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ASCLEPIO : Guarda dinanzi a te Artemidoro, quelle figure che sembrano venirci incontro sono i due protagonisti

di questo sogno. Alla tua destra puoi vedere l'insigne Marco Aurelio, imperatore , filosofo e scrittore romano;
alla tua sinistra , invece, Aristide.

ARTEMIDORO : Tale visione mi è di difficile comprensione, non riesco a capire cosa c'entri tutto questo con
Aristide, o Asclepio, tu che conosci bene i tuoi discepoli, aiutami a decifrare tutto ciò.

ASCLEPIO : Il sogno è ambientato nel cuore del potere, dentro il palazzo dove Aristide coabita con l'imperatore
Marco Aurelio e si occupa, insieme a lui, dei lavori pubblici. Nei suoi sogni Aristide è sempre il primattore e
mette l'imperatore in condizione di congratularsi per i suoi successi straordinari. Nei suoi sogni esiste solo lui e
il suo Ego, viene continuamente lodato e onorato con parole che nessuno mai gli avrebbe rivolto.

ARTEMIDORO : Per Zeus, che razza di sogno è mai questo?! Paragonarsi addirittura ad un imperatore, che la
sua follia non possa toccare vette più alte di questa e che gli dei abbiano compassione di lui.

ASCLEPIO : Purtroppo caro Artemidoro, il suo delirio di grandezza tocca il culmine in un altro sogno, ancor più
complesso di questo, durante il quale un araldo lo incorona davanti a tutto il popolo proclamandolo ''oratore
incomparabile''; poco dopo la scena muta e ad Aristide pare di vedere il proprio monumento funebre accanto a
quello di Alessandro Magno, in sogno l'oratore pensa sia del tutto ovvio, in quanto entrambi hanno raggiunto le
vette supreme della gloria, uno nella guerra e l'altro nell'oratoria.

ARTEMIDORO : Questa vicenda è disarmante e allo stesso tempo ingenuamente spietata. Come può la sua
mente partorire tali idee. Folle, Scellerato ed Egocentrico. Non tollero più udire tali racconti, preferisco recarmi
altrove, dove il mio tempo è ben speso e la mia presenza ben gradita.

ASCLEPIO: Allora resterò io a sorvegliare i suoi sogni, tu và dove meglio credi, spero che un giorno potremmo
rivederci e dialogare più a lungo.

Così Artemidoro e Asclepio escono dalla scena.

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