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Capitolo 1

Introduzione
In questo quaderno si studiano le propriet`a della propagazione elettromagnetica di
combinazioni lineari di onde piane (i pacchetti o fasci di onde piane). Dal momen-
to che la linearit`a delle equazioni di Maxwell consente di applicare il principio di
sovrapposizione degli eetti, dalle propriet`a delle singole onde piane si deducono le
propriet`a dei pacchetti di onde piane. Il quaderno di elettromagnetismo sulle onde
piane costituisce quindi un prerequisito per questo argomento.
Dal punto di vista formale, il teorema di completezza delle onde piane permette
di aermare che qualunque campo elettromagnetico sicamente realizzabile (che
trasporti cio`e una potenza nita) pu`o essere espresso come combinazione lineare di
onde piane. Di conseguenza lapproccio seguito in questo quaderno si pu`o applicare
a un insieme di problemi molto pi` u vasto di quanto non venga fatto qui e quindi
questo approccio ha valenza non solo per i risultati che qui si otterranno ma anche
come strumento generale per la soluzione di svariati problemi elettromagnetici.
Dal punto di vista pratico va per`o sottolineato che lutilit`a dellapproccio qui
seguito si fonda su due osservazioni:
si studiano le propriet`a di onde elettromagnetiche relativamente complicate
ma sicamente realizzabili e utili per descrivere il comportamento di svaria-
te applicazioni conoscendo solo le propriet`a di onde elettromagnetiche molto
semplici (le onde piane) che tuttavia sono sicamente non realizzabili;
la semplicazione `e tanto pi` u signicativa quanto minore `e il numero delle
onde piane da combinare linearmente per rappresentare in modo soddisfacente
il campo elettromagnetico di interesse.
La seconda osservazione, ma anche ragioni storiche, portano a considerare sepa-
ratamente due casi che trovano riscontri applicativi dierenti:
sovrapposizione di onde piane tutte con vettori di propagazione paralleli e
concordi; in questo caso le onde da sovrapporre si distinguono solo per avere
1
Introduzione 2
diversa frequenza, diversa ampiezza complessa e diverso modulo del vettore di
fase. Questo dar`a modo di introdurre il concetto di velocit`a di gruppo e di
dispersione della velocit`a di gruppo e i risultati ottenuti trovano applicazione
concreta per descrivere il comportamento in frequenza di tutti i mezzi trasmis-
sivi, cio`e per ricavare la funzione di trasferimento del mezzo trasmissivo in un
qualunque sistema di comunicazione;
sovrapposizione di onde piane tutte con la stessa frequenza ma con vettori
di propagazione non paralleli fra loro; in questo caso le diverse onde piane si
dierenziano per avere diverse direzioni di propagazione e diverse ampiezze
complesse. In questo caso si assumer`a anche che le diverse onde piane si pro-
paghino quasi tutte parallele ad una direzione privilegiata (la direzione di
propagazione del fascio di onde piane). I risultati ottenuti trovano concreta ap-
plicazione per descrivere la propagazione elettromagnetica in mezzi omogenei
o lentamente varianti, come ad esempio latmosfera terrestre.
Nel primo caso si dice comunemente che si fa riferimento al caso temporale e
si parla di pacchetti di onde piane, nel secondo si dice che si fa riferimento al caso
spaziale e si parla di fasci di onde piane o di fasci gaussiani per un motivo che sar`a
chiarito nei prossimi paragra.
...
Capitolo 2
Pacchetti di onde piane
L obiettivo di questo capitolo `e di mettere in evidenza le propriet`a propagative di
pacchetti di onde piane. Come gi`a detto nellintroduzione, si fa quindi qui riferimen-
to a combinazioni lineari di un numero nito o innito di onde piane uniformi (per
semplicita in un mezzo privo di perdite) che abbiano vettori di fase tutti paralleli fra
loro e che dieriscano solo per avere diverse frequenze. Le propriet`a elettromagne-
tiche del mezzo allinterno del quale le onde piane si propagano si suppongono note
a tutte le frequenze di interesse (sono note quindi sia (, x, y, z), sia (, x, y, z)).
Attraverso questo modello di validit`a molto generale si potr`a giungere alla descri-
zione del fenomeno del trasporto dellenergia elettromagnetica, trasporto che non `e
invece modellizzabile attraverso una singola onda piana, dal momento che la singola
onda piana non pu`o essere usata per trasportare informazione ne per modellizzare
la velocit`a di propagazione nita dellenergia elettromagnetica. Questa parte del
capitolo si conclude con lintroduzione del concetto di velocit`a di gruppo e con il
confronto fra il signicato sico di velocit`a di gruppo e di velocit`a di fase.
Nella seconda parte del capitolo si studieranno alcuni casi di particolare interesse
applicativo in cui la velocit`a di gruppo `e funzione della frequenza. Si parla in questo
caso di propagazione dispersiva e gli eetti causati dalla dispersione sono importan-
tissimi per descrivere le propriet`a di un mezzo trasmissivo quando esso costituisce
il canale di un sistema di comunicazione, dal momento che essi danno luogo a di-
storsione del contenuto informativo e quindi in ultima analisi niscono per limitare
la capacit`a del canale trasmissivo per una ssata distanza fra trasmettitore e ricevi-
tore. Questo aspetto `e cos` importante nella pratica che in prima approssimazione
la valutazione della bont` a di un mezzo trasmissivo viene fatta esaminando solo le
perdite e la dispersione che esso introduce.
3
Pacchetti di onde piane 4
2.1 La velocit`a di gruppo
In questo contesto (il caso temporale) si suppone che tutte le onde piane uniformi
della combinazione lineare che si considera abbiano vettori di fase paralleli e concordi
(per esempio tutti orientati lungo z).
Ne segue che il campo elettromagnetico che qui si considera pu`o essere cos`
rappresentato:
E
x,y,z
(x, y, z, ) = f
x,y,z
(x, y, ) exp(j()z) ,
H
x,y,z
(x, y, z, ) = g
x,y,z
(x, y, ) exp(j()z) . (2.1)
Si assuma per semplicit`a che le uniche f e g non nulle siano f
x
(x, y, ) e g
y
(x, y, );
questa ipotesi corrisponde a dire che il campo elettromagnetico `e trasverso rispetto
alla direzione z e che campo elettrico e magnetico sono fra loro ortogonali. Ne segue
anche che campo elettrico e campo magnetico sono fra di loro proporzionali e quindi
dora in avanti si pu`o considerare solo il campo elettrico. Ci si `e cos` ridotti da un
caso vettoriale a un caso scalare con evidenti semplicazioni della complessit`a del
problema.
Si consideri dunque:
E
x
(x, y, z, ) = f
x
(x, y, ) exp(j()z) ,
H
y
(x, y, z, ) = g
y
(x, y, ) exp(j()z) . (2.2)
A titolo di esempio lespressione 2.1 si riduce a una singola onda piana uniforme
in un mezzo omogeneo nel caso in cui f
x
(x, y, ) = E
0
(
0
); in questo caso
g
y
(x, y, ) = E
0
(
0
)/ dove `e limpedenza intrinseca del mezzo e () =

_
()(). In questo caso, come ovvio, se ne ottiene un campo che non dipende
dalle coordinate trasverse rispetto alla direzione di propagazione. Se invece si vuole
considerare un modo guidato (per semplicit`a di tipo TEM), allora f
x
(x, y, ) `e il
prolo modale del campo elettrico e g
y
(x, y, ) = f
x
(x, y, )/Z con Z impedenza
modale del modo in questione; anche in questo caso risulta () =
_
()() con
e costanti dielettriche e magnetiche del nucleo della guida.
Nel caso di modi guidati non di tipo TEM lespressione 2.1 `e ancora utilizzabile
anche se la semplicazione espressa dalla 2.2 non risulta pi` u la descrizione di tutto il
campo elettromagnetico ma solo della sua parte trasversa rispetto alla direzione di
propagazione. Ovviamente ci`o signica che in questi casi il problema elettromagne-
tico (di natura vettoriale) non pu`o essere completamente analizzato attraverso un
approccio scalare come quello descritto dalle 2.2 e utilizzato in tutto questo capitolo.
Ci`o nonostante, i risultati che si otterranno nei prossimi paragra trovano utile ap-
plicazione anche nella descrizione del funzionamento di canali trasmissivi che usano
...
Pacchetti di onde piane 5
strutture guidanti con modi non TEM, sia perch`e sovente si utilizzano strutture gui-
danti che supportano modi quasi TEM (si pensi ad esempio alla bre ottiche a basso
salto dindice), sia perch`e, in ogni caso, anche in un modo non TEM, solo le com-
ponenti di campo elettromagnetico trasverse rispetto alla direzione di propagazione
contribuiscono al trasporto di potenza dal trasmettitore verso il ricevitore.
2.1.1 Due sole onde piane
Il primo caso che si vuole considerare `e quello in cui la 2.2 pu`o essere scritta uti-
lizzando due sole onde piane. Pur essendo questo un caso limite molto particolare,
esso risulta comunque di interesse perch`e consente di introdurre in modo relati-
vamente semplice alcuni concetti di validit`a generale, come verr`a dimostrato nel
seguito. Si assuma inoltre, solo per semplicit`a, che le due onde piane uniformi della
sovrapposizione lineare che qui si considera abbiano la stessa ampiezza complessa
E
0
.
Si assuma dunque il seguente campo elettrico (per quanto detto sopra non serve
riportare anche il campo magnetico che `e proporzionale al campo elettrico):
E
x
(z, ) = E
0
exp(j()z) (( (
0
+ )) + ( (
0
))) . (2.3)
Nel dominio del tempo il campo scalare descritto dalla 2.3 assume la forma (
+
=
( + ) e

= ( )):
E
x
(z, t) = 'e
_

E
x
(z, ) exp(jt)d
= 'e [E
0
(exp(j
+
z) exp(j(
0
+ )t) + exp(j

z) exp(j(
0
)t))]
= 2 [E
0
[ cos
_

0
t

+
+

2
z +
0
_
cos
_
t

+

2
z
_
. (2.4)
La rappresentazione di questo campo elettrico `e fornita in gura 2.1.
...
Pacchetti di onde piane 6
z
E
x
(
z
,
0
)
z
E
x
(
z
,
t
=

/
(
4

)
)
Figura 2.1: Due onde piane di diversa pulsazione: campo elettrico nel dominio del
tempo fotografato in due diversi istanti.
Lespressione appena ricavata assume un signicato di rilevante interesse quando
si considera il caso particolare in cui la dierenza fra le due pulsazioni considerate `e
piccola ([[/
0
1). In questo caso infatti `e ragionevole utilizzare per la funzione
(), nelle vicinanze della pulsazione
0
, uno sviluppo in serie di Taylor arrestato
al primo ordine:
() = (
0
) +
d
d
[
=
0
+ . . . . (2.5)
da cui
+

0
+ e


0
. La 2.4 diventa quindi:
E
x
(z, t) = 2 [E
0
[ cos (
0
t
0
z +
0
) cos (t z) . (2.6)
Si nota quindi che nella funzione scalare che descrive il campo elettrico ci sono due
diverse oscillazioni descritte da due funzioni cosinusoidali di diverso argomento. La
prima `e quella che appare nella descrizione delloscillazione caratteristica di una
singola onda piana alla pulsazione
0
; uguagliando a zero il dierenziale totale del-
largomento di questa funzione cosinusoidale si ottiene la descrizione dellevoluzione
spazio temporale dei luoghi a fase costante e si ottiene quindi la denizione di ve-
locit`a di fase che si `e gi`a avuto modo di introdurre nel quaderno dedicato alle onde
piane:
d (
0
t
0
z +
0
) = 0 v
f
(
0
) =

0

0
. (2.7)
...
Pacchetti di onde piane 7
Si tratta della velocit`a alla quale un osservatore, guardando lungo lasse z, vede
progredire i luoghi equifase.
`
E bene ricordare che questa velocit`a non `e una velocit`a
cinematica e non corrisponde alla velocit`a con cui qualcosa viene trasportato da
un punto allaltro dello spazio. Infatti, anche in assenza di qualunque spostamento
lungo lasse z, `e possibile introdurre questa velocit`a. Si pensi per esempio alle onde
lungo una corda tesa: il movimento della corda avviene solo in direzione ortogonale
allasse della corda e il susseguirsi di nodi e di ventri lungo la corda d`a origine a un
moto apparente lungo la corda.
La seconda funzione cosinusoidale rappresenta invece un termine che nasce dalla
sovrapposizione delle due onde piane di diversa pulsazione: dal dierenziale totale
dellargomento si ottiene la denizione di una velocit`a.
d (t z) = 0 v
g
(
0
) =
d
d
[
=
0
=
1
d
d
[
=
0
. (2.8)
Per analogia con la precedente quantit` a si potrebbe dire che questa `e la velocit`a di
fase che sarebbe percepita da un osservatore che fosse capace di eliminare le oscil-
lazioni in alta frequenza del fenomeno ondoso, cio`e che fosse capace di riportare il
fenomeno ondoso in banda base. In realt`a questa velocit`a ha un signicato elettro-
magnetico di estrema importanza come sar`a chiarito nel prosieguo del capitolo: si
tratta della velocit`a con cui pu`o essere trasportata lenergia elettromagnetica da un
punto ad un altro dello spazio.
`
E quindi una velocit`a cinematica e grazie ad essa
si pu`o calcolare il tempo che un osservatore deve attendere prima di percepire un
segnale emesso da una sorgente ad una certa distanza. Questa velocit`a prende per
questo il nome di velocit`a di gruppo dellonda.
Si noti che mentre la velocit`a di fase dipende solo dalle caratteristiche puntuali
della costante di fase (), la velocit`a di gruppo dipende invece dal comportamento
della costante di fase nellintorno della pulsazione alla quale si vuole calcolare la
velocit`a di gruppo.
2.1.2 Sul signicato sico della velocit`a di gruppo
In questo paragrafo si vuole formalizzare quanto anticipato nel paragrafo precedente
circa il signicato sico della velocit`a di gruppo per dimostrare come ad essa debba
essere associato il concetto di velocit`a con cui si pu`o trasportare lenergia elettroma-
gnetica e quindi di velocit`a di trasporto dellinformazione da un punto allaltro dello
spazio. I risultati ottenuti in questo paragrafo saranno anche utili perch`e, per spie-
gare il signicato sico della velocit`a di gruppo, si giunger`a a introdurre il concetto
di densit`a di energia elettromagnetica, dimostrando come nel caso elettrodinamico la
...
Pacchetti di onde piane 8
denizione di energia elettromagnetica debba essere generalizzata rispetto a quanto
usuale nel caso statico e tipico dellelettrotecnica.
Si considerino le equazioni di Maxwell in assenza di sorgenti (non ci sono cariche
libere ne correnti impresse) nel dominio della frequenza:


E = j


H = j

E , (2.9)
dove

E `e il vettore campo elettrico,

H il vettore campo magnetico. Per onde piane
ed uniformi con vettori di fase paralleli fra loro vale la seguente identit` a: =
j

k = j

k. Ne segue:
j

k

E = j

H
j

k

H = j

E . (2.10)
Si derivi ora il risultato rispetto alla pulsazione, si moltiplichi internamente la prima
equazione per

H

e la seconda per

E

e si sottragga la seconda equazione dalla prima.


Si ottiene:
j



E

H

k


E

+ j



H

E

+ j

k


H

=
= j

H[
2
j

E[
2
j

.
Lespressione ricavata pu`o essere semplicata tenendo conto delle seguenti identit` a:
j

k


E

= j

+j

k


H

= j

.
A titolo di esempio si dimostra la prima delle due identit` a sopra riportate:
j

= j


_
_
j

k

H
j
_
_

=


E

k

H

= j

H

k = j

H

k


E

= j

k


E

.
Si ottiene quindi:

H[
2

E[
2
=



E

H



H

E



E

H



H

E

,
...
Pacchetti di onde piane 9
e utilizzando anche

k =

k:

k
_

E

H

+

E


H
_
=

H[
2
+

E[
2
=

'e
_

k
_
= v
g
_
1
4
_

H[
2
+

E[
2
__
= v
g
U .(2.11)
Lultima relazione ricavata corrisponde allinterpretazione che nel paragrafo prece-
dente si era attribuita alla velocit`a di gruppo. Infatti si legge che la potenza attiva
nella direzione di propagazione dellonda elettromagnetica `e uguale al prodotto fra
la velocit`a di gruppo e una quantit` a U alla quale `e lecito attribuire il signicato di
densit`a di energia elettromagnetica. Si noti anche che, nel caso particolare in cui i
parametri elettromagnetici non dipendano dalla pulsazione ( e indipendenti da
, materiale non dispersivo), la U si riduce alla densit`a di energia elettromagnetica
gi`a incontrata in elettrotecnica:
U =
_
1
4
_

H[
2
+

E[
2
__
=
_
1
4
_
[

H[
2
+ [

E[
2
_
_

mezzo non dispersivo (2.12)


2.1.3 Esempio: le onde piane uniformi
Per le onde piane ed uniformi le 2.2 assumono la forma:
E
x
(x, y, z, ) = E
0
(
0
) exp(j()z) ,
H
y
(x, y, z, ) =
E
0

(
0
) exp(j()z) , (2.13)
dove =
_
()() =

c
0
n() con n() indice di rifrazione del mezzo materiale.
Ne segue:
d
d
=
1
c
0
_
n() +
dn()
d
_
e quindi:
v
g
=
1
d
d
=
c
0
n() +
dn()
d
.
Se il materiale `e non dispersivo (lindice di rifrazione non dipende dalla pulsazione)
allora la velocit`a di gruppo `e uguale alla velocit`a di fase e si ha:
v
g
=
1
d
d
=
c
0
n()
= v
f
=

=
c
0
n()
.
...
Pacchetti di onde piane 10
2.2 Dispersione della velocit`a di gruppo
Quanto visto nelle sezioni precedenti ha permesso di introdurre il concetto di ve-
locit`a di gruppo v
g
e di illustrarne il signicato sico: si tratta della velocit`a che
permette di calcolare il ritardo di propagazione; nota la distanza L fra un trasmet-
titore e un ricevitore, il tempo che il ricevitore deve attendere prima di ricevere un
segnale emesso dal trasmettitore `e pari a L/v
g
. Se la velocit`a di gruppo non fosse
funzione della pulsazione, allora non servirebbe aggiungere altro. Tuttavia accade
frequentemente che la velocit`a di gruppo sia funzione della pulsazione e che quindi
segnali elettromagnetici di pulsazione dierente viaggino a velocit`a diversa. Questo
fa s` che il segnale captato dal ricevitore sia diverso dal segnale spedito dal trasmet-
titore. Questo aspetto della propagazione elettromagnetica `e di estrema rilevanza
applicativa e merita di essere indagato in dettaglio, come verr` a fatto nella sezione
successiva. Per il momento ci si limita a denire le grandezze in gioco e a fornire
una nomenclatura comunemente utilizzata nelle applicazioni in telecomunicazioni.
Una propagazione ondosa caratterizzata da una costante di fase lineare con la
frequenza si dice di tipo non dispersivo, dal momento che in questo caso la velocit`a
di gruppo non dipende dalla pulsazione:
= a
d
d
=

= a ,
d
2

d
2
=

= 0 ,
d
n

d
n
= 0 (n 2) . (2.14)
Alla quantit` a

si d`a comunemente il nome di dispersione: essa infatti `e nulla se e


solo se la velocit`a di gruppo non dipende (al primo ordine) dalla pulsazione.
Si deniscono poi comunemente due regimi: la dispersione anomala e la disper-
sione normale.
si parla di regime di dispersione normale quando la velocit`a di gruppo dimi-
nuisce allaumentare della pulsazione (o della frequenza) e quindi cresce al
crescere della lunghezza donda (
dv
g
d
< 0);
si parla di regime di dispersione anomalo quando la velocit`a di gruppo au-
menta allaumentare della pulsazione (o della frequenza) e quindi diminuisce
al crescere della lunghezza donda (
dv
g
d
> 0).
A titolo di esempio si considera ora il caso di onde piane uniformi che si propa-
ghino nella silice vetrosa (il mezzo materiale con cui sono realizzate le bre ottiche
per le telecomunicazioni): dopo avere espresso lindice di rifrazione della silice ve-
trosa in funzione della lunghezza donda, si proceder`a quindi a valutare la velocit`a
di gruppo e il coeciente di dispersione della velocit`a di gruppo in questo mezzo
materiale.
Si consideri dapprima la legge di variazione dellindice di rifrazione in funzio-
ne della lunghezza donda nella silice vetrosa. Supponendo di essere lontani dalle
...
Pacchetti di onde piane 11
100% SiO
2
8%GeO
2
, 92% SiO
2
A
1
0.6961663 0.7136824
A
2
0.4079426 0.4254807
A
3
0.8974994 0.8964226

1
0.0684043 m 0.0617167 m

2
0.1162414 m 0.1270814 m

3
9.8961609 m 9.8961614 m
Tabella 2.1: Parametri di Sellmeier della silice vetrosa.
1 1.2 1.4 1.6
1.44
1.445
1.45
1.455
( m)
n
1 1.2 1.4 1.6
2.05
2.0505
2.051
2.0515
2.052
2.0525
x 10
8
( m)
v
g

(
m
/
s
)
Figura 2.2: Indice di rifrazione e velocit`a di gruppo in funzione della lunghezza
donda nella silice vetrosa.
frequenze di risonanza si pu`o ritenere che le perdite siano trascurabili (o comun-
que costanti) in una certa regione spettrale di interesse e in questo caso esiste una
relazione, nota come equazione di Sellmeier, che d`a la variazione della parte reale
dellindice di rifrazione in funzione di alcuni parametri di facile misura sperimentale.
Con buona approssimazione si pu`o scrivere:
n
2
() 1 =

i
A
i

2
i
dove le
i
rappresentano le lunghezze donda di risonanza considerate e le A
i
sono op-
portune costanti, determinate sperimentalmente e caratteristiche proprie (impronte
digitali) di ciascun materiale. Nel caso della silice vetrosa i valori di alcune di queste
costanti sono riportati nella tabella 2.1.
I corrispondenti andamenti dellindice di rifrazione e della velocit`a di gruppo nella
regione spettrale fra 1 m e 1.6 m sono riportati in gura 2.2. Per completezza
nella gura 2.3 vengono riportati anche i coecienti di dispersione del secondo e del
terzo ordine (

=
d
2

d
2
e

=
d
3

d
3
). Come si vede lindice di rifrazione risulta essere
una funzione decrescente della lunghezza donda nella regione spettrale di interesse
e la velocit`a di gruppo v
g
risulta essere funzione della lunghezza donda (il mezzo
...
Pacchetti di onde piane 12
1 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6
40
30
20
10
0
10
20
( m)


(
p
s
2
/
k
m
)
1 1.2 1.4 1.6
0
0.05
0.1
0.15
0.2
( m)


(
p
s
3
/
k
m
)
Figura 2.3: Dispersione del secondo e del terzo ordine della silice vetrosa (dalla
formula di Sellmeier).
materiale si dice dispersivo). In particolare si notino i due diversi regimi dispersivi:
la dispersione normale (dove v
g
cresce con la lunghezza donda) e la dispersione
anomala (dove v
g
cala con la lunghezza donda). In dispersione normale (nella silice
questo si verica per < 1.27m), le componenti pi` u veloci dello spettro sono quelle
spostate verso il rosso, mentre in dispersione anomala le componenti pi` u veloci sono
quelle spostate verso il blu.
2.3 Esempi
2.3.1 Calcolare velocit`a di gruppo v
g
e dispersione
//
,
in funzione della pulsazione angolare , per unonda con la seguente costante di fase:

+
= (/c)
_
1 +
M
/(
0
+ ).
Direttamente dalla denizione di velocit`a di gruppo e di dispersione della velocit`a di
gruppo, si ottiene:
v
g
() =
1
d
+
()
d
=
2c ( +
0
)
2
_
1 +
M
/(
0
+ )
2 ( +
0
)
2
+ ( + 2
0
)
M

() =
d
2

+
()
d
2
=

M
(4
0
(
0
+
M
) + (4
0
+
M
))
4c( +
0
)
3
( +
0
+
M
)
_
1 +
M
/(
0
+ )
(2.15)
2.3.2 Calcolare velocit`a di gruppo v
g
e dispersione
//
,
in funzione della pulsazione angolare , per unonda con la seguente costante di fase:

= (/c)
_
1 +
M
/(
0
). Si noti che in questo caso esiste una banda di frequenze
allinterno della quale la costante di fase `e immaginaria, cio`e londa piana `e evanescente. La
velocit`a di gruppo (legata al trasporto di potenza attiva) non `e denita in tale intervallo di
frequenze nel quale si pu`o immagazzinare energia elettromagnetica, ma non trasportarla.
...
Pacchetti di onde piane 13
Al di fuori dellintervallo
0

0
+
M
, direttamente dalla denizione di velocit`a
di gruppo e di dispersione della velocit`a di gruppo, si ottiene:
v
g
() =
1
d

()
d
=
2c (
0
)
2
_
1 +
M
/(
0
)
2
2
+ 2
0
(
M
+
0
) (4
0
+
M
)

() =
d
2

()
d
2
=

M
(4
0
(
0
+
M
) (4
0
+
M
))
4c(
0
)
3
(
0

M
)
_
1 +
M
/(
0
)
che si pu`o anche ottenere utilizzando, nelle 2.15, le trasformazioni:
0

0
e
M

M
che trasformano
+
in

v
g
+
/
c



,



v
g

/
c

)

,

)
0
Figura 2.4: A sinistra: velocit`a di gruppo normalizzata per le onde piane la cui
costante di fase `e denita nellesercizio 2.3.1 (linea continua) e nellesercizio 2.3.2
(linea tratteggiata). A destra: dispersione della velocit`a di gruppo per le stesse onde
piane.
2.3.3 Calcolare velocit`a di gruppo v
g
e dispersione
//
,
in funzione della pulsazione angolare , in un mezzo materiale con la permittivit`a elettrica
descritta dalla seguente funzione:
=
0

2
0
+ 4Q
2

2
, (2.16)
in cui =
0
, e ,
0
, e Q sono reali e positivi mentre =
0
.
Assumendo che sia piccolo rispetto a
2
0
, si ottiene:
n() =
_

0

0
1

2
0
+ 4Q
2

2
,

=

0
(2.17)
e quindi:
() =

0
n()
...
Pacchetti di onde piane 14

() =

0
n() +

0
dn()
d

() = 2

0
dn()
d
+

0
d
2
n()
d
2
(2.18)
La velocit`a di gruppo v
g
e la dispersione

risultano quindi:
v
g
() =
(4Q
2

2
+
2
0
)
2

0
(16Q
4

4
+ 4Q
2
(

+ 2
0
)
0

2
+
2
0
(
2
0


(2 +
0
)))

() =
2

0
(16Q
4

3
12Q
2

0
+
3
0
)
(4Q
2

2
+
2
0
)
3
(2.19)
Si noti che in un mezzo non fortemente dispersivo alla velocit`a di gruppo v
g
`e stato
dato precedentemente il signicato di velocit`a di trasporto dellenergia. Tuttavia questo
risultato non `e di validit`a generale e infatti per ricavarlo si `e dovuto fare ricorso a uno
sviluppo in serie di Taylor troncato al primo ordine. In particolare, in questo caso, vicino
alla frequenza di risonanza, v
g
pu`o essere maggiore della velocit`a della luce e in questo caso
ovviamente ad essa non si pu`o attribuire il signicato di velocit`a di trasporto dellenergia.
Lindice di rifrazione del mezzo materiale di questo esercizio `e disegnato in gura 2.5
(sulla sinistra). La dispersione,

`e disegnata in gura 2.5 (sulla destra): si nota chiara-


mente che a basse frequenze si ha una dispersione di tipo normale seguita da una regione
dove la dispersione `e anomala; in prossimit`a della risonanza il mezzo entra nuovamen-
te in regime di dispersione normale e inne ad alta frequenza si ha ancora dispersione
anomala. Queste regioni sono separate dagli zeri di

(). Una ragionevole approssi-


mazione di questi zeri pu`o essere ottenuta: per frequenze molto basse si pu`o prendere:

() (2/c)(dn/d) e quindi
z1

0

0
/2Q. Vicino alla frequenza di risonanza si
pu`o prendere:

()
2

(12Q
2
(
0
)
0
)
c
3
0
(2.20)
Ne segue che
z2

0
+
0
/(12Q
2
). Ad alta frequenza inne si pu`o prendere:

()
(/c)(d
2
n/d
2
) e quindi
z3

0
+

3
0
/2Q.
...
Pacchetti di onde piane 15
0 100 200 300 400 500
0.9
0.95
1
1.05
1.1
1.15

n
(

)
,

v
g
(

)

/

c
0 100 200 300 400 500
10
8
6
4
2
0
2
4
6
x 10
21

)
Figura 2.5: Indice di rifrazione (linea continua) e v
g
/c (linea tratteggiata) vicino alla
frequenza di risonanza (a sinistra). Dispersione della velocit`a di gruppo (a destra).
Qui
0
= 220GHz, Q = 1, = 0.11.
2.3.4 Calcolare velocit`a di gruppo e di fase (v
g
e v
f
)
per unonda caratterizzata dalla costante di fase () = (/c)
_
1 (
c
/)
2
(denita per
0 <
c
< , con c = constant). Dimostrare che v
f
v
g
= c
2
. Provare che

0 per
e discutere il signicato sico di questo risultato.
Direttamente dalla denizione di velocit`a di gruppo e di fase, si ottiene:
v
f
() =

()
=
c
_
1 (

)
2
v
g
() =
1
d()
d
= c
_
1 (

)
2
. (2.21)
Ne segue che v
f
v
g
= c
2
. Si noti anche che per la costante di fase dellonda
tende asintoticamente a /c, cio`e tende ad assumere una dipendenza lineare rispetto alla
pulsazione angolare; in altre parole

0. Fisicamente questo fatto si pu`o interpretare


nel seguente modo: per frequenza angolare sucientemente grande (cio`e per lunghezza
donda sucientemente piccola), londa tende sempre di pi` u ad avere caratteristiche simili
a quelle di unonda piana in un mezzo omogeneo indenitamente esteso; le dimensioni
della regione materiale omogenea (rispetto alla lunghezza donda) diventano via via pi` u
grandi a mano a mano che la lunghezza donda diminuisce.
Nel caso particolare discusso in questo problema, la costante di fase `e quella di un
modo di una guida metallica. Per dimensioni assegnate della guida al diminuire della
lunghezza donda le dimensioni normalizzate del nucleo della guida (normalizzate rispetto
alla lunghezza donda) aumentano e quindi londa avverte sempre meno la presenza delle
pareti e le sue propriet`a propagative niscono sempre pi` u per assomigliare a quelle di
...
Pacchetti di onde piane 16
unonda piana uniforme in un mezzo materiale omogeneo indenitamente esteso i cui
parametri elettromagnetici siano quelli del nucleo della guida.
0 1 2 3 4 5
0
1
2
3
4
5

v
f



,



v
g
Velocit di fase
Velocit di gruppo

c

c
Figura 2.6: Velocit`a di gruppo e di fase dellonda denita nellesercizio.
2.4 Pacchetti gaussiani di onde piane: impulsi
gaussiani
Un caso di particolare interesse sia teorico sia applicativo `e il caso in cui le onde
piane del pacchetto siano innite e le loro ampiezze siano descritte da una funzione
gaussiana.
Si consideri dunque alla coordinata z = 0 (la condizione iniziale) un campo
elettromagnetico che sia rappresentabile mediante un pacchetto gaussiano di onde
piane. La scelta della funzione gaussiana fra tutte le possibili funzioni ha diverse
motivazioni: dal punto di vista formale la scelta della funzione gaussiana rende pi` u
agevoli le operazioni di trasformata e antitrasformta di Fourier cui si far`a continuo
ricorso in questo paragrafo. Dal punto di vista delle applicazioni `e spesso ragionevole
assumere che la funzione temporale di interesse possa essere approssimata da una
funzione gaussiana.
Ne segue che il campo elettromagnetico che qui si considera, nelle stesse ipotesi
di lavoro chiarite nei paragra precedenti, pu`o essere cos` rappresentato nel dominio
...
Pacchetti di onde piane 17
del tempo:
E
x
(x, y, z = 0, t) = M
x
(x, y) f(t, z = 0) = M
x
(x, y) Aexp
_
(
t

0
)
2
_
cos(
0
t) .
(2.22)
Si tratta quindi di un campo elettromagnetico alla pulsazione portante
0
con un
inviluppo di tipo gaussiano, come rappresentato in gura 2.7. Nel dominio della
3 2 1 0 1 2 3
1.5
1
0.5
0
0.5
1
1.5
t/
f
(
t
,
z
=
0
)
Figura 2.7: Pacchetto gaussiano di onde piane nel dominio del tempo.
frequenza si ha:
E
x
(x, y, z = 0, ) = M
x
(x, y) F(, z = 0)
F(, z = 0) =
1

2
_
+

f(t, z = 0) exp(jt)dt (2.23)


=
A
0
2

2
_
exp
_
(
0
)
2

2
0
/4
_
+ exp
_
( +
0
)
2

2
0
/4
__
.
Si tratta quindi di un campo che in frequenza presenta due bande (una centrata
attorno a +
0
e una centrata attorno a
0
) con una distribuzione di tipo gaussiano
attorno alla frequenza centrale. Tale campo `e rappresentato schematicamente in
gura 2.8. Si noti che il supporto frequenziale attorno alla pulsazione portante `e
tanto pi` u esteso quanto meno esteso risulta il supporto temporale dellinviluppo
(la banda del segnale cresce al diminuire della sua durata) e viceversa. Quindi un
impulso di corta durata avr` a una banda pi` u estesa di un impulso di durata maggiore.
...
Pacchetti di onde piane 18
2 1 0 1 2
/
0
F
(

,
z
=
0
)
Figura 2.8: Impulso gaussiano nel dominio della frequenza.
Si noti che f(t, z) `e necessariamente un segnale reale e cos` pure ovviamente f(t, z = 0);
di conseguenza F(, z) `e un segnale a simmetria hermitiana, cio`e: F

(, z) = F(, z).
Si considerino ora le seguenti denizioni:
F(, z) = F
+
(, z) + F

(, z)
F
+
(, z) = F(, z) H() , F

(, z) = F(, z) H() .
che deniscono la componente a frequenze positive (F
+
) della F e la componente a fre-
quenze negative (F

) della F, mediante la funzione a gradino di Heaviside. In particolare


ne segue che: F

(, z) = F

+
(, z). Nello stesso modo sia
+
() la costante di propa-
gazione denita solo per pulsazioni positive e nulla per pulsazioni negative e sia () la
costante di propagazione denita sia per pulsazioni positive sia per pulsazioni negative e
ottenuta dalla
+
() da: () =
+
() +

() con

() =
+
().
Lanalisi del comportamento in propagazione del pacchetto di onde piane pu`o es-
sere condotta secondo il seguente schema di principio che viene dapprima presentato
e poi adoperato per giungere a risultati degni di commento.
Dato un campo elettromagnetico in z = 0 si calcoli la sua trasformata di Fourier;
si propaghi quindi la trasformata di Fourier, ciascuna componente con la sua costante
di fase no alla coordinata z alla quale interessa conoscere il campo e si proceda
quindi ad una antitrasformata di Fourier per ricostruire il campo nel dominio del
...
Pacchetti di onde piane 19
tempo.
trasformata di Fourier
M
x
(x, y) f(t, z = 0) M
x
(x, y) F(, z = 0)
propago le
onde M
x
(x, y) F(, z = 0) exp(j()z))
piane
M
x
(x, y) f(t, z) M
x
(x, y) F(, z)
antitrasformata di Fourier . (2.24)
Lo schema generale descritto sopra diventa di particolare interesse quando si consi-
dera una rappresentazione realistica della dipendenza della costante di fase dalla
pulsazione angolare. Ovviamente il concetto di realistico dipende dalla particolare
applicazione alla quale si intende fare riferimento, nel senso che la ragionevolezza
di una particolare approssimazione di () deve essere valutata caso per caso. Pre-
scindendo qui da considerazioni di carattere particolare si ipotizzi che la costante di
fase abbia nellintorno della pulsazione portante
0
unandamento sucientemente
regolare per poter essere espressa in serie di Taylor attorno a
0
e si scriva:

+
() = (
0
) +
d
d
[
=
0
+
1
2
()
2
d
2

d
2
[
=
0
+ . . .
=
0
+

0
+
1
2
()
2

0
+ . . . . (2.25)
Considerando un impulso gaussiano si ottiene:
F(, z) = F(, z = 0) exp(j()z) (2.26)
=
A
0
2

2
_
exp
_
(
0
)
2

2
0
/4
_
+ exp
_
( +
0
)
2

2
0
/4
__
exp(j()z) .
Antitrasformando si ha:
f(t, z) =
1

2
_

F(, z) exp(jt)d
=
1

2
A
0
2

_
0

(, z = 0) exp(j

()z) exp(jt)d +
_

0
F
+
(, z = 0) exp(j
+
()z) exp(jt)d

exp (( +
0
)
2

2
0
/4) exp(j

()z) exp(jt)d +
_

exp ((
0
)
2

2
0
/4) exp(j
+
()z) exp(jt)d , (2.27)
dove lultima approssimazione segue dal fatto che `e lecito considerare trascurabile
il contributo delle frequenze negative nella banda centrata a frequenze positive e
...
Pacchetti di onde piane 20
il contributo delle frequenze positive per la banda centrata a frequenze negative.
Eseguendo gli integrali si ottiene:
f(t, z) =
A
0
4

exp(j
0
t j
0
z)
_

exp
_

2
0
/4
_
exp(j(

0
z t)) exp(j

0
2

2
z)d +
exp(j
0
t + j
0
z)
_

exp
_

2
0
/4
_
exp(j(

0
z t)) exp(j

0
2

2
z)d ,
e inne, utilizzando le seguenti denizioni:
L
D
=

2
0
2[

0
[
(z) =
0

1 + (
z
L
D
)
2
c(z) =
1

0
1
z(1 + (
L
D
z
)
2
)
(z) = arctan(z/L
D
)
t

= t

0
z , (2.28)
si ottiene:
f(t, z) = A

_
(0)
(z)
exp((
t

(z)
)
2
) cos(
0
t
0
z (z) + t

2
c(z)
2
) , (2.29)
Dalla 2.29 si vede che:
limpulso gaussiano, propagandosi in un mezzo dispersivo, rimane gaussiano,
cio`e la funzione donda gaussiana `e una autofunzione del problema.
a mano a mano che limpulso si propaga, la durata temporale dellinviluppo au-
menta secondo quanto descritto dalla seconda delle 2.28. In particolare si noti
che (z) aumenta di un fattore pari a

2 dopo una distanza di propagazione


pari a L
D
; per questo motivo L
D
prende il nome di lunghezza di dispersione e
pu`o essere interpretata come quella distanza dopo la quale gli eetti dispersivi
cominciano a giocare un ruolo rilevante nelle propriet`a della propagazione. Si
noti che L
D
dipende solo dal modulo del coeciente di dispersione

0
e quindi,
sotto questo punto di vista, non `e importante distinguere fra regime di disper-
sione normale e regime di dispersione anomalo. Si noti anche che la lunghezza
di dispersione dipende dalla durata iniziale dellinviluppo dellimpulso: in par-
ticolare questa dipendenza `e di tipo quadratico, dimezzando la durata iniziale
dellimpulso si divide per 4 la lunghezza di dispersione e quindi si rendono 4
...
Pacchetti di onde piane 21
volte pi` u rilevanti gli eetti dispersivi, a parit`a di mezzo trasmissivo. Se la
durata dellimpulso diminuisce, allora aumenta la sua estensione spettrale e
le diverse componenti frequenziali, propagandosi a diverse velocit`a di gruppo,
danno origine a una distorsione tanto pi` u elevata quanto maggiore `e la banda
dellimpulso.
a mano a mano che limpulso si propaga acquisisce una fase (z) non dipen-
dente dal tempo, fase che non gioca un ruolo cruciale nei sistemi a rilevazione
di ampiezza. Limpulso acquisisce anche una fase t

2
c(z)/2 che dipendendo in
maniera quadratica dal tempo corrisponde a una frequenza istantanea (propor-
zionale alla derivata della fase) lineare rispetto al tempo: si dice che limpulso
acquisisce un chirp.
Per prendere dimestichezza con i risultati n qui raggiunti, si passa ora a considerare
qualche esempio.
Si consideri dapprima il caso di un mezzo trasmissivo in cui

0
= 0; dalle 2.28 e
2.29 si ottiene:
f(t, z) = Aexp((
t

0
z

0
)
2
) cos(
0
t
0
z) , (2.30)
da cui si osserva che in questo caso limpulso trasla senza deformarsi muovendosi
alla velocit`a di gruppo v
g
= 1/

0
, come anche rappresentato in gura 2.9.
0
1
0
1
t
f
(
t
,
z
=
0
)
0
1
0
1
t
a
=z/v
g
f
(
t
,
z
)
Figura 2.9: Propagazione di un impulso gaussiano in assenza di dispersione della
velocit`a di gruppo.
Si consideri ora il caso di un mezzo trasmissivo in cui

0
,= 0; dalle 2.28 e 2.29
si ottiene che limpulso trasla muovendosi alla velocit`a di gruppo v
g
= 1/

0
, come
...
Pacchetti di onde piane 22
rappresentato in gura 2.10 dove vengono disegnati limpulso in z = 0, limpulso
in z per

0
=

0,1
> 0 e limpulso in z per

0
=

0,2
=

0,1
< 0. Si osservi che
indipendentemente dal segno di

0
si ha un allargamento dellinviluppo dellimpulso
descritto dalle 2.28 e che nei due casi rappresentati in gura (che corrispondono a un
cambiamento di segno di

0
) limpulso subisce un chirp di segno opposto (in un caso
le componenti spettrali spostate verso il rosso viaggiano pi` u veloci delle componenti
spettrali spostate verso il blu e nellaltro caso sono le componenti spettrali spostate
verso il blu a viaggiare pi` u veloci delle componenti spettrali spostate verso il rosso).
0
1
0
1
t
f
(
t
,
z
=
0
)
0
1
0
1
t
a
=z/v
g
f
(
t
,
z
)
0
1
0
1
t
a
=z/v
g
f
(
t
,
z
)
Figura 2.10: Propagazione di un impulso gaussiano in presenza di dispersione della
velocit`a di gruppo: impulso iniziale e due impulsi nali in due diversi mezzi materiali
con uguale modulo (ma segno opposto) di

0
.
2.4.1 Calcolare la durata iniziale di un impulso gaussiano,
che si propaga per 20 km in un mezzo trasmissivo caratterizzato da un coeciente
di dispersione [

[ = 0.05ns
2
/km, sapendo che la durata nale deve essere uguale
a 3 ns. Perch`e questo problema ammette due diverse soluzioni? Quale delle due
soluzioni, nella pratica, `e pi` u utile?
Direttamente dalle formule ricavate per gli impulsi gaussiani si ha:
t
2
(z) = t
2
0
_
1 + (
z
L
D
)
2
_
, L
D
=
t
2
0
2[

[
. (2.31)
Nel caso in esame si sa che: t(20km) = t
F
= 3ns, e si vuole determinare il valore
...
Pacchetti di onde piane 23
di t
0
. Dallequazione risulta che ci sono due soluzioni per il problema in questione:
la prima corrisponde a un valore maggiore di t
0
, e quindi a un valore maggiore della
lunghezza di dispersione L
D
(cio`e a un caso in cui gli eetti dispersivi sono meno
importanti); la seconda soluzione corrisponde a un valore minore di t
0
, e quindi a
un valore minore della lunghezza di dispersione L
D
(cio`e a un caso in cui gli eetti
dispersivi sono pi` u importanti). Dalla soluzione dellequazione 2.31 si ottiene:
t
0
=

_
t
2
F
+
_
t
4
F
16k
2
z
2
F
2
2.9ns
t
0
=

_
t
2
F

_
t
4
F
16k
2
z
2
F
2
0.7ns (2.32)
0 10 20 30 40
0
1
2
3
4
5
6
z [km]
T

[
n
s
]
Figura 2.11: Evoluzione della larghezza a met`a altezza di due diversi impulsi
gaussiani in funzione della distanza di propagazione.
In pratica `e conveniente usare la soluzione che corrisponde a t
0
pi` u grande, dal
momento che questo signica minore occupazione spettrale.
...

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