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Bomba a piazza Molnar: 4 morti

Radiodramma di
Enrico Ventura

Personaggi:

Il maresciallo Lo Presti M.
Il Brigadiere Esposito S.
Il sospettato
Anna, moglie del maresciallo
Agente Marchi Voce narrante.
Per l’eventuale rappresentazione in teatro:
Il palco sarà arredato in tre quadri diversi. Il primo: un tavolo, luce da tavolo poche sedie una postazione
per macchina da scrivere. Il secondo: Una scrivania poltrona da lavoro e qualche sedia. Il terzo: Un tavolo
da cucina apparecchiato.
La scena verrà cambiata accendendo le luci sulle varie postazioni.

Voce :
Siamo nella caserma dei carabinieri, nella città di “…”, alla fine dell’inverno
dell’anno “….”.
Nella stanza, un vecchio telaio di legno scrostato incornicia una grande
finestra dai vetri unti e coperti di polvere. Al centro un tavolo, luce da tavolo,
poche sedie vecchie e scompagnate e, in disparte, una postazione per
macchina da scrivere. Fuori, la giornata uggiosa e fredda volge al termine e si
è già fatto quasi buio. Nella stanza sono accese la luce da tavolo e una fioca
lampadina appesa al soffitto, sopra la postazione della macchina da scrivere.
Il maresciallo ed il brigadiere sono impegnati, da qualche ora,
nell’interrogatorio preliminare dell’indiziato per l’attentato, sul quale
pendono gravi sopetti di colpevolezza.

Voce : Martedì 21 febbraio ore 17,45. Sala interrogatori. Presenti Maresciallo


Capo Lo Presti, Brigadiere… omissis… All’indagato è stato appena
comunicato che il GIP conferma l’arresto per gravi sospetti.

Mar.: Senti, adesso basta. Abbiamo delle prove. Tu non puoi dire dove eri…
Eh! Lo dice anche il GIP, leggi. Magari se confessi, e ti penti, il giudice forse
ti tratta con un po’ di bontà.
Brig.: Hai quattro morti sulla coscienza, e tre feriti. Caspita! Non so. Non hai
un po’ di umanità? Un po’ di rimorso?
Sosp.: (con indifferenza) Ma se non sono stato io? Non ne so niente. La
bomba non era mia e non l’ho messa io in piazza… piazza?…
Brig : …Molnar.
Mar.: A casa tua c’erano due inneschi e un timer uguali a quelli usati per fare
la bomba. Sei schedato dalla DIGOS. Eri sorvegliato dalla Politica…
Sosp.: Uguali. Ma se uno fa uno scippo con una bicicletta, andate in cerca di
tutti quelli che hanno una bicicletta uguale o di quello che ha fatto lo
scippo?
Brig. : Non fare lo spiritoso. Già sei nella merda per quello che abbiamo
trovato. Tra un po’, ti ci troverai per la bomba che hai messo. Non fare
anche lo scemo che ti cacciamo su qualcos’altro.
Sosp : Non ho fatto niente. Se trovate prove è perché mi volete incastrare.
Brig : Incastrare? Senti il timer e gli inneschi che erano a casa tua, di chi
sarebbero? Non andrai a raccontare che li abbiamo messi noi, no? Chi vuoi
che ti creda?
Sosp. : Non l’ho detto.
Mar. : E se erano tuoi, cosa ci volevi fare? I fuochi d’artificio? Vallo a
raccontare a qualcun altro. Non si tiene in casa di quella roba se non ci vuoi
fare una bomba.
Sosp : Quello che ci volevo fare non vi deve interessare. Oh? Si processano le
intenzioni adesso? Vi ripeto che non ho messo io la bomba in quella cazzo
di piazza.
Brig. : Bello! Passiamo al linguaggio da caserma, adesso? Modera il
linguaggio, perché…
Sosp. : … se no mi accusate di aver ammazzato quattro persone? Accusatemi,
ma non sono stato io. Che cosa ne avrei ottenuto. Cui prodest? Eh? (pausa)
Prima di accusare qualcuno, ve lo siete chiesto? Cui Prodest? (pausa) ( con
sufficienza) E’ latino, vuol dire…
Mar. : Lo sappiamo cosa vuol dire.
Sosp. : E allora, ve lo siete chiesti? Vi ho tappato la bocca? Siete rimasti senza
la lingua?
Mar. : Cosa centra. Il terrorismo non ha un senso.
Sosp. : Certo che ha un senso! Gli anarchici se la prendono col potere. Bresci e
Umberto di Savoia. Eh? Vi dice niente? Sante Caserio e Michele Angiolillo?
Vi dicono qualcosa? Eh? Anarchici che hanno tutti ucciso rappresentanti
dei governi, francese o spagnolo. Il nesso c’è. Cui prodest? C’è! Sacco e
Vanzetti, pure anarchici, errore giudiziario. Non avrebbero mai fatto una
rapina uccidendo il popolo. Cosa centravano due innocenti con la guerra al
potere? Eh? Potrei continuare. Brigate Rosse e rapine, leggi espropri
proletari. Terrorismo nero e ritorno all’ordine, se vogliamo.
Brig. : Senti, spiritoso, credi di essere ad un comizio? Qui, noi facciamo le
domande e tu rispondi dicendo la verità.
Sosp. : La verità vera o quella che volete sentirvi dire?
Mar. : Ma allora non ci siamo capiti? Noi facciamo le domande.
Brig. : Basta! Ricominciamo. Nome….

Voce : Martedì 21 febbraio ore 23,45. Sala interrogatori. Presenti Maresciallo


Capo… omissis.

Mar. : Senti, bello, io stanotte sono di turno e devo stare sveglio per forza, il
brigadiere pure, quindi ci facciamo compagnia.
Brig. : Porto un caffè, Maresciallo?
Mar. : Porta, porta. Ma fallo fare da Ruggeri colla moka, non fate l’espresso
che non mi piace.
Brig. : Se c’è rimasta polvere.
Mar. : C’è, c’è! Se è finita guarda nel cassetto della scrivania.
Brig. : Vado.
Sosp. : Per me senza zucc…
Mar. : Per due, per chi non parla non serve il caffè.
Sosp. : Ma io parlo, ditemi cosa volete sapere. Sono qui da ore, anche senza
assistenza legale. Vuol dire che voglio collaborare.
Mar. : Oh, finalmente ti sei deciso! Allora, visto che vuoi collaborare, dimmi
prima da chi hai comprato i timer e l’esplosivo, poi come hai organizzato
l’attentato e i complici.
Sosp. : Ma di quello non so niente. Mica volete davvero che racconto qualcosa
che non so e magari poi fate la figura degli st…
Mar. : Guarda a come parli che ti spacco la bocca…
Sosp. : Stupidi, stupidi volevo dire. Perché se vi racconto balle, voi prima le
dite in giro alla stampa. Titoloni su quattro colonne, elogi, complimenti. Poi
scoprite che non sono vere, e gli stessi giornali vi danno dei complottisti
perché volete depistare le indagini.
Mar. : Ma che ca… volo vai …! Insomma ti decidi a collaborare, sì o no?
Sosp. : Certo, ma se insistete con piazza Mol-cosa… che cosa ne so io? E poi,
che diavolo di piazza è, piazza …
Mar. : Molnar.
Brig. : Ecco i caffè, Ruggeri li aveva appena fatti. Sono ancora belli bollenti.
Mar. : Umm! Ci voleva proprio! Grazie, brigadiere.
Brig. : Non c’è di che.
Sosp. : Ecco, chi è Molnar?
Mar. : Ma cosa vuoi che m’importi chi era Molnar, sono quei quattro morti
che hai sulla coscienza che mi importano e quei tre feriti, che con te e con le
tue farneticazioni non c’entravano niente.
Brig. : Maresciallo, se me lo lascia un po’…

Voce : Il Maresciallo, dando dei piccoli ceffoni sulle guance dell’indagato

Mar. : Ma non serve, vero? Non serve perché ha deciso di liberarsi la


coscienza, il nostro amico. Vero?
Brig. : Dia retta, se me lo lascia
Sosp. : Ma sì, tanto, come ho detto non posso dire quello che non so.
Mar. : Stai attento, ma se avevi a casa i timer dello stesso modello e stesso
numero di serie di quello dell’attentato, come fai a negare? Come?
Sosp. : Non so di che parlate? Io quei timer non li ho mai visti.
Mar. : E va bene, allora andiamo avanti tutta la notte.

Voce : Mercoledì 22 febbraio, ore 21,30 alloggio del Maresciallo.

Mar.: Ma ti rendi conto! Ma che specie di bestie stanno lì fuori. Senza nessun
rimorso! Sanguinari! E se mi metto a pensare che tu e i ragazzi, magari per
caso, potreste trovarvi di mezzo … non so guarda… Non so!
Mogl.: Mangia che ti si fredda. Ma, senti, non potresti tener il lavoro fuori
casa? Non per noi, ma per te. Non stacchi mai, sei sempre in servizio.
Mar.: Hai ragione, non dovrei portare il servizio a casa. Ma come si fa.
Quando poi ti capitano macelli come questi? Cosa fai? Te li butti alle spalle?
Non ce la faresti neanche tu. Nessun rimorso, ti dico. Devi veder che faccia
di bronzo. Criminali spietati e sanguinari, ecco cosa sono!
Mogl.: Ma forse è vero che non è stato lui. O se è stato lui non so…
Mar.: Non lo giustificherai mica, vero? Uno che ammazza quattro innocenti,
così, senza una ragione.
Mogl.: Ma è uno fuori di testa?
Mar.: No, no! Sanissimo. Convinto. Determinato.
Mogl.: E allora, una ragione, se lo ha fatto, ci sarà. Ci deve essere per forza.
Mar.: Oh! Sì, una ragione c’è: è che sono degli assassini sanguinari… ecco. E
basta!
Mogl.: Non so! Se è così c’è da non capirci nulla.
Mar.: Ecco brava! Da non capirci nulla. E’ che io dico come fa a negare
ostinatamente anche davanti all’evidenza. Non so come faccia. Ca..volo, per
Dio. Guarda, arrivo a capire il delinquente che si trova alle strette e che
reagisce preso dallo spavento, ma a sangue freddo, vigliaccamente mettere
una bomba… questo poi no!
Mogl.: Mangia, mangia che ti si fredda.
Mar.: Ma cosa vuoi che mangi? I ragazzi dove sono?
Mogl.: Tranquillo, Mauro da Nicola che stanno studiando, dice, e Luisa a casa
di Paola, ma torna tra poco.
Mar.: No, perché sai, con certa gente in giro…
Mogl.: Beh! Adesso non è in custodia? Ma siete sicuri che sia lui.
Mar.: Anche se non è stato lui, è uno di loro. Quindi se non lo ha fatto,
potrebbe farlo in ogni momento; quindi è colpevole in ogni caso. Un
fanatico. E lo devo incastrare a tutti i costi solo per fatto che potrebbe farlo.
Mogl.: Se è per questo, hai ragione.
Voce : Givedì 23 febbraio ore 11,00. Sala interrogatori. Presenti Maresciallo
capo … omissis

Brig. : Quello che hai, o che avete, fatto non ha giustificazioni. La violenza non
ha mai giustificazioni. Nessuna violenza può essere giustificata. In
democrazia si parla, si discute, ci si confronta, si fanno valere le proprie
idee se meritano la considerazione degli altri.
Sosp. : Sicuro?
Mar. : Certo che è sicuro. La violenza porta solo ad altra violenza. La guerra
solo ad altra guerra etc.
Sosp. : Mi pare che Lei abbia un’idea della democrazia molto poco realistica.
Intanto la nostra non è democrazia. Se vogliamo una oligarchia elettiva.
Non una democrazia.
Brig.: Ma cosa vai cianciando? Abbiamo una delle migliori Costituzioni del
mondo. Sei fuori dal tempo tu.
Sosp.: Sarà! Per me non è democrazia se una minoranza, a cui si nega di fatto
la possibilità di parola, è costretta a fare quello che vuole una maggioranza.
Questa si chiama dittatura!
Mar.: Questa si chiama ed è una democrazia. Patto sociale.
Sosp.: Libero di crederlo, ma non è così!
Brig. : Ma adesso basta. Torniamo alla porcata che hai fatto.
Sosp. : Non ho fatto nessuna porcata. E poi facile parlare di pacifismo, di non
violenza con la pancia piena, un tetto sulla testa e un conticino in banca.
Mar. : Ma che cazzo dici. Torniamo a dove eri venerdì…
Sosp. : Maresciallo, ha figli lei?
Mar. : (pausa) Minacci? Guarda quello che fai!
Sosp. :.. E’ mai tornato a casa sapendo che sarebbero stati al freddo e che non
aveva nulla da dar loro da mangiare e che domani e per chi sa quanto
sarebbe stato lo stesso? Ha mai dovuto sopportare i loro occhi che
chiedevano poco, sapendo che comunque non lo avrebbero potuto avere? Ci
pensi e poi mi dica se la rabbia e la violenza non sono sentimenti giusti e
santi.
Brig. : Smettila con le arringhe da “azzeccagarbugli”, non sei in corte d’assise.
Sosp. : No, no! Aspetti maresciallo. Ha mai dovuto arrendersi davanti a
qualcuno che le ha procurato un torto e l’ha incartata a parole o giocando
con la legge solo perché più colto o ricco di lei? Ed è rimasto beffato e
scornacchiato? Eh! Con quella rabbia dentro di chi sa che ha ragione ma
che nessuno gliela riconoscerà mai. Quella stessa rabbia che prendeva i
contadini beffati dalle riforme agrarie fatte apposta per renderli più poveri
e più schiavi della terra e dei proprietari!
Mar. : E’ inutile che cerchi di giustificare la violenza. La violenza è…
Brig.: Maresciallo, lasci perdere. Ho capito dove vuole arrivare.
Sosp. : No che non ha capito. Vedete voi siete qui e potete giocare a guardie e
ladri solo perché c’è stato il ’93.
Mar. : Cosa, cosa, cosa? Ti sei fregato da solo. Eh? Hai preso parte anche agli
attentati del 1993! Brigadiere ha registrato tutto? Chiami il GIP, lo
incastriamo anche per quelli.
Brig. : Subito.
Sosp. : Chiamate anche Il Presidente della Repubblica, ma io mi riferivo al
1793: Il terrore. .. Rivoluzione Francese? Vi dice niente? Maria Antonietta
D’Austria? Zacchete! (e fa segno di tagliare la testa).
Mar. : Ma che cazzo centra il 1793
Sosp. : Ahi, ahi, ahi! Liguaggio da caserma…
Mar.: Linguaggio da quello che mi pare.
Sosp.: E’ stato grazie al 1793, alla Rivoluzione, al “Terrore”, a quella violenza
che adesso vi potete riempire la bocca con la parola Democrazia.
Brig. : Ma se hai appena detto che non c’è.
Sosp.: Non c’è, voi non ve ne rendete conto. Ciò non toglie che prima del ’93
non se ne potesse nemmeno parlare!
Brig. : Voi siete una massa di pazzi assassini. Non avete una logica. Non siete,
si può dire umani.
Sosp. : Una logica? Tutti hanno una logica. Anche i folli, hanno una logica: la
loro. E noi, che ci crediamo così intelligenti, non riusciamo a comprendere i
loro ragionamenti. Sì, sì! Sono certamente persone che escono dai canoni,
ma sono malate… Noi che non siamo malati se fossimo così bravi, li
capiremmo. Ma non ce la fanno neanche gli strizzacervelli.
Mar. : Adesso basta! Basta! Guarda, te lo ripeto con le buone, confessa e ce la
caviamo tutti in fretta.
Brig. : Va bene, non sei stato tu. E allora dove hai passato la giornata di
venerdì?
Sosp. : Al mare. E avrei potuto passare al mare anche quella prima. Ma lo
avete visto che tipo di timer hanno usato?
Mar. : Allora ammetti di sapere che timer è stato usato!
Sosp. : Me lo avete detto voi. Avete detto che era uguale a quelli che avete
trovato a casa mia. Ma non è questo.
Brig.: Perché?
Sosp. : Ci sono tanti timer. Orari, giornalieri, con tempi regolabili fino a tre
giorni. Che timer erano quelli trovati a casa mia?

Voce: Per qualche istante il Maresciallo ed il Brigadiere si guarderanno negli


occhi, poi dopo un assenso del Maresciallo…

Brig.: Un timer a tre giorni.


Sosp.: Dove avete detto che è stata messa la bomba?
Brig.: Perché? Tu non lo sai?
Sosp.: Non mi fate leggere i giornali!
Brig.: Perché, adesso hai bisogno di leggere il giornale per sapere cosa hai
fatto?
Mar. : E’ stata messa in un cestino dei rifiuti. Quindi…
Sosp. : E gli spazzini raccolgono tutti i giorni?
Brig. : Perché? Allora lo sai che non passano tutti i giorni!
Sosp. : No. Ma siete voi che dovete sapere se sono passati o no, se hanno
raccolto o no. E quando sono passati l’ultima volta. E poi potete fare il giro
degli alibi. Ma se non sapete niente, cosa chiedete a fare?
Mar. : (molto alterato) Quello che dobbiamo saper o non sapere noi, non ti
riguarda. Io, guarda io ti…
Brig. : Lasci, Maresciallo. Lasci che ci pensiamo noi.
Sosp. : No, Brigadiere, lo lasci fare.

Voce : Givedì 23 febbraio ore 20,00. Sala attesa dell’ufficio del GIP. Presenti
Maresciallo capo … omissis Il verbale viene trascritto da registrazione
ambientale effettuata di nascosto dal brigadiere.

Mar. : (ironico) Certo che hai un avvocato… Se non arriva in tempo, sai che
inc… cavolata che si prende il GIP. Magari ti incrimina solo per questo!
Brig. : Insomma, hai deciso di vuotare il sacco.
Sosp. : No! Ho visto che la cosa si imbarcava male, che volete incastrarmi ed
allora prendo le mie precauzioni: mi faccio assistere da un legale.
Mar. : Per me è già ammissione di colpevolezza.
Sosp. : Niente affatto. Precauzione. Servirà a poco, ma almeno ho fatto di
tutto per cercare di sfuggire alle mani di questo regime.
Mar. : Ma quali mani? Quale regime? Se ci fosse un regime non avresti
nemmeno un avvocato, nemmeno una possibilità di difenderti.
Sosp. : Non è detto. Ci sono regimi e dittature che non nascondono i loro
metodi ed altri regimi che ipocritamente ti fanno credere di poterti
difendere, ma che nascondono la loro vera indole dietro la maschera di una
parvenza di libertà. Così nessuno brontola o si ribella… : “Siamo in
democrazia, no? Puoi parlare…”. Ma nessuno ti ascolta Ti costringono a far
quello che vogliono gli oligarchi e vieni oppresso da un vero e proprio
regime, da una “dittatura”.
Brig. : Ma maresciallo… ma lo lasciamo dire così?
Sosp. : (ridendo) Eppure, vedete, sono ottimista. Non so, ma non credo di
essere il capro espiatorio finale di questa storia.
Mar. : Ridi, ridi! Vedrai che belle risate ci facciamo noi alla fine.
Brig. : Ma senti, visto che stiamo aspettando non so cosa, fammi capire come
fai ad accettare l’orrore de quello che fate voi terroristi?
Sosp. : Intanto terroristi non è il termine giusto e poi siamo mica tutti uguali.
Mar. : Terroristi! Terroristi e vigliacchi perché ve la prendete con innocenti
inermi nascondendovi nell’ombra.
Sosp. : Non siamo tutti uguali e non siamo criminali sanguinari. E non ce la
prendiamo tutti con innocenti inermi. Abbiamo solo una cosa in comune. Ci
rimettiamo all’atto violento perché è l’unico modo che ci rimane per far
udire la nostra voce. Per gridare la nostra rabbia inascoltata. Per far
conoscere le nostre ragioni. E non ci viene permesso in altro modo dal
momento che le nostre voci sono …..
Brig. : Tu vuoi dirmi che con quell’attentato, ammazzando innocenti inermi,
credi di attirare il consenso di non so chi e di far proseliti? Ma da quale
manicomio esci?
Sosp. : Primo bisogna vedere se sono stato io, poi come vi ho già detto: cui
prodest? Terzo, se voglio proseliti dopo un fatto, lo rivendico altrimenti
nessuno sa che l’ho fatto io e perché. In questo caso non c’è nessuna delle
tre condizioni. Ergo, non posso essere stato io.
Mar. : Neghi perché ti abbiamo beccato subito e perché hai paura di finire in
carcere per il resto dei tuoi anni.
Sosp. : Liberi di pensarla come volete

Voce : Il dialogo si interrompe per l’arrivo dell’avvocato. L’interrogatorio


continua nello studio del GIP. Fascicolo secretato.
Venerdì 24 febbraio ore 00,30 – Ufficio del maresciallo, presenti… omissis

Mar. : Non dirmi che lo dobbiamo lasciare libero?


Brig. : Maresciallo, la rogatoria in Spagna parla chiaro. Legga: “G.E.O.: Grupo
Espeçial de Operaçiones: Giovedì 23 febbraio, eccetera eccetera…Oggetto:
eccetera, eccetera… Il soggetto segnalatoci di cui sopra, viene confermato
nei dintorni di Barcellona, ospitato da certo Rodrigo S., noto ai nostri
servizi per attività separatista e rivoluzionaria. Il soggetto segnalato risulta
essersi allontanato dal nostro Paese con mezzi propri domenica 19 febbraio,
nelle prime ore del pomeriggio. Fino ad allora, presenza confermata anche
da riprese di telecamere di sorveglianza”. Maresciallo, domenica 19: il
giorno dopo dell’attentato.
Mar. : Sicuro che non si sono sbagliati?
Brig. : No Maresciallo, abbiamo inviato foto segnaletiche a tutte le Direzioni
Antiterrorismo d’Europa per verificare eventuali complicità, come ha detto
Lei, e ci è arrivata questa dalla Spagna. Non era qui da noi! Non è stato lui.
Mar. : Tu vuoi dirmi che lo dobbiamo mandare via libero? No, cazzo! Quello è
un delinquente, rivoluzionario confesso, assassino. Cazzo, lo tengo in
arresto fin che non mi dice perché non ci ha detto subito che non era qui.
Brig. : Ma abbiamo già l’ordine di scarcerazione. E stamattina saremo sui
giornali per il buco nell’acqua che abbiamo fatto. Se lo teniamo ancora,
scoppia il putiferio.
Mar. : Me ne frego dei giornali.
Brig. :Lei, ma il Ministro un po’ meno.
Mar. : Cacciatelo pure fuori oggi, ma GIP o non GIP, Ministro o non Ministro,
domattina lo voglio qui alle 9,00 vivo o morto. Mi deve dire perché non l’ha
detto subito che aveva un alibi.
Brig. : Ma come facciamo?
Mar. : Inventatevi qualcosa, documenti, firme, quello che volete. Lo voglio
qui, ché gli do io una bella tirata d’orecchie a quel verme.
Brig. :Agli ordini maresciallo.

Voce : Sabato 25 febbraio ore 10,00. Ufficio del Maresciallo capo … omissis
Brogliaccio del verbale del Brigadiere…. Omissis

Mar. : E’ arrivato quello lì?


Brig. : Sì, Maresciallo, è fuori che aspetta da un’ora sulla panca in corridoio.
Mar. : Ha obiettato qualche cosa?
Brig. : No. Ieri, quando glielo abbiamo detto, non ha nemmeno fiatato. Ha
detto “Va bene, a domani”.
Mar. : Meglio così.

Voce : Il maresciallo si affaccia alla porta sul corridoio

Mar. : Ma dove è? Non c’è in corridoio.


Brig. : Come non c’è. Era seduto lì, sulla panca, vicino alla borsa fino a cinque
minuti fa. Forse sarà andato al cesso. Vado a cercarlo.
Mar. : Sì, corri. E’ sabato mattina ed ho un sacco di cose da fare.

(qualche istante e poi si udrà un boato spaventoso … silenzio.)

Voce : Sabato 25 marzo, ore 10,45. CTO, quarto piano, letto numero 12

Brig. : Come sta Maresciallo?


Mar. : Insomma, lasciamo perdere, questo scherzetto mi è costato un mese di
ospedale.
Brig. : Maresciallo, se l’è cavata bene. Anzi, io più di lei. Se non andavo a
cercarlo ero qui anch’io. A proposito, sono venuto perché due giorni fa è
arrivata una lettera per lei in caserma.
Mar. : E cosa vuoi che mi freghi di una lettera. Quando torno la vedrò
Brig. :Ho pensato che forse la vorrebbe leggere adesso. L’ha mandata Lui. Ha
capito chi?
Mar. : Ma, caspita! Insomma, va bene. Leggila tu!
Brig. : (leggendo)

Maresciallo,
in fondo un po’ mi dispiace che ci sia andato di mezzo. Creda che non ce
l’ho con Lei. E’ che ha la disavventura di prestare servizio in un luogo, di fare
un lavoro e di indossare un’uniforme che rappresentano l’autorità
precostituita e che quindi sono un bersaglio della mia lotta. Dovrei quasi
ringraziarla per l’opportunità che mi ha dato. Se non mi avesse ordinato di
ritornare il giorno dopo, non sarei mai riuscito a mettere la bomba proprio
dento ad una caserma dei Carabinieri. Il mio è stato solo un atto dimostrativo.
La bomba era di piccolo potenziale e c’è stato solo un ferito, neanche grave:
Lei.
Quando sarà guarito, riprenderà le indagini sulla strage di piazza “non mi
ricordo cosa”. Così verrà a sapere che il timer e l’innesco della bomba alla
questura sono identici a quelli trovati a casa mia e sul luogo della strage.
Solo che il timer usato alla questura me lo sono portato dalla Spagna
quando sono rientrato, dopo la strage. Come sa, non posso esser stato io né a
fare la strage, né a mettere il materiale in casa mia. Verrà anche a sapere che
gli esplosivi sono diversi, e questo è un indizio che deve farla pensare. Chi mi
ha venduto il materiale in Spagna è la stessa persona che lo fatto utilizzare a
piazza “non mi ricordo cosa”. Forse qualcuno voleva che io fossi incriminato
per poi essere scagionato, chissà quando, così da poter meglio depistare le
indagini.
Ci pensi bene, potrebbe tentare il trucchetto anche con qualcun altro
magari di orientamento politico diverso od opposto e chissà ancora per
quante volte. In modo che la strage non abbia mai un colpevole. Si ricordi
sempre Maresciallo, “cui prodest?”, a chi giova? A me quella strage non
sarebbe servita a nulla, anzi! Come ha detto Lei è un atto orrendo che non
gioverebbe a nessuno: fanatico o rivoluzionario, anzi! Potrebbe giovare solo,
ci pensi bene, a un regime “democratico?” in crisi che cerca di recuperare
consenso e autorità. Così crea scompiglio per poi ergersi a baluardo contro
tutto ciò che può compromettere la stabilità del vivere sociale. Ovvero la
stabilità del suo potere.
Come vede, con queste righe, mi prendo la responsabilità dell’attentato
alla Caserma. Il motivo è semplice: a che serve una azione dimostrativa se
nessuno sa che sei stato tu? Sono stato io, il perché è noto. Mi creda un
militante della lotta armata o un terrorista come dice Lei, non ha nessuna
utilità dal non rivendicare un’azione dimostrativa.
Quando non c’è rivendicazione è perché chi ha commesso l’atto vuole
farne ricadere la colpa su qualcun altro. Questo tanto più, quanto efferato e
apparentemente gratuito è l’atto.
Si ricordi, maresciallo, “Cui Prodest”. Che non è da confondere
genericamente col movente. E’ proprio un “a chi giova”.
In fine, mi sono ricordato chi è Molnar, il nome della piazza. Ha scritto i
“Ragazzi della via Pall”, dove un gruppo di ragazzini imparano, a loro spese,
che per difendere ciò che si ha dalla prevaricazione e dalla violenza, c’è solo la
violenza.
Mi congedo, Maresciallo, con un saluto e con un arrivederci a mai. Spero!
Le scrivo da un luogo lontano, certo che non potrà trovarmi tanto presto.
Quando leggerà questa lettera, copia sarà già stata mandata ai giornali.
Ancora auguri
Firmato omissis

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