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649004
LOSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
gioved 29 settembre 2011
Unicuique suum
Anno CLI n. 224 (45.869)
.
Il Papa alludienza generale in piazza San Pietro ricorda i momenti pi significativi del terzo viaggio compiuto nella sua terra natale
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Rinviata la formazione del Governo mentre le truppe del Cnt preparano lassalto finale alle due citt libiche
NOSTRE INFORMAZIONI
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Florianpolis (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Wilson Tadeu Jnck, S.C.I, finora Vescovo di Tubaro.
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Intervento dellarcivescovo Mamberti alla sessantaseiesima sessione dellAssemblea generale dellO nu
ducia, sul reciproco supporto e sul rispetto sincero. Il suo pieno sviluppo si basa non sulla supremazia del pi forte, ma sullattenzione al pi debole e marginalizzato e la sua responsabilit si protende alle generazioni a venire. Il rispetto per lambiente dovrebbe renderci pi attenti ai bisogni dei popoli pi svantaggiati; esso dovrebbe creare una strategia per uno sviluppo centrato sulle persone, favorendo la solidariet e la responsabilit nei confronti di tutti, comprese le generazioni future. Detta strategia non pu che trarre beneficio dalla Conferenza Onu sul Trattato sul commercio delle armi (TCA), prevista nel 2012. Un commercio di armi non regolamentato e non trasparente ha importanti ripercussioni negative. Esso rallenta lo sviluppo umano integrale, aumenta i rischi di conflitti, soprattutto interni, e di instabilit, diffonde una cultura di violenza e di impunit, spesso collegata con le attivit criminali, quali il narcotraffico, la tratta di esseri umani e la pirateria, che costituiscono sempre pi gravi problemi internazionali. I risultati dellattuale processo del TCA rappresenteranno una prova della volont reale degli Stati ad assumersi le proprie responsabilit morali e giuridiche in questo campo. La comunit internazionale deve preoccuparsi di giungere a un Trattato sul Commercio delle Armi che sia efficace e attuabile, consapevole del gran numero di coloro che sono colpiti dal commercio illegale delle armi e delle munizioni, e delle loro sofferenze. Il principale obiettivo del Trattato dovrebbe infatti essere non solo quello di regolamentare il commercio delle armi convenzionali o di ostacolare il mercato nero delle stesse, ma anche e soprattutto quello di proteggere la vita umana e
costruire un mondo pi rispettoso della dignit umana. Signor Presidente, in effetti, questo contributo alla costruzione di un mondo pi rispettoso della dignit umana che dimostrer la capacit effettiva dellO nu di adempiere la sua missione, finalizzata ad aiutare la famiglia delle Nazioni a perseguire gli obiettivi comuni della pace, della sicurezza e di uno sviluppo umano integrale per tutti. Il pensiero della Santa Sede va anche a quanto sta accadendo in alcuni Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Vorrei qui rinnovare lappello del Santo Padre Benedetto XVI affinch tutti i cittadini, in particolare i giovani, si adoperino per promuovere il bene comune e per costruire societ dove la povert sia sconfitta e dove ogni scelta politica sia ispirata dal rispetto per la persona umana, societ nelle quali la pace e la concordia trionferanno sulla divisione, sullodio e sulla violenza. Unultima annotazione riguarda la richiesta di riconoscimento della Palestina quale Stato membro delle Nazioni Unite, presentata in questa sede il 23 settembre scorso dal Presidente dellAutorit Nazionale Palestinese, Signor Mahmoud Abbas. La Santa Sede considera tale iniziativa alla luce dei tentativi di dare una soluzione definitiva, con il sostegno della comunit internazionale, alla questione gi affrontata con la Risoluzione 181 del 29 novembre 1947 dellAssemblea generale delle Nazioni Unite. Questo documento pone la base giuridica per lesistenza di due Stati. Uno di questi ha gi visto la luce, mentre laltro non ancora stato costituito, bench siano trascorsi sessantaquattro anni. La Santa Sede persuasa che, se si vuole la pace, occorre saper adottare decisioni coraggiose. Essa auspica che gli Organi competenti delle Nazioni Unite prendano una decisione che aiuti a dare concreta attuazione allobiettivo finale, cio la realizzazione del diritto dei Palestinesi ad avere un proprio Stato indipendente e sovrano e del diritto degli Israeliani alla sicurezza, avendo i due Stati dei confini internazionalmente riconosciuti. La risposta delle Nazioni Unite, qualunque essa sia, non rappresenter la soluzione completa e non si potr giungere alla pace duratura se non tramite negoziati in buona fede fra Israeliani e Palestinesi, evitando azioni o condizioni che contraddicano le dichiarazioni di buona volont. La Santa Sede, pertanto, esorta le Parti a riprendere con determinazione i negoziati e rivolge un pressante appello alla Comunit Internazionale, perch accresca il proprio impegno e incentivi la propria creativit e le iniziative, affinch si giunga a una pace duratura, nel rispetto dei diritti degli Israeliani e dei Palestinesi. Grazie, Signor Presidente!
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Missile contro la sede delle forze armate a Sana mentre i ribelli abbattono un caccia
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Il San Michele arcangelo di Guido Reni
inferiore di San Fermo Maggiore in Verona fine XI-XII secolo), o con la spada e il globo (mosaico di Santa Sofia a Istanbul, IX secolo; oreficerie della Basilica marciana di Venezia, X-XI secolo) o a fianco del Salvatore (affreschi dei Santi Giovanni e Paolo e di San Clemente a Roma, XI secolo; SantAngelo in formis a Capua, XII secolo). Un altro tipo iconografico deriva dallapplicazione a san Michele del testo di I Tessalonicesi (4,16) operato dalla Liturgia. Il responsorio della messa dei defunti implora che Cristo liberi le anime de poenis inferni et de profundo lacu de ore leonis e che il signifer sanctus Michael repraesentet eas in lucem sanctam. Michele chiamato alfiere che conduce le anime alla luce beata. Larcangelo raffigurato come il grande evocatore dei morti nel giorno della risurrezione e del giudizio finale, come pesatore delle anime con la bilancia della giustizia divina (Hans Memling, Giudizio Universale, 1467, Danzica) e loro guida come psicopompo. Il terzo tipo, diffuso in Oriente durante lalto medioevo e in Occidente in et carolingia e ottoniana, mostra lArcangelo come un guerriero, secondo le visioni dellApocalisse e la lettera di Giuda
(9), in lotta contro gli angeli ribelli (Frans Floris, La caduta degli angeli ribelli, 1544, Anversa) o mentre soggioga il drago (Chiesa di San Pietro al Monte in Civate, XI secolo; porta bronzea della basilica di San Zeno in Verona, XI-XII secolo). A questo
quella forma che nellIdea mi son stabilita. Si trova anche lidea della bruttezza, ma questa lascio di spiegare nel demonio, perch lo sfuggo sin col pensiero, ne mi curo di tenerlo a mente. Le parole di Guido si riferiscono non solo al fatto pittorico, ma esprimono la fede del pittore e la sua fervida spiritualit. Limmediata popolarit che ebbe, e ha ancor oggi il dipinto, difficile da restituire con le parole: esso appare come emblema del bello ideale, manifesto del Ci che il pittore rappresenta classicismo cristiano, vessillo della sacralit e reli la continua lotta giosit del sublime formadi Dio che chiama allordine il cosmo le, vertice assoluto di intensit spirituale. Per la E si oppone al caos dellArfino alla vittoria dellAgnello sul drago bellezza divina dice di cangelo, Guido aver: ...riguardato in chiesa, e il 1636 anno in cui Giovan quella forma che nellIdea mi son stabilita, per J. J. Winckelmann Battista De Rossi ne fa unincisione. La composizione semplice e al La testa del suo S. Michele bella, contempo complessa, pervasa da ma non ideale (Dissertazione sul pouna nobile calma, calibrata con linee tere del sentimento del bello nellarte, perfettamente disegnate. Larcange- 1763), di contro a Winckelmann, L. lo, con la spada sguainata, in un Lanzi ritenne che Reni: sopra tutto movimento armonico e potente scen- volle distinguersi nella cura della de in diagonale da sinistra. Le ali bellezza, specialmente in teste giovaspiegate, non rappresentate per inte- nili, ove a giudizio di Mengs, super ro, conferiscono alla figura pi mae- ogni pennello (Storia pittorica dItast ancora. Le vesti della lia, 1789). Il pittore tocca qui vertici battaglia sono quelle non pi raggiunti di perfetta fusione sfolgoranti del trionfo: i tra idealit classica e moralit cristialoro colori ben accostati na. con tonalit chiare e Ci che il pittore rappresenta la preziose rilucono dar- lotta e la vittoria, allinizio e alla fine gento. Con la mano si- dei tempi, del Bene sul male, di Dio nistra san Michele im- che chiama allordine, al cosmo, e si pugna la catena con la oppone al caos in cielo e in terra, la quale soggioga Satana. lotta e la vittoria dellAgnello sul Nelleconomia del di- drago. Il capitolo 12 dellApocalisse pinto lo spazio riservato fornisce il contenuto dogmatico del allantico avversario, dipinto. Nel contesto del combattiraffigurato come uno mento del drago contro la donna dei giganti anguipedi vestita di sole, con la luna sotto i della mitologia classica suoi piedi e sul suo capo una corona con ali luciferine, esi- di dodici stelle e la sua discendenguo. Solo un momento za (1-6) preannunciato sin dalla creail pittore indugia sul zione (Genesi, 3,15), Scoppi una ghigno del volto e grande guerra nel cielo: Michele e i sullaspetto umano della suoi angeli combattevano contro il parte superiore del cor- drago (12,7). Michele, nella tradipo: la mostruosit del zione giudaica, il campione di resto accennata nel Dio, langelo tutelare della nazione groviglio della tenebra eletta che combatte in difesa di tra i bagliori infernali. Israele contro gli angeli delle naLArcangelo ne schiaccia zioni pagane e nel cristianesimo il 1554 col piede la testa preci- difensore della Chiesa. In ebraico il pitandolo allinferno. suo nome significa: Chi come Scrivendo a monsignor Massani, Dio?. Nel combattimento che conMaestro della Casa pontificia, il pit- tinua tra bene e male Cristo ha per tore racconta lopera cos: Vorrei alleati S. Michele e i suoi angeli, la aver avuto pennello angelico e forme Chiesa e i Santi; dalla parte opposta di Paradiso, per formar lArcangelo e sta Satana e i demoni e i loro alleati. Continuiamo a guardare il dipinto vederlo in cielo: ma io non ho potuto salir tantalto, e invano lho cerca- con gli occhi dellApocalisse: Vidi to in terra. S che ho riguardato in poi un angelo che scendeva dal cielo terzo tipo iconografico appartiene la pala di Guido Reni. LArcangelo san Michele che incatena Satana allinferno fu commissionato allartista, mentre era a Bologna, da Antonio Barberini, eletto Cardinale di SantOnofrio, patrono della chiesa e fratello di Papa Urbano VIII, per la chiesa di Santa Maria della Concezione e fu eseguito tra il 1630, anno della consacrazione della
con la chiave dellAbisso e una gran catena in mano. Afferr il dragone, il serpente antico cio il diavolo, satana e lo incaten per mille anni; lo gett nellAbisso, ve lo rinchiuse e ne sigill la porta sopra di lui, perch non seducesse pi le nazioni (20,1-3). Il gesto dellArcangelo che calpesta la testa a Satana ripropone un elemento iconografico proprio dellImmacolata Concezione. Michele, come la Donna promessa da Genesi 3,15, schiaccia la testa del serpe, simbolo dellostilit tra la razza del serpe e quella della Donna, ostilit che oppone ciascun uomo al diavolo e alla sua razza. Il tema dellImmacolata Concezione, che schiaccia la testa del serpe del peccato originale, nel XVI secolo aveva creato una controversia fra coloro che ritenevano che fosse la Madonna a schiacciare il serpe e quelli che invece ritenevano che fosse la sua discendenza cio il Bambino. San Pio V nel 1569, chiar che lazione della Madonna era avvenuta con laiuto del Figlio. La Madonna dei palafrenieri di Caravaggio, che stette in questa cappella, rappresenta proprio
la precisazione dogmatica piana: in essa si vede il Bambino sovrapporre il piede sinistro a quello della Madre per uccidere il serpe. La sua rimozione imputabile allacceso realismo o poco decoro, ma non a errori dottrinali come talora si ipotizzato. S. Michele e i suoi angeli assistono anche noi nel nostro combattimento personale contro il male. Per tale ragione la Chiesa lo invoca ancora al termine della Messa: Sancte Michael Archangele defende nos in proelio contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Da ultimo limmagine di san Michele sullaltare ricorda una delle funzioni dellArcangelo: quella di presiedere al culto di adorazione che si rende a Dio. LOffertorio della Messa della festa, derivata dallApocalisse (8, 3-4), rammenta: Stetit Angelus iuxta aram templi, habens thuribulum aureum in manu sua, et data sunt ei incensa multa: et ascendit fumus aromatum in conspectu Dei e ammonisce circa latteggiamento di adorazione che deve caratterizzare la partecipazione alla celebrazione del Divin Sacrificio.
Pu una luce diversa si chiede Alessandro Berti nello spettacolo presentato al festival sfondare i soffitti e squarciare in verticale i nostri loculi residenziali?
. Potrebbe spendere mesi interi in qualcosa che dopo poco potrebbe sparire e non esistere pi. Questa lunicit del teatro. E davvero di gratuit e dismisura damore ha bisogno il teatro per liberarsi dalle secche di quel narcisismo autoreferenziale che miete vittime in ogni settore dellarte e ne paralizza anche i pi ambiziosi slanci creativi; una patologia talmente diffusa da risultare invisibile, di cui si prende abilmente gioco Alessandro Berti nello spettacolo presentato a Lucca, Combattimento spirituale
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Un ricordo dellartista ungherese Imre Makovetz
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A colloquio con Miserachs Grau per il centenario del Pontificio Istituto di Musica Sacra
n tempi di globalizzazione e di omologazione culturale un architetto come Imre, profondamente ungherese, cio profondamente e appassionatamente legato alla propria terra e alle sue tradizioni, potrebbe sembrare un personaggio ancronistico. Macovecz stato invece un testimone tra i pi importanti nel campo dellarte di questo nostro tempo travagliato e contraddittorio e senza di lui un aspetto molto significativo della modernit sarebbe rimasto inespresso. Imre Makovecz inizia la sua carriera negli anni Sessanta, dopo i famosi fatti che vedono i carri armati sovietici sopprimere con la violenza la rivolta contro il regime. In principio lavora allinterno di uno studio collettivo, ma non segue lindirizzo, imposto dai sovietici, che privilegia la prefabbricazione e vede lespressione individuale come un pericolo da evitare. Coraggiosamente i suoi progetti si ispirano da una parte alla tradizione popolare, dallaltra allarchitettura organica e alle teorie steineriane. Nel 1975 realizza una cappella mortuaria che il manifesto di una architettura liberata dai dogmi del funzionalismo e capace di comunicare i valori della fede cristiana. Quando tenta di continuare questa ricerca nel centro culturale di Sarospatak, allinterno della riserva naturale del Pils, lestablishment politico si accorge del suo non allineamento, lo estromette dal suo gruppo di progettazione e gli ritira il permesso di esercitare la professione. Gli viene per accordata la possibilit di continuare a lavorare purch ci avvenga allinterno della riserva, e questa sorta di confino si rivela per larchitetto una straordinaria esperienza di vita. Lontano dalla citt, a contatto con la natura, Imre Makovetz scopre tutte le virtualit ancora inutilizzate della tecnica della costruzione in legno e nello stesso tempo orienta il suo pensiero verso la propria interiorit. In una situazione politica meno repressiva, nel 1984, Macovecz pu tornare a Budapest e fondare, con un drappello di giovani amici, il gruppo Makona. Esplode cos il fenomeno della architettura organica ungherese, un indirizzo che allinterno della post-modernit rifiuta il superficiale edonismo e lo sradicamento che domina nel mondo anglo-sassone per riscoprire le radici locali della architettura e il messaggio naturalistico dellArt Nouveau
le intensit al passato e al futuro da costruire ispira allarchitetto un linguaggio altamente simbolico che gli consente di comunicare sentimenti elementari e profondi come la solidariet, lamore e il rispetto per la terra, il piacere di stare insieme e di colloquiare. Esemplare, in questo senso, il villaggio di Kakasd, unione forzata di pi villaggi imposta dal regime sovietico in cui larchitettura invita al dialogo e allintesa attraverso il dialogo muto tra due torri diverse ma ravvicinate che alludono ai valori etnici delle due comunit. Dagli anni Ottanta in poi Makovecz costruisce centinaia di edifici e, nel 1992, con il padiglione ungherese nellExp di Siviglia raggiunge la notoriet internazionale. Nel 2000 luniversit romana della Sapienza gli concede la laurea honoris causa e mostre delle sue opere si aprono in tutto il mondo. Recentemente, per merito di Sandro Barbagallo viene invitato a offrire un dono a Benedetto XVI, uno splendido disegno per la cattedrale di Budapest, progetto purtroppo non accettato dalla diocesi. proprio nel campo della architettura religiosa che larte di Makovecz ha trovato il campo di espressione pi sentito e congeniale. Le chiese, cattoliche o protestanti, esprimono tutte una volont di rendere visibile la fede, di evocare levento sacro della Eucarestia con segni eloquenti che trasportino i fedeli nel cuore di un evento soprannaturale. Le forme della natura entrano direttamente nella definizione delle strutture e dei dettagli a volte preservando le ramificazioni dellalbero, quasi a esprimere la venerazione per questa espressione suprema della vita sospesa tra la terra e il cielo. Qualche volta larchitetto stato attaccato per linserimento nellim-
maginario delle chiese di elementi tenebrosi, come avveniva del resto normalmente nella architettura romanica. La ragione di questo aspetto , come nel romanico, una ragione simbolica: tenebre e luce sono per Imre Makovecz realt inseparabili e la riduzione della fede alla celebrazione di un mondo idillico, senza contrasti, dove la comunit si isola ignorando le contraddizioni e le follie del mondo lasciato a se stesso fuori della porta voleva dire, per il suo modo di pensare, rinunciare alla sfida di migliorare la vita degli uomini e dimenticare linsegnamento cristiano. Il simbolo pi eloquente del lavoro di Makovecz rimane lalbero della mostra di Siviglia, un albero con la sua chioma ma con le radici scoperte ed evidenti. Come per dire che senza radici, senza linsegnamento del passato, il futuro non pu essere che un impoverimento, un inaridimento dellumanit.
Quindi circolano numerosi vostri ex allievi che animano la liturgia? S e sono molto bravi, ci sono delle isole felici dove si sono formate scuole di musica e si lavora bene, ma nel tessuto enorme delle parrocchie la situazione molto diversa. L difficile arrivare, i gruppi giovanili sono tanti e nessuno vuol sentire quella che sarebbe la sana prassi musicale della Chiesa, ognuno vuole fare di testa propria e i parroci si devono accontentare. In realt i nostri allievi non riescono a modificare il panorama generale, sono uneccezione, cos come le scuole che si aprono in certe cattedrali, o alcuni festival organistici. Bisognerebbe muoversi continuamente per vedere cosa succede nelle chiese, ma se dobbiamo giudicare dalle messe che vengono trasmesse in televisione c di che scoraggiarsi. Nel convegno organizzato per il centenario si affrontato anche questo
Luca Della Robbia, formelle della Cantoria di Santa Maria del Fiore, 1431 circa
XVI
il 4 luglio scorso
che aveva trovato in Ungheria, allinizio del secolo interpreti del calibro di Kos Karoly e Odon Lechner. Abbiamo bisogno scriveva Makovecz nel 1985 nellEuropa dellEst di un nuovo e libero destino. Abbiamo bisogno di una nuova vita che incorpori le nostre tradizioni e la nostra storia per fare ci che necessario per la nostra sopravvivenza in Europa. Le nostre case suggeriscono una antica atmosfera, talvolta tenebrosa. Le voci del popolo, da lungo tempo interrotte possono essere udite dalle mura, le nostre cupole ci sovrastano come il cielo. I motivi dellarte popolare del nostro disperso gruppo etnico ritornano in strutture tridimensionali. I nostri antenati, cacciati dalle nostre coscienze, ora ritornano per parlarci, per aiutarci a costruire ci in cui crediamo, per appartenere a questo luogo. Questa filosofia, rivolta con egua-
Lartista persiano si serve di blocchi naturali di magma lavico raffreddato raccolto sulle pendici del Vesuvio e ne ricava Erme contemporanee
di Bruno Cor accompagna inoltre il percorso di questa mostra. Bassiri si presenta come uno scultore del tutto originale, nel panorama dellarte contemporanea. Forse ci dovuto al suo pensiero filosofico, secondo il quale larte paragonabile al sole e, come il sole, vulcanicamente inarrestabile. Lartista paragona anche lopera darte alla caduta accidentale di una meteorite che, dal cosmo, si materializza sulla terra. Il senso di sorpresa e di stupore del creatore
partengono allimmaginario dellartista, poich creandoli Bassiri li ha riconosciuti e chiamati Erme (1996). Forse non un caso che nellallestimento veneziano le Erme, meticolosamente ricoperte di grafite nera, siano speculari ai busti di marmo bianco, greci e romani. Per quanto riguarda poi lelemento ritrattistico, sia per le Erme che per le Nuvole o per le Lave, si attiva il fattore immaginifico della casualit. Quante volte a ognuno
dei, altri leggende dimenticate, ma sempre la sensibilit dellosservatore sar allertata. Un esempio per tutti, le pietre del Vesuvio si trasformano a seconda del punto di vista. Possono essere terrorizzanti o rasserenanti, diventare prototipi di certa scultura di oggi o esempi di armonia di canoni classici, possono suggerire magie nate dal caso o dalla sovrapposizione di unimmagine antica con una assolutamente inedita.
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Lintervento del sostituto della Segreteria di Stato allincontro La Chiesa, lo Stato, le Regioni e lUnit dItalia organizzato nellambito delle celebrazioni per i 150 anni dellunificazione
XIII
secolo
l 150 anniversario dellUnit dItalia celebra felicemente la costituzione dello Stato unitario italiano, avvenuta in un preciso momento della nostra storia comune. Daltra parte, questa stessa celebrazione lascia ben intuire come lItalia, con il suo bagaglio di lingua, religione, costumi ed espressioni artistiche, fosse gi da tempo presente sul proscenio della storia. Nel suo messaggio a Sua Eccellenza lonorevole Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, Papa Benedetto XVI ha ricordato, tra laltro, che la nazione italiana, come comunit di persone unite dalla lingua, dalla cultura, dai sentimenti di una medesima appartenenza, seppure nella pluralit di comunit politiche articolate sulla penisola, comincia a formarsi nellet medievale. Negli anni immediatamente precedenti lanniversario che stiamo festeggiando, si invocata una celebrazione corale del centocinquantenario dellunit nazionale, cui contribuisse anche la Chiesa cattolica. Tutti siamo stati testimoni che tale concorso si effettivamente verificato, con soddisfazione delle diverse parti coinvolte. Cinquantanni fa, in occasione del centenario dellUnit dItalia, lonorevole Amintore Fanfani, presidente del Consiglio dei Ministri, fu ricevuto in visita ufficiale dal beato Papa Giovanni XXIII ed ebbe con lui un lungo e affabilissimo colloquio (quaranta minuti, sottolinea la cronaca ufficiale). Questanno, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, si recato al Quirinale per
consegnare a Sua Eccellenza lonorevole Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica Italiana, il messaggio di Sua Santit. Il Santo Padre, poi, accogliendo linvito del qui presente eminentissimo cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha presieduto nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore la Preghiera per lItalia. La stessa Chiesa in Italia ha messo a disposizione le proprie energie con convinzione per confermare, sia collegialmente, sia nelle singole diocesi, la vitalit di quello spirito di leale collaborazione per la promozione delluomo e per il bene di tutto il Paese che caratterizza la relazione Chiesa - comunit politica in Italia. Il messaggio pontificio del 17 marzo ha ricordato i pilastri del Concordato lateranense del 1929 e dellAccordo di revisione del 1984, quali manifeste espressioni del dialogo tra Santa Sede e Italia, come anche, inscindibilmente, della collaborazione tra Chiesa e comunit politica, nella concordia e nella cooperazione, a favore della persona e del bene comune. Mi sia permesso, a tale proposito, di ricordare un aspetto che spesso rimane sottotraccia. Esso riguarda un debito di riconoscenza che tutti abbiamo verso le intelligenze e le professionalit che, da entrambe le parti, si sono spese nella edificazione della statuizione pattizia, lhanno fatta conoscere con studi e commenti, e ancora contribuiscono a realizzarne le implicazioni, per esempio a livello di accordi tra regioni civili ed ecclesiastiche. Non li nomino, ne dimenticherei certamente qualcuno, li
ringrazio tuttavia tutti, e di cuore. Auspico, poi, che il bagaglio di conoscenze sin qui accumulato nellambito del diritto pattizio, sia trasmesso alle giovani generazioni di studiosi e trovi ancora adeguata attenzione allinterno delle alte istituzioni accademiche, sia ecclesiastiche, sia civili. Lesperienza italiana certamente peculiare. Roma sede del successore di Pietro ed il centro della cattolicit. Lesperienza italiana pu condividere con altri Paesi e con grande profitto le acquisizioni maturate a proposito della relazione Chiesa-Stato, nella distinzione degli ambiti e nella proficua collaborazione reciproca. Nel citato messaggio pontificio sono menzionate anche le figure di grandi laici ed ecclesiastici che hanno dato un apporto fondamentale alla formazione dellidentit italiana o hanno contribuito col pensiero e lazione allunit del Paese. Ad essi vorrei oggi associare il ricordo di coloro che, allontanandosi dallItalia, non hanno mai perso, n hanno voluto abbandonare lidentit nazionale. Alcuni sono andati allestero per necessit, altri per scelta, ed altri ancora per vocazione. Nella mia personale esperienza ho incontrato in vari Paesi del mondo imprenditori, professionisti, operai, come anche sacerdoti e persone consacrate italiane a servizio dei propri connazionali. E che dire dei numerosissimi missionari e missionarie italiani che arrivano quasi a farsi adottare dalle popolazioni al cui servizio hanno dedicato la vita? Tutti costoro sono figli della storia dItalia, di questa nazione e di questa comunit politica. Certamen-
te lAmbasciatore Greco, che cos amabilmente ci ospita questa sera, potr convenire con me che se le virt teologali che risplendono in tali testimoni sono state formate dalla grazia di Dio e dallopera della Chiesa, tuttavia le virt umane, linventiva, la generosit, direi anche limprenditorialit di quegli italiani sono state forgiate dallambito familiare e sociale di provenienza. I missionari e le missionarie italiani, lo
posso testimoniare, si immergono nelle culture differenti dalla propria con estremo rispetto e attenzione, e vi infondono, con la grande cordialit e generosit che li distingue, il proprio contributo umano e cristiano e con esso la parte migliore del genio tipico della cultura italiana. Vorrei, poi, accennare alluso della lingua italiana, veicolo e contrassegno dellunit del Paese. Le universit pontificie e gli altri istituti di for-
che il recente Congresso eucaristico di Ancona ha reso pi evidente che c un legame sottile e pervasivo tra la fede e la responsabilit per linsieme sociale, e che un certo affievolimento della fede finisce per procedere di pari passo con il venir meno di una autentica sensibilit per il bene comune. Le difficili congiunture strutturali che ci si augura possano essere affrontate con vigore ed efficacia non sono superabili dunque senza far riferimento a un investimento pi profondo e di lungo periodo perch lunit del Paese, ieri come oggi, si realizza solo attorno al retto vivere. La religione in genere, e in Italia le comunit cristiane in particolare, sono state e vogliono esser fermento nella pasta, accanto alla gente; sono prossimit di condivisione e di speranza evangelica, sorgente generatrice del senso ultimo della vita, memoria permanente di valori morali. questo patrimonio vissuto e arricchito dalla testimonianza silenziosa di innumerevoli persone che d vita ad un popolo che cresce e resiste come anima dinamica dello Stato. Certo la religione non pu essere mai ridotta a religione civile, e tuttavia sono innegabili le sue ricadute nella vita pubblica e nello scenario di una societ aperta. In questa gigantesca ed entusiasmante opera educativa la Chiesa non far mai mancare il suo contributo in continuit con la sua storia millenaria, consapevole di contribuire alla costruzione del bene comune. I recenti Orientamenti pastorali, che puntano per lintero decennio alleducare come banco di prova della maturit del nostro popolo, stanno a dire il rinnovato impegno della comunit cristiana, ben consapevole che lannuncio del Vangelo il miglior antidoto a certo individualismo che mette a dura prova la coesistenza e il raggiungimento del bene comune. Educare alla vita buona del Vangelo si inserisce nel cammino di sempre che rappresenta un intreccio fecondo di evangelizzazione e di cultura, di valori umani e insieme cristiani, che consentiranno di uscire dal tunnel di quella cultura del nulla, vagamente radicaleggiante, che lanticamera di una diffusa tristezza. Siamo ormai messi di fronte ad una situazione seria e grave, la cui severit richiede di correggere abitudini e stili di vita. Se non si riesce a far emergere le condizioni per un patto intergenerazionale che metta i giovani nei pensieri e nel cuore degli adulti, sar veramente difficile aprirsi al futuro, atteso il crollo demografico, la cui portata etica e sociale stata troppo a lungo disattesa.
In tale contesto necessario riconoscere sempre pi e valorizzare la vasta rete del volontariato sociale cattolico. In particolare, ogni soggetto che contribuisce ad alimentare e se occorre a difendere la cultura profonda del nostro popolo, merita ogni concreta attenzione e lungimiranza, nella consapevolezza che il venir meno significherebbe linaridire dellanima che d coesione ed ispirazione, che genera il presente e affronta il futuro, e che alimenta il vivere insieme e lo stesso senso dello Stato. Unultima parola a proposito dellunit dItalia vorrei riservarla alla questione delle Regioni. La sussidiariet parte integrante del patrimonio della dottrina sociale della Chiesa, che ha sempre articolato la sua riflessione sullo Stato a partire da due principi complementari: la solidariet e la sussidiariet, appunto. Mentre il primo ha avuto facile ascolto anche se non sempre fedele applicazione, laltro invece ha incontrato ritardi nella comprensione e nellattuazione pratica. Ci si deve anche a una ipoteca statalista che ha
sacrificato sullaltare della centralizzazione il necessario articolarsi. Il nostro Paese guarda con attenzione ad un federalismo solidale, innanzitutto come espressione di quella unit di destino e di appartenenza che ormai patrimonio irrinunciabile, radicato ed amato. Nello stesso tempo, guarda al federalismo come risposta ad una societ sempre pi segnata dalla globalizzazione, da vivere e gestire come un valore positivo per tutti. Ci peraltro intercetta una risorsa tipicamente italiana che beninteso va declinata allinterno di un rapporto chiaro di diritti e di doveri, di modo che si possano portare i pesi gli uni degli altri, ma senza che alcuni debbano solo pagare ed altri solo beneficiare. La sussidiariet rappresenta una forma di solidariet in senso verticale perch consente condivisione a partire dalle possibilit di ciascuna realt regionale, garantisce una maggiore aderenza al vissuto, e una pi efficace mobilitazione delle energie presenti ovunque. Le Regioni, dunque, non devono essere viste come un modo surrettizio per tornare a forme preunita-
rie di campanilismi anacronistici, ma devono garantire una vicinanza pi efficace ed efficiente dello Stato al territorio. Questa la ragione e la misura di quella prospettiva riformista che ha avviato un ripensamento dello Stato a partire dagli anni 90 e che oggi suggerisce di essere non subta, ma interpretata in modo positivo e responsabile da parte di tutti. Potrebbe essere questa una strada per restituire alla nostra amata Patria il suo originario volto di luogo di incontro di sensibilit e tradizioni differenti, pur dentro un chiaro e inequivocabile orientamento culturale che si identifica con quelle radici cristiane, di cui ci sentiamo tutti destinatari e inseparabilmente responsabili. La Chiesa, che vive e si incarna nelle innumerevoli comunit cristiane sparse sulla Penisola, continuer ad offrire il suo storico contributo a favore di tutti, a partire dal senso di lealt allo Stato e di coltivazione permanente di quellumanesimo plenario che trova nel Vangelo la sua linfa perenne.
mazione religiosa sparsi sul territorio hanno svolto un ruolo significativo per far conoscere questa lingua nel mondo, accanto ai sempre pi frequenti interscambi culturali delle istituzioni scolastiche e universitarie con i rispettivi omologhi allestero. Quanti sacerdoti, religiose e laici sono passati per Roma e per lItalia e, tornando ai propri Paesi, hanno recato con s non solo la conoscenza della lingua, ma anche e soprattutto la stima e lapprezzamento per il nostro Paese, oltre alla nostalgia per le bellezze artistiche e culturali dellItalia! Non dobbiamo poi dimenticare che il numerosissimo gregge cattolico sparso nel mondo guarda a Roma e dunque allItalia con istintiva simpatia, con affetto e con senso di comune partecipazione, perch essa la sede del successore di Pietro. Tutti loro possono a buon diritto sentirsi a casa nella Citt eterna e, in qualche modo, ripetere con orgoglio, in quanto cattolici, laffermazione civis Romanus sum. Si tratta, a mio giudizio, di un dato non privo di rilevanza per la posizione dellItalia nel contesto della comunit internazionale. Ritornando al messaggio di Papa Benedetto XVI, desidero infine sottolineare come in esso il Santo Padre accenni con riconoscenza alla collaborazione preziosa che lo Stato italiano ha offerto e continua ad offrire alla Sede Apostolica. In questo specifico contesto, vorrei attestare una particolare forma di cooperazione che, per essere quotidiana e talora informale, potr sembrare meno rilevante ai fini delle grandi pagine della storia, ma si rivela spesso di vitale importanza. Mi riferisco alla collaborazione, rispettosa, istituzionale, ma anche fraterna e disinteressata, che si instaura nei vari Paesi del mondo tra le rappresentanze pontificie e le ambasciate italiane, a beneficio delle popolazioni locali. Si sia trattato del rilascio di un visto, come di concordare ben pi importanti interventi di carattere umanitario, ho sempre incontrato attenta disponibilit e generosa professionalit negli ambasciatori, nei consoli e nel perso-
nale delle ambasciate italiane. Mi pare doveroso ricordare in questo contesto, loperazione umanitaria compiuta circa un anno fa in soccorso dei cristiani di Baghdad rimasti vittime, il 31 ottobre 2010, di un sanguinoso attacco terroristico proprio mentre stavano celebrando lEucaristia. In quella occasione, grazie allaiuto offerto dal Governo italiano e alla collaborazione del policlinico Gemelli, si poterono prestare cure adeguate a persone e famiglie particolarmente provate. Avviandomi alla conclusione, con animo grato elevo al Signore la mia preghiera per questa Italia, che festeggia i 150 anni della sua unit politica, e per il suo popolo, al quale pure appartengo, e chiedo a Dio, per tutti e ciascuno, la luce della fede e laiuto al perseverante impegno per la libert, la giustizia e la pace, affinch tutti, persone ed istituzioni, possiamo essere allaltezza del compito che la Provvidenza ci ha riservato.
I nuovi patrioti
di VASCO ERRANI i attendono sfide complesse e importanti imposte da un mondo che negli ultimi anni profondamente cambiato, che ha spazzato via confini cui eravamo abituati, limiti che pongono alluomo grandi interrogativi e che, globalizzandosi, ha creato nuove ricchezze e nuove povert. Temi che potremo affrontare alla luce di una consapevolezza pi matura della democrazia: bisogna allontanare dalla politica il calice del fanatismo. il fanatismo, sempre e comunque, che inquina il pozzo della democrazia. Benedetto XVI parlando di fronte al Parlamento tedesco ha ricordato che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali in gioco la dignit delluomo, il principio maggioritario non basta. Ebbene oggi, in questo mondo trasformato, ci troviamo di fronte a molte questioni che riguardano nuovamente il tema della dignit e della tutela delle persone: penso alla grande questione del lavoro a partire dalle nuove generazioni, al tema dellinclusione a partire dai pi deboli e del corretto rapporto con la natura, al diritto alleducazione. Si tratta di grandi problemi che possibile affrontare solo allinsegna del dialogo pi aperto, sia interculturale che interreligioso. Promuovendo un forte rinnovamento etico, parlando un linguaggio di verit, come ha affermato il presidente Giorgio Napolitano chiedendo ai giovani del Meeting di portare nellimpegno politico le loro motivazioni spirituali. La prima sfida quella dellinclusione. LItalia ha nel proprio DNA i cromosomi della coesione sociale, dellunit nazionale, dellaccoglienza: rifiutarli in nome di un rinnovato egoismo territoriale significherebbe negare le proprie radici e chiudere la porta al futuro. Va sviluppata invece lidentit di una comunit nazionale, che proponga una idea ricca di accoglienza e promuova un rilancio e un rinnovamento dellEuropa e del suo modello sociale mettendo al centro prima di tutto la dignit della persona e i suoi diritti e doveri. Il secondo tema che offro come spunto di riflessione il recupero del concetto di Citt delluomo che oggi, come ha sottolineato Benedetto XVI in Germania, si rinnova nel rispetto che dobbiamo alla natura, alla terra. Ci non solo per i limiti che abbiamo, ma anche perch la terra porta in s la propria dignit e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni. Le Regioni, che qui ho lonore di rappresentare, sono uno dei soggetti costitutivi della Repubblica e vogliono concorrere a rendere pi unito e pi bello il nostro Paese. Lunit nella variet ci che fa la bellezza diceva Antonio Rosmini dunque la bellezza per lItalia. Il terzo e ultimo tema su cui voglio soffermarmi quello dellistruzione e delleducazione, capisaldi delle identit culturali e territoriali. Il cardinale Caffarra a noi lo ha
New York. Emigranti italiani sullo Staten Island Ferry, 1968 (Publifoto)
che nellimmediato fece maturare un impegno sempre pi responsabile dei cattolici nella vita sociale, e, anni dopo, caduto il veto, porter don Luigi Sturzo a fondare il Partito popolare. Ovvio e naturale che con tutti i problemi ancora sul tappeto e tutte le ferite ancora aperte, perdurasse, e a lungo, la contrapposizione fra Stato e Chiesa. Il contrasto fu forte a livello istituzionale. E proprio per questo, per la sua visibilit, dette talvolta limpressione che ci fossero due Italie, luna contro laltra, lItalia laica e lItalia papalina. Ma la contrapposizione era pi di vertice che di base e and progressivamente e naturalmente componendosi nel sentimento generale, nella societ, e specialmente nel popolo. Qui, lItalia era una sola. Anche il cattolicesimo aveva ormai dimensioni e caratteristiche completamente italiane, era entrato via via nelle istituzioni civili. C unimmagine che, senza retorica, pu rappresentare visivamente come vivessero assieme, e come collaborassero, i due cosiddetti poteri: limmagine di tutti i Paesi della nuova Italia dove i punti di riferimento erano, per tutti, la stazione dei carabinieri e la canonica del parroco. Ecco perch in quei due versi manzoniani: Una darma, di lingua, daltare, Di memorie, di sangue e di cor..., c simbolicamente il senso profondo dellevento che celebriamo, e dellincontro di oggi. Un incontro reso particolarmente significativo dalla contemporanea presenza dei presidenti delle Regioni italiane e delle Conferenze episcopali regionali. Come dire che lintera nazione oggi qui rappresentata nella sua articolazione territoriale, sia istituzionale che spirituale. Lultima tappa, quella di oggi, del cammino che lo Stato italiano e la Chiesa cattolica hanno percorso assieme, anche per ricordare assieme i 150 anni del momento fondativo dellItalia contemporanea. Gi lo scorso anno, il 20 settembre, il
segretario di Stato vaticano era intervenuto al 140 anniversario della presa di Porta Pia. Questanno poi, nel giorno della ricorrenza, il 17 marzo, c stato il nobilissimo messaggio di Benedetto XVI al presidente Giorgio Napolitano; la messa del cardinale Bagnasco in S. Maria degli Angeli, alla presenza dei vertici istituzionali e dei rappresentanti di tutte le parti politiche. E infine, il 26 maggio, la preghiera per lItalia, che il Santo Padre ha presieduto in Santa Maria Maggiore insieme con tutti i vescovi italiani. Un cammino insieme. Quasi, il cammino di due compagni di viaggio, riconciliati dopo che le ferite risorgimentali si erano rimarginate. Anche se ci son voluti sessantanni e quattro Pontefici, prima che la Questione romana trovasse finalmente la sua soluzione nei Patti Lateranensi. Pi tardi, per il centenario dellUnit, Giovanni XXIII, di fronte al presidente del Consiglio Fanfani, sottoline la rinnovata vicinanza tra le due rive del Tevere (lespressione cos cara a Giovanni Spadolini). Pochi mesi prima di diventare Papa, il cardinale Giovanni Battista Montini, in un famoso discorso in Campidoglio, parl della Provvidenza che, disse, quasi giocando drammaticamente con gli eventi, aveva ingannato tutti, credenti e non credenti, togliendo al papato le cure del potere temporale perch meglio potesse adempiere la sua missione spirituale nel mondo. Nel febbraio del 1984, c stato lAccordo di Revisione del Concordato lateranense, che ha segnato il passaggio a una nuova fase di rapporti tra Stato e Chiesa in Italia, come ha sottolineato lo stesso Benedetto XVI nel messaggio inviato per il centocinquantesimo al presidente della Repubblica. LAccordo, che ha contribuito largamente alla delineazione di quella sana laicit che denota lo Stato italiano e il suo ordinamento giuridico, ha evidenziato i due principi supremi
che sono chiamati a presiedere alle relazioni tra Chiesa e comunit politica: quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione. Una collaborazione motivata dal fatto che, come ha insegnato il concilio Vaticano II, entrambe, cio la Chiesa e la comunit politica, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Mi piace per ricordare anche le parole di apertura di quellaltissimo messaggio. Il Risorgimento costitu il naturale sbocco di uno sviluppo identitario nazionale. Iniziato molto tempo prima. In effetti, la nazione italiana, come comunit di persone unite dalla lingua, dalla cultura, dai sentimenti di una medesima appartenenza, comincia a formarsi nellet medievale. Il cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione di questa identit. Viene da pensare per fare solo un esempio a Francesco dAssisi che, in una continuit ininterrotta, ci porta fino al monito sul rinnovamento etico della politica che ancora una volta Benedetto XVI ha rivolto, domenica scorsa, a tutti i governanti dalla sua terra di Germania. Anche qui trovando piena e immediata sintonia con lItalia, come ha immediatamente sottolineato il presidente della Repubblica nel messaggio rivoltogli nel momento in cui tornava in Italia. Una coincidenza non solo temporale che rende pi forte il significato dellincontro di oggi, in questa sede prestigiosa. E rinnova lauspicio che la collaborazione tra Chiesa e Stato continui e si approfondisca, specialmente nelle diverse realt locali, in questo momento difficile per il mondo intero e per lItalia in particolare. La celebrazione dei 150 anni, fatta qui, insieme, sia un richiamo e un monito per tutti: anzitutto un monito morale, e, nello stesso tempo, linvito e lincitamento a perseguire insieme, costantemente, il bene comune.
spesso ricordato: Ogni generazione di figli ha bisogno di sapere la sua origine, di accedere alla dignit di uomini liberi, di condividerla dentro una comunit di persone. Ora non c dubbio che nel formare coscienze autorevoli, e nella costruzione dellunit dellItalia, il cattolicesimo ha svolto una funzione essenziale. E questo un valore per tutti. Cos come non c dubbio che listruzione, leducazione e la partecipazione consapevole e diffusa sono il perno su cui far ruotare lo sviluppo di una democrazia matura. La conoscenza largine con cui contrastare moderne ed antiche forme di autoritarismo e di manipolazione delle coscienze, come diceva don Lorenzo Milani. LItalia ha una grande storia e la cultura italiana ha costruito il nostro Paese, la nostra identit, prima, molto prima della politica. Oggi la Chiesa, le Regioni, lo Stato, le agenzie educative, la famiglia, la scuola possono fare molto per ricostruire significati e speranze. Chi come me e come i miei colleghi governa delle comunit reali, chi sul territorio sperimenta concretamente il principio di sussidiariet attraverso il volontariato, il terzo settore, lassociazionismo, sperimenta lapporto peculiare delle comunit di fede e di quella cattolica in modo particolare nella formazione delle coscienze. di questo lavoro di formazione e di ricostruzione di una etica e di una forte identit nazionale che oggi ha bisogno il Paese, guardando con fiducia al futuro, senza cedere allindifferenza, peso morto della storia. Rispondendo alla emergenza educativa e ad unaltra, non meno grave, che investe gli educatori. Perch noi vediamo troppo spesso letica scambiata per il successo ad ogni costo. Si tratta quindi di cambiare la gerarchia dei valori tra lessere e lavere ed anche lo stesso modello dei consumi, mettendo al centro i fondamenti valoriali che hanno ispirato la parte prima della Costituzione e che devono realizzarsi nella vita concreta della persona, della famiglia e delle istituzioni. Dobbiamo allora avere il coraggio e la voglia di avventurarci in un nuovo umanesimo fondato su unetica dellagire, su un terreno di coesione sociale in cui si riconosca sia chi chiamato a responsabilit di governo, sia i cittadini. Occorre un sussulto di responsabilit, riscoprendo termini che sembravano desueti come patrioti: voglio fare solo un riferimento alle tante persone che oggi dicono no alla mafia, allusura, alla corruzione, che rifiutano lomert, la connivenza. In questi nuovi patrioti dobbiamo riconoscerci, di queste persone il IV cinquantennio dellunit dItalia avr molto bisogno, specie nei suoi primi mesi che ci apprestiamo a vivere. Nuovi patrioti come don Pino Puglisi, che ci spronano e che continuano a ripeterci che non possiamo mai considerarci gi arrivati, si riparte ogni volta, con umilt, per poi presentare quanto stato costruito e poter dire: s, ho fatto del mio meglio.
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LOSSERVATORE ROMANO
Appello ecumenico in Messico ai giudici della Corte suprema
I presuli boliviani sugli scontri al termine di una marcia in difesa della riserva indigena
sonas le azioni di intervento e di repressione contro i fratelli della marcia che, secondo le informazioni ricevute dai nostri operatori pastorali della zona e dalle versioni che hanno fornito i mezzi di comunicazione, sono avvenute quando essi erano del tutto indifesi. La marcia (durata quarantadue giorni) aveva avuto inizio il 17 agosto, coinvolgendo circa millecinquecento indigeni. I vescovi avevano
esortato le autorit a garantire i diritti della popolazione locale. Siamo addolorati per il numero dei feriti e per la situazione di coloro che sono stati arrestati e chiediamo alle autorit responsabili di garantire i diritti fondamentali di queste persone. La violenza non risolve i problemi. Il dialogo onesto conclude il comunicato lunica via possibile per garantire soluzioni pacifiche e durature per il bene di tutti.
La Segreteria di Stato comunica con dolore che, nella mattinata di marted 27 settembre, deceduto il
Commendatore
Convegno del World Council of Churches sui problemi etici legati allalterazione dellecosistema
GINO FALCONETTI
gi scrittore della Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato
Ricordandolo con affetto, i Superiori e tutto il Personale della Segreteria di Stato si uniscono nella preghiera di suffragio per leterna pace del compianto defunto ed esprimono commossa partecipazione al lutto dei suoi familiari.
LOSSERVATORE ROMANO
Sussidio della Congregazione per il Clero per confessori e direttori spirituali Primi passi del cardinale Scola a Milano
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mettere nulla senza la Chiesa. Nulla pu rimettere la Chiesa se non a chi pentito, cio a colui che Cristo ha toccato con la sua grazia; Cristo nulla vuol rimettere a chi disprezza la Chiesa. Quello che Dio ha congiunto luomo non lo separi. Questo mistero grande, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa (Matteo, 19, 6; Efesini, 5, 32). Non voler dunque smembrare il capo dal corpo. Il Cristo non sarebbe pi tutto intero. Cristo infatti non mai intero senza la Chiesa, come la Chiesa non mai intera senza Cristo. Infatti il Cristo totale e integro capo e corpo ad un tempo; per questo dice: nessuno mai salito al cielo fuorch il Figlio delluomo che disceso dal cielo (Giovanni, 3, 4). Questi il solo uomo che rimette i peccati. Senza questa convinzione di fede sul Cristo totale, nulla di quanto si afferma nel presente sussidio avrebbe senso. Nel sacramento della penitenza, frutto del sangue redentore del Signore, sperimentiamo che Cristo stato consegnato alla morte a causa della nostre colpe ed stato risuscitato per la nostra giustificazione (Romani, 4, 25). Al sacerdote affidata in prima persona questa gravissima responsabilit: che il sangue di Cristo non diventi inefficace. Per i sacerdoti, come si afferma nella presentazione del sussidio, la riscoperta del sacramento della riconciliazione, come penitenti e come ministri, la misura dellautentica fede nellagire salvifico di Dio, che si manifesta pi efficacemente nella potenza della grazia, che nelle umane strategie organizzative di iniziative, anche pastorali, talvolta dimentichi dellessenziale. questa convinzione di fede nel mistero della redenzione e della sua attualizzazione nella Chiesa e attraverso la Chiesa che sostiene, per tutta la vita, una pratica concreta, lieta, fiduciosa e impegnata di accoglimento e amministrazione del sacramento della penitenza, cos come anche della direzione spirituale. Per affrontare con animo rinnovato una pastorale nuova e vigorosa del sacramento della penitenza e della direzione spirituale sono necessari occhi nuovi e cuore nuovo in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti e dello sviluppo umano e, in fondo, della stessa persona umana, unit di anima e corpo, nata dallamore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente. Come afferma Papa Benedetto XVI, non ci sono sviluppo planetario e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro interezza di anima e corpo (cfr. Caritas in veritate, 76). Inoltre, per affrontare tale pastorale nuova e vigorosa del sacramento della riconciliazione con la direzione spirituale, sempre in rapporto allEucaristia, occorre anche superare un modo diffuso di pensare e operare che confonde la confessione frequente e la direzione spirituale con forme di vita spirituale che di solito sono descritte come spiritualismo, intimismo, fuga del mondo. Ben sappiamo che una pratica autentica della confessione frequente e della direzione spirituale deve condurre il fedele e in modo particolare il fedele presbitero a una vita trinitaria vissuta in Cristo, in grado poi di testimoniare nella propria vita una Chiesa, comunit in missione. La pratica della confessione frequente e della direzione spirituale per tutti nella Chiesa: per donne e uomini; per bambini, giovani e adulti responsabili. Il sussidio insiste
molto sulla responsabilit personale di chi riceve la direzione spirituale. La responsabilit e la libert personali non vengono per nulla intaccate, anzi vengono continuamente messe in rilievo e valorizzate. Il cristiano deve agire sempre con totale libert e responsabilit. Daltra parte, la direzione spirituale va sempre adattata allet, alla condizione e alle disposizioni concrete della persona, soprattutto dei giovani. Quante volte le vocazioni sacerdotali o religiose non riescono a sbocciare per mancanza di unopportuna direzione spirituale! Non un compito facile quello che il sussidio propone ai sacerdoti. un piano pastorale arduo, un ministero che esige studio della teologia, in particolare della teologia spirituale e pastorale, e molta disponibilit. Accanto alla quotidiana celebrazione dellEucaristia, la disponibilit generosa e quotidiana allascolto delle confessioni sacramentali e allaccompagnamento spirituale saranno la reale misura della propria carit pastorale e della propria identit. Lesercizio dei munera sacerdotali esigente, ma quando vie-
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Il giro della papamobile tra le decine di migliaia di fedeli riuniti nello stadio olimpico di Berlino per la messa celebrata da Benedetto
XVI
Al Konzerthaus di Friburgo nellultimo giorno della visita lincontro con i laici impegnati
sparire la realt sperimentata alla luce della fede, seminando cos nuova speranza grazie a Cristo, la vite. Ha suscitato molta attenzione lincontro del Papa con i cattolici impegnati tedeschi, Che esperienza ne ha tratto lei? A mio avviso, stato uno dei momenti centrali dellintera visita. Era il giorno della partenza del Pontefice. Dunque aveva avuto modo di incontrare gi tutti gli altri rappresentanti delle religioni in Germania. Per i cattolici egli ha avuto parole da maestro, proprio per quanti vogliono iniziare un dialogo in favore di una nuova primavera pastorale in Germania. Ha messo in guardia da una tendenza volta a rafforzare il pensiero del mondo nella Chiesa. Per colpire la nostra sensibilit ha utilizzato una parola poco usata in tedesco inventata tra laltro dallesegeta protestante, famoso ma molto contestato, Rudolf Bultmann e quasi intraducibile in italiano Entweltlichung, reso nel testo italiano con lespressione distacco dal mondo, tagliare coraggiosamente ci che vi di mondano nella Chiesa. Indicando questo inquinamento che danneggia la limpidezza dellevangelizzazione il Santo Padre certamente faceva riferimento alla struttura potente delle Chiese germaniche, ma non solo a quella propria della Germania.
o dellUnicef. Questo cosmo impressionante di aiuto ecclesiale corre un pericolo: a motivo del grande numero di impiegati a tempo pieno la Caritas per esempio ha oltre mezzo milione di collaboratori stipendiati dentro e fuori dellopera si tende sempre pi erroneamente a credere che la persona di riferimento non sia tanto il vescovo, quanto invece il direttore. Invece quali sono i i rapporti tra le istituzioni e i loro pastori? Il legame delle istituzioni con i Pastori ordinati, cos come la vitalit spirituale dei loro collaboratori, necessitano di un continuo rafforzamento della loro fede. Per questo il Pontefice, nel discorso gi citato, ha chiesto anche per loro la Entweltlichung, ha relativizzato la loro forza economica e strutturale e ha consigliato anche a loro il distacco dal mondo per evitare che, di fronte ad un crescente allontanamento dalla Chiesa le loro radici inaridiscano. Per il Pontificio Consiglio Cor Unum lenciclica di Benedetto XVI Deus caritas est costituisce la Magna charta di un lavoro che abbiamo tentato di tradurre in pratica, non da ultimo mediante occasioni di ritiri spirituali per i responsabili della Caritas nei diversi continenti. Siamo stati lieti di vedere la grande risposta riservata a questa proposta.
LOSSERVATORE ROMANO
Nel saluto ai fedeli giunti dal Paese africano
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tutti i Polacchi, che sono stati presenti a Berlin, Erfurt, Feiburg e in altri luoghi, unendosi ai fratelli tedeschi e arricchendosi a vicenda della testimonianza della Fede. Dio vi benedica!] Srdano pozdravljam sve hrvatske hodoasnike, a osobito vjernike iz upe Svetog Nikole Tavelia iz Zagreba. Dragi prijatelji, po primjeru apostola i tolikih svetaca iz vaega naroda, budite oduevljeni za Krista i slijedite Ga u ljubavi. Hvaljen Isus i Marija! [Saluto cordialmente i pellegrini croati ed in modo particolare i fedeli della parrocchia di San Nicola Taveli di Zagabria. Cari amici, sullesempio degli Apostoli e di tanti santi del vostro popolo, siate appassionati a Cristo e seguiteLo nellamore. Siano lodati Ges e Maria!]. Srden zdravm esk poutnky, zvlt skupinu ze tpy. Draz ptel, modlm se za vs a vae rodiny a vem vm ehnm. Chvla Kristu! [Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua ceca, in particolare al gruppo proveniente da Stipa. Cari amici, assicuro un ricordo nella preghiera per voi e per le vostre famiglie e tutti vi benedico. Sia lodato Ges Cristo!].
Nagy szeretettel dvzlm a magyar zarndokokat, klnsen is a kzp-eurpai Mria-t alaptit s a kunszentmiklsi hveket. A rmai bazilikkba vezet utatok s az rk Vros hagyomnyval val tallkozstok erstsen meg benneteket a hitben s legyen a lelki gyarapods forrsa. A szent fangyalok kzbenjrst krve szvesen adom Rtok Apostoli ldsomat. Dicsrtessk a Jzus Krisztus! [Saluto con grande affetto i pellegrini di lingua ungherese, specialmente i fondatori della Via Mariana dellEuropa Centro-orientale ed i fedeli che sono arrivati da Kunszentmikls. Il vostro pellegrinaggio alle Basiliche di Roma e lincontro con la tradizione della Citt Eterna rafforzino la vostra fede e diventino fonte della crescita spirituale. Chiedendo la intercessione dei santi Arcangeli imparto volentieri a voi la Benedizione Apostolica. Sia lodato Ges Cristo!] . , . . [Saluto cordialmente il coro giovanile ucraino, proveniente da Przemysl. Cari amici anche attraverso il
canto, diffondete i pi alti valori umani e cristiani. A tutti voi la mia benedizione.] Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, sono lieto di accogliere i sacerdoti del Pontificio Collegio San Pietro, provenienti da vari Paesi, come pure le Suore Benedettine della Divina Provvidenza, che ricordano significativi anniversari, ed auguro a ciascuno di continuare con fervore la testimonianza evangelica nella Chiesa e nel mondo. Saluto poi i fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, che, insieme al loro Vescovo Mons. Giuseppe Andrich, sono venuti a Roma per fare grata e orante memoria del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo I, nellanniversario della sua scomparsa. Saluto il pellegrinaggio della diocesi di Ascoli Piceno, guidato dal Vescovo Monsignor Silvano Montevecchi, ed auspico che questa sosta presso le tombe degli Apostoli segni per lintera Comunit diocesana una rinnovata vitalit spirituale nella fedele adesione a Cristo e sotto lo sguardo materno della celeste patrona la Beata Vergine delle Grazie. Come di consueto, il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Tutti invito ad essere sempre fedeli allideale evangelico per realizzarlo nella vita di ogni giorno, sperimentando cos la gioia della presenza di Cristo.
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Il Papa alludienza generale ricorda i momenti pi significativi del recente viaggio nella sua terra natale
la Francia e la Svizzera. Ringrazio anzitutto il Signore per la possibilit che mi ha offerto di incontrare la gente e parlare di Dio, di pregare insieme e confermare i fratelli e le sorelle nella fede, secondo il particolare mandato che il Signore ha affidato a Pietro e ai suoi successori. Questa visita, svoltasi sotto il motto D ov Dio, l c futuro, stata davvero una grande festa della fede: nei vari incontri e colloqui, nelle celebrazioni, specialmente nelle solenni Messe con il popolo di Dio. Questi momenti sono stati un prezioso dono che ci ha fatto percepire di nuovo come sia Dio a dare alla no-
speranza e un nuovo slancio di fede e di impegno per il futuro. Nella capitale federale Berlino, il Presidente Federale mi ha accolto nella sua residenza e mi ha dato il benvenuto a nome suo e dei miei connazionali, esprimendo la stima e laffetto nei confronti di un Papa nativo della terra tedesca. Da parte mia, ho potuto tracciare un breve pensiero sul rapporto reciproco tra religione e libert, ricordando una frase del grande Vescovo e riformatore sociale Wilhelm von Ketteler: Come la religione ha bisogno della
Germania. Ricordando le nostre comuni radici nella fede nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, abbiamo evidenziato i frutti ottenuti finora nel dialogo tra la Chiesa cattolica e lEbraismo in Germania. Ho avuto modo ugualmente di incontrare alcuni membri della comunit musulmana, convenendo con essi circa limportanza della libert religiosa per uno sviluppo pacifico dellumanit. La Santa Messa nello stadio olimpico a Berlino, a conclusione del primo giorno della Visita, stata una delle grandi celebrazioni liturgiche che mi hanno dato la possibilit di pregare insieme con i fedeli e di incoraggiarli nella fede. Mi sono molto rallegrato della numerosa partecipazione della gente! In quel momento festoso e impressionante abbiamo meditato sullimmagine evangelica della vite e dei tralci, cio sullimportanza di essere uniti a Cristo per la nostra vita personale di credenti e per il nostro essere Chiesa, suo corpo mistico. La seconda tappa della mia Visita stata in Turingia. La Germania, e la Turingia in modo particolare, la terra della riforma protestante. Quindi, fin dallinizio ho voluto ardentemente dare particolare rilievo allecumenismo nel quadro di questo viaggio, ed stato mio forte desiderio vivere un momento ecumenico ad Erfurt, perch proprio in tale citt Martin Lutero entrato nella comunit degli Agostiniani e l stato ordinato sacerdote. Perci mi sono molto rallegrato dellincontro con i membri del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania e dellatto ecumenico nellex-Convento degli Agostiniani: un incontro cordiale che, nel dialogo e nella preghiera, ci ha portato in modo pi profondo a Cristo. Abbiamo visto di nuovo quanto sia importante la nostra comune testimonianza della fede in Ges Cristo nel mondo di oggi, che spesso ignora Dio o non si interessa di Lui. Occorre il nostro comune sforzo nel cammino verso la piena unit, ma siamo sempre ben consapevoli che non possiamo fare n la fede n lunit tanto auspicata. Una fede creata da noi stessi non ha alcun valore, e la vera unit piuttosto un dono del Signore, il quale ha pregato e prega sempre per lunit dei suoi discepoli. Solo Cristo pu donarci questunit, e saremo sempre pi uniti nella misura in cui tornia-
un certo senso alla toccante lettera che essi mi avevano fatto pervenire qualche settimana prima, ho voluto mostrare a quei giovani la bellezza e grandezza della loro chiamata da parte del Signore e offrire loro qualche aiuto per proseguire il cammino della sequela con gioia e in profonda comunione con Cristo. Sempre nel Seminario ho avuto modo di incontrare in unatmosfera fraterna anche alcuni rappresentanti delle Chiese ortodosse e ortodosse orientali, alle quali noi cattolici ci sentiamo molto vicini. Proprio da questa ampia comunanza deriva anche il compito comune di essere lievito per il rinnovamento della nostra societ. Un amichevole incontro con rappresentanti del laicato cattolico tedesco ha concluso la serie di appuntamenti nel Seminario. La grande celebrazione eucaristica domenicale allaeroporto turistico di Freiburg stata un altro momento culminante della Visita pastorale, e loccasione per ringraziare quanti si impegnano nei vari ambiti della vita ecclesiale, soprattutto i numerosi volontari e i collaboratori delle iniziative caritative. Sono essi che rendono possibili i molteplici aiuti che la Chiesa tedesca offre alla Chiesa universale, specie nelle terre di missione. Ho ricordato anche che il loro prezioso servizio sar sempre fecondo, quando deriva da una fede autentica e viva, in unione con i Vescovi e il Papa, in unione con la Chiesa. Infine, prima del mio ritorno, ho parlato ad un migliaio di cattolici
impegnati nella Chiesa e nella societ, suggerendo alcune riflessioni sullazione della Chiesa in una societ secolarizzata, sullinvito ad essere libera da fardelli materiali e politici per essere pi trasparente a Dio. Cari fratelli e sorelle, questo Viaggio Apostolico in Germania mi ha offerto unoccasione propizia per incontrare i fedeli della mia patria tedesca, per confermarli nella fede, nella speranza e nellamore, e condividere con loro la gioia di essere cattolici. Ma il mio messaggio era rivolto a tutto il popolo tedesco, per invitare tutti a guardare con fiducia al futuro. vero, Dov Dio, l c futuro. Ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno reso possibile questa Visita e quanti mi hanno accompagnato con la preghiera. Il Signore benedica il popolo di Dio in Germania e benedica voi tutti. Grazie.
Nomine episcopali
Le nomine di oggi riguardano il Brasile e la Bolivia.
Sergio Alfredo Gualberti Calandrina arcivescovo coadiutore di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia)
nato l8 novembre 1945 a Clusone, diocesi di Bergamo. Ha ricevuto lordinazione sacerdotale il 26 giugno 1971 e fino al 1979 stato cappellano dei migranti italiani a Neuchtel in Svizzera. Dal novembre 1979 ha iniziato la sua missione in Bolivia. Nel 1990 la Conferenza episcopale boliviana lo ha nominato segretario per la pastorale. Il 16 marzo 1996 divenuto segretario generale aggiunto della stessa Conferenza, nel cui ambito assessore per levangelizzazione. Il 6 maggio 1999 stato nominato vescovo titolare di Arsacal e ausiliare di Santa Cruz de la Sierra. Il 22 luglio ha ricevuto lordinazione episcopale.