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Un giorno un allevatore di polli, appassionato scalatore, mentre si arrampicava su una

montagna particolarmente difficile, s’imbatté in una sporgenza. Su quella sporgenza c’era


un nido e nel nido c’erano tre grandi uova. Uova di aquila.
L’uomo sapeva di comportarsi in modo antiecologico e forse anche illegale, ma cedette alla
tentazione di prendere una delle uova e metterla nel suo zaino, accertandosi, prima, che
l’aquila madre non fosse nei paraggi. L’allevatore continuò la sua scalata, alla fine tornò
alla fattoria e mise l’uovo nel pollaio.
Quella sera la gallina si sedette su quell’enorme uovo per covarlo: era l’immagine della
madre più orgogliosa che si potesse immaginare. E anche il gallo sembrava fiero di sé.
A tempo debito, l’uovo si schiuse e l’aquilotto uscì, si guardò attorno, vide la gallina e
disse: “Mamma!”
E fu così che l’aquila crebbe con i suoi fratelli pollastri. Imparò a fare tutto ciò che fanno i
polli: chiocciare e schiamazzare, grattare per terra alla ricerca di vermi, agitare le ali
furiosamente e volare a poche spanne d’altezza prima di ricadere, a terra, in una nuvola di
polvere e piume. L’aquilotto era assolutamente sicuro di essere un pollo.
Un giorno, quando era ormai anziana, l’aquila-che-credeva-di-essere-un-pollo guardò il
cielo. Lassù, in alto tra le correnti, volava maestosa, senza sforzo e senza quasi muovere le
ali, un’aquila.
“Cos’è quella?” chiese stupita la vecchia aquila. “È magnifica. Quanta potenza e quanta
grazia! È poesia in movimento.”
“Quella è un’aquila” disse un pollo. “È il re degli uccelli. È un uccello dei cieli, noi siamo
solo polli, uccelli di terra”.
E fu così che l’aquila visse e morì da pollo; perché questo era ciò che credeva di essere.

la maggior parte delle persone, pur non sapendolo, sono addormentate. Sono nate
dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono
dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo
splendore di quella cosa che chiamiamo vita.
In altre parole, non riusciamo a vedere veramente ciò che siamo e quello che possiamo
creare nel corso della nostra esistenza senza uno strumento potentissimo come
la consapevolezza. Essere consapevoli di noi stessi, di cosa ci limita, condiziona e ci fa
vedere le cose in modo distorto ci permette di cambiare ciò che pensavamo fosse il nostro
destino. Ci permette di percorrere strade nuove, esplorare nuovi territori, andare fuori dai
confini della nostra mente condizionata dall’ambiente in cui siamo nati, cresciuti e in cui
continuiamo a vivere, relazionarci, confrontarci, per creare qualcosa di più grande di
quello che pensavamo di essere e di poter fare.
L’avventura della vita
“Ti piacerebbe correre un’avventura?” Così Peter Pan invita Wendy
a incamminarsi verso l’isola-che-non-c’è: chi non resisterebbe a questo invito? neanche noi, scout con lo spirito dell’avventura
innato!... e allora
avventuriamoci in questa grande avventura che è la vita...!
Sogni troppo grandi per noi appesantiscono talvolta il nostro cuore: sogni di conquistatori,
di santi o di scopritori di nuovi mondi, sogni che furono quelli di un Mermoz, di un
Gengis-Kahn o di un Francesco di Assisi.
Non dobbiamo desolarci per il fatto che siamo solamente... quelli che siamo. L’Avventura
più prodigiosa è quella della nostra propria vita, e per di più è perfettamente
proporzionata a noi.
Avventura breve: trenta, cinquanta, ottanta anni forse, che bisogna superare
faticosamente, attrezzati come una nave che faccia vela verso quella Stella in alto mare che
rappresenta il nostro unico punto di riferimento e la sola nostra speranza.
Non importano colpi di mare, tempeste o calma di vento, purché ci sia questa stella.
Se non ci fosse, non rimarrebbe altro che struggersi dalla disperazione.
Ma la sua luce è là, e l’andarne in cerca e il seguirla fanno della vita di un uomo
un’avventura più meravigliosa della conquista di un mondo o della corsa di una
nebulosa.
E questa avventura non sorpassa le nostre possibilità.
Basta che ci dirigiamo verso il nostro Dio per essere adeguati all’Infinito, e questo
giustifica tutti i nostri sogni.
(G. De Larigaudie, Stella in alto mare)

Cerca di vivere questo hike, per prenderti un po' di tempo per te... cerca di
viverlo con occhi e orecchie attenti a quello che ti circonda, ma soprattutto
attenti a quello che c'è dentro di te... dubbi, paure, certezze e valori che ti
guidano... scelte fatte e scelte ancora da compiere.
Usa questa traccia per pensare alle motivazioni che ti hanno condotto fino a
qui, a quello che lo scoutismo ti ha dato, e a quello che tu hai dato ai
compagni di strada con cui hai condiviso parte del tuo cammino o con cui
stai iniziando una nuova avventura. Pensa a questa prima metà del nuovo
anno scout, alle difficoltà che hai incontrato e alle emozioni che hai
provato...
Ti lasci trasportare dagli altri? Ripensa agli impegni che ti sei preso, li
ricordi?
Forse sì, probabilmente no, o magari non tutti..
I tuoi impegni dovrebbero essere qualcosa che hai ben chiaro in mente,
proprio perchè dovrebbero essere le mete che quest' anno vuoi raggiungere,
obiettivi, magari semplici, che però ti avrebbero aiutato a crescere... ecco
forse quelli che non mi ricordo non erano poi così importanti, forse qualcuno
non so neanche perchè l'ho preso o forse erano obiettivi belli ma troppo
difficili da raggiungere...ci ho messo il mio vero impegno?
Oppure... sì vabbè sono cose che fanno parte della “burocrazia” scout ma
alla fine chi ci crede?

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