Sei sulla pagina 1di 68

Politecnico di Torino

I Facolt di Ingegneria
Corso di laurea in Ingegneria Meccanica

Tesi di Laurea Studio di produzione di energia con sfruttamento di moto ondoso

Relatori: Ing. Giuliana Mattiazzo Ing. Ermanno Giorcelli Candidato Fava Marco

Ottobre 2006

INDICE
Introduzione Capitolo 1 - Lenergia marina
1.1 Energia termica oceanica 1.2 Energia delle maree 1.3 Energia delle correnti marine 1.4 Energia delle onde 1.4.1 AWS 1.4.2 IPS OWEC 1.4.3 Might Whale 1.4.4 Pelamis 1.4.5 Wave Dragon pag.3

pag 9 pag. 10 pag. 13 pag. 18 pag. 20 pag. 25 pag. 27 pag. 28 pag. 31 pag. 34

Capitolo 2 - La teoria delle onde


2.1 Grandezze principali 2.2 La superficie delle onde 2.3 Onde di piccola ampiezza 2.4 La relazione di dispersione 2.5 La velocit di fase 2.6 Il campo di velocit 2.7 La traiettoria delle particelle di fluido 2.8 La variazione di pressione dovuta alle onde 2.9 Energia delle onde

pag 37 pag. 37 pag. 37 pag. 42 pag. 46 pag. 46 pag. 48 pag. 49 pag. 51 pag. 54

Capitolo 3 - La boa giroscopica

pag 57

Bibliografia

pag. 67

Introduzione
La crescita demografica ed economica del mondo in questi ultimi anni ha posto tutti i governi di fronte a una domanda semplice ma di difficile risoluzione: dove trovare energia sufficiente al fabbisogno odierno e come fare fronte alle richieste, ormai sicure, che arriveranno nel futuro? Le fonti energetiche maggiormente utilizzate sono, come mostrato dalle ricerche dell IEA (International Energy Agency), petrolio, carbone e gas. Questa tendenza rimasta tale per un lungo periodo e probabilmente non cambier ancora per molti anni. Una precisazione per v fatta immediatamente, cio che il petrolio, che fino ad ora stata la fonte principalmente sfruttata non potr esserlo in futuro, anche perch non un materiale di facile reperibilit e i giacimenti si stanno esaurendo.

Figura 1: Andamento dell'utilizzo delle diverse fonto energetiche negli ultimi trenta anni

Nonostante la continua evoluzione tecnologica poi, bisogna tenere conto di un altro fattore molto importante, che da qualche anno a questa parte ha inciso profondamente, o almeno avrebbe dovuto, sullazione dei governi mondiali, ossia il cambiamento delle

condizioni climatiche e la crescita esponenziale delle emissioni di CO2 dovute proprio alla combustione dei materiali fossili. Il nucleare invece rappresenta una fonte che sicuramente non contribuisce allinquinamento dovuto alle emissioni nocive, ma che certamente ha nella propria natura notevoli rischi, dovuti allintrinseco pericolo che recano i materiali utilizzati. La restante quota di produzione coperta delle fonti rinnovabili di energia.

Figura 2: Stato della produzione attuale di energia

Le fonti rinnovabili possono dare un notevole contributo allo sviluppo sostenibile; attualmente il loro sfruttamento nel mercato globale molto basso, ci dovuto dagli alti costi non compensati dai ricavi, oltre che da prestazioni intermittenti e altre considerazioni tecnico-istituzionali. Nel 2000 le fonti rinnovabili coprivano circa il 13,8% della produzione energetica mondiale, stimata in circa 9958 Mtep. I combustibili rinnovabili e le biomasse rappresentavano circa l80% del totale prodotto, seguiti in quota decisamente minore dallenergia idroelettrica (16,5%). Le fonti rinnovabili hanno avuto, in generale, una crescita media annuale del 2% lanno negli ultimi trenta anni, ci non si applica per alle fonti geotermiche, solari, eoliche e marine che hanno invece mostrato una crescita record del 9% dovuta principalmente ad un grande impulso allo sviluppo ricevuto negli ultimi anni. Le nazioni che pi si sono prodigati in questo campo sono

quelle che fanno parte dellOECD (Organizzazione per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo). Settorialmente le energie rinnovabili sono utilizzate principalmente nel campo residenziale, commerciale e pubblico, solo in minima parte vengono distribuite allindustria, ma rappresentano la seconda pi grande fonte per la produzione elettrica globale. Nel 2000 contavano circa per il 19%, erano precedute solamente dal carbone (39%) ma superavano di misura lenergia nucleare e il gas (entrambi al 17%) e soppiantavano decisamente il petrolio (solo 8%). Secondo stime recenti, nei prossimi anni, fino al 2030, le fonti rinnovabili avranno una crescita media annuale di circa l1,3%, decisamente inferiore alla crescita dell1,7% prevista per la domanda mondiale di energia.

Figura 3: Previsioni di crescita delle fonti di energia rinnovabili

In questo scenario la quota dellenergia rinnovabile scender dal 13,8% al 12,5%, ci sar principalmente dovuto al rallentamento della crescita dei combustibili rinnovabili (causata dal passaggio dalle biomasse alle moderne forme di energia negli stati pi avanzati tecnologicamente), a alla riduzione della crescita dellenergia idroelettrica.

La crescita delle nuove forme di energia sar molto veloce, tuttavia, visto che il loro sviluppo iniziato solo da pochissimi anni, e la loro base di partenza quindi molto ridotta, conserveranno comunque una quota molto ridotta anche negli anni a venire. Tuttavia queste fonti energetiche hanno creato notevoli prospettive, ossia: Accrescere la sicurezza energetica ricavando da fonti molto diversificate scorte abbondanti riducendo gli sprechi. Ridurre lemissione globale e locali nellatmosfera. Accrescere la possibilit di creare strutture e infrastrutture necessarie in aree rurali e industriali favorendo lo sviluppo della zona e del paese. Aumentare loccupazione locale creando nuovi posti di lavoro legati alle infrastrutture, allinstallazione e al mantenimento degli impianti. Il costo dellenergia cos prodotta andr progressivamente a calare, ci dipender principalmente dai miglioramenti tecnologici e dallespansione dei mercati. Limpatto ambientale dovuto alle energie rinnovabili varia da sito a sito, ma generalmente non crea grossi problemi, anche perch questo tipo di impianti molto meno dannoso per lambiente, specialmente riguardo le emissioni. Le stime fatte sono puramente indicative ma mostrano la variazione e le differenze tra i vari combustibili. Le emissioni imputate alle energie rinnovabili sono praticamente nulle se paragonate a quelle dei combustibili fossili. Non si considerata lenergia nucleare che tuttavia, ha un impatto ambientale maggiore anche se non rilascia n diossido di zolfo, n ossidi di azoto o diossido di carbonio. Il lato negativo delle fonti rinnovabili che pu rendere inutilizzabili per altri scopi ampi tratti di terreno, e pu compromettere gli ecosistemi in cui viene creato limpianto. Generalmente per questi danni ambientali, che variano da sito a sito, sono normalmente minimi e ci sono molti modi per ridurre ulteriormente la misura di questi effetti spiacevoli. Facciamo ora una breve analisi di pregi e difetti delle maggiori fonti rinnovabili:

Bioenergia: ha moltissimi pregi, a partire dal fatto che il carbonio rilasciato nellimpianto pu essere riutilizzato per impianti nuovi. Lemissione di CO2 dipender dallefficienza dellimpianto stesso, tuttavia ci sono emissioni di SO2, pi basse che non negli impianti carboniferi e petroliferi, ma possono comunque creare dei problemi. Il controllo di queste emissioni conduce in genere ad un aumento dei costi

Energia eolica: le emissioni sono veramente bassissime ma ci sono alcuni problemi che ne possono limitare lutilizzo quali leffetto visivo, il rumore e possibili interferenze elettromagnetiche

Energia geotermica: il grosso difetto che pu rilasciare durante il funzionamento gas nocivi nellatmosfera, ci potrebbe minare il futuro sviluppo di questa risorsa poich richiede sistemi di controllo molto costosi che inciderebbero sul prezzo

Energia idroelettrica: gli impianti di grosse dimensioni potrebbero causare danni agli ecosistemi in cui sono stati impiantati, influendo su flora e fauna e modificando le caratteristiche dellacqua. Molto spesso poi le centrali idroelettriche, oltre ad avere costi elevati, non incontrano il favore della popolazione. Tutto questo pu essere risolto facendo ricorso a micro-impianti il cui costo di produzione per altrettanto elevato

Energia marina: il mare la fonte di energia pi grande presente in natura, tuttavia le difficolt maggiori sono causate dalla difficolt di trasformazione dellenergia meccanica in elettrica. Limpatto ambientale minimo, anche se la produzione rischia di non essere costante nel tempo.

Nel caso italiano in particolare, il mercato dellenergia concentrato soprattutto sullo sfruttamento dei gas, mentre le fonti rinnovabili, ad eccezione della produzione idroelettrica non coprono una percentuale rilevante. Tenendo poi conto della tendenza attuale non si prevedono variazioni significative nel prossimo futuro, anzi si pu solo ipotizzare un ulteriore concentrazione sulle fonti che gi ora coprono la quasi totalit del fabbisogno energetico nazionale

Figura 4: Evoluzione dello sfruttamento delle fonti di energia in Italia nell'ultimo trentennio

Capitolo 1 Lenergia marina


Gli oceani contengono unenorme, quantit di energia che pu essere sfruttata contribuendo, in maniera rilevante, alla fornitura di energia globale. In particolare le onde marine rappresentano una grande risorsa, poich hanno la pi grande densit di energia esistente tra tutte le fonti rinnovabili. Lidea di convertire lenergia degli oceani in energia sfruttabile dalluomo non nuova, anzi, fin dal 1799, in Francia e Inghilterra in particolare (dove si giunse ad avere 340 brevetti), si cercato di sviluppare questa tecnica , tuttavia le difficolt tecniche hanno ostacolato questo percorso. Il primo importante risultato si ebbe a La Rance in Francia nel 1967 con linaugurazione della prima centrale maremotrice al mondo. I modi per sfruttare lenergia marina sono sostanzialmente quattro: Energia termica oceanica Energia delle maree Energia delle correnti marine Energia delle onde

1.1 Energia termica oceanica Lenergia che sfrutta il gradiente termico del mare senza dubbio la pi difficile da sfruttare, molti sono stati i tentativi fatti e sono stati nelle maggior parte dei casi infruttuosi. Si parte dal principio che si possa generare energia a partire da due fonti di calore a differente temperatura. Lidea di usare lacqua fredda profonda e lacqua calda in superficie fu, per la prima volta proposta in Francia nel 1881, tuttavia i prototipi testati fino ad ora hanno evidenziato grandissimi problemi sia di realizzazione che di costo, e questa tecnologia non mai stata applicata per una produzione su vasta scala. Il gradiente di temperatura fornisce una misura della risorsa termica degli oceani. Nelle zone tropicali la temperatura sulla superficie dellacqua normalmente compresa tra 24C e 33C mentre la temperatura a profondit di 500-1000 m oscilla tra 3C e 9C. Le aree pi adatte a questo tipo di sfruttamento risulterebbero quindi quelle comprese tra lequatore e i tropici. Lunico ciclo termodinamico operativo utilizzabile in questo caso il ciclo Rankine, che viene comunemente utilizzato negli impianti termici. Esso derivato dallinattuabile ciclo di Carnot. La fase di compressione attuata mediante delle pompe, esse inviano il fluido nel generatore di vapore che lo riscalda a pressione costante, fino a saturazione, ottenendo il completo cambiamento di stato. Il processo si arresta appena si ottenuto il completo cambiamento di stato ed il vapore surriscaldato raggiunge la temperatura desiderata. Avviene poi unespansione allinterno di una turbina che termina quando la pressione scende fino al valore di inizio ciclo. Lultimo passo costituito dalla condensazione che riporta il fluido alle condizioni iniziali. Nel caso da noi osservato il fluido di lavoro utilizzato lacqua di mare. Lo strato superficiale viene parzialmente evaporato sotto vuoto, il vapore passa attraverso unapposita turbina e viene introdotto in un condensatore che lo raffredda e lo ricondensa usando come refrigerante lacqua pompata dalle profondit marine.

10

Figura 5: Grafico T-s del ciclo Rankine

Figura 6: Grafico h-s del ciclo Rankine

Figura 7: Grafico p-v del ciclo Rankine

11

Esiste parallelamente a questo ciclo aperto un secondo ciclo, questa volta chiuso, in cui il liquido di lavoro, che pu essere costituito da ammoniaca, propano o freon, viene continuamente evaporato e ricondensato per azionare la turbina. Lacqua marina calda viene pompata attraverso gli scambiatori di calore dove il fluido secondario viene vaporizzato; la sua espansione provoca unalta pressione che fa girare la turbina. Lefficienza termica di un impianto OTEC (Ocean Thermal Energy Conversion) si aggira intorno a valori del 2-3%. I due scambiatori di calore sono le parti impiegate nellimpianto di grandezza maggiore e rappresentano anche la frazione di costo pi ampia. Il tipo di turbina utilizzato in questi impianti stato appositamente progettato poich deve fare fronte e numerosi problemi quali, per esempio, la bassa densit di vapore in acqua fredda e una minima espansione di vapore nelle condizioni di funzionamento, per questo risultano essere molto grosse e sono in grado di ruotare solo a bassa velocit. I primi progetti per questi tipi di impianti supponevano lutilizzo di grandi piattaforme oscillanti sul livello del mare, tuttavia, da subito, risultarono evidenti i problemi dei materiali, sempre sottoposti a temperature rigide, oltre che le difficolt di collegamento dei cavi per il trasferimento dellenergia. I successivi progetti si basavano sulla costruzione di piattaforme fisse poste in acque relativamente basse. Laspetto economico ha inciso profondamente sulla realizzazione di tali impianti, mentre il pericolo pi grande per lambiente senza dubbio, costituito dai potenziali cambiamenti causati dal pompaggio dellacqua e dai rischi di perdite del fluido di lavoro.

12

1.2 Energia dalle maree In alcune aree del mondo la periodica variazione del livello del mare rappresenta una possibile risorsa per la produzione di energia elettrica. La tecnologia per lo sfruttamento delle maree stata la prima ad ottenere un vero impiego nella produzione, ci probabilmente dovuto alle analogie che presenta con gli impianti idroelettrici. Lalternarsi delle maree deriva dalle forze gravitazionali che vengono esercitate dal sole e dalla luna sulle grandi masse dacqua del nostro pianeta. Queste forze sono riassumibili con la seguente equazione:
k M m d2

F=

dove: M rappresenta la massa del sole m rappresenta la massa delle molecole dacqua d la distanza delle molecole dacqua dal sole k la costante di gravitazione universale

La stessa cosa si pu scrivere per la luna, essa eserciter una forza molto maggiore rispetto a quella solare, infatti, se da un lato la massa del sole molto pi grande, dallaltro la distanza luna-acqua molto pi piccola. Poich la terra ruota attorno al proprio asse le molecole si troveranno alternativamente alla luce e al buio. Nel lato illuminato la distanza tra le molecole e il corpo attrattivo minore che non la distanza tra la terra e il corpo stesso, per cui le molecole subiranno una forza maggiore di quella esercitata dalla terra. In modo analogo nel lato buio le molecole sentiranno una forza attrattiva minore di quella terrestre. In entrambi i casi, questo effetto, si concretizzer in una tendenza delle particelle a staccarsi della superficie, questa forza di attrazione presenta due massimi giornalieri. Le maree si presentano periodicamente seguendo due cicli:

13

Un ciclo di 12 ore e 25 minuti, dovuto alla rotazione della terra e allinterazione di questa con il campo gravitazionale della luna Un ciclo di 14 giorni, risultato della sovrapposizione dei campi gravitazionali del sole e della luna. Quando sole e luna sono in congiunzione, durante il periodo di luna crescete e luna piena, risulta un picco massimo nellaltezza della marea, ed detto spring tide; nella fase calante della luna invece le forze gravitazionali si ostacolano e annullano parzialmente la loro intensit, causando una marea minima, questo il caso del neap tide

Figura 8: Rappresentazione dell'alternarsi delle maree legate al periodo lunare

Un altro fattore che influisce notevolmente sullintensit delle maree senza dubbio la topografia della costa. La presenza di un fondale liscio, la vicinanza di un estuario fluviale, la riflessione delle correnti da parte di una penisola possono aumentare di non poco il dislivello che si viene a creare. In effetti nelloceano il dislivello teorico tra alta e bassa marea sarebbe normalmente di circa mezzo metro, ma in alcuni siti laltezza reale si dimostra ben maggiore: Severn (Gran Bretagna) 7 m Shepody (Canada) 10 m Cumberland (Canada) 10,9 m Cobequid (Canada) 12,4 m Garolim (Corea del Sud) 4,8 m Kutch (India) 5 m San Jos (Argentina) 5,9 m

14

La Rance (Francia) 13,5 m

Proprio a La Rance stata costruita la prima centrale maremotrice del mondo. Questa situata lungo lestuario, lungo circa 10 km, dellomonimo fiume. Lestuario si presentava come un bacino naturale (adatto allo stoccaggio naturale dellacqua) che incarnava perfettamente in se tutte le caratteristiche necessarie per la costruzione della centrale, la larghezza del canale forniva poi un ulteriore mezzo di crescita e subiva lintensit delle maree bretoni che risultano essere le pi intense al mondo. La prima tappa nella costruzione della centrale fu ledificazione di un recinto stagno che permettesse la successiva erezione del corpo principale della diga. I principali problemi sorsero nella scelta dei materiali da utilizzare, infatti le condizioni a cui erano e sono sottoposti risultano essere decisamente difficili. Il secondo problema era costituito dallingombro eccessivo delle turbine ad asse verticale, la soluzione venne con la progettazione di un nuovo tipo di turbine ad asse orizzontale dette gruppo bulbo. La principale caratteristica di queste turbine la possibilit di farle funzionare in due sensi, per aumentare il tempo di sfruttamento questi generatori sono stati costruiti, oltre che per il funzionamento da turbine dirette o inverse, anche in modo da lavorare come pompe. Nella centrale sono montate 24 turbine (con diametro dellelica di 5,5 metri, 470 tonnellate di peso e una potenza di 10MW) che generano una potenza di 240 MW e una produzione annuale di 544 milioni di kWh. Quando il livello del bacino e del mare sono vicini, lo riempimento viene accelerato con il pompaggio, questo supplemento permette di aumentare il volume dacqua presente nellinvaso, rendendo pi veloce lazionamento delle turbine e pi duraturo il loro tempo di produzione. Questo sistema pompa-turbina permette di ampliare e anticipare la produzione in funzione del bisogno elettrico del bacino di utenza. Sul rendimento della centrale influisce molto il dislivello creato dalla marea. Ci condiziona pesantemente la velocit di rotazione delle eliche, e, automaticamente il suo alternatore. Per risolvere questo problema sono stati utilizzati pi sistemi di controllo, costituiti da un predistributore per controllare la portata dacqua in entrata e turbine (tipo Kaplan) aventi quattro pale orientabili, per regolare la velocit di rotazione e mantenerla costante a 93,75 rpm.

15

Le turbine possono funzionare secondo due cicli di funzionamento: Semplice effetto Doppio effetto

Questa scelta dipende dallaltezza dellacqua e dalla previsione della marea, la combinazione di questi due fattori permette di ricavare la massima quota di energia possibile, ottenendo un rendimento ottimale. Il ciclo a semplice effetto consiste nel semplice sfruttamento dellandamento delle maree ed utilizzato nel 70% dei casi. Durante la crescita della marea le chiuse vengono aperte per permettere lo riempimento del bacino, fino a quando i due livelli si equivalgono, in quel momento le paratie vengono richiuse e le pompe messe in funzione, aumentando ancora la quantit dacqua presente nellinvaso (questa operazione richiede energia dalla rete, di conseguenza viene condotta quasi sempre di notte). Quando la marea scesa al livello minimo le turbine vengono attivate e lacqua, libera di fluire verso lesterno le mette in rotazione generando energia. Il ciclo a doppio effetto per le maree molto forti, oltre i 12 metri, fatto che si verifica per circa una settimana al mese. In questo caso lazione delle turbine viene svolta nei due sensi, sia a marea crescente che calante. Quando la marea bassa il funzionamento identico a quello del semplice effetto, mentre con lalta marea viene sfruttata la possibilit dei gruppi bulbo di ruotare in senso inverso, lacqua incanalata nelle turbine dal mare, le mette in rotazione e v a fluire nel bacino aumentando il livello dellinvaso, permettendo poi il ritorno allutilizzo del semplice effetto. Lo sfruttamento dellenergia delle maree richiede grandi capitali per la costruzione delle centrali, ledificazione stessa risulta essere molto lunga, tuttavia la vita degli impianti molto estesa (si calcola che le dighe possano resistere per 120 anni mentre per il resto dellattrezzatura una stima reale di 40). Questi fattori, uniti alla scarsit di siti adatti ha ostacolato la costruzione di nuovi impianti rendendo, di fatto, la centrale di La Rance, la prima e unica centrale per la produzione su vasta scala di energia derivata dalle maree. Tentativi con centrali di minori dimensioni sono stati fatti poi in Canada, Cina e Russia.

16

Figura 9: Rappresentazione quelitativa di una turbina utilizzata nella centrale di La Rance

Figura 10: Variazione in funzione del tempo della potenza prodotta, del livello del mare e del livello del bacino

17

1.3 Energia dalle correnti marine Le correnti oceaniche pi veloci sono frutto di un complesso processo di assorbimento delle radiazioni solari da parte del mare e dellatmosfera, a cui fa seguito la formazione di correnti daria e dacqua che si distribuiscono dai poli allequatore. Altri fattori che intervengono nel movimento sono il grado di salinit e le differenze di temperatura. Un calcolo approssimato stima la potenza delle correnti marine in 5 TW, valore che equivale quasi quello della richiesta mondiale, tuttavia la produzione di energia praticabile solo in alcune aree dove la concentrazione e lintensit delle correnti sono molto elevate, in particolare lungo i confini degli oceani o lungo degli stretti, ci riduce decisamente il numero dei possibili siti. La potenza della corrente proporzionale al cubo della velocit della corrente stessa, per le correnti di marea questo succede lungo la costa, negli estuari e nei canali tra isole. La velocit varia con un andamento sinusoidale il cui periodo dipende dalle differenti componenti della marea. In questo caso si calcola che il possibile sfruttamento risulti praticabile nei siti dove la velocit massima supera 1,5 m/s, tuttavia, anche in caso favorevole, solo una piccola parte di energia pu essere convertita. In Europa le zone migliori sono Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Francia e Italia. La tecnica di produzione si concentra sullutilizzo di rotori sottomarini concettualmente simili a quelli utilizzati nella generazione eolica. Questi rotori sono orientati nel verso in cui normalmente scorre la corrente, e sono ancorati al fondo marino o ad apposite piattaforme galleggianti. La potenza estraibile funzione della velocit della corrente stessa e dal diametro del rotore. Ci sono due tipi di rotori normalmente usati, il primo un rotore ad asse orizzontale, mentre il secondo ha asse verticale. Entrambi i rotori sono orientabili in modo da variare la loro posizione a seconda del flusso. Il tipo ad asse orizzontale viene normalmente usato in acque poco profonde (circa 20-30 metri) mentre le piattaforme sono costruite solo per siti a profondit maggiore (pi di 50 metri). La prima generazione di questi generatori basata su componenti ingegneristiche convenzionali, in particolare una turbina di medie dimensioni, con diametro di 10-15 metri e potenza di 200-700 kW, deposta in fondali bassi . la generazione successiva vedr la probabile introduzione di nuovi componenti

18

creati ad hoc, come per esempio generatori a pi poli adatti alle basse velocit e sistemi di trasmissione idraulica.

Figura 11: Tre rappresentazioni qualitative di impianti per lo sfruttamento delle correnti marine

19

1.4 Energia delle onde Lenergia delle onde pu essere considerata un derivato dellenergia solare. Infatti il disomogeneo irraggiamento della terra da parte del sole causa i venti, e i venti, soffiando sul mare, generano le onde. La pi grande propriet delle onde che, una volta generate, possono attraversare grandissimi tratti di mare (gli oceani stessi) senza risentire di alcuna interferenza o perdere energia. Anche le onde che hanno viaggiato pi a lungo, non subiscono la presenza del fondale fino a quando questa non di almeno 300 metri, di conseguenza lenergia generata in un qualsiasi punto delloceano in grado di raggiungere isole e coste con energia e potenza virtualmente invariate. Ne sono un esempio le onde create nella costa orientale del nord america, che mosse dai venti attraversano tutto latlantico infrangendosi infine sulle coste europee. Lo stato del mare pu essere descritto tramite due parametri principali che sono: altezza e il periodo. La potenza ondosa proporzionale al quadrato dellampiezza e al periodo, se consideriamo unonda atlantica di dimensioni medie con un periodo abbastanza lungo (710 s) e una grande ampiezza (2 m) risulta che il flusso medio di energia per un metro di onda oscilla tra 40 e 70 kW. La distribuzione delle onde non risulta per essere costante in tutti i mari, ma onde con pi alta energia sono localizzate in alcune zone del globo, si concentrano particolarmente nelle fasce di latitudine che vanno da 30 a 60 in entrambi gli emisferi. La regione atlantica europea caratterizzata da onde che possiedono una grande quantit di energia. Livelli energetici ancora maggiori sono localizzati solo in alcune zone del Sud America e in Oceania. Studi recenti compiuti nella regione Nord-Est dellAtlantico hanno rilevato la possibilit di produrre con lo sfruttamento delle onde circa 290 GW. Il livello di potenza delle onde varia dai 25 kW/m nellEuropa del sud (Isole Canarie), fino a 75 kW/m delle coste irlandesi e scozzesi. Nel Mare del Nord la potenza stimata decresce significativamente passando da 21 kW/m, nelle zone pi esposte, a 11 kW/m. Nel Mar Mediterraneo infine la potenza disponibile ancora pi bassa, essa varia infatti in un intervallo compreso tra 11 e 4 kW/m Se consideriamo poi che la potenza sfruttabile in acque profonde al largo delle coste europee si calcola sia di 30 GW, le risorse totali per lEuropa salgono a 320 GW

20

Figura 12: Rappresentazione dell'intensit delle onde lungo il globo terrestre

Figura 13: Condizioni del moto ondoso sulle coste europee

La stima a livello globale compresa invece tra 1012 e 1013 W. Nelle vicinanze della costa invece, lenergia media decresce a causa dellinterazione con il basso fondale, ci pu essere in parte compensato da fenomeni di riflessione e rifrazione.

21

La rifrazione, in modo particolare il processo per cui le onde curvano il loro percorso ed entrano in contatto con i banchi dacqua pi calma e bassa. Questo genera cerchi donda adiacenti con una diminuzione di potenza per unit di cresta. Come sole e vento, le onde sono una risorsa energetica incostante, ed importante notare che la variazione delle onde pu avvenire secondo fattori di tempo molto diversi fra loro: da onda a onda (pochi secondi), da gruppo di onda a gruppo di onda (alcuni minuti), dallo stato del mare (ore e giorni), da stagione a stagione (mesi) e secondo levoluzione ambientale (anni). Le maggiori difficolt nello sfruttamento del moto ondoso sono dovute alle irregolarit delle onde stesse. Capita molto spesso che gruppi di onde di grandi dimensioni si alternino con altri di dimensioni molto pi ridotte. La produzione di energia tenderebbe quindi a seguire landamento delle onde. servono quindi apposite componenti meccaniche e idrauliche capaci di immagazzinare potenza e liberarla al momento opportuno neutralizzando i picchi. Un altro grande limite con cui bisogna confrontarsi per lo sfruttamento di questo tipo di energia costituito dalle rigide condizioni in cui devono andare a operare le macchine, per cui bisogna tenere opportunamente conto delle condizioni meteorologiche e acquatiche. La barriera da superare che tuttavia risulta essere di maggiore ostacolo , banalmente, il mare stesso. Non siamo infatti ancora in grado di fare unanalisi precisa delle condizioni in un sito specifico. Ci dipende essenzialmente dal fatto che, a causa della mancanza di dati sugli andamenti marini, non ci sono modelli statistici in grado di fornire una stima certa sui risultati futuri. Si presenta quindi un grosso rischio, infatti si possono sottostimare o sovrastimare la gravosit delle condizioni operative. Qualora venissero sottostimate si andrebbe in contro a distruzione quasi certa del sistema di produzione, mentre nel caso contrario i costi di produzione aumenterebbero notevolmente rendendo questa fonte non competitiva. I vantaggi che si possono ricavare daltro canto sono enormi, le onde rappresentano una fonte pulita, il cui sfruttamento ha un basso impatto ambientale, otre a ci la variazione naturale delle onde segue il ritmo periodico della richiesta di energia. I rischi ambientali legati a questo sfruttamento si dimostrano per decisamente bassi e possono essere cos riassunti:

22

Figura 14: Valutazioni di rischi connesse allo sfruttamento del moto ondoso

Dal punto di vista economico negli ultimi cinque anni lenergia derivata dalle onde ha attirato su di s sempre maggiori attenzioni, in particolare sono nate numerose nuove industrie con lobbiettivo di sviluppare nuovi generatori marini. Il contributo potenziale a livello mondiale si stima in 2000 TWh/anno, una cifra che rappresenta il 10% del consumo elettrico globale. I costi di produzione dellenergia derivata dalle onde hanno avuto una sensibile diminuzione durante gli ultimi 20 anni, attestandosi ora a 0,08 /kWh con una diminuzione dell8%. Se paragonato ai 0,04 /kWh che rappresenta il costo medio per la produzione di energia in Europa per questo valore si mostra evidentemente ancora molto elevato. Tuttavia fare una previsione dellandamento del prezzi dellenergia marina alquanto arduo poich esso dipende fondamentalmente dalla tecnologia applicata nella produzione ed essa pu migliorare molto rapidamente, specialmente se si riuscisse ad attivare un sistema di produzione su vasta scala.

23

Figura 15: Andamento del costo dell'energia prodotta in Europa negli ultimi quindici anni

Sono stati attivati progetti che puntano ad aumentare la capacit di sfruttamento di 15 MW entro i prossimi quindici anni, per cui le previsioni applicabili sono fortemente speculative , tuttavia alcune compagnie hanno gi puntato sulla produzione di molti MW allanno per i prossimi anni Sono stati costruiti in questi ultimi anni numerosi sistemi di generazione a partire dal moto ondoso. Mi limiter quindi a citarne solo alcuni, i pi importanti e i pi promettenti.

24

1.4.1 AWS E un macchinario costituito da due cilindri coassiali di grandi dimensioni completamente sommersi dallacqua. Il primo cilindro fisso mentre il secondo, posto allesterno, libero di muoversi scorrendo. Pu essere utilizzato in fondali marini adatti fino alla profondit di 80-90 metri e necessita di una griglia di connessione. In seguito al moto ondoso il cilindro non vincolato, detto floater, viene spinto verso il basso comprimendo il volume daria interposto tra i due. Quando londa passata oltre il fenomeno che si verifica lopposto, laria si espande. La produzione di energia avviene sfruttando il moto relativo tra i due cilindri utilizzando un generatore lineare. I sistemi ausiliari sono costituiti da un sistema di pompe per regolare la zavorra, un accumulatore necessario per assorbire la potenza in eccesso e rendere pi lineare possibile la produzione, un sistema di controllo e filtraggio dellaria e della lubrificazione. I vantaggi di questo generatore sono rappresentati da diversi fattori: essendo sommerso di almeno 6 metri non interessato da problemi climatici, la potenza prodotta maggiore di 4 MW e lenergia di 4 GWh, i guasti possono essere riparati in fretta ricorrendo a batiscafi semplici, infine non rappresenta nessun pericolo di inquinamento per lambiente. Lo svantaggio principale rappresentato dalla dipendenza della produzione dal periodo delle onde e dalla loro altezza, la loro variabilit si riflette sulla variabilit della potenza prodotta.

Figura 16: Previsioni di produzione di potenza dell'AWS legate a periodo e altezza delle onde

25

Figura 17: Il generatore AWS

26

1.4.2 IPS OWEC Questo sistema molto flessibile e ha un alto rendimento di produzione. Anche in questo caso la struttura relativamente semplice e le dimensioni variano secondo le condizioni in cui si prevede dovr operare. Il generatore sostanzialmente una boa, ed tenuto in posizione da un sistema di ancoraggio che lo rende libero di oscillare. Quando le onde raggiungono il generatore la boa A inizia a oscillare, il tubo di accelerazione B, aperto alle estremit, si muove conseguentemente di moto relativo. La colonna dacqua causa il movimento del pistone C. Proprio il moto di C permette la produzione di energia, infatti viene trasformato meccanicamente, o pi frequentemente, con un sistema idraulico in moto rotatorio che alimenta il generatore D. Il generatore dotato inoltre di un sistema ausiliario che rende possibile la variazione del suo assetto in seguito alle condizioni del moto ondoso. La profondit minima per lutilizzo dellOWEC deve essere di almeno 30 metri. I generatori variano la produzione di potenza in base alla taglia, da 10 kW a 150 kW, qualora si installasse un sistema di generatori la produzione di potenza si pu stimare in un intervallo compreso tra 50 e 100 MW.

Figura 18: Due schemi di struttura e funzionamento dell'IPS OWEC

27

1.4.3 Might Whale Questa macchina molto pi simile a una nave che a un generatore, a cominciare dalla struttura in acciaio, dalla forma e dalle dimensioni enormi. E lungo 50 metri, largo 30 e alto 13. Il corpo principale ospita: tre camere daria con una superficie di 80 mq ciascuna al fine di assorbire limpatto delle onde, altre camere daria, utili solo per il galleggiamento, sono poste nella parte posteriore, a destra e a sinistra della struttura. Nel retro sono inoltre montate delle alette collegate attraverso un telaio di connessione. Ogni camera daria frontale ha unapertura posta al di sotto del livello di galleggiamento. Quando le onde si infrangono sulle camere daria il livello dellacqua allinterno delle camere stesse varia. Laria viene quindi compressa, ne aumenta la velocit, e fluisce attraverso leffusore posto in cima alla camera stessa. Lenergia elettrica viene generata dal passaggio dellaria ad alta velocit allinterno di una turbina, sfruttando quindi il principio della colonna dacqua oscillante. Le turbine impiegate, una per ogni camera, possono essere utilizzate sia unidirezionalmente (ruotando solo per leffetto dellaria in uscita) che bidirezionalmente (sfruttando sia laria in uscita che la successiva aspirazione necessaria per colmare il vuoto creato allinterno della camera). Delle tre turbine impiegate due sono connesse a generatori in grado di sviluppare una potenza di 30 kW, mentre la terza collegata a un generatore da 50 kW e, con una derivazione in parallelo, a un altro generatore da 10 kW. La produzione finale di potenza elettrica in queste condizioni risulta essere di 110 kW.

28

Figura 19: La struttura del Might Whale

Figura 20: Schema delle turbine montate sul Might Whale e del loro funzionamento

29

Figura 21: Caratteristiche tecniche del Might Whale

30

1.4.4 Pelamis La struttura di questo generatore composta da sezioni cilindriche connesse da giunti che ne rendono possibile il movimento. Il moto indotto dalle onde sulle sezioni provoca loscillazione dei giunti, contrastata a sua volta da un sistema idraulico che pompa olio ad alta pressione in motori idraulici. I motori idraulici sono collegati ai generatori veri e propri, capaci quindi di produrre energia elettrica. Il Pelamis dotato di un sistema di accumulatori che servono per mantenere costante la produzione di energia anche in caso di disomogeneit delle onde. Lenergia prodotta convogliata grazie a un singolo cavo a una giunzione adagiata sul fondale; proprio questa giunzione permette di connettere pi dispositivi insieme. Nel caso le dimensioni delle onde non siano sufficientemente grandi per la produzione di energia, il Pelamis in grado di mettere in funzione un sistema di sincronizzazione che, agendo sulla configurazione dei giunti, permette di aumentare la produzione di energia. Questo sistema viene automaticamente escluso quando le condizioni ambientali sono ritornate al livello di lavoro normale. La macchina tenuta in posizione da un sistema di ancoraggio composto da pesi e galleggianti che evitano uneccessiva tensione dei cavi. Le dimensioni del modello da 750 kW, composto da tre stadi di conversione, sono 120 metri di lunghezza e 3,5 metri di diametro. Il Pelamis deve essere disposto in zone in cui la profondit del fondale di 50-60 metri in genere a una decina di chilometri dalla costa. Non ci sono problemi di surriscaldamento, poich sono montati scambiatori di calore che utilizzano lacqua di mare come liquido refrigerante. Il rendimento della macchina oscilla tra il 70%, con onde di altezza ridotta e lungo periodo, e l80% in caso di piena operativit. I generatori sono collegati tramite ununica linea trifase capace di sopportare 690 V, un trasformatore si occupa in seguito di aumentare la tensione rendendola adatta al trasporto a terra.

31

Figura 22: Il Pelamis in azione

Figura 23: Rappresentazione dei un modulo costituente il Pelamis

32

Figura 24: Tabella per la previsione della produzione di potenza del Pelamis in relazione a periodo e altezza delle onde

33

1.4.5 Wave Dragon (Floating wave power vessel) Lidea di base per questo generatore di applicare il ben noto metodo della produzione idroelettrica utilizzando per il mare e una piattaforma offshore. Lacqua viene spinta dal moto ondoso stesso in un serbatoio posto in cima alla piattaforma stessa, poi viene fatta cadere, come se fosse in una condotta forzata, mettendo in rotazione una serie di turbine che generano corrente. Il Wave Dragon risulta quindi essere composto da: un corpo principale preceduto da una rampa cava con profilo a doppia curvatura, due galleggianti in acciaio posti ai lati del corpo principale utilizzati per aumentare la massa dacqua che investe il corpo principale, il sistema di ancoraggio, le turbine che variano in numero a seconda delle condizioni in cui si prevede dovr operare la macchina e infine generatori a magneti permanenti. Il corpo principale fondamentalmente un grande bacino di accumulo dacqua, costruito in acciaio e rinforzato con cemento armato. Si prevede che per un generatore capace di produrre 36 kW/m il corpo principale dovr misurare 140 x 95 metri e sar in grado di accumulare fino a 8000 m3 dacqua. Al di sotto del corpo principale montata una camera daria capace di stabilizzare il generatore e variarne lassetto in base alle condizioni del mare. I galleggianti laterali e la rampa a doppia curvatura svolgono un effetto combinato: i primi, che si prevede saranno lunghi 145 metri e alti 19, dirigono le onde verso la rampa che, grazie al suo profilo (ellittico e circolare) massimizza la quota dacqua che raggiunge il corpo principale. Il collegamento fra corpo principale e galleggianti laterali reso possibile da un apposito sistema di giunti, mentre gli urti sono assorbiti da uno strato di gomma. Le turbine utilizzate sono derivate da quelle impiegate negli impianti idroelettrici tradizionali, caratterizzare da una grande affidabilit e da un basso costo di mantenimento. La velocit di rotazione delle turbine abbastanza bassa, si rende quindi necessario lutilizzo di generatori a magneti permanenti. In tal maniera non necessario fare ricorso a ulteriori e pi complicati sistemi meccanici, riducendo inoltre le perdite. Lenergia prodotta viene convogliata sulla terra ferma grazie a un cavo. La potenza che si

34

stima di poter produrre varia a seconda delle condizioni climatiche in cui la macchina si trova ad operare e si aggira nellintervallo tra 4 e 15 MW.

Figura 25: Vista del prototipo di Wave Dragon

35

Figura 26: Vista del prototipo di Wave Dragon

Figura 27: Tabella per la previsione della produzione di potenza del Wave Dragon in relazione a periodo e altezza delle onde

36

Capitolo 2 Teoria delle onde


2.1 Grandezze principali delle onde Per definire correttamente unonda regolare dobbiamo conoscere alcune sue caratteristiche: lampiezza a, la lunghezza donda la sua fase nello spazio e nel tempo. e il suo periodo T. Per essere in grado di definirla correttamente bisogna sapere anche la sua direzione di propagazione e

Figura 28: Grandezze caratteristiche delle onde

Il numero donda definito dallespressione 2/ e sar rappresentato dalla lettera k. La frequenza angolare invece vale 2/T. Lultima grandezza rilevante la frequenza f=1/T

2.2 La superficie delle onde Andiamo a considerare le onde che si muovono in un condotto con fondo piatto e rive argini paralleli, assumiamo inoltre che non ci siano variazioni nel moto ondoso lungo il percorso.

37

Figura 29: Andamento di un'onda lungo un canale

Le onde in superficie determinano il movimento della restante massa dacqua, il fluido ha quindi, in ogni punto, la velocit:

v(x, z, t ) = u (x, z, t )i + w(x, z, t )k


Z indica la coordinata verticale, misurata dal pelo libero dellacqua, mentre i vettori i e k sono rispettivamente orientati verso lasse x e verso lasse z. u e v rappresentano le componenti della velocit. Assumiamo che lacqua sia incomprimibile, in tal caso, per le leggi della meccanica dei fluidi la velocit in ogni punto del fluido stesso soddisfer lequazione della continuit: u v w + + =0 x y x Nel nostro caso si assume la componente y nulla, poich non ammettiamo variazioni lungo il condotto. Se poi si assume, come ulteriore ipotesi che il fluido sia irrotazionale la velocit pu essere ulteriormente espressa in termini di velocit potenziale :
x

u=

38

v=
w=

y
z

Se andiamo a introdurre le espressioni della velocit potenziale nellequazione di continuit ricaviamo: 2 2 + 2 =0 x 2 z Lespressione appena ricavata rappresenta lequazione di Laplace. Essa racchiude tutte le informazioni che ci servono per analizzare il moto delle acque lontano dalla superficie o dai contorni. Il fondo del condotto non permeabile quindi, lungo di esso, la velocit delle particelle sar nulla:
( x , z = h, t ) = 0 z

w( x, z = h, t ) =

Questa equazione costituisce la relazione che dobbiamo tenere in considerazione per analizzare le condizioni al contorno. Per eliminare ulteriori problemi consideriamo, al momento, il condotto di lunghezza infinita, evitando cos di dover analizzare le cndizioni che si creano alle due imboccature. E stato osservato che la permanenza in superficie delle particelle di liquido durante il moto ondoso aumenta notevolmente nel caso in cui il moto stesso sia uniforme. Considerando una porzione di superficie durante due istanti di tempo molto vicini come in figura:

39

Figura 30: Moto di una particella di fluido sulla superficie libera

Il primo punto con coordinate (x1,(x1,t1)) si muove a velocit v verso il secondo punto (x2,(x2,t2)) nellintervallo di tempo t=t2-t1 per cui:

(x 2 , t 2 ) = (x1 , t1 ) + w (t 2 t1 )
x 2 = x1 + u t 2 t1

Se esprimiamo con una serie di Taylor e lo andiamo a sostituire nellequazione precedente otteniamo:
(x1 , t 2 )(x 2 x1 ) = w (t 2 t1 ) x

( x1 , t 2 ) (x1 , t1 )

A questo punto, dividendo per t2-t1 e risolvendo il limite t2t1, si ottiene la formulazione matematica della legge fisica per cui una particella di fluido rimane in superficie per tutto il tempo. Descrive il moto della superficie ed chiamata equazione delle condizioni cinematiche al contorno:

40

+u =w t x

Laltra condizione che deve essere soddisfatta deriva dalleguaglianza necessaria in superficie tra la pressione atmosferica (che noi assumiamo costante) e la pressione p del liquido. Questa condizione pu essere ricavata dallequazione di Bernoulli: 1 2 + u + w 2 + gz = C (t ) t 2

Se noi imponiamo che C(t)=patm/ ricaviamo:


1 2 + u + w 2 + g = 0 t 2

Questa equazione, che si riferisce alle forze di superficie, normalmente chiamata condizione dinamica al contorno. Riassumendo abbiamo ricavato quattro equazioni che possiamo utilizzare per risolvere e descrivere il moto della superficie: 2 2 + 2 =0 x 2 z
w( x, z = h, t ) = +u =w t x 1 2 + (u + w 2 ) + g = 0 t 2 ( x , z = h, t ) = 0 z

41

2.3 Onde di piccola ampiezza Per risolvere le equazioni ricavate in precedenza necessario ricorrere alla linearizzazione. I parametri fisici nelle nostre equazioni sono rappresentati dalla profondit h e dallaccelerazione di gravit g. Partendo dalle quantit L, T, A, h e g possiamo formare tre combinazioni adimesionate:

1 = 2 =

A L L h

3 =

g T 2 L

Le onde di piccola ampiezza si sviluppano nel caso in cui 1<<<1 per cui A<<<L. Il valore di v A/T, considerando la condizione cinematica:

+u =w t x

Il primo termine vale O(A/T) mentre il secondo pu essere riscritto come:


A A A A = O = O O x L T T L

Poich abbiamo assunto allinizio che il rapporto A/L sia molto minore di 1 possiamo trascurare il secondo termine e usare la condizione cinematica semplificata:
=w t

Se andiamo a considerare la condizione dinamica: 42

1 2 + u + w 2 + g = 0 t 2

Sapendo che lintensit della velocit potenziale pu essere riscritta come =O(LA/T) il primo termine della nostra equazione risulta essere dello stesso ordine di O(AL/T2). Il secondo termine risulta invece essere dellordine:

AL A 2 O ( A / T ) = O 2 O T L
Ci significa che il secondo trascurabile rispetto al primo, infine il terzo membro dellordine di O(LA/T2). Lequazione finale linearizzata risulta essere:
+ g = 0 t

Tuttavia le non siamo ancora in grado di risolvere il problema in quanto non conosciamo n la velocit n il potenziale dellacqua a pelo libero. Tuttavia, sempre ricorrendo allalgebra possiamo scrivere:
w (x, z = 0, t ) = O A / T A = O A A z L T L

E potendo trascurare il primo termine ricaviamo la condizione cinematica linearizzata:


( x, t ) = w( x,0, t ) t

Per trovare la condizione dinamica linearizzata si opera nello stesso modo e si ricava lespressione:

43

( x,0, t ) = g ( x , t ) t

Le equazioni finali linearizzate sono quindi: 2 ( x, z , t ) 2 ( x, z , t ) I. + =0 x 2 z 2 II. III. IV.


( x , z = h, t ) = 0 z ( x, t ) = w( x,0, t ) t ( x,0, t ) = g ( x , t ) t

Cerchiamo prima di tutto di trovare le soluzioni che rappresentano onde regolari, cos vediamo quando lequazione I presenta tali soluzioni. Per una z data possiamo assumere nella forma: ( x, z , t ) = A( z )sin (t kx + 0 ) Dove k, e sono valori sconosciuti e A lampiezza che assumiamo essere dipendente da z. Se andiamo a inserire la funzione nellequazione I ricaviamo facilmente:

[ k

A( z ) + A( z ) sin (t kx + 0 ) = 0

Se questa equazione fosse applicata a tutte le x e le t il termine tra le parentesi scomparirebbe. Ci conduce a unequazione lineare differenziale del secondo ordine per A che ha soluzione generale pari a:

A( z ) = C1 cosh(kz + C 2 )
Lequazione II richiede che:

44

(x, z = h, t ) = dA (z = h )sin (t kx + 0 ) = 0 z dz

Ci significa che A( z = h ) = 0 , per A( z ) = kC1 sinh(kz + C 2 ) e si annulla nel caso in cui z = -h se C2 = kh. Per cui una possibile soluzione che soddisfi I e II : ( x, z , t ) = C1 cosh (k ( z + h ))sin (t kx + 0 ) Rimane da ricavare come soddisfare le equazioni III e IV, in particolare questultima esplicitata rispetto a diventa: 1 ( x, z = 0, t ) = C1 cosh (k ( z + h )) cos(t kx + 0 ) g t g

( x, t ) =

Per quanto riguarda la III bisogna tenere in considerazione che lespressione


2 (x, t ) = C1 cosh(kh)sin (t kx + 0 ) t g

Deve essere uguale a


(x, z = 0, t ) = kC1 sinh (kh )sin (t kx + 0 ) z

w( x, z = 0, t ) =

Perch questa condizione sia realizzata per tutte le x, t ed s dobbiamo avere:

2
g

cosh (kh ) = k sinh (kh )

Oppure

2 = gk tanh (hk )

45

Ci significa che k e non possono essere scelti casualmente. Per k 0 solo due frequenze ( e ) soddisfano lequazione, chiamata relazione di dispersione, che ci descrive la connessione tra la frequenza e il numero donda. Le equazioni di , la relazione di dispersione rappresentano il cuore della teorie delle onde.

2.4 La relazione di dispersione Questa relazione lega la frequenza delle onde con la loro lunghezza donda. Per le onde

( x, t ) = a sin (t kx ) il numero donda k e sono connesse dalla relazione


2 = gk tanh (hk ) . E interessante notare che per un dato h sono ammessi due valori di ,
ci dovuto alla direzione dellonda stessa. Ricordando che h la profondit e che

k = 2 / (con pari alla lunghezza donda). Moltiplicando si ricava che kh = 2h / .


Se kh ha un valore piccolo, quindi h molto minore di , la profondit si rivela esser molto minore della lunghezza donda. questa condizione corrisponde al caso di acque poco profonde. Al contrario se kh rappresenta un valore elevato ci troviamo nella situazione di acque profonde. In entrambi i casi la relazione di dispersione varia: Acqua bassa: si pu sostituire tanh(hk ) con il solo kh, per cui 2 = gk kh . Il risultato finale :

= k gh
Acqua profonda: in questo caso tanh(hk ) = 1 per cui

= gk
E presente un ampio spettro di velocit che non rientrano, per una data lunghezza donda, n alla categoria delle acque profonde n a quella delle acque basse. Una regola empirica consiste nellusare lespressione delle acque profonde quando h > / 2 mentre per h < / 2 si considerano acque basse.

2.5 La velocit di fase La velocit di fase cp definita come: 46

cp =

L T

Essa rappresenta la velocit della cresta dellonda. Dalla relazione di dispersione si ricava che:
cp = g

tanh (kh )

Nel caso di acqua bassa si ottiene:

cp =

gh k = gh k

Nel caso invece di alte profondit:

cp =

/g
2

gk = k

g k

In acque profonde la velocit aumenta con laumentare del periodo e della lunghezza donda, mentre in acque basse la velocit risulta legata alla profondit.

Figura 31: Andamento della velocit di fase delle onde d'acqua regolari

47

2.6 Il campo di velocit Abbiamo gi considerato la velocit dellacqua e le sue componenti u e w, e abbiamo anche gi definito il potenziale della velocit :
( x, z , t ) x ( x, z , t ) z

u ( x, z , t ) = w(x, z , t ) =

( x, z , t ) =

ag cosh (k ( z + h )) cos(t kx ) cosh (kh )

Se andiamo a considerare per semplicit il caso delle acque profonde per valori di kh elevati possiamo riscrivere il rapporto tra cosh come segue:

cosh(k ( z + h )) e kz e kh + e kz e kh 1 + e 2( z + h )k = = e kz cosh(kh ) e kz + e kz 1 + e 2 kz

Quando siamo quasi in superficie e h tende a infinito lespressione si riduce a e kz . Possiamo quindi scrivere che:
( x, z , t ) = ag

ag

e kz cos(t kx )

Condizionando cos sia lespressione di u che quella di v:


u ( x, z , t ) = v ( x, z , t ) =

ag

ke kz sin (t kx ) = a e kz sin (t kx ) ke kz cos(t kx ) = a e kz cos(t kx )

Per una data profondit z, u e w rappresentano onde in movimento con la stessa ampiezza ma sfasate di /2. Per una profondit arbitraria le espressioni di u e w sono:

48

u ( x , z , t ) = a w( x, z , t ) = a

cosh (k ( z + h )) sin (t kx ) sinh (kh ) sinh (k (z + h )) cos(t kx ) sinh (kh )

Derivando le velocit rispetto al tempo si ricavano le componenti dellaccelerazione: u (x, z, t ) = a 2 cosh (k (z + h )) cos(t kx ) t sinh (kh ) w (x, z, t ) = a 2 sinh (k (z + h )) sin (t kx ) t sinh (kh )

Figura 32: Variazione dell'altezza del fluido in relazione ai vettori di velocit e accelerazione

2.7 La traiettoria delle particelle del fluido Osserviamo il fluido dal punto O (0,z0), le componenti xp e zp descriveranno il moto di una particella di fluido che si trova nelle coordinate (0+xp,z0+zp). Il moto pu essere descritto attraverso le due equazioni differenziali:
& x p = u (x p , z 0 + z p , t )

49

& z p = w(x p , z 0 + z p , t )

Figura 33: Variazione delle componenti di una particella di fluido

Facendo uno sviluppo di Taylor si ottiene che i termini di primo grado sono predominanti, per cui si pu operare una prima approssimazione:
& x p = u (0, z 0 , t ) = A sin (t ) & z p = w(0, z 0 , t ) = B cos(t )

Dove A e B rappresentano:
cosh (k ( z 0 + h )) sinh (kh )
sinh (k ( z 0 + h )) sinh (kh )

A = a B = a

Se integriamo le due equazioni rispetto al tempo t otteniamo:


1

xp = zp =
1

A cos(t )

B sin (t )

Da esse si ricava:

50

( A / )2 ( B / )2

x2 p

z2 p

=1

Questa rappresenta lequazione di un ellisse, si comprende quindi che il movimento delle particelle del fluido segue unorbita ellittica. Se osserviamo attentamente le equazioni possiamo notare come la componente u della velocit sia maggiore al culmine dellorbita rispetto al punto di minimo. Questa differenza allorigine di un leggero spostamento detto Stokes Drift.

Figura 34: Il movimento caratteristico chiamato "Stokes drift "

Figura 35: Spostamento di una particella di liquido da una zona di profondit media nel caso di acque basse e di acque profonde

51

2.8 La variazione della pressione dovuta alle onde In generale la pressione nellacqua pari alla pressione atmosferica sommata alla pressione idrostatica ed a una componente dinamica dovuta al moto ondoso. Tornando allequazione di Bernoulli:
p p 1 2 + (u + v 2 ) + gz = atm t 2

Se lampiezza piccola possiamo trascurare il termine lespressione semplificata:


p ( x, z , t ) = (x, z, t ) gz + p atm t

(u

+ v 2 / 2 ottenendo

Il termine variabile detto pressione dinamica e per piccole ampiezze vale: p ( x, z , t ) = (x, z, t ) = ag cosh(k (z + h )) sin (t kx ) t cosh (kh )

52

Tabella 1: Schema riassuntivo delle grandezze principali caratteristiche delle onde

53

2.9 Energia delle onde Lenergia potenziale contenuta in una colonna dacqua di sezione dA vale:

dE p =

z = h

gz dV = dA

z = h

gz dz = dA g

2 h2
2

Poich ci interessa solo lenergia potenziale in eccesso sottraiamo la parte corrispondente alla sola superficie e otteniamo lenergia potenziale per unit di area: dE p dE p ( = 0 ) dA

1 g 2 2

Invece di usare il valore istantaneo di pi semplice usare il valore medio di 2. Questo valore medio rappresenta una sinusoide la cui ampiezza vale a2/2. Per un piano di onda con ampiezza a lenergia potenziale media per unit di area vale:

dE p dA

ga 2
4

Lenergia cinetica si pu ricavare in maniera del tutto simile:

dE k =

1 u 2 + v 2 + w 2 dV 2 z = h

Se, per semplificare, ci poniamo in acque profonde e con un piano donda

(x, t ) = a sin(t kx ) otteniamo:


u 2 + v 2 + w 2 = (a ) e 2 kz
2

Sostituendo:

54

0 dE k 1 1 1 1 1 2 = 2 a 2 e 2 kz dz 2 a 2 e 2 kz dz = 2 a 2 = a g dA 2 2 2 2k 4 z = h

Lenergia cinetica e quella potenziale risultano essere quindi uguali. Lenergia viene portata dalle onde ma non si muove con la loro stessa fase, in acque profonde infatti la velocit di trasporto dellenergia solo la met della velocit di fase. Se consideriamo infatti due piani donde che hanno la stessa direzione ma con differenti frequenze e numeri donda k + k 2 1 2 k k2 + 2 a sin (1t k1 x ) + a sin ( 2 t k 2 x ) = 2a sin 1 t 1 x cos t 1 x 2 2 2 2 Il risultato il prodotto di due onde in movimento, la prima presenta frequenza e numero donda che sono del tutto simili a quelli dellonda iniziale mentre la seconda ha frequenza pari a (1 2 ) / 2 e numero donda (k1 k 2 ) / 2 . Il risultato grafico il seguente:

Figura 36: Il prodotto di due onde in movimento

Il risultato consiste in un gruppo di onde che si muovono con la velocit di fase del coseno:

cg =

(1 2 ) / 2 2 1 = (k1 k 2 ) / 2 k 2 k1
55

Se fossimo quindi seduti in barca, i muovessimo ad una velocit pari a cg e fossimo in un punto di minimo dellonda non sentiranno il passaggio dellonda stessa. Da ci si pu concludere che lenergia si muove con la nostra stessa velocit, detta velocit del gruppo, essa vale:
d dk

cg =

Poich le onde che consideriamo seguono la relazione di dispersione abbiamo che:

cg =

d 2 d g tanh(kh) + gk h cosh 2 (kh ) dk g kh tanh(kh ) + = = = 2 dk 2 dk 2 dk 2 cosh (kh )

In caso di acqua profonda si pu considerare che h tende a infinito, per cui cg vale:

g cp d g cg = = = = dk 2 2 2
In acqua profonda la velocit di gruppo vale solo la met della velocit di fase. Per quanto riguarda invece un livello dacqua poco profondo la velocit di gruppo e la velocit di fase coincidono, infatti:

= gh k d
cg = dk

= gh = c p

56

Capitolo 3 La boa giroscopica


Tutti i sistemi di conversione dellenergia derivata dal moto ondoso finora sviluppati sono stati progettati per operare in condizioni di mare aperto, e sono indirizzate soprattutto al funzionamento negli oceani dove laltezza delle onde decisamente elevata. Nel caso dellItalia le sue coste sono bagnate da onde di piccola altezza se non in casi particolari dovuti alle condizioni climatiche. E quindi necessario cercare di sviluppare un congegno che sia in grado di sfruttare caratteristiche differenti dallaltezza delle onde stesse. Il generatore studiato si basa quindi su un sistema di corpo galleggiante al cui interno posto un sistema giroscopico. Il movimento delle onde perturba il moto del giroscopio provocando un moto di precessione. Quattro attuatori sono connessi con il sistema di vincolo del giroscopio, con dispositivi paralleli allasse del corpo galleggiante in condizioni di quiete del sistema. I punti di connessione con il sistema di vincolo del giroscopio sono posizionati su un perno perpendicolare allasse di rotazione e uniformemente spaziati lungo la circonferenza.

Figura 37: Struttura della massa giroscopica e dei cilindri a essa connessi

57

Nel momento in cui il giroscopio inizia il suo moto di precessione sar quindi possibile sfruttare il moto alternativo degli attuatori in modo tale da ottenere un apposito fluido dal serbatoio allaccumulatore di pressione. La caratteristica principale di questo generatore che il valore della coppia prodotta non dipende dallaltezza delle onde ma dalla derivata rispetto al tempo del profilo dellonda, per cui lenergia prodotta influenzata dalla forma dellonda. Questo aspetto molto significativo poich, analizzando il moto ondoso in mare aperto, semplice osservare che linclinazione della superficie ondosa determinato non tanto dallaltezza ma dal periodo delle onde stesse, ci rende il generatore utilizzabile anche in mari chiusi come il Mediterraneo. Il sistema complessivamente costituito da un corpo galleggiante principale che ospita il giroscopio, le pompe e il circuito idraulico. Ci sono poi sei galleggianti, utilizzati come stabilizzatori, disposti intorno al primo. E necessario dotare il generatore di questi corpi galleggianti per bilanciare la coppia causata dal movimento del giroscopio, evitando cos il pericolo di capovolgimento. Il cuore del generatore rappresentato del giroscopio: la massa del giroscopio, connessa alla paratia inferiore del corpo principale attraverso un giunto sferico, disposta parallela allasse verticale e avviata da un piccolo motore elettrico, caratterizzata da un moto rotatorio attorno allasse principale. Grazie al suo momento di inerzia ci pu essere sfruttato per ricavare energia dalle onde marine. Lo sfruttamento dellenergia meccanica messo in atto tramite al moto periodico dellasse del giroscopio dovuto al passaggio delle onde: lasse della massa giroscopica spinto a oscillare insieme al corpo principale grazie allinsieme degli attuatori idraulici che lo collegano ad esso quindi, quando il galleggiante fatto ruotare attorno a un asse orizzontale dal passaggio di un onda, viene imposto al giroscopio un moto precessionale. Questo movimento pu essere sfruttato per la produzione di energia meccanica.

58

Figura 38: Struttura esterna complessiva della boa giroscopica

La massa giroscopica si comporta in maniera molto simile a una trottola, la differenza determinata dal giunto sferico centrale per cui possiamo considerare che il suo punto fisso sia nel piano del giroscopio. In particolare, allo stato iniziale la massa giroscopica si presenta ad asse verticale e ruota alla velocit di rotazione impostagli da un motore elettrico connesso al suo asse. Al momento dellimpatto con londa il corpo principale si inclina. Se non ci fossero i cilindri il giroscopio continuerebbe a ruotare nel suo assetto iniziale ad asse verticale. La loro presenza provoca la perturbazione iniziale del moto del giroscopio, con linizio del moto di precessione, determinante ai fini della produzione di energia. Precessionando, la massa del giroscopio causa una serie di fuoriuscite e rientri dei pistoni stessi, che invertono il loro ruolo, se prima dovevano dare origine al moto di precessione ora si comportano come utilizzatori subendone leffetto, pompando quindi olio verso il serbatoio principale. Pi o meno lentamente, a seconda della velocit di rotazione e della velocit di precessione, il moto precessionale viene assorbito completamente riportando la massa alla condizione iniziale con asse verticale in attesa dellarrivo dellonda successiva.

59

Figura 39: Schematizzazione del circuito idraulico

Il circuito oleodinamico composto da quattro parti essenziali: le pompe P, un serbatoio pressurizzato S, un compressore C e una turbina T. Il compressore azionato da un motore elettrico Me ed ha la funzione di mantenere costante la pressione nel serbatoio S, mentre la turbina connessa al generatore A, per produrre energia elettrica. Quindi le pompe immettono liquido nel serbatoio dove la pressione mantenuta costante grazie allintervento del compressore. Infine lolio viene convogliato verso la turbina e si cos in grado di produrre energia Lenergia elettrica cos prodotta viene trasportata a terra tramite lutilizzo di un cavo elettrico. Analizziamo quindi il sistema dal punto di vista esclusivamente meccanico.

60

Figura 40: Sezione del corpo centrale della boa giroscopica

Figura 41: Schema del congegno giroscopico

Il momento di inerzia e la velocit di rotazione del giroscopio sono fissati a priori mentre la velocit di precessione dipende dalle caratteristiche cinematiche delle onde marine e dal movimento oscillatorio del corpo galleggiante.

61

Per lo studio del moto del sistema si fa ricorso a un modello sinusoidale, applicabile alle onde marine in acque profonde:

= A sin(t kx )
dove il profili sinusoidale dellonda determinato da A che rappresenta lampiezza, la pulsazione, t il tempo, k il numero donda e x la direzione di propagazione. Per massimizzare lenergia prodotta le caratteristiche di movimento devono essere considerate e analizzate. Loscillazione del galleggiante intorno ad un asse orizzontale dipende in misura preponderante dal suo periodo naturale e si pu osservare che si verifica una grande ampiezza quando il periodo naturale coincidente o molto simile a quello di incidenza delle onde, con un andamento decrescente nel caso in cui il periodo delle onde vari. Tutto ci non favorevole per la produzione poich il moto ondoso caratterizzato da un andamento molto irregolare, per cui non ci si pu focalizzare sulle onde che statisticamente si presentano pi spesso. Questo inconveniente pu essere risolto con un sistema di galleggiamento capace di variare il proprio assetto. In questo modo sarebbe possibile massimizzare la produzione di energia per uno spettro di onde molto ampio, indipendentemente dalla distribuzione statistica durante lanno. Considerando che il periodo naturale dipende principalmente dal peso, dal momento di inerzia e dalla geometria si pu cercare di risolvere il problema dellaccordo galleggianteonde incidenti in due modi: possibile variare il peso del sistema oppure la lunghezza delle barre che collegano gli stabilizzatori al corpo principale (tuttavia questa soluzione si presenta molto difficile da mettere in atto). Un sistema di regolazione del peso pu essere realizzato molto pi agevolmente, con un controllo attivo del sistema di riempimento e svuotamento dei galleggianti. Il risultato di questa procedura la variazione del momento di inerzia e del peso del sistema, per cui possibile adattare il periodo naturale del generatore. Utilizzando il sistema di variazione di assetto lo studio del movimento e della conversione di energia pu essere notevolmente semplificata poich il generatore in grado di assecondare la superficie ondosa in un ampio spettro di condizioni. Per

62

analizzare la produzione in primo luogo necessario studiare le caratteristiche delle onde e la loro frequenza.
h (m) (m) T (s) f (1/24 h) 0,50 4,10 1,61 53665,00 1,00 10,20 2,56 33750,00 1,50 17,60 3,36 25714,00 2,00 25,80 4,06 21281,00 2,50 34,70 4,71 18344,00 3,00 44,30 5,32 16241,00 3,50 54,40 5,90 14644,00 4,00 63,50 6,37 13563,00 4,50 76,10 6,98 12378,00 5,00 87,50 7,60 11551,00 6,00 111,60 8,45 10225,00 7,00 137,10 9,37 9221,00 Tabella 2: Parametri ondosi raccolti

Il dimensionamento della macchina deve essere effettuato tenendo conto quindi di molte variabili. La prima in assoluto rappresentata dalle condizioni ondose in loco. Si presenta la necessit di costruire una curva di distribuzione riguardante laltezza delle onde. Un altro parametro che influisce pesantemente sul funzionamento del generatore il diametro esterno massimo della struttura. Infatti va a condizionare sia il moto del sistema che la taglia della massa giroscopica. Ovviamente la configurazione migliore dipende principalmente dalla curva della distribuzione ondosa caratteristica del sito di installazione. Per questa ragione lanalisi del sistema di produzione deve essere eseguito confrontando diversi siti e curve di distribuzione, permettendo cos di trovare la configurazione migliore in ogni situazione. Le caratteristiche del sito vengono rielaborate usando un modello matematico della curva di distribuzione che lega laltezza delle onde a un periodo predeterminato. Lobbiettivo principale che viene raggiunto che le condizioni di un sito specifico possono essere simulate partendo dai valori medio e massimo dellaltezza dellonda. E stata estrapolata in diversi siti analizzati una distribuzione caratteristica con andamento iperbolico che pu essere ricondotta a un polinomio attraverso unopportuna interpolazione. Per il calcolo dei coefficienti polinomiali, oltre al valore medio e al valore massimo dellaltezza delle onde, sono necessari alcuni altri dati indipendenti dal sito, dati che sono ottenuti dalla derivata della curva rispetto al tempo. 63

In questo modo siamo in grado di impiegare nella nostra analisi una grande quantit di dati sullaltezza media e massima delle onde che si infrangono sulle coste italiane, determinando cos le curve di distribuzione corrispondenti Linterpolatore polinomiale pu essere infine espresso come:
y = a 0 + a1t + a 2 t 2 + a 3 t 3 + a 4 t 4

y rappresenta laltezza media, ossia un terzo dellaltezza complessiva dellonda, mentre t rappresenta la frazione del tempo totale di osservazione durante la quale londa ha altezza superiore allaltezza media y. Le condizioni di interpolazione utilizzate per ricavare i coefficienti polinomiali sono: y (0) = hmax
1 t0
t0

y(t )dt = h
0

med

dy =0 dt t =t0

y (t 0 ) = 0 hmax e hmed indicano laltezza massima e media dellonda, mentre t0 rappresenta lintero tempo di osservazione della curva di distribuzione. La curva che si costruisce utilizzando lapprossimazione statistica visibilmente simile quella che si pu costruire basandosi unicamente sui dati reali raccolti

64

Figura 43: Curva di distribuzione calcolata e osservata a Lerici dell'altezza delle onde

Da tali curve possibile, durante il periodo di osservazione, valutare lenergia trasportata dalle onde. Il modello matematico, comparato con le reali condizioni implica un errore che giunge a un valore massimo del 10%. Considerando che il modello matematico necessita di due dati in ingresso, che sono nel nostro caso laltezza media e massima delle onde, lerrore pu essere considerato pi che accettabile. Come gi detto, la produzione di energia strettamente correlata alle dimensioni del diametro esterno del convertitore giroscopico, poich esso determina la banda di onde sfruttabili. Nella stima energetica inoltre necessario che la dimensione della boa determina automaticamente le caratteristiche dellonda necessaria per produrre energia (che deve quindi essere in grado di far muovere adeguatamente il sistema). Quindi, per ogni valore di altezza nel nostro range di interesse, se ne pu calcolare la pulsazione, assumendo la lunghezza donda e il periodo T. Il processo di calcolo basato sullipotesi che la boa che ospita il giroscopio segua da vicino landamento della superficie marina, ci accettabile poich il sistema equipaggiato con il variatore di assetto. La conseguenza diretta che la velocit di rivoluzione precessionale uguale alla pulsazione dellonda. Per stabilire il momento sfruttabile dal giroscopio necessario conoscere a priori il momento dinerzia J e la velocit di rotazione della massa giroscopica . Questa scelta deve essere fatta ponendo il sistema nelle condizioni di stabilit pi ostiche possibili, in modo da permettere che i galleggianti anti-ribaltamento creino un momento di stabilizzazione capace di interagire con il momento precessionale e assicurare equilibrio al sistema. Il momento di equilibrio dipende principalmente dal 65

volume del corpo principale, dal volume dei corpi ausiliari e dallampiezza dei bracci di collegamento. Quando vengono fissate le dimensioni del sistema pu essere calcolata la coppia massima di stabilizzazione, ed importante che essa sia abbastanza grande da compensare la coppia massima di precessione della massa giroscopica (che si verifica in quando il convertitore mosso da unonda di breve periodo). Utilizzando la curva di distribuzione delle altezze e rispettando lipotesi che il sistema sia in grado di sfruttare onde con lunghezza donda pi grande della dimensione esterna massima del convertitore, si pu procedere al calcolo dellenergia meccanica trasmessa. E poi possibile ricercare la migliore configurazione del sistema andando a ricercare il valore di energia massima sfruttabile. Un convertitore giroscopico di grandi dimensioni pu essere dotato di un congegno giroscopico di notevole grandezza, capace di ruotare ad alta velocit, tuttavia il generatore sar in grado di sfruttare solo onde di elevata altezza; al contrario un sistema molto pi ridotto permette la ricezione di un pi ampio spettro di onde.

66

Bibliografia
Evaluation of a sea wave energy converter with variable trim http://www.iea.org/textbase/pamsdb/global/maps/europe.htm http://www.aspoitalia.net/index.php?option=com_content&task=view&id=85&Itemid=3 8 http://www.enel.it/attivita/ambiente/news/news0213.asp http://www.ocean.washington.edu/people/faculty/parsons/OCEAN549B/lwt-lect.pdf http://oceanworld.tamu.edu/resources/ocng_textbook/chapter16/chapter16_01.htm http://www.dickinson.edu/~richesod/waves/basics.html http://www.antrimdesign.com/articles/waves.html http://www.boatsafe.com/nauticalknowhow/waves.htm http://www.geni.org/globalenergy/issues/overview/other-languages/francais/uneattractive-solution/lesmarees.shtml http://yotsumi.free.fr/TPE_energie_maremotrice/ http://membres.lycos.fr/usinedelarance/sommaire.html http://membres.lycos.fr/larance/ http://membres.lycos.fr/chezalex/projets/rance/sommaire_rance.htm http://www.esru.strath.ac.uk/EandE/Web_sites/01-02/RE_info/tidal1.htm http://collections.ic.gc.ca/western/tidal.html http://www.nspower.ca/AboutUs/OurBusiness/PowerProduction/HowWeGeneratePower/ Hydro.html#ANN http://europa.eu.int/comm/energy/index_it.html http://www.technologystudent.com/energy1/tidal7.htm http://www.marineturbines.com/home.htm http://www.iea-oceans.org/publ/index.htm http://freeenergynews.com/Directory/Tidal/#Related%20Sites L. Martellucci

67

http://www.worldenergy.org/search/ http://www.freeenergynews.com/Directory/Wave/ http://www.wave-energy-centre.org/pages/index.html http://www.wave-energy.net/home.htm http://www.owec.com http://www.oceanrenewable.com/ http://www.eere.energy.gov/ http://www.thecarbontrust.co.uk/ctmarine2/Page1.htm http://www.hie.co.uk/aie/tidal_power.html http://reslab.com.au/resfiles/tidal/text.html http://www.greenhouse.gov.au/renewable/recp/ http://www.bluenergy.com/ http://www.anwsite.com/ http://waveberg.com/ http://www.sde.co.il/ http://tidalelectric.com/ http://www.tridentenergy.co.uk/ http://www.wavedragon.net/technology/environment.htm http://www.teleos.co.uk/Turbines.htm http://www.e-tidevannsenergi.com/ http://www.hydrohouse.co.uk/hc-11.htm

68

Potrebbero piacerti anche