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I Mitici Anni 60
I Mitici Anni 60
Sdao Martina
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I MITICI ANNI ‘60
INTRODUZIONE
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soprattutto tra Est e Ovest.
PRIMA ARGOMENTAZIONE
Dal punto di vista storico, gli anni che vanno dal ’60 al ’69
sono stati teatro di innumerevoli vicissitudini storiche, tanto
da risultare fin troppo complicato proporne un quadro
soddisfacente.
Queste hanno inizio con la costruzione del muro di Berlino
da parte dei sovietici e l’elezione a presidente degli USA di
John F. Kennedy, il quale venne assassinato due anni dopo a
Dallas, rivelando la profonda inquietudine e l’instabilità della
politica interna ed estera americana. Il 28 Agosto del ‘63,
Martin L. King stava marciando pacificamente su
Washington rivendicando l’integrazione razziale:
«I have a dream: that one day this nation will rise up and
live out the true meaning of its creed: "We hold these truths
to be self-evident, that all men are created equal» 2
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comunista.
Ma il ’65 fu l’anno della prima spedizione statunitense in
Vietnam, travestita da sostegno al governo filoamericano in
difficoltà a causa della guerriglia dei partigiani vietcong. In
linea teorica avrebbe dovuto avere avere il fine di sostenere
l’addestramento delle truppe sudvietnamite, e anzi i marines
americani non avrebbero dovuto partecipare agli scontri,
una falsa quanto ipocrita giustificazione americana. Ma ciò
che fu veramente rivoluzionario fu l’atteggiamento
dell’opinione pubblica: ondate di antiamericanismo e di
protesta si diffusero in tutto il mondo contro una guerra
ritenuta ingiusta.
Nel ’66 ebbe inizio la guerriglia in Bolivia contro la dittatura,
il cui capofila era il rivoluzionario e guerriero Ernesto
Guevara, che venne assassinato l’anno dopo. Il ’68 fu l’anno
più ricco e più violento di tutto il decennio. Due nazioni
distanti, il Messico e la Cecoslovacchia, si ritrovarono ad
affrontare una situazione non dissimile: la prima alle prese
con una pacifica protesta studentesca, poi repressa nel
sangue; la seconda marcata dalla “Primavera di Praga”, un
tentativo da parte del leader comunista di dar vita ad un
comunismo «dal volto umano»5 , un tentativo fondato su
ideali contemporanei, che invece provocò l’occupazione
militare della Cecoslovacchia da parte delle truppe del patto
di Varsavia.
Negli Stati Uniti, esplose il fenomeno “hippie” 6: movimento
di contestazione giovanile, animato da idee pacifiste e
anarchiche e incline a condurre uno stile di vita comunitario
e anticonformista, che propone il ritorno alla natura e
osteggia la società consumistica e la guerra in Vietnam.
Dagli Usa si diffuse in tutto il mondo mantenendo la propria
unità di fondo, nonostante la propria eterogeneità e i propri
particolarismi, grazie ai concetti e i valori dei quali si faceva
portavoce. Nella Cina maoista tale movimento venne
strumentalizzato dalla rivolta culturale, e nell’Ex Unione
Sovietica diede vita alla ‘Primavera di Praga’, ma fu in
Europa che ebbe gli sviluppi più significativi: in Italia e in
Francia si unirono ai giovani anche gli operai per dar vita a
vivaci proteste a sostegno dei propri diritti.
Il ’69 rappresentò un punto di raccordo e al contempo di
5. Dubček, Alexander
6. Termine che si riferisce a un movimento giovanile di
contestazione non violenta contro la società consumistica, sorto
negli anni Sessanta, poi diffuso in tutto il mondo, caratterizzato
da esperienze di vita comunitaria e anticonformista. Per
approfondimenti: http://it.wikipedia.org/wiki/Hippy
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distacco nel passaggio al decennio successivo. La notte tra il
20 e il 21 Luglio la navicella Apollo 11 atterrava sulla luna e
Neil Armstrong, il primo uomo a mettervi piede, affermava:
«questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo
per l’Umanità».
SECONDA ARGOMENTAZIONE
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Per le Democrazie occidentali furono anni di complessiva
prosperità proprio perché presero il modello economico
americano come riferimento : la crescita economica si
tradusse in consistenti progressi nel tenore di vita della
popolazione, in costante aumento con conseguenze rilevanti
per tutti gli Stati coinvolti malgrado un certo allentamento
fra il ’63 e il ’67. Lo sviluppo investì principalmente
l'industria e in parte anche l'agricoltura: entrambi i settori
vennero potenziati e modernizzati. Lo sviluppo delle scienze
e la loro applicazione alla produzione e al settore dei
trasporti, portarono alla creazione di nuovi servizi, come la
motorizzazione privata e l'aviazione civile, positivamente
incentivati dall’allunaggio del ’69. Inoltre il tasso di
occupazione raggiunse livelli storici: gli stipendi crebbero del
90% con la caduta del tasso di disoccupazione al 2%.In
Italia si verificò un intenso e rapido sviluppo che prese il
nome di “Boom” o miracolo economico: l’Italia riuscì a
recuperare lo storico divario che la teneva lontana dai paesi
più industrializzati. Molti erano i fattori che avevano portato
a questo imponente sviluppo: la congiuntura internazionale
favorevole, la politica di libero scambio, la modesta entità
del prelievo fiscale e soprattutto lo scarto tra l’aumento della
produttività e il basso livello dei salari. L’Inghilterra, la quale
si era riuscita finalmente ad emancipare dalla forte influenza
americana, raggiunse la completa occupazione e il tenore di
vita toccò i livelli statunitensi. Tutto ciò era il risultato di una
riacquistata fiducia e di iniziative autonome.
La modernizzazione dell’economia aveva introdotto nuovi
bisogni, definibili come ‘superflui’, nella popolazione: questi
sarebbero divenuti sempre più numerosi e opprimenti negli
anni a seguire.
CONCESSIONE
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Sixties” 9 è stato creato per mascherare la tragedia e le
sofferenze di molti?
Non si può rispondere in maniera univoca ad una simile
considerazione. Il secondo conflitto mondiale aveva attivato
un meccanismo di affannosa ricerca della felicità e del
benessere, ma se ciò non era raggiungibile, almeno si
provava a garantirsi una vita migliore. Ed effettivamente gli
anni ’60 furono forse tra gli anni più pacifici e fruttuosi della
storia moderna, anche se non per tutti. C’è davvero stato un
periodo storico che potesse essere globalmente definito “di
benessere”? Un simile successo non può essere rivendicato
ora, figurarsi allora. Ma lo spirito delle persone, e gli ideali e
la voglia di fare che le pervadevano non si erano mai viste e
non si sono riviste più successivamente.
È inoltre necessario ammettere che i cambiamenti che
hanno preso luogo non devono essere confinati a questo
decennio. È indubbio che le loro radici sono da ricercare
molto prima, forse addirittura da attribuire al secondo
conflitto mondiale e alle sue conseguenze. Ciò che però non
si può negare è che tutte le maggiori questioni di interesse
sociale ebbero un’accelerazione sorprendente e molte di
esse trovarono finalmente realizzazione in una fase storica
aperta a qualsiasi idea e/o cosa che fosse o sembrasse
nuova.
Sono anche gli anni della fiera Controcultura. Essa si può
definire come:
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distinti da essa, ma al contempo altri diedero vita a
cambiamenti, i quali erano spesso più ideologici che
concreti. Si ebbero anche reazioni contro la Controcultura, la
cosiddetta “Counter-counter cultural”. Molti potranno
sostenere che in realtà si sia trattato di un periodo
relativamente sovversivo, in quanto il suo carisma si è
spento con la fine del decennio che ne aveva visto il proprio
sorgere, potrebbero addirittura asserire che quelle stesse
persone siano gradualmente passate dall’anticonformismo al
più totale conformismo per trovare un proprio posto nella
società, facendo sembrare il tutto una sorta di capriccio
adolescenziale. Altri potranno sostenere che è dagli anni ’60
che ha avuto inizio quel processo di degenerazione che ha
raggiunto il suo culmine al giorno d’oggi. La voglia di novità
aveva portato inevitabilmente all’abbandono di un vecchio e
convenzionale modo di intendere la vita e la realtà,
modificando l’ideologia e i comportamenti anche dei più
accaniti avversari della Controcultura. Una simile libertà di
pensiero e azione non era neanche lontanamente
immaginabile prima di quel periodo: non si poteva
protestare liberamente nelle piazze, non si era liberi di
vestirsi a proprio piacimento e nemmeno di esprimere le
proprie opinioni. Bisogna ammettere che vi sono stati
aspetti negativi (come la diffusione e l’uso di droghe tra i
giovani e l’eccessiva liberalizzazione dei costumi della
società), perpetuati negli anni successivi a discapito di quelli
più nobili. Quel che non bisogna sottovalutare è il
sovvertimento dei valori che si voleva operare nella società,
che poteva avere un maggiore impatto solo se applicato
nella sua integrità. Ciò che tali valori sono riusciti ad
affermare non è di poca importanza: hanno portato
all’acquisizione di una nuova consapevolezza, ovvero quella
di considerare infanzia e adolescenza come fasi di vita
autonome e fondamentali nello lo sviluppo di un nuovo
individuo; a un maggiore interesse per la natura e il suo
rispetto; a un nuovo modo di pensare, che si prefiggeva di
raggiungere una maggiore elasticità capace di accettare o
rifiutare opinioni senza anteporre sterili pregiudizi.
TERZA ARGOMENTAZIONE
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Dal punto di vista politico, l’inizio del decennio si
caratterizzò per una fase di distensione soprattutto in
politica estera tra il blocco liberista americano e quello
comunista sovietico. Protagonisti di questa breve fase di
confronto USA-URSS furono il presidente degli Stati Uniti
Kennedy e il leader sovietico Kruscev, i quali cercarono nel
rapido alternarsi di speranze e delusioni, di dare un indirizzo
riformista ad una politica di tensione costante e nociva. La
loro comune convinzione era che fosse possibile una pacifica
convivenza tra i due blocchi, anche se fortemente
concorrenziale. Con la morte del primo e la destituzione del
secondo si spensero tutte le possibilità di un dialogo e si
ripiombò nell’incubo di una guerra imminente. Il quadro
internazionale restò invariato in Europa, mentre in Oriente si
realizzava lo scisma russo-cinese che provocò instabilità
politica diffusa.
Il quadro politico europeo era vario, ma segnato da una
tendenza comune: l’ascesa al governo dei socialisti, da soli o
in coalizione con altre forze. L’unica eccezione fu la Francia
gaullista, la quale, nonostante la ventata di contestazione
del ’68 e i progressi dell’opposizione di sinistra, rimase
saldamente legata ad un orientamento più moderato. In
Germania il quasi monopolio governativo dei cristiani
democratici si interruppe e portò alla formazione di una
grande coalizione insieme ai socialdemocratici. In Inghilterra
l’esperienza laburista fu particolarmente osteggiata dalla
politica di austerità adottata per far fronte ai problemi
derivati dalla perdita degli ultimi territori coloniali e al
riaccendersi della questione irlandese che si affiancò al
diffuso clima di rivolta. In Italia l’inserimento dei socialisti
nell’area di maggioranza fu graduale e molto contrastato,
ma fu solo nel ’63 che si diede vita ad un governo organico
di centro-sinistra, fondato sulla collaborazione di socialisti,
democristiani, socialdemocratici e repubblicani e presieduto
da Moro. Il centro-sinistra esaurì ben presto la sua spinta
riformatrice malgrado gli importanti provvedimenti attuati e
perse il sostegno ottenuto.
L’alternarsi ciclico di riappacificazioni e riaperture di vecchie
ferite e scontri evidenziava quella profonda inquietudine e
voglia di rinnovamento che animava gli spiriti della
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rivoluzione e che favoriva l’affermarsi di tutte le tendenze
che si facevano portavoce di innovazione.
QUARTA ARGOMENTAZIONE
Da un punto di vista sociale, gli eventi sociopolitici e
culturali di quegli anni hanno infatti inevitabilmente
influenzato e modificato profondamente valori, aspirazioni e
lo stile di vita di un gran numero di persone. Tutto era
cambiato. Molti degli attuali valori sono nati e si sono diffusi
grazie ai fermenti e alle lotte di quegli anni.
Finalmente l’adolescenza acquisì la sua importanza come
fase di formazione mentale oltre che fisica, di passaggio
dall’infanzia a l’età adulta, da preservare e non
sottovalutare. Stanchi di questa pretesa passività, così
irrispettosa nei loro riguardi, i giovani hanno cercato nuove
modalità d’espressione delle proprie idee e dei propri
bisogni: i media e soprattutto la musica erano potenziali
mezzi da utilizzare. Si ha così la nascita della cultura
popolare e la vita, da allora, non fu più la stessa.
L’importanza assunta dai telefilm televisivi e la musica fu
impressionante: i giovani si identificavano sempre più con i
propri idoli, i quali a loro volta si facevano portavoce delle
tendenze di quel periodo storico. Anche la musica conobbe
un mutamento tale da sconvolgerne i cardini: nacque la
musica pop. Fino agli anni ’60 la musica aveva un indirizzo
ben determinato, ovvero non era rivolta ad un vasto
pubblico e non era animata da una così spiccata sensibilità.
La musica era divenuta il mezzo di raccolta e diffusione delle
più disparate istanze del tempo, che andavano dagli intenti
innovatori ai messaggi di pace e tolleranza tra gli uomini. La
“British Invasion” 11, come venne denominata, attesta la
centralità dell’Inghilterra nella propulsione di nuove idee.
Proprio in quest’anni apparvero sulla scena musicale i due
capisaldi della musica, i Beatles da un lato, i Rolling Stones
dall’altro. Contrapposti, ma tra loro complementari: i primi
considerati i bravi ragazzi del pop, i secondi visti come i
cattivi ragazzi del “rock and roll”. Il contributo nei confronti
della musica, così come quello nei confronti della società, è
incommensurabile perché senza loro tale periodo storico non
avrebbe avuto lo stesso valore.
CONCLUSIONE
La mia convinzione è che gli anni 60 sono stati una decade
composita, con i suoi alti ed i suoi bassi, la quale appare oggi
come un momento di incredibile presa di coscienza,
relativamente ad alcuni meccanismi politici, economici e
sociali. Alcuni potranno sostenere che sia stata eccezionale,
altri potranno considerarla come l’inizio del declino sociale,
ma indubbiamente è stata la fase storica più originale e
dinamica degli ultimi secoli.
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Come fece intendere Pete Townshend nel testo di “My
generation”, questa è l’eredità della sua generazione.
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