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Civilta Delle Macchine Web n4
Civilta Delle Macchine Web n4
2 2022
2021
IL LICEO
LE COSE
TECNICO
[ CO N G EG N I , O G G E T T I , M A N I FAT T U R E ECC . ]
IN COPERTINA
E A FRONTE
Composizione-Scomposizione n. 1,
Bertozzi & Casoni, 2007,
ceramica policroma
SOMMARIO
4 SOPRAVVIVENTI
di Marco Ferrante
8 CI PENSANO LE COSE
di Chiara Cappelletto
IMPENNATA ELETTRICA 36
di Bruno Giurato
MANIFATTURA E SVILUPPO 40
di Fabio Lavista
4.2022 3 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
TECNOLOGIE GODOT 44
di Nicola Nosengo
CI SERVONO SEGRETE 52
di Ginevra Leganza
60 IL COLLEZIONISTA MILITANTE
di Elisa Albanesi
78 SMOKING PLEASE
di Francesca Molteni
ACQUARIO 80
di Ian Williams
TRADUZIONI 94
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 4 4.2022
4.2022 5 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
MARCO FERRANTE
SOPRAVVIVENTI
Un sommario di
U
questo numero. rbex è l’esplorazione urbana di ca (geniale tanto più per il mezzo prescelto) che
luoghi abbandonati. Nella cul- avrebbe dovuto raccontare la storia del mondo
Le cose ci tura interne ista dei video e dei in cento ogge i individuati dai due team con
reportage fotografici è diventata l’obie ivo di coprire due milioni di anni e tue
rappresentano, ma un genere alquanto emotivo, so- le latitudini: da un papiro matematico di Rhind,
Le cose, i
marchingegni,
i meccanismi, i
manufatti, gli oggetti
hanno una nascita
e un luogo di nascita,
botteghe artigiane,
piccoli atelier, studi
di progettazione,
fabbriche
un dramma storico. Del resto tuo il processo L’Italia è la seconda manifaura continentale,
di poppizzazione del maoismo è un caso emble- è specializzata nella meccanica di precisione,
matico: a partire dal Mao serializzato da Andy negli anni ha perduto posizioni in alcuni seori
Warhol esaamente come Marilyn, per fi nire strategici, la chimica e l’auto, in generale ha po-
con i gadget della rivoluzione culturale, fasci- chissimi player globali (si veda Fabio Lavista a
nosi e incongrui. E lo stesso dualismo è da molti pag. 40). Abbiamo conservato un tessuto fio di
anni un oggeo di diba ito rispeo all’archi- piccole e medie imprese private. E cominciamo a
teura razionalista e il fascismo: ma la casa del coltivare un processo di trasmissione ereditaria
fascio di Como progeata da Giuseppe Terragni dei valori dell’impresa, affidato a musei azienda-
è un punto fermo nella formazione culturale di li, pubblicazioni, fondazioni.
un architeo occidentale. L’industria è un produore di identità: la
~ livrea d’argento delle automobili da corsa te-
Al centro del piao celebrativo del Briti- desche – leggendaria eredità di una gara in cui
sh Museum campeggia una fabbrica. Le cose, viene raschiata la vernice delle Mercedes-Benz
i marchingegni, i meccanismi, i manufa i, gli per portare il peso alla misura regolamentare –,
ogge i hanno una nascita e un luogo di nasci- la dimensione comunitaria dell’olive ismo, il
ta, boeghe artigiane, piccoli atelier, studi di culto della personalità del fondatore nell’epopea
progeazione, fabbriche. Nella manifaura c’è dell’Eni, il senso orgoglioso dei prodo i nella
un principio profondo e assertivo. Modernità, moda, nel design, nelle macchine di precisione,
avanzamento tecnologico, fiducia nell’ingegno, nell’industria della tecnologia, dal Betamax
intelligenza dell’uomo al servizio dell’uomo. Nei all’iPhone. Ancora cose, ogge i, marchingegni.
paesi OCSE il seore manifauriero impiega ol- Dall’altro lato del mercato, sul fronte dell’ac-
tre 82 milioni di persone, il 13,7% del totale degli quisto, le cose sono altreanto identitarie. Cir-
occupati. In EU27 quasi 32 milioni, il 16,4 del to- coscrivono lo spazio di noi stessi, ci descrivono
tale. In Italia quasi 4,2 milioni, il 18,9% del totale. e ci rappresentano. Arrivano prima di noi. Il
4.2022 7 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
CHIARA CAPPELLETTO
Oggi è impossibile
distinguere tra
CI PENSANO
LE COSE
natura e cultura, tra
organismi biologici e
artefatti. Tra loro è
in atto un continuo
U
processo di influenza na parte importante della filo-
sofia contemporanea conta tra i
E invece, questi oggetti impersonali, pro-
dotti in migliaia di esemplari deperibili e tutti
che è basato sulla manipolazione degli oggetti cose materiali per la formazione dei processi co-
per l’apprendimento dell’astrattissima matema- gnitivi e relazionali, tanto più si smaterializza il
tica. Lambros Malafouris, uno degli antropologi nostro coinvolgimento corporeo con loro.
cognitivi più autorevoli dei nostri giorni, ritiene Dobbiamo allora riflettere sullo sviluppo
addirittura che noi pensiamo «con loro e attra- prossimo della capacità cognitiva umana. Se
verso di loro». 2 pensiamo che intelligenza significhi solo razio-
Le cose richiedono e producono intelligen- nalità, e che razionalità significhi capacità di
za; sollecitano in chi le usa conoscenze specifi- calcolo, allora meglio affidarsi agli algoritmi, più
che, determinate abilità e una certa inventiva, veloci di noi a elaborare dati. Se invece pensiamo
che variano a seconda delle loro qualità: peso e che non esiste intelligenza che non sia situata,
forma, colore e sapore, effetto al contatto – mor- ambientale, relazionale, perché essa è anche
bide o taglienti – e così via. Il loro design chiama capacità di interazione e integrazione, capacità
in causa il nostro sapere e il nostro saper fare, di vedere relazioni impreviste nel mondo ma-
da soli e con altri. Sono strumenti cognitivi che teriale e sociale (da cui peraltro dipende la pro-
orientano il nostro comportamento in una so- grammazione degli stessi algoritmi), e quindi di
cietà. Lo sanno – senza sapere di saperlo – que- modificare – appunto – “come stanno le cose”, al-
gli amministratori che mettono panchine negli lora è bene rimetterci a giocare con loro, toccarle,
spazi pubblici per consentire ai passanti di se- annusarle, romperle, non troppo diversamente
dersi e creare comunità, e lo sanno ancor di più da come fanno i bambini nella fase di sviluppo.
quelli che le tolgono. In che modo concepire il nostro futuro rap-
Il potere di questa interrelazione inizia però porto con loro è una delle domande urgenti che
a venire messo a repentaglio. La diffusione ca- devono porsi la filosofia, la tecnologia e i sistemi
pillare di prodotti industriali e di interfacce educativi in previsione del fatto che la conver-
elettroniche ha provocato una crescente rarefa- genza tra cibernetica e intelligenza artificiale
zione dell’esperienza che abbiamo della loro ma- porterà a realizzare cose con un potere agentivo
terialità, al punto che molti pensano di vivere molto superiore a quello con cui ci siamo con-
in un mondo incorporeo perché internet non si frontati finora. Le cose non saranno solo più nu-
1
A. Gell, Arte e agency. Una teoria antropologica, ed. it. a cura
può toccare, dimenticando che senza i pesantis- merose di noi. Alcune saranno più performanti
di C. Cappelletto, postfazione di C. Severi, Raffaello Cortina Editore,
simi cavi depositati sul fondo degli oceani non di noi, almeno limitatamente allo scopo per cui Milano 2021.
ci sarebbe alcuna connessione. In breve, tanto sono state progettate, come dimostrano diversi 2
L. Malafouris, How Things Shape the Mind: A Theory of Material Engagement,
maggiore è l’evidenza scientifica del ruolo delle settori della robotica in ambito medico. MIT Press, Cambridge (MA) 2013.
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 10 4.2022
4.2022 11 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
DANIELA SESSA
CENNI SPARSI
SULLA
CREATIVITÀ
Che cosa significa
N
pensare e realizzare el 2006 sui tetti del MIT di Boston sporto ottimale: «La matematica è una discipli-
l’ingegnere e matematico David na creativa nel senso che permette all’uomo di
cose materiali e R. Wallace ha riprodotto con suc- astrarre ciò che osserva. Ci vuole creatività per
cesso l’esperimento più contro- capire cosa governa i fenomeni scientifici e la
oggetti intellettuali, verso della storia delle invenzio- matematica trasforma le intuizioni nelle for-
mento di immagini, e il trasporto ottimale è uno sona. Io posso avere l’intuizione di un prodotto
Qui la questione estetica impatta con la mes- troduceva l’idea di esperienza, tutta food, chic metafisiche di Giorgio De Chirico. «Ho sperato
sa in campo di parametri e calcoli, inducendo e industrial. Proseguì con un esperimento af- che chiunque potesse entrare nei negozi sulla
a distinguere tra l’artisticità dell’architetto e fascinante: trasformare Via della Frezza, com- strada – tutti legati da una consequenzialità, da
il tecnicismo dell’ingegnere. È la dimensione passata strada alle spalle del complesso dell’O- un format anche estetico – e trovarvi interesse.
architettonica a prevalere nel risultato finale e spedale San Giacomo, tra Ripetta e il Corso, in Sapevo che non avrebbe prodotto un reddito
nella visione d’insieme come dimostrano sia la un’area urbanistica dove immagazzinare (da immediato. Ma volevo creare un’esperienza.
frontiera dell’ingegneria olistica – che ingloba qui il nome Fondàco, veneziano) oggetti (cose) Forse un vero imprenditore dovrebbe scegliere
la creatività come presupposto progettuale – da tutto il mondo sotto il segno di una distin- considerando quello che si vende». Per Ales-
sia esperimenti urbani come la lighting road in zione che la città ha intrinsecamente smarrito. sandra Marino l’atto creativo veste la materia
Corso Monforte a Milano, dove c’è anche Pa- «L’eleganza – dice Alessandra Marino – è un fat- di poesia e l’antitesi utile e inutile pare messa
lazzari, o Fondàco che provò a trasformare la to culturale che viene fuori dagli studi o dalla sullo sfondo, senza la drammaticità storica del
romana Via della Frezza in una concept street casualità di vivere e di andare in giro. Roma in- mercato. Alla fine, Via della Frezza si è richiu-
grazie alla visione di Alessandra Marino. Archi- segna a guardare in alto, i cornicioni dei palazzi sa in sé stessa, in una malinconia che riflette
tetto, imprenditore (folle, dice lei), editore, Mari- che ti immettono nella testa un’idea di armonia, quella di una città capitale senza entusiasmo. È
no ha creato due iniziative che mescolano arte, di proporzioni, di sequenze». La concept street è rimasto però il bel negozio di dischi in vinile,
architettura e mercato. Cominciò con Gusto, un un manufatto, un’opera di architettura concet- cose (oggetti) che resistono alla tecnologia in
ristorante e wine bar, che in un certo senso in- tuale che in qualche modo le ricordava le piazze costante cambiamento.
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 14 4.2022
FRANCESCO SCOTOGNELLA
NIENTE
DI PIÙ PICCOLO
L
a maggior parte dei nostri dispositi- solo alle rivoluzioni legate alle apparecchiature
vi portatili, siano essi laptop, tablet, per il lavoro. Con circuiti integrati relativamente
telefonini o smartwatch, funziona- semplici sono stati costruiti pedali in grado di
no grazie a piccole unità centrali di distorcere il suono di una chitarra elettrica. Ste-
elaborazione (Central Processing vie Ray Vaughan ha usato il circuito integrato
Unit, CPU). Tali unità sono circuiti elettronici JRC4558 di Japan Radio Company, cuore pulsan-
delle dimensioni di pochi millimetri dove si ha te del pedale Tube Screamer di Ibanez, per svi-
un numero enorme di componenti fabbricati su luppare il suo suono inconfondibile. Un circuito
una sola piastrina di semiconduttore. Per fare simile è alla base del Big Muff di Electro Har-
un esempio, il CPU Apple A14 Bionic, il cervello monix, effetto utilizzatissimo da David Gilmour
dell’iPhone 12, ha una dimensione della piastri- dei Pink Floyd e tanti altri chitarristi. E l’uso di
na di 88 mm 2 (essendo tale piastrina quadrata, overdrive e distorsori per chitarre sono piccola
il lato è lungo circa 9,4 mm) e contiene quasi 12 cosa in confronto all’avvento della musica elet-
miliardi di transistor. Il CPU Apple A15 Bionic, tronica. Le ultime rivoluzioni nella musica sono
montato sugli iPhone 13, è il 15% più grande del sicuramente dovute all’introduzione dei circuiti
suo predecessore, con quasi 15 miliardi di tran- integrati.
sistor. Un ulteriore miglioramento è arrivato Tuttavia, la rivoluzione dove il circuito in-
con il recentissimo Apple A16 Bionic degli iPho- tegrato veste il ruolo di protagonista assoluto è
ne 14, con 16 miliardi di transistor. quella informatica. E in questo caso si parla di
Il transistor è il mattoncino alla base di integrazione su scala molto larga di componenti
questi circuiti costituiti da un materiale se- (Very Large Scale Integration, VLSI), quindi di
miconduttore e tre contatti elettrici, capace di microprocessori. La tesi di Federico Faggin, l’in-
amplificare un segnale elettrico o di fare da in- ventore del microprocessore, è che così come il
terruttore per tale segnale. Facendo un sempli- motore ha permesso il passaggio dalla società
ce conto, nell’A14 Bionic troviamo 134 milioni di agricola alla società industriale, il microproces-
transistor per ogni millimetro quadrato. Da qui sore ha permesso il passaggio dalla società indu-
è chiaro il termine microprocessore: un circuito striale alla società informatica. La dimensione
monolitico, o integrato, in cui ogni componente del mercato globale dei microprocessori è stata
ha dimensioni microscopiche. Infatti, la dimen- valutata in 69,23 miliardi di dollari nel 2021.
sione laterale del transistor è di pochi milione- Le industrie leader del settore sono prin-
simi di metro (micrometri), mentre lo spessore cipalmente americane e asiatiche: Intel, AMD,
può essere di pochi miliardesimi di metro (nano- Texas Instruments, Qualcomm, Broadcom, Sam-
metri). Se ne parlerà più avanti. sung ecc. Anche in Europa vi sono attori impor-
Quante sono le rivoluzioni legate allo svilup- tanti nella produzione di microprocessori, come
po dei circuiti integrati? Non dobbiamo pensare la italo-francese STMicroelectronics e la tedesca
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 16 4.2022
come funziona il
microprocessore. 9-10 mm 9,4 mm
mi dell’elemento disposti ordinatamente in una do una mascherina al fine di disegnare sul wafer
Come si fabbrica sola struttura cristallina. Il metodo più utilizzato di silicio lo schema del circuito opportuno. Le
un microprocessore
per ottenere il silicio monocristallino è il processo zone esposte alla luce verranno disciolte con op-
Czochralski, che consiste nella rotazione e al con- portuni solventi. In questo modo una parte del
tempo nell’innalzamento di un piccolo cristallo silicio è esposta, mentre l’altra è ancora coper-
purissimo di silicio parzialmente immerso nel sili- ta di materiale fotosensibile. La parte di silicio
I transistor facenti parte di una CPU sono costru- cio fuso; in tale processo il silicio solidifica con tutti esposta viene bombardata da ioni di determi-
iti su piastrine (die) di silicio. Il silicio è l’elemento gli atomi orientati seguendo il cristallo iniziale. nati elementi. Gli ioni si infilano nella struttura
che domina l’industria dell’elettronica e per nostra Successivamente il lingotto viene tagliato in di- cristallina del silicio cambiandone le proprietà
fortuna è molto abbondante sulla Terra. Si parte schi (wafer) che vengono puliti fino a che la su- elettriche. Immergendo in solfato di rame le
dal biossido di silicio, presente nella maggior par- perficie non si presenta priva di difetti. Per man- strutture fabbricate, si rivestono con una co-
te delle sabbie del pianeta, e scaldandolo ad alta tenere tutto il processo il più pulito possibile si pertura conduttiva le parti attive di silicio. Suc-
temperatura in fornaci elettriche con elettrodi di lavora in camere bianche, dove il livello di partico- cessivamente si collegano i diversi elementi di
carbonio si ottiene silicio e monossido di carbonio. lato è molto basso. Per fare un esempio, mentre in silicio attivi, i transistor, con filamenti metallici
Il grado di purezza richiesto per le applicazioni un ufficio pubblico ci sono 4-5 milioni di particel- che li connettono elettricamente secondo uno
elettroniche è molto elevato: è necessario che non le grandi mezzo micrometro ogni metro cubo, in schema opportunamente ingegnerizzato. Infine,
sia presente più di un’impurezza (i.e. atomo di altro una camera bianca per produzione di silicio ce ne il circuito integrato viene posizionato in un al-
elemento) ogni dieci miliardi di atomi di silicio. È sono al massimo poche centinaia per metro cubo. loggio dove è collegato all’alimentazione e viene
inoltre necessario che il silicio sia monocristallino, Il wafer viene rivestito di materiale fotosensibile coperto da un dissipatore di calore per limitare il
ossia che il “lingotto” prodotto presenti tutti gli ato- e viene esposto alla luce ultravioletta utilizzan- surriscaldamento.
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 18 4.2022
GUIDO FONTANELLI
TUTTO NACQUE
CON SPUTNIK
Com’è fatto un
D
satellite e a che cosa a 1 a 5000 in 65 anni. Da quando nel 1957 è stato lanciato
in orbita lo Sputnik, lo spazio intorno alla Terra si è popola-
serve. Perché il to di decine, e poi centinaia e poi ancora migliaia di oggetti
costruiti dall’uomo. Sono i satelliti artificiali: i primi furo-
mercato globale no creati per scopi scientifici, per studiare gli strati più alti
si avvia verso i 1000 dell’atmosfera e la ionosfera. Avevano una forma sferica o di un piccolo
razzo e montavano un sistema radio con antenne per comunicare con la
miliardi di dollari base a terra. Poi le forme e le dimensioni si sono evolute: oggi prevale il
parallelepipedo e a bordo ci possono essere telecamere di vario genere, si-
entro il 2030 stemi di trasmissione estremamente avanzati, piccoli razzi per effettuare
modifiche della rotta o dell’orbita, ruote giroscopiche per mantenere la po-
sizione. I satelliti possono essere molto piccoli, con una larghezza di appe-
na 10 centimetri, oppure raggiungere i 50 metri compresa l’apertura alare
dei pannelli fotovoltaici che si attivano dopo l’arrivo in orbita. Sono infatti
alimentati con l’energia solare o, in alcuni casi, con generatori nucleari. I
satelliti per le telecomunicazioni possono pesare più di 6 tonnellate.
Lanciati da razzi vettori, i satelliti vengono piazzati in orbite che va-
riano da quelle basse – tra i 200 e i 1200 chilometri di altezza – a quelle
geostazionarie, a 35.000 chilometri. Oggi i satelliti ci permettono di tele-
fonare, navigare su internet o guardare la TV; forniscono dati e immagi-
ni fondamentali per le previsioni del tempo; osservano costantemente il
suolo per sorvegliarne i mutamenti e per valutare lo stato di salute del
pianeta; determinano la nostra posizione con un margine di errore di
pochi metri (per farlo gli smartphone ricevono il segnale di almeno tre
satelliti). E, naturalmente, consentono agli Stati che investono in tecnolo-
gie evolute di beneficiare dei vantaggi di una superiorità informativa nel
settore della difesa.
Fino al principio del nuovo secolo i satelliti erano percepiti come og-
getti lontani, non solo fisicamente ma anche idealmente, con cui avevamo
ben poco a che fare, gestiti da remoti enti pubblici come l’americana NASA
o l’europea ESA. Poi questa distanza si è via via ridotta e oggi il satellite è
entrato nella vita quotidiana e nelle nostre tasche: ogni volta che consul-
tiamo una mappa o una previsione meteo sullo smartphone interagiamo
con gli eredi di Sputnik.
Tutto incominciò in una base spaziale sperduta nell’Asia centrale. Era
il 4 ottobre del 1957 e alle 19:28 di quella storica giornata da una rampa
del cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, venne lanciato un razzo che
4.2022 19 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
conteneva una sfera di metallo del diametro di no attivi 4852: il grosso, 2944, appartengono agli
58 centimetri, pesante 83,6 chili, con quattro an- Stati Uniti. Si tratta del numero di gran lunga
tenne radio esterne. Era lo Sputnik. Rimase in più alto di qualsiasi altro paese. Il concorren-
orbita per tre settimane prima che le sue batte- te più prossimo, la Cina, ne conta circa 500. Ma
rie si esaurissero. Continuò a orbitare per altri sono numeri in continuo aumento. Una cre-
due mesi e poi rientrò nell’atmosfera distrug- scita dovuta soprattutto ai privati. Il graduale
gendosi. ingresso delle aziende nel mondo dei satelliti è
Era iniziata la corsa allo spazio. Gli ame- iniziato negli anni Settanta, favorito dai cam-
ricani, impressionati dal successo sovietico, biamenti tecnologici e dalle strategie politiche.
risposero quattro mesi dopo con il loro primo La rapida crescita dell’industria informatica e
satellite, l’Explorer I. E poi altri paesi seguirono della digitalizzazione ha avuto un impatto sia
la rotta delle due superpotenze e vararono dei sulla produzione di infrastrutture satellitari
The Grandfather Platform, programmi di ricerca spaziale. L’Italia fu tra i sia sulle applicazioni spaziali a valle, facili-
753 a.C.-2018 d.C., Luca Pozzi, primi: il 15 dicembre 1964 fu lanciato in orbita tandone la commercializzazione. Nel gennaio
2018, tappeto serigrafato
il San Marco 1 e così il nostro diventò il quinto 1970, con la politica “Open Skies”, gli Stati Uniti
da collage digitale.
Da destra a sinistra:
paese a progettare e mettere in orbita un satelli- hanno permesso a qualsiasi azienda qualifi-
Sleeping Muse di te artificiale dopo Unione Sovietica, Stati Uniti, cata di lanciare un satellite di comunicazione,
Constantin Brâncuși; Regno Unito e Canada. Il San Marco 1 effettuò la incoraggiando la rapida crescita delle attività
LISA interferometer (ESA); misurazione della densità atmosferica tra i 180 private di telecomunicazione e trasmissione
telescopio spaziale Fermi
e i 350 chilometri di altitudine ed eseguì esperi- satellitare.
(INFN, NASA); The Golden
Record (Voyager, NASA);
menti sulla ionosfera terrestre. Ma il boom è arrivato con l’avvento del nuo-
esperimento Gaia Da allora sono stati lanciati oltre 5000 sa- vo millennio. Nel 2019 il fatturato dell’economia
e Missione Rosetta (ESA) telliti artificiali. Al 1° gennaio 2022 ne risultava- spaziale ha raggiunto i 424 miliardi di dollari,
4.2022 21 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
di cui due terzi rappresentati dalle applicazioni tre tre big four, Google, Facebook e Apple, stan-
commerciali e il resto dalle commesse militari no investendo sempre più nel settore.
e istituzionali. Tra i fattori che hanno favorito Il caso più interessante è comunque quello
questo incremento c’è stata l’introduzione di della SpaceX di Musk. Con sede in California e
satelliti di piccole dimensioni, più economici. costituita nel 2002, SpaceX ha l’obiettivo di cre-
Parallelamente si sono abbattuti i costi d’in- are le tecnologie per ridurre i costi dell’accesso
gresso. La NASA è passata da un sistema di allo spazio e permettere la colonizzazione di
accesso alla Stazione spaziale internazionale Marte. Uno dei suoi più grandi risultati è stato
gestito dal governo a uno in cui il trasporto di creare una generazione di razzi che tornano
merci e persone si affida a società private, ov- sulla Terra dopo il lancio per essere riutilizzati,
viamente sotto contratto e controllo dell’agen- abbassando così in modo radicale i costi delle
zia americana, eliminando così il monopolio missioni.
di Lockheed Martin e Boeing. Di conseguenza, Non solo. Nell’ottobre del 2018 SpaceX è sta-
sono stati compiuti progressi significativi nella ta autorizzata dalla Federal Communications
progettazione e nello sviluppo di veicoli di lan- Commission (FCC) al collocamento in orbita
cio economicamente vantaggiosi. bassa di una costellazione di satelliti nell’am-
Il risultato è l’avanzata di nuovi protagoni- bito del progetto Starlink, per l’accesso a inter-
sti. Tra gli imprenditori più ambiziosi a livello net satellitare globale in banda larga a bassa
mondiale vanno ricordati sicuramente Elon latenza (l’indicatore di velocità di un sistema
Musk, cofondatore e capo di Tesla, creatore di di tlc). La costellazione Starlink sarà costituita
SpaceX; Jeff Bezos, proprietario di Amazon e da migliaia di satelliti miniaturizzati: con il lan- Artistic view di Eutelsat
fondatore di Blue Origin; e Richard Branson con cio da Cape Canaveral il 5 settembre 2022 di un Konnect Vhts, Thales Alenia
Virgin Galactic. Accanto ad Amazon anche le al- razzo Falcon 9 con a bordo 51 satelliti, sono 40 le Space, 12 luglio 2022
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 22 4.2022
missioni effettuate nel corso dell’anno dalla so- Lo spazio offre enormi opportunità per le
NICOLA MIRENZI
STORIA
POLITICA DELLE
SNEAKERS
Nascita del più
N
identitario degli el 1990 in North Carolina, lo esploso politicamente qualche tempo prima nel
Stato in cui Michael Jordan era segno dell’antagonismo dei neri americani.
oggetti moderni. nato, si sfidarono per il seggio Inventate nella prima metà dell’Ottocento
al Senato il democratico Harvey da Wait Webster, il primo a cui venne l’idea di
Scarpe che parlano Gantt, afroamericano impegna- unire la suola di gomma alle calzature in pelle
Kanye West firma un contratto con l’Adidas, anni il core business è stato quello degli uomini.
ottenendo la proprietà esclusiva del marchio Si è sviluppato anche un mercato secondario,
Yeezy. Yeezy è una contrazione del diminutivo con collezionisti disposti a spendere parecchi
che Jay-Z gli dava, Kayneyeezy, ma è anche il soldi su siti come StockX (il fenomeno è talmen-
diminutivo del titolo di un disco pubblicato da te ampio che Netflix ha dedicato loro una serie
Kayne West: “Yeezus”, dal sapore spavaldamen- televisiva, “Sneakerheads”).
te cristologico, giacché West coltiva anche fan- Oggi è l’ecosostenibilità l’ultimo terreno del-
tasie di redenzione pubblica. Per diverso tempo, la ricerca. Le giovani generazioni sono sempre
si è favoleggiato di una sua discesa in campo più sensibili al tema ambientale. Così le aziende
politica, come espressione di un trumpismo studiano soluzioni che possano ridurre l’impat-
afroamericano. All’inizio di settembre, l’Adidas to inquinante dei prodotti. Adidas ha firmato
ha rescisso il suo contratto per alcune dichia- con Parley una partnership per l’uso della pla-
razioni antisemite che ha rilasciato e anche per stica riciclata dai mari. La Nike crea le suole kra-
aver indossato una t-shirt in cui faceva il verso ter dagli scarti della propria linea di produzione.
allo slogan di Black Lives Matter, il movimento Salomon ha inventato un sistema di upcycling
contro le violenze della polizia sugli afroameri- – già molto imitato – attraverso il quale chi ac-
cani. “White Lives Matter” aveva scritto lui sulla quista una nuova sneaker restituisce quella vec-
maglietta, proclamando che la vita dei bianchi chia che sarà decostruita e riutilizzata. Anche
conta come la sua, che invece è nero. Adidas sta costruendo un meccanismo simile:
Sulle pagine culturali del “Financial Times” scarpe ecologiche e riciclabili, come le vecchie
è stato recentemente decretato l’inizio dell’“era bottiglie in vetro ai tempi del vuoto a perdere.
post sneaker”. Invece di indossare delle scarpe Così dopo una lunga stagione di spoliticizzazio-
da ginnastica sotto un capo elegante, un nume- ne, iniziata con la dichiarazione di Jordan sulle
ro crescente di giovani tende a fare il contrario: scarpe e i repubblicani, potrebbe iniziarne un’al-
scarpa elegante sotto indumenti sportivi. Ma tra in cui l’acquisto diventa una declinazione
le sneakers resistono. Niente si crea, niente si della militanza per fermare i cambiamenti cli-
distrugge, tutto si trasforma. Il mercato delle matici e ridurre l’inquinamento. Una scelta eti-
Untitled V, Andreas Gursky,
sneakers sta cercando nuove strade evolutive. ca. Un consumismo consapevole. Sneakers dal 1997, stampa cromogenica a
Ha allargato il mercato alle donne, dopo che per volto umano. colori montata su plexiglas
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 28 4.2022
FRANCESCO PONTORNO
500.000 LEGHE
SOTTO I MARI
Che cosa c’è da
S
sapere sui cavi di ono i cordoni ombelicali della co- Regno Unito e Danimarca aprono la strada alle
municazione globale. Invisibili, comunicazioni transatlantiche; Spagna e Porto-
trasmissione dati che senza bandiera, oggetto di pro- gallo sono la via per collegare l’Europa all’Africa
prietà opache, nevralgici. Tenta- e Singapore è il legante delle regioni asiatiche
sono posati sui fondali coli lunghi migliaia di chilometri con quelle dell’Oceano Indiano.
Stupisce la
vulnerabilità di questi
serpenti digitali a cui
abbiamo affidato la
nostra vita e
la nostra società della
conoscenza. Preda
della natura, delle
attività di pesca, di
operazioni militari e
di intelligence.
Si possono tagliare,
danneggiare,
quando si avvicinano
all’approdo diventano
ancora più delicati
curezza e geostrategico. Gli attori in campo sono ropee attive all’estero. Soprattutto il Mediterra-
la Cina, gli Stati Uniti, gli Over The Top, l’Euro- neo è da difendere: al calo di interesse degli USA
pa. Quest’ultima è ancora protagonista poiché (ma chissà quanto durerà con gli attuali teatri di
i maggiori Internet exchange point al mondo si guerra e di crisi energetica) corrisponde la cre-
trovano nel Vecchio continente e le quattro città scita di attenzione e azione di Cina e altri Stati.
con il volume di scambio di dati più elevato sono I cavi pesano circa 1,4 tonnellate per chilo-
Francoforte (l’hub più grande al mondo), Lon- metro, sono cose, e non vi fu mai metafora più
dra, Amsterdam, Parigi, nel frattempo avanzano fuorviante di quella del cloud. I dati non vivono
pure Stoccolma e Marsiglia. Ma l’Europa non è certo nello svolazzo della nuvola, ma nella fisica
compatta né coordinata nella determinazione dell’acqua. I data center e le infrastrutture che
di una strategia per i cavi sottomarini. Servi- trasportano informazioni e contenuti sono cose. Ventimila leghe sotto i mari,
rebbero un piano di protezione, di definizione di Sono cose ingombranti e presenti ma, più di tut- miniserie di Rod Hardy,
standard industriali, di supporto alle società eu- to, volute e pensate. 1997
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 32 4.2022
4.2022 33 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
SILVANO FUSO
AI TEMPI DEL
VANTABLACK
Le tecnologie dei
L’
nuovi materiali, uomo ha sempre cercato di utilizzare i materiali che reperiva
in natura a proprio vantaggio. L’evoluzione del suo cervello,
nano, smart, l’esperienza e le conoscenze che progressivamente acquisiva
lo hanno poi condotto a modificare ciò che trovava, fino ad
quantum dots, arrivare a creare nuovi materiali mai visti prima. La scienza
autoriparanti, dei materiali è la disciplina che studia le proprietà dei materiali naturali,
trova il modo di modificarli e scopre metodi per crearne di nuovi con carat-
a memoria di forma, teristiche particolari che ne possano determinare specifici impieghi tec-
nologici. Negli ultimi anni essa ha subito un’accelerazione straordinaria
di grafene possono essere usate come inchio- li particolari in grado di produrla. I materiali ati artificialmente nel 1984 da Dan Shechtman
stri per ottenere film trasparenti e conduttori, piezoelettrici generano elettricità se sottopo- (premio Nobel per la Chimica nel 2011) e osser-
adatti, per esempio, per schermi LCD. Inoltre le sti a compressione. Quelli piroelettrici la pro- vati in natura da Luca Bindi e Paul Steinhaldt
proprietà meccaniche del grafene lo rendono ducono se vengono riscaldati. I termoelettrici (premi Aspen nel 2018), questi materiali sono
un materiale particolarmente resistente. Alcu- generano invece elettricità se sottoposti a una solidi dove gli atomi sono disposti in una strut-
ne sue applicazioni sono già utilizzate in vari differenza di temperatura. I materiali magne- tura ordinata ma non periodica, come avviene
ambiti, per esempio quello sportivo: esistono in tocalorici possono subire un aumento o una invece nei normali cristalli. Inoltre presenta-
commercio racchette da tennis e copertoni per diminuzione di temperatura se sottoposti a no simmetrie vietate nei cristalli (per esem-
bicicletta che usano compositi a base di grafe- un campo magnetico. Nel caso in cui la loro pio pentagonale). Le loro singolari proprietà
ne. Altri impieghi riguardano la realizzazione temperatura diminuisca, possono permettere trovano già oggi applicazioni (celle solari che
di celle solari, batterie, rivelatori di gas, mem- la costruzione di refrigeranti a basso consumo assorbono nell’infrarosso, rivestimenti antia-
brane per osmosi inversa ecc. energetico e, non usando fluidi, non dannosi derenti e a basso attrito, strati termoisolanti
La sempre crescente richiesta di energia per l’atmosfera. Una classe molto particolare ecc.) e si prospetta che in futuro ne troveranno
pulita ha fatto sviluppare la ricerca di materia- di materiali è costituita dai quasicristalli. Cre- molte altre.
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 36 4.2022
BRUNO GIURATO
IMPENNATA
ELETTRICA
M
attinata di sole a Santa Maria di la Industria Meccanica Napoletana, progenitore
Sala. A metà tra il padovano e il del Ciao. Issimo è un moderno Paperino, un sim-
trevigiano, la zona industriale bolo della transizione energetica applicata alle
da Veneto operoso è incornicia- due ruote, una transizione che nel caso di Fantic
ta da strade, fattorie, canali: il è particolarmente articolata, emblematica e col-
“graticolato”, l’archetipo latino di felicità agra- legata alla tradizione. Andate avanti nella lettu-
ria in fondo, qui, non è scomparso mai. Ovunque ra e scoprirete perché.
manifesti di sagre autunnali: funghi, radicchio, All’interno del primo stabilimento Fantic
vino. Arrivando in auto spunta la sagoma della c’era una scritta a caratteri cubitali: «Fantic
settecentesca Villa Farsetti, costruita su un’area Motor, fabbrica veicoli ricreativi». Esistono
di 36 ettari, angoli e linee puliti, prati verdissi- non solo veicoli utilitari, ma anche ricreativi.
mi, fontane, poi statue e decorazioni/sberleffo, I mezzi servono per spostarsi dal punto A al
rococò. punto B, ma tra quell’A e quel B esistono cose,
Nel cortile del nuovo quartier generale della esiste un mondo, esistono deviazioni, cambi
Fantic Motor, inaugurato a settembre, il croni- di rotta, impennate. Esiste la zingarata. Esiste
sta ci prova a far impennare un Issimo 45. E ci un’idea un po’ giocosa, un po’ godereccia, un
riesce, nonostante non impenni un motorino po’ (dal punto di vista esistenziale, non cer-
dagli anni Novanta e non sia mai salito su un ci- to industriale) improvvisata, da commedia
clomotore elettrico in vita sua. L’interasse corto, dell’arte della mobilità, può sconfinare nell’a-
il baricentro basso, le ruote fat aiutano – pardon gonismo, ma è fatta innanzitutto di avventura.
per i tecnicismi – così quella anteriore si alza fe- Un archetipo di movimento tutto italiano, or-
stosamente e atterra delicata. Il telaio a traliccio, ganico a un paese fatto di mille paesi, di mille
i materiali, la cura per il blocco batteria, motore, piccole patrie in rapporto instabile, dove fla-
cambio, sono segnacolo di sviluppo e design, ma neurismo e psico-geografia sono accessibili
permettono innocenti evasioni. Impennare l’Is- con un’accelerata, e perfino, come insegna “La
simo è un atto simbolico, tanto per giocare con lanterna di Diogene” di Alfredo Panzini, in bici.
un’icona del motociclismo. Passano i ragazzi del Quello italiano è appunto un modo di pensare
reparto prototipi. Guardano il cronista un po’ da la mobilità molto diverso sia dallo stile inglese
fesso – come merita – e vanno via con un mezzo legato a una certa severità e a un preciso under-
sorriso. Non sanno che già nel 1953 “Civiltà delle statement («Quanti cavalli ha una Rolls? Abba-
macchine” mandava in giro cronisti altrettan- stanza»), sia da quello tedesco, iper-ingegneriz-
to poco avvezzi alle stravaganze e innovazioni zato, così come da quello di origine asiatica che
motoristiche a recensire il mitico Paperino del- sta conquistando il mercato moto e automotive,
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 38 4.2022
orientato a un globalismo costruttivo, estetico, costruire motori è uno sport costoso, richiede
e pop che produce La Fantic Motor nasce nel 1968, quando uno
dei più giovani laureati d’Italia, Mario Agrati
i competitor in ambito motociclistico. È in usci-
ta uno scooter elettrico e un nuovo motore 300.
prodotti simbolici, in dell’Agrati Garelli di Monticello Brianza, si stac-
ca dall’azienda di famiglia per unirsi all’olandese
Due tempi, a iniezione, con avviamento elettri-
co, pensato “alla Fantic”: con super performance
una transizione dal Henry Keppel, responsabile commerciale estero
Garelli. Obiettivo: costruire mini bike, kart, en-
e un riguardo particolare per il mondo corse. Un
motore divertente. La tradizione Yamaha, con
termico al green. duro. Veicoli con un puro scopo ricreativo.
I nomi sono conseguenza delle cose, ma an-
la quale la collaborazione sui motori continua,
ha dato una solidità nella produzione su numeri
Che cosa lega il che causa delle cose. E soprattutto i nomi svela- grossi. Fantic esporta in tutt’Europa, i mercati
no i caratteri: da dove viene il nome Fantic Mo- di punta sono Germania, Francia, Benelux, ed è
Paperino, e una tor? Ci sono varie leggende. Una è che Fantic sia consolidata in tutto il mondo, con uno sguardo
un’abbreviazione di Fantastic, spiegazione coe- particolare all’Asia. Vendere meccanica ai cinesi
vecchia recensione del rente con l’epoca sci-fi, un nome quasi da Marvel è un sogno realizzabile.
siamo costretti a ricomprarla dalla Cina a prezzi versiliano green, le spider di Antonio Delfini so-
non bassi». E precisa: «Noi vogliamo rafforzare stituite da silenti monopattini che da Viareggio
una produzione assolutamente italiana, svilup- punteranno compatti verso il Forte. «Tutto quel-
pare la componentistica del territorio tramite le lo che facciamo deve creare emozione, e non crei
sue aziende». E qual è lo spirito con cui si affron- emozione copiando. Dieci anni fa in MotoGP, ai
ta l’immancabile e destinale svolta green, che è primi dieci posti c’erano un italiano e nove giap-
anche un rischio per tutte le aziende che lavora- ponesi. Oggi c’è un costruttore giapponese e
no con la meccanica di precisione? «Discorso ab- nove italiani. La spirito, la tecnologia, la voglia
bastanza semplice – risponde – all’interno delle di vincere, di sfidare. Il piccolo che sfida i grandi,
città ci saranno in futuro solo veicoli elettrici. questo siamo noi in Italia».
Per quanto riguarda l’extraurbano e il tempo Finito l’incontro il cronista resta davanti
libero, ancora per un po’ continuerà la produ- alla sede Fantic, scrutando Issimi e Caballeri.
zione di motori endotermici. Oggi la tecnologia Il taxi ci metterà almeno tre quarti d’ora ad ar-
delle batterie non è in grado di sostituire il mo- rivare. Francamente spiace non aver preso in
tore a combustione interna, per il quale molte prestito una moto. Ma prima che arrivi il taxi
aziende stanno cercando carburanti alternativi. spunta il furgone bianco di un fornitore. «Va
Penso che la direzione sia definita: si va ver- verso Venezia?», «Padova». «Benissimo Padova».
so l’elettrificazione, ma ci vorranno tempi più Non è male tornare con l’autostop nelle campa-
lunghi di quanto comunemente si creda». Qui gne tra il padovano e il trevigiano. E poi «otto-
puntano soprattutto a elettrificare bici e altri bre è un dolce mese, un fratello d’aprile più mite Pubblicità Fantic TX-9
ordigni a due ruote, il che fa molto lungomare e cortese». Caballero, Fantic Motor, 1970
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 40 4.2022
4.2022 41 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
FABIO LAVISTA
MANIFATTURA
E SVILUPPO
La produzione
U
industriale è ancora na riflessione sulla relazione tra contrapposizione all’impostazione fisiocratica,
manifattura e sviluppo economi- prevalente fino a qualche tempo prima e che
la soluzione più co non può prescindere da quella considerava davvero produttive solo le attività
che fu una delle prime formula- agricole, Hamilton spiegava come fosse proprio il
efficiente per generare zioni di questo nesso: il “Rapporto divario di produttività esistente tra il settore pri-
a pensare a come alimentare il processo noto sembrano infatti molto più simili, sotto il profi-
26%
PIL %
20%
13%
7%
0%
1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021
4.2022 43 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
È proprio da questo punto di vista che l’in- nel settore farmaceutico o in quello aerospazia- 13-18
1-4 Settori a medio-alta
dustria italiana presenta alcuni segni di arre- le, o che siano da biasimare gli investimenti nei
Settori a bassa intensità intensità tecnologica
tratezza, come si può vedere dalla fotografia settori tradizionali a minor contenuto tecnolo- tecnologica D28: Fabbricazione
delle specializzazioni produtt ive al 2021, ripor- gico, molti dei quali appartengono a quello che D16: Industria del legno di macchinari e
tata nella Figura 2. L’indice di Lafay, cumula- viene spesso defi nito, non senza una discreta e dei prodott i in legno apparecchiature n.a.c.
to nel grafico secondo l’intensità tecnologica dose di vaghezza, il Made in Italy. Tuttavia, è il (esclusi i mobili) D302A9: Costruzione di
D10T12: Industria locomotive, materiale
crescente dei settori considerati, è un indice sistema nel suo complesso che risulta caratte-
alimentare, delle bevande rotabile e mezzi
calcolato a partire dalle esportazioni nette – la rizzato da scarsi livelli di intensità tecnologica e e del tabacco di trasporto n.a.c
differenza cioè tra esportazioni e importazioni – quindi, tornando al discorso iniziale, da ridotta D13T15: Industria tessile, D20: Fabbricazione
ed è costruito in modo tale da porre in risalto capacità di promuovere la crescita del paese nel dell’abbigliamento di prodott i chimici
il livello di specializzazione in uno specifico suo complesso. E qui non si possono non chia- e della pelletteria (esclusi i farmaceutici)
D17T18: Produzione di D27: Fabbricazione di
settore industriale, rispetto al livello medio di mare in causa le politiche industriali persegui-
carta e cartone, stampa e apparecchiature elett riche
specializzazione in tutt i i comparti produtt ivi te dai governi che si sono succeduti alla guida riproduzioni D29: Fabbricazione
presenti nella realtà analizzata. Tolto il settore del paese nel corso degli ultimi decenni. Se tra di autoveicoli, rimorchi
della meccanica strumentale – primo tra il grup- gli obiett ivi di un’efficace politica industriale 5-12 e semi-rimorchi
po dei settori a medio-alta intensità tecnologica possiamo enumerare la crescita degli investi- Settori a medio-bassa D26X: Fabbricazione
intensità tecnologica di prodott i elett ronici
(misurata dall’OECD sulla base del quantitati- menti, l’incremento della dimensione d’impresa
D241T31: Industria e ott ici non appartenenti
vo di risorse spese in ricerca e sviluppo da ogni e lo sviluppo tecnologico, difficilmente questi siderurgica al settore ICT
settore) – l’Italia presenta una generalizzata possono essere perseguiti con delle politiche D19: Fabbricazione di coke
de-specializzazione nei settori a più elevato con- eminentemente orizzontali, rivolte cioè a tutt i i e prodott i derivanti dalla 19-21
tenuto di tecnologia (quelli protagonisti della settori industriali, senza alcun criterio selett ivo. raffi nazione del petrolio Settori ad alta intensità
D25: Fabbricazione di tecnologica
discesa della curva sul lato destro del grafico, Queste possono infatt i avere un qualche effetto
prodott i in metallo (esclusi D21: Fabbricazione
che registrano tutt i indici di valore negativo). benefico nel migliorare l’esistente, ma difficil- macchinari e att rezzature) di prodott i farmaceutici
Indubbiamente questa fotografia ha radi- mente sono in grado di produrre cambiamenti D23: Fabbricazione di altri di base e di preparati
ci lontane che risalgono alla crisi della grande strutturali. Indubbiamente, è questo un tema prodott i della lavorazione farmaceutici
impresa manifatturiera, che era stata protago- che, stante l’odierno contesto di integrazione di metalli non metalliferi D26ICT: Fabbricazione
D242T32: Produzione di di prodott i ICT
nista del miracolo economico; crisi che ha co- dei mercati e delle politiche europee, si pone a li-
metalli non ferrosi D303: Industria
minciato a manifestarsi tra la fi ne degli anni vello comunitario, ma sarebbe opportuno che si D31T32: Fabbricazione di aerospaziale
Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del No- avviasse a tale proposito una riflessione anche a mobili e altre industrie
vecento. A essa ha poi fatto seguito un lungo e livello nazionale. manifatturiere
7,000
Indice di specializzazione di Lafay
5,250
3,500
1,750
-1,750
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21
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FAX POEMA,
Paulo Bruscky, 1989,
fax e carta. Courtesy
Richard Saltoun Gallery
4.2022 45 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
NICOLA NOSENGO
Il processo
tecnologico è fatto
TECNOLOGIE
GODOT
non solo delle cose
nuove che via via
compaiono, ma
soprattutto delle cose
che finiscono nel
È
quasi impossibile separare il concetto di tecnologia dal suo
fedele compagno, il concetto di nuovo. Sono “nuove tecnolo-
essere state, per anni cui descriviamo tutto ciò che va dalla sperimentazione nei
laboratori di ricerca e sviluppo al brevetto, alla commercializzazione e ap-
o secoli, parte della plicazione. Quando gli scenografi dei film di fantascienza vogliono farci
immergere in un mondo futuro, la prima cosa che fanno è arredarlo con
vita quotidiana oggetti che oggi non esistono o immaginare una forma nuova per quelli
che già abbiamo.
Quest’enfasi sul nuovo ci restituisce però una visione parziale del
cambiamento tecnologico. Si dice spesso che imparare vuol dire sapere
cosa dimenticare, più ancora che cosa ricordare. Allo stesso modo, il pro-
cesso tecnologico è fatto non solo delle cose nuove che via via compaiono,
ma anche – se non soprattutto – delle cose che finiscono nel dimenticatoio
dopo essere state, per anni o secoli, parte della vita quotidiana. È fatto di
tecnologie vecchie o vecchissime che una volta trovata la loro forma smet-
tono di evolvere (tra cento anni, una forchetta o un violino saranno tali e
quali a quelli odierni). È fatto di innovazioni fallite, cose nate già vecchie
e mai attecchite.
In un libro di ormai quasi venti anni fa, intitolato “L’estinzione dei tec-
nosauri. Storie di tecnologie che non ce l’hanno fatta”, raccoglievo alcune
storie di fallimenti tecnologici. Oggetti tecnici un tempo importanti e poi
estinti, proprio come i dinosauri, innovazioni lanciate in pompa magna
ma rifiutate dal mercato, tecnologie promesse a lungo ma mai arrivate. L’i-
dea alla base del libro era che guardare il “negativo” dell’innovazione sia
importante per capire il processo tecnologico, proprio come la scoperta dei
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 46 4.2022
fossili di specie estinte è stata fondamentale per Il disco in vinile rimane un prodotto di nic-
passate da un’idea bizzarra liquidata con un’al- Bill Gates scriveva su “Scientific American” che
zata di spalle, a un periodo di rapido sviluppo vi sarebbe stato presto un robot in ogni casa,
tecnologico che ha portato a darle per immi- come era successo ai PC. Per non sembrare
nenti («la tecnologia c’è, mancano solo le leggi», troppo ottimista, poneva la scadenza al 2025, e
andava di moda dire) fino a un attuale riflusso possiamo dire tranquillamente che l’appunta-
di scetticismo, o forse solo di realismo. I sistemi mento verrà mancato. La robotica fisica conti-
di assistenza alla guida sono entrati nella dota- nua a rivelarsi molto più complicata dell’intelli-
zione di molte auto e sì, esistono già auto teori- genza artificiale basata su software e algoritmi.
camente in grado di guidarsi da sole. Ma come Combinare in un robot autonomia, affidabilità
diversi incidenti hanno mostrato, la tecnologia e scioltezza di movimenti, garantendo la si- L’attesa, Barbara Capponi,
non è poi così risolta, e una prossima estinzione curezza degli utenti umani che dovrebbero 2021, retablo: legno, vetro,
incisione laser; resina,
del volante e del pedale del freno non è da met- stargli attorno, richiede molto più che potenza
plastica, tempere acriliche,
tere in conto. computazionale – richiede in effetti una nuova carta, stoffa, colla,
Nel novero delle promesse sempre riman- scienza che è ancora agli albori. Riparliamone 16,7×16,7×3,5 cm.
date ci sono anche i robot personali. Nel 2008 tra altri vent’anni. Foto di Maria Enqvist
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 48 4.2022
MANUEL ORAZI
Storia di Francesco
di Giorgio, architetto SULLA STRADA
PER VINCI
quattrocentesco
e inventore di
macchine, riferimento
per Brunelleschi
S
e Leonardo, con il olo un’ora d’auto separa Gubbio da
Urbino, le città di Federico da Mon-
riferimento anche per Filippo Brunelleschi e di
Leonardo da Vinci, i cui primi passi si mossero
quale si incontrò una tefeltro (1422-1482) cui quest’anno
sono state dedicate due mostre per
appunto verso l’idraulica – quando prima di
emigrare in Francia propose ai veneziani degli
sola volta, a Pavia, onorare il sesto centenario dalla
nascita. Dalla natale Gubbio il mecenatismo
strumenti per far respirare i soldati sott’acqua,
riciclò appunto un’invenzione del Taccola. Pare
nel 1490: parlarono di Federico si espresse compiutamente a Urbi-
no, dove ottenne il trono del Ducato a spese del
che Brunelleschi una volta gli disse: «Non ren-
dere note a molti le tue invenzioni ma a pochi
di Vitruvio fratellastro Oddantonio, erede legittimo troppo intelligenti che amano la scienza (...) Molti ascol-
dedito ai cavalli e alle donne e perciò travolto tano volentieri allo scopo di disprezzare gli in-
da una sommossa popolare. Se il Montefeltro si ventori (...) e dopo affermano di essere loro gli
circondò di pittori come Piero della Francesca, inventori di quelle cose».
Giusto di Gand, Pedro Berruguete, Melozzo da Francesco di Giorgio gli rimase sempre fe-
Forlì, e gettò le basi per la crescita di due artisti dele, continuando la sua opera per tutta la vita
capitali del Rinascimento vale a dire gli urbinati e anzi esportandola: iniziò a lavorare per il
Donato Bramante e Raffaello Sanzio, il legame Montefeltro nell’ambito militare fino a vantar-
più fecondo e duraturo di tutti però fu quello si nel “Codice Magliabechiano” di aver fabbri-
col senese Francesco di Giorgio Martini, molto cato ben 136 fortezze, numero esorbitante che
di più che un architetto. Francesco di Giorgio comprendeva anche piccoli lavori di restauro
raccolse il testimone da Luciano Laurana, mi- o adattamento alle nuove esigenze balistiche
sterioso architetto nato sull’altra sponda dell’A- causate dalla diffusione della polvere da sparo.
driatico, iniziatore del Palazzo Ducale tra il 1464 Sia per le opere di cantiere sia per far funzionar
e il 1472, destinatario per questo della “Epistula le fortezze erano necessarie macchine lignee,
ad Lucianum architectum” che è un po’ l’inve- da difesa e da offesa, per esempio per cingere
stitura ufficiale alla moderna disciplina del in assedio città nemiche – Federico era in fondo
costruire. Viceversa Francesco era molto più un capitano di ventura istituzionalizzato, non
ingegnoso: si era formato con i maestri bottini troppo dissimile da Fortebraccio o Francesco
a Siena, gli autori delle costruzioni ipogee sot- Sforza. Sono però sorprendenti soprattutto le
tostanti alla Piazza del Campo che raccolgono macchine idrauliche come i multiformi mulini
l’acqua piovana convogliandola in cisterne. Il “in acqua morta”, cioè capaci di muoversi anche
Macchinario per il
sollevamento di colonne, suo primo vero maestro fu Mariano di Jacopo, senza la presenza di corrente. Questa perizia
Francesco di Giorgio detto il Taccola, chiamato anche l’Archimede di ha avuto effetti nei poco visitati sotterranei del
Martini, in Opusculum de Siena per la sua grande perizia ingegneristica palazzo di Urbino dove si vede di più la mano di
architectura, foglio 57r,
e artigianale insieme. È infatti l’autore di due Francesco ingegnere: la neviera attigua alle cu-
1474-82, penna e inchiostro
trattati, il “De ingeneis” e il “De machinis”, che cine permetteva di conservare cibarie fino all’e-
marrone, acquerello, gesso
su pergamena, The British presentano le sue invenzioni ovvero macchine state, quindi le cantine, i pozzi, le stalle, i bagni
Museum, Londra idrauliche e militari. Per questo fu un punto di riscaldabili attraverso piccoli condotti, tutti i
4.2022 49 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 50 4.2022
Le macchine di
Francesco di Giorgio
restano serafiche e
in fondo innocue,
bonarie anche se
belliche, degne
insomma di quella
figura archetipica
toscana alla base del
carattere artigianale
italiano che è Mastro
Geppetto, scultore
di legno, così
paziente e ingegnoso
da riuscire a farlo
parlare
GINEVRA LEGANZA
CI SERVONO
SEGRETE
I
libri sulle cose, difficili da scegliere e di Morton, della cosiddetta OOO (Object Orient-
classificare. La filosofia, la storia, a vol- ed Ontology), la filosofia che dà importanza alle
te la poetica in un viaggio che raccon- cose esterne togliendo peso all’uomo, figlio in-
ta il mondo. Nel 1968 Jean Baudrillard grato della natura. E che dà anche omonimo tito-
metteva a punto l’universo delle cose lo – “Ontologia orientata agli oggetti”, appunto –
nel pieno post-moderno. Come cambia la fun- a una ricognizione sul tema firmata dal “metafi-
zione di una sala da pranzo adesso che il pater sico delle cose” Graham Harman.
familias è caduto in disgrazia? Si domandava Passando dall’iperuranio dei filosofemi alla
il filosofo francese ne “Il sistema degli oggetti”. concretezza della storia, Neil MacGregor – già
Senza capotavola anche la tavola muta ora pel- direttore della National Gallery di Londra, alla
le, senso e disposizioni interne. Perché le cose guida del British Museum dal 2002 – congegna
non sono inerti – conferma Remo Bodei ne “La una macchina del tempo. È “La storia del mondo
vita delle cose” – e non sono del tutto uguali ai in 100 oggetti”: una testa di Ife dell’Africa sub-
meri oggetti. Le cose, appunto, racchiudono un sahariana, uno scudo in corteccia d’albero del
investimento affettivo che mette insieme spiri- territorio di Sidney, un minuscolo cocchio in la-
to e materia. Detta così, la cosa sembra quasi un mina d’oro persiano del 500 a.C. Un lungo cam-
oggetto-persona. Sarà. Ma non è da escludere il mino, il suo, sino al capolinea del presente, con
processo inverso: anche l’uomo, infatti, può di- un accumulatore di energia solare fabbricato
ventare oggetto. Il titolo più bello – tra i libri sul- in Cina nel 2010. Oggetto che richiama l’imma-
le cose – è di Mario Perniola, in un testo cult. È gine di un antico Egitto bramoso di catturare la
“Il sex appeal dell’inorganico”: su come l’amante, luce per mezzo di magici scarabei da custodire
nell’amplesso, piacevolmente e per amor dell’al- nell’oltretomba.
tro si riduca a cosa. Ecco, se mai venisse in mente anche a voi,
Proseguendo tra i libri più recenti – sempre proprio voi, di progettare cose da incastona-
a proposito di testi di cui basterebbe il titolo – re nel quotidiano ma che vogliano restare in
spicca “Iperoggetti” di Timothy Morton. Il fi- eterno, forse potreste consultare “Da cosa na-
losofo della RICE University – reputato dalla sce cosa” di Bruno Munari. Ma veniamo adesso
stampa statunitense a cavallo tra genio e follia – ai sogni degli umanisti, piuttosto lontani dalla
forgia una categoria nuova per identificare la funzionalità e dal design. Il critico Francesco
cosa nell’era dell’Antropocene. L’esempio di iper- Orlando, nel 1993, raccoglieva in un monumen-
Gaps (Bookshelf I),
oggetto più grave, a suo dire, sarebbe il riscal- to editoriale «rovine, reliquie, rarità, robaccia,
Loris Cecchini, 2018,
damento globale: una cosa viscosa e non-locale. luoghi inabitati e tesori nascosti». “Gli oggetti dettaglio, resina poliestere,
Enorme, intangibile, incombente, che cambia il desueti nelle immagini della letteratura” non pittura. Foto di Ela
rapporto soggetto-oggetto. Testo cardine, quello risparmia e non dimentica niente. Dalle “buone Bialkowska OKNOstudio
4.2022 53 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
Una piccola
bibliografia delle
cose (non solo quelle
buone e di pessimo
gusto), da Remo
Bodei all’ontologia
orientata degli
oggetti
ALBANI
E LA VILLA
DEI LUMI
M
ultiforme, eclettica, imprendibile e imprevedibile la per-
sonalità di Alessandro Albani (1692-1779), nipote di papa
Clemente XI, cardinale dal 1721, figura chiave della Roma
del Settecento, sicuramente tra le più brillanti e cosmo-
polite capitali nell’Europa del secolo dei Lumi. I suoi con-
temporanei lo hanno ammirato, adulato, temuto, affascinati dalla sua
indipendenza intellettuale e lungimiranza politica, intimoriti dalla sua
capacità di tessere reti diplomatiche, ammirati e scandalizzati di fronte a
una partecipazione sempre esuberante nella socialità internazionale dei
salotti romani, protagonista di contrastati affaires sentimentali.
Ma la vera e duratura passione divorante di Alessandro Albani è la
cultura di Roma, le arti, gli studi di antichità. Un desiderio di confrontarsi
con la magnificenza e la civiltà degli antichi, e di alimentare un nuovo,
moderno dialogo col passato, più operativo in termini di riformismo che
nostalgico di una gloria svanita.
Protettore di artisti, riformisti, tecnici e intellettuali – basta ricorda-
re Piranesi e Winckelmann – con loro Alessandro Albani promuove pro-
getti di grande portata: la prima campagna di sistematico rilevamento
scientifico di tutta la planimetria antica e moderna dell’urbe, le proposte
per la navigazione del Tevere, l’arricchimento sostanziale dei Musei Ca-
pitolini, la costituzione di collezioni ricchissime di statuaria, glittica, nu-
mismatica, iscrizioni, grafica, pittura, di una biblioteca preziosa sempre
incrementata in un’ottica enciclopedica di apertura europea. Strumenti
e risorse sempre generosamente messi a disposizione di eruditi, studio-
Villa Albani Torlonia, si e artisti, ma anche sbrigativamente e disinvoltamente alienati, nelle
Massimo Listri, 2021, Roma
altalenanti fortune di un principe della Chiesa senza discernimento in
campo finanziario.
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 56 4.2022
La vera e duratura
passione divorante
di Alessandro Albani
è la cultura di
Roma, le arti, gli
studi di antichità.
Un desiderio di
confrontarsi con la
magnificenza e la
civiltà degli antichi,
e di alimentare un
nuovo, moderno
dialogo col passato,
più operativo in
termini di riformismo
che nostalgico di una
gloria svanita
il ruolo che la biblioteca ha avuto e deve con- storici Colin Rowe e Christian Norberg-Schulz.
tinuare ad avere per la fermentazione di idee Alessandro Albani, nipote di un pontefice stra-
e progetti). La sua esecuzione scientificamen- ordinariamente attivo nella promozione di arte,
te ineccepibile ne ha fatto la base cartografica architettura e interventi urbani, si impegna in
della città fino alla metà del Novecento; il suo un mecenatismo che non trova paragoni nel-
segno cristallino, che rende leggibile in bianco la Roma del tempo. La sua celebre villa-museo
e nero la stratificata complessità dell’insieme – Villa Albani Torlonia sulla Via Salaria a Roma – è
urbano, riportandolo al confronto (e scontro) l’apice di questa attività. Iniziata a costruire alla
tra spazi pubblici e spazi privati, è stato assun- metà del Settecento, oggi proprietà dei principi
to nel dibattito sull’urbanesimo contempora- Torlonia, ha attraversato pressoché intatta la tu-
neo, come base per una comunicazione della multuosa storia di Roma negli ultimi due secoli
città, a partire dall’analisi proposta da Robert e mezzo, e ha contribuito a definire un modello:
Venturi, Denise Scott Brown e Stephen Izenour rievocazione di una villa classica e rinascimenta-
nel volume “Learning from Las Vegas” (1972, le, luogo eletto di contemplazione, di ostentazio-
1977). Nel 1979 la mostra “Roma interrotta” di- ne, di evocazione di spazi e funzioni all’antica – le
latava la portata globale della pianta di Nolli terme, i tempietti, i giardini popolati di statue e
presentando le dodici tavole attraversate, con- colonne di marmi preziosi – senza rinunciare ai
taminate dai progetti di James Stirling, Paolo piaceri della vita sociale moderna – il biliardo, il
Portoghesi, Robert Venturi, Michael Graves, coffeehouse. La Getty Villa a Malibu, aperta al
Leon Krier, Aldo Rossi, e commentate dalle ri- pubblico nel 1974, tra i tanti esempi possibili ne
flessioni di Giulio Carlo Argan – allora sindaco incarna lo spirito, rivisto e corretto nell’adattarsi
della città e promotore dell’iniziativa – e degli alle esigenze del tycoon americano ugualmente
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 58 4.2022
La realizzazione di
Villa Albani propone
una nuova tipologia
di “casino di delizie”,
che aggiorna
il modello ormai
non più percorribile
della grande
villa aristocratica
barocca
ossessionato dal desiderio di “possedere” Roma, re proverbiale: quasi una eccezione, percepita
ma anche di condividere un progetto più ampio come ormai impropria dai suoi contemporanei.
di promozione culturale. In una identificazione piena, e davvero qua-
La realizzazione di Villa Albani, nella sua si anacronistica, col ruolo di cardinal nipote,
piena integrazione tra architettura, spazi verdi, e Alessandro Albani può essere indicato come
scultura, pittura, decorazione, propone una nuo- un nuovo “gran cardinale”, per usare il termine
va tipologia di “casino di delizie”, che aggiorna il coniato duecento anni prima per un altro cardi-
modello ormai non più percorribile della grande nale Alessandro, il Farnese nipote di papa Paolo
villa aristocratica barocca. Nata quasi casual- III. Accanto alla villa extraurbana, Alessandro
mente, in un giardino formale privo di particolari Albani promuove la costruzione e l’allestimen-
ambizioni, come poco più di un coffeehouse – ma to della villa marina di Anzio e della villa di
agli antipodi rispetto al coevo coffeehouse co- Castelgandolfo – il fratello Annibale predilige
struito nei giardini del Quirinale da Ferdinando invece il palazzo nel feudo principesco di So-
Fuga per Benedetto XIV – Villa Albani cresce at- riano nel Cimino – mentre a Roma ristruttura
traverso progetti che si stratificano, modificano e e amplia il palazzo alle Quattro Fontane, ac-
precisano negli anni, seguendo fasi diverse degli quisito dalla famiglia solo nel 1719. Un intero
interessi del cardinale e del suo entourage, riflet- tratto della Via Sistina si viene a caratterizzare
tendo la rapida accelerazione nel momento della in modo chiaro: una “strada Albana”, a prose-
comparsa di Winckelmann alla metà degli anni cuzione dell’asse barberiniano tra Piazza Bar-
Cinquanta, ma a cui non è estranea, nella versio- berini e le Quattro Fontane (quasi a evocare il
ne definitiva dell’architetto Carlo Marchionni, la legame barberiniano a cui gli Albani dovevano
↑ Tavola di Giovanni ➡ Si considerava
Battista Piranesi con un collezionista, Barbara pragmatica semplicità di un primo progetto di la propria ascesa nel Seicento), su cui si affac-
dedica al cardinale Capponi, 2021, retablo: Nolli e poi una esuberanza di impronta pirane- ciano palazzi, palazzetti e case di tutti i fratelli
Alessandro Albani, legno, vetro, incisione siana. Il cardinale amava comunque attribuire a Albani, i due cardinali Alessandro e Annibale,
in Nuova pianta di Roma, laser; cartoncino, resina,
sé stesso il progetto definitivo, descrivendolo con e il principe Carlo. Ultimo segno urbanistico di
Giovanni Battista Nolli, 1748, smalto, tempere acriliche,
ironia e sprezzatura “di pessimo gusto”. un fenomeno nepotistico che ha caratterizzato
The British Museum, carta, porporina, colla,
Londra 22×9,5×5,5 cm. Ma Alessandro Albani ha promosso un me- la storia – e la storia urbana e architettonica –
Foto di Maria Enqvist cenatismo tanto esteso e ambizioso da diventa- di Roma, ormai in fase di definitivo tramonto.
4.2022 59 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
GIORGIA LEPORE momento in cui si confrontarono con la Grecia. ciare le radici di un collezionismo nato con una
Graecia capta ferum victorem cepit, scriveva funzione pubblica, come attestano fonti molto
qualche tempo dopo Orazio, esprimendo il sen- antiche, per esempio gli idilli di Teocrito, in cui
so della conquista intellettuale, culturale e ar- si parla delle esposizioni di statue nel palazzo
tistica dei vinti sui vincitori. L’innamoramento di Tolomeo, o i mimiambi di Eronda, in cui due
All’alba delle collezioni era nato probabilmente già nel III secolo a.C.,
quando nel 212 il console Marcello conquistò
semplici ragazze ammirano le opere esposte nel
santuario di Apollo sull’isola di Cos. Del resto,
Siracusa: Plutarco racconta che prese con sé proprio Tolomeo crea il Museo di Alessandria,
le più belle opere d’arte come bott ino, per esi- massima istituzione culturale del mondo elleni-
birle in trionfo a Roma. Divenne una regola: a stico, il cui nome e la cui funzione sono l’eredità
parte Quinto Fabio Massimo, che non portò via più interessante di quel tempo.
«Vengo ora a quella che costui chiama passione, nessuna opera d’arte dalla sottomessa Taranto A Roma, invece, il collezionismo acquista una
i suoi amici morbosa mania, i Siciliani ladreria». – forse per rispetto, forse per scaramanzia – ogni dimensione prevalentemente privata: gli intel-
Così tuonava Cicerone nel 70 a.C., in un passag- console vincitore arricchì Roma di magnifiche lettuali – tra cui lo stesso Cicerone – se ne servi-
gio della sua orazione contro Verre. Continuava opere d’arte, di cui le fonti tramandano elenchi vano per dimostrare uno status sociale ed eco-
poi con l’elenco di tutt i gli oggett i d’arte – vasi, dettagliati con nomi e autori. nomico, e Petronio nel “Satyricon” stigmatizza
statue, gioielli – depredati da Verre in Sicilia e I romani, per buona parte della loro storia, co- questa usanza ormai divenuta una moda anche
in Grecia, in luoghi pubblici e privati, persino varono sempre questo senso di inferiorità nei presso i nuovi ricchi, come il suo Trimalcione.
nei templi. Certo, Cicerone faceva il suo lavoro, confronti dei greci. Compravano bellezza. Il col- Questo diverso uso del collezionismo in forma
e per stigmatizzare l’avversario ricorreva ad ar- lezionismo nasce così, come amore un po’ mala- pubblica e in forma privata si ritrova poi nel Ri-
tifici oratori al punto da farsi passare per igno- to verso qualcosa che si vuole disperatamente nascimento, fi no ad arrivare a tempi molto più
rante in materia – lui, accanito collezionista, possedere, perché non si è in grado di crearlo. Si recenti; e, come in antico, oscilla costantemente
come attestano le sue lettere all’amico Att ico, trasforma poi in ruberia (come nel caso di Verre), tra la morbosità delle Wunderkammer (cabine
dal quale si riforniva sistematicamente di opere commercio, vezzo, moda, passione, rispetto per zeppe di oggett i più disparati, a uso stretta-
d’arte per le sue ville. l’antico e volontà di preservarlo, manifestazione mente privato), e l’amore illuminato di principi
Questo è uno dei documenti più antichi e det- di potere e di ricchezza, oscillando per tutta la e cardinali, mecenati e miliardari, che hanno
tagliati sul collezionismo, che attesta quanto la storia successiva tra i due estremi dell’amore e fatto della loro passione una testimonianza per
pratica fosse diff usa nel mondo romano. Una del possesso. i posteri, e della loro ossessione un’opera d’arte
passione che diventava ossessione, e nasceva E oscillando anche tra sfera pubblica e sfera pri- in sé, con raccolte che sono i nuclei fondanti dei
dal senso di inferiorità che colse i romani nel vata: nel mondo ellenistico possiamo rintrac- grandi musei moderni.
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 60 4.2022
4.2022 61 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
ELISA ALBANESI
Conversazione con
Giovanni Giuliani.
IL COLLEZIONISTA
MILITANTE
Che cosa significa
collezionare.
Il rapporto tra il
gusto combinatorio
G
e il sé profondo. iovanni Giuliani è un collezionista italiano tra i più impor-
tanti qui da noi. Libero professionista, insieme a sua moglie
greco poté creare ziale dell’arte per una forma di intelligenza generalista
che coglierete nella conversazione che segue e che parte da una domanda
una collezione di elementare e insieme antropologica: che cosa ci spinge a diventare colle-
zionisti? «Non credo si nasca collezionisti, né che sia un mestiere che uno
avanguardia russa può imparare o decidere di fare. Penso invece avvenga tutto abbastanza
casualmente. Mi riferisco al collezionismo di arte contemporanea in par-
e (forse) non ticolare, perché i collezionismi sono tanti e le arti ancora di più. La vera
motivazione che muove un collezionista di arte contemporanea credo sia
accadrà mai più cercare di capire il mondo che gli gira intorno. Quindi non si collezionano
cose già consolidate, note alla storia dell’arte, ma si cerca di vivere il con-
temporaneo, di interpretarlo. Vuol dire carpire in un’opera la possibilità
che essa possa entrare in futuro nella storia dell’arte, farla. La scommessa
è individuare le linee che guidano il presente, quelle che dopo un certo nu-
mero di anni – mentre tu stesso stai cambiando – capisci se sono giuste o
sbagliate. Si diventa davvero collezionisti dopo trenta, forse quarant’anni
dal primo acquisto. Solo allora puoi capire se sei riuscito a cristallizzare un
attimo in una collezione. È interessante anche cogliere le influenze che il
presente subisce dal passato. Nel mio caso, ho compreso come l’arte pove-
ra italiana sia stata fondamentale nell’evoluzione artistica contempora-
nea, e lì dove me lo sono potuto permettere, ho cercato di integrarla nella
mia collezione. Come nel caso del minimalismo americano, nei limiti del
possibile, per lo stesso motivo, perché servono risorse infinite da destinare
e non sempre te lo puoi permettere. Allora che si fa? Io mi regolo in questa
maniera: ho cercato di integrare i trend con le influenze passate metten-
Senza titolo, Jannis Kounellis, do insieme artisti giovani con altri meno contemporanei. In questi anni
collezione Giuliani di collezionismo militante, trenta ormai, ho inserito opere e personalità
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 62 4.2022
commissione qui da me, ma non l’ho mai visto. non voglio avere la sensazione dell’accumulo.
Il fatto nuovo è che questo mondo pretende che
le acquisizioni siano mediate esclusivamente
Tante volte ho lasciato in magazzino lavori im-
portanti. Perché? Perché semplicemente alcune
«Nell’arte
dalle gallerie. Conosco bene le gallerie, ho un
rapporto con loro, ma non con gli artisti». C’è
opere stanno benissimo, lì, in quel determinato
spazio e altre, magari di valore maggiore, no».
contemporanea,
una frase che lei ha pronunciato proprio sull’o-
pera di Kounellis, in cui raccontava che l’artista
È un punto interessante, se ne parla da secoli,
del resto. Le opere dialogano tra loro? «Per me
la diversità è l’essenza
montava l’opera ma nessuno era attento a quel-
lo che faceva. Sua osservazione: «la disatten-
non dialogano. Forse come suggestione estetica
e quasi decorativa. Certo, in una stanza dove c’è
del collezionare.
zione elimina gli oggetti dall’orizzonte». Se nel
suo modo di collezionare è così importante la
molta arte minimalista stanno insieme artisti
che hanno vissuto parte della loro avventura
Esistono miliardi
presenza delle opere negli ambienti della vita, insieme. Ci sono in effetti linee di indicazioni di combinazioni
in che modo le espone? Le usa come “disposi- artistiche che hanno attraversato gli oceani.
tivi dell’attenzione”? «La mia frase riprendeva Posseggo un veicolo di Gianni Piacentino. Do- possibili»
un’idea di Joseph Kosuth. Voleva realizzare un nald Judd un giorno disse: “Voi sapete che c’è un
neon nel mio studio, e citare Proust (e precisa- signore, a Torino, che ha fatto le cose che faccia-
mente: «la nostra attenzione colloca gli oggetti mo noi adesso”. Piacentino non aveva mai visto
in una stanza e l’abitudine li toglie per far po- i lavori di Donald Judd o di John McCracken
sto a noi»). Intendeva dire che la disattenzione però ha realizzato opere simili prima di loro, ne-
toglie gli oggetti dalla realtà. Ed è la verità in gli anni Sessanta, senza conoscerli. Era il feel-
effetti. Nel mio studio professionale la gente ing del mondo, d’altronde. Ma non li metto in-
non viene per vedere l’arte, ma per fare altre sieme per quel motivo, sebbene, in effetti siano
cose, contratti essenzialmente. Solo una piccola nella stessa stanza, vicini».
percentuale di queste persone si incuriosisce e Quello che possediamo è identitario. La let-
domanda, e solo una frazione di questa chiede teratura si è occupata molto della relazione tra
perché conosce. D’altronde, si trova in un posto le persone e quello che posseggono. Quanto una
inaspettato». E inaspettatamente, vede i sas- collezione rappresenta il collezionista? E come
si di Richard Long. Giuliani sorride: «E infatti la sua collezione la rappresenta? «Non c’è dub-
chiede: perché c’è Richard Long qui dentro? Ri- bio, la collezione rappresenta il sé profondo del
chard Long è lì che saranno diciassette-diciotto collezionista. È sicuramente espressione dell’e-
anni, ma me lo avranno chiesto tre persone. La leganza, del gusto, del livello culturale di chi la
percentuale è vicina allo zero. Non so, forse c’è possiede. C’è gente che compra a chilo, o che col-
anche il timore di fare domande fuori luogo, im- leziona solamente le cose riconoscibili perché chi
barazzanti. Credo che di base non lo vedano o entra in casa possa riconoscere ciò che possiede,
non gli interessi. A me piace pensare alla frase è il collezionista d’immagine, è un modo per far-
di Kosuth, la disattenzione gliele toglie davanti, si riconoscere e darsi un tono. Poi ci sono quelli
le elimina dallo sguardo, non esistono. Io sono che hanno cattivo gusto. Oppure i sofisticati, che
curioso, se vado in un posto e vedo cose strane, hanno un approccio peculiare al collezionare.
metto in croce il mio ospite e mi faccio spiegare Ci sono persone tristi che fanno collezioni tri-
tutto. Poiché l’arte contemporanea è una barrie- sti, persone allegre che fanno collezioni allegre.
ra, e poiché regna la leggenda che nell’arte con- Ci sono collezioni rassicuranti, collezioni che ti
temporanea non si capisca nulla, si preferisce agitano, collezioni che ti incuriosiscono. Io metto
non fare brutte figure, non chiedere, fare finta assieme cose diverse ma simili. Non voglio esse-
di niente. Io chiedo quando non so e in teoria mi re un bibliotecario, o un archivista. Se chi osser-
aspetterei la stessa cosa dagli altri». va la collezione nota che le cose confliggono, che
Per lei, comunque, Richard Long è lì, e il non funzionano, vuol dire che la collezione non
rapporto con lui e con tutta la sua collezione funziona, perché non è detto che debba funzio-
ha una continuità quotidiana. «Per forza, quasi nare. Don Rubell, uno dei più grandi collezionisti
non me ne accorgo più, se non quando sposto al mondo, diceva: “diventi collezionista quando
un’opera, perché ogni movimento qui è pensa- non appendi più”. Vuol dire che collezionare si-
to, le cose non si appoggiano per caso. Ci sono gnifica avere il gusto di possedere quel lavoro.
diversi modi di collezionare, ci sono i collezioni- Non compro mai dicendo “questo sta bene lì”.
sti bulimici che riempiono le stanze di cose che Molte delle opere che acquisto finiscono in ma-
non si vedono più. Le famose quadrerie, dove le gazzino. Collezionare vuol dire avere un magaz-
opere si accavallano, tutte attaccate l’una all’al- zino. C’è chi non espone e tiene tutto in magaz-
tra. Da me, non c’è più di un’opera per parete, zino. Personalmente voglio vivere l’arte, in tutti
non c’è mai la possibilità che si confondano. i posti in cui vivo». Una collezione costituisce in
Questo perché l’arte contemporanea va instal- sé una cosa? «Forse nella collezione di un numi-
lata. Sopra quella porta avrei dello spazio, ma smatico o di un filatelico, perché smembrarla si-
andrebbe a confliggere con quel lavoro di Mau- gnifica toglierle unità. Nell’arte contemporanea,
rizio Pellegrini. Questi sono lavori che vivono la diversità è l’essenza del collezionare. Esistono
bene perché hanno il loro ambiente intorno e miliardi di combinazioni possibili».
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 64 4.2022
VINCENZO PISANI
Eurofighter Typhoon,
particolare della fusoliera,
Hangar Velivoli Storici,
Museo dell’Industria
Aeronautica di Leonardo,
Torino, 2022. Foto di
Vincenzo Pisani
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 66 4.2022
È l’incipit di una storia che vedrà decollare su una iniziativa che nasce non solo per conservare
queste piste i prototipi progettati dai padri dell’a- e far conoscere le testimonianze dell’evoluzio-
eronautica nazionale: Pomilio, Verduzio, Ansal- ne di questo settore, ma anche per riportare a
do, Rosatelli, Gabrielli, solo per citarne alcuni. casa, dopo anni di volo, prodigi della tecnologia
Tutto è partito da qui e qui ritorna, come ci rac- e dell’ingegno ideati, costruiti e decollati per la
contano i seniores della Divisione Velivoli. Sono prima volta esattamente qui. Esiste un’intimità,
loro – ex operai, tecnici, programmatori, proget- un legame di affetto indissolubile tra le cose e
tisti, manager – che tengono viva questa eredi- coloro che le custodiscono. Il legame si avverte
Interno del vano del tà, offrendo tempo, competenze e soprattutto conversando con chi se ne prende cura.
carrello di atterraggio di un passione: tanto forte da spingerli a voler restare Mentre si cammina tra reperti storici per-
Panavia Tornado, Hangar
fisicamente vicini agli oggetti del loro lavoro, an- fettamente conservati, ci si rende conto che que-
Velivoli Storici, Museo
dell’Industria Aeronautica
che dopo aver concluso il proprio percorso pro- sta è una esperienza visiva e di ascolto, ma an-
di Leonardo, Torino, 2022. fessionale. E sono loro, attraverso racconti, aned- che tattile: la fibra di carbonio dell’Eurofighter
Foto di Vincenzo Pisani doti che condividono, a riportarci l’immagine di Typhoon, che consente al velivolo di viaggiare
4.2022 67 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
VALENTINA ORENGO
S
a Torino. Della casa, ul finire degli anni Quaranta, in una Torino invernale così in
bianco e nero da sembrare una vecchia fotografia, due uomini
quegli oggett i sfacciatamente moderni per una mo. Animato da un idealismo un po’ folle aprì
città conservatrice e chiusa come Torino che una casa editrice immediatamente dopo la
per giunta, all’epoca, Mollino non lo amava af- guerra: libri stupendi, grafiche di Sott sass, ma
fatto. Città strana Torino, ha una doppia natu- in quel momento di sfacelo, con la città ancora
ra, una, più superficiale e giudicante, è rigida e devastata, fu un fallimento imprenditoriale.
rivolta al passato, nell’altra, più subacquea, si Però poco importava, l’unica cosa che contava
nascondono sacche di straordinaria creatività per lui era poter spingere lo sguardo più avanti.
e anticonformismo. Insomma, è sempre stata Anche att raverso i fi gli. Ha avuto me a 55 anni,
una città piena di contraddizioni – vissute sotto mia sorella l’anno dopo. La sua croce è sempre
l’occhio critico della sua parte laboriosa e bor- stata la sensazione di essere nato troppo pre-
ghese – capace di partorire idee originali e intra- sto, era visceralmente att ratto dalla moderni-
⬅ Schemi prospettici di Casa ↓ Varianti di mobili per lo
prendere grandi progett i per poi spesso perderli tà e sempre perseguitato dall’idea che quello studio e il soggiorno di Casa
Orengo, Carlo Mollino,
per strada. Un po’ come mio padre. a cui voleva assistere sarebbe successo in un settembre 1949. Orengo, Carlo Mollino,
Aveva una curiosità da ragazzino che lo luogo del futuro a cui lui non avrebbe avuto Per gentile concessione settembre 1949.
portava a spingere lo sguardo oltre il chiuso accesso. Il futuro gli sfuggiva e lui lo rincorre- dell’Agenzia del Demanio, Per gentile concessione
Fondo Carlo Mollino dell’Agenzia del Demanio,
orizzonte in cui si sentiva costretto, si incapric- va. Un giorno, mia sorella e io avremmo avuto
conservato al Politecnico Fondo Carlo Mollino
ciava di tutto quello che non era ancora troppo 6 e 7 anni, arrivò a casa con l’ultimo modello di conservato al Politecnico
di Torino, Sezione Archivi
visto o che non era ancora stato fatto, purché uno stereo portatile. Una volta constatato che Biblioteca “Gabett i” di Torino, Sezione Archivi
– bisogna rendergliene atto – fosse elegantissi- il libretto delle istruzioni era scritto minuscolo, Biblioteca “Gabett i”
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 72 4.2022
Avere una casa come lo stereo e disse a mia madre: «sono aggeggi
nati insieme a loro, sapranno sicuramente farlo
anche gli ambienti più chiusi e conservatori di tillante delle cose che aveva desiderato e ama-
Torino adesso vanno fieri del loro architetto vi- to, ma l’aveva intuita.
sionario. Non sa che quella casa porta ancora il Tra tante fotografie ce n’è una: in primo
suo nome e compare su svariati cataloghi tra- piano l’ingresso, in fondo si intravede lo scor-
dotti in parecchie lingue. Non sa nemmeno che cio dello studio e una porzione del salotto. Sulla
se si digita su Google “Casa Orengo” compaiono sinistra, attaccati al muro, ci sono i sei ganci ap-
sullo schermo le fotografie di casa sua. Non lo pendiabiti di legno laccato disegnati dallo stes-
sa e non sa nemmeno di non aver fatto in tempo so Mollino. Ecco, proprio lì, appesi a quei ganci,
a conoscere Internet, che avrebbe accolto con ci sono il suo cappotto e il suo cappello. Se mi
entusiasmo e curiosità, con lo spirito dello ste- concentro mi sembra quasi di sentirci ancora
reo per noi bambine. Io invece ogni tanto guar- attaccati il freddo umido del Lungo Po e un sen-
dando quelle immagini cerco di immaginarme- tore vago di acqua di colonia. In uno scatto che
lo seduto alla scrivania Cavour mentre batte sembra curato nei dettagli se ne stanno lì come
sui tasti della sua Olivetti con il leggendario uno sbaglio, così incongrui nella loro normali-
gatto Napoleone appollaiato sulle ginocchia o tà rispetto al resto. Forse una distrazione, una
mentre legge comodamente sprofondato nella svista del fotografo, ma a me piace pensare che
poltrona foderata di velluto verde accanto al sia stato invece un giochino di mio padre: un
camino. E allora mi viene in mente che è vero, trucco per essere traghettato nel futuro e farsi
lui non ha potuto assistere alla lunga vita scin- beffe del tempo.
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 74 4.2022
4.2022 75 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
STEFANO SALIS
Il Novecento è stato
programmaticamente BELLI, UTILI
E DILETTEVOLI
il secolo degli oggetti
a portata di tutti.
Un grande
supermercato anche
P
estetico che illustrò artiamo da queste sante parole: «Se si comincia a dire che
l’umanità è votata all’idiozia per via della televisione, della
al protagonista di “Vogliamo tutto” (titolo cer- che ci hanno insegnato, per primi, gli agi della
tamente non casuale). Come ha notato Giusep- vita moderna), questa fusione è stata celebrata
pe Lupo, «la frase, nella sua nuda esemplarità, da un insperato successo del matrimonio utile &
fotografa il modo di pensare di un’Italia umile dilettevole: non basta(va)no i congegni, doveva-
che intendeva vivere da protagonista gli anni no essere gradevoli alla vista. Non a caso, fin dal
della ricostruzione e del boom in nome di un 1954, ai primordi del boom, ma nella certezza che
principio discutibile quanto si voglia dal punto la nuova vita incombe, un premio come il Com-
di vista etico e culturale, ma convincente nella passo d’Oro si era incaricato di fornire supporti
sua efficacia: possedere gli oggetti prodotti nelle teorici alla riuscita pratica di certe invenzioni.
fabbriche del Nord – elettrodomestici, veicoli a A partire dalla 500 di Dante Giacosa, che tutti
due o a quattro ruote, mobili e accessori per l’ar- conoscono ed è la quintessenza del boom, l’Ita-
redamento – significava accedere ai gradini di lia ha fatto della felicità a portata di mano un
una vita superiore. Immaginiamo l’abitazione manifesto nazionale. Molti hanno avuto, che so,
di una famiglia media prima e durante il mira- per casa una lampada Eclisse di Magistretti, o la
colo economico: passiamo dal deserto tecnologi- Parentesi di Castiglioni, la Lettera 22 di Marcel-
co al comfort di lavatrici, televisori, frigoriferi, lo Nizzoli è addirittura mitica, una penna Tratto
cucine all’americana». Clip è capitata in mano a tutti. Attenzione: non
Il mito della modernità, no, meglio, la espe- scambiate l’oggetto finale, l’esito estetico, per la
rienza fisica della modernità, insomma, si è tra- sua missione: stiamo parlando sì di una macchi-
dotto, chissà quanto consapevolmente, in ogget- na per scrivere, lampade, penne, orologi ecc.: ma
ti: e in oggetti divenuti “domestici” e amichevoli costruiti con nuove consapevolezze. Tanto che,
quanto più frequentati ed esperiti. Non un para- ripercorrendo la storia di questa sorta di Oscar
digma astratto, perciò, ma una popolosa quotidia- del design, vediamo che la collezione non è fatta
nità (elettrica, plastica, pratica) che soddisfaceva solo di oggetti che risultano familiari, sono fa-
la voglia di “partecipare” alla vita felice. «Non sap- mosi o semplicemente belli. Il Compasso d’Oro
piamo», continua Lupo, «se il personaggio di “Vo- è una sequenza di prodotti e progetti (e, ovvia-
gliamo tutto” sia mai stato sfiorato dal sospetto mente, persone) che, negli anni, è stato ricono-
di essere proprio lui, con la sua ingenua e darwi- sciuto da chi ama, produce, pensa e lavora nel
niana apologia per la lotta di classe, il fruitore design per la sua valenza in molti ambiti e che
ideale a cui le élite della comunicazione aziendale ha inciso nelle abitudini palesi e nascoste delle
rivolgevano il loro sguardo di persuasori occulti. persone. Non vale il principio di transitorietà; ci
Forse non sarebbe stato necessario che ne fosse sono oggetti iconici e perfetti dal punto di vista
consapevole perché nel suo “volere tutto” doveva del design che non possono fregiarsi del titolo
agire il sentimento di rivalsa sulla povertà che e altri che lo hanno ma non sono più servibili
solo circondandosi di “cose” poteva essere tenuto (un esempio: il mega-calcolatore Elea Olivetti
a bada. Nulla vieta di ipotizzare che, una volta as- di Sottsass). E, per converso, nella collezione ci
sunto alla Fiat Mirafiori, egli abbia cominciato a sono ancora oggetti “comuni” e molti che tendia-
frequentare i grandi magazzini, portandosi a casa mo a non vedere: interruttori e forni industria-
quel che nella precedente vita di disoccupato ave- li, forbici per bonsai e posate, gli impermeabili
va soltanto desiderato: dal rasoio elettrico all’a- (alla Paolo Conte) e gli scarponi, condizionatori
sciugacapelli, dal giradischi al frullatore». Non e biciclette, orologi e lampioni, maniglie e libri.
dimentichiamoci di un altro personaggio, come Un catalogo di presenze che hanno fatto il No-
Marcovaldo, che al supermarket porterà in gita la vecento, conferendo carattere, funzionalità ed
famiglia, anche solo per provare il brivido dell’ac- eleganza. E, probabilmente, una indicazione di
quisto (fittizio) e del possesso (virtuale) dei nuovi futuro.
oggetti del benessere: Marx spiegato alle masse. Per colpevole (?) paradosso, però, sono sta-
Il passo successivo, ovviamente, sarà quello ti proprio gli intellettuali a non accorgersi di
di rendere sempre più belli e accattivanti que- quanto, invece, quelle comodità potevano e
gli oggetti che ci circondavano: ed è stato il de- dovevano dire alla nuova società che andava
sign, logos dell’industria, a farsi carico di una formandosi. È stato ancora Giuseppe Lupo, in
imprevista bellezza che è tutta eccitantemente un’analisi di seducente profondità, a scovare
novecentesca. Utilità e bellezza sono entrati la proditoria antimodernità della nostra classe
in scena secondo questo esatto procedere: se- intellettuale. «La narrativa di quegli anni», scri-
condo un sentimento di elegante misura nel ve, «è gremita di personaggi potenzialmente
Packaging Parentesi ideato
rapportarsi con lo spazio circostante, un desi- votati al sogno tecnologico, ma di fatto relegati
da Achille Castiglioni derio di rivestire con un determinato stile un a spettatori passivi (in alcuni casi addirittura a
nel 1971. La custodia qualsiasi accorgimento tecnologico, altrimenti vittime) di tutto quel che veniva fuori dalle fab-
trasparente di Flos viene destinato a finire sul mercato in ragione del suo briche. Il protagonista de “La vita agra” (1962) di
oggi prodotta in un nuovo
essere praxis ma totalmente privo di tutto ciò Luciano Bianciardi trascorre l’intero giorno a
formato sostenibile
in plastica riciclata,
che afferisce alla dimensione estetica. battere i tasti della sua Lettera 22, ma di sicu-
senza modificare il design E proprio in Italia (ma vale lo stesso per le al- ro non ne apprezza l’elegante essenzialità della
originario tre nazioni: e in maggior modo per gli Stati Uniti linea, la briosa immediatezza degli accessori, al
4.2022 77 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
contrario vive la macchina per scrivere come chio si chiude: Italo Calvino non si sbagliava nel
strumento di tortura. Marcovaldo, l’operaio
narrato da Italo Calvino nel 1963, va spesso al
trarre la conclusione giusta dalle premesse che
enunciava. E Marx non si sbagliava nel trarre la
Nella folla di
supermarket con la famiglia e riempie fi no
all’orlo il carrello con ogni tipo di merce, ma
conclusione giusta dalle promesse che manife-
stava nella prima parte della sua profezia. È in
oggetti che ancora
poi è costretto ad abbandonarla perché non
possiede il denaro per acquistarla». In effett i,
quel crinale di equilibrio, bellezza, utilità, ecces-
so e disincanto che si è giocata tutta la partita
ci circonda,
«Gli oggett i del design non sono di per sé ogget-
ti letterari» ha scritto Raimonda Riccini in “Gli
della modernità che abbiamo giocato, vincendo
e perdendo.
la avanzata verso la
oggett i della letteratura. Il design tra racconto E, nella folla di oggetti che ancora ci circon- smaterializzazione
e immagine” (La Scuola, 2017). «Essi sembrano da, la avanzata verso la smaterializzazione (di
appartenere piuttosto al mondo del visivo e, musica, giornali, video e magari della vita stessa) (di musica, giornali,
benché siano parte cospicua del nostro intorno rischia di essere il vero segno dei decenni che ver-
quotidiano, sembra che per capirli, amarli, desi- ranno: dopo la sbornia del riempimento ci si an- video e magari della
derarli, dobbiamo vederli riprodott i sulle pagi-
ne dei rotocalchi, nelle pubblicità, sugli schermi
nunciano i profeti dell’assenza. Che speriamo sia
solo, a questo punto, di spazio fisico, non di cuore, vita stessa) rischia
del cinema o della televisione». Con il che, il cer- intelligenza e anima. Degli oggetti e nostra.
di essere il vero
segno dei decenni
che verranno:
dopo la sbornia del
riempimento ci si
annunciano i profeti
dell’assenza
Pubblicità di Giovanni
Pintori della macchina
da scrivere Lettera 22,
1959-60, Associazione
Archivio Storico Olivett i,
Ivrea
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 78 4.2022
FRANCESCA MOLTENI
SMOKING
PLEASE
Come nacque
I
uno degli oggetti nvenduto per un paio d’anni. È così non è un posacenere. Lì li nascondevo e quindi
che inizia la storia di un grande – non non si capiva cos’era. Una signora che l’ha rice-
più identitari del nelle dimensioni – oggetto di design. vuto l’aveva montato al rovescio, quindi chiuso
Comincia da un fallimento, racconta- anche di sopra. Ha telefonato alla sua amica
Novecento, to dal suo stesso autore, Bruno Muna- chiedendo: “Bello quel cubo che mi hai manda-
– l’azienda che lo produce deve capire l’ogget- diciamo, collaboratori – non si è esaurito nel
to, sostenerlo, comunicarlo, rivoluzionando le rapporto di lavoro ma è divenuto col tempo un
regole del mercato. Danese arriva sulla scena rapporto personale davvero intimo: da amici
del design italiano con un catalogo di oggetti che non solo uscivano insieme la sera, ma face-
dirompenti, di grande forza semantica. Tutti di- vano viaggi e tante altre cose. Un personaggio
segnati da quelli che diventeranno i maestri, in talmente denso che ancora oggi sia Jacqueline
un intreccio originale tra design e arte – Enzo (Vodoz, cofondatrice di Danese nel 1957) che io
Mari e Bruno Munari, tra i primi. Sì perché il continuiamo a pensare chi fosse veramente
primo progetto di Munari per Danese segna Munari», racconta Bruno Danese. Un oggetto
anche l’inizio di una grande amicizia con l’im- amico, Cubo, funzionale e rivoluzionario allo
prenditore: «Abbiamo avuto con lui un rapporto stesso tempo, è oggi nelle collezioni del MoMA Cubo, Bruno Munari, 1957,
intensissimo che – caso forse unico tra i nostri, di New York. Smoking, please! Danese Milano
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 80 4.2022
IAN WILLIAMS
ACQUARIO
per fortuna non piove e posso andare a piedi dalla stazione quanto è lon-
tano da qui il mio Airbnb Da settimane vago per l’Europa portandomi die-
tro le mie cose. Nonostante le apparenze, non sono un viaggiatore “zaino
in spalla”. Né ostelli né mete imperdibili sono previsti nel mio itinerario.
Assomiglio alla tartaruga vista alla TV francese qualche sera fa che, una
volta giunta al limite del suo acquario, incerta su come l’aria si fosse ma-
terializzata all’improvviso, ha premuto la zampa contro il vetro mentre
contemplava il mondo fuori. Alla stazione dei treni sono circondato da
francesi. C’è qualcosa di invisibile che si frappone tra i nostri mondi, una
barriera che non si può rompere senza il rischio di farsi male.
Ora però ho una preoccupazione più impellente. Come raggiungo il
mio Airbnb dalla stazione di Nizza? Questo è uno dei miei tre pensieri fissi
quando mi trovo in un paese straniero. Indicazioni, comunicazione, baga-
gli. Dove sono? Come si dice? Le mie cose sono al sicuro? Google ha delle
app per rispondere alle prime due domande. Digito l’indirizzo dell’Airbnb
su Google Maps e voilà ho le mie indicazioni. Se parlando con il proprie-
tario non riesco a trovare la parola giusta, chiedo a Google Translate. Ma
Google non può trasportare il mio zaino o proteggere le mie cose dai bor-
seggiatori, che immagino con baffi finti, disegnati a matita, come quelli
dei cartoni animati.
Comincio a seguire i puntini blu sullo schermo. Il mio guscio è pesante
e sono costretto a rallentare, quasi mi trascino sotto il peso delle mie cose.
Ho diviso tutto per ordine d’importanza. Gli oggetti di valore, come il por-
tafoglio e il telefono, li tengo addosso. Nello zaino più piccolo, quello che in
Il Muro Occidentale aereo definiscono “bagaglio a mano”, ci sono portatile, caricabatterie, adat-
o del Pianto, Fabio Mauri, 1993, tatore, taccuino, Kindle, acqua e barrette di cereali. Nello zaino più grande
valigie, borse, casse, involucri
ho infilato tutto il resto: prodotti per l’igiene personale, biancheria, un test
in cuoio, tela e legno,
rapido per il COVID, una federa, due pantaloni, tre camicie, due magliette,
SPAZIO – MAXXI, Roma, 2010.
Foto di Sandro Mele un abito, una felpa con la zip, roba la mia roba la mia roba la mia roba
© Fabio Mauri con citazione
di parte della fotografia il muffin nello zaino si è schiacciato tra due isolati devo voltare a destra
Ebrea, 1971 di Elisabetta
Non lontano dalla stazione un homeless è seduto su un sacco a pelo, ha
Catalano relativa all’opera
una tazza tra le mani e un cartello davanti a sé. Tutte le sue cose si trovano
di Fabio Mauri Ebrea.
Courtesy the Estate of Fabio all’interno di un carrello. Il suo cane ha un’aria possessiva. L’uomo discute
Mauri and Hauser & Wirth animatamente con un interlocutore invisibile. Vorrebbe i miei soldi. Io il
4.2022 81 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 82 4.2022
suo francese. Il cane, un incrocio con un pasto- no all’irrilevanza della mia condizione di stra-
Gli oggetti di valore pe della mia taglia. Ero indeciso. Magari c’era
qualcosa di più bello, di un colore più vivace.
ta. Si lasceranno non appena torneranno a casa.
Anni dopo, lui scriverà nel profilo di un’app di
caricabatterie, ora, quando parlo della mia felpa con la zip non
intendo dire che sono il suo proprietario, come
sempre di fregarlo, doveva avere sicuramente
qualche disturbo affettivo
FRANCESCA D’ALOJA
Q
uando mi capita di osservare una vecchia fotografia, pri-
ma ancora di concentrarmi sul soggetto ritratto (gli occhi,
l’espressione, la postura), sposto l’attenzione su ciò che lo
circonda. Se la persona è stata fotografata in un interno,
mi soffermo sugli oggetti ai margini dell’inquadratura,
seminascosti o leggermente sfocati, e ne ingrandisco i contorni facendo
scivolare pollice e indice sullo schermo. Cerco di entrare nel quadro, mi
siedo accanto al personaggio e osservo le sue cose. E invariabilmente mi
chiedo: «Che fine hanno fatto quella poltrona, quel dipinto, quel sopram-
mobile? Chi li possiede, ora?».
Il destino delle cose è ambiguo. Alcune si salvano e inspiegabilmente
sopravvivono non solo al loro originario padrone, resistendo anni, tal-
volta secoli, scampando a traslochi, incendi, razzie, guerre. Altre vanno a
finire in un altrove impersonale: la bottega di un rigattiere, il negozio di
antiquariato, la bancarella di un mercatino, e alla fine di un giro lungo e
tortuoso finiscono nelle case di altri individui che danno loro nuova vita
e nuovi significati.
Ma in alcuni casi gli oggetti, certi oggetti, hanno il potere di contenere
l’anima di una persona, una soltanto. Ne evocano la presenza, o sarebbe
meglio dire l’assenza. Leggendo il formidabile “Diario” dei Goncourt si re-
sta colpiti dalle minuziose descrizioni degli ambienti letterari frequentati
dai due fratelli. Lo studio di Gustave Flaubert per esempio, affacciato sulla
Senna, si materializza grazie ai dettagli restituiti con precisione quasi ma-
niacale (i geniali fratelli erano appassionati di antiquariato, la loro casa era
una sorta di esposizione permanente di opere e manufatti di ogni genere)
in una panoramica che avvolge prima l’intero – in linguaggio cinemato-
grafico si direbbe il totale – per poi stringere, zoomare, sul dettaglio: «Di
fronte al giardino si staglia, su un rivestimento di legno dolce, un camino
che sorregge un pendolo in marmo giallo, con il busto di Ippocrate in bron-
Interno di una casa
di Embonas, Peter Marlow, zo. A lato, un brutto acquerello, che ritrae un’inglesina pallida e malaticcia.
1999, Rodi Coperchi di scatole con disegni indiani. Un divano ricoperto da un drappo
4.2022 85 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 86 4.2022
L’elaborazione di
un lutto avviene
anche attraverso
il confronto con le
cose appartenute ai
defunti.
Oggetti con i quali
abbiamo convissuto
senza dar loro
troppa importanza
assumono, in quel
frangente, un
significato che prima
non possedevano
turco (…) un idolo dorato, e sulla scrivania, gran- po di “gastronomi e mattacchioni”». E dunque
de e rotonda, un calamaio a forma di rospo». E oggi, si trova presumibilmente sulla scrivania
ancora, con un piglio solerte da ufficiali giudi- di qualche fortunato.
ziari che stilano l’inventario per un pignora- Gli oggett i conservano la memoria dei gesti,
mento, riferiscono di: cianfrusaglie orientali, delle persone. A chi non è capitato (prima o poi
amuleti, frecce, strumenti musicali, piatt i di capita a tutt i) di dover decidere il destino di ci-
rame, collane di vetro, due piedi di una mum- meli appartenuti alla nostra famiglia, quando
mia. Una lista di oggett i reali, che non proven- la casa in cui hanno vissuto i nostri genitori si
gono dalla mente fantasiosa di un romanziere, svuota della loro presenza ma non degli ogget-
ma sono esistiti davvero, e forse alcuni di questi ti che la riempivano. L’elaborazione di un lutto
esistono ancora. E allora il calamaio “a forma di avviene anche attraverso il confronto con le
rospo”, nel quale Flaubert intingeva la mitica cose appartenute ai defunti. Oggett i con i quali
penna, diviene desiderabile come un feticcio. abbiamo convissuto senza dar loro troppa im-
Dove diamine sarà fi nito quel calamaio? portanza assumono, in quel frangente, un signi-
Confesso di essermi incaponita sul destino di ficato che prima non possedevano: il significato
un oggetto così simbolico tanto da lanciarmi dell’assenza, poiché se è vero che un determinato
in assurde ricerche sul web, scoprendo, grazie oggetto ha il potere di evocare il ricordo di qual-
a un articolo uscito su “La Gazzetta del Po- cuno, al tempo stesso sollecita memorie legate
polo” il 26 agosto 1931 (cinquant’anni dopo la alla persona che ci ha lasciato, trasformandosi
morte dello scrittore), che il famoso calamaio così in un ricettacolo di emozioni. Se un padre
fu messo all’asta in quella stessa data, insieme fumava la pipa, quella pipa è il padre. Manufat-
ad «alcuni manoscritt i provenienti dall’eredità ti, indumenti, suppellett ili privi di valore prima,
Natura morta essiccata
sotto una campana
della signora Franklin-Grout, nipote del gran- diventano preziosissimi dopo. E lo restano per il
di vetro attribuita de scrittore, oltre a molti ricordi del club da lui tempo necessario a farli tornare a essere ciò che
a William England, 1858 ca. fondato L’Association de Saint Polycarpe, grup- erano, il tempo dell’elaborazione appunto, il cui
4.2022 87 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
VINCENZO FILOSA
CENTO ANNI
PER UN’ANIMA
Per i giapponesi dopo
S
un secolo di vita econdo un’antica credenza giapponese, quando barattoli,
contenitori e strumenti di vario genere raggiungono i cento
presso una famiglia le anni di servizio presso una famiglia acquisiscono un’anima,
diventano tsukumogami. Per questo motivo, in molte dimore
cose, gli attrezzi, gli era usanza approfittare delle pulizie di fine anno per disfar-
una qualità di tutto il Giappone ormai da secoli e ci ricordano dell’intenso legame che
unisce i giapponesi a tutte le cose, quelle che si trovano in natura quan-
tsukumogami riverenza e l’estrema attenzione con cui il popolo del Sol Levante è solito
interagire con utensili e arnesi risale ai tempi antichi: vengono in mente
quelle professioni artigianali rispettate al punto da assurgere allo status
di “mestieri-culto”. Lo scultore Toshio Odate ci ricorda, in un saggio del
1991, che «per un artigiano (…), gli strumenti non sono semplici cose ma
possiedono un’anima», evidenziando quanto nel rapporto profondo che
unisce i giapponesi agli utensili influisca in maniera determinante il ri-
spetto con cui da sempre considerano alcune professioni artigianali. Ma la
natura “umana” degli tsukumogami e in generale la qualità spirituale attri-
buita a ogni cosa in natura, deriva principalmente dalla sovrapposizione
ideologica tra lo shintoismo giapponese e gli insegnamenti delle dottrine
buddiste giunte successivamente nel paese del Sol Levante. Le antiche cre-
denze animiste ponevano al centro del culto i Kami, entità divine che si
manifestano spontaneamente nel mondo terreno e dimorano nei luoghi
della natura, ma anche nei prodotti dell’ingegno umano: spade e specchi
in primo luogo, poi giare, sandali, ombrelli e altri oggetti di vario genere. Il
concetto di pensiero illuminato originario buddista sostiene che ogni es-
sere, sia esso animato e inanimato, racchiude in sé la conoscenza del Bud-
dha e per questo può, anzi deve, essere trattato con il massimo riguardo.
La percezione di una natura “animata” da parte della popolazione giap-
ponese è ben documentata in ambito letterario. Esemplare, in questo senso,
sono i ritratti spiritosi e immaginifici dello “Tsukumogami ki” (Cronache
degli tsukumogami), libretto d’accompagnamento scritto da monaci buddi-
Qui e nelle pagine a seguire:
sti in epoca Muromachi (1336-1573) che racconta le avventure di una varie-
Tsukumogami, gata gang di tsukumogami. Parliamo di spiriti maliziosi, mossi da cattive
Marco Dapino, 2017, Tokyo intenzioni: accecati dal rancore verso i vecchi padroni, rapiscono uomini
4.2022 89 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 90 4.2022
La natura umana
degli tsukumogami
deriva principalmente
dalla sovrapposizione
ideologica tra lo
shintoismo e gli
insegnamenti delle
dottrine buddiste
giunte in Giappone
successivamente
e animali di cui poi si cibano e spendono le loro ne giapponese operato da un gruppo di abili
giornate a bere e a giocare d’azzardo. È anche mangaka capitanato dal leggendario Shigeru
vero, però, che alcuni di essi sarebbero capaci di Mizuki. Le illustrazioni maestose raccolte nel-
redimere la loro natura malvagia per raggiun- la sua “Enciclopedia degli Yokai” rivitalizzano e
gere l’illuminazione e, di conseguenza, lo stato aggiornano l’immaginario di creature e oggetti
di Buddha attraverso gli insegnamenti della animati proprie del folklore giapponese, lo cata-
dottrina buddista esoterica Shingon. Questa pultano nel paesaggio metropolitano dell’epoca
favola umoristica di intento didascalico dipinge e lo imprimono a fuoco nelle menti delle nuove
i suoi personaggi donando loro una complessa generazioni, gettando le fondamenta per il suc-
caratterizzazione che rispecchia il sofisticato cesso interplanetario dell’impero del fantastico
tormento emotivo in genere attribuito a esseri giapponese contemporaneo: ombrelli birichini,
umani o altre creature senzienti. teneri grovigli di capelli emersi da docce poco
Sebbene sia innegabile che il panorama pulite, pagine sparse che si librano danzando
spirituale giapponese contemporaneo abbia nell’aria come stormi di passeri, sono soltanto
subito trasformazioni considerevoli, l’intenso alcuni dei nuovi tsukumogami nati dalla con-
legame che unisce uomini e cose è ancora pro- taminazione tra le antiche credenze e la nuova
fondo e assume contorni sempre più sfaccetta- sensibilità figlia del processo di modernizzazio-
ti. Nell’immediato dopoguerra, l’ascesa della ne messo in atto nell’immediato dopoguerra.
nuova cultura popolare ha rappresentato un Allo stesso tempo, il dilagante successo della
terreno fertile su cui ridisegnare i confini della letteratura scritta e sequenziale di genere fan-
percezione che gli uomini hanno degli oggetti tascientifico dà corpo a una nuova forma ibri-
con cui interagiscono. Dopo un periodo di “as- da di robotica umanizzata e prefigura inediti,
senza forzata” favorito dal governo giapponese, incredibili scenari nella storia del rapporto tra
shintoismo e buddismo hanno ritrovato il loro l’uomo e le cose. Al contrario di quanto accadu-
posto nell’ambito del dibattito spirituale. A par- to in Occidente, dove l’associazione tra automi
tire dagli anni Sessanta, per esempio, sulle pa- e sintezoidi è da sempre accompagnata a visio-
gine delle riviste manga più diffuse tra i ragazzi ni distopiche di un futuro privo di umanità, la
si verifica un ritorno all’animismo partendo dal comparsa dei robot di Karel Čapek in Giappone
recupero di creature e leggende della tradizio- ispira la creazione di macchine senzienti carat-
4.2022 91 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
terizzate da una spiccata sensibilità: da “Tet- sivo, presso il tempio buddista Kōfuku-ji di Isu-
sujin 28” a “Neon Genesis Evangelion”, i mecha mi, si tengono i funerali di diciannove AIBO, ani-
sono prima di tutto difensori dell’umanità; nel mali domestici automatizzati prodotti da Sony.
classico “Galaxy Express 999”, un ragazzino Ancora una volta, il buddismo si dimostra una
intravede nell’unione tra uomo e macchina la dottrina capace di adeguarsi ai tempi e gioca un
soluzione ai suoi tormenti; “Tetsuwan Atom”, il ruolo fondamentale nella dinamica che regola la
Pinocchio cibernetico di Osamu Tezuka, ha ispi- percezione delle cose da parte dei giapponesi. Il
rato centinaia di scienziati e ingegneri cresciuti teologo Fabio Rambelli sostiene che, secondo la
leggendo le sue avventure tra gli anni Sessanta sofisticata filosofia materialista sviluppata in
e Ottanta spingendoli a riconoscere un’anima ambito buddista, il reame terreno non è più un
alle macchine che aiutano a ingegnerizzare. In ostacolo alla ricerca di salvezza tramite illumi-
un saggio del 1982, il designer Masamoto Yama- nazione, ma produce altresì una dimensione in
guchi racconta della “casa di riposo” per vecchi cui l’uomo può dare forma ai suoi concetti più
elettrodomestici istituita nel centro di design in- profondi e religiosi.
dustriale di Tokyo, in cui vecchi bollitori di riso Mentre il governo giapponese punta ingenti
trascorrono gli anni del tramonto in compagnia somme di denaro nella conversione “robotica”
di macchine da cucire in disuso e altri utensili. della società e della famiglia giapponese con
Yamaguchi arriva addirittura a suggerire riti iniziative visionarie come il progetto Innova-
funebri in onore di anni di meritevole servizio tion 25, ideato nella speranza di sopperire alla
per ispirare le future generazioni di macchine e mancanza di manodopera senza ricorrere a ma-
gadget, richiamando alla mente un’usanza an- novalanza straniera, superare il calo di nascite
cora oggi praticata secondo cui effetti persona- e assistere al meglio una popolazione sempre
li e utensili di vario genere vengono portati in più anziana, pare di assistere alla chiusura di
templi designati così che riposino per sempre in un cerchio: le famiglie giapponesi che un tem-
pace. E come spesso accade in Giappone, l’imma- po erano solite disfarsi di recipienti e strumenti
ginazione fa presto largo alla realtà: nel 2002, il per paura che da un momento all’altro prendes-
tempio Banshō-ji di Nagoya celebra il primo rito sero vita, iniziano adesso ad abbracciare l’idea
funebre per computer, un pasokon kuyo ripreso di convivere serenamente con presenze imma-
in diretta televisiva; nel 2014 un nuovo servizio ginarie reminiscenti di un lontano passato e
digitale inizia a offrire “Rohottoso”, cerimonie compagni di casa completamente automatizzati
funebri per robot; nel gennaio dell’anno succes- per superare una crescente solitudine.
CIVILTÀ DELLE MACCHINE 92 4.2022
LEONARDO SINISGALLI
QUESTE STUPIDE
MACCHINE
In chiusura di questo numero, un frammento di misura perfetti, e a distanza di anni, questa
di Leonardo Sinisgalli – «in quel tempo, ebbi per sera, mi vien da fare un’osservazione che può
le mani strumenti di misura perfetti» – scritto valere oltre la semplice fisica e che forse chia-
e pubblicato dieci anni prima della nascita di risce una zona di interessi più vasti: gli stru-
“Civiltà delle macchine”. C’è tutto il suo talento menti di misura più precisi, più sensibili, sono
eclettico e una malinconia novecentesca. È una mobilissimi. Così mi sono trovato, per acciden-
piccola citazione del fondatore di questa testata, te, a sapere, forse più delle macchine, delle loro
a ridosso di una ricorrenza: il primo numero di membrature, dei loro vincoli e della rapidissima
“Civiltà delle macchine” risale al gennaio del 1953. digestione che esse fanno del fuoco, che non
Il prossimo numero della rivista, febbraio 2023, del mio stesso corpo. Io che ignoro la natura
sarà dedicato al 70° anniversario. degli umori, dei muscoli, delle ossa, conosco
con una certa chiarezza la viscosità di un olio
In una stanza che dava sul cortile di un latto- lubrificante e la legge che regola la simpatia dei
niere, squadra e compasso alla mano, ho dise- cristalli di carbonio con quelli del ferro in una
gnato, giovinetto, per un’estate intera, le mie lega di acciaio. E un giorno, quando imparai an-
tavole di macchine: composizioni veramente che che queste materie invecchiano come il no-
astratte, se si pensa che non avevo mai toccato stro sangue, e ad opera di speciali bagni si può
una vite e delle macchine semplici non cono- riuscire ad allentarne l’intima disgregazione, a
scevo che la bilancia. Ero tuttavia esperto nei farle addirittura rinvenire, restai meravigliato e
difficili calcoli dell’inerzia, forza cieca che si op- soddisfatto. A noi le macchine non hanno mai
pone alle mutazioni del movimento: una specie suscitato più meraviglia di un albero, o di una
di istinto di conservazione della materia, que- vacca. Mi sono convinto, guardandole a lungo,
Queste stupide macchine fu pubblicato originariamente sul sta legge di universa pigrizia. Avevo imparato che è inutile cercare nella loro struttura dei rit-
numero 5/1943 de “La Ruota”, nella seconda fase della vita
a tenere conto della sua mutevole presenza che mi definiti, quasi una prosodia e una metrica.
della rivista, quando aveva assunto un orientamento contrario
al regime, sancito dall’ingresso nel comitato direttivo di Mario definisce il peso dei corpi in riposo e che ogni Le regole che le determinano sono regole poco
Alicata e Antonello Trombadori. Come scrive Giuseppe Lupo
irregolarità riesce a costringere in monotonia. visibili, come le leggi della prosa. La loro anima-
in Le fabbriche che costruirono l’Italia (Edizioni Il Sole24Ore,
2020), fu ispirato dalla visita di Sinisgalli alle macchine della Ma forse i ricordi più vivi di quel tempo restano zione l’abbiamo guardata a nostra immagine
società Linoleum di Narni.
ancora le ore trascorse nel laboratorio di ana- e somiglianza e abbiamo concluso che ha un
Il brano comparve nel 1945 nella raccolta di pensieri Horror
Vacui, che confluì nell’edizione del 1950 di Furor Mathematicus lisi dei metalli con i raggi x. Nell’afa, gli appa- posto veramente infimo nella gerarchia delle
(Mondadori), la seconda dopo quella pubblicata da Urbinati
recchi continuavano a friggere; ogni tanto una cose animate. Pensate, poi, che qualunque sti-
nel 1944. Furor Mathematicus raccoglie brevi frammenti sui
temi tipici dell’impegno di Sinisgalli, la poesia, la matematica, scintilla scoppiava tra le sfere dei condensatori, molo occasionale in una macchina può creare
il design, la fisica, fino all’artigianato. Il libro era dedicato
ed era un temporale da teatro nel buio di quel- dei disastri: esse non godono della insensibilità
a Rafaele Contu, intellettuale, giornalista e divulgatore
scientifico, anch’egli legato a Giuseppe Ungaretti (sulla storia la camera in una squallida estate lontana. Noi dell’azzurro e delle pietre, né della frenesia di
di Contu è uscito quest’anno un libro di suo nipote Luigi Contu,
indossavamo dei camici bianchi, tessuti con una gatta. Pure senza cercare divini attributi,
I libri si sentono soli, La nave di Teseo). Furor Mathematicus
fu pubblicato ancora nel 1967 presso Silva, ultima edizione fili di asbesto, per entrare nella cabina dell’al- mi sono compiaciuto a guardarle, talvolta di
approvata da Sinisgalli; e poi da Ponte alle Grazie nel 1992.
ta tensione e difendere dai raggi gli organi del fronte, talvolta di fianco, e spaccarle, e smontar-
Oggi è disponibile in Oscar Mondadori in una edizione del
2019 con una prefazione di Gian Italo Bischi. sesso. In quel tempo, ebbi per le mani strumenti le, queste stupide macchine.
4.2022 93 CIVILTÀ DELLE MACCHINE
Filosofa, professoressa associata Chimico e divulgatore scientifico, Storica dell’arte e della cultura, Laureata in Filosofia a Milano,
di Estetica presso l’Università degli Studi è autore di numerosi libri, tra cui “Il segreto è specializzata nel XVIII secolo, il mercato studi a NYU, è autrice e regista.
di Milano, coordina il gruppo di ricerca delle cose. Storie di uomini e materiali” dell’arte, il Grand Tour e l’architettura. Fonda nel 2009 Muse Factory of Projects,
PIS – Performing Identities Studies (Carocci, 2021; vincitore del Premio È Research Fellow presso l’Accademia casa di produzione specializzata in
(www.pis.unimi.it) e partecipa al progetto internazionale di letteratura Città di Como Britannica a Roma e presiede la Walpole design e architettura. Collabora con
IdEM – Identification, empathie, projection 2022 come miglior saggio di divulgazione Society a Londra. “D – la Repubblica delle donne”,
dans les arts du spectacle (CNRS). scientifica). “Elle Decor” e Fondazione Symbola.
Il suo ultimo volume è “Embodying Art. GIORGIA LEPORE
How we See, Think, Feel, and Create” BRUNO GIURATO IAN WILLIAMS
(Columbia University Press, 2022). Archeologa medievista, docente di Storia
È editor at large a “Mit Technology Review dell’arte e scrittrice. Ha esordito nel 2009 Autore di libri di narrativa, saggistica
Italia” e direttore della comunicazione con “L’abitudine al sangue” (Fazi). L’ultimo e poesia, è professore associato
DANIELA SESSA
per l’Italia della multinazionale Ealixir. romanzo tratto dal ciclo dell’ispettore all’Università di Toronto. Il suo romanzo
Vive e lavora a Siracusa dove è docente Scrive per “Domani”. Gerri Esposito è “Il compimento “Riproduzione” (Keller, 2021) ha vinto
di Letteratura italiana in un liceo. è la pioggia” (Edizioni E/O, 2018). lo Scotiabank Giller Prize ed è stato
Si occupa di critica letteraria e collabora pubblicato in Canada, Stati Uniti,
FABIO LAVISTA
con diverse testate giornalistiche. Regno Unito e Italia. Nel suo ultimo
GIOVANNI GIULIANI
È ricercatore presso il Dipartimento libro “Disorientation” l'autore esamina
di Civiltà e Forme del Sapere Notaio, studio Giuliani-Occorsio, l’impatto dell'incontro tra etnie diverse
FRANCESCO SCOTOGNELLA
dell’Università di Pisa, dove insegna è fondatore e presidente della Fondazione sulle persone comuni.
È professore associato di Fisica al Storia economica. Giuliani per l’arte contemporanea.
Politecnico di Milano. È stato visiting FRANCESCA D’ALOJA
a Toronto, Singapore e Berkeley. Studia NICOLA NOSENGO ELISA ALBANESI
le proprietà ottiche e optoelettroniche Attrice, regista, autrice. Ha lavorato,
di materiali nanometrici. Giornalista e scrittore, si occupa Storica dell’arte, è redattrice della rivista tra gli altri, con Vittorio Gassman,
di scienza e tecnologia. Ha collaborato “Civiltà delle Macchine”. Ettore Scola, Ferzan Özpetek, Marco
con diverse testate italiane e inglesi, con Risi, Claudio Caligari. Per Mondadori ha
GUIDO FONTANELLI
la Rai e con enti di ricerca in Italia pubblicato i suoi tre romanzi: “Il sogno
VINCENZO PISANI
Giornalista economico, collabora con e in Svizzera. Attualmente è direttore cattivo” (2007), “Anima Viva” (2015),
“Panorama” e “Domani”. È autore di saggi di “Nature Italy”. Il suo ultimo libro Specializzato in relazioni internazionali, “Cuore, sopporta” (2018). È coautrice
su energia, automotive ed ecologia. è “Tales from a Robotic World – How coordina l’area cultura industriale insieme a Edoardo Albinati di “8 giorni
Intelligent Machines Will Shape della Fondazione Leonardo – Civiltà delle in Niger”, diario di una missione al seguito
Our Future”, scritto con Dario Floreano Macchine. di UNHCR. Nel 2020 ha pubblicato
NICOLA MIRENZI
per MIT Press, 2022. per La nave di Teseo “Corpi speciali”.
Giornalista e autore televisivo. Lavora VALENTINA ORENGO
a Mediaset. Scrive per “HuffPost” e MANUEL ORAZI VINCENZO FILOSA
“Il Venerdì di Repubblica”. Ha pubblicato Nata a Torino, ha lavorato a Mediaset e
tre libri tra cui “Pasolini contro Pasolini” Lavora presso la casa editrice Quodlibet Mtv e ha scritto per varie riviste. Nel 2001 Fumettista, traduttore, divulgatore
(Lindau, 2016). e scrive di architettura per alcuni giornali ha pubblicato con Einaudi Stile Libero del manga di realtà e docente di arte
e riviste. È inoltre docente presso il saggio “Singles” e nel 2019 il romanzo del fumetto presso l’Accademia di Belle
l’Accademia di Architettura di Mendrisio. “Più in alto del giorno” con Garzanti. Arti di Reggio Calabria.
FRANCESCO PONTORNO
Attualmente vive a Roma e lavora per La7.
È Director of Growth di Opinno Italia. GINEVRA LEGANZA
Si occupa di programmi di innovazione STEFANO SALIS
aperta e intrapreneurship per le grandi Ha studiato Filosofia all’Università
aziende. Studia il post-umano e l’impatto di Padova. Scrive per “Il Foglio” Giornalista e scrittore, è responsabile
della tecnologia sulla società. e per civiltàdellemacchine.it. della redazione Commenti de “Il Sole
24 Ore”. Si occupa di editoria, letteratura
e musica e ha tenuto lezioni e laboratori
MARIO BEVILACQUA
di giornalismo culturale in varie università,
Insegna Storia dell’architettura curando collane editoriali, prefazioni
all’Università Sapienza di Roma, a volumi e contributi apparsi in diverse
ed è direttore del Centro di Studi sulla pubblicazioni. Nel 2022 è tra gli autori
Cultura e l’Immagine di Roma. del libro “Sulla scacchiera”
(Franco Maria Ricci, 2022).
RIVISTA TRIMESTRALE Iscrizione al Registro degli Operatori Numero chiuso in redazione SEDE LEGALE
4 2022 di Comunicazione con numero 32893 il 22 novembre 2022 Via del Plebiscito 102
DICEMBRE 2022 ISSN 2612-4416 00186 ROMA (RM)
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