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Giancarlo Nicoletti

Torre Elettra
Personaggi:

Velia, 52 anni
Alma, figlia di Velia, 30 anni
Flavio, figlio di Velia, 27 anni
Valerio, 30 anni
Olimpia, 35 anni
Sergio, 45 anni

Liberamente ispirato all’Orestea di Eschilo e all’Elettra di Sofocle ed Euripide


Contaminazioni da Von Hoffmanstal, Sartre, O’Neill, Yourcenar, Pasolini, Icke

Testo finalista “Premio Hystrio – Scritture di Scena 2017”

Testo tutelato in Italia e all’estero dalla SIAE. Tutti i diritti riservati.


Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

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I - Ritorni

Roma. Un qualsiasi futuro.

OLIMPIA Brucia ancora.

VALERIO Prevedibile.

OLIMPIA Anvedi quant’è arto. Ariva ar cielo, ariva.I

VALERIO Lo spegneranno.

OLIMPIA Chi?

VALERIO Come chi? I vigili del fuoco, i pompieri.

OLIMPIA Quali?

VALERIO Quali cosa?

OLIMPIA Quali pompieri, quali vigili del fuoco, quali angeli salvatori armati de annaffiatoi?

VALERIO Basta chiamare, arriveranno.

OLIMPIA Se, aspetta e spera. Qui nun arriva nessuno, fidate, nun ce se filano pe gnente. Abbandonati.

VALERIO Non vi siete organizzati con delle squadre per emergenze come questa?

OLIMPIA Aridaje. Ma che te credi, che stamo in Germania? Svejate, qui è na Cambogia. (Guardando
ancora fuori.) Anvedi come arde, mortacci loro.

VALERIO Cos'è che brucia?

OLIMPIA E' la vecchia sede der Municipio de Quartiere.

VALERIO Sono stati loro?

OLIMPIA Penso de sì.

VALERIO Quelli del "Fronte della gente comune"?

OLIMPIA Mandano segnali allo Stato centrale, a modo loro. Ma tanto, quelli nun vedono e nun
sentono, o fanno finta de nun vedè e nun sentì. E noi qui se tenemo l’incendi, e risse, i casini, e
"abbozza e mosca".

VALERIO Si spegnerà da solo.

OLIMPIA Ce terremo la puzza pe’ qualche giorno, pazienza. (Un tempo.) Che, me daresti na mano co’
sti televisori?

IE’ un romanesco secco, duro, ancestrale, dalla sonorità cupa e monocolore, quello di tutti i personaggi. Nessuna
cadenza contemporanea, nessuno slang, ma allo stesso tempo nessuna eco rugantinesca o trilussiana.

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VALERIO Che dobbiamo fare?

OLIMPIA Controllare che ognuno è integro, che na scatola ce sta libretto d'istruzioni, cavo de
connessione, alimentatore, imballaggi e garanzia.

VALERIO A che serve la garanzia, su un televisore rubato?

OLIMPIA Er cliente ce tiene.

VALERIO Senza scontrino non può usarla.

OLIMPIA Comunque la vole.

VALERIO E' ridicolo. Voglio dire, uno non può pensare di utilizzare la garanzia, se compra un
televisore rubato al mercato di contrabbando.

OLIMPIA La garanzia ce deve da esse.

VALERIO Ma non ha valore giuridico!

OLIMPIA Aò, quanto chiacchieri. E' arrivato l'avvocato Cipolletta, è arrivato. Me voi ajutà? Statte zitto
e damme da mano, punto. (Si mettono entrambi a lavoro.) Lo so che non serve a niente, nun sò scema. Ma
questi sono tempi in cui tutti badano ar capello, e io faccio le cose fatte bene sur lavoro. A guerra è
durata tanto, la gente vole sicurezze, adesso. A garanzia sur televisore è na sicurezza, è la certezza del
pezzo di carta, e c'ha sempre er suo perché.

VALERIO Tu cosa ne pensi?

OLIMPIA De che?

VALERIO La rivolta, la guerra civile, l'armistizio, gli accordi.

OLIMPIA Penso che guardo al mio, come facevo prima.

VALERIO Sì, ma voi l'avete vissuto dall'interno, e in prima linea, quasi in trincea. Torre Elettra è stata
il cuore della rivolta, le periferie si sono armate partendo da voi.

OLIMPIA 'O so benissimo quello ch'è successo. O sanno tutti.

VALERIO Sì, vero. Noi all'estero abbiamo seguito tutto a distanza. Ma tu eri qua, ci stavi dentro fino al
collo, devi esserti fatta un'idea.

OLIMPIA Ecco, questo è senza alimentatore. (Si alza, infila una stanza, la sentiamo armeggiare alla ricerca di
qualcosa.)

VALERIO Non si vive una guerra senza pensare, è umanamente inconcepibile.

OLIMPIA Se po' vive na vita intera senza pensare a quello che te succede attorno. Mica c'ha scritto er
dottore che se dovemo fa’ n'idea su tutto. (Rientra.)

VALERIO Non tu.

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OLIMPIA Perché non io?

VALERIO Sei vispa, osservi, ascolti. Si vede.

OLIMPIA Stai qua da na settimana e già sentenzi?

VALERIO Anche io osservo, anche io ascolto.

OLIMPIA Se vede. (Un tempo.) Er libretto d'istruzioni ce sta lì?

VALERIO Sì, c'è.

OLIMPIA Spostala con le altre allora. (Valerio esegue.) Che vorresti sentì da me? Che notizie cerchi?

VALERIO Olimpia, sono un giornalista. Deformazione professionale, chiamala così. Tutto il mondo
ha guardato a quello che è successo a Roma, fosse per me avrei preso un aereo e sarei corso qui, a
intervistare, capire, raccontare. Hanno chiuso le frontiere, hanno chiuso lo spazio aereo, non si poteva.
Torno dopo l'armistizio, mi trovo qui con una che ha vissuto tutto, che è passata dalla Repubblica a
questa specie di gestione autonoma della cosa comune in mano a quelli del Fronte. Sono curioso di
sentire le impressioni, quelle vere, non i lanci di agenzia o gli articoli dei politologi.

OLIMPIA Va bene, voi sape’ che ne penso? (Un tempo.) Ammazza ammazza, so tutti 'na razza, qui è
cambiato tutto ma nun è cambiato nulla; alla fine, però, se sta mejo adesso. Nun ce stanno più padroni,
almeno semo liberi.

VALERIO Anche prima eravate liberi.

OLIMPIA Se, lallero. Liberi de pijalla in saccoccia. Passavi na vita a paga e tasse pe mantenè i porci
comodi loro e te stavi a fà la fame. Questi se magnavano tutto, e qui non funzionava più gnente:
ospedali, scuole, autobus, monnezza, gnente. C'hanno perculato cinquant'anni dicendo che e’ cose
sarebbero cambiate, e invece arrivava un contentino ogni tanto e basta. Tutti a parlà de giustizia, ma in
galera c’annava solo chi rubava er pane pe dallo ai fiji. E chi ammazzava uno se faceva n'annetto dentro
e poi di nuovo a spasso.

VALERIO E adesso?

OLIMPIA E adesso nun ce sta più a galera e nemmeno a Polizia e te fai giustizia da solo. Brutale,
sicuramente, primordiale, da cavernicoli, chiamalo come voi. Ma efficace, quantomeno chi sbaja paga,
davero.

VALERIO Ma che cazzo dici, Olimpia? Non c'è certezza della pena, è un principio di sistema
agghiacciante.

OLIMPIA Agghiacciante, o sai ch'è agghiacciante? Mò to dico io. Avevo un fratello, Saverio. Timido,
introverso, sensibile, diverso dall'artri, va bene? Era colpa sua? No. Mi padre l'aveva mannato ar Liceo
in centro, coi figli de quelli per bene. Ce stavano sti due compagni sua che ce l'avevano preso de mira.
Amici, dicevano de esse amici. Io avevo capito tutto. Er ragazzetto ingenuo e delicato era diventato er
divertimento loro, e mi fratello zitto ch’abbozzava. Na mattina entro in cucina e mo trovo attaccato a’
canna der gas, nun c'era più niente da fare. Sedici anni c’aveva. Si fosse stato pe me sarei uscita fori co
na pistola e l'avrei ammazzati a quei due, ma mi padre, fissato co la giustizia, insiste per denunciarli:
“Famo er processo”! Famo er processo, prove chiarissime, eh: violenza fisica, violenza sessuale,

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maltrattamenti, istigazione al suicidio, ce stava de tutto. Come finisce? Assolti, pe’ mancanza de prove.
E perché? Erano fiji de gente che nun se poteva tocca’, ce mancava poco che je chiedessero scusa. “E’
na bravata!”, dicevano, “e mica potemo distruggeli sti ragazzi, tanto tu fratello comunque nun ritorna
vivo.” Mo’ uno sta in Parlamento e l'altro insegna all'Università, trent'anni l'uno c’hanno.

VALERIO Brutta storia, mi spiace.

OLIMPIA No, e io mica cerco a comprensione tua, risparmiate. Era pe ditte che io, sta democrazia, sto
diritto, sto Stato, sta giustizia, nun l'ho mai visti. Ora stamo in mano a questi der "Fronte della gente
comune", all'anarchia, autogestione, democrazia dal basso, chiamala come te pare; in sostanza nun è
cambiato niente, è vero. Prima eravamo dimenticati co lo Stato e ora semo dimenticati senza Stato. Ma
armeno nun ce so più padroni, nun ce so più scuse, nun è più corpa dell’artri. Ora a potrei pijà na
pistola e ammazzalli, quei du’ fiji de na mignotta, che a volte nun avecce scelta è mejo. Fra la sostanza
co la forma e la sostanza e basta, mejo a seconda.

VALERIO Però alla garanzia sui televisori ci tieni. Quella è sostanza con la forma.

OLIMPIA Quella la vole er cliente, t'ho detto. (Un tempo.) Viè qua. (Gli mette uno scatolo in mano.)

VALERIO Da quanto contrabbandi?

OLIMPIA Da quanno so' venuta a Torre Elettra.

VALERIO Prima della guerra?

OLIMPIA Sì. (Un tempo.) Ma prima era n'artra cosa, er contrabbando c’aveva il fascino der proibito.
Oggi nun se distingue più fra commercio legale e illegale, semo tutti contrabbandieri o tutti in regola,
dipende da come tratti er cliente. Dipende da come te senti te. Io prima ero la peggio traffichina, da
quann’è finita a guerra me pare de dirige a Rinascente.

VALERIO Hai visto? Nessuna legge, nessuna disparità. Chi l'avrebbe detto che il "Fronte della gente
comune" avrebbe realizzato l'uguaglianza sostanziale? (Gli cade quasi dalle mani uno dei televisori in scatola che
sta spostando nell'angolo con gli altri.)

OLIMPIA Io te realizzo n'occhio nero, si nun stai accorto quanno te movi. (Un tempo, osserva ancora
fuori.) E quanto arde, mortacci loro.

VELIA (da fuori) Sergio? Sergio!

OLIMPIA (rispondendo a Velia, a voce alta) E' uscito.

VELIA (c.s.) Sergio, sei di là?

OLIMPIA (c.s.) E' uscito, ho detto.

VELIA (Entrando) Dov'è andato?

OLIMPIA Ha visto l'incendio, è annato a vede de che se trattava, na mezz'ora fa.

VELIA (Una donna molto elegante sui cinquant'anni, di una bellezza ancora poco sfiorita. E' vestita con gusto, un
tubino nero, capelli raccolti in uno chignon e un filo di perle bianco.) Che incendio?

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VALERIO Il "Fronte della Gente Comune" ha pensato bene di appiccare fuoco al vecchio Municipio
di quartiere.

VELIA Non è un atto politico. Facinorosi che hanno bisogno di fare i vandali.

VALERIO Lei dice?

VELIA Certo, Valerio, la guerra è finita da un anno; ognuno ha le proprie zone di giurisdizione:
periferie da una parte e centro dall'altra, divisione totale di poteri e competenze. Sergio sta lavorando
alla pace e a costruire una quotidianità che garantisca a tutti delle condizioni di vita dignitose e un
minimo di diritti, com'era prima delle ostilità.

VALERIO E chi non è d'accordo a quest'opera di controriforma appicca fuoco in giro.

VELIA C'è sempre chi la pensa in maniera diversa, e non si chiama democrazia, ma ordine naturale
delle cose. (Un tempo.) Flavio, quando arriva?

VALERIO Fra non molto, traffico e incendi permettendo. (Un tempo.) Suona un po’ strano, però. Si
insorge contro lo Stato, si ottiene l'autogoverno del popolo, per poi cercare di ristabilire l'identico status
quo che c'era prima. Si fa il giro per ripartire dal via, è singolare, lei che dice?

VELIA (Con una certa leggerezza, mentre si sistema allo specchio.) Dico che ne ho abbastanza di tutto questo e
che non voglio più averci a che fare; dico che questa guerra mi ha già tolto un marito e una figlia; dico
che io sola so quanto ci sia voluto per fare pace col passato e col cervello; dico che grazie a Dio ho
ancora una figlia viva; dico che dopo sei anni oggi ritorna mio figlio e non sto nella pelle, e dico che
avrei bisogno del parere di un ragazzo di mondo su come mi sono vestita. Tu che dici?

VALERIO Dico che di donne belle e di gusto come lei ne ho viste davvero poche, soprattutto qui a
Torre Elettra.

OLIMPIA Ha capito er falco? Esce a cerca' femmine sto malandrino. (Osserva anche lei Velia.)
Comunque, pe quanto po’ conta’ la mia in fatto de classe, sta na favola, signò. Er nero le dona.

VELIA (Con leggerezza, c.s.) Colore del lutto, sarà l'abitudine.

OLIMPIA Scenno n'attimo che ho sto televisore da consegnare.

VALERIO Ma se hanno staccato il segnale televisivo alle periferie, la gente che se ne fa di un


televisore?

OLIMPIA Molti ce guardano la roba registrata, altri riescono a captare de straforo qualche canale,
armeno a Rai.

VELIA E da noi Olimpia ha piazzato degli schermi in casa che non trasmettono nulla.

OLIMPIA E qui casca l'asino. Infatti, mo’ consegno sto cubo e poi salgo su, in soffitta.

VALERIO A fare che?

OLIMPIA Sò riuscita, co Giacomo, l'aiutante mio, a creare na specie de circuito chiuso controllato da
sopra, che manna sui televisori in casa quello che volemo noi, da na piccola cabina regia installata sopra.

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VELIA E cosa vuoi farci vedere? Registrazioni di partite della Roma?

OLIMPIA Magara. Quelle nun ce l'ho, per ora. E poi er sistema o’ devo sperimentà, si funziona
riuscimo a scrocca’ pure er segnale Rai, seconno me. Intanto famo la prove co queste. (Tira fuori da uno
scatolo alcune videocassette.)

VALERIO Non ne vedevo da anni.

OLIMPIA Ao', queste so' riuscita a trova’, per ora.

VALERIO Cosa sono? Film?

OLIMPIA No, registrazioni dei Festival di Sanremo, degli anni novanta. Nun me guardate così, queste
ho trovato.

VELIA Bene, almeno un po' di musica in casa, farà bene all'umore generale, soprattutto ad Alma.

OLIMPIA Per ora provamo così, che se funziona, svortamo. Vado, se ho bisogno di aiuto te chiamo.

VALERIO Va bene, sarà un piacere. (Ride.)

OLIMPIA Che c'avrai da ride? Una cerca d'arrangiasse. (Esce, mentre Valerio ride ancora.)

VALERIO Che tipo.

VELIA Nel suo essere naif, a volte risulta piacevole, sì. Che ore sono?

VALERIO Le sette e dieci. (Un tempo.) A lei non piace, secondo me.

VELIA Chi?

VALERIO Olimpia.

VELIA Se ti aspetti che ti dica che vent'anni fa immaginavo mia figlia con una compagna donna, e per
di più come lei, potresti chiedermi di leggerti i tarocchi. Vuoi un bicchiere di vino?

VALERIO Sì, grazie. (Velia versa del vino in due bicchieri.) Olimpia è un prodotto originale della periferia.
Voi siete acquisiti, in un certo senso. Quando siete venuti qui a Torre Elettra?

VELIA (Mentre porge un bicchiere a Valerio e si siede vicino a lui.) Quando mio marito ebbe la brillante
intuizione di guidare la rivolta contro lo Stato; l'idea di essere l'uomo che sfidava il potere, dopo esserne
stato parte, lo eccitava. (Un tempo.) Abitavamo in centro, appartamento elegantissimo, palazzo in
cortina, cortile interno, un sacco di verde nelle strade, vicinato meraviglioso. E poi Torre Elettra, così,
d'improvviso.

VALERIO C'è voluto molto, ad abituarsi?

VELIA Non ci si abitua mai veramente a nulla. Ma questo non ha più importanza. (Un tempo.) Flavio,
invece, parliamo di Flavio.

VALERIO Ancora?

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VELIA (Ridendo.) Lo so, sembro una ragazzina che vuole sapere tutto della sua rockstar preferita.

VALERIO Da una settimana non si parla d'altro, nemmeno a un interrogatorio sarebbero stati così
avidi di dettagli.

VELIA Una madre può essere peggio di un ispettore, dovresti saperlo. (Si alza, passeggia.) Ma non
potresti capirlo, e del resto, come biasimarti? E' un amore che è concesso solo alle donne, quello
materno, e alcune non capiscono la fortuna che hanno. Il figlio piccolo, poi, l'unico maschio. Io no, l'ho
compresa presto la mia fortuna, ma ho dovuto farmi forza. Era la cosa giusta che andasse fuori,
studiasse, trovasse la propria strada. E poi conflitti armati, chiusura delle frontiere, e non l'ho più visto
per sei anni. (Beve. Un tempo.) Sei anni. Ad amare una voce al telefono per cinque minuti al giorno...
quanti saranno? Boh, più di duemila?

VALERIO Duemiladuecento, più o meno.

VELIA Lo sai che era magrissimo, da piccolo? Non voleva mangiare, mai, e non c'era cura ricostituente
che tenesse. Per non parlare delle medicine, non ha mai voluto prenderle. Le punture, poi, un disastro,
non c'era verso. Ti racconto questa: per fargli prendere l'antibiotico, da piccolo, gli nascondevo la pillola
nel purè di patate, e lui faceva finta di cascarci. Fino ai nove/dieci anni, poi, tutte le volte che c'era in
tavola il purè mi guardava, con quella faccia da impunito, e mi chiedeva: "Devo prendere qualche
medicina oggi?". Non riuscivo a resistere, mi buttavo su di lui ovunque, sul divano, sul tappeto,
iniziavamo a fare la lotta, perché io volevo rubargli dei baci, ma lui diceva che era troppo grande, anche
se era ancora un nanetto... (Ride, è evidentemente un po’ su di giri, anche per effetto del vino. Nel frattempo sarà
entrata Alma, che indossa una camicia da uomo molto più larga della sua taglia, sopra un tubino nero. Si ferma
sull'ingresso e osserva la madre. Quando Velia si accorge di lei, smette di ridere, si ricompone, la guarda a lungo anche lei.
Sembra che Alma si sia svegliata da poco. Un silenzio.)

ALMA Buon pomeriggio.

VELIA Dov'eri?

ALMA Dormivo.

VELIA Fino a quest'ora?

ALMA Stanotte nun ce so’ riuscita.

VELIA Perché?

ALMA Rumori. Pensieri. (Questo dialogo è stato molto lento. Ora Alma si sposta dall'ingresso, cammina verso il
tavolo dove c'è il vino, prende un altro bicchiere, ne versa un po’. Nel frattempo parla, il tono è improvvisamente più
colloquiale. Ha una leggera cadenza romanesca, la cui intensità varia a seconda dell'interlocutore, soprattutto quando
parla con la madre.) Ho letto il tuo articolo stanotte, Valè.

VALERIO Quello del Frankfurter Allgemeine?

ALMA Sì, proprio quello. Anzi grazie pe la traduzione, io de tedesco nun ce capisco granché.

VELIA (A Valerio) Di che tratta?

VALERIO E' uno studio che abbiamo condotto su come vedono le loro prospettive i giovani fra i
venti e i trentacinque anni in Italia, oggi, rispetto ai loro coetanei tedeschi.

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ALMA (A Velia) In buona sostanza, quasi il 60% dei miei coetanei dichiara de nun avecce alcuno scopo
nella propria vita, parlo de scopi specifici, de motivi reali, come dire, ragioni profonde esistenziali, che
possano giustifica’ er fatto che se svejano a mattina.

VELIA E i tedeschi, invece?

VALERIO La percentuale è sensibilmente più bassa, ma si tratta comunque di una società storicamente
conformata in maniera diversa…

ALMA (Interrompendo.) Me so chiesta tutta la notte da che parte sto io.

VELIA E' triste che i giovani non si sentano votati a uno scopo, a un ideale, che non abbiano sogni. La
mia generazione li aveva. Poi, per carità, molti ce li hanno infranti, ma per qualcosa abbiamo lottato.

ALMA Tu hai lottato, mà?

VELIA Certo, come tutti.

ALMA Più de tutti, forse. (Un silenzio. Poi, nella stessa posizione e con lo stesso tono della madre, poco prima.)
Flavio, quando arriva?

VALERIO (Anche lui, c.s.) Un quarto d'ora, traffico e incendi permettendo. (Un silenzio.)

VELIA Anch’io ho dormito male, stanotte, ho fatto un cattivo sogno.

ALMA Nun me pare tu abbia dormito molto, stanotte.

VELIA E invece ho dormito, e ho sognato.

ALMA Cosa?

VELIA Mah, immagini, figure. Tutto molto confuso, comunque. Di certo c'era una lepre che correva, e
due serpenti che scendevano giù, veloci, dalle rocce, la inseguivano per... farle del male, ucciderla.

VALERIO E poi?

VELIA Boh. Non ricordo se ci riuscissero o meno.

VALERIO (Osservando Alma.) Questa camicia?

ALMA Ti piace?

VALERIO E' una camicia da uomo, Alma, e poi è grande per te.

ALMA A te piace, mà?

VELIA Su un uomo, forse sì, su di te un po’ meno.

VALERIO E' di Flavio?

ALMA No. Era di mio padre.

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VALERIO Fulvio.

ALMA Sì. Non te la ricordi, mà?

VELIA No.

ALMA Ma dai, a metteva sempre. Ce l'aveva pure er giorno che è tornato a casa dopo l’accordi.

VELIA E' passato tanto tempo.

ALMA A me sembra ieri.

VELIA Ceniamo nella sala grande. Ho preparato tanta roba.

ALMA Hai cucinato tu?

VELIA Certo, tu dormivi, non ho voluto disturbarti. Sono riuscita a farmi portare dei crudi di mare,
sono straordinari. Ho pensato di servirli con una selezione di vari tipi di sale, ne ho messi assieme più di
otto…

ALMA (La interrompe, senza ascoltarla. Osserva fuori.) Che brucia là?

VALERIO Qualcuno ha appiccato fuoco al vecchio Municipio di Quartiere.

ALMA Bello scorcio.

VELIA Cosa?

ALMA (Fissa.) Er tramonto de un rosso spento, er foco de ‘n rosso più vivo. E' tutto rosso, tutto.

VELIA Fai la brava, togli questa camicia e vestiti bene, dai.

ALMA Perché?

VELIA Perché tuo fratello non ti vede da anni.

ALMA Sergio non rientra?

VELIA Più tardi, credo.

ALMA Bene. Vado a farmi un caffè. Quando arriva Flavio, mi chiami, Valerio?

VALERIO Certo.

VELIA Cambiati. (Il tono è piuttosto secco. Alma guarda la madre, poi esce, lentamente. Valerio e Velia restano in
silenzio; Velia riprende i bicchieri ormai vuoti, li ripone, posa il vino.) Il campione dei tuoi intervistati era
composto più da uomini o donne?

VALERIO Campione misto.

VELIA Che idiozia.

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VALERIO Prego?

VELIA Non avere scopi. Su di un uomo posso ancora capirlo, ma su una donna...

VALERIO In che senso?

VELIA I figli, Valerio, i figli. Una donna non dovrebbe avere dubbi in quanto allo scopo di una vita.

VALERIO Il Medioevo è passato da un pezzo.

VELIA E anche l'Illuminismo. (Un tempo.) Ma tu le vedi, le donne senza figli? Passano una vita a
disperdere le energie, senza capire l'opportunità che avrebbero di dare un colpo di spugna alle paure.

VALERIO Sostituendole con altre.

VELIA Nobili, però, sensate. Paure utili a se stesse e alla società. (Olimpia si affaccia dall'ingresso.)

OLIMPIA Valè, me vieni a dà na mano?

VALERIO Per cosa?

OLIMPIA Ma come cosa? T'ho spiegato prima. I televisori, er sistema de trasmissione, a soffitta.

VALERIO Giusto. (Si alza, uscendo.) Con permesso. (Velia rimane da sola. Prende una trousse, tira fuori uno
specchietto, si guarda, risistema il trucco. Poi entra Sergio: un bell'uomo sui quarantacinque, atletico, andatura giovanile,
anche lui parla con una leggera e variabile cadenza romanesca. Entrando, osserva Velia, poi va a sedersi: è visibilmente
stanco, accende una sigaretta, fuma. Un silenzio.)

VELIA Com'è andata?

SERGIO Bene, bene, mejo del previsto. (Un tempo.) Te sei fatta scappà qualcosa?

VELIA No, certo che no; anzi, quando sono entrata, ho visto le fiamme da fuori e ho chiesto cosa
succedesse. Olimpia e Valerio, sospettavano di voi, io ho sviato. Ho pure condannato l'atto di
vandalismo con fare infastidito, figurati.

SERGIO Faina. (Un tempo.) Na bellissima faina.

VELIA Dici che servirà?

SERGIO Avemo fatto un tentativo, se porterà frutti o sapremo fra quarche giorno.

VELIA Non nutrirei grosse speranze.

SERGIO Un segnale toccava dallo.

VELIA L'idea è stata tua?

SERGIO Chiaro, e de chi doveva esse, der Direttivo der Fronte? M'hanno fatto pija a responsabilità da
solo. A lamentasse so' bravi tutti, quando poi je chiedi de rischia' qualcosa rimani da solo. Fanno i froci
cor culo de l'artri. (Un tempo.) Comunque vada, è stata na bella pensata quella dell'incendio: da na parte

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fai arriva’ un segnale ar centro, dall'artra qui a Torre Elettra se spaventano n’attimo e stanno tutti ar
posto loro, almeno per un po’.

VELIA La strategia del terrore è roba vecchia.

SERGIO C’ha ‘nsegnata tu marito.

VELIA Con me non ha mai funzionato.

SERGIO (Dopo un tempo.) Che eleganza, stasera.

VELIA Le grandi occasioni si onorano.

SERGIO Agiata?

VELIA Un po'. (Si alza, prende una sigaretta anche lei, la accende.) Alma ha tirato fuori una camicia di Fulvio
e se l'è messa addosso. Che stronza.

SERGIO Sì?

VELIA Sì. Il che nel suo linguaggio significa una cosa sola: aprire le ostilità.

SERGIO Prevedibile. Se prepara a riceve er fratello.

VELIA Giornate lunghe, all'orizzonte. Spero solo che...

SERGIO Che?

VELIA Boh. Che...lasci stare Flavio, ecco. Se prova a fare qualche scherzo è la volta buona che
l'ammazzo. Avresti dovuto vederla, lo sguardo da sfida, l’aria di sufficienza, la camicia del padre
addosso. "Era de mi padre...Nun te la ricordi, mà?" Certo che me la ricordo, e mi ricordo pure
vent'anni buttati a lavare i colletti di quel porco. Ho dovuto appellarmi a tutto il mio autocontrollo per
non mollarle un ceffone.

SERGIO Oh, oh, calma, signora, calma. Guardame 'n pò, guardame. Guardame, t’ho detto. Che te
frega? Nun c’è niente da teme’, scialla, signora mia. Te sei messa sto filo de perle pe fatte rode er culo?
No. Lascia fare. C'ha bisogno de n'omo, è rimasta regazzina. Nun succederà niente. Adesso torna
Flavio e finalmente te godrai sto fijo dopo tanti anni, guarda er bicchiere mezzo pieno.

VELIA Che poi le stava pure uno schifo, dovevi vederla. Fra noi due la "regazzina" sembravo io. (Un
tempo. Spegne la sigaretta, passeggia, cambia tono.) Quando vai alla riunione?

SERGIO Che riunione?

VELIA Mi hai detto che avevi una riunione con quelli del Fronte, stasera.

SERGIO Annullata, causa incendio.

VELIA Ceni a casa?

SERGIO No, vado in trattoria, certo che ceno a casa.

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VELIA Avevi detto che andavi alla riunione e stavi fuori, ne avevamo parlato, perciò dicevo.

SERGIO Nun me voj qui quanno arriva Flavio?

VELIA Ma no, che dici?

SERGIO Nun me voj qui quanno arriva Flavio?

VELIA Ho semplicemente chiesto.

SERGIO Risponni.

VELIA (Un lungo silenzio e un lungo sguardo. Poi, fissandolo:) Certo che ti voglio qui. Tu sei il padrone in
questa casa. (Un tempo.) Sei stanco e sudato, adesso vai di là a fare una doccia. Spogliati e butta tutto per
terra, tutto. Voglio sistemare io la tua roba quando torno in camera. Poi ti vesti bene, ti metti il
profumo e torni qui.

SERGIO Si me lo dici così nun me viè voja de vestimme.

VELIA Puttaniere.

SERGIO Ar vostro servizio. (Ridono entrambi, complici, adesso. Qualche scambio affettuoso, piuttosto innocente, poi
Sergio esce e Velia siede. Un silenzio, poi da fuori sentiremo le voci di Olimpia e Valerio chiamare Flavio. Al vociare si
unirà quest'ultimo. Distingueremo un impasto di voci dei tre, presi da saluti, risate, chiacchiere. Velia si alza di scatto e
osserva l'ingresso, poi con voce quasi rotta:)

VELIA Alma. Alma, c'è Flavio. (Mentre le voci da fuori continuano, entrerà Alma dall'altro lato. Si è vestita come
la madre, tubino nero, filo di perle e capelli raccolti in uno chignon. Resta anche lei a osservare l'ingresso in silenzio,
qualche passo dietro la madre. Qualche attimo dopo, Flavio entra in casa, seguito da Olimpia e Valerio.)

FLAVIO Buonasera. (E' un bel ragazzo sui ventisette anni, dai modi garbati e dal vestire sobrio e ricercato; sorriso
cosmopolita, lineamenti delicati, di un'eleganza non forzata. Dopo essere entrato, osserva per un attimo la madre e la
sorella, come se per un attimo non le distinguesse; poi Velia gli corre incontro e lo abbraccia, a lungo, non senza una certa
emozione, che tradirà dagli occhi dopo essersi staccata. Dopo sarà il turno di Alma: il suo abbraccio avrà un qualcosa di
animalesco e liberatorio allo stesso tempo. Dopo che Alma si sarà staccata, un silenzio e un lungo guardarsi dei tre.)

OLIMPIA Beh, arriva sto Marcantonio e famo e’ belle statuine? Forza, signori, forza, che stasera se
famo quattro risate, e direi che era ora, dopo tutto ste noie. Aò, Alma, ma tu l'avresti riconosciuto?

ALMA No. Boh? Forse sì, non lo so.

OLIMPIA E seconno me no, nun l'avresti riconosciuto. Anvedi, fa bene l'aria da Germania, me sa che
so dovemo fa n'giretto pure noi da sti crucchi. (Un tempo.) Pijo da beve. (Esce, rientrerà fra poco con un'altra
bottiglia di vino e dei bicchieri, servendolo. Nel frattempo tutti avranno preso un posto. Velia sarà la più vicina al figlio.)

VELIA Il...il viaggio?

FLAVIO (Osservando madre e sorella.) Siete bellissime. Vi siete vestite uguali, è geniale. (Ride. Velia realizza
solo in quest'istante la mise di Alma.) E poi state benissimo, il nero quest'anno si porta un sacco. (Un tempo.)
Il viaggio bene, grazie. E poi Roma, è...un'emozione, sempre. Anche se, forse ...è un po’
cambiata...certo. (Si alzerà distratto, camminando per la stanza e osservando l'arredamento e la casa.)

Torre Elettra
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VELIA Cosa guardi?

FLAVIO I mobili.

VELIA Perché?

FLAVIO Avete cambiato disposizione?

VELIA No, sempre uguale.

FLAVIO Strano, eppure avrei giurato che...

VELIA Che?

FLAVIO Boh...non saprei. C'è qualcosa di diverso. (Continua a camminare per la stanza, come se volesse
ricordare qualcosa.) Fammi pensare...(Indica dei mobili fra sé e sé, vorrebbe dire, poi ci ripensa, farfuglia qualcosa e
riprende a camminare.) No, questo no...

VELIA E' tutto come l'hai lasciato, amore.

FLAVIO No, c'è un non so che di diverso.

VELIA Ti dico di no.

FLAVIO Fidati, vedo delle differenze.

VELIA Ne sono sicura.

FLAVIO Ecco...manca qualcosa.

ALMA (Diretta, secca.) Manca qualcuno.

VELIA Più di qualcuno.

FLAVIO(A Valerio.) Allora? Come ti hanno trattato queste signore, per una settimana?

VALERIO Cinque stelle, categoria lusso.

ALMA Colazione in camera compresa.

FLAVIO Addirittura. Gliel'hai portata tu?

ALMA Esatto. Ma tu non aspettartelo.

VALERIO E' una scusa buona per passare le mattinate a chiacchierare sul letto e a non fare nulla, tua
sorella è maestra d'ozio.

VELIA Ecco che facevate chiusi dentro ogni giorno, e io in lista d'attesa per prendere un caffè con
Valerio.

VALERIO Ha recuperato il pomeriggio: terzo grado sui miei sette anni insieme a te.

Torre Elettra
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FLAVIO Sequestrato dalle donne di casa, peggio che i domiciliari. (Ridono.)

VELIA Valerio è un ragazzo adorabile. Umile, mite e soprattutto molto paziente con una vecchia
signora come me.

FLAVIO Eh, vecchia, parolone.

VELIA Vado per i cinquantatre adesso, giovanotto.

FLAVIO Sei bella.

VELIA Sei di parte. (Un tempo.) Olimpia, ma la musica?

OLIMPIA Stavamo a finì l’urtimi collegamenti pe fà na prova ed è arrivato Flavio. Ma ce vonno cinque
minuti; prima d'annà a cena salimo n'attimo co Valerio e completamo l'operazione.

FLAVIO Pure Olimpia t'ha requisito, è un complotto.

ALMA Che vuoi, si sentiva la mancanza di un uomo in casa.

FLAVIO T'hanno promosso uomo di casa, Valerio?

VALERIO Una settimana a Torre Elettra è come fare il militare. (Entra Sergio. Si è cambiato, adesso è in
giacca e pantalone. Si ferma sulla soglia, osserva i presenti, poi:)

SERGIO Buonasera a tutti. (Un attimo di silenzio. Flavio guarda Sergio, poi si alza in piedi. Sergio gli va in
incontro, sorridendo, gli stringe la mano.) Ciao, Flavio, bentornato.

FLAVIO Grazie.

SERGIO Viaggio?

FLAVIO Ottimo, grazie.

OLIMPIA L'incendio, Se’? O stanno a spegne o no?

SERGIO Sì. So’ arrivate delle squadre dei nostri con autobotti e pompe, in due - tre ore tutto passato.

FLAVIO L'ho visto dal taxi, l'incendio. Chi è stato?

VELIA Esagitati che cercano di creare disordine.

VALERIO Potevate chiamare i vigili del fuoco.

SERGIO Avemo fatto da soli.

VALERIO Siete stati fortunati, non è detto che sarà sempre così.

SERGIO Risolveremo anche questo. La gente è dalla nostra, ha compreso. E l'aiuto do’ Stato nun lo
vole.

VALERIO Si stancheranno, come si sono stancati di quegli altri.

Torre Elettra
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SERGIO Perchè dovrebbero? Nun hanno padroni, decidono loro. Guarda che la vera democrazia
l’avemo realizzata noi.

FLAVIO Avete realizzato il disordine.

SERGIO Prego?

FLAVIO Questa storia di convincere la gente che tremila anni di evoluzione delle istituzioni siano stati
inutili vi si ritorcerà contro, se non sta già succedendo.

SERGIO La gente era stanca, noi abbiamo dato voce ar disagio.

FLAVIO Avete dato voce all'intolleranza, al qualunquismo, alla degenerazione degli istinti.

SERGIO E tu che ne sai di quello che è successo qua? Stavi in Germania fino a ieri.

FLAVIO Leggo i giornali.

SERGIO Belli quelli. Si c'è una cosa che me da' soddisfazione de tutta sta storia, è che la gente ha
imparato a fregarsene artamente dell’ organi de comunicazione, ha capito la menzogna der sistema.

VALERIO "La menzogna del sistema", è ridicolo. E il nulla su cui si fonda la vostra presunta verità,
quando lo capirà?

SERGIO (A Flavio.) E' stato tuo padre a portacce dentro sta cosa.

FLAVIO Non è un buon motivo per abbracciare la causa, ragiono con la mia testa.

SERGIO La gente normale ha abbracciato la causa, è con noi, e questo vale più de li ragionamenti.

VALERIO Che discorsi sono? Anche Hitler riempiva le piazze.

SERGIO Cos'è? Vorreste dirmi che se stava mejo prima? Co a’ politica, o Stato, a Repubblica, che se
facevano affari loro?

FLAVIO Eccolo, il baluardo ideologico finale, l'assunto incontrovertibile. Alla fine dei conti, vi avvitate
solo su quello: "Noi siamo meglio perché quelli di prima erano peggio."

VALERIO (Ironico.) E' geniale: fondare un movimento ideologico non sul valore proprio, ma sul
disvalore degli altri.

FLAVIO (Cavalcando l'ironia di Valerio.) Senza alcun fondamento politico.

VALERIO E no, un fondamento c'è: lo slogan.

FLAVIO Il mito del capo.

VALERIO Dotato di tale infallibilità che nemmeno un Papa medievale.

FLAVIO Una vacanza di una quindicina d'anni ad Avignone, come la vedete? (Ridono.)

Torre Elettra
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SERGIO Ma voi che ne sapete? Dov'eravate mentre qua la gente moriva, pe n'ideale? In Germania, a
fa' l’idealisti da democrazia occidentale cor bicchiere de vino in mano in un salotto perbene, facennove
du risate su sti poveri Cristi senza speranza.

FLAVIO In Germania, sì. Dove quelli che come voi sai come gli finisce? Gli ridono dietro oppure li
arrestano.

SERGIO E a quelli come voi a Torre Elettra o sai come je finisce? Glielo mettono ar culo. (Un silenzio.)
Esco. Vado a prennere na boccata d'aria. Niente de personale, Valerio, e nemmeno co te, Flavio, nun
c’ho voja de litiga’. E' che a vent'anni certe cose se vivono in maniera diversa. (Esce. Un silenzio.)

VELIA (Beve. Poi, con tranquillità.) La politica è una brutta bestia, voi siete giovani. Conservatevi
innocenti. (Un tempo.) Fra poco si cena.

OLIMPIA Nnamo a prova’ a trasmissione de segnale allora, Valè.

VALERIO Andiamo.

OLIMPIA Così se funziona se cena co ‘n pò de musica. (Fanno per uscire, Olimpia accende i televisori.) Ve
butto na voce, per conferma si se vede qualcosa, risponneteme. (Valerio e Olimpia escono; restano Flavio,
Alma e Velia. Alma si alza, cammina per la stanza, continuando a bere.)

FLAVIO (Osservando Alma.) Sei nervosa?

ALMA No.

FLAVIO A cosa pensi?

ALMA A nulla.

FLAVIO Bugiarda.

ALMA (Si ferma, guarda il fratello, poi la madre.) Sono felice che tu sia qui. Mi sento meno sola, adesso.

FLAVIO (Un tempo.) Stai lavorando?

ALMA No.

FLAVIO Perché?

ALMA Non mi va. E poi non se trova niente in giro.

VELIA Se uno cerca, trova. Chiaro, se uno sta a casa a non fare niente tutto il giorno, il lavoro non
viene di certo a bussare. E poi, il lavoro fa bene.

FLAVIO In che senso?

VELIA Nel senso che ti obbliga a pensare a qualcos'altro che non siano i fatti tuoi, ti tiene il cervello
impegnato. Non è questione di soldi, Alma, ma un lavoro ti gioverebbe.

ALMA E tu che ne sai? N’hai mai lavorato in vita tua, mò me vieni a fa' a predica a me?

Torre Elettra
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VELIA Io ho fatto tre figli, anche quello è un lavoro.

ALMA Uno sta fori da sette anni, una è morta e l'altra - io - nun c’ha mai avuto bisogno de nessuno.
Qual è stato er lavoro tuo nell’urtimi anni?

FLAVIO Alma, dai.

VELIA Lasciala stare, c'ho fatto il callo, ormai. Qua si passano le giornate a guardare la pagliuzza
nell'occhio degli altri, la trave nel proprio mai. (Un silenzio, Velia si alza e cammina per la stanza.)

FLAVIO Virginia. Quanti anni sono che è morta, ora?

ALMA Diciotto, il mese prossimo.

VELIA (Fermandosi.) Virginia. Ci penso ancora ogni giorno dopo diciotto anni. Poi mi si viene a
chiedere perché non ho mai lavorato. Qui per anni c'è stata la guerra dentro e la guerra fuori, è come se
fossi andata sulle barricate anch’io.

ALMA Ricominciamo, levateje er vino.

VELIA (Furiosa, verso la figlia.) Non sono ubriaca. Che cosa vuoi saperne tu? Che cosa volete saperne,
voi, che eravate due ragazzini? Tuo padre - pace all'anima sua - non sentiva ragioni: "Virginia è grande
ormai, i figli degli altri vengono tutti a dare una mano durante gli scontri, tanto ci sono io, sta tranquilla.
E' giusto ci venga pure lei, così diamo l'esempio." L'esempio, che per tuo padre significava lasciarla
scannare, come i figli gli altri.

ALMA Papà nun c'entrava niente, o sai benissimo.

VELIA E invece sì: era sua figlia, cazzo. Come puoi pensare di portarla con te durante un'operazione
praticamente di guerra?

ALMA Lei era felice d’andare, smettila.

VELIA A sedici anni è chiaro che tu sia felice di andare a fare la guerra accanto al papà eroe.

ALMA E' stato un incidente, nun è colpa de papà.

VELIA E invece sì, e non gliel'ho mai perdonato. Perché se non fosse stato per lui, e i suoi
stramaledetti deliri di onnipotenza, mia figlia sarebbe qui e non schiacciata sotto una camionetta della
Polizia, in mezzo ai fumogeni.

ALMA Fossi stata più grande, ce sarei annata pure io co papà.

VELIA E forse era meglio.

FLAVIO Mamma!

VELIA (Un tempo, poi realizza) Hai ragione, Flavio. Ma ogni volta è così, mi porta a dire cose che
nemmeno penso. (Una pausa.) Non voglio più sentire parlare di Virginia. Voi non avete idea di cosa sia
l'amore per i figli, non l'avete mai provato, né so - a questo punto - se ne avrete mai il piacere.

ALMA Non c'è bisogno di ricordarcelo.

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VELIA Ci sono voluti anni perché perdonassi tuo padre, e quando ci ripenso mi brucia ancora come il
primo giorno. Quindi discorso chiuso. (Un tempo.) Non guastiamoci l'umore. Oggi è un giorno di festa,
non ho intenzione di rovinarlo, abbiamo tutti bisogno di un po' di serenità. Ci vediamo a cena. (Esce.
Flavio e Alma rimangono da soli, Alma è rimasta appoggiata al muro, bicchiere in mano, pensierosa.)

FLAVIO (Si alza, passeggia. Poi, ironicamente:) Bentornato a casa, Flavio.

ALMA Questa non è una casa.

FLAVIO E cos'è?

ALMA Secondo te?

FLAVIO Uno zoo?

ALMA No.

FLAVIO Un albergo?

ALMA Nemmeno.

FLAVIO Un museo?

ALMA Neppure.

FLAVIO Dillo tu, mi arrendo.

ALMA Una tomba. (Un lungo silenzio. Poi la voce di Olimpia, da fuori.)

OLIMPIA Aò, ce semo. Diteme se vedete qualcosa. (Arriverà un segnale audio video sui televisori, disturbato,
poco distinguibile. Forse una vecchia registrazione di un Festival di Sanremo anni 90, una canzone tipicamente pop e
assolutamente caduta nell'oblio.) Se vede? Me risponnete? C'è qualcuno? (Alma rimane appoggiata al muro a bere,
Flavio seduto, la osserva, mentre la voce di Olimpia da fuori continua a cercare qualche risposta.)

II - Rivalse
SERGIO Niente da fà, nun me piace.

OLIMPIA Ma come no? E' la mejo miscela.

SERGIO E nun me piace, che te devo dì?

OLIMPIA Er caffè che fa sta macchina automatica de urtima generazione è rinomatissimo.

SERGIO E a me nun me pare, figurate, preferisco a moka.

OLIMPIA A moka? Vergognate, a Sè. (A Valerio.) A te te piace, vero?

VALERIO Mmm. Così così, cioè, voglio dire, è buono. Ma non sono più abituato al caffè italiano, è
troppo forte.

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OLIMPIA T'ho fatto lungo!

VALERIO E' comunque troppo ristretto per me.

OLIMPIA (Rimettendo le tazzine nel vassoio e riportandole dall'altra parte.) E vabbè, allora o’ sapete che ve
dico? Mo’ vo’ dico tutto ‘nsieme, vo’ dico tutto d’un fiato…

SERGIO Bona.

OLIMPIA (Contenendosi.) Ve dico che a me sto caffè me piace e mo’ bevo da sola, alla facciaccia vostra.

ALMA (Entrando, con Flavio.) E' da quando ha comprato sta macchinetta del caffè che è ossessionata.
Pure sei al giorno se ne fa.

OLIMPIA Nun faccio male a nessuno, me pare.

ALMA Mamma?

VALERIO E' andata a riposare, dice che ha mangiato troppo a pranzo.

SERGIO L'arrivo der fratello t'ha fatto bene. Anvedi come semo belle oggi, eh.

ALMA Veramente nun me pare.

SERGIO Lasciatelo dì da chi de donne se ne intenne.

VALERIO Da quanti anni vivi qua, Sergio?

SERGIO A Torre Elettra, da sempre.

VALERIO In questa casa, intendo.

SERGIO Mah, un bel po’ dopo la morte de Fulvio, sicuramente.

ALMA Prima.

SERGIO Ma de che.

ALMA Prima, fidate, Sè. Era prima.

SERGIO (Dopo un silenzio.) Vabbè, me vado a pija er caffè. Ar bar.

OLIMPIA Si te credi de ferimme co sta mossa, te sei sbajato de grosso.

SERGIO E' l'abitudine, Olì, che ce voi fa’. L'unica cosa che rende veramente schiavo l'omo: l'abitudine.

OLIMPIA Sentilo, er filosofo de borgata.

SERGIO Vado, che poi me vojo riposa anch'io ‘n pochetto. (Esce.)

ALMA Appena sta in strada, chiudi la porta col ferro, Olì.

Torre Elettra
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FLAVIO Sei sicura vivesse qui già prima della morte di papà?

ALMA Sono sicura, sì. Cioè vivere non viveva qui, ma stava sempre in casa, quindi come se ci vivesse.

OLIMPIA Confermo.

FLAVIO Non ti ricordi male?

ALMA No, Flavio, te l'ho già detto, e te l'ha confermato pure Olimpia. Mamma e Sergio stavano già
assieme quando papà era vivo. (A Olimpia.) Hai chiuso?

OLIMPIA Sì.

ALMA Chiudi pure l'altra porta. (Olimpia esegue.) Bene, possiamo parlare tranquillamente ora.

FLAVIO Okay. (Un silenzio, tutti si accomodano. Poi:) Quindi riprendiamo da dove ci eravamo fermati.
Papà non è morto di carcinoma allo stomaco?

ALMA No, questo è quello che to ha detto mamma, e che ha detto anche a noi e a tutti.

FLAVIO E come si chiama questa malattia degenerativa?

VALERIO Sindrome di Tantalo.

FLAVIO Come funziona?

ALMA Il tuo corpo non assimila più alcun tipo di sostanza, né benefica né nociva.

VALERIO Mancato assorbimento intestinale. Quindi puoi mangiare quello che vuoi, ma non assimili
più proteine, grassi, carboidrati, vitamine, etc.

ALMA E in maniera, nemmeno troppo lenta, si va verso il deperimento organico, a cui segue la morte.

FLAVIO E quindi sindrome di Tantalo perché è come il personaggio mitologico, no?

VALERIO Circa. Il supplizio di Tantalo consisteva nella condanna a non poter bere ne mangiare per
sempre, e chi soffre della sindrome può sì mangiare e bere, ma è come se non lo facesse.

ALMA E muore di fame e di sete pur bevendo e mangiando normalmente. Praticamente ci si debilita
con la pancia piena.

FLAVIO E non c'è alcun sintomo che permette di capire se una persona ne soffre o meno?

VALERIO Sintomi specifici di tipo medico, pochi. Ci sono altri sintomi a latere, di tipo neurologico.

FLAVIO Vale a dire?

ALMA Allucinazioni uditive, deliri, incapacità di articolare frasi o pensieri di senso compiuto. In
sostanza, gli stessi sintomi della schizofrenia. (Un tempo. Flavio osserva tutti.)

FLAVIO E' uno scherzo, siete tutti d'accordo?

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OLIMPIA Certo, n'o vedi come se stamo a divertì.

FLAVIO (Guardando Alma) E' ereditaria, rischio di averla anche io, o tu?

ALMA No, tranquillo, non si eredita e non si trasmette da padre a figlio.

VALERIO Cioè, il genitore malato la trasmette, ma non è il vostro caso.

FLAVIO Perché?

OLIMPIA Perché nella maggior parte dei casi se trasmette pe via sessuale.

ALMA Anche per trasfusione di sangue.

FLAVIO Come l'AIDS?

VALERIO Esatto, come l'AIDS. Stesse modalità di contagio.

FLAVIO Quindi voi mi state dicendo che esiste una malattia mortale, contagiosa tanto quanto l'HIV, e
di cui una persona di cultura medio alta, che legge i giornali ogni giorno, non ne ha mai sentito parlare?

VALERIO L'incidenza è molto rara, e soprattutto è veramente difficile diagnosticarla.

ALMA Si fa un esame specifico per capire se ne sei affetto o meno.

FLAVIO Si può curare?

VALERIO Certo. Basta fare delle flebo con le sostanze che l'intestino non assorbe, e le si fa assumere
al corpo per endovena. Chiaro, a lungo andare il corpo potrebbe non tollera più, ma di certo si
prolunga l'aspettativa di vita di almeno quindici/vent’anni.

FLAVIO Tu come le sai tutte queste cose?

ALMA Gliele ho spiegate io, sta qui da una settimana.

FLAVIO Mmm. Va bene. (Riflette. Un tempo.) Perché, se è vero che papà ne è morto, noi non possiamo
averla ereditata da lui?

VALERIO Non sareste qua, anche se i sintomi, qualora fosse congenita, appaiono più tardi. In
sostanza, chi la contrae da adulto ha i primi sintomi neurologici - quindi una simil schizofrenia - quasi
immediatamente, cui seguono gli altri. Chi nasce infetto, invece ha poche possibilità di superare i primi
quattro/cinque anni di vita.

ALMA E poi mamma ha fatto gli esami e lei non risulta contagiata.

FLAVIO Quindi, se tanto mi dà tanto, mi state dicendo che papà l'ha contratta sessualmente?

VALERIO In linea teorica anche per trasfusione di sangue infetto.

FLAVIO Quante trasfusioni di sangue ha avuto papà?

ALMA Nessuna. (Pausa.)

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FLAVIO D'accordo. (Un tempo.) E quindi, questo consiglio di famiglia sui generis a cosa serviva,
quindi? A dirmi che sono figlio di un puttaniere? Probabilmente lo sapevo già, non scopro nulla di
nuovo.

ALMA Potrebbe essere stato un caso, puttaniere magari è una parola grossa.

FLAVIO La sostanza cambia poco, comunque. Vi ringrazio eh, di esservi premurati di rendermi
partecipe della cosa, ma che papà sia morto di carcinoma o di questa sindrome sconosciuta, in fin dei
conti, è la stessa cosa. (Guarda Alma.) Non sono cinico, cerco di essere concreto.

VALERIO Non è soltanto questo che devi sapere.

FLAVIO Cos'altro c'è?

VALERIO (Dopo un'esitazione.) Credo sia meglio che ne parliate da soli, tu e Alma.

OLIMPIA Sì, è mejo che ne parlate fra di voi. Noi stamo de là.

ALMA Se viene qualcuno, avvertiteci. (Olimpia annuisce, poi esce con Valerio.)

FLAVIO Quanta circospezione. Dovete annoiarvi molto, qui.

ALMA In che senso?

FLAVIO Nel senso che chi ha veramente qualcosa da fare non perde tempo a fare indagini sul passato,
di cui - fra l'altro - non vedo il motivo. Forse ha ragione mamma, un lavoro ti farebbe bene.

ALMA (Dopo un tempo.) Ragioniamo per ipotesi, riesci a seguirmi?

FLAVIO Cioè?

ALMA Ti faccio un ragionamento, tu rispondi in maniera lucida e razionale, d'accordo?

FLAVIO Va bene.

ALMA Pensa alla persona che ami di più nella tua vita. Non me la dire, non voglio saperla, magari
nemmeno so chi è, non mi interessa. Pensaci però. Ci stai pensando?

FLAVIO (Ironico.) Sì, va bene, ci sto pensando. Ma cos'è, un esperimento di mentalismo?

ALMA Metti caso che stai camminando con questa persona, che passa un tizio - armato, che si ferma
con una scusa - per chiedere una sigaretta, e con l'inganno gli spara, a morte.

FLAVIO Perché dovrebbe? Capisco che qui la tensione sociale è altina, ma non ci si uccide per sport.

ALMA Il motivo non è importante, basta sapere che la vittima non si può difendere e che l'aggressore
l'ha uccisa con l'inganno. Va bene?

FLAVIO Va bene.

ALMA Qual è la prima cosa che faresti?

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FLAVIO Se è scappato lo inseguo, provo a immobilizzarlo, chiamo la polizia.

ALMA La polizia non esiste, e nemmeno carabinieri, guardia di finanza, niente.

FLAVIO Ma come non esistono?

ALMA Ragiona per ipotesi. Metti caso che non esista nessuno a cui potesse appella'.

FLAVIO Ed è un'ipotesi del cazzo, Alma. Da che esiste la società, forse da che esiste l'uomo c'è
sempre stato qualcuno a cui "potesse appella' ".

ALMA Lo so, ma in questo caso non c’è. Prova a metterti in quest'ordine di pensiero. Come ti
comporteresti?

FLAVIO Non lo so, così su due piedi, boh. Dovrei trovarmi nella situazione.

ALMA Immaginala. Quale sarebbe la prima reazione, la prima necessità che sentiresti?

FLAVIO Farmi giustizia, riparare il torto...

ALMA Come?

FLAVIO In che senso?

ALMA Come, in che modo?

FLAVIO Senti, Alma, dove vuoi arrivare? Parla chiaro, se hai qualcosa da dirmi, e smettiamola co sti
giochetti.

ALMA Prima rispondi. Come faresti giustizia?

FLAVIO Posto che restiamo su un piano puramente ipotetico e che è solo un esercizio di stile, in linea
teorica farei in modo che l'assassino soffrisse quello che ha sofferto la vittima.

ALMA Anche se dovessi farlo da solo?

FLAVIO Sì, sì, va bene, anche se non credo di essere capace di uccidere qualcuno. Adesso si può
sapere a cosa stiamo girando intorno da tutto il pomeriggio o no?

OLIMPIA (Affacciandosi.) Sta a arrivà Sergio, state accorti.

ALMA E che sentimenti proveresti?

FLAVIO (Esitando.) Rabbia, desiderio di vendetta, odio, probabilmente.

ALMA Sarebbero legittimi?

FLAVIO Credo di sì.

ALMA E quindi umani.

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FLAVIO Che vuol dire?

ALMA Tipici dell'essere umano, connaturati, comuni a tutti.

FLAVIO Sì, sentimenti umani. (Entra Sergio.)

SERGIO Tu madre è sempre in camera?

ALMA Sì, riposa.

SERGIO La raggiungo. (Fa per andare, poi si ferma e osserva Flavio.) Sei identico a tuo, te l'hanno mai detto,
Flà?

FLAVIO Sì, qualcuno m'ha scambiato per lui, stamattina, in giro.

SERGIO Vostra madre è ar settimo cielo da ieri. Sta felicità a’ rende tutta ‘n fascio de nervi. Però fa
bene: a na certa età i fiji so' l’uniche guerre bone da combatte.

ALMA Ma tutte ste riflessioni da ‘ndo arrivano, oggi? Ch’hai arzato er gomito a pranzo, a Sè?

SERGIO (Ride.) So' ancora giovane pe potello fa’ senza rimorsi. (Un lungo sguardo fra i tre. Poi Sergio esce.)

FLAVIO Allora?

ALMA (Si avvicina alla porta, controlla che Sergio sia andato via. Passeggia per la stanza, prende una tazzina di caffè,
beve. Poi siede.) Sapevano tutto.

FLAVIO Chi?

ALMA Mamma, Sergio.

FLAVIO Della malattia di papà?

ALMA Sì. Mamma sapeva, lo so per certo.

FLAVIO E' una tua supposizione?

ALMA Lo è stata per anni.

FLAVIO E ora?

ALMA Ho le prove.

FLAVIO Sii più chiara.

ALMA La guerra era finita da poco, papà ormai era sempre a casa. Anche Sergio ci bazzicava, secondo
me papà aveva capito tutto. Iniziano i primi sintomi. Allucinazioni, soprattutto quelle. A volte si
svegliava di notte e sentiva la voce di Virginia; diceva cose senza senso, gridava, urlava il suo nome, non
si dormiva mai qua dentro. Poi mamma lo convince a farsi vedere, perché intanto perdeva peso,
deperiva. Dalle analisi mamma ci dice che era un tumore allo stomaco, carcinoma con metastasi,
incurabile. A lui non l’abbiamo detto, ci siamo inventati che era un’infezione passeggera. Una sera c'era
Sergio a casa, papà dormiva. Io ero uscita, rientro, vado in camera, non mi sentono. Si fermano a

Torre Elettra
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baciarsi nel corridoio. A un certo punto mamma dice: "Siamo stati fortunati, e bravissimi. Non se n’è
accorto nessuno. Fra poco quello crepa e noi ce ne usciamo puliti. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe
stato così facile?". Esattamente queste parole, e non c'è pericolo che mi sbagli, mi risuonano nella testa
da quella sera, chiarissime. Papà muore qualche settimana dopo, mamma si dispera ai funerali, Sergio le
sta accanto. Tre giorni dopo già s'era trasferito qui da noi.

FLAVIO Mi sembra un po’ poco per dire che...

ALMA Non ho finito. Per tutti questi anni non ho mai dubitato, nemmeno un attimo, che l'avessero
ammazzato loro o lasciato morire. Per quanto mi riguarda, mi bastava la mia, di certezza, ma per
provare un omicidio servono le prove.

FLAVIO Alma, sei scossa, sei stanca. Non deve essere stato facile, lo capisco. Ma capisci che tutta
questa storia esiste solo nella tua mente, non è reale.

ALMA E' reale sì, invece. Fammi finire, t'ho detto. La settimana scorsa, arriva Valerio, gli racconto
tutto. Mi dice che servono delle prove, mi aiuta a cercarle. Ed eccole qua. (Porge a Flavio dei fogli di carta.)

FLAVIO Cosa sono?

ALMA La cartella delle esami di papà, con la diagnosi, chiarissima. C'è la firma di mamma sotto la
dicitura "per ricevuta".

FLAVIO Quindi lei sapeva cos'aveva davvero papà.

ALMA Esatto. E ha preferito lasciarlo crepare, come un cane malato, un cane con la rogna. E io che mi
disperavo, che me lo vedevo morire davanti, ogni giorno più smunto, ogni giorno più vicino alla fine.
Non mi davo pace, gli dicevo: "Ma’, facciamolo vedere da qualcun altro, portiamolo da un altro medico,
facciamo qualcosa, non può morire così". Niente. Sorda. Mi rispondeva: "Alma, rassegnati. Non c'è più
niente da fare, nemmeno la chemio servirebbe, l'hanno detto i medici. Vuoi saperne più di loro?
Abbiamo fatto il possibile, ormai è tardi". Bastavano delle flebo, avrebbe campato per altri quindici
anni, almeno. (Un silenzio. Flavio si raccoglie la testa fra le mani.)

FLAVIO Valerio e Olimpia lo sanno?

ALMA Certo, sanno tutto. (Pausa. Poi Flavio guarda Alma.)

FLAVIO Cosa volete da me? (Alma non risponde.) Alma, cosa vuoi da me?

ALMA Sentimenti. Umani.

FLAVIO Cosa?

ALMA L’hai detto anche tu, sono parole tue: sentimenti legittimi. Per quanto, nella tua riflessione,
ancora teorici. Ora li puoi mettere in pratica.

FLAVIO (Scattando.) Tu sei pazza, tu sei pericolosa, tu sei una mina vagante. Cosa mi stai chiedendo?
Di essere lo strumento del tuo rancore verso di mamma?

ALMA Ti chiedo di ragionare.

FLAVIO Alla tua stessa maniera? Rischio di diventare pazzo prima.

Torre Elettra
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ALMA Ricordati di tuo padre.

FLAVIO Mio padre è morto.

ALMA E chi l'ha ucciso?

FLAVIO Non lo so.

ALMA Ora lo sai.

FLAVIO Non voglio saperlo.

ALMA Manco io avrei voluto saperlo.

FLAVIO Cazzate, non chiedevi di meglio, già ti vedo, ad aspettare per anni una prova che finalmente ti
rendesse certe delle tue fantasie.

ALMA Nun sò fantasie, svejate, fa’ l'omo.

FLAVIO Io non devo niente ai morti.

ALMA E io non devo niente ai vivi. (Entra Velia.)

VELIA Ma che succede qui? Sei arrivato ieri e già si litiga?

ALMA Parlavamo de politica, Flavio nun apprezza e’ scerte de quelli der Fronte della Gente Comune.

VELIA Non mi sembra un buon motivo per mettersi a urlare.

ALMA Te sei vestita, perché? Esci?

VELIA Ne abbiamo parlato a pranzo, dove sei con la testa? Andiamo a vedere lo spettacolo dei ragazzi
del gruppo teatrale del quartiere, oggi pomeriggio.

ALMA (A Flavio.) Te ce vai?

FLAVIO Sì.

VELIA Vengono anche Valerio e Olimpia, perché non vieni pure tu?

ALMA Nun ce penso nemmeno.

VELIA Ti farebbe bene, uscire.

ALMA Ma te che ne sai de cosa me fa bene a me? Er lavoro, uscire de casa...nun me servono. C'ho
quasi trent'anni, lo saprò da me cosa mi serve.

VELIA Non parlo più, per carità.

ALMA Vado un po’ de là. (A Flavio, prima di andar via.) Pensace. (Esce.)

Torre Elettra
28

VELIA Di che parlavate?

FLAVIO Di niente, del più e del meno.

VELIA Tua sorella non sa parlare del più e del meno. (Un tempo, osserva il figlio.) Guarda, guarda là che
faccia. Nemmeno ventiquattr'ore hai passato con lei e già ti ha trascinato nella spirale delle sue crisi
esistenziali.

FLAVIO Ma no.

VELIA E invece sì, la conosco bene. (Un tempo.) Senti, poi non dirmi che non ti ho avvertito: non sta
bene. Ha problemi di relazione con gli altri, è sociopatica, secondo me è in una fase depressiva
avanzata.

FLAVIO Potremmo aiutarla.

VELIA Tesoro, non aspettavo che arrivassi tu per dirmelo. Io sto tentando di convincerla a entrare in
analisi da due anni, niente, non c'è verso. Dice che lei non ha bisogno dello strizzacervelli, come se lo
psicanalista fosse solo per i matti. Io ci vado da sei anni e non credo di essere una psicotica. Da qualche
mese pare le cose andassero meglio, da quando ha saputo del tuo ritorno era addirittura di buon umore:
da ieri, invece, siamo ricrollati nel circolo vizioso di ripicche e comportamenti borderline cui ci ha
costretto per anni.

FLAVIO Cioè?

VELIA Lascia stare, qua è stato un inferno. Se non fosse mia figlia l’avrei già ammazzata. (Un tempo.
Flavio guarda Velia.) Scherzo, ovviamente. Voglio dire, il fatto è che non sente ragioni, è come se
cercasse sempre un motivo per punzecchiarmi, per farmi male. Non è cattiva, per carità, eh. Ma vive in
una situazione di rancore verso la vita e il passato che sfoga sugli altri, soprattutto su me. Farnetica,
blatera, dice che tuo padre non è morto di carcinoma ma di una malattia (cercando di ricordare il nome) …
inesistente. Accusa me, accusa Sergio, vede cose che non stanno né in cielo né in terra. (Un tempo. Siede.)
Se puoi, parlale tu, convincila a darsi una mossa, magari ti ascolta. Con me non c'è verso, partita persa.

FLAVIO Le manca papà.

VELIA Ho capito, ma ne è passato di tempo: i lutti si elaborano, mica si rimane lì, fissi con un pensiero
a vita. E fattelo dire da me, che di elaborazione del lutto ne so qualcosa.

FLAVIO A te manca papà?

VELIA (Dopo una pausa.) No. Perché dovrei dirti una bugia? Sei grande, sei maggiorenne e vaccinato.
No. A cinquant'anni impari che le cose hanno un loro corso, che c'è un destino scritto da qualche parte.
Doveva andare così.

FLAVIO In che senso?

VELIA Nel senso che di fronte a una malattia di quella non c'era nulla da fare, e quindi ho fatto pace
col fatto che forse era scritto così e non possiamo farci nulla.

FLAVIO Sì, ma c'è comunque un sentimento che lega le persone, c'è il dolore per una morte, quello
che c'entra col "destino"?

Torre Elettra
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VELIA Non sto dicendo quello, è ovvio che io abbia sofferto, e un certo stoicismo è proprio la
reazione al dolore. Però le cose vanno chiamate col loro nome: io e papà non eravamo più quelli di
prima, dopo la guerra. Io non riuscivo a perdonargli la morte di Virginia e il rapporto era
definitivamente compromesso, inutile girarci intorno.

FLAVIO Mi stai dicendo che la morte di papà è stata una liberazione?

VELIA Ma certo che no, stai scherzando? (Un tempo.) Chi sopravvive alla morte di un figlio, cambia
automaticamente la propria percezione delle cose e il proprio rapporto col dolore.

FLAVIO Sei andata in analisi per quello?

VELIA Anche, e mi è servita, tanto. Mi ha fatto prendere coscienza che alcune cose della mia vita, che
io pensavo fossero errori, non lo erano. Mi ha reso una donna sicura, mi ha tolto le paure; se non fossi
andata in analisi non avrei mai preso alcune...decisioni.

FLAVIO Che decisioni?

VELIA Volevo parlartene stasera, ma già che ci siamo, togliamoci il dente. (Un tempo.) Io e Sergio fra
qualche giorno ci trasferiamo in un'altra casa.

FLAVIO Dove?

VELIA Sempre a Torre Elettra.

FLAVIO Perché?

VELIA Ho bisogno di aria nuova, Flavio, questa casa mi opprime.

FLAVIO Ma ci siamo cresciuti, qui, è casa nostra, c'è la storia della nostra famiglia, qui.

VELIA Appunto, e non è proprio la casa del Mulino Bianco. Piena di ricordi, brutti, per la maggior
parte. Ovunque mi giri vedo un fantasma, tua sorella Virginia, tuo padre, a volte mi chiedo se non sono
uno spettro anch’io.

FLAVIO C'entra Alma?

VELIA Certo, c'entra anche lei. Non si può convivere più, ce l'ho messa tutta ma non c'è verso.

FLAVIO Vuoi lasciarla da sola?

VELIA Macché. Andiamo a vivere a due passi, e poi c'è Olimpia. (Un tempo.) A cinquant'anni dicono
che la vita ricomincia? Ecco, io voglio quello. Adesso ci sei tu, sei tornato per restare. Posso
immaginare una vita serena, d'ora in poi? Posso sperare che tu trovi una brava ragazza, faccia dei figli e
mi restituisca a una vita normale, o non ne ho diritto? Chiedo solo un po’ di serenità, chiedo di avere
quello che hanno le altre donne della mia età. E andarsene per i fatti propri è il primo passo, avrebbe
dovuto farlo tua sorella, non io. Tanto lei non ci sopporta, né me né Sergio, le facciamo un favore. E'
lei che è legata a questa casa, ci rimanga e pace fatta. E' un ragionamento sbagliato?

FLAVIO No, no, per niente.

Torre Elettra
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VELIA Oh, meno male che c'è qualcuno ancora dotato di buon senso. (Un silenzio. Velia cammina per la
stanza, poi osserva Flavio, che è come assente. Intona un motivetto guardando il figlio, lo chiama a sé, lo abbraccia.)
Vieni qua, pupazzo. Lo so che ti aspettavi di trovare una situazione di tranquillità, ma possiamo
costruirla, giorno dopo giorno. Ora sei un uomo, hai vissuto nel mondo e certe cose puoi capirle, puoi
accettarle, senza biasimare nessuno. Io ho dovuto imparare a essere uomo, che credi? Io ho fatto cose
per cui a tanti sarebbe mancato il coraggio.

FLAVIO (Un tempo. Guarda la madre fissa negli occhi.) Ad esempio?

VELIA (Dopo una pausa.) Autodeterminarmi. Prendere scelte difficili, per il bene di tutti. (Un tempo.) E'
tardi, stasera Sergio non viene, il mio cavaliere sei tu. Moriranno tutti d'invidia. Dove sono gli altri? (A
voce alta.) Olimpia, Valerio?

OLIMPIA (Rientrando, con Valerio.) Ecchice. Tutto a posto?

VELIA Tutto bene, certo.

VALERIO Flavio, tutto bene?

FLAVIO Sì.

VELIA Allora, che si fa? Andiamo?

FLAVIO Mi cambio un attimo, prima. (Esce.)

OLIMPIA Fra quanto comincia, sto spettacolo?

VALERIO Mezz'ora.

OLIMPIA Che s'annamo a vede?

VALERIO Amleto.

OLIMPIA Bello. Me porto un cuscino.

VELIA Voglio prendere un caffè, prima di andare. Mi accompagni al bar qua sotto, Valerio?

OLIMPIA Si vole o faccio io, ce metto n'attimo.

VELIA Ma no, Olimpia, non ti scomodare. Anzi, preparati e aspetta Flavio. Ci vediamo sotto. (Uscendo,
con Valerio.) Qual era l'Amleto? Ho un buco di memoria. E' quella del tizio che uccide il re di Scozia,
spinto dalla moglie?

VALERIO No, quello è Macbeth.

VELIA E l'Amleto, di che parla?

VALERIO Non se lo ricorda?

VELIA Buio totale.

VALERIO Glielo racconto mentre scendiamo.

Torre Elettra
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(Escono Velia e Valerio. Olimpia resta da sola. Rientra Alma.)

ALMA Nun vai a teatro?

OLIMPIA Aspetto tu fratello e annamo. (Un tempo.) Com'è annata?

ALMA Non lo so. Speriamo bene.

OLIMPIA (Guardandola.) Nun te posso vede così. Famolo noi, se voi o faccio io pe te. Nun c'ho paura,
nun c'ho niente da perde. Ma così nun te posso vede'.(Un silenzio.)

ALMA Vieni qua. Coatta. (Olimpia si avvicina, la abbraccia. Un bacio fra le due.)

OLIMPIA (Staccandosi.) Flavio! Sbrigate che tu madre aspetta!

FLAVIO (Da fuori.) Scendo.

ALMA Stavano parlando, lui e mamma?

OLIMPIA Sì.

ALMA Immagino la scena, le moine, le frasi a effetto, i sensi di colpa. La conosco bene.

OLIMPIA Tu fratello è intelligente, pensa c’a testa sua.

ALMA E' un omo, e restano mammoni in eterno. (Flavio rientra, ha in mano un cappotto che poggerà da
qualche parte. Guarda Alma, poi:)

FLAVIO Mi aspetti giù, Olimpia? Ci metto un attimo.

OLIMPIA Va bene. Sbrigateve, però. (Esce.)

FLAVIO Devi dirmi altro?

ALMA Di che avete parlato?

FLAVIO Di niente.

ALMA Bugiardo. La sentivo scaldarsi, a signora.

FLAVIO Se proprio vuoi saperlo, ho capito quello che dovevo capire, ma non è detto che basti. (Un
tempo.) Allora, cosa vorresti fare, spiegami? Mettere del cianuro nel bicchiere di mamma e di Sergio?
Sparargli due colpi di notte col silenziatore? Farli cadere giù dalla finestra e dire che è stato un
incidente? Qual è il prossimo capitolo del romanzo d'appendice?

ALMA Voglio solo quello che hai detto te prima. Fare in modo che l'assassino provi le stesse cose della
vittima.

FLAVIO Varrebbe a dire?

Torre Elettra
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ALMA Quando ho saputo della sindrome di Tantalo mi sono fatta un giro su Internet, ho scoperto che
è molto diffusa fra le prostitute. Con Olimpia siamo riuscite a trovarne due de Torre Elettra che stanno
in cura e sono ancora contagiose.

FLAVIO E cosa proponi, sentiamo?

ALMA Sergio.

FLAVIO (Pausa) Sergio cosa?

ALMA Ma che, non l'hai visto? Secondo te uno di quello s'accontenta solo di mamma? Appena siamo
da soli in casa non perde occasione de provarci con me, figurati, non chiederebbe di meglio. E poi lo
sanno tutti che quelli del Fronte, per le grandi ricorrenze, fanno dei festini a base de mignotte.

FLAVIO E quindi?

ALMA La percentuale di trasmissione per via sessuale non è del cento per cento. Se vai a letto con uno
che è contagioso, hai il cinquanta/sessanta per cento de possibilità di contrarre la sindrome.

FLAVIO E ti pareva. In questo meraviglioso feiuelleton ci mancava soltanto l'ultimo ingrediente: il


destino che sceglie se punire o no.

ALMA (Esplodendo.) Ma che te credi, che è un gioco? Che te credi che è facile pe me? Ma tu hai idea che
qua la notte non si dorme, da sempre?

FLAVIO Adesso non ricominciamo.

ALMA Ti chiedo solo di dirmi di sì. Poi ci penso io a mettergli una di quelle sotto il naso a Sergio. Se
contrae il virus, vuol dire che era giusto così. Se lo passa a mamma, vuol dire che era giusto così. C'è
una possibilità su due.

FLAVIO Che cosa ne avremo ottenuto?

ALMA Fare pace col passato, rimettere le cose a posto. Non svegliarsi più la notte pensando di essere
complici di tutto.

FLAVIO Non spetta a noi fare giustizia.

ALMA E a chi spetta, a chi? Ai giudici, alla magistratura? Io da quando sono nata la giustizia nun l'ho
mai vista, né co lo Stato nè senza. (Sono l’uno di fronte all’altra. Istericamente Alma inizia a dare dei pugni sul
petto del fratello, che la lascia fare, finchè poi la blocca. Segue una piccola lotta, che si risolve in un lungo abbraccio fra i
due. Alma singhiozza, poi Flavio, gentilmente ma fermamente, si scioglie dall’abbraccio, la guarda, si allontana. Va a
mettere il cappotto che aveva portato con sé rientrando, Alma va a sedersi.)

FLAVIO (Abbottonandosi, senza guardare la sorella.) Alma, se ti aspetti un "sì, facciamolo" da me, potresti
aspettare in eterno.

ALMA (E' molto stanca.) Occidentale del cazzo.

FLAVIO Fieramente occidentale. (Fa per uscire, poi si ferma.) Alma, se ti aspetti un "no, non facciamolo"
da me, potresti aspettare in eterno.

Torre Elettra
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ALMA Codardo.

FLAVIO Può darsi. Ma non per questo non saprò prendermi le mie responsabilità. (Esce. Alma rimane
da sola per qualche attimo, poi entra Sergio.)

SERGIO So' annati via tutti?

ALMA Sì.

SERGIO Perché nun sei annata?

ALMA Avevo sonno.

SERGIO Nun hai dormito, stanotte?

ALMA Tu e mamma m'avete tenuto sveja.

SERGIO (Sorridendo.) Che ce voi fa'? Cose che capitano.

ALMA Alcune donne so' fortunate.

SERGIO A fortuna se sceje.

ALMA Nun sempre.

SERGIO C'è chi potrebbe avella a portata de mano. (Un tempo.) Vojò dì, che male ce sarebbe? Sarebbe
un diversivo, te farebbe bene, fidate. E poi nun è detto che bisognerebbe pe forza fallo sape' a tutti.

ALMA Dici?

SERGIO Dico che te farebbe bene, t'ho già detto, e che nun ce sarebbe nulla de male. Io so’ pe' le cose
libere, semplici. (Alma gli si è avvicinata, intanto.)

ALMA Me fai schifo.

SERGIO Nun ce credo. Dillo de nuovo.

ALMA Me fai schifo. (Passa la mano sul volto di Sergio.)

SERGIO Ce credo sempre de meno. (Alma fa per uscire.) ‘Ndo vai?

ALMA In camera vostra.

SERGIO A fa' che?

ALMA A ditte ancora quanto me fai schifo.

SERGIO Allora posso veni’.

ALMA Fa’ con comodo. (Esce. Sergio rimane da solo qualche attimo. Si scioglie la cintura, segue Alma in camera
da letto.)

Torre Elettra
34

III - Epifanie
Dieci giorni dopo.

VALERIO Cosa senti?

FLAVIO Che domanda è?

VALERIO Una domanda semplice, due parole. Cosa senti?

FLAVIO Sento che fa caldo.

VALERIO Risposta evasiva.

FLAVIO Fattela bastare.

OLIMPIA (Ad Alma) Sergio sta male.

FLAVIO Tu lo sapevi.

VALERIO Cosa?

FLAVIO Del suo...piano.

VALERIO Del "piano" di chi?

FLAVIO Alma.

VALERIO Ti ho detto di no.

OLIMPIA (Ad Alma, c.s.) E' chiuso 'n camera da cinque giorni, Velia nun lo fa uscì.

FLAVIO E cosa sapevi?

VALERIO Della malattia di tuo padre, di Sergio e tua madre.

FLAVIO E cosa ti aspettavi?

VALERIO Ero curioso.

FLAVIO Curioso di che?

VALERIO Volevo vedere come andava a finire.

OLIMPIA(Ad Alma, c.s.) M'ha mannato a prenne le stesse flebo che usi tu.

FLAVIO Come ha fatto?

VALERIO Non ne ho idea.

FLAVIO Quando l'ha fatto?

Torre Elettra
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VALERIO Non lo so, ero con te, non con lei.

FLAVIO Siamo sicuri che è la stessa malattia di papà?

VALERIO Sì, tua madre ha fatto ritirare le analisi a Olimpia.

OLIMPIA (Ad Alma, c.s.) Hai fatto bene a fallo, nun c'era motivo d'aspettare ancora.

VALERIO Tu eri d'accordo.

FLAVIO Forse.

VALERIO Non era una domanda.

FLAVIO Tu che ne sai?

VALERIO Ti conosco.

FLAVIO Che fossi d'accordo o meno cambia poco, ormai.

VELIA (Entrando, da un’altra parte.) Grazie di essere venuti. Ci tenevo personalmente a informarvi che
per qualche giorno, forse anche più di qualche giorno, Sergio non potrà ossequiare ai propri compiti di
direzione del Fronte. Sta soffrendo di un leggero esaurimento nervoso, sicuramente stress accumulato,
gli ultimi mesi sono stati pesanti. Mi sto occupando personalmente di lui per fare in modo che ritorni al
lavoro per Torre Elettra prima possibile. Ho chiesto a mio figlio Flavio e al suo collega Valerio di fare
le veci di Sergio. Sono due ragazzi maturi e in gamba, e forse proprio il fatto che vengano da un lungo
periodo fuori, siano rientrati a Roma da poco e non abbiano vissuto la guerra, può dare nuova linfa alla
gestione dell'ordine e della cosa pubblica nelle periferie. Confido nella vostra comprensione e nella
collaborazione di tutti. Grazie ancora a voi e al Direttivo del Fronte per la vostra presenza. (Esce.)

FLAVIO Come stai?

ALMA Ho un cerchio alla testa atroce, mi sembra che debba scoppiare da un momento all'altro, tu
come stai?

FLAVIO Mamma mi ha mandato da quelli del Fronte con Valerio.

ALMA Ha fatto bene.

FLAVIO Non me ne frega nulla del Fronte, di Torre Elettra, di avere responsabilità su questa gente.
Non è la mia vita.

ALMA Sei figlio di tuo padre.

FLAVIO Che significa?

ALMA Che alcune persone la vita non possono scegliersela.

FLAVIO E cosa dovrei fare, sentiamo?

ALMA Restare e prenderti ciò che ti spetta, è quello che avrebbe voluto papà.

Torre Elettra
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FLAVIO Alma, papà è morto.

ALMA A maggior ragione è giusto che al posto suo ci sia tu.

FLAVIO Quando l'hai fatto?

ALMA Chiedermelo ogni due ore non cambierà la risposta.

FLAVIO Quando l'hai fatto?

ALMA La sera che siete andati a teatro, te l'ho già detto.

FLAVIO E dov'è finita la prostituta che ha infettato Sergio?

ALMA Non lo so, non è importante, te l'ho detto.

FLAVIO Cosa non è importante?

ALMA Il chi, il come, il quando. Conta solo che sia fatto. E ora è fatto.

OLIMPIA Ma te, na vita, ce l'hai?

VALERIO In che senso?

OLIMPIA Na famija, na donna, ‘n parente, qualcuno da chiamà pe le Feste, che ne so.

VALERIO No. Mamma e papà sono morti in un incidente, avevo una zia che mi ha cresciuto; ora è
anziana e in una casa di riposo, non mi riconosce nemmeno più.

OLIMPIA Capito.

VALERIO E tu chi chiami, per le Feste?

OLIMPIA Faccio l'auguri ad Alma e ho finito.

VALERIO Ti basta?

OLIMPIA A me me basta Alma quanto a te te basta Flavio.

VALERIO E tu che ne sai?

OLIMPIA Sò vispa, osservo, ascolto. L'hai detto te.

VALERIO E' diverso.

OLIMPIA Te vergogni?

VALERIO Non si deve essere sempre in due per amarsi.

SERGIO (Entrando di corsa seguito da Velia.) Hai controllato?

VELIA Non c'è nessuno in camera da letto, Sergio.

Torre Elettra
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SERGIO Invece sì, fidate. Ricontrolla.

VELIA Sergio, dai retta a me, non c'è nessuno.

SERGIO Te dico che stanno de là. Tre omini, vestiti de nero, co l'occhi verdi. Tutti co l'occhi verdi.

VELIA Gli occhi verdi?

SERGIO Come i serpenti. Mi padre mo’ diceva sempre: "Attento a quelli co l'occhi verdi, so’ serpenti."

VELIA Rientriamo in camera, devi sdraiarti, stare buono e fare una flebo. Ti farà bene.

SERGIO Siete tutti d'accordo, pure tu. L'ho visto, anche Fulvio è d'accordo con loro.

VELIA Fulvio?

SERGIO E' tornato a casa, sta qui da dieci giorni tu marito, a chi volete fa’ fesso?

VELIA Fulvio è morto da anni, Sergio.

SERGIO Bugiarda, bugiarda, bugiardi tutti. Me volete fa’ fori, io l'ho capito. T'ho vista, l'altra sera in
camera da letto, a pecorina, a fatte cavalca' come ‘na scrofa da tu marito.

VELIA Cosa?

SERGIO T'ho vista, la sera che erano annati tutti a teatro. Sei entrata, te sei spojata nuda, te sei
appoggiata de spalle sulla cassettiera, è entrato Fulvio, s'è abbassato i pantaloni, t'ha sculacciata e t'ha
scopata.

VALERIO E' stata Alma, vero?

OLIMPIA A fa’ che?

VALERIO Lo sai.

OLIMPIA Sei vispo, osservi, ascolti. Pure te.

VALERIO Flavio lo sa?

OLIMPIA No, e Alma nun vole che lo sappia.

SERGIO (A Velia, c.s.) E mentre te stava dietro ha fatto casca' a cornice quella rossa che sta sulla
cassettiera, è vero o no che ora è tutta rotta da un lato?

VELIA Rientra in camera, ora basta...

SERGIO E' vero o no che la cornice s'è rotta, risponni.

VELIA Sì, si è rotta, ma non sono stata io, smettila.

SERGIO E invece sì, è tornato Fulvio e avete deciso de famme fori, dilla a verità.

Torre Elettra
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VELIA Sergio, per favore.

SERGIO Te sei scopata tu marito in camera nostra, confessa, mignotta.

VELIA Non ero io.

SERGIO Te corcherei de botte, sei più bugiarda de tu fija.

VELIA Adesso basta. (Gli dà uno schiaffo.)

VALERIO Cosa senti?

ALMA Che domanda è?

VALERIO Una domanda semplice, due parole. Cosa senti?

ALMA Sento che fa caldo.

VALERIO Quando l'hai scoperto?

ALMA Che?

VALERIO Di essere malata.

ALMA Papà era morto da poco.

VALERIO Fai le flebo?

ALMA Sì, anche se per adesso la situazione è sotto controllo. Nelle donne la malattia è meno
galoppante che negli uomini.

VALERIO Vale a dire?

ALMA Che le flebo servono principalmente a evitare i sintomi schizofrenici.

VALERIO Come l'hai...contratta?

ALMA Non lo so.

VALERIO Sì che lo sai.

ALMA Allora non chiedermelo.

VALERIO Ora stai meglio?

ALMA Parli di salute?

VALERIO No.

ALMA E di che parli?

Torre Elettra
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VALERIO Ora che è fatto, stai meglio?

ALMA Non lo so.

SERGIO (Si avvede di Flavio, lo segue.) Fulvio! Fulvio! (Flavio non risponde.) Fulvio!

FLAVIO Dimmi.

SERGIO Sò contento che stai qua, ce sei mancato. Sai cosa? Nun eravamo pronti.

FLAVIO Pronti a che?

SERGIO A ste rivolte, a fa' da soli, a inventasse soluzioni nuove. Nun era pe' noi. Ora però ce stai te,
meno male. Te semo mancati, eh?

FLAVIO Certo.

SERGIO Oh, io ce sto sempre, o sai. A disposizione. Pe te me butterei ner foco, come sempre. Sei er
mejo amico mio, sei un grande politico. Io da te posso solo imparà, l'ho detto sempre. (Un tempo.) Nun
me guarda così, ora. Lo so che t'ho deluso, che ce l'hai con me. Ma na seconda possibilità nun se nega a
n'amico, vero?

FLAVIO Vero.

SERGIO Allora posso sta'tranquillo. Pace fatta?

FLAVIO Pace fatta.

SERGIO Sei n'omo vero. Un galantuomo. (Un tempo. Poi, sussurrando.) Fidate solo de me, questi te
vonno morto. Nun parlà co nessuno, confidate con me. Te difenno io.

FLAVIO Grazie.

SERGIO C'hai l'occhi verdi.

FLAVIO Ce li abbiamo tutti, i maschi, in famiglia.

ALMA Vuoi chiedermi qualcosa.

VALERIO No.

ALMA Allora te la faccio io una domanda. Cosa senti?

VALERIO Non me lo chiede mai nessuno.

ALMA Ti spiace?

VALERIO Mi tiene al sicuro.

ALMA Rispondi.

VALERIO Mi sento di essere una finestra sul cortile di un condominio.

Torre Elettra
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ALMA E io cosa sarei?

VALERIO Un albero, radici molto profonde.

ALMA Un albero senza frutti.

VALERIO La primavera arriva sempre.

ALMA Se l'albero è malato, i frutti saranno malati, anche loro. Nel mio cortile l'inverno è una scelta.

VALERIO E in quello di Olimpia?

ALMA Ha scelto l'inverno, anche lei, al massimo l'autunno.

VALERIO La ami?

ALMA Sono pesanti, le notti, qui.

VALERIO Me ne sono accorto.

ALMA Ora passano tutte uguali. (Un tempo.) Al Circeo dormivo bene.

VALERIO Al Circeo?

ALMA Avevamo casa a mare, lì. Ci andavamo ogni estate, poi abbiamo smesso. Mamma e Flavio si
sedevano giornate intere a prendere il sole e giocare sulla terrazza. Papà mi portava in spiaggia, il mare
era sempre mosso. “Giù, Alma, giù”, ogni volta che arrivava un’onda più forte mi gridava così. Facevo
il bagno coi braccioli, un giorno andiamo a largo, io e lui da soli. Si avvicina, ride, me li toglie, io non
toccavo, avevo paura. Poi mi dice: “Ora torna indietro da sola”. Rideva come un cretino. Rideva
sempre, di tutto. “Non sei più una bambina, i braccioli non servono, le donne nuotano.” Ho imparato a
nuotare così, per spirito di sopravvivenza.

VALERIO Quando ci siete andati, l’ultima volta?

ALMA Non ricordo, c’era la guerra. Però mi ricordo che il Circeo era l’unico posto dove ho dormito
bene. Papà russava e io dormivo con lui, a mamma dava fastidio, ha sempre avuto il sonno leggero. A
me invece il rumore delle onde, papà che russava, il vento sulle tende, mi cullavano. Da quando è
morto lo sento sempre qui, con me, è come se dormissimo ancora al Circeo, da sempre, ogni notte.
Solo che adesso la notte non si dorme più. (Un tempo. Ride.) “Giù, Alma, giù.”

VELIA Com'è andata?

FLAVIO Insomma.

VELIA Cos'è successo?

FLAVIO Il Direttivo non ha ratificato gli accordi col Sistema Sanitario Nazionale, pare ci fossero una
serie di errori di stesura nel testo. Quindi, finché non si sistema il testo e non si ridiscute l'accordo, lo
Stato italiano ha bloccato la fornitura di medicinali alle periferie.

VELIA Vogliono lasciarci crepare, bastardi. Hai delle idee?

Torre Elettra
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FLAVIO Se ne occuperà Valerio, per il momento. Bisognerà fissare un accordo col Ministero della
Salute, in centro.

VELIA E il trambusto di stamattina in Via Elena?

FLAVIO Una resa dei conti. Due ragazzi del quartiere hanno derubato un'anziana ieri notte, la signora
ha avuto un infarto per lo spavento ed è morta sul colpo. Stamattina il figlio si è svegliato, ha preso un
revolver e ha fatto fuori i due e le loro rispettive madri.

VELIA Cristo.

FLAVIO Io e Valerio siamo scesi a vedere, a parte la ressa di gente per strada, non ce n'è stato uno, e
dico uno, che abbia condannato il gesto. Anzi, tutti a complimentarsi col ragazzo per la prontezza della
reazione.

VELIA Inutile meravigliarsi, ormai si ragiona così.

FLAVIO (Un tempo. La guarda.) Come stai?

VELIA Bene. Bene.

FLAVIO Se hai bisogno di fare delle analisi posso chiedere a qualche amico in centro di farci il piacere.

VELIA Che analisi?

FLAVIO Dicevo così, magari ti servivano.

VELIA No, non devo fare nessun tipo di analisi. E non ho intenzione di farne, per molto tempo. Va
bene così. (Un tempo.) Te la ricordi, la casa al mare?

FLAVIO Al Circeo?

VELIA Sì, al Circeo. Non ci andiamo da anni, giusto ieri mi chiedevo in che condizioni fosse.

FLAVIO Mi ricordo la terrazza, quella grande.

VELIA L'abbiamo comprata perché mi ero fissata con quella villetta. Me lo sconsigliavano tutti; pare
che la spiaggia di fronte fosse destinata a un progressivo inquinamento dell'acqua entro pochi anni,
tanto da rendere impossibile farsi il bagno. A me piaceva, però, quella casa, ho fatto di testa mia e
l'abbiamo presa. Per un po' di anni ho avuto ragione, il mare non si è inquinato e ci siamo andati
sempre. Poi è successo, l'acqua è diventata marrone e addio spiaggia privata. Ma io ero contenta
comunque di tutte le estati che avevamo passate lì. Alla fine, meglio bellissimo per poco che mediocre a
vita. (Un tempo.) Fammi una promessa.

FLAVIO Cosa?

VELIA Prima che sia troppo tardi per farlo, portami al Circeo di nuovo.

FLAVIO Va bene.

Torre Elettra
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VELIA Ci sediamo sulla terrazza di casa, guardiamo il mare, prendiamo il sole. (Un tempo, poi:) Voglio
perdonarti così.

OLIMPIA Stavo a pensa’ a un business.

VALERIO Eh?

OLIMPIA Te che progetti hai?

VALERIO Progetti?

OLIMPIA Che voi fa’, mo' che stai qua? Er giornalista nun lo poi fa’, a Torre Elettra, qualcosa dovrai
fa’ pe campa'.

VALERIO E che proponi?

OLIMPIA Pompe funebri.

VALERIO Che?

OLIMPIA Onoranze funebri, hai presente? Nun c'è grossa concorrenza, e i morti nun mancano mai. E'
un mercato sicuro, nun c'è rischio de crisi.

VALERIO E io che c'entro?

OLIMPIA Magari te voi mette in società, facce un pensierino. To dico perchè a Giacomo nun je
interessa, dice che se impressiona, e io da sola nun posso fallo. Guarda che è na grande idea, nun
richiede nemmeno grosso impegno.

VALERIO Sei seria, Olimpia?

OLIMPIA C'hai pure la faccia da becchino.

VALERIO Ma la vuoi smettere?

OLIMPIA E vabbè, era n'idea.

VALERIO E' un'idea del cazzo.

OLIMPIA Tu come sei permaloso. Basta dire "No, grazie, non sono interessato." Nun è difficile.

SERGIO (Rientrando.) Vado in camera da letto. So' usciti?

OLIMPIA Chi?

SERGIO Quei tre c'ha mannato Fulvio.

OLIMPIA Nun lo so se so' usciti.

SERGIO C'ho na pistola, o sai? Nascosta sotto ar cuscino. Se tornano je sparo.

OLIMPIA A chi?

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SERGIO A quei tre, t'ho detto. Ogni tanto vengono, se mettono davanti al letto e me guardano. Me
vonno fa' fori, so d'accordo co Fulvio, e pure co Velia e Alma.

OLIMPIA Ah sì?

SERGIO Ma nun ja faranno. So' armato. E si nun riesco ad ammazzalli io, stai sicura che nun me
faccio ammazza’ da loro.

OLIMPIA E che voi fa'?

SERGIO Nun lo so. Ma consegnasse ar nemico è na vergogna. E io voglio usci' a testa alta, comunque.

OLIMPIA Fai bene.

SERGIO Velia sta de là?

OLIMPIA Sì, è in camera da letto.

SERGIO Vado pur io, vojo dormì un poco. Tu controlla se entra quarcuno.

OLIMPIA Tranquillo, ce penso io.

SERGIO Grazie. De te posso fidamme, o sapevo. Controlla, me raccomanno, controlla. (Esce.)

VALERIO Velia come sta, secondo te?

OLIMPIA Nun lo so, ma nun farei scommesse.

VALERIO Non sono riuscito a trovare le flebo, è saltato l'accordo con il Ministero della Salute.

OLIMPIA O so. Speramo risorvano, le flebo ce servono.

VALERIO Il farmacista mi ha detto che prima le prendevi solo per Alma, da un paio d'anni le prendi
per due persone.

OLIMPIA Nun se tengono un cecio in bocca.

VALERIO Mi spiace.

OLIMPIA L'ho voluto io.

VALERIO Cioè?

OLIMPIA Cioè nun è successo per caso. Nun succede niente per caso, o pe volontà de Dio. Er destino
se sceje. Io potevo sceje, de assiste na malata o de ammalamme pure io. Mi madre è morta de tumore, è
stato un calvario per quer poveraccio de mi padre. Quante vorte avrebbe voluto esse malato pure lui,
diceva che sarebbe stata la forma più alta de amore. Mutuo soccorso reciproco, che alla fine sta peggio
chi rimane che chi se ne va. Mejo annassene assieme. (Un tempo.) Era na battuta, quella delle pompe
funebri.

VALERIO Pessimo gusto.

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OLIMPIA Nun fa er sensibile. Me fai ride, me fai anche un po' tenerezza. E comunque, che te piaccia
o no, finchè stai qua, becchino sei.

VALERIO Perchè?

OLIMPIA Perchè semo tutti morti, tutti. Alma, Velia, Sergio, io. Vivi per l'anagrafe, pe la scienza, ma
condannati, e quindi già morti. Flavio s’atteggia a vivo, ma è più morto de noi. E pure fori, in periferia o
in centro, mentre rincorreno i loro egoismi, le loro scaramucce, so' tutti morti. (Un tempo, poi ride.)
Becchino. Becchino. (Urla di Sergio sconnesse e incomprensibili, da fuori, poi uno sparo. Un silenzio. Entra Velia.)

VELIA Sergio si è ferito mentre puliva la pistola in camera da letto. Un brutto incidente. Valerio, puoi
andare al quartier generale del Fronte e avvertire?

VALERIO Sì. Bisogna chiamare l'ambulanza?

VELIA No, è troppo tardi, non c'è più niente da fare. Un brutto incidente.

OLIMPIA Vado a mette un po' de musica dalla soffitta. (Un tempo.) Becchino. Becchino.

IV - Orizzonti
Pochi giorni dopo. C'è musica, nell'aria.

VELIA Non erano cattivi, erano buoni. Forse un po' duretti.

OLIMPIA O' dicevo io.

VELIA Però li hai capati bene.

OLIMPIA Sì, ma c'è poco da fare. Er carciofo alla giudia non m'è mai venuto bene a me.

VELIA Ma dopo che li hai capati, li hai fatti riposare con acqua e limone una decina di minuti?

OLIMPIA E no.

VELIA E quello sbagli. La prossima volta fai così, poi li asciughi e li condisci con sale e pepe.

OLIMPIA Giovedì ce riprovo, tanto me n'è rimasto n'artro fascio.

ALMA Che bella giornata fuori. C'è il sole. Usciamo oggi?

VELIA Sì, usciamo. Voglio andare in fondo al viale, c'è ancora quella bottega di tessuti?

OLIMPIA Come no.

VELIA Voglio rifare le tende del salone e della sala da pranzo.

ALMA T'aiuto io.

VELIA La domenica è aperta?

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OLIMPIA Il pomeriggio sì.

ALMA Andiamo al Parco degli Acquedotti, dopo.

OLIMPIA Va bene.

ALMA Pensavo una cosa, ieri. Ma se prendessimo un cane?

OLIMPIA Un cane?

ALMA Sì, abbiamo anche il giardino, sarebbe divertente, no?

VELIA Sì, perché no?

OLIMPIA Va bene, ma niente sorci, eh. Niente cani piccoli, tipo quelle specie de chihuahua che
sembrano assatanati e fanno solo caciara. Er cane, quello vero, deve da esse grosso.

ALMA Va bene.

OLIMPIA A me me piacerebbe er bobtail.

VELIA Qual è?

OLIMPIA Devo trova' na foto. E' grosso, cor pelo lungo, bianco, davanti all'occhi, nun vede niente.
(Mima.) E' così. Me fa ride, è un sacco buffo. (Entra Valerio.)

VALERIO Buongiorno.

ALMA Ciao Vale'.

VELIA Novità?

VALERIO E' andata bene, dai. Abbiamo incontrato i rappresentanti del Governo, il clima inizia a
distendersi. Dalla settimana prossima riprendono a fornire i medicinali e riapriamo il mercato degli altri
beni.

OLIMPIA Meno male.

VALERIO Ci sono state delle aperture significative, ambo le parti. Secondo me col tempo possiamo
avviare un processo di riunificazione.

VELIA Cosa?

VALERIO Loro hanno capito, nelle periferie hanno capito. Se ognuno fa un passo alla volta e ammette
i propri errori, si può trovare una strada nuova, insieme.

VELIA Grazie.

VALERIO Grazie a lei.

OLIMPIA Ce stai pe pranzo?

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VALERIO Sì, certo. (Un tempo.) Flavio, quando parte?

OLIMPIA Nel pomeriggio. L'accompagni te?

VALERIO Sì. (Entra Flavio.)

VELIA Hai sistemato tutto?

FLAVIO Sì, devo solo chiudere la valigia, ma aspetto di ricontrollare se ho lasciato ancora qualcosa in
giro.

ALMA Ho trovato quella copertina che ti avevo cucito quando eravamo piccoli. Volevo mettertela in
valigia, ti va di portarla con te?

FLAVIO Dove l'hai trovata?

ALMA Era in soffitta, ho rovistato un po'.

FLAVIO Certo che la voglio.

ALMA In Germania fa freddo, magari ti serve.

FLAVIO Sì.

ALMA Vado a prenderla e te la metto in valigia. (Esce.)

FLAVIO Come ti senti, ma’?

VELIA Bene, bene.

FLAVIO Ecco cosa mi manca. Il passaporto. Dove l'hai messo?

VELIA Ah, giusto. L'avevo riposto io. Vado a prendertelo e te lo metto in valigia, facciamo prima.
(Esce.)

OLIMPIA Hai qualche novità per le flebo?

VALERIO Settimana prossima, insieme agli altri medicinali.

OLIMPIA Va bene.

VALERIO Com'è la situazione?

OLIMPIA Serena variabile. Alma ha quarche allucinazione, ogni tanto, l'altro giorno vedeva un gatto in
camera, se semo fatte mezz'ora de risate, alla fine. Il fatto è che nun semo mai state senza l'effetto delle
flebo, quindi la situazione è un po’… nuova. Ieri Velia ha scapocciato. Faceva discorsi senza senso tutto
er pomeriggio, farfugliava racconti passati, parlava co Virginia, a modo suo. Vabbè, settimana prossima
arrivano e flebo, è questione de sta co l'occhi aperti ancora quarche giorno.

VALERIO E tu, come va?

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OLIMPIA Mah. Sai che te dico? Che tutto sommato esse matta pe 'npò de giorni è pure ‘na bella
sensazione. (Fa per uscire, si ferma e guarda Flavio e Valerio. Poi:) Ieri notte c'era Saverio, mi fratello, in
cucina. Semo stati tutta a notte a parlà, a raccontacce le cose, a ride. Se semo fumati un pacco de
sigarette intero. L'ho trovato bene, sai? S'è fatto un bel ragazzo, dice che fà teatro. Gli ho detto che nun
so d'accordo, a me nun me piace er teatro. Nun se capisce niente. Se fa ride sì, però, se fa na commedia,
na cosa che se ride, ce vado a vedello. Vado in camera. Saverio m'ha detto che passava a salutamme de
nuovo, oggi. Magari sta de là che m'aspetta. (Esce.)

FLAVIO Hai cambiato idea?

VALERIO No, rimango qua, te l'ho già detto.

FLAVIO Ma perché?

VALERIO Perché sì.

FLAVIO Ma a fare che? Ma non l'hai capito che tu non c'entri niente qui?

VALERIO Tu non c'entri niente.

FLAVIO Certo, e me ne vado per questo. (Un tempo.) Guarda che l'ho capito, alla fine me l'ha
confermato pure mamma. Non è successo niente.

VALERIO Che vuol dire?

FLAVIO Tutta quella storia, la sindrome di Tantalo, papà, mamma, Alma, le malattie. Tutto falso. Non
è successo nulla. Nulla. Adesso io torno in Germania e mi metto a lavorare. Pensavo alla cooperazione
internazionale, o all'ambito diplomatico. La politica, quella vera, non questa di Torre Elettra, della gente
che si ammazza per strada.

VALERIO Non ti vergogni?

FLAVIO No. (Un tempo.) Una volta mio padre ha lasciato Alma a largo, a mare, senza braccioli. Lei ha
imparato a nuotare così, per spirito di sopravvivenza. Con me non l'ha mai fatto, e Dio sa quanto avrei
voluto lo facesse. L'ha fatto ora, da morto, a distanza. E ho imparato anche io, adesso. (Un tempo.) Non
è successo nulla. E' tutto a posto. Dai, andiamo. Torniamo in Germania, basta.

VALERIO Non voglio.

FLAVIO Cosa resti a fare qui?

VALERIO Va bene così.

FLAVIO E a me non ci pensi?

VALERIO No, non ci penso. Resto qua, discorso chiuso. (Un tempo.) Io a mare, invece, non ci sono
mai andato coi miei genitori. Mai. E a nuotare ho imparato in piscina, ho fatto il corso. Stile libero,
rana, farfalla. Teoria e pratica, cose fatte bene, e ho sempre e solo nuotato in piscina. Ma il mare è
un'altra cosa. Il mare è vero, non soddisfa alcuna logica, non è mosso dalla razionalità. Le onde
succedono, non si pianificano. (Fa per andare.) Hai ragione tu, forse. Sono tutti pazzi, qui, probabilmente
anch’io lo sono. Che resto in mezzo ai morti che camminano, alla gente che delira, al disordine della
periferia in rivolta. Che mi sento al mare, per la prima volta, come un poeta o come un pazzo, per

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l'appunto. Esco, a dare forma al caos. (Si avvicina a Flavio, lo bacia sulla fronte.) Prendi un taxi per
l'aeroporto, è meglio. Buon viaggio. (Esce. Qualche attimo dopo entra Velia, siede.)

FLAVIO Il passaporto è in valigia?

VELIA Sì. (Un tempo.)

FLAVIO Mamma?

VELIA Dimmi.

FLAVIO Com'è morto papà?

VELIA Carcinoma allo stomaco, incurabile. (Entra Alma, nel frattempo, e siede.)

FLAVIO E Sergio?

VELIA Si è ferito accidentalmente mentre puliva la pistola.

FLAVIO Tu come stai?

VELIA Benissimo.

FLAVIO Tu, Alma?

ALMA Sto bene, grazie.

FLAVIO E Olimpia?

ALMA Stiamo tutti bene, tutti. (Alma e Velia sono sedute alle estremità opposte, Flavio siede in mezzo a loro.
Alma e Velia guardano in direzioni opposte. Un lungo silenzio.)

VELIA Virginia! Amore di mamma, vieni qua.

ALMA Papà, sei tu?

VELIA Come sei cresciuta. E come sei bella.

ALMA Mi sei mancato. Da morire.

VELIA Assomigli ad Alma, ma hai gli occhi di Flavio, l'ho sempre detto.

ALMA Ho imparato a nuotare, sono diventata bravissima, sai?

VELIA Dammi la mano. (Flavio avvicina la sua mano destra a quella della madre. Velia la porta al viso, la stringe,
la bacia. Intanto Alma continua a guardare fissa avanti a sé ma prende la mano sinistra di Flavio, la stringe, poi la
osserva.)

ALMA Hai le mani grandi.

VELIA Ce l'hai un fidanzato?

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ALMA Lo so che ti siamo mancati, ma è passato.

VELIA Sono curiosa di conoscerlo.

ALMA La guerra è finita e tu sei tornato.

VELIA E a Natale saremo tutti assieme.

ALMA Tutta la famiglia riunita.

VELIA Flavio tornerà dalla Germania, vedrai quanto si è fatto bello.

ALMA Ti assomiglia tanto, papà, siete uguali.

VELIA Sssh. Non dire niente.

ALMA Restiamo in silenzio.

VELIA Prometti che resterai.

ALMA Non te ne andrai più, vero?

VELIA Tienimi la mano.

ALMA Stringimela più forte.

VELIA Per sempre.

ALMA Per sempre.

(Alma e Velia continuano a stringere le mani di Flavio, lo sguardo fisso di fronte a sé. Un silenzio, molto lungo.)

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