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CNN Focus n.6 - 2015 (Dal Diritto Di Abitazione Ai Diritti Di Abitazione)
CNN Focus n.6 - 2015 (Dal Diritto Di Abitazione Ai Diritti Di Abitazione)
Focus 6/2015
***
Sommario
Di tal che nel caso in cui la residenza familiare del "de cuius"
sia sita in un immobile in comproprietà, il diritto di abitazione
del coniuge superstite trova limite ed attuazione in ragione
della quota di proprietà del coniuge defunto, con la
conseguenza che ove, per l'indivisibilità dell'immobile non
possa attuarsi il materiale distacco della porzione
dell'immobile spettante e l'immobile stesso venga assegnato
per intero ad altro condividente, deve farsi luogo
all'attribuzione dell'equivalente monetario di quel diritto senza
che - non ricorrendo l'ipotesi di legato di prestazione
obbligatoria - possa verificarsi l'effetto estintivo per
impossibilità della prestazione, previsto dal comma 2 dell'art.
673 c.c. (78).
1) Per quanto attiene alla ricostruzione dottrinale del presente istituto si rinvia allo studio n. 21-2013
/E, E. GASBARRINI , Espropriazione forzata e diritto di abitazione, in particolare note da 5 a 9.
3) Cass., 25 marzo 1960, n. 637, in Giur. agr. it., 1960, 691; in Foro it., 1960, I, 756; in Giust. civ.,
1960, I, 1163.
4) In tal senso cfr. G. PUGLIESE, Usufrutto, uso e abitazione, Tratt. dir. civ. Vassalli, IV, t. 5,
Torino, 1972, 437; F. DE MARTINO, Usufrutto, uso e abitazione, in Comm. cod. civ., A.
SCIALOJA e G. BRANCA (a cura di), Bologna-Roma, 1978, 179; A. PALERMO-C. PALERMO, U
sufrutto, uso, abitazione, Giur. sist. civ. e comm., W. BIGIAVI (fondata da), Torino, 1978,
127; L. BIGLIAZZI GERI, Usufrutto uso e abitazione in Tratt. dir. civ. e comm., A.
CICU e F. MESSINEO (diretto da), Milano, 1979, 143; R. CATERINA, I diritti reali, in Tratt. dir. civ.
, R. SACCO (diretto da), Torino, 2009, 98.
5) RQ n. 279-2014/C; RQ n. 162-2007/C.
7) RQ 15-2015/C.
8) Appello Bari 24 maggio 1956, in RFI 1957, voce usufrutto, uso abitazione n. 16. Si osserva come
si è giunti a tale conclusione analizzando in particolar modo il diritto d'uso ed estendendo le
argomentazioni utilizzate anche al diritto di abitazione, sul presupposto che tale diritto altro non è che
una sottospecie del diritto di uso; ossia: il diritto di uso avente ad oggetto una casa per scopo di
abitarvi (F. DE MARTINO, Art. 957-1026, in Comm. cod. civ., A. SCIALOJA e G. BRANCA (a cura
di), Roma 1967, 323). Ricostruito il diritto di abitazione come una sottospecie del diritto di uso, e
ritenuto che l'uso non si possa acquistare o perdere per parti, nonché non possa spettare in comune per
quote ideali sulla medesima cosa a più persone, una parte della dottrina ritiene impossibile costituire
una comunione sul diritto di abitazione (F. DE MARTINO, cit., 319 ss).
9) L. BIGLIAZZI GERI, Usufrutto, uso e abitazione, cit., 314. Ammette la comunione di abitazione
anche G. BRANCA, Della comunione, in Comm. cod. civ., A. SCIALOJA e G. BRANCA (a cura di),
Roma 1982, 144-147; o ancora G. PUGLIESE, Usufrutto, uso, abitazione, in Tratt. dir. civ. Vassalli,
Torino , 1972, 826 ss.
10) In questi termini, S.O. CASCIO, voce Abitazione, in Enciclopedia del Diritto,1958, 96. Vedere
anche M. DOGLIOTTI, Comunione e Condominio, in Tratt. dir. civ., R. SACCO (diretto da), Milano,
2006 , 27; R. FAVALE, La comunione ordinaria, in Il diritto privato oggi, P. CENDON (a cura di),
Milano, 1997, 25.
11) Trib. Prato, 27 giugno 1989, in Foro it., 1990, I, 3300; in Riv. not., 1991, II, 228, con nota N. DI
MAURO, Legato di coabitazione e accrescimento.
12) RQ 552-2009/C.
13) RQ n. 808-2014/C.
14) In tal senso RQ n. 88-2009/I, secondo la quale, una volta accettata la donazione, «il contratto si è
perfezionato e il beneficiario ha acquistato la titolarità di un diritto sottoposto a termine iniziale e a
condizione sospensiva, sui quali non influisce la morte di Caia [ cioè la nuda proprietaria]».
17) In dottrina, da ultimo, su argomento, G. MUSOLINO, I limiti del diritto di abitazione, in Riv. not
., 2015, 87; ID., Diritto di uso e potere di disposizione, ivi, 2012, 389.
19) Cass. 27 aprile 2015, n. 8507, in Mass. foro it., 2015, 275: «In tema di diritto d'uso, il divieto di
cessione sancito dall'art. 1024 cod. civ. non è inderogabile, non avendo natura pubblicistica e attenendo
a diritti patrimoniali disponibili, sicché nell'atto costitutivo del diritto il nudo proprietario e l'usuario
possono derogare al vincolo d'incedibilità»; Cass., 27 giugno 2014, n. 14687, in Vita not., 2014,
1370; Cass. 26 febbraio 2008, n. 5034, in Riv. not., 2009, p. 997; in Giur. it., 2008, I, 2472, con nota S.
CONTI, Diritto reale d'uso e diritto personale di godimento; in Nuova giur. civ. comm., 2008, 1266,
con nota D. TESSERA, Differenza tra diritto d'uso e diritti personali di godimento sotto il profilo
contenutistico e della disciplina di circolazione: «Il carattere personale del diritto di uso è certamente
una sua peculiarità, esigenza che la legge rafforza con il vincolo di incedibilità posto dall'art. 1024 c.c.,
limite peraltro che, non risultando dettato per motivi di ordine pubblico, è ritenuto liberamente
derogabile in sede di atto costitutivo del diritto»;; Cass. 2 marzo 2006, n. 4599, in Mass. foro it., 2006,
391 «Ai sensi dell'art. 1021 c.c. il diritto d'uso, che ha natura personale, trova la sua fonte in
un'obbligazione assunta da un soggetto nei confronti di un altro soggetto, il quale può servirsi della cosa
secondo lo schema delineato dalla norma citata, con conseguente divieto di cedere il diritto stesso, ex
art. 1024 c.c., salvo espressa pattuizione di deroga delle parti»; Appello Roma, 18 dicembre 1990, in
Giust. civ., 1991, I, 448: «L'abuso che determina la decadenza del diritto di abitazione deve consistere
in un pregiudizio che incida sulla intangibilità e sull'integrità del bene e non può essere costituito dalla
sola cessione dell'uso dell'immobile da parte del titolare del diritto d'abitazione, che, per se stessa, può
comportare soltanto l'adozione di misure cautelari»; Cass. 31 luglio 1989, n. 3565, in Rep. foro it.,
1989, Usufrutto, n. 1: «Il divieto di cessione dei diritti di uso e di abitazione, sancito dall'art. 1024 c.c.,
non è di ordine pubblico e pertanto può essere oggetto di deroga ove espressamente convenuta tra il
proprietario (costituente) e l'usuario, senza che la stessa possa desumersi, implicitamente, per il solo
fatto che questo ultimo, violando la norma, ceda il suo diritto a terzi»; Cass. 13 settembre 1963, n.
2502, in Rep. giust. civ., 1963, Usufrutto, uso, abitazione, n. 17; in Giust. civ., 1963, I, 2292: « Il
divieto di cessione del diritto di uso, sancito dall'art. 1024 c.c., non ha natura pubblicistica e quindi
carattere di inderogabilità nei confronti del nudo proprietario, ma attiene piuttosto ai diritti patrimoniali
di carattere disponibile, con la conseguenza che il nudo proprietario e l'usuario possono convenire di
derogare al divieto, ed il relativo negozio è perfettamente valido ed operante in quanto riflette un diritto
di cui i titolari possono liberamente disporre»; Cass. 18 ottobre 1961, n. 2217, in Foro it., 1962, I,
59; Cass. 25 marzo 1960, n. 637, in Foro it., 1960, I, 756.
20) In particolare per quanto attiene ai profili dell'ipotecabilità dell'immobile gravato da diritto di
abitazione si rinvia a C. CACCAVALE-A. RUOTOLO, Il diritto di abitazione nella circolazione dei
beni, in Consiglio Nazionale del Notariato, Studi e materiali, 6, 1998- 2000, Milano, 2001; RQ. n.337-
2007/C.
21) RQ 227-2015/C.
22) C. CACCAVALE-A. RUOTOLO, Il diritto di abitazione nella circolazione dei beni, in Consiglio
Nazionale del Notariato, cit. Sul punto, si rinvia a RQ 4787/C ed alle seguenti considerazioni: «l'atto
negoziale di alienazione della piena proprietà come libera dal diritto di abitazione, nel quale
intervengano congiuntamente il proprietario e l' habitator (oltre che l'avente causa), può interpretarsi
quale trasferimento della proprietà da parte del suo titolare con contestuale ( rectius: logicamente
preventiva) implicita rinuncia del diritto di abitazione da parte dell' habitator medesimo. Ma si è anche
sostenuto che è possibile che proprietario e habitator intervengano entrambi nell'atto di disposizione
per dar luogo ad un trasferimento congiunto della proprietà e dell'abitazione. La fattispecie del
trasferimento, ciascuno per i propri diritti, da parte del proprietario e del titolare del concorrente diritto
reale viene pacificamente accolta, e di frequente attuata, per i diritti di usufrutto e di superficie, in cui,
rispettivamente, "l'usufruttuario e il nudo proprietario e il superficiario e il proprietario del suolo
alienano ciascuno il proprio diritto alla medesima persona contro il corrispettivo di un prezzo". Nel caso
di specie, nessuno degli interessi in gioco - quelli, privati, del proprietario, a non veder compresso il
proprio diritto, pienamente disponibili da parte di quest'ultimo, e quelli connessi con la tipicità dei
diritti reali, che per la loro rilevanza pubblicistica si pongono quale limite all'autonomia negoziale dei
privati - è suscettibile di essere leso: né quello del proprietario, il quale, parte contrattuale, acconsente
all'atto di disposizione; né, parimenti, quello del numerus clausus dei diritti reali, in quanto il terzo
avente causa acquista, non già il preesistente diritto di abitazione, che in funzione del nuovo titolare
muterebbe – come non sarebbe ammesso - nel proprio contenuto, bensì la piena proprietà del cespite
priva del gravame dell'abitazione. Se, dunque, non vi sono dubbi sulla legittimità di una operazione
negoziale che consti della rinuncia al diritto di abitazione, da parte del suo titolare, e della
(immediatamente) successiva costituzione, da parte del proprietario, di un nuovo diritto di abitazione in
capo al terzo, non pare siano ravvisabili seri ostacoli per ammettere altresì che il diritto medesimo possa
essere ceduto unitamente alla proprietà dell'immobile cui esso inerisce e che, pertanto, possa
concludersi un atto di trasferimento da parte dell' habitator e del proprietario, ciascuno per i propri
diritti e, congiuntamente tra loro, per la piena proprietà. Lo stabilire se la fattispecie contempli la
vendita della proprietà preceduta dalla implicita rinuncia ovvero la vendita congiunta dei diritti di
proprietà e di abitazione è questione che non può essere risolta in via astratta, dipendendo invece dalla
concreta determinazione dei contraenti. In presenza di un atto cui partecipino proprietario e habitator è
dunque compito dell'interprete accertare la effettiva volontà delle parti così da addivenire alla corretta
qualificazione negoziale. Detta qualificazione potrà risentire in maniera determinante dell'orientamento
al quale l'interprete aderisca in tema di ricostruzione del negozio di rinuncia in generale. Nella
prospettiva che ne condivida la natura di negozio unilaterale meramente abdicativo, insuscettibile di
supportare qualsiasi controprestazione in favore del suo autore, e tale da non poter assumere in nessun
caso la natura di contratto oneroso, potrà rivelarsi decisiva l'indagine in ordine alla destinazione del
corrispettivo della alienazione, di modo che ben difficilmente potrà negarsi che l'atto configuri una
cessione congiunta, da parte del proprietario e dell' habitator in favore del terzo, ove anche l' habitator
benefici del corrispettivo posto a carico del cessionario».
23) Il problema è stato posto, in termini dubitativi, da S. TONDO, Usufrutto nella comunione legale,
Studio n. 1790, Approvato dalla Commissione Studi Civilistici, 25 febbraio 1999, in Studi e materiali,
1998-2000, Milano, 2001, 6. 381: «Vi possono giocare in negativo, oltre al limite per la durata ( ex art.
979 - da intendervi richiamato in virtù dell'art. 1026 – "non può eccedere la vita" del titolare), anche
quelli che, imponendo un riferimento personale strettissimo, vengono a incidere, oltre che per la
quantità del godimento (art. 1021/2: "per quanto occorre ai bisogni suoi e della sua famiglia"), anche
per le sue modalità (art. 1024: non cedibilità né locabilità). Tanto che, se il diritto romano vi escludeva
ogni possibilità di compartecipazione, il pensiero moderno ha sì tentato d'evaderne, ma a costo, per
l'appunto, di non lievi acrobazie. Né, a sua volta, va trascurato che, sotto il regime della comunione
coniugale convenzionale ( ex art. 215 ss.), era stata sollevata, per parte d'uno studioso autorevole, una
riserva piuttosto recisa, osservandosi che non vi si potessero ricomprendere beni sì dei coniugi ma
intrasmissibili e/o a destinazione personale (tra cui, appunto, un diritto di uso o abitazione). E, sotto il
nuovo regime della comunione coniugale legale, altro studioso è venuto a precisare che, se un qualche
effetto di comunione vi è postulabile, lo sarebbe solo nel rapporto interno. Tanto che, francamente, non
si riesce a comprendere come, discutendosi solo in termini di non rispondenza dell'incedibilità di uso e
abitazione a un'istanza d'ordine pubblico, si sia tranquillamente ripiegato all'opposta opinione. Meglio,
per questa sede, tenere la questione in sospeso, ma non senza - e sùbito - avvertire che, pur a poi
risolvere la stessa in senso affermativo, vi si potranno poi e certo estendere, solo con qualche
adattamento, le stesse osservazioni, che stiamo ora per svolgere, nella presupposta impossibilità d'una
soluzione in negativo per l'usufrutto, a riguardo di quest'ultimo». Sul punto, cfr., anche ID., Sugli
acquisti nella comunione legale, in Foro it., 1981, V, 161.
25) In questi termini, già, M. MATTIA, Comunione legale dei beni e diritti reali limitati, Studio n.
524-2011/C, Approvato dalla Commissione Studi Civilistici 14 giugno 2012, pubblicato in CNN notizie
in data 24 settembre 2012: «Dubbi sono poi sorti con riguardo alla caduta in comunione dei diritti di
uso e abitazione in considerazione della loro natura strettamente personale. La disposizione dell'art.
1024 c.c. (in base alla quale " i diritti di uso e di abitazione non si possono cedere o dare in locazione")
ha, infatti, indotto alcuni autori a considerare tali diritti acquisiti alla comunione unicamente nell'ambito
del rapporto interno tra i coniugi se non completamente esclusi».
26) F. PATTI, Acquisti in comunione legale e circolazione dei beni di provenienza donativa, in
Quaderni della fondazione del notariato, Milano, 2011, 52: «opponendosi il limite di durata, la qualità
del godimento da parte del titolare che, secondo il disposto dell'art. 1021 cod.civ., è limitata a "quanto
occorre ai bisogni suoi e della sua famiglia", e la non cedibilità né lodabilità ai sensi del disposto
dell'art. 1024 cod. civ.».
29) M. COMPORTI, Gli acquisti dei coniugi in regime di comunione legale, in Riv. not., 1979, I, 74.
Contra, tra gli altri, M. DOSSETTI, L'intrasferibilità del diritto di abitazione, in Usufrutto, uso,
abitazione, G. BONILINI (a cura di), II, Torino, 2010, 1772 s.
30) RQ n. 407-2012/C, cit. Ivi per i copiosi riferimenti bibliografici. Negli stessi termini, in dottrina, P.
BASSO, Il diritto di abitazione, in Il diritto privato oggi, P. CENDON (a cura di), Milano, 2007, 300.
31) Con riferimento alla questione relativa alla durata del diritto in questione, a seconda che essa debba
considerarsi commisurata alla vita del coniuge acquirente, oppure al più longevo dei due,
diffusamente, P. BASSO, Il diritto di abitazione, cit..
32)RQ n. 28-2013/C, cit. Riguardo al problema della sorte del diritto di abitazione caduto in comunione
legale al momento dello scioglimento della stessa è diffusamente affrontato in D. TESSERA, Oggetto
della comunione legale: usufrutto, uso e abitazione (art. 177 cod. civ.), in Glossario notarile,
L. MAMBELLI e J. BALOTTIN (a cura di), Milano, 2013, 111 ss. Quest'ultimo Autore, riportando le
diverse opinioni sull'argomento, distingue a seconda che si tratti di acquisto a titolo oneroso, donativo
oppure di legato, nonché a seconda che lo scioglimento della comunione sia dovuto alla morte di uno
dei coniugi oppure a cause diverse da essa. Sul punto, cfr. pure, V. TAGLIAFERRI, Abitazione, in
Trattato dei diritti reali, vol. II, Diritti reali parziari, Usufrutto, uso e abitazione, A. GAMBARO e U.
MORELLO (diretto da), Milano, 200-201.
33) Sulla operatività della rinunzia anche in materia di estinzione del diritto di abitazione, si rinvia
alla M. BELLINVIA, La rinunzia alla proprietà e ai diritti reali di godimento, Studio n. 216.2014/C,
Approvato dalla Commissione Studi Civilistici in data 21 marzo 2014, secondo il quale: «Anche i diritti
di uso e di abitazione, quali diritti patrimoniali disponibili, appaiono suscettibili di rinunzia abdicativa.
Anche in questo caso vale il richiamo agli artt. 1350, n. 5 e 2643, n. 5, c.c., dettati in tema di forma
scritta e trascrizione. La dottrina è concorde nel ritenere che i diritti in questione si estinguano in virtù
delle stesse cause previste per l'usufrutto, tra cui si annovera ovviamente anche la rinunzia. In tal senso
depone l'art. 1026 c.c., il quale estende ad essi le norme relative all'usufrutto, in quanto compatibili». Si
rinvia inoltre per la particolarità della fattispecie alla RQ n. 651-2008/C. Quanto alla giurisprudenza, in
generale, Corte Appello Bari, 20 maggio 1953, in Rep. Foro it., 1954, voce Usufrutto, uso, abitazione,
n. 13; con riferimento, più nello specifico, al tema della inconfigurabilità di una rinunzia tacita del
diritto di abitazione, Trib. Verona, 12 dicembre 1989, in Giur. merito, 1990, 716 (secondo la quale «le
disposizioni degli artt. 1014, 1015, 1026 c.c., (…) non prevedono l'estinzione del diritto di usufrutto di
uso e di abitazione a causa di tacita rinuncia»); ancora Pretura Campi Salentina, 25 novembre 1980, in
Giur. it., 1982, I, 2, 152 («per quanto concerne la rinuncia al diritto di abitazione di un immobile, essa
va rivestita a pena di nullità, della forma solenne ex art. 1350, n. 5, c.c.»). Per la dottrina, tra i tanti, P.
BASSO, Il diritto di abitazione, cit., 402.
35) Per approfondimenti sulla evoluzione legislativa dell'assegnazione della casa familiare, da
ultimo, T. AULETTA (a cura di), La crisi familiare, in Trattato di diritto privato, M.
BESSONE (diretto da), Il diritto di famiglia, Torino, 2013, 340; V. VACIRCA, L'assegnazione della
casa familiare nella separazione e nel divorzio. L'opponibilità del provvedimento di assegnazione al
successivo acquirente dell'immobile e al proprietario-comodante, in Riv. not., 2008, 1434 ss.; A.
FUSARO, L'opponibilità ai terzi dell'assegnazione della casa familiare, in Familia, 2009, 89 ss. In
giurisprudenza, Trib. Bari, 30 gennaio 2009, n. 328, in Giurisprudenzabarese.it 2009.
36) RQ n. 4787/C, con riferimento al testo anteriore alla sua novellazione ad opera della Legge, 8
febbraio 2006, n. 54; nonché, nota a quesito n. 782-2008/C. In letteratura, per tutti, da
ultimo, A. BARBARISI, Uso e abitazione, in Trattato di diritto immobiliare, vol. II, I diritti reali
limitati e la circolazione degli immobili, Padova, 2013, 296 ss. Ivi per i vari riferimenti bibliografici;
ancora, G.F. BASINI, Il diritto di abitazione nella separazione e nel divorzio, in Usufrutto, uso,
abitazione, G. BONILINI (a cura di), II, Torino, 2010, 1881 ss.
37) C.M. BIANCA, Diritto civile , II, Milano, 1985, 161 (ora 2005, 161).
Analogamente, R, AMAGLIANI, Separazione dei coniugi e assegnazione della casa familiare, in
Rass. dir. civ., 1982, 17; A. ZACCARIA, Opponibilità e dura dell'assegnazione della casa familiare,
dalla riforma del diritto di famiglia alla nuova legge sull'affidamento condiviso, in Fam. pers. e succ.,
2006, 779 ss.
38) Sulla «finalità solidaristica di salvaguardia del nucleo familiare e di protezione dell'interesse del
figlio minore», tra le tante, la più recente, Trib. Firenze, 14 luglio 2015, in Redazione Giuffrè, 2015. Si
esprime in termini di «misura, posta ad esclusiva tutela della prole» Cass., 22 luglio 2015, n. 15367, in
Dir. & Giust., 2015, 23 luglio. Ancora, Cass., 9 agosto 2012, n. 14348, secondo il quale l'art. 155-
quater, comma 1, primo periodo, risponde alla «esigenza, prevalente su qualsiasi altra, di conservare ai
figli di coniugi separati l' habitat domestico, da intendersi come il centro degli affetti, degli interessi e
delle consuetudini in cui si esprime e si articola la vita familiare»; Cass., 15 luglio 2014, n. 16171, in
Dir. & Giust., 2014, 16 luglio. In dottrina, per tutti, G. BONILINI, Manuale di diritto di famiglia,
Torino, 1998, 205, dove è il riferimento alla esigenza di evitare che la prole, già provata dalla
separazione, sia anche allontanata dall'ambiente in cui vive.
39) In nota a quesito n. 782-2008/C. In giurisprudenza, Cass., 16 marzo 2007, n. 6192, in Foro it.,
2007, I, 728; in Fam. e dir., 2007, 775, con nota adesiva A. SALVATI, Assegnazione della casa
familiare e imposta comunale sugli immobili; in Nuova giur. civ. comm., 2007, I, 728; in
Fam . pers. succ., 2007, 614, con nota C. CICALA, Ici e assegnazione della casa coniugale; Cass., 3
marzo 2006, n. 4719, in Dir. fam., 2006,1097;Cass., 8 aprile 2003, n. 5455, in Vita not., 2003,
884; Cass., 18 agosto 1997, n. 7680; Cass., 22 novembre 1993, n. 11508; Cass., 17 ottobre 1992, n.
11424. In dottrina, tra i tanti, A. FINOCCHIARO, Del matrimonio, II, in Comm. cod. civ.,
A. SCIALOJA e G. BRANCA (a cura di), Bologna-Roma, 1993, 424; ID., Natura non reale
dell'assegnazione della casa familiare ad uno dei coniugi, nel corso di separazione personale, e pretesa
inopponibilità di tale assegnazione al terzo acquirente dell'immobile, in Giust. civ., 1986, 73; P.
ZATTI, I diritti e i doveri che nascono dal matrimonio e la separazione dei coniugi, in Tratt. dir. priv
., P. RESCIGNO(diretto da), Torino, 1996, 261 ss.; G. OBERTO, L'assegnazione consensuale della
casa familiare nella crisi coniugale, in Fam. e dir., 1998, 463 ss.; F. GAZZONI, Assegnazione della
casa familiare e trascrivibilità della domanda giudiziale, in Fam e dir., 2008, 742 ss.
40) Nota a quesito n. 4787/C, con riferimento al testo anteriore alla sua novellazione ad opera della
Legge, 8 febbraio 2006, n. 54; nonché, nota a quesito n. 782-2008/C. In letteratura, per tutti, da
ultimo, A.BARBARISI, Uso e abitazione, in Trattato di diritto immobiliare, vol. II, I diritti reali
limitati e la circolazione degli immobili, Padova, 2013, 296 ss. Ivi per i vari riferimenti bibliografici;
ancora, G.F. BASINI, Il diritto di abitazione nella separazione e nel divorzio, in Usufrutto, uso,
abitazione, G. BONILINI (a cura di), II, Torino, 2010, 1881 ss.
41) Il diritto di assegnazione alla casa familiare, in base all'art. 155 quater, è trascrivibile ed
opponibile. La portata applicativa di tale norma è stata lungamente discussa. L'intero dibattito è stato
ricostruito nella RQn. 683-2013/C, alla quale si rinvia, con riferimento alla diverse tesi riguardo alla
necessità o meno della trascrizione ai fini della opponibilità al terzo acquirente del provvedimento
giudiziale di assegnazione della casa familiare.
42) Per un verso, nel caso di assegnazione infranovennale non trascritta si ritiene estensibile la regola
contenuta nell'art. 1599 c.c., che prevede in tal caso l'opponibilità della locazione purché avente la data
certa anteriore all'acquisto del terzo, Cass., 10 dicembre 1996, n. 10977, in Foro it., 1997, I,
3331; Cass., 18 agosto 1997, n. 7680; peraltro, si obietta che l'assegnazione della casa familiare non
costituisce certamente un istituto affine alla locazione, e, stante perciò il difetto di ogni espressa
previsione, da ciò conseguirebbe l'inapplicabilità della norma in tema di opponibilità al terzo delle
locazioni infranovennali. L'opponibilità, al terzo acquirente, dell'immobile assegnato sarebbe
consentita, pertanto, soltanto in presenza della trascrizione del provvedimento di assegnazione, ed, in
difetto di quest'ultima, essa non opera non solo per quanto riguarda il periodo successivo ai nove anni
dall'assegnazione, ma neanche per quanto riguarda il periodo precedente, non esistendo alcuna
eccezione ricavabile dalla normativa vigente che consenta una distinzione in funzione della durata
dell'assegnazione stessa. Così, Cass., 6 maggio 1999, n. 4529.
43) Cass., Sez. Un., 26 luglio 2002, n. 11096, in Dir. giust., 2002, 33, 39, con nota G. CASU,
Assegnazione della casa familiare, trascrizione e diritti dei terzi; in Fam e dir., 2002, 461, con nota V.
CARBONE, Assegnazione della casa coniugale: la cassazione compone il contrasto giurisprudenziale
sull'opponibilità ai terzi; in Giust. civ., 2003, 93; in Riv. not., 2003, 706, con nota A. PISCHETOLA,
Opponibilità del provvedimento di assegnazione della casa coniugale al terzo acquirente; in Vita not.,
2002, 1459; in Guida dir., 2002, 36, 35, con nota M. FINOCCHIARO, Un'interpretazione della
volontà legislativa che sembra forzare il dettato normativo; in Giur. it., 2003, IV, 1133, con
nota A. CARRINO, Opponibilità dell'assegnazione in uso della casa familiare in seguito alla crisi del
rapporto familiare; in Foro it., 2003, I, 1, 183; in Riv. dir. civ., 2003, IV, 984; in Corr. giur., 2003,
361, con nota B. LENA, Le Sezioni Unite si sono pronunciate: il provvedimento di assegnazione della
casa familiare, anche se non trascritto, è opponibile ai terzi; ivi, 365, con nota B. BETTINA; in
Notariato, 2003, 15, con nota P. ZARRILLI, Assegnazione della casa familiare: opponibilità in difetto
di trascrizione interesse della prole; in Nuova giur. civ. comm., 2003, I, con nota A. BUSANI, Alle
sezioni unite il tema dell'opponibilità ai terzi aventi causa del provvedimento di assegnazione della
casa familiare; in Rass., dir. civ., 2003, 984, con nota W. FINELLI, Trascrizione ed opponibilità a
terzi del provvedimento di assegnazione della casa familiare: la Cassazione fa il punto; in
Studium iuris, 2003, 105, con nota R. PASQUILLI, Opponibilità ai terzi del provvedimento di
assegnazione della casa familiare. In tal senso, anche Cass., 2 aprile 2003, n. 5067, in Dir. & giust.,
2003, 18, 102; in Fam. e dir., 2003, 488 e ivi 2004, 17, con nota S. WINKLER, Assegnazione della
casa familiare e opponibilità ai terzi; Cass., 29 agosto 2003, n. 12705, in Riv.not., 2004, 161; in
Giur. it., 2004, 1176; in Dir. fam., 2003, 943; Trib. Napoli, 29 novembre 2004, in Merito, 2005, 9.
44) Cass., 23 ottobre 2014, n. 22593, in Dir. & giust., 2014, 24 ottobre, 36, con nota E. BRUNO, Il
provvedimento di assegnazione della casa coniugale è opponibile anche se non trascritto; Cass., 18
dicembre 2013, n. 28229, in Dir. & giust., 2013, 20 dicembre, 1650, con nota A. GRECO,
L'assegnazione della casa coniugale è opponibile al compratore anche in mancanza di trascrizione
; Cass., 18 settembre 2009, n. 20144 (in Fam. e dir., 2010, 137, con nota E. PATANIA, Opponibilità
al terzo acquirente dell'immobile del provvedimento di assegnazione della casa coniugale di proprietà
esclusiva di un coniuge; in Nuova giur. civ. comm., 2010, 393, con nota C. ABATANGELO,
Questioni in tema di opponibilità del provvedimento di assegnazione della casa familiare), secondo la
quale, una volta passati nove anni dalla data di sua emissione, non è di per sé solo, senza trascrizione,
opponibile al terzo. Per la giurisprudenza di merito, Trib. Bari, 10 febbraio 2015, in Ilfamiliarista.it,
2015, 5 giugno.
45) Cass., 11 settembre 2015, n. 17971, in Cnn notizie del 2 ottobre 2015, con nota C.
LOMONACO e A. MUSTO, Anche nell'ambito di convivenze di fatto, l'immobile adibito a casa
familiare può essere assegnato al genitore collocatario dei figli minori. La recente pronuncia della
Corte di Cassazione 11 settembre 2015 n. 17971; in Dir. & giust., 2015, 102, con nota R. VILLANI,
La casa destinata ad habitat familiare va all'ex convivente che vive con i figli, anche se non
proprietario né conduttore. Consultabile in www.iusexplorer.it/Dejure e massimata in
Cortedicassazione.it: «in caso di cessazione della convivenza di fatto, il genitore collocatario dei figli
minori, nonché assegnatario della casa familiare, esercita sull'immobile un diritto di godimento
assimilabile a quello del comodatario, la cui opponibilità infranovennale è garantita, pur in assenza di
trascrizione del provvedimento giudiziale di assegnazione, anche nei confronti dei terzi acquirenti
consapevoli della pregressa condizione di convivenza».
46) Cass., Sez. Un., 21 luglio 2004, n. 13603, in Nuova giur. civ. comm., 2004, I, 799, con nota W.
FINELLI, Le sezioni unite tornano sul tema dell'assegnazione della casa familiare: è opponibile anche
al comodante il provvedimento presidenziale di assegnazione al coniuge affidatario della prole minore;
in Foro it., 2005, I, 442; in Familia, 2004, 867, con nota L.A. SCARANO, Comodato di casa
familiare e provvedimento di assegnazione in sede di separazione personale dei coniugi o di divorzio;
in Corr. giur., 2004, 1440, con nota E. QUADRI, Comodato e "casa familiare": l'intervento delle
Sezioni Unite; in Fam. e dir., 2005, 601, con nota E. AL MUREDEN, L'opponibilità del
provvedimento di assegnazione della casa familiare tra tutela dei figli e diritti del comodante; in Arch.
civ., 2004, 1387, con nota V. AMENDOLAGINE, Contratto di comodato e diritto di proprietà:
prevalenza del primo sul secondo. Analogamente, Cass., Cass. Sez. Un., 29 settembre 2014, n. 20448,
segnalata in Cnn notizie del Consiglio Nazionale del Notariato del 15 ottobre 2014, con nota C.
LOMONACO e A. MUSTO, Sulla sorte del contratto di comodato di casa familiare assegnata in sede
di separazione a uno dei coniugi-comodatari: la Cass. Sez. Un., 29 settembre 2014, n. 20448; in Dir.
& giust., 2014, 26, con nota A. FANELLI, Casa familiare in comodato e interessi protetti: quando il
proprietario ha diritto alla restituzione; in Corr. giur., 2015, 19 ss., con nota E. QUADRI, Il nuovo
intervento delle Sezioni Unite in tema di comodato e assegnazione della "casa familiare"; in Foro it.,
2015, I, 1280; in Fam. e dir., 2015, 10, con nota R. RUSSO, Le Sezioni Unite si pronunciano
nuovamente sul comodato di immobile destinato ad abitazione della famiglia; in giustiziacivile.com,
2015, T. PERTOT, Le Sezioni Unite tornano a pronunciarsi sulla questione relativa alla disciplina
applicabile al comodato di casa familiare. Più recente, negli stessi termini, Corte Appello Catania, 20
maggio 2015, in Ilfamiliarista.it, 2015, 1 luglio; Trib. Cassino, 2 febbraio 2015, in Diritto di famiglia
e delle persone, 2015, I, 611, secondo il quale costituisce « jus receptum che non si modifica la natura
(ed il contenuto) del titolo del godimento della casa, ma si determina una concentrazione (…) del titolo
di godimento, che resta regolato dalla disciplina dell'originario contratto di comodato, con la
conseguenza che si debba consentire la continuazione del godimento per l'uso e la destinazione nel
comodato previsti». Cfr., pure, Cass., 18 dicembre 2012, n. 23361, in Dir. & giust., 2012, 1194, con
nota P. PALEARI, L'assegnazione della casa coniugale non modifica la natura e il godimento stabilito
nel contratto di comodato.
47) Con riferimento alla applicabilità dell'art. 155- quater anche ai procedimenti relativi ai figli di
genitori non coniugati, ancora, Cass., 15 luglio 2014, n. 16171, in Dir. & Giust., 2014, 16 luglio: «in
tema di assegnazione della casa familiare, l'art. 155- quater c.c., applicabile anche ai procedimenti
relativi ai figli di genitori non coniugati, tutela l'interesse prioritario della prole a permanere nell'
habitat domestico, postulando, oltre alla permanenza del legame ambientale, la ricorrenza del rapporto
di filiazione (…) cui accede la responsabilità genitoriale, mentre non si pone anche a presidio dei
rapporti affettivi ed economici che non involgano, in veste di genitori, entrambi i componenti del
nucleo che coabitano la casa familiare».
48) Prima del mutato orientamento della Cassazione l'Ufficio Studi (RQ 650-2007/C) si era occupato
della opponibilità del provvedimento di assegnazione della casa coniugale non trascritto ai coeredi
comproprietari pro indiviso dell'immobile che, sulla base di un comodato precario (art. 1810 cod. civ.),
avevano consentito che uno degli altri comproprietari vi fissasse la residenza familiare. In
quell'occasione, risolvendo in senso affermativo la questione, aveva precisato anche che tale
opponibilità va intesa nel senso che il provvedimento giudiziale di assegnazione in favore del coniuge
non proprietario, non modifica la natura ed il contenuto del titolo di godimento sull'immobile, ma
determina una concentrazione, nella persona dell'assegnatario, di detto titolo di godimento, che resta
regolato dalla disciplina del comodato, con la conseguenza che i comodanti sono tenuti a consentire la
continuazione del godimento, fino al termine dell'uso previsto nel contratto così come imposto dal
vincolo di destinazione dell'immobile alle esigenze abitative familiari
49) RQ n. 683-2013/C. In letteratura, fra i tanti, G. TEDESCO, Divisione della casa coniugale di
proprietà comune e provvedimento di assegnazione del bene ad uno solo dei coniugi separati o
divorziati, in Giust. civ., 2003, II, 113; M.G. CUBEDDU, Provvedimento di assegnazione della casa
familiare e divisione del bene, in Per. fam. succ., 2005, 237; C. SPACCAPELO, Casa coniugale e
giudizio di divisione, in Studium iuris., 2008, 1418.
50) Trib. Monza, 24 ottobre 1991, in Giust. civ., 1992, I, 539, con nota critica di M. FINOCCHIARO,
Assegnazione della casa coniugale ad uno dei coniugi e diritto dell'altro di chiedere la divisione: o
della pretesa indissolubilità della comunione incidentale; in Dir. fam., 1992, 685; Trib. Monza, 21
aprile 1989, ivi, 1989, I, 2199; Trib. Roma, 4 aprile 1985, in Temi rom., 1985, 963, con nota
F. STORACE, Domanda di divisione della casa familiare di proprietà di entrambi i coniugi proposta
dal coniuge non assegnatario; A. CRISCUOLO, La giurisprudenza sul codice civile coordinata con la
dottrina, Libro I delle persone e della famiglia (artt. 79-230 bis), A. CRISCUOLO e M.
G. PUTATURO DONATI, S. RUPERTO (con il coordinamento di), Milano, 2012, Vol. 1, 1105.
51) Ricostruisce in questi termini l'evocato orientamento dottrinale, A. NERI, Del rapporto tra il
giudizio di divisione dei beni in comunione legale tra i coniugi, lo scioglimento della comunione stessa
e il provvedimento giudiziale di assegnazione della casa familiare, in Giust. civ., 2001, 827.
52) Cass. 24 maggio 1963 n. 1360, in Giust. civ., 1963, I, 1360. «É ammissibile l'azione di
scioglimento della comunione avente ad oggetto la casa familiare, di proprietà di entrambi i coniugi e
già assegnata in sede di separazione coniugale ad uno di essi (atteso che la destinazione dell'immobile
non muta in quanto il provvedimento di assegnazione conserva la destinazione dell'immobile nella
funzione di residenza familiare, nell'esclusivo interesse della prole)»; Trib. Bologna, 21 gennaio 1993,
in Nuova giur. civ. comm., 1994, I, 700, nota F. TAFURO, Ammissibilità dell'azione di divisione della
casa coniugale; Trib. Roma, 29 maggio 2000, in Giust. civ., 2001, I, 819. «L'assegnazione della casa
familiare al coniuge affidatario della prole, ai sensi dell'art. 155, comma 4 c.c., è immediatamente
rilevante nei confronti del coniuge non affidatario, in quanto escluso dall'abitazione; lo diviene, nei
confronti dei terzi, per effetto della trascrizione. Per questi motivi la domanda di divisione della
comunione relativa alla casa coniugale assegnata ad uno dei coniugi è pienamente ammissibile sul
piano processuale e accoglibile su quello sostanziale» Trib. Bologna, 27 ottobre 1992, in Vita not
., 1994, 1141, con nota S. CATENACCI, Assegnazione della casa familiare di proprietà comune ad
uno dei coniugi, sua opponibilità ai terzi e ammissibilità della domanda di scioglimento della
comunione. Così, anche Trib. Torino, 9 ottobre 2001, in Giur. merito, 2002 p. 1271; Trib. Torino, 12
ottobre 2001, in Giur. it., 2002, 1197; Giur. merito, 2002, 398. Recentemente, in materia, Cass., sez.
II, 17 aprile 2009, n. 9310, in Giust. civ. Mass., 2009, 4, p. 645; in Vita not., 2009, 914; in Dir.
famiglia, 2010, 73:«L'assegnazione della casa familiare ad uno dei coniugi in sede di divorzio è atto
che, quando sia opponibile ai terzi, incide sul valore di mercato dell'immobile; ne consegue che, ove si
proceda alla divisione giudiziale del medesimo, di proprietà di entrambi i coniugi, si dovrà tener conto,
ai fini della determinazione del prezzo di vendita, dell'esistenza di tale provvedimento di assegnazione,
che pregiudica il godimento e l'utilità economica del bene rispetto al terzo acquirente». In senso
contrario a questa ultima pronuncia sembra essersi espressa Cass., sez. I, 17 settembre 2001, n. 11630,
in Giust. civ., 2002, I, 55; in Giur. it., 2002, 1147; in Familia, 2002, 868. Secondo tale pronuncia
«L'assegnazione, in sede di divorzio come di separazione personale dei coniugi, della casa familiare al
coniuge affidatario dei figli minori integra un diritto personale atipico di godimento, il quale non
costituisce un peso sull'immobile destinato ad abitazione, come avviene per un diritto reale. Detta
assegnazione non può, pertanto, essere presa in considerazione in sede di determinazione del valore
dell'immobile, in caso di divisione, tra i coniugi, dell'immobile stesso ove comune (e il valore del
cespite, quindi, deve essere accertato, ai fini del giudizio di divisione, come se non esistesse il
provvedimento di assegnazione in questione)».
53) Così, G. TEDESCO, Divisione della casa coniugale di proprietà comune e provvedimento comune
di provvedimento di assegnazione del bene ad uno solo dei coniugi separati o divorziati, in Giust. civ
., 2003, 114.
55) A. NERI, Del rapporto tra il giudizio di divisione dei beni in comunione legale tra i coniugi, lo
scioglimento della comunione stessa e il provvedimento giudiziale di assegnazione della casa familiare,
in Giust. civ., 2001, 825 ss.; L.A. SCARANO, L'assegnazione della casa familiare: presupposti e
funzioni, in Familia, 2004, 613 ss.
56) A. NERI, Del rapporto tra il giudizio di divisione dei beni in comunione legale tra i coniugi,
cit., 828. Sul regime giuridico dell'assegnazione dei beni in caso di locazione come di
comodato, G. TRAPUZZANO, Assegnazione della casa familiare, in Giur. merito, 2011, 1742-1743.
In giurisprudenza, Trib. Udine, 27 giugno 2013, n. 6460 Cfr., Cass., 10 aprile 2013, n. 8678; Cass., 17
maggio 2010, n. 1204; Cass., 23 marzo 2004, n. 5741; Cass., 12 aprile 2006, n. 8516.
58) Così, RQ n. 603-2015/C. Negli stessi termini, già, RQ n. 4787/C, con riferimento alla previgente
disciplina, anteriore alla Legge di riforma del 2006, n. 54, si è distinto a seconda che l'assegnazione
della casa familiare sia avvenuta sul presupposto dell'affidamento dei figli. Se, infatti, in presenza di
figli minori, o maggiorenni non autosufficienti, il potere di disposizione trova un limite, diversamente,
sarebbe a dirsi se il diritto di godimento della casa familiare sia stato attribuito in assenza di figli,
perché si tratterebbe di un diritto personale di godimento pienamente disponibile, del quale sarebbe ben
possibile anche la rinunzia. Per le implicazioni fiscali, si rinvia alla nota a quesito n.ro 348-2014/T,
Rinuncia coniuge assegnatario e diritto di abitazione ex art. 155 quater; nota a quesito n.ro 36-2006/C,
Rinuncia al diritto di abitazione da parte dell'assegnataria dell'immobile, dove, in termini generali, si
osserva che «Il diritto di abitazione, infatti, al pari di qualsiasi altro diritto reale di godimento, può
essere dismesso per rinuncia (considerato, infatti, che la funzione del diritto di abitazione si identifica
nell'assolvere ai bisogni abitativi dell' habitator, questi, venuto meno il proprio interesse ad abitare la
casa sulla quale vanta il diritto, può senz'altro rinunciarvi), con l'unica conseguenza che il diritto reale
parziario si estingue, consolidandosi con la proprietà». Sempre sul piano fiscale si veda anche RQ n. 70-
2011/T su agevolazioni Prima casa, separazione dei coniugi e assegnazione casa familiare.
61) «Infatti, l'art. 155- quater c.c. con formula sostanzialmente analoga prevede che il godimento della
casa familiare sia attribuito tenendo prioritariamente conto dell'interesse dei figli» C. TRAPUZZANO,
Assegnazione casa familiare, in Giur. merito, 2011, 1740. Cfr., in argomento, C. IRTI, Affidamento
dei figli e casa familiare, Napoli, 2010; G. CATTANEO, La casa familiare, in Fam. pers. succ., 2011,
366 ss.V. CARBONE, Assegnazione della casa coniugale, in Corr. giur., 2003, 319.
62) Corte cost., 30 luglio 2008, n. 308, in Rass. dir. civ., 2009, 186, con nota di M.M. PARINI, Profili
di costituzionalità del provvedimento di revoca dell'assegnazione della casa coniugale; in Corr. giur.,
2008, 1663, con nota E. QUADRI, Vicende dell'assegnazione della casa familiare e interesse dei figli;
in Giur. it., 2009, 1156, con nota F. SUBRANI, Riflessi della convivenza more uxorio su assegno
divorzile e assegnazione della casa familiare; in Fam. pers. succ., 2009, 20, con nota S. CANNATA,
La revoca dell'assegnazione della casa familiare nell'affidamento condiviso: questioni di legittimità; in
Nuove leggi civ. comm., con nota di R. VILLANI, Assegnazione della casa familiare e cause di perdita
del diritto al godimento dell'immobile: l'interpretazione dell'art. 155-quater operata dalla Corte
Costituzionale. Per la giurisprudenza di merito, Trib. Aosta, 16 febbraio 2010, n. 77, Guida al diritto,
2010, 38, 77: «Il disposto dell'art. 155 quater c.c., come introdotto dalla l. n. 54 del 2006, nel fare
riferimento all'interesse dei figli, conferma che il godimento della casa familiare è generalmente
finalizzato alla tutela della prole, stante la natura prevalentemente conservativa del provvedimento di
assegnazione, in quanto volto a soddisfare il preminente interesse dei figli alla conservazione
dell'ambiente domestico, inteso come centro degli affetti, interessi e consuetudini familiari. In un
momento delicato come quello della separazione, l'intento è, pertanto, quello di salvaguardare le
abitudini di vita, la rete di relazioni e la stabilità della prole, di fatto dipendenti anche dal contesto
spaziale in cui vive e dal significato che lo stesso assume».
63) G. FERRANDO, L'assegnazione della casa familiare, in G. FERRANDO e L. LENTI (a cura di),
La separazione personale dei coniugi, Padova, 2011, 327-328. In giurisprudenza, sull'assegnazione
della casa di abitazione al coniuge con il quale convivono i figli maggiorenni non ancora
autosufficienti, Cass., 26 aprile 1991, n. 4620, in Dir. fam. pers., 1991, 944; Cass., 6 aprile 1993, n.
4108, ivi, 1993, 1023; Cass., 23 febbraio 2000, n. 2070, in Mass. Giur. it., 2000.
64) RQ n. 603-2013.
65) A conclusioni non dissimili sembra pervenire anche autorevole dottrina, secondo la quale «tra le
cause che determinano l'estinzione del diritto all'abitazione (art. 155 quater, comma 1) non è compreso
il raggiungimento della maggiore età da parte dei figli. Il che significa che le loro esigenze abitative,
anche se maggiorenni, meritano tutela, potendo suggerire, in sede di revisione dei provvedimenti di
separazione o divorzio, la revoca del provvedimento di assegnazione quando il coniuge proprietario
dimostri che essi hanno raggiunto l'indipendenza economica (o questo risultato non sia stato conseguito
per causa ad essi imputabile), o che comunque il raggiungimento della maggiore età (insieme ad altre
circostanze) giustifichi una riconsiderazione dell'interesse ad abitare la casa familiare». G.
FERRANDO, L'assegnazione della casa familiare, in G. FERRANDO e L. LENTI (a cura di), La
separazione personale dei coniugi, Padova, 2011, 327-328. In giurisprudenza, sull'assegnazione della
casa di abitazione al coniuge con il quale convivono i figli maggiorenni non ancora
autosufficienti, Cass., 26 aprile 1991, n. 4620, in Dir. fam. pers., 1991, 944; Cass., 6 aprile 1993, n.
4108, ivi, 1993, p. 1023; Cass., 23 febbraio 2000, n. 2070, in Mass. Giur. it., 2000.
67) Trib. Matera, 24 novembre 2007, in Giur. merito, 2008, 1609. In termini dubitativi, riguardo a tale
pronuncia, G.F. BASINI e F. TOMMESO, Lo scioglimento del matrimonio, in Cod. civ. comm
., P. SCHLESINGER (fondato da), F.D. BUSNELLI (diretto da), Milano, 2010, 844, nt. 239: «Curiosa,
peraltro, è Trib. Matera, 24 novembre 2007 (…). Con il che parrebbe che il giudice possa vietare al
genitore che vive con la prole di stabilirsi a risiedere in un luogo diverso da quello in cui risiedeva la
famiglia unita, o, almeno, che possa condizionare la collaborazione della prole al mantenimento di quel
luogo di residenza».
68) Cass., 12 giugno 2014, n. 13407, in Vita not., 2014, 1243, con nota P. CASTELLANO,
L'incidenza della separazione dei coniugi sui diritti di abitazione e uso ex art. 540 comma 2 c.c.; in
Dir. fam. e pers., 2014, 1358; in Nuova giur. civ. comm., 2014, 1190, con nota, A. BENNI DE SENZA,
Il coniuge separato senza addebito e il legato di abitazione della casa adibita a residenza familiare; in
Riv. not., 2014, 1031; Cass. 22 ottobre 2014, n. 22456, in Giur. it., 2015, 1599, con nota M. COCCO,
Coniuge superstite e diritto di abitazione; Cass., 27 febbraio 1998, n. 2169, in Giur. it., 1998, 1794,
con nota E. BERGAMO, L'oggetto del diritto di abitazione riservato al coniuge superstite. In dottrina,
sul fondamento della riserva dei diritti di cui all'art. 540, secondo comma, c.c., G. MUSOLINO, I
diritti di abitazione e di uso del coniuge superstite nella fattispecie del coniuge separato, in Riv. not.,
2014, 1034; A. TULLIO, La successione necessaria, in Nuova giur. di dir. civ. e comm., W.
BIGIAVI (fondata da), G. BONILINI (diretto da), Torino, 2012, 25 ss.; M. IEVA, La successione
necessaria, Successioni, donazioni, beni, vol. II, Le successioni e le donazioni, I, Tratt. dir. civ., N.
LIPARI e P. RESCIGNO (diretto da), A. ZOPPINI (a cura di), Milano, 2009, in 53-54; F. PARENTE,
Tecniche acquisitive dei diritti di abitazione e di uso riservati al coniuge superstite, in Giur. it., 1982,
II, 152.
69) Trib. Palermo, 13 giugno 2003, in Giur. merito, 2004, 2472; App. Cagliari, 26 settembre 2005, n.
331, in Riv. giur. sarda, 2006, 285, con nota M. DI FORTUNATO, Il diritto di abitazione del coniuge
superstite: natura e funzione; Trib. Salerno, 28 maggio 2004, in Redazione Giuffrè, 2004; Cass., 13
marzo 1999, n. 2263, in Vita not., 1999, 337; in Notariato, 1999, 309; in Nuovo dir., con nota S.
NAPPA, L'oggetto e la disciplina dei diritti di abitazione e di uso riservati al coniuge superstite; App.
Venezia, 3 febbraio 1982, in Riv. not., 1983, 534; in Giur. it., 1983, I, 2, 292, con nota R.
PACIA DEPINGUENTE.
70) Trib. Roma, 22 gennaio 2015, 1413; Cass., 30 aprile 2012, 6625, in Fam. e dir., 2012, 869, con
nota R. CALVO, L'opponibilità dell'abitazione riservata al coniuge; Trib. Monza, 27 dicembre 2011,
in Ilcaso.it; Cass. 15 maggio 2000, n. 6231, in Guida al diritto, 2000, 28, 61; Cass. 10 marzo 1987, n.
2474, in Vita not., 1987, 750. In dottrina, per tutti, G. CAPOZZI, Successioni e donazioni,
A. FERRUCCI e C. FERRENTINO (a cura di), Milano, 2009, 440 ss. Ivi per la bibliografia di
riferimento. Con riferimento alle precedenti note di questo Ufficio studi, si rinvia a: RQ n. 289-2011
/C; RQ n. 894-2014; RQ n. 3363.
71) Cass., 27 febbraio 1998, n. 2169, in Giur. it., 1998, 1794, con nota E. BERGAMO, L'oggetto del
diritto di abitazione riservato al coniuge superstite; in Fam. e dir., 1998, 390. In dottrina, M.
SESTA (a cura di), Codice delle successioni e donazioni, Milano, 2011, 910; App. Genova 4 aprile
2007.
74) Cons. Stato, Sez. IV, n. 680/1986, in Foro Amm., 1986, 2091.
75) RQ n. 271-2010/C–87-2010/T.
77) Cass. 23 maggio 2000, n. 6691, in Dir. fam., 2001, 156, in Giur. it., 2001, 248, con nota E.
BERGAMO, Brevi cenni sui diritti ex art. 540, 2° comma, c.c. riservati al coniuge superstite; in Rass.
dir. civ., 2002, 396, ss., con nota G.R. FILOGRANO, Sui diritti di abitazione e di uso in favore del
coniuge superstite nell'ipotesi di casa familiare in comunione di proprietà tra il defunto ed un terzo; in
Nuova giur. civ. comm., 2001, 586; in Dir. fam. e pers., 2001, 156, con nota W. FINELLI, Il diritto di
abitazione non spetta al coniuge superstite se la casa familiare è in comunione con terzi; in Foro it.,
2001, I, 2948.
78) Cass., 10 marzo 1987, n. 2474, in Vita not., 1987, 750. Sul punto, in dottrina, A. TULLIO, La
successione necessaria, in Nuova giur. di dir. civ. e comm., W. BIGIAVI (fondata
da), G. BONILINI (diretto da), Torino, 2012, 39, al riguardo, rileva come «Neppure compete, al
coniuge superstite, il diritto di abitazione qualora il coniuge fosse titolare, esclusivamente, della nuda
proprietà dell'abitazione, giacché il de cuius, essendo privo del godimento dell'immobile, non può
trasmettere, mortis causa, tale facoltà, all'altro coniuge. Il coniuge superstite, del parti, non acquisisce i
diritti di cui all'art. 540 c.c., nel caso in cui il de cuius fosse titolare, soltanto, dell'usufrutto della
residenza coniugale, tale diritto di godimento essendo temporaneamente circoscritto alla durata della
vita del beneficiario, sì da estinguersi alla sua morte».
79) RQ n. 208-2006/C. In giurisprudenza, ricomprende nel concetto di «centro di aggregazione e di
unione della famiglia (…) tutto ciò che serva ad individuare lo standard di vita familiare oggettivato in
quella organizzazione, inclusi i servizi e, dunque, anche l'autorimessa» G. di Pace, 29 gennaio 2011,
citato in G. OBERTO (a cura di), Gli aspetti di separazione e di divorzio nella famiglia, Padova, 2012,
926.
80) In giurisprudenza, Cass., 13 luglio 1980, n. 3934, in Dir. fam. e pers., 1980, 1121; in Giur. it.,
1981, I, 1, 544, con nota A.C. JEMOLO, Intorno al rispetto dei figli verso i genitori. Stando a tale
pronuncia la casa familiare «va identificata con riferimento ad uno stato duraturo e prevalente nella
convivenza del nucleo familiare, senza che possa identificarsi con gli immobili esistenti nelle località di
villeggiatura, o quelli usati per soggiorni temporanei e connessi ad esigenze stagionali, per se effettuati
con periodica ed abituale ripetizione, e ciò per la mancanza di un rapporto di fatto permanente e
corrispondente alle esigenze primarie dell'abitazione». Cfr., anche, Cass., 27 febbraio 1998, n. 2159, in
Giur. it., 1998, 1704, con nota E. BERGAMO, L'oggetto del diritto di abitazione riservato al coniuge
superstite. In essa si esclude che possa farsi rientrare nel concetto di residenza familiare la casa in cui
era in progetto il trasferimento della residenza, perché ciò che contra è soltanto la destinazione attuale
in concreto. In dottrina, A. TULLIO, La successione necessaria, in Nuova giur. dir. civ. e comm., W.
BIGIAVI (fondata da), G. BONILINI (diretto da), Torino, 2012, 40; A. MASCHERONI, Art. 540, in ,
in Comm. cod. civ., V. CUFFARO e F. DELFINI (a cura di), E. GABRIELLI (diretto da), Torino,
2009, 562.
81) L. FERRI, I diritti di abitazione e di uso del coniuge superstite, in Il regime patrimoniale della
famiglia a dieci anni dalla riforma-Convegno di studi organizzato dal Comitato regionale dei Consigli
Notarili dell'Emilia Romagna-Milano, 1988 , 34 ss.
82) Cass., 6 aprile 2000, n. 4329, Vita not., 2001, 141, con nota R. TRIOLA, Osservazioni in tema di
diritto di abitazione del coniuge superstite; in Notariato, 2001, 357 ss., con nota R. CICCARIELLO,
Il diritto di abitazione del coniuge superstite; in Giust. civ., 2001, I, 2198, con nota G. TEDESCO, I
diritti di abitazione e di uso del coniuge superstite nella successione legittima.
83) L. MENGONI, Successioni per causa di morte. Successione legittima, Milano, 1983, 151.
84) RQ n. 289-2011/C.
85) Cass., Sez. Un., 27 febbraio 2013, n. 4847, con nota A. MUSTO, La «riconcettualizzazione» dei
criteri di determinazione del valore dei diritti del coniuge superstite nella successione legittima, in
CNN notizie del 26/04/2013; in Nuova giur. civ. comm., 2013, 748, con nota T. PERTOT, I diritti di
abitazione ed uso nella successione legittima del coniuge: la soluzione delle sezioni unite; con
riferimento alla ordinata di rimessione alle Sezioni Unite, 4 maggio 2012, n. 6474, si rinvia a ID., I
diritti di abitazione e di uso nella successione legittima: opportunità di un intervento delle sezioni unite,
in Nuova giur. civ. comm., 2012, I, 773.
87) G. BONILINI, Manuale di diritto ereditario e delle donazioni, Torino, 2013, 163. Diffusamente, in
argomento, A. RUOTOLO, Abitazione del coniuge superstite (rinuncia eredità), in Dizionario
giuridico del notariato: nella casistica pratica, Ufficio studi del Consiglio nazionale del notariato (a
cura di), Milano, 2006, 7.
88) RQ n. 894-2014/C.
89) RQ 3363/C; RQ 5420/C.
90) Cass., 30 aprile 2012, n. 6625; Trib. Roma, 22 gennaio 2015, n. 1413.
91) Cass., 24 giugno 2003, n. 10014, in Riv. not ., 2003, 1621, con nota F.
FORMICA e D. GIANCARLI, Prime riflessioni sulla sentenza della Corte Suprema di Cassazione,
Sez. III n. 10014; ivi, 2004, 547, con nota M. LUPETTI, Concessione di ipoteca dall'erede in parte
apparente e diritto di abitazione del coniuge superstite: un importante monito alle banche; in Giust. civ
., 2004, I, 3063, con nota adesiva V. BELLOMIA, Diritti di abitazione sulla casa familiare ex art. 540,
comma 2, con iscrizione di ipoteca ad opera di terzi: un caso di conflitto tra diritti dei creditori e tutela
della famiglia; in Corr. giur., 2004, 1492, con nota A. NAPOLITANO, Sulla tutela del diritto di
abitazione ex art. 540 c.c. leso da una disposizione testamentaria incompatibile.
92) RQ n. 5519/C.
93) G. MUSOLINO, Diritto di abitazione del coniuge superstite e trascrizione, in Riv. not., 2012,
1389 ss. Sull'argomento, cfr., anche, C. COPPOLA, Questioni in ordine alla trascrizione dei legati
ex lege, in Tratt. dir. succ. e don., Vol. 3, G. BONILINI (diretto da), Milano, 2009, 148 ss.
94) Si noti che secondo il comma 4 dell'art. 1 della legge 560/1993: « Le regioni, entro sessanta giorni
dalla data di entrata in vigore della presente legge, formulano, su proposta degli enti proprietari,
sentiti i comuni ove non proprietari, piani di vendita al fine di rendere alienabili determinati immobili
nella misura massima del 75 per cento del patrimonio abitativo vendibile nel territorio di ciascuna
provincia fermo restando che gli alloggi di cui al comma 2, lettera a), possono essere venduti nella loro
globalità. Trascorso tale termine, gli enti proprietari, nel rispetto dei predetti limiti, procedono alle
alienazioni in favore dei soggetti aventi titolo a norma della presente legge».
100) RQ n. 3342.