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XII
2 · 2010
estratto
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L’ULTIMA CITTà DELL’IMPERFEZIONE.
LA NUVOLA DI SMOG DI ITALO CALVINO ( 1958 )
Simona Niccolai
In 1957 Italo Calvino left the Italian Communist Party (PCI). Thus deprived of the usual political
sources of communication, in the following years he wrote a number of apologues, as well as other
texts where essay and narrative were hybridized, and in which cryptical messages were encapsulated.
Calvino’s story La nuvola di smog is one of these enigmatic messages, and we can reconstruct the
« deleted essay » (as the author says) hid in this novella.
In La nuvola di smog, Calvino included a number of considerations on the apathy of the PCI, and
some criticism of Togliatti’s leadership which had also informed a previous text, La grande bonac-
cia delle Antille. In addition to this, through some seemingly fantastic traits, he also allegorized the
situation of the Italian intellectuals after the Soviet invasion of Hungary. The PCI accepted the events
of the immediate smothering of the Hungarian people’s uprising and the ensuing bloodshed as a neces-
sary evil, and justified such events in the name of a vague future utopia. In La nuvola di smog, the
necessary evil becomes the paradox of Epauci, an institution subsidized by a character called Cordà in
order to get rid of the very pollution he creates in the factories where he exploits workers in the name of
future freedom. On a further level of abstraction, this story reflects Calvino’s disillusion with dialectics
and with the escathon (or the end) which justifies the means and leads to accept the world as it is.
This is indeed the « necessary evil », to be understood as an ‘incident’ along the path leading to utopia.
In one of his letters Calvino writes that the « working class movement » depicted in La nuvola di smog
transformed the party’s « moral intransigence » into an « ingrained law » which was « alien, at this stage,
from any hopes of prompt realization ». Therefore in this story the logical contradiction brought about
by the confrontation with the outside world creates what appears to be a paradox but it is not.
In Calvino’s intellectual itinerary, this disillusion took place not long before his trust in the ration-
ality of history fell apart in La giornata di uno scrutatore.
1 Lettera a Mario Socrate, in I. Calvino, Lettere. 1940-1985, a cura di L. Baranelli, Milano, Mondadori,
2000, p. 562. Il volume sarà da qui indicato con l, seguito da numero di pagina.
2 L’uscita di Mario Socrate ed altri intellettuali dal pci rispose all’espulsione dal partito di Tommaso
Chiaretti : uno dei motivi dell’allontanamento forzato di quest’ultimo, noto redattore dell’« Unità », fu
l’aver pubblicato su « Città aperta » l’apologo di Calvino La grande Bonaccia delle Antille, in cui si critica
l’immobilismo della sinistra e di Togliatti in particolare.
1 D. Scarpa, La nuvola di smog, in Idem, Italo Calvino, Milano, Bruno Mondadori, 1999, p. 186.
2 Cfr. C. Milanini, L’utopia discontinua. Saggio su Italo Calvino, Milano, Garzanti, 1990.
178 simona niccolai
Sulla riva di un canale, sopra una chiusa, c’era la sponda di un lavatoio e di là con le braccia
rimboccate, le vesti di tutti i colori, s’affacciarono alte sopra di me le facce rosse delle lavan-
daie e ridevano e ciarlavano [...]. In mezzo a loro gli uomini coi cappelli di paglia scaricavano
le ceste in mucchi separati, o ci davano dentro anche loro col quadrato sapone di Marsiglia,
o battevano con le palette di legno.
(p. 951)
Ma che significato ha l’immagine di Barca Bertulla ? Essa non ha certo la forza di
rovesciare dialetticamente il negativo che la visione del protagonista ci ha messo
finora davanti : « non era molto, ma a me che non cercavo altro che immagini da
tenere negli occhi, forse bastava », è l’explicit del racconto. Una conclusione dal
punto di vista strutturale identica a quella della Giornata di uno scrutatore : dopo
una lunga immersione nell’orrore della realtà (lo smog qui, il Cottolengo per lo
scrutatore) il baluginare discontinuo della città perfetta all’interno « dell’ultima
città dell’imperfezione ». La cruciale posizione di chiusura tenta di restituire a que-
ste immagini la carica di un’utopia possibile, realizzata, seppure episodicamente.
Allo stesso scopo la scrittura ‘saggistica’ dei due racconti si scioglie nei finali in un
pathos lirico trattenuto, imbrigliato da una sintassi elementare e paratattica :
Donne nane passavano in cortile spingendo una carriola di fascine. Il carico pesava. Venne
un’altra, grande come una gigantessa, e lo spinse, quasi di corsa, e rise, e tutte risero.
Un’altra, pure grande, venne spazzando, con una scopa di saggina [...]. Anche l’ultima città
dell’imperfezione ha la sua ora perfetta, pensò lo scrutatore, l’ora, l’attimo, in cui in ogni
città c’è la Città. 1
Un’immagine non è dunque sufficiente a giustificare il mondo com’è, può tut-
tavia recuperare quella tensione verso l’eschaton che per Calvino, fiducioso nella
razionalità della storia e alieno da ogni afflato regressivo, 2 deve essere costante-
mente tenuta in vita, ma che non può più essere integrata in alcun movimento
politico. Un brano manoscritto poi espunto dal finale precisa in senso latamente
politico il significato della città utopica :
In questi colori e in questo faticoso sforzo di braccia e piedi robusti e in queste voci e in que-
sti canti, a me pareva di vedere una battaglia, una battaglia come non credevo si potessero
vedere ancora, e che su questo fronte finalmente il nemico non c’era dubbio che venisse
vinto. 3
Se le donne e gli uomini di Barca Bertulla sono dunque una vittoria in atto, chi è
il nemico ? Cos’è lo smog che combattono ?
1 Questo il finale della Giornata di uno scrutatore, ora in I. Calvino, Romanzi e racconti, ii, a cura di M.
Barenghi, B. Falcetto, Milano, Mondadori, 1994, p. 78. Anche i finali del racconto L’avventura di un poeta e
delle Città invisibili sono caratterizzati dallo stesso incontro di pathos lirico e sintassi elementare, franta e
paratattica. Particolarmente interessante il finale dell’Avventura di un poeta, in cui la tipica funzione di rove-
sciamento del finale calviniano è opposta e speculare : il racconto è una carrellata d’immagini di bellezza
e splendore, ma si chiude su un elenco paratattico d’ immagini di fatica, di povertà e bruttezza (l’ultima
immagine è addirittura un’infinita « picchiettatura » di « escrementi di mosca ») ; cfr. L’avventura di un poeta,
in I. Calvino, Romanzi e racconti, cit., ii, pp. 1171-1172.
2 Anche la fiducia nella razionalità della storia verrà meno, con La giornata di uno scrutatore.
3 Riportato in B. Falcetto, Nuvola di smog, cit., p. 1353. Le riflessioni del protagonista, nota Falcetto,
lasciano « trasparire i segni di una delusione propriamente politica », consentendo inoltre di ipotizzare « che
le ‘cancellature’ di cui lo scrittore parlava nella Lettera a Boselli non fossero soltanto metaforiche ».
la nuvola di smog di italo calvino (1958) 179
La situazione politica che seguì ai fatti d’Ungheria è riflessa (e distanziata) da
Calvino in un’allegoria, ossia l’immagine della nuvola di smog che sostiene il rac-
conto : pervasiva, plumbea, destinata alla vittoria. E che pure va tenuta sempre
sotto gli occhi, come suggerisce il protagonista. Il famoso saggio « cancellato »
o « abraso » è stato in realtà sottoposto a un processo di allegorizzazione, il cui
codice è però interamente ricostruibile. I migliori indizi di questo processo sono
restituiti naturalmente dal testo, che fornisce la chiave di interpretazione col per-
sonaggio del comunista Omar Basaluzzi. Il rapporto tra smog-grigiore e futuro,
la lotta contro la « nuvola », sfugge qui all’allegorizzazione che percorre tutto il
racconto e si presenta ‘alla lettera’ : « pensavo che uno come Omar Basaluzzi non
cercava di sfuggire a tutto il grigio fumoso che c’era intorno, ma di trasformarlo
in un valore morale, in una norma interiore » (p. 937).
« - Voi potete accettare il mondo brutto com’è perché sapete di doverlo distrug-
gere, – dissi a Omar Basaluzzi ». Ma alle rassicurazioni del sindacalista sull’esisten-
za dell’altra faccia del mondo, qui incarnata dalla rivoluzione culturale cinese, 1 il
narratore-protagonista non crede : « non avrete niente che assomigli a loro, tranne
questo, – e indicai il tornio, – che già avete » (p. 943). Inoltre, cosa ancor più im-
portante, nemmeno lo stesso Omar sembra credere veramente alla possibilità di
realizzazione dell’utopia comunista, né sembrano credervi gli operai politicizzati
che partecipano all’agitazione della Wafd :
E poi studiavo le facce e le parole di questi per vedere se distinguevo chi alla base di tutto
aveva il pensiero « Verrà il giorno... » e quelli per cui, come per Omar, che venisse o non
venisse il giorno, non cambiava. E vidi che non si potevano distinguere, perché forse tutti
erano dei secondi, anche quei pochi che per impazienza o faciloneria di parola potevano
sembrare dei primi.
(p. 945)
Il ‘mondo com’è’ è perciò una costruzione alla quale anche il comunista Omar
contribuisce, e vi contribuisce peraltro seguendo una logica identica a quella
dell’industriale-visionario Cordà : « Eh, ci saranno problemi anche allora », precisa
Omar, « non bisogna credere che da un giorno all’altro... – disse –. Per un bel po’
sarà dura : la produzione... Ma si sarà fatto un bel passo... ». La posta in gioco in
questi dialoghi è la giustificazione del mondo com’è, la possibilità di vedere il
male, la nuvola di smog, come incidente necessario (il rischio che dobbiamo correre,
secondo Cordà) sulla strada della rivoluzione.
1 « Un popolo asiatico, con berrettini di pelliccia e calzari, andava beatamente a pesca per un fiume
[...]. In un’altra figura c’era una festa e tutti avevano delle teste di draghi, e nel mezzo, tra i draghi, veniva
avanti un trattore con sopra un ritratto [...] ».
- Vede ? È questa,− disse, − l’altra faccia del mondo » (p. 943).
2 In sostanza, i motivi per cui Calvino restituirà la sua tessera nel 1957, dopo l’viii Congresso del pci e
le dimissioni ‘forzate’ di Giolitti.
180 simona niccolai
e Cordà, disposti a giustificare e anche costruire attivamente il male di vivere
industriale, in nome dell’utopia futura, richiama un assurdo dello stesso tipo, ma
all’epoca ben più scottante e concreto. In nome dell’utopia di un governo prole-
tario futuro, il pci di fatto appoggiava una repressione violenta di un movimento
di rivolta che era veramente proletario. Come l’ingegner Cordà, « padrone dello
smog », Togliatti appoggiava agli occhi dell’autore una sorta di ‘guerra’ contro
il proletariato ma in nome del proletariato stesso, di fatto opprimendolo per
poterlo poi liberare, forse, in futuro. 1 Calvino ha quindi ‘criptato’ questo ordine
di considerazioni, allegorizzando la storia italiana degli anni cruciali 1956 e 1957
nell’immagine della polvere grigia onnipresente.
Si può certamente dire, a cinquant’anni di distanza, che l’allegoria era ben co-
struita, e perciò il testo ha effettivamente ‘funzionato’ e funziona anche a livello
denotativo, in quanto il tema dell’inquinamento industriale (e atomico), all’epoca
decisamente marginale in letteratura, non ha certo perso di attualità. E tuttavia
Calvino stesso si preoccupò di fornire il codice per decriptare la propria allegoria,
tre anni dopo l’uscita del racconto :
Anche il movimento operaio rivoluzionario che dovrebbe rappresentare la vera irreducibile
opposizione allo ‘smog’, al ‘male di vivere’ industriale, è rappresentato in questo racconto
quasi come connaturato ormai allo smog che respira. È un movimento operaio nel cuore
del regime neo-capitalistico più avanzato questo che Calvino ci rappresenta (particolar-
mente attraverso un personaggio, Omar Basaluzzi, di giovane operaio sindacalista [...]),
un movimento operaio che non ha flettuto per nulla la propria intransigenza morale e la
propria capacità di resistenza, anzi le ha trasformate in una legge interiore aliena ormai da
ogni speranza di realizzazione immediata, e nemmeno sicura che la propria vittoria pratica
comporti la fine dello « smog », dello squallore industriale. 2
La Nuvola di smog è non solo un « ibrido » di generi, ma anche un racconto profon-
damente calato nella realtà immediata, e rappresenta quindi un testo paradigma-
tico della ‘crisi degli intellettuali’ in seguito ai fatti d’Ungheria. Chi volesse trovare
le fonti di molti luoghi cruciali del testo dovrebbe in effetti cercare non nei saggi
dell’autore, ma nelle lettere politiche (a Michele Rago, a Paolo Spriano, a Mario
Socrate, a Lucio Lombardo Radice, a Franco Fortini), in una materia vitale assun-
ta, talvolta, con ben poca distanza o mediazione.
Il saggio cancellato può essere perciò ricostruito, ma allo stesso tempo – pro-
prio tramite le abrasioni delle componenti saggistiche e la dissimulazione del ri-
ferimenti concreti – Calvino ci presenta il consumarsi di un dramma storico e pri-
vato in una forma del tutto universalizzabile, conferendo all’allegoria della grande
nuvola di smog il dono di reggere ad attualizzazioni potenzialmente infinite.
1 « Insomma, sono sempre nella stessa situazione : desiderio di continuare a parlare ai comunisti, ai
lavoratori, (e per questo ho voluto dimettermi senza rotture e ci sono riuscito) e impossibilità di farlo
se non in sedi che sostengono una politica che so nemica ai lavoratori e ai comunisti medesimi come gli
organi di stampa ufficiali », scrive l’autore in una lettera a Michele Rago dell’agosto 1957 (l , p. 510). Gli
organi ufficiali sono ovviamente « L’Unità », « Il Contemporaneo » e « Rinascita ».
2 Lettera a M. Forti, giugno-luglio 1961. Calvino rettifica qui alcuni punti dell’interpretazione data da
Forti della Nuvola di smog in una prima versione del suo saggio Temi industriali della narrativa italiana (usci-
rà, accogliendo i suggerimenti calviniani, sul « Menabò di letteratura », 4, 1961), l, p. 688.
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Marzo 2011
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SOMMARIO
introduzione
Sergio Zatti, La novella: un genere senza teoria 11
Arrigo Stara, «Una imperfezione perfetta». Il racconto italiano nell’età della
Short Story 25
critica.
racconti italiani del novecento
Roberta Mori, Un apparente ritorno all’ordine. Quand’ero matto di Luigi
Pirandello (1902) 47
Annmaria Loria, Il personaggio e la trama. Una recita cinematografica di
Federigo Tozzi (1918) 57
Francesca Scollo, «Quella beata sera tentai di ricostruirmi intero». Vino
generoso di Italo Svevo (1927) 67
Francesco Ghelli, L’iniziazione interlocutoria. Inverno di malato di Alberto
Moravia (1930) 77
Federica Pich, La trama del caso. Maria Giuseppa di Tommaso Landolfi (1930) 89
Alberto Godioli, Novella, pointe, modernismo. San Giorgio in casa Broc-
chi di Carlo Emilio Gadda (1931) 97
Francesco Ferretti, Fiaba del male. Vita di Aldo Palazzeschi (1934) 107
Elena Fumi, Un archetipo della scrittura. Il gioco segreto di Elsa Morante
(1937 e 1941) 119
Annalisa Izzo, Tra Zenone e Leopardi. I sette messaggeri di Dino Buzzati
(1939) 127
Irene Bagni, L’epifania del male. La siccità di Romano Bilenchi (1941) 137
Beatrice Laghezza, Un racconto ermafrodita. Il signor Münster di Alberto
Savinio (1943) 145
Cristina Savettieri, Narrare contro il reale. Un paio di occhiali di Anna
Maria Ortese (1951) 155
Nicola Feo, Il giorno più lungo. Gli inizi del partigiano Raoul di Beppe Feno-
glio (1952) 163
Simona Niccolai, L’ultima città dell’imperfezione. La nuvola di smog di Italo
Calvino (1958) 173
Federica Ivaldi, Scrivere che non si può scrivere. Ennio Flaiano, Il gaio futuro
(1958) 181
Anna Baldini, Disertare la vita. Trattamento di quiescenza di Primo Levi
(1966) 191
Florian Mussgnug, Dopo il funerale: posterità e identità autoriale (Pseudoni-
mia)2 di Giorgio Manganelli (1979) 201
8 indice
Alessandro Viti, La scrittura giovanile. Autobahn di Pier Vittorio Tondelli
(1980) 211
Elena Porciani, Narrare come manutenzione degli eventi. Dagli aereoporti
di Gianni Celati (1985) 221
Giovanni Graifenberg, Il passato improcrastinabile di una metanarrazione.
Piccoli equivoci senza importanza di Antonio Tabucchi (1985) 229
Giuseppe Lo Castro, Tra racconto e costruzione di leggende. Bellas mariposas
di Sergio Atzeni (1996) 239
bilanci.
un genere senza qualità.
il racconto italiano nell’età della short story
Repertorio bibliografico ragionato, a cura di Irene Bagni, Cristina Savettieri,
Arrigo Stara, Alessandro Viti
1. Per una definizione della forma breve in età moderna 251
2. Introduzioni alla Short Story: una selezione dei titoli principali 254
3. Storia e teoria del racconto italiano nel Novecento 257
4. Antologie del racconto italiano del Novecento 269
appendice
Irene Bagni, Novella o racconto? Una ricognizione attraverso enciclopedie e di-
zionari 289