteva « toccare il fondo della verità e
forse liberarsi » (p. 930). Ma la casistica delle reazioni alla nuvola di smog è ampia :
i personaggi importano, qui come in molti testi calviniani, 1 non tanto per il loro
spessore psicologico o per la loro complessità, ma per la loro capacità di fornire
un catalogo di reazioni possibili a un tema dato, in questo caso il « grigiore ». 2
La vecchia sorda, proprietaria della camera affittata dal protagonista, ignora la
presenza dello smog, perché ignora il mondo nuovo che la circonda : vive confi-
nata in una stanza grigia, sporca e polverosa, passando le sue giornate in inter-
minabili colloqui col gatto o con i morti, pulendo ossessivamente dal grigiore le
stanze-museo in cui non abita. Claudia, la fidanzata bella e famosa, non vede il
grigiore perché appartiene ad un altro mondo, all’alta borghesia. Quando il prota-
gonista, salito sulle colline che circondano la città, vede per la prima volta la nuvo-
la di smog, e capisce qual è la fonte del grigiore e della polvere in cui è immerso,
Claudia, invece di guardare lo smog, si distrae seguendo un volo d’uccelli. « Niente
che sia brutto può sfiorarla », sentenzia il protagonista. Il collega Avandero, nel
quale è evidentemente messo alla berlina l’aspetto ridicolo e insensato della buro-
crazia, si preoccupa di tenere la scrivania pulita e sgombra per compiacere il capo,
ma per riuscirci toglie le carte dal proprio posto di lavoro e le infila sul tavolo del
protagonista. L’ingegner Cordà, direttore del giornale e suo finanziatore, si pre-
senta schizofrenicamente diviso tra realismo e utopia, vuole che si sappia che la
situazione dello smog è grave ma che al contempo può essere risolta, anzi, che ad-
dirittura « la stanno risolvendo ». Peccato che si venga poi a scoprire che è lo stesso
Cordà a inquinare la città, con le sue fabbriche, mentre finanzia il giornale che
critica l’inquinamento da lui stesso prodotto : una dinamica apparentemente in-
verosimile, che potrebbe andare a incrementare la già vasta letteratura critica sul
realismo tutto particolare di Calvino, che appare inevitabilmente contaminato da
elementi eterogenei : si è parlato pertanto di realismo magico, realismo fiabesco,
realismo surreale. Una frattura, o una distanza, sembra sempre problematizzare
il rapporto dell’autore con la mimesi diretta del reale.
Tuttavia una simile situazione, che per la sua contraddittorietà – l’industriale
che finanzia una rivista contro l’inquinamento da lui stesso prodotto – sembra
avere molto di kaf kiano, non era per niente irrealistica, nel momento in cui
Calvino scrisse il racconto. Egli stesso si trovò a seguire le vicende di riviste non
troppo diverse da quella dell’ingegner Cordà, e ad alcune partecipò anche : segui-
va in effetti l’attività editoriale di Olivetti (pur non partecipando attivamente alle
sue riviste di cui non condivideva l’impostazione politica), partecipò alla strana
avventura di « Italia domani », finanziata da un ricco industriale socialista, a « Città
aperta », rivista di comunisti critici finanziata da un nobile romano. Ma le stesse
dinamiche pericolosamente contorte ressero certamente in quel periodo anche
la redazione del « Contemporaneo » : finanziata dal pci, la rivista si trasformò,

1 Si pensi, ad es., ai personaggi della trilogia araldica I nostri antenati.


2 « Allora [...] il mio tema non era quello [il grigiore]. E quale poteva essere ? Poteva essere non il ‘gri-
giore’ (se vogliamo continuare a chiamarlo così) ma il rapporto con il ‘grigiore’ » (lettera a Boselli, marzo
1964, l, p. 799).
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alla metà degli anni ’50, nella sede di espressione privilegiata per gli intellettuali
che criticavano la linea del Partito. Come l’anonimo protagonista della nuvola di
smog, Calvino vi pubblicò due articoli sui pericoli dell’inquinamento radioattivo,
un tema piuttosto scottante, e che dovette provocargli non pochi problemi, nel
momento in cui l’Unione Sovietica portava avanti esperimenti nucleari come di-
mostrazione della propria raggiunta potenza economica e bellica.
La risposta alla discrasia rilevata tra realismo e trasfigurazione allegorica (e pa-
radossale) della realtà sta perciò nella forma del mondo quale Calvino la percepi-
sce. Non è il racconto a rendere paradossale il mondo, è la contraddizione logica
del mondo a convocare nella narrazione il paradosso. A proposito della Formica
argentina, il testo calviniano che mostra le maggiori affinità con La nuvola di smog,
tanto che quest’ultima sarebbe stata concepita, a detta dell’autore, « apposta per
fare un contrappunto alla Formica nello scenario della civiltà industriale », 1 Calvi-
no sbotta nel 1984 :
La formica argentina non è onirico-kaf kiana come hanno sempre detto tutti i miei critici.
È il racconto più realistico che abbia scritto in vita mia ; descrive con assoluta esattezza la
situazione della invasione delle formiche argentine nelle coltivazioni a San Remo e in buona
parte della Riviera di Ponente all’epoca della mia infanzia. 2
Non è dunque Calvino a essere kaf kiano, kaf kiana è la logica del mondo. In
questi anni egli scrisse in effetti i testi dal realismo meno problematico, i più diret-
tamente mimetici e autobiografici : La speculazione edilizia, La nuvola di smog, La
giornata di uno scrutatore. Calvino difatti, in seguito alle sue dimissioni dal pci nel
’57, è privato delle sue tribune politiche usuali (« L’Unità », « Il Contemporaneo »,
« Rinascita »), e comincia pertanto a scrivere racconti che adombrano il suo dissen-
so sulla situazione politica e le sue difficoltà di intellettuale isolato, racconti politi-
ci, racconti-saggio ; egli sembra studiare il modo di lanciare messaggi in bottiglia
dalle pagine letterarie. La nuvola di smog è uno di questi messaggi.
Forse dentro il racconto c’è nascosto un saggio, ma tutto cancellato, e ne restano solo rima-
sugli smozzicati [...].
Allora si pone il quesito sul valore poetico che può avere un racconto che rimanda il suo
significato a un saggio che viene però tenuto nascosto ? [...] Che valore poetico può avere la
semplice abrasione della dimensione saggistica che pur doveva far da sostegno a un tessuto
di immagini ? 3
La lettera a Boselli che contiene questo brano, lungo e noto autocommento sulla
Nuvola di smog, rivela evidentemente un rapporto non del tutto sereno con la rice-
zione critica del testo – un’abbondanza di autocommenti si registrerà in futuro in
particolare all’altezza di Se una notte d’inverno un viaggiatore, altro testo composito
e di difficile interpretazione –, ha in ogni caso il merito di attrarre l’attenzione
sull’aspetto ibrido dell’opera e di porre alcune domande interessanti.
Il saggismo che percorre il testo non è tuttavia così nascosto come l’autore
sembra credere, è anzi piuttosto scoperto : l’aver fatto del suo protagonista un
1 Lettera a P. Citati, 2 settembre 1958.
2 Lettera a G. Fofi, 30 gennaio 1984, l , p. 1511. Calvino, segnala il curatore Baranelli, « teneva molto a
questa interpretazione autentica della Formica argentina », in effetti l’autore rettifica allo stesso modo sul
realismo del racconto in altre tre lettere ; si veda in particolare la lettera a Ornella Sobrero del 16 settembre
1960, l, p. 665. 3 Lettera a Boselli, cit., l , p. 800.
la nuvola di smog di italo calvino (1958) 177
campione di medietà e qualunquismo (« da opinioni politiche e partiti io mi sono
sempre tenuto lontano ») non impedisce a Calvino di dedicare numerose pagine
alla relazione tra costui e Omar Basaluzzi, l’operaio-sindacalista comunista, pa-
gine nelle quali il protagonista si lascia passivamente trascinare ad una riunione
sindacale e si trova a seguire da vicino le agitazioni operaie nella fabbrica Wafd,
proprio quella dell’ingegner Cordà.
Il tema del saggio che percorre il racconto è politico e filosofico, è in effetti la
tensione tra realtà e utopia, e, ancora, la possibilità di giustificare il grigiore della
realtà industriale in nome di un’utopia che si fa sempre più sfumata e lontana,
confinata ormai in uno spazio-tempo mitico e irraggiungibile. E se nel caso
dell’umile funzionario Basaluzzi si parla di mera giustificazione del « mondo
com’è », nel caso dell’ingegner Cordà la giustificazione prende i toni della celebra-
zione, dello sfoggio di potenza :
Perché era l’ingegner Cordà il padrone dello smog, era lui che lo soffiava ininterrottamente
sulla città, e l’epauci [l’Ente per la Purificazione dell’Atmosfera Urbana e dei Centri Indu-
striali, finanziatore della Purificazione] era una creatura dello smog, nata dal bisogno di dare
a chi lavorava per lo smog la speranza d’una vita che non fosse solo di smog, ma nello stesso
tempo per celebrarne la potenza.
(p. 933)
Per Cordà il grigiore, le polveri delle ciminiere, la bruttezza della città industria-
le, l’inquinamento radioattivo, la stessa « immediata » oppressione degli operai
(si veda l’agitazione alla Wafd) sono incidenti necessari nel movimento storico
che precede l’attualizzarsi della « città futura » : « Mah, in quale terribile tempo ci
è stato dato di vivere, caro dottore ! – scattò ad un certo punto, ed era tornato il
Cordà che conoscevo. – È il rischio che dobbiamo correre, caro lei, senza voltarci
indietro, perché la posta è grossa, caro lei, la posta è grossa ! » (p. 946).
Ma una simile giustificazione non è più possibile per il protagonista, per cui
il fine, l’eschaton, è venuto meno : « era un periodo che non m’importava niente
di niente, quando venni a stabilirmi in questa città », è l’incipit del racconto. Al
procedimento dialettico che sottende il testo manca la possibilità della sintesi : il
negativo, nota Domenico Scarpa, invece di risolversi in positivo viene « risucchiato
da un’altra negazione tanto grande da configurarsi come un destino collettivo e
inesorabile ». 1 È dunque anche la storia della perdita di una fede, questo racconto :
la fede nel procedimento dialettico, la fede nella possibilità di un’utopia realizzata.
Nei racconti di questi anni, che riflettono magistralmente la storia, sta la radice
di quell’utopia discontinua che Calvino formalizzerà chiaramente più tardi, nel
finale delle Città invisibili. 2 L’immagine utopica del sobborgo di Barca Bertulla, e
della sua cooperativa di lavandai chiude il racconto, secondo un procedimento an-
titetico caratteristico di molti finali calviniani : il protagonista sembra per la prima
volta osservare un mondo a colori. Al grigiore cittadino si contrappone il verde
dei prati e il bianco dei panni, all’alienazione del lavoro in fabbrica (ma anche del
lavoro intellettuale e burocratico dello stesso protagonista e del collega Avandero)
la gioia contagiosa delle lavandaie :

1 D. Scarpa, La nuvola di smog, in Idem, Italo Calvino, Milano, Bruno Mondadori, 1999, p. 186.
2 Cfr. C. Milanini, L’utopia discontinua. Saggio su Italo Calvino, Milano, Garzanti, 1990.
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Sulla riva di un canale, sopra una chiusa, c’era la sponda di un lavatoio e di là con le braccia
rimboccate, le vesti di tutti i colori, s’affacciarono alte sopra di me le facce rosse delle lavan-
daie e ridevano e ciarlavano [...]. In mezzo a loro gli uomini coi cappelli di paglia scaricavano
le ceste in mucchi separati, o ci davano dentro anche loro col quadrato sapone di Marsiglia,
o battevano con le palette di legno.
(p. 951)
Ma che significato ha l’immagine di Barca Bertulla ? Essa non ha certo la forza di
rovesciare dialetticamente il negativo che la visione del protagonista ci ha messo
finora davanti : « non era molto, ma a me che non cercavo altro che immagini da
tenere negli occhi, forse bastava », è l’explicit del racconto. Una conclusione dal
punto di vista strutturale identica a quella della Giornata di uno scrutatore : dopo
una lunga immersione nell’orrore della realtà (lo smog qui, il Cottolengo per lo
scrutatore) il baluginare discontinuo della città perfetta all’interno « dell’ultima
città dell’imperfezione ». La cruciale posizione di chiusura tenta di restituire a que-
ste immagini la carica di un’utopia possibile, realizzata, seppure episodicamente.
Allo stesso scopo la scrittura ‘saggistica’ dei due racconti si scioglie nei finali in un
pathos lirico trattenuto, imbrigliato da una sintassi elementare e paratattica :
Donne nane passavano in cortile spingendo una carriola di fascine. Il carico pesava. Venne
un’altra, grande come una gigantessa, e lo spinse, quasi di corsa, e rise, e tutte risero.
Un’altra, pure grande, venne spazzando, con una scopa di saggina [...]. Anche l’ultima città
dell’imperfezione ha la sua ora perfetta, pensò lo scrutatore, l’ora, l’attimo, in cui in ogni
città c’è la Città. 1
Un’immagine non è dunque sufficiente a giustificare il mondo com’è, può tut-
tavia recuperare quella tensione verso l’eschaton che per Calvino, fiducioso nella
razionalità della storia e alieno da ogni afflato regressivo, 2 deve essere costante-
mente tenuta in vita, ma che non può più essere integrata in alcun movimento
politico. Un brano manoscritto poi espunto dal finale precisa in senso latamente
politico il significato della città utopica :
In questi colori e in questo faticoso sforzo di braccia e piedi robusti e in queste voci e in que-
sti canti, a me pareva di vedere una battaglia, una battaglia come non credevo si potessero
vedere ancora, e che su questo fronte finalmente il nemico non c’era dubbio che venisse
vinto. 3
Se le donne e gli uomini di Barca Bertulla sono dunque una vittoria in atto, chi è
il nemico ? Cos’è lo smog che combattono ?

1 Questo il finale della Giornata di uno scrutatore, ora in I. Calvino, Romanzi e racconti, ii, a cura di M.
Barenghi, B. Falcetto, Milano, Mondadori, 1994, p. 78. Anche i finali del racconto L’avventura di un poeta e
delle Città invisibili sono caratterizzati dallo stesso incontro di pathos lirico e sintassi elementare, franta e
paratattica. Particolarmente interessante il finale dell’Avventura di un poeta, in cui la tipica funzione di rove-
sciamento del finale calviniano è opposta e speculare : il racconto è una carrellata d’immagini di bellezza
e splendore, ma si chiude su un elenco paratattico d’ immagini di fatica, di povertà e bruttezza (l’ultima
immagine è addirittura un’infinita « picchiettatura » di « escrementi di mosca ») ; cfr. L’avventura di un poeta,
in I. Calvino, Romanzi e racconti, cit., ii, pp. 1171-1172.
2 Anche la fiducia nella razionalità della storia verrà meno, con La giornata di uno scrutatore.
3 Riportato in B. Falcetto, Nuvola di smog, cit., p. 1353. Le riflessioni del protagonista, nota Falcetto,
lasciano « trasparire i segni di una delusione propriamente politica », consentendo inoltre di ipotizzare « che
le ‘cancellature’ di cui lo scrittore parlava nella Lettera a Boselli non fossero soltanto metaforiche ».
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La situazione politica che seguì ai fatti d’Ungheria è riflessa (e distanziata) da
Calvino in un’allegoria, ossia l’immagine della nuvola di smog che sostiene il rac-
conto : pervasiva, plumbea, destinata alla vittoria. E che pure va tenuta sempre
sotto gli occhi, come suggerisce il protagonista. Il famoso saggio « cancellato »
o « abraso » è stato in realtà sottoposto a un processo di allegorizzazione, il cui
codice è però interamente ricostruibile. I migliori indizi di questo processo sono
restituiti naturalmente dal testo, che fornisce la chiave di interpretazione col per-
sonaggio del comunista Omar Basaluzzi. Il rapporto tra smog-grigiore e futuro,
la lotta contro la « nuvola », sfugge qui all’allegorizzazione che percorre tutto il
racconto e si presenta ‘alla lettera’ : « pensavo che uno come Omar Basaluzzi non
cercava di sfuggire a tutto il grigio fumoso che c’era intorno, ma di trasformarlo
in un valore morale, in una norma interiore » (p. 937).
« - Voi potete accettare il mondo brutto com’è perché sapete di doverlo distrug-
gere, – dissi a Omar Basaluzzi ». Ma alle rassicurazioni del sindacalista sull’esisten-
za dell’altra faccia del mondo, qui incarnata dalla rivoluzione culturale cinese, 1 il
narratore-protagonista non crede : « non avrete niente che assomigli a loro, tranne
questo, – e indicai il tornio, – che già avete » (p. 943). Inoltre, cosa ancor più im-
portante, nemmeno lo stesso Omar sembra credere veramente alla possibilità di
realizzazione dell’utopia comunista, né sembrano credervi gli operai politicizzati
che partecipano all’agitazione della Wafd :
E poi studiavo le facce e le parole di questi per vedere se distinguevo chi alla base di tutto
aveva il pensiero « Verrà il giorno... » e quelli per cui, come per Omar, che venisse o non
venisse il giorno, non cambiava. E vidi che non si potevano distinguere, perché forse tutti
erano dei secondi, anche quei pochi che per impazienza o faciloneria di parola potevano
sembrare dei primi.
(p. 945)
Il ‘mondo com’è’ è perciò una costruzione alla quale anche il comunista Omar
contribuisce, e vi contribuisce peraltro seguendo una logica identica a quella
dell’industriale-visionario Cordà : « Eh, ci saranno problemi anche allora », precisa
Omar, « non bisogna credere che da un giorno all’altro... – disse –. Per un bel po’
sarà dura : la produzione... Ma si sarà fatto un bel passo... ». La posta in gioco in
questi dialoghi è la giustificazione del mondo com’è, la possibilità di vedere il
male, la nuvola di smog, come incidente necessario (il rischio che dobbiamo correre,
secondo Cordà) sulla strada della rivoluzione.

Il bersaglio al quale Calvino mira, in questo racconto come nell’apologo La


grande bonaccia delle Antille, è la direzione del pci italiano, di cui stigmatizza qui il
‘tradimento’ nei confronti degli operai in seguito ai fatti d’Ungheria, nella Bonac-
cia l’immobilismo, il rifiuto di mettersi alla guida del movimento di riforma dei
Partiti Comunisti mondiali. 2 Il cruciale assurdo logico emblematizzato da Omar

1 « Un popolo asiatico, con berrettini di pelliccia e calzari, andava beatamente a pesca per un fiume
[...]. In un’altra figura c’era una festa e tutti avevano delle teste di draghi, e nel mezzo, tra i draghi, veniva
avanti un trattore con sopra un ritratto [...] ».
- Vede ? È questa,− disse, − l’altra faccia del mondo » (p. 943).
2 In sostanza, i motivi per cui Calvino restituirà la sua tessera nel 1957, dopo l’viii Congresso del pci e
le dimissioni ‘forzate’ di Giolitti.
180 simona niccolai
e Cordà, disposti a giustificare e anche costruire attivamente il male di vivere
industriale, in nome dell’utopia futura, richiama un assurdo dello stesso tipo, ma
all’epoca ben più scottante e concreto. In nome dell’utopia di un governo prole-
tario futuro, il pci di fatto appoggiava una repressione violenta di un movimento
di rivolta che era veramente proletario. Come l’ingegner Cordà, « padrone dello
smog », Togliatti appoggiava agli occhi dell’autore una sorta di ‘guerra’ contro
il proletariato ma in nome del proletariato stesso, di fatto opprimendolo per
poterlo poi liberare, forse, in futuro. 1 Calvino ha quindi ‘criptato’ questo ordine
di considerazioni, allegorizzando la storia italiana degli anni cruciali 1956 e 1957
nell’immagine della polvere grigia onnipresente.
Si può certamente dire, a cinquant’anni di distanza, che l’allegoria era ben co-
struita, e perciò il testo ha effettivamente ‘funzionato’ e funziona anche a livello
denotativo, in quanto il tema dell’inquinamento industriale (e atomico), all’epoca
decisamente marginale in letteratura, non ha certo perso di attualità. E tuttavia
Calvino stesso si preoccupò di fornire il codice per decriptare la propria allegoria,
tre anni dopo l’uscita del racconto :
Anche il movimento operaio rivoluzionario che dovrebbe rappresentare la vera irreducibile
opposizione allo ‘smog’, al ‘male di vivere’ industriale, è rappresentato in questo racconto
quasi come connaturato ormai allo smog che respira. È un movimento operaio nel cuore
del regime neo-capitalistico più avanzato questo che Calvino ci rappresenta (particolar-
mente attraverso un personaggio, Omar Basaluzzi, di giovane operaio sindacalista [...]),
un movimento operaio che non ha flettuto per nulla la propria intransigenza morale e la
propria capacità di resistenza, anzi le ha trasformate in una legge interiore aliena ormai da
ogni speranza di realizzazione immediata, e nemmeno sicura che la propria vittoria pratica
comporti la fine dello « smog », dello squallore industriale. 2
La Nuvola di smog è non solo un « ibrido » di generi, ma anche un racconto profon-
damente calato nella realtà immediata, e rappresenta quindi un testo paradigma-
tico della ‘crisi degli intellettuali’ in seguito ai fatti d’Ungheria. Chi volesse trovare
le fonti di molti luoghi cruciali del testo dovrebbe in effetti cercare non nei saggi
dell’autore, ma nelle lettere politiche (a Michele Rago, a Paolo Spriano, a Mario
Socrate, a Lucio Lombardo Radice, a Franco Fortini), in una materia vitale assun-
ta, talvolta, con ben poca distanza o mediazione.
Il saggio cancellato può essere perciò ricostruito, ma allo stesso tempo – pro-
prio tramite le abrasioni delle componenti saggistiche e la dissimulazione del ri-
ferimenti concreti – Calvino ci presenta il consumarsi di un dramma storico e pri-
vato in una forma del tutto universalizzabile, conferendo all’allegoria della grande
nuvola di smog il dono di reggere ad attualizzazioni potenzialmente infinite.
1 « Insomma, sono sempre nella stessa situazione : desiderio di continuare a parlare ai comunisti, ai
lavoratori, (e per questo ho voluto dimettermi senza rotture e ci sono riuscito) e impossibilità di farlo
se non in sedi che sostengono una politica che so nemica ai lavoratori e ai comunisti medesimi come gli
organi di stampa ufficiali », scrive l’autore in una lettera a Michele Rago dell’agosto 1957 (l , p. 510). Gli
organi ufficiali sono ovviamente « L’Unità », « Il Contemporaneo » e « Rinascita ».
2 Lettera a M. Forti, giugno-luglio 1961. Calvino rettifica qui alcuni punti dell’interpretazione data da
Forti della Nuvola di smog in una prima versione del suo saggio Temi industriali della narrativa italiana (usci-
rà, accogliendo i suggerimenti calviniani, sul « Menabò di letteratura », 4, 1961), l, p. 688.
comp osto in car attere dan t e mon oty pe dal la
fabr izio serr a editore, p i s a · roma .
stampato e rilegato n e l la
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Marzo 2011
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isbn 978-88-6227-361-9
SOMMARIO

introduzione
Sergio Zatti, La novella: un genere senza teoria 11
Arrigo Stara, «Una imperfezione perfetta». Il racconto italiano nell’età della
Short Story 25

critica.
racconti italiani del novecento
Roberta Mori, Un apparente ritorno all’ordine. Quand’ero matto di Luigi
Pirandello (1902) 47
Annmaria Loria, Il personaggio e la trama. Una recita cinematografica di
Federigo Tozzi (1918) 57
Francesca Scollo, «Quella beata sera tentai di ricostruirmi intero». Vino
generoso di Italo Svevo (1927) 67
Francesco Ghelli, L’iniziazione interlocutoria. Inverno di malato di Alberto
Moravia (1930) 77
Federica Pich, La trama del caso. Maria Giuseppa di Tommaso Landolfi (1930) 89
Alberto Godioli, Novella, pointe, modernismo. San Giorgio in casa Broc-
chi di Carlo Emilio Gadda (1931) 97
Francesco Ferretti, Fiaba del male. Vita di Aldo Palazzeschi (1934) 107
Elena Fumi, Un archetipo della scrittura. Il gioco segreto di Elsa Morante
(1937 e 1941) 119
Annalisa Izzo, Tra Zenone e Leopardi. I sette messaggeri di Dino Buzzati
(1939) 127
Irene Bagni, L’epifania del male. La siccità di Romano Bilenchi (1941) 137
Beatrice Laghezza, Un racconto ermafrodita. Il signor Münster di Alberto
Savinio (1943) 145
Cristina Savettieri, Narrare contro il reale. Un paio di occhiali di Anna
Maria Ortese (1951) 155
Nicola Feo, Il giorno più lungo. Gli inizi del partigiano Raoul di Beppe Feno-
glio (1952) 163
Simona Niccolai, L’ultima città dell’imperfezione. La nuvola di smog di Italo
Calvino (1958) 173
Federica Ivaldi, Scrivere che non si può scrivere. Ennio Flaiano, Il gaio futuro
(1958) 181
Anna Baldini, Disertare la vita. Trattamento di quiescenza di Primo Levi
(1966) 191
Florian Mussgnug, Dopo il funerale: posterità e identità autoriale (Pseudoni-
mia)2 di Giorgio Manganelli (1979) 201
8 indice
Alessandro Viti, La scrittura giovanile. Autobahn di Pier Vittorio Tondelli
(1980) 211
Elena Porciani, Narrare come manutenzione degli eventi. Dagli aereoporti
di Gianni Celati (1985) 221
Giovanni Graifenberg, Il passato improcrastinabile di una metanarrazione.
Piccoli equivoci senza importanza di Antonio Tabucchi (1985) 229
Giuseppe Lo Castro, Tra racconto e costruzione di leggende. Bellas mariposas
di Sergio Atzeni (1996) 239

bilanci.
un genere senza qualità.
il racconto italiano nell’età della short story
Repertorio bibliografico ragionato, a cura di Irene Bagni, Cristina Savettieri,
Arrigo Stara, Alessandro Viti
1. Per una definizione della forma breve in età moderna 251
2. Introduzioni alla Short Story: una selezione dei titoli principali 254
3. Storia e teoria del racconto italiano nel Novecento 257
4. Antologie del racconto italiano del Novecento 269

appendice
Irene Bagni, Novella o racconto? Una ricognizione attraverso enciclopedie e di-
zionari 289

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