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I glbboni viveno sugl alber,
spostandosi per mezzo delle
brace
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11. | primati e il genere Homo
aE See aa eae rab SS aa
Llinsieme degli esseri viventi che popolano attual-
mente la Terra él risultato di una lunga evoluzione
iniziata quasi 4 miliardi di anni fa con la comparsa
delle prime forme di vita. Rispetto a questo perio-
do, la storia del genere umano (ossia, degli indivi-
dui appartenenti al genere Homo) occupa solo una
parte estremamente piccola, vale a dire gli ultimi
2-3 milioni di anni
Noi esseri umani siamo mammiferi placentati
appartenenti all’ordine dei primati come i tarsi,
emuri, le scimmie (Figura 14) ele scimmie antropo-
morfe, La maggior parte dei primati possiede uno
scheletro adatto a vivere sugli alberi, che consente
loro di assumere una postura piuttosto eretta. Tale
postura prevede un particolare allineamento del
capo rispetto al resto del corpo (diverso da quello
degli animali che camminano su quattro zampe) &
implica che gli occhi siano collocati frontalmente
€ vicini tra loro (diversamente per esempio dagli
‘an parte delle vita sugti al
\tarsio& un piccolo primate
asiatico, con grandi occhi do
nimale notturo,
Capitola 10 L’evoluzione dei viventi
AY
\babbuini viveno in branco
spostandos! sia al suolo sia
suglialber
exbivori, che hanno gli occhi posti lateralmente); i
primati sono pertanto in grado di guardare diritto
avanti a sé e hanno una buona percezione della
profondit’, requisiti fondamentali per quegli ani-
mali che si muovono saltando da un ramo all’altro.
A differenza degli altri mammiferi, inoltre, i
primati possiedono unghie al posto degli artigl,
polpastrelli sensibili, police ¢ alluce opponibili: la
loro retina consente la visione a colori e il cervello
& molto grande rispetto alle dimensioni corporee.
La dieta dei primati, scarsamente specializzata, ha
permesso loro di siruttare un’ampia varietd di fon-
ti nutritive e questi diversi tipi di alimentazione
hanno favorito 'evoluzione di un gran numero di
specie. Nella maggior parte dei casi i primati sono
animalt sociali, danno alla luce un piccolo alla volta
¢ investono molto tempo nelle cure parentali
I primati pid strettamente imparentati con gli
esseri umani sono le scimmie antropomorfe, ossia il
emuri sone anima notiurnt
‘evivono in Madagascar nellegibbone, lorango, il gorilla, lo scimpanzé el bono-
bo (figura 17). Tale parentela, stabilita anche con-
frontando il DNA umano e quello dello seimpanzé,
che differiscono per meno dell'1% del totale, per-
mete di ipotizzare che queste specie abbiano con-
diviso con noi un antenato comune in un periodo
compreso tra 5 e 7 milioni di anni fa
Per usare un criterio di classificazione pitt sem
plice, moltiscienziati chiamano ominoidei l'insie-
me delle scimmie antropomorfe e dei membri del-
Ja famiglia umana. Questi ultimi in particolare, sia
che appartengano alle specie di australopitect
a quelle del genere Homo, sono detti invece om
di, Attualmente I'unico rappresentante di ominide
é1'uomo moderno, appartenente alla specie Homo
sapiens, Grazie ai reperti fossili, perd, sappiamo
che in passato sono esistite molte altre specie di
‘ominidi e che in alcuni periodi esse hanno anche
convissuto,
La ricostruzione della storia delPuomo si basa
sull”analisi delle testimonianze fossils la scienza
che studia la comparsa della specie umana e la sua
evoluzione @ la paleoantropolagia. | fossili dimo:
strano che la storia dell’vomo ebbe inizio in Afri-
ca, dove sono stati ritrovati i reperti pitt antichi; da
‘questo continente gli esseri umani si sarebbero poi
dliffusi in tutto il mondo a partire da circa 1,8 mi
lioni di anni fa. La linea evolutiva umana, che mo-
stra chiare differenze con quella delle scimmie an-
tropomorfe, comprende non solo il genere Homo,
(GEEZ Gli scimpanzé (A), gli oranghi
Gli scimpanzé sono scimmieantropomorfe
che vivono in branchi Lelavo capacita d
‘omunicare, apprendere eusare utensil sono
molto svluppate
AY
Ci ranghivivona nelle forest det
Borneo edi Sumatra epresentano un
dimorfismo sessuale; con i maschi molto
pid grandi e vers delle fernmine
ma anche gli australopitechi, i nostri antenati pitt
antichi, con molti caratteri ancora simi alle scim-
mie ma altri decisamente umani (Figura 18).
Quali sono gli elementi distintivi che permet-
‘ono di aitribuire un reperto fossile alla linea evo.
lutiva umana piuttosto che a quella delle scimmie §
antropomorfe? Una delle differenze pit sostanziali
é la capacita della specie umana di muoversi utiliz-
zando solo gli arti posteriori (bipedismio); Vacqui
sizione di tale capaciti ha comportato numerosi
vantaggi, primo fra tutti la possibilitt di utilizzare
le mani per afferrare e per fabbricare oggetti
[AUTEN cranio di austratopitece.
Australopithecus
‘ofarensis® un ominide
‘che compare in
Aftia cca 39 milion
diannitfa
chi
}¢|gorilta (¢} sono scimmie antropomorfe,
Lezione 3 L'evoluzione della specie umana
‘Autiotivro
apporto c's
tra nol eli australopitechi?
| gorilla sone animali puttosto pacific st
‘utrono di fogle efruti, graieale loro
dimension fino a 200 kg ne rach), i
pratica non hanno nemici natural,12. L’evoluzione umana non é stata
un processo lineare
“un cespugiio con molte ramificazioni,
Nel febbraio del 2001 un gruppo di studiosi fran-
co-kenioti ha trovato in Kenya numerosi reper-
ti ossei appartenenti a uno scheletro risalente a
6 milioni di anni fa e denominato Orrorin tugenen
sis, I nome deriva dalla parola kenyota orrorin, che
-a «uomo originale», e dalla regione Tugen
Gli scopritori dei reperti sono certi che Or-
rorin tugenensis sia lominide alla base di tutta la
linea evolutiva umana.
Tuttavia, oggigiorno sembra certo che l'evolu-
rione umana non abbia seguito un percorso lin
are che ha avuto inizio con il primo ominide ed
terminato con Homo sapiens; sembra piuttosto che
negli ultimi 6 milioni di anni siano comparse, ab-
biano convissuto e si siano estinte pitt di 12 specie
i ominidi, e che per qualche ragione ancora non
chiarita alla fine sia rimasta solo H. sapiens. La no-
stra evoluzione, pertanto, ha avuto un andamento
«a cespuglio» con molte ramificazioni, la maggior
parte delle quali é terminata con un’estinzione.
1 fossili di ominidi del genere Honto, con un cra-
nio decisamente pitt grande di quello degli austra~
lopitechi, fanno la loro comparsa in Africa attorno
2,5 milioni di anni fa (figura 19A); questi ominidi
vennero denominati Homo habilis («uomo dotato
di manualiti») poiché nelle vicinanze delle loro
si SaaS sin ernie ines)
ssa sono stati rinvenuti strumenti di pietra.
Un'altra specie di ominide, Homo ergaster, visse
tra 2 milioni ¢ 1 milione di anni fa in molte zone
del continente africano, coabitando talora con H.
habilis, Rispetto a Homo habilis, H. ergaster era piit
alto, aveva un cervello pitt grande e sicuramente
uno stile di vita pitt progredito. I reperti fossili ri-
trovati accanto a H. ergaster (che in greco significa
slavoratore») indicano che questo ominide dispo-
neva di un utensile in pietra lavorato su due lati
chiamato amtigdala (figura 198) che serviva per
cacciare, scuoiare e per preparare gli alimenti per
la cottura, Queste nuove abitudini avrebbero au-
mentato la varieta della dieta e reso pit semplice la
sopravvivenza
H. ergaster # la prima specie di ominide i cui fos-
sili sono stati trovati al di fuori del continente afri-
cano. Secondo alcuni paleoantropologi, H. ergaster
intraprese la migrazione verso 'Europa ¢ l'Asia
spinto dal cambiamento nella dieta, divenuta sem-
pre pita base di carne, ealla conseguente ricerca di
nuovi territori di caccia. Da questo ominide, estin-
tosi circa I milione di anni fa, siritiene che discen-
dano due linee evolutive: quella di H. erectus (figu-
ra 19C), che si diffuse soprattutto in Asia, ¢ quella
i H, heidelbergensis in Europa.
IEEENA Un teschio (A) e uno strumento(B] ci Homo abilis; un teschio di Homo erectus (C)
clo gi Horo erectus aveva dimension
‘Questa cranio fossle mostra che H.habil aveva una capacit canica d u