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Volume : 2 Numero: 43 Data: Settembre 2011 Sede: Gruppo Alternativa Liguria Di: Asta Paolo, Martini Claudio

Alternativa news
In collaborazione con: Megachip

IN QUESTO NUMERO
1 La loro rivoluzione e la nostra Di: Marino Badiale e Fabrizio Tringali [ pag. 1/2/3 ] 2 Silvio e la prostituzione universale Di: Pino Cabras [ pag. 3/4 ] 3 Crisi globale, illusione della socialdemocrazia Di: Immanuel Wallerstein [ pag. 4/5 ] 4 Il miracolo economico della Germania degli anni 30 Di: Stefano Sylos Labini [ pag. 5/6 ] 5 Lorrore della Libia. Spariscono i Bambini Di: Debora Billi [ pag. 6 ] 6 Una denuncia Di: Giulietto Chiesa [ pag. 6/7 ] 7 Cosa vogliono i Pirati Di: Pierluigi Mennitti [ pag. 7/8 ] 8 Gli ultimi fuochi di Minzo al TG1 Di: Globalist.it [ pag. 8 ] 9 Lincendio fuori controllo Di: Manlio Dinucci [ pag. 8 ]

La loro rivoluzione e la nostra


di Marino Badiale, Fabrizio Tringali l termine rivoluzione, come noto, viene dall'astronomia. Il moto di rivoluzione il movimento ciclico che un pianeta o un altro corpo celeste compie attorno a un centro di massa. Nel suo significato astronomico, portare a compimento una rivoluzione significa tornare al punto di partenza dell'orbita, come fa per esempio la Terra nel suo moto annuale attorno al Sole. Nel campo storico-politico invece, rivoluzione ha il significato di un cambiamento rapido, radicale e irreversibile. Non si tratta necessariamente di un miglioramento. Qualsiasi repentina modificazione dell'esistente pu assumere i connotati di una rivoluzione. E quella a cui stiamo assistendo in questi giorni concitati in effetti un'autentica rivoluzione capitalista. Siamo infatti nel bel mezzo di un tentativo di cambiamento radicale della societ, che in questo caso presenta caratteristiche che ricordano le rivoluzioni astronomiche, poich prefigura il ritorno a configurazioni sistemiche del passato. Il continuo attacco al Welfare State, la cancellazione dei diritti dei lavoratori, la svendita dei beni comuni, sono tutti elementi molto chiari: si vuole riportare le societ occidentali a un capitalismo feroce e disegualitario di tipo ottocentesco, dove diritti e garanzie siano appannaggio solo dei pi ricchi. Ma anche quando la storia sembra ripetersi essa in realt non ripresenta mai esattamente gli scenari del passato. Cos, al ritorno a queste condizioni arcaiche, si aggiunge nella situazione attuale la crisi ecologica, che nell'Ottocento non c'era, e il fatto che il capitalismo ormai incapace di far ripartire la crescita economica dei Paesi occidentali, come era sempre riuscito a fare nella sua storia bicentenaria. Nonostante ci, l'intero ceto dirigente italiano ha imboccato questa strada buia. Il ritorno ad un passato barbarico, e la cancellazione di diritti e garanzie, vengono oramai presentati come l'unica via in grado di portarci fuori dalla crisi. L'opposizione politica e sociale appare timidissima e del tutto incapace di proporre soluzioni alternative. La recente manovra economica cancella in un sol colpo il Contratto Nazionale di Lavoro e lo Statuto dei Lavoratori, due pilastri del contratto sociale. Di fronte a questo la pi grande confederazione sindacale italiana convoca un solo sciopero generale, dopo il quale si limita a promettere genericamente ulteriori mobilitazioni. Senza muovere un dito. All'interno del dibattito pubblico, affermazioni che fino a poco tempo fa avrebbero scatenato una rivolta popolare, oggi possono essere pronunciate senza destare reazioni. Mentre il presidente dei giovani industriali propone di andare tutti in pensione a 70 anni, il Corriere della Sera ci spiega che non tutti i diritti sono uguali: quelli civili e politici sono intangibili, il diritto alla pensione non lo [1]. Queste proposte fanno ritornare attuali le critiche socialiste, secondo le quali le libert civili e politiche senza diritti sociali significano soltanto la libert di morire di fame o di vivere una vita di stenti. Purtroppo tali proposte non sono campate in aria. Esse esprimono concretamente i reali obiettivi del ceto dirigente, che sono appunto rivoluzionari, e che stanno per essere realizzati.

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Come ogni processo rivoluzionario, anche questa rivoluzione capitalista affonda le sue radici nel recente passato. Le condizioni materiali ed ideali che l'hanno resa possibile sono infatti l'esito finale degli ultimi trent'anni di evoluzione storica: la fase del capitalismo neoliberista e globalizzato durante la quale abbiamo visto analoghe rivoluzioni capitaliste compiersi in vari paesi del mondo, a partire dal Cile di Pinochet[2], secondo i meccanismi della Shock Economy ben analizzata da Naomi Klein. Ci a cui stiamo assistendo in questi giorni l'accelerazione drammatica della dinamica regressiva che ha caratterizzato gli ultimi decenni. Gli eventi si susseguono con ritmo incalzante, e riesce difficile anche solo registrarli tutti e ordinarli in una narrazione sensata. Uno degli ultimi in ordine di tempo rappresentato dalle dimissioni di Jrgen Stark, rappresentante tedesco nel board del BCE. Stark rappresenta l'ala dura dei ceti dirigenti tedeschi, quella che non vuole che la Germania paghi per i paesi deboli dell'Euro, per il momento tenuti in piedi dagli acquisti di titoli pubblici da parte della BCE. Presto gli acquisti dei titoli dei Paesi in difficolt verranno effettuati dall'EFSF, in buona parte finanziato con denaro tedesco[3]. Alle dimissioni di Stark si sono poi aggiunte le critiche di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank[4], anche egli membro dell'organo di governo della BCE. molto probabile che la maggioranza dell'opinione pubblica tedesca condivida queste posizioni. L'ex cancelliere Gerhard Schrder ha recentemente affermato che se in questi giorni in Germania si facesse un referendum sull'Europa, sarebbe molto difficile vincerlo. Da qui discendono le difficolt politiche ed elettorali di Angela Merkel, alla ricerca di un compromesso che appare impossibile fra le richieste di rigore e la necessit di salvare l'Euro. probabile che il gesto di Stark rappresenti, per i falchi tedeschi, un mezzo di pressione, un modo per ottenere che gli aiuti europei ai Paesi maggiormente in crisi siano condizionati all'accettazione di programmi di attacco generalizzato al Welfare (o a ci che ne resta), ai diritti dei lavoratori, al patrimonio pubblico. Vedremo cosa decider il Bundestag il prossimo 29 settembre, quando dovr pronunciarsi proprio sui poteri dell'EFSF. Per quanto riguarda l'Italia, il governo Berlusconi ha gi dimostrato la sua incapacit di opporre la minima resistenza a queste pretese. Del resto, da pi parti si parla gi di una ulteriore manovra economica da compiersi nel prossimo periodo. Tutti gli analisti sanno che la promessa del pareggio di bilancio che sta alla base delle manovre fin qui messe in cantiere si basa su previsioni di crescita del PIL che sono gi state corrette al ribasso. La crescita inferiore a quella stimata si tradurr in mancati introiti e in un aumento del rapporto deficit/PIL, che renderanno necessari, appunto, ulteriori interventi[5]. Da qui si vede l'assurdit delle ricette sostenute da tutto il mainstream economico e politico: non c' niente di pi insensato che operare manovre recessive nel bel mezzo di una crisi economica. E non c' bisogno di avere chiss quali doti profetiche per capire la sorte che ci aspetta. Basta guardare quello che sta succedendo alla Grecia, dove la spirale crisi del debito manovra recessiva crollo del PIL aggravamento della crisi del debito ulteriore manovra recessiva ulteriore crollo del PIL ecc. ecc., si sta manifestando in tutta chiarezza. I ceti dirigenti italiani ed europei si rendono perfettamente conto di queste problematiche, ben chiare dal punto di vista teorico e comprovate dai fatti che abbiamo tutti sotto gli occhi, ma sono completamente incapaci di pensare un modo per uscirne. L'attuale situazione, come abbiamo detto sopra, figlia del modo in cui si organizzato il capitalismo negli ultimi trent'anni (la fase del

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capitalismo neoliberista e mondializzato). Il ceto politico e intellettuale totalmente interno a quel mondo, ed quindi incapace di risolverne le contraddizioni, ormai esplose in tutta la loro portata. In situazioni come questa, le varie fazioni dei gruppi dirigenti possono solo dividersi fra linee di pensiero che affrontano la situazione in modo parziale, ma non riescono a metterne a fuoco la gravit complessiva. Cos, da un parte, i rigoristi che predicano l'austerit e il pareggio di bilancio non sembrano rendersi conto che le loro soluzioni abbattono il potere di acquisto delle famiglie e ne aumentano le incertezze e la fragilit sociale, uccidendo proprio la crescita economica che, per opinione comune a tutti i contendenti, sarebbe la sola via per uscire dai guai attuali. Una variante di questa posizione quella appunto dei ceti dirigenti tedeschi vicini alle idee di Stark, che predicano l'austerit dei vari Paesi europei non rendendosi conto che essa colpirebbe proprio il miracolo economico tedesco, largamente basato sulle esportazioni dirette ai paesi UE. Dall'altra parte, i politici e gli economisti di sinistra che chiedono forti interventi statali a sostegno dello sviluppo non si rendono conto che il modello di sviluppo keynesiano-fordista finito da tre decenni, e che lo sviluppo economico oramai basato sulla dominanza della finanza sull'economia. E in una economia dominata dalla finanza un debito pubblico elevato e crescente un problema con il quale necessario fare i conti. Ciascuno dei contendenti ha quindi ragione quando critica il proprio avversario, ma non in grado di proporre soluzioni efficaci nel contesto dato. La contraddizione reale ed essi non sanno uscirne. Purtroppo per, nel frattempo, i ceti dirigenti europei non si limitano a discussioni teoriche, ma, come abbiamo gi sottolineato, approfittano della crisi per compiere un'autentica rivoluzione, operando scelte politiche che vanno a incidere nella carne dei popoli europei. Le misure economiche di rigore che i paesi deboli sono costretti a mettere in atto significano la spoliazione completa: vogliono prendersi tutto quello che pu generare profitto. Perderemo la scuola e l'assistenza sanitaria, le pensioni e gli asili. Per far s che i lavoratori non si oppongano, i diritti devono essere aboliti, ed il lavoro deve tornare ad una condizione di tipo ottocentesco. Vogliono prendersi e poi rivendere i beni comuni e l'intero patrimonio dello Stato, dalle poche aziende nazionali ancora pubbliche (come ENI e Finmeccanica) alle municipalizzate, al patrimonio immobiliare ed artistico. Questo quello che i popoli dei PIIGS, tra cui il nostro, saranno presto obbligati a subire. Ma tutto questo non risolver nulla. Al contrario si creeranno le condizioni per una fortissima instabilit. La crisi economica non si risolver in breve tempo, e prima o poi i popoli umiliati si ribelleranno, in forme e modi imprevedibili. Non potranno sopportare un impoverimento massiccio, quale mai si era visto in Occidente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Contemporaneamente, anche nei Paesi forti aumenter l'instabilit perch all'interno dell'opinione pubblica cresceranno i risentimenti verso i deboli e la contrariet a sostenere le Istituzioni che ne acquistato i titoli di debito, come gi sta avvenendo in Germania, dove i deputati ricevono oramai migliaia di mail contro gli euroaiuti. Sono tutti scenari nei quali facile che sorgano e prosperino movimenti populisti di stampo violento e reazionario. L'unico modo per contrastarli, qui in Italia, lavorare per dar vita ad una forte opposizione sociale, e costruire l'alternativa all'intero ceto politico, che nella sua totalit si pone al servizio non del Paese ma di coloro che vogliono saccheggiarlo. Le difficolt saranno grandi. Una delle maggiori data dal fatto che la crisi che stiamo vivendo si dipana in un contesto in cui il

capitalismo ha riplasmato in profondit il mondo sociale e la stessa persona umana (cio tutti noi), in modi che erano impensabili nell'Ottocento. Oggi il rapporto sociale capitalistico appare, molto pi che in passato, un dato naturale e scontato, e i disastri che esso ci sta preparando appaiono a molti come inevitabili. La distruzione della scuola, e la creazione di un mondo mediatico basato su affabulazioni irrazionali, hanno prodotto una vera e propria mutazione antropologica della specie umana, che Giovanni Sartori ha ben sintetizzato nel passaggio da Homo legens a Homo videns. A causa di questa trasformazione sempre pi difficile lo sviluppo e la diffusione di un autentico senso critico. Tutte queste difficolt vanno tenute ben presenti, unite alla consapevolezza che la crisi dell'attuale organizzazione sociale sta palesando tutti i suoi effetti nefasti, ed apre quindi spazi di agibilit politica e sociale a disposizione di chi sar capace di proporre una vera e credibile alternativa. Alla rivoluzione capitalista bisogna opporre una rivoluzione anticapitalista basata su principi diametralmente opposti a quelli che ci stanno portando al disastro: decrescita invece che sviluppo illimitato, senso del limite e capacit di discernere serenamente ci che necessario e utile invece che consumismo compulsivo, rispetto della natura invece che sviluppo devastante, solidariet invece che competizione sfrenata, diritto non negoziabile di tutti ad una vita dignitosa invece che disuguaglianze ripugnanti, partecipazione democratica alle scelte politiche invece che sovranit nelle mani dei poteri economici e finanziari, collaborazione e rispetto fra i popoli invece che aggressioni imperiali. In una formula, civilt sociale invece che barbarie capitalista. NOTE [1] Nemmeno gli importi delle pensioni gi in pagamento, sembra dire l'editorialista, usando una formula interrogativa. [2] Sul trentennio neoliberista si vedano D.Harvey, Breve storia del neoliberismo, Il Saggiatore 2007; B. Conte, La Tiers-Mondialisation de la Plante, Presses Universitaires de Bordeaux 2009. Sul Cile T. Moulian, Una rivoluzione capitalista, Mimesis 2003. [3] L'European Financial Stability Facility (EFSF) stato dotato, a luglio scorso, di 440 miliardi di euro per agire sui mercati dei titoli, per estendere le linee di credito ai governi e per la ricapitalizzazione delle banche. [4] http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/09/13/vis ualizza_new.html_724020940.html. Si noti che il presidente della Bundesbank membro di diritto del board della BCE, quindi Weidmann, a differenza di Stark, non pu dimettersi dal board stesso (se non dimettendosi dalla presidenza della Bundesbank). [5] A tutto ci vanno aggiunti gli effetti della speculazione e dell'incertezza che spingono gi le Borse e fanno schizzare gli spread dei titoli italiani rispetto a quelli tedeschi. Il che vuol dire maggiori interessi da pagare sul debito.

Silvio e la Prostituzione Universale


di Pino Cabras Vi riproponiamo questo pezzo pubblicato lo scorso gennaio, su un libro del 1993 che ci spiegava gi tutto l'oggi. Si mantiene tremendamente attuale. Quella italiana un'agonia. La pagheremo carissima. Tutti a chiedersi come siamo arrivati alla situazione di oggi, quando lo sputtanamento del Caimandrillo rivela Urbi et Orbi le sue ossessioni dissipate con prostitute recapitategli come pornopizze. Nei primi anni novanta, prima ancora che il Caimandrillo entrasse direttamente in politica, un romanzo aveva gi delineato il ritratto sputato della sua essenza. Il libro, scritto da Lorenzo Miglioli, uno dei pionieri di internet in Italia, intitolato Berlusconi un retrovirus: la fine dellinvestimento (Castelvecchi, 1993). Di seguito vi riportiamo alcuni estratti molto lungimiranti di cui vi raccomandiamo la lettura. I nomi di Noemi Letizia e Ruby Rubacuori - che negli anni novanta erano due neonate - per molti evocano una sorta di deriva recente e senile di un malvissuto. Miglioli intuiva invece gi un ventennio fa che il Caimandrillo voleva diventare il Pappone Universale di quella Prostituzione Universale che Sade auspicava come campo della liberazione assoluta delluomo. Non ci credete? Tarate la vostra mente al 1993, e buona lettura. Estratto N 1 Bene... dunque, la mia tesi quella che questuomo non una canaglia, almeno non in primis, non demoniaco. Lui ha un altro problema: non normale, in tutti i sensi, ossia a modo suo straordinario, extra-ordinario, eccedente in tutto e onnivoro nel suo desiderio, ma completamente dominato da questa debordanza ipocondriaca. un quasi-psicopatico che vuole, oppure costretto a prendere alla lettera le sue ossessioni metaforiche. Ricordate il serial killer che squarta le sue vittime una dopo laltra, perch deve prendere il loro cuore, letteralmente, deve dare carne alla sua fantasia desiderante... anzi, no, meglio... peggio... dare fantasia alla carne desiderante, a tutta la carne desiderante, tutta quella che lo desidera, che vuole andare a letto con lui e ancora non lo sa. Io vi dimostrer che questuomo, se ancora si pu parlare di uomo (io ormai lo definirei la visione delle sue visioni, il fantasma dei fantasmi) al limite di quello che si pu definire un essere umano: sostiene gi ritmi poco umani, si dice che dorma pochissime ore, vola in continuazione. Mi dicono che scopa come un grillo, che regala numeri di telefono di grandiosi puttanoni ai suoi pargoletti rossoneri. Sono pettegolezzi, ma importanti a far capire che ormai la sua biografia sta diventando una mitografia, quellessere sta diventando una leggenda. Sta per trasformarsi in qualcosa di altro. In cosa non si sa, ma come dice ancora una volta Baudrillard: Quale seduzione pi avvincente che quella di cambiare specie?. Lui vuole essere il primo di qualcosa di oltre-umano, oltre-se stesso, che lunico modello umano a cui i suoi sensi siano compatibili. Lui sta togliendo finalit alle cose umane, che non siano le sue finalit. E, lo sapete anche voi, se non c finalit tutto mutazione continua, metamorfosi inarrestabile. E lui pu esistere ed espandersi e proliferare soltanto in quella condizione: se si ferma perduto. Vieni al sodo... argomentazioni?. Bene, cosa ne dite di un uomo che replica i valori della propria infanzia e giovinezza nel mondo mercato, letteralmente fino allultima molecola, fino al punto che, corrompendo anime di qua e di l e corpi, menti e cervelli, non ha replicato altro che quellinfanzia come mercato-mondo? Fino a che non ha dato vita ad un teatrino della propria giovinezza in senso industriale, una ricerca del tempo perduto come tempo realizzato? Praticamente un

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alchimista pazzo, che ha deciso di inventare la macchina del tempo. Lui non ha fatto altro che vendere se stesso come originale di un seriale senza fine: tutti quelli che lavorano con lui devono assomigliare a lui, clonarlo, lui il trionfo dellindividuo e dellindividualismo come ossessione del vendere, e quindi del vendersi come atto di accettazione totale, come identit di quellessere nel vendere. Prostituzione universale realizzata. Incarnazione psicopatica del capitalismo come estinzione di tutto quello che capitalismo non . Come estinzione professionale di tutto ci che limita il vendere, di tutto ci che diventa concorrenza reale. Tutto sotto controllo, tutto nelle mani di chi controlla. Lui desidera la tolleranza per vendere la sua tolleranza, la democrazia per vendere la sua democrazia, il sociale per vendere il suo modello di sociale... eccetera, fino al mondo e forse a Dio stesso. Silvio non in grado di partecipare delle idee collettive, vuole rendere collettive le proprie. Se fosse un computer, sarebbe incompatibile con ogni altro computer. Estratto N 2 C chi ha detto: Se controlli la mutazione controlli anche la morte. Infatti cos la morte, se non una forma molto radicale di mutazione e metamorfosi? Forse questo il suo motore segreto, ma per ottenere questo premio psichico, per godere lui deve vendere, vendere anche il vendere: questa la sua ossessione, la sua professionalit, il suo credo. Silvio ha un esercito di venditori, lui trasforma gli attori in venditori, i calciatori in venditori, i giornalisti in venditori, le ragazzine in venditrici, le mamme in venditrici, i politici in venditori e i venditori in politici.

Crisi globale, illusione della socialdemocrazia


di Immanuel Wallerstein - il manifesto

La

socialdemocrazia conosce il suo apogeo nel periodo che va dal 1945 alla fine degli anni '60. Quando rappresentava un'ideologia e un movimento che si battevano per l'uso delle risorse dello stato volto alla ridistribuzione alla maggioranza della popolazione in varie forme concrete: allargamento dei servizi educativi e sanitari; garanzia di livelli di reddito permanenti attraverso programmi per sostenere i gruppi non salariati, in particolare bambini e vecchi, e programmi per ridurre la disoccupazione. La socialdemocrazia prometteva un futuro sempre migliore alle generazioni future, una specie di incremento continuo del reddito nazionale e familiare. Quello che si chiamava il welfare state. Un'ideologia che rifletteva la convinzione che il capitalismo si potesse riformare, che potesse assumere un volto pi umano. I socialdemocratici erano forti nell'Europa occidentale, in Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda, in Canada, e negli Stati Uniti (dove erano definiti Democratici del New Deal) - in breve nei paesi ricchi del sistemamondo, che costituivano quello che si sarebbe potuto chiamare il mondo paneuropeo. Tale fu il loro successo che anche gli oppositori di centrodestra sottoscrissero l'idea del welfare state, cercando solo di ridurne costi ed ampiezza. Nel resto del mondo gli Stati cercarono di saltare sul carro del vincitore con progetti di sviluppo nazionale. Quello della socialdemocrazia era allora un programma di grande successo. Sostenuto da due realt dei tempi: l'incredibile espansione dell'economia-mondo, che cre le risorse che resero possibile la ridistribuzione; e l'egemonia degli Stati Uniti nel sistema-mondo, che ne assicurava la relativa stabilit, e soprattutto lassenza

di violenza grave all'interno di quella ricca zona. Ma il quadro roseo non doveva durare. Le due realt vennero meno. L'economiamondo smise di espandersi ed entr in un lungo periodo di stagnazione, nel quale ancora viviamo; e gli Stati Uniti cominciarono il loro lungo, seppur lento, declino da potenza egemonica. E tutte e due queste nuove realt hanno subito una considerevole accelerazione nel XXI secolo. L'inizio della nuova era, negli anni '70, vide la fine del consensus centrista in merito alle virt del welfare state e dello sviluppo diretto dallo Stato. Sostituito da una nuova ideologia pi di destra, variamente definita come neoliberista o Washington Consensus, che predicava la fiducia nei mercati anzich nei governi. Questo programma si diceva basato sulla presunta realt nuova della globalizzazione rispetto alla quale non c'era alternativa. Implementare i programmi neoliberisti sembrava preservare l'incremento dei livelli di crescita sui mercati azionari ma al tempo stesso conduceva anche a un incremento di debito, disoccupazione e minore reddito reale per la grande maggioranza della popolazione mondiale. E nondimeno i partiti che erano stati le colonne dei programmi socialdemocratici di centrosinistra si andavano a spostando progressivamente a destra, negando o riducendo il sostegno al welfare state ed accettando la necessit di ridurre drasticamente il ruolo dei governi riformisti. Gli effetti negativi sulla maggioranza della popolazione si fecero sentire perfino nei paesi del ricco mondo pan-europeo, e tanto pi acutamente furono avvertiti nel resto del mondo. Cosa potevano fare i loro governi? Cominciarono ad approfittare del relativo declino economico e geopolitico degli Stati Uniti (e pi in generale del mondo pan-europeo) concentrandosi sul proprio sviluppo nazionale. Usarono il potere degli apparati di Stato e dei costi di produzione..

generalmente pi bassi per divenire nazioni emergenti. Pi erano a sinistra i loro slogan e anche il loro impegno politico e pi fortemente sembravano intenzionati a svilupparsi. Ma potr funzionare per loro come un tempo aveva funzionato per il mondo paneuropeo dopo il 1945? Questo tutt'altro che scontato, nonostante i notevoli tassi di crescita fatti registrare da alcuni di questi paesi, in particolare i cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India, Cina) negli ultimi cinque o dieci anni. Perch sono troppe le differenze importanti tra lo stato attuale del sistemamondo e quello del periodo immediatamente successivo al 1945. Uno: i veri livelli dei costi di produzione, nonostante gli sforzi neoliberisti per ridurli, oggi sono di fatto notevolmente pi alti di come erano dopo il 1945, e minacciano le reali possibilit di accumulazione di capitale. Questo rende il capitalismo come sistema meno attraente per i capitalisti, i pi attenti dei quali cercano modi alternativi di assicurare i loro privilegi. Due: la capacit delle nazioni emergenti di incrementare l'acquisizione di ricchezza nel breve periodo ha messo a dura prova la disponibilit delle risorse per provvedere ai loro bisogni, creando cos una corsa frenetica all'acquisizione di terra, acqua, risorse alimentari ed energetiche che non solo porta a lotte senza quartiere ma che a sua volta sta riducendo la capacit mondiale dei capitalisti di accumulare capitale. Tre: l'enorme espansione della produzione capitalistica ha affaticato seriamente l'ecosistema, tanto che il pianeta entrato in una crisi climatica le cui conseguenze minacciano la qualit della vita nel mondo. Ha anche dato luogo alla nascita di un movimento di riconsiderazione di crescita e sviluppo come obiettivi economici. Questa domanda crescente di una prospettiva di civilizzazione quello che in America Latina chiamano il movimento per il buen vivir. Quattro: le richieste dei gruppi subordinati di partecipare ai processi decisionali mondiali hanno cominciato ad essere rivolte non solo ai capitalisti ma anche

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ai governi di sinistra che promuovono lo sviluppo nazionale. Cinque: la combinazione di tutti questi fattori, unita al declino visibile della potenza un tempo egemonica, ha creato un clima di fluttuazioni costanti e violente nell'economia-mondo e nel sistema geopolitico, cosa che ha finito per paralizzare gli imprenditori come i governi del mondo. Il livello di incertezza non solo sul lungo periodo ma anche su quello brevissimo ha subito un'escalation impressionante e con esso salito anche il livello di violenza. La soluzione socialdemocratica diventata un'illusione. La questione da cosa sar sostituita per la maggioranza delle popolazioni mondiali. Fonte: il manifesto, 18 settembre 2011. Traduzione a cura di Maria Baiocchi. Tratto da: www.dirittiglobali.it.

Il miracolo economico della Germania negli anni 30


di Stefano Sylos Labini.

Nei

libri di economia si parla tanto del New Deal, per, ci si dimentica che il vero miracolo economico si verific in Germania. Quando Hitler and al potere nel 1933 oltre 6 milioni di persone (il 20 % della forza lavoro) erano disoccupate ed al limite della soglia della malnutrizione mentre la Germania era gravata da debiti esteri schiaccianti con delle riserve monetarie ridotte quasi a zero. Oggi i tedeschi hanno il terrore che leccesso di debito spinga la Banca Centrale Europea a stampare grandi quantit di moneta la quale farebbe scoppiare linflazione. Per questo la Cancelliera Merkel, con la sua intransigenza sul risanamento dei bilanci dei paesi europei pi in difficolt e con la sua posizione contraria verso lemissione degli Eurobond e verso gli acquisti di titoli del debito pubblico da parte della BCE, sta spingendo lEuropa in una pericolosa recessione e in una crisi di fiducia che potrebbero avere conseguenze devastanti. Ma nel miracolo economico degli anni 30 i nazionalsocialisti si erano creati una teoria monetaria che suonava pressappoco cos: le banconote si possono moltiplicare e spendere a volont, purch si mantengano costanti i prezzi. Il solo motore necessario per questo meccanismo la fiducia. Basta creare e mantenere questa fiducia, sia con la suggestione sia con la forza o con entrambe. Sorprendentemente, lartefice del miracolo economico della Germania nazista fu un uomo di origini ebraiche, Hjalmar Schacht, Ministro dellEconomia e Presidente della Banca Centrale del Reich. Per il commercio estero, Schacht ide un ingegnoso sistema per trasformare gli acquisti di materie prime da altri paesi in commesse per l'industria tedesca: i fornitori erano pagati in moneta che poteva essere spesa soltanto per comprare merci fatte in Germania. Il meccanismo, di stimolo al settore manifatturiero, funzionava come un baratto: le materie prime importate erano pagate con prodotti finiti dell'industria nazionale, evitando cos il peso dell'intermediazione finanziaria e fuoriuscite di capitali. Certamente, il protezionismo prima e

l'autarchia in seguito crearono un mercato chiuso in cui tutta la realt produttiva era indirizzata e finalizzata alla produzione di beni per lo stato e / o per il consumatore tedesco. Il controllo nazista dei cambi e dei commerci esteri d alla politica economica tedesca una nuova libert. Anzitutto, perch il valore interno del marco (il suo potere d'acquisto per i lavoratori) viene svincolato dal suo prezzo esterno, quello sui mercati valutari anglo-americani. Lo Stato tedesco pu dunque creare la moneta di cui ha bisogno nel momento in cui manodopera e materie prime sono disponibili per sviluppare nuove attivit economiche, anzich indebitarsi prendendo i soldi in prestito. E ci senza essere immediatamente punito dai mercati mondiali dei cambi con una perdita del valore del marco rispetto al dollaro ed evitando che il pubblico tedesco fosse colpito da quel segnale di sfiducia mondiale consistente nella svalutazione della sua moneta nazionale. In realt, non venne praticata la stampa diretta di moneta, poich il principale provvedimento di Schacht fu lemissione dei MEFO, obbligazioni emesse sul mercato interno per finanziare lo sviluppo. In questo sistema direttamente la Banca Centrale di Stato (Reichsbank) a fornire agli industriali i capitali di cui hanno bisogno. Non lo fa aprendo a loro favore dei fidi; lo fa autorizzando gli imprenditori ad emettere delle cambiali garantite dallo Stato. E' con queste promesse di pagamento che gli imprenditori pagano i fornitori. In teoria, questi ultimi possono scontarle presso la Reichsbank ad ogni momento, e qui sta il rischio: se gli effetti MEFO venissero presentati all' incasso massicciamente e rapidamente, l'effetto finale sarebbe di nuovo un aumento esplosivo del circolante e dunque dell'inflazione. Di fatto, per questo non avviene nel Terzo Reich. Anzi: gli industriali tedeschi si servono degli effetti MEFO come mezzo di pagamento fra loro, senza mai portarli all'incasso; risparmiando cos fra l'altro (non piccolo vantaggio) l'aggio dello sconto. Insomma, gli effetti MEFO diventano una vera moneta, esclusivamente per uso delle imprese, a circolazione fiduciaria. Gli economisti si sono chiesti come questo miracolo sia potuto avvenire e alla fine la

risposta stata che il sistema funzionava grazie alla fiducia. L'immensa fiducia che il regime riscuoteva presso i suoi cittadini, e le sue classi dirigenti. Hjalmar Schacht fu l'inventore del sistema rendendo invisibile l'inflazione: gli effetti MEFO erano un circolante parallelo che il grande pubblico non vedeva e di cui forse nemmeno aveva conoscenza, e dunque privo di effetti psicologici. In seguito Schacht (che fu processato a Norimberga e ritenuto non colpevole) spieg d'aver pensato che, se la recessione manteneva inutilizzato lavoro, officine, materie prime, doveva esserci anche del capitale parimenti inutilizzato nelle casse delle imprese; i suoi effetti MEFO non avrebbero fatto che mobilitare quei fondi dormienti. In realt erano proprio i fondi a mancare nelle casse, non l'energia, la voglia di lavorare, la capacit attiva del popolo. Schacht conosceva bene la frode fondamentale su cui si basa il sistema del credito e i lucri che derivano dall'abuso della fiducia dei risparmiatori, che col loro lavoro riempiono di vero denaro i conti di denaro vuoto, contabile, che la banca crea ex-nihilo. E sapeva che la prosperit della finanza internazionale dipende dall'emissione di prestiti con elevato interesse a nazioni in difficolt economica. Un economista britannico, C.W. Guillebaud, ha espresso con altre parole lo stesso concetto: "nel Terzo Reich, all' origine, gli ordinativi dello Stato forniscono la domanda di lavoro, nel momento in cui la domanda effettiva quasi paralizzata e il risparmio inesistente; la Reichsbank fornisce i fondi necessari agli investimenti [con gli effetti MEFO, che sono pseudo-capitale]; l'investimento rimette al lavoro i disoccupati; il lavoro crea dei redditi, e poi dei risparmi, grazie ai quali il debito a breve termine precedentemente creato pu essere finanziato [ci si possono pagare gli interessi] e in qualche misura rimborsato". Cos Hitler raggiunse il suo scopo primario: il riassorbimento della disoccupazione e la crescita dei salari del popolo tedesco senza alimentare linflazione. I risultati sono, dietro le fredde cifre, spettacolari per ampiezza e rapidit. Nel gennaio 1933, quando Hitler sale al potere, i disoccupati sono 6 milioni e passa. A gennaio 1934, sono calati a 3,7 milioni. A giugno, sono ormai 2,5 milioni. Nel

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1936 calano ancora, a 1,6 milioni. Nel 1938 non sono pi di 400 mila. E non sono le industrie d'armamento ad assorbire la manodopera. Fra il 1933 e il 1936, l'edilizia grazie ai grandi progetti sui lavori pubblici, inclusa la costruzione della rete autostradale, ad impiegarne di pi (pi 209%), seguita dall'industria dell'automobile (+ 117%) e dalla metallurgia (+83%). Articolo rielaborato da http://www.stormfront.org/forum/t753500/ NOTA Naturalmente non condivido lispirazione ideologica del sito Stormfront e ritengo il nazismo una ideologia criminale. Lintento del mio articolo quello di mettere in evidenza la politica economica e monetaria seguita dalla Germania di Hitler per risollevare un Paese allo stremo. Una politica che, con i dovuti accorgimenti, potrebbe essere riproposta nellEuropa di oggi dove la disoccupazione ha raggiunto livelli inaccettabili. Stefano Sylos Labini Tratto da: http://www.syloslabini.info/online/?p=3802

LORRORE DELLA LIBIA: SPARISCONO I BAMBINI. di Debora Billi riesco neppure ad immaginare cosa devessere la Libia in questi giorni. Credo sia un inferno in Terra dove imperversano i peggiori dmoni in circolazione. Arrivo a pensare che la Libia, in questo momento, stia vivendo un incubo peggiore che Baghdad, Gaza o a Kabul. Non c paragone al mondo. Anzitutto, quelli che vengono chiamati gli insorti. Si usa una parola cos importante per definire i banditi da strada, i membri di Al Qaida, i mercenari e gli esaltati delle trib che hanno sgombrato la strada alla guerra. Accomunare costoro alle famiglie egiziane che hanno preso le manganellate in piazza, ad esempio, altamente offensivo oltre che insensato. Lultima delle loro prodezze la sparizione di bambini, ben 105 da un orfanatrofio di Misurata e altri 1000 in tutto il Paese. Non si sa che fine abbiano fatto. Potrebbero essere stati imbarcati su navi italiane o francesi, ma nulla certo. Altre notizie arrivano anche da Amnesty. Soprattutto, dopo la caduta di Tripoli ad agosto, gruppi agli ordini del CNT hanno assassinato impunemente, con armi da fuoco, impiccagioni e linciaggi, decine di soldati fatti prigionieri e immigrati africani di colore sospettati di essere mercenari al servizio di Gheddafi. Sembra che ci sia una specie di caccia al nero in corso per tutto il Paese. Gli stessi immigrati di colore, secondo il rapporto, sono esposti al rischio di attacchi violenti. () La stessa Amnesty International da qualche tempo stava cercando di portare allattenzione della comunit internazionale le persecuzioni scatenate contro gli africani sub-sahariani in Libia, sottoposti a gravi abusi solo per il colore della loro pelle. Neri, bambini, sospetti lealisti, donne, in Libia non si salva nessuno dal massacro ad opera di queste bestie che ci si ostina a definire ribelli, come se si trattasse davvero di normali cittadini libici insorti contro il regime. A guerra finita, avremo modo di metterci le mani nei capelli nellapprendere le efferatezze che si stanno compiendo. A proposito di guerra: talmente sono concentrati a massacrare la popolazione, che i cosiddetti ribelli non riescono neppure a vincerla.

Una denuncia
di Giulietto Chiesa.

Non

Informo i frequentatori del web che ho


presentato una denuncia-querela, alla Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di Paolo Attivissimo, specificamente per un articolo calunnioso recentemente apparso sul suo sito. Non l'unico episodio di attivit calunniosa del detto Attivissimo nei miei confronti, ma ho ritenuto fosse giunto il momento di segnalare la situazione alla Giustizia italiana. Allego qui un passaggio del documento affinch i lettori possano sapere esattamente di che si tratta. Nel testo in questione - scritto nella denunciaquerela - "vi sono alcuni passaggi gravemente lesivi della dignit e del decoro umano, morale e soprattutto professionale del sottoscritto, che riportano circostanze offensive e per di pi non veritiere. In particolar modo nel testo si legge: Giulietto Chiesa un agente del Nuovo Ordine Mondiale, infiltratosi tra i ricercatori delle verit alternative per screditarli tramite il ridicolo, scrivendo stupidaggini epiche che scimmiottano le teorie complottiste, e per rubare loro la scena. mandato dalle banche mondiali e dal Gruppo Bilderberg per ammantare di ridicolo chi ha obiezioni legittime alla gestione della finanza del pianeta. di tutta evidenza la volont dellautore di tale scritto di screditare e di sollevare ombre e sospetti sulla credibilit, sulletica e sullonest del sottoscritto. Tali infondate e lesive affermazioni arrecano un grave pregiudizio a chi come lo scrivente, ha sempre interpretato la propria professione in completa autonomia ed indipendenza dai poteri forti, pagando per questo un prezzo di isolamento rispetto agli orientamenti politico-sociali ed economici di volta in volta dominanti. Il tenore delle suddette ambigue affermazioni risulta essere oltremodo diffamatorio poich lascia intendere lesistenza di un legame basato su un interesse economico tra il sottoscritto

e dei non meglio specificati padrini facenti parte di gruppi finanziari e mediatici di potere". Alle calunnie di Attivissimo, come si vede debordanti perfino dal senso comune, vanno associati gli attacchi, ripetuti, ai quali sono sottoposto da anni da organi di stampa del mainstream - ultimo episodio quello dell'ignobile comparazione che il TG1 di Minzolingua ha operato nella sua edizione delle 13,30 del 16 settembre scorso, nella quale la mia immagine stata mostrata immediatamente prima di quella del terrorista pluriassassino norvegese, inducendo negli spettatori non solo l'idea di una vicinanza ideologica tra me e il detto assassino-terrorista, ma anche una comune "insanit mentale". E' ovvio che chi fa operazioni di questo tipo dovrebbe essere iscritto non all'albo dei giornalisti ma a quello dei delatori. Tutti questi, e analoghi, tentativi di discredito personale hanno una caratteristica comune e costante: quella di indurre, in chi guarda o ascolta, l'idea che io sia un cercatore isolato di farfalle (complottistiche). Nel fare questo, assai spesso, mi si attribuiscono calunniosamente cose che non ho mai scritto e nemmeno detto, a proposito, per esempio, degli UFO o dello sbarco sulla Luna o altre amenit supposte. I deboli di spirito che leggono queste cose, ripetono poi, negl'insulti che mi vengono sistematicamente rivolti, accuse assai gravi di "negazionismo". Si capisce dove si vuole andare a parare. In realt siamo di fronte non solo a operazioni calunniatrici della persona, ma soprattutto di disinformazione. In questo modo si vuole oscurare il fatto che - ad esempio in tema di ricerca della verit sull'11 settembre - io opero da anni insieme a migliaia di persone, gran parte delle quali cittadini americani e a centinaia di specialisti, ricercatori, politici, militari, ex ufficiali dei servizi segreti, che tutti (si veda l'appendice del mio libro "Zero-2. le pistole fumanti", edizioni Piemme) condividono le mie accuse di falsificazione rivolte ai poteri ufficiali americani. Segnalo ai lettori che si costituito

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il "Consensus 9/11" (Consensus911.org), che raggruppa 22 esperti (di esso fa parte, assieme a me, Massimo Mazzucco, ma anche nomi di grande prestigio come Dwain Deets, ex direttore della ricerca ingegneristica della NASA, Robert Bowman, ex capo del dipartimento di ingegneria aeronautica della US Air Force, il Tenente colonnello David Gapp, ex capo del programma di cooperazione della sicurezza di teatro dell' US Air Force, il prof Niels Harrit, del Nano Science Center dell'Universit di Copenhagen, il comandante Ralph Kolstad, ex pilota di combattimento della US Navy con 27 anni di su aerolinee civili e 23.000 ore di volo, il prof. Steven Jones, fisico ex dell'Universit Brigham Young. E altri. Tutti insieme abbiamo formulato 13 domande cruciali da rivolgere ai principali autori della versione falsificata dell'11 settembre. E' chiaro che gli attacchi personali e individuali nei miei confronti servono in primo luogo a oscurare qual la squadra di cui mi onoro di fare parte.

Cosa vogliono i pirati


di Pierluigi Mennitti - East Side Report.

Se

ne sono accorti tutti allultimo momento, quando ormai era troppo tardi per prenderne le misure. Avversari politici, sondaggisti, indagatori dellincubo pi o meno professionali. Di colpo, nellultima settimana di campagna elettorale, i Pirati sono balzati dal 5 al 9% nelle intenzioni di voto dei berlinesi. E cos a urne aperte stato: quella che gi sembrava unavventura di successo (superare la soglia di sbarramento) si trasformata in una marcia trionfale. Per la prima volta dentro un parlamento regionale e per di pi con un numero di seggi tale da rendere addirittura problematico il compito di riempire tutto, assemblea cittadina e circoscrizioni. Pare che in alcune circoscrizioni i seggi ottenuti siano superiori ai candidati disponibili. Unonda anomala, insomma, propagatasi un po dovunque in citt, da est a ovest, da nord a sud. Nel Bezirk che ingloba simbolicamente i quartieri ribelli delle due vecchie met della citt Kreuzberg e Friedrichshain hanno ottenuto il risultato pi alto. Il dettaglio dei dati indica una maggiore prevalenza nei quartieri orientali, anche se la geografia sociale di Berlino talmente cambiata da rendere il vecchio clivage est/ovest non sempre utilizzabile. Nessun dubbio invece sullet: tra i sostenitori prevalgono di gran lunga i giovani tra i 18 (16 per il voto alla circoscrizione) e i 30 anni. Cos come chiarissimo a chi hanno preso i voti: a nessuno. In grande maggioranza i Pirati hanno pescato nel grande mare

del non voto giovanile. Il resto arrivato da delusi dellSpd e dei Verdi, ma poca roba. Ora la domanda appare scontata: semplice fenomeno di ludica protesta o embrione di unalternativa politica che possa risolvere lincapacit della politica tradizionale di offrire risposte alla domanda di rappresentativit democratica, specie nellera digitale? Probabilmente tutte e due le cose e il futuro di questa variopinta formazione dipender molto da quel che faranno i Pirati nel parlamento di Berlino. In Germania esiste gi un precedente positivo: i Verdi. Nacquero come gruppo funambolico e irriverente sullonda delle trasformazioni sociali degli anni Settanta, portando in politica istanze nuove pacifiste e ambientaliste che nel tempo si sono sedimentate, istituzionalizzate e trasformate con lazione politica quotidiana e la condivisione delle responsabilit di governo. Potrebbe accadere di nuovo con i Pirati. Vediamo dunque chi sono. Il partito originario fu fondato in Svezia nel 2006 da Rickard Falkvinge, un imprenditore classe 1972, che moll gli studi di fisica tecnica per guidare un progetto alla Microsoft Corporation, poi gestire una piccola azienda di software e infine dare vita a una formazione politica che combattesse contro le leggi che regolano il copyright. Nel 2009 riuscito ad eleggere un deputato a Strasburgo. Partiti gemelli sono spuntati come funghi un po dovunque nel mondo, ma quello tedesco sembra aver trovato terreno fertile negli acquitrini della Politikverdrossenheit, un parolone di 21 lettere che descrive il disincanto dei

cittadini dalla politica tradizionale. Finora non li aveva presi sul serio quasi nessuno. Ma da quando i sondaggi berlinesi hanno cominciato a far brillare risultati da trionfo, si sono attirati i giudizi risentiti di quella che, con qualche forzatura italiana, potremmo chiamare la casta tedesca. Consigli paternalistici, come quelli della candidata verde Renate Knast, che ha detto di volerli in qualche modo socializzare, tirare fuori da scrivanie e computer e gettare nellacqua fredda della politica quotidiana. O vere e proprie dichiarazioni di ostilit, come quella del sindaco Wowereit, che ha invitato gli elettori a non sprecare un voto utile. Non stato molto ascoltato. I chioschi elettorali dei Pirati, sparsi per la citt, sembravano vulcani di confusione, attivismo, straordinaria energia. Cerca di mettere un po dordine Fabio Reinhardt, 30 anni, candidato con il numero 9 della lista, ovviamente eletto. Di professione fa lo storico, e questo un colpo basso. Non sembra un nerd da tastiera, ma neppure un appassionato di cose passate. Infatti spiazza per il modo candido con cui ammette: C del vero nellaccusa che ci muovono di essere impreparati alla politica. Nessuno di noi pu dire, con sincerit, se saremo allaltezza. In lista non c uno che abbia gi avuto esperienza in parlamento, anche se il partito pieno di gente che ha gi lavorato in politica e soprattutto in organizzazioni, movimenti e Ong. Siamo partiti puntando su temi che apparivano settoriali, riprende Fabio, come la difesa dei cittadini dalla sorveglianza dello stato

o la legalizzazione dello scambio su internet. Ci siamo confrontati con il diritto europeo in materia, perch oggi molto dipende da Bruxelles. La politica interna tedesca per noi un campo nuovo ma non ci spaventa: c tanto da fare per svecchiarla e c tanto consenso da conquistare. Spiega che il partito riceve donazioni private, sempre rese note e da qualche tempo il finanziamento pubblico dello stato: La politica deve essere pi trasparente. Le assemblee di base sono il momento in cui le idee vengono buttate sul tavolo, valutate, discusse, sviscerate senza pregiudizi: Siamo un contenitore nuovo nel quale tutte le opinioni sono benvenute e vengono messe alla prova, non c gerarchia, prevale la divisione del potere. Julian Assange un eroe e i pirati sono dalla parte di WikiLeaks. Parlano di democrazia della mescolanza, che una definizione suggestiva anche se piuttosto vaga. E poi di legalizzazione della cannabis e di abolire il limite di et per il voto. Una commissione dovrebbe stabilire il grado di maturit di un aspirante elettore: Si pu essere gi maturi a 13 anni e non esserlo mai neppure a 60. Un aspetto curioso che mancano le donne, almeno nelle liste elettorali. Sui 17 candidati berlinesi, 16 erano uomini e una sola donna. Abbiamo finora avuto unappeal di tipo tecnico, spiega Reinhardt, ed un problema generale che le donne siano meno attratte da studi di tipo tecnicomatematico. Le cose dovrebbero cambiare in futuro, con lampliamento dei temi programmatici. Libertario e progressista,.

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questo a grandi linee il profilo di un partito che sfugge al classico allineamento delle forze politiche da destra a sinistra. Nato a met degli anni Duemila, quando il mondo digitale era gi entrato in tutti gli aspetti della vita quotidiana, lambizione dei pirati oggi di riuscire a dare qualche risposta al deficit di legittimit di cui soffre la rappresentanza democratica. Per quanto i candidati siano ora tutti presi dalla necessit di dimostrare agli elettori di saper maneggiare anche temi pi tradizionali, specie amministrativi, fornendo ricette su come migliorare i trasporti pubblici, la sicurezza, addirittura i debiti delle casse comunali, il meglio di s lo offrono quando decidono di tirar su lancora e salpare verso i mari sconosciuti del futuro. La gente vuole pi democrazia, conclude Reinhardt, ha limpressione che le decisioni vengano prese in maniera oscura. Ma neppure il modello di democrazia diretta offerta dai referendum la soluzione giusta, perch semplifica le questioni, richiede risposte secche, s o no, e pu aprire la strada ai populismi. Noi proponiamo la liquid democracy, un sistema di partecipazione continuo del cittadino, il quale offre al politico una delega e pu ritirarla in qualsiasi momento. Ci si pu arrivare in breve tempo, i software ci sono

Gli ultimi fuochi di Minzo al Tg1 - da globalist.it.

L'incendio fuori controllo - di Manlio Dinucci


- il manifesto. A Washington avevano pensato di poter domare le fiamme della ribellione popolare propagatesi nei paesi arabi loro alleati, e di dar fuoco ad altri che non controllano (ci sono riusciti in Libia), cos da costruire sulle ceneri il Grande Medio Oriente che hanno sempre sognato, quello sotto la bandiera a stelle e strisce, affiancata dalla rosa dei venti della Nato. Ma, nonostante ce la mettano tutta, le cose non vanno come vorrebbero. Soprattutto nel Bahrain e nello Yemen, importanti supporti della loro strategia. Nel Bahrain gli Stati uniti hanno il quartier generale delle forze navali del Comando centrale. Situato ad appena 200 km dall'Iran, dispone di decine di navi da guerra, comprese portaerei e unit da assalto anfibio con 28mila uomini e 3mila a terra, che operano nel Mar Rosso, nel Mare Arabico e in altre parti dell'Oceano Indiano, per assicurare la pace e la stabilit e proteggere gli interessi vitali dell'America. In altre parole, per condurre le guerre in Iraq e Afghanistan e prepararne altre (Iran e Siria sono nel mirino). Da qui l'importanza del Bahrain, che gli Usa hanno designato maggiore alleato non-Nato. La monarchia ereditaria, garante della solida alleanza, continua per ad essere assediata dalla ribellione popolare, che non riuscita a soffocare neppure con l'aiuto di Arabia Saudita, Emirati e Qatar che, in marzo, avevano inviato truppe in Bahrain. Cinque mesi dopo la feroce repressione della sollevazione popolare, riporta il New York Times, ogni sera a Manama ci sono giovani che scendono in piazza, scontrandosi con la polizia. Le autorit hanno conquistato una effimera vittoria con torture, arresti, licenziamenti, soprattutto contro la maggioranza sciita (70% della popolazione) discriminata dalla monarchia sunnita. Ci nonostante, la segretaria di stato Hillary Clinton si detta impressionata dall'impegno con cui il governo del Bahrain procede sulla via democratica e, in agosto, Washington ha rinnovato l'accordo militare con Manama, siglato nel 1991. Anche nello Yemen, vi sono incoraggianti segnali di una rinnovata volont del governo di promuovere la transizione politica: lo assicura il Dipartimento di Stato il 15 settembre, il giorno dopo che le Nazioni Unite hanno pubblicato un documentato rapporto sulla feroce repressione. Confermata dal fatto che, tre giorni dopo a Sana, i militari hanno aperto il fuoco con mitragliatrici pesanti su una pacifica manifestazione. Stiano per tranquilli gli yemeniti: gli Stati Uniti continuano ad appoggiare la pacifica e ordinata transizione, rispondente alle aspirazioni del popolo yemenita per la pace e la sicurezza. In che modo lo documenta lo stesso New York Times: L'amministrazione Obama ha intensificato la guerra segreta nello Yemen, colpendo sospetti militanti con droni armati e cacciabombardieri. La guerra condotta dal Comando congiunto del Pentagono per le operazioni speciali che, con la motivazione di dare la caccia ad Al Qaeda, ha installato a Sana una propria postazione. L'operazione coordinata con la Cia, che ha costruito a tale scopo in Medio Oriente una base aerea segreta. Ma i missili Hellfire (Fuoco dell'inferno) dei droni Usa non fanno che alimentare le fiamme della ribellione popolare.

Gli invisibili ospiti. Due,

tre persone si sono intrattenute con Minzolini, nel suo studio al Tg1, Palazzina A, secondo piano, di Saxa Rubra. Dalle 11 alle 12 di ieri, confermano numerosi testimoni raggiunti da Globalist che smentiscono la smentita di Minzolini. Gente in borghese scortata dal funzionario del posto di polizia interno Rai che li attende passeggiando avanti indietro per il corridoio di fronte alla stanza delle segretarie. Gente che entra senza bisogno di alcun "Passi" all'interno di una struttura "sensibile" quale sono gli studi televisivi Rai. Libera deduzione su chi potrebbero essere stati gli ospiti "invisibili" negati da Minzolini e attesi, con sagace pazienza, dal poliziotto di casa. Vigilia di resa dei conti. L'attesa che l'avviso di "Fine indagini" sull'allegra gestione della carta di credito Rai da parte del Direttorissimo giunga a compimento. Siamo a fine corsa. Avviso di garanzia per l'ipotesi di peculato in pronta consegna. Poi la palla, assieme al Gip, il giudice delle indagini preliminari che dir s o non al processo, passer ai vertici Rai. Costretti da storia, tradizione ed etica, a sospendere dalla sua funzione il sospettato di tanto grave reato perpetrato, oltretutto, ai danni dell'azienda stessa. A meno che qualche consigliere di maggioranza voglia applicare anche a Minzolini il "Lodo Dandini": tutto in casa, anche i panni sporchi che andrebbero lavati. Gli amici degli amici. Nel frattempo, il direttore che ha gi rivoltato il Tg1 come un calzino (e si vede), tenta l'ultimo colpo di mano. Spostamenti e promozioni, in barba alle disposizione aziendali che imporrebbero il congelamento delle carriere in una azienda in crisi economica. Manuela De Luca, vice capo alla redazione economia viene promossa capo di Internet per lasciare la conduzione premio del Tg economia a Luigi Monfredi. Alessandra Di Tommaso diventa capo servizio alla cultura per lasciare la conduzione di Tg1 Mattina a Stefano Campagna. L' "Articolo 11" (prende i soldi da dirigente senza averne il grado) Leonardo Metalli, vicinissimo per amicizia e frequentazioni personali a Minzolini, passa anche ufficialmente "a sua disposizione". E' favore Personale. Ma la novit pi gustosa pronta per la redazione "Politica" del sempre utile Francesco Giorgino. Dall'allevamento di Porta a porta starebbe per arrivare Cecilia Primerano, neo assunta fuori dal bacino dei precari, in violazione di ogni accordi sindacale firmato dall'Azienda. Assunta per "chiara fama"? Il comitato di redazione imbufalito, l'Usigrai tenta ancora di far ragionare qualche vertice. L'Ufficio del personale, che le regola aziendali dovrebbe far rispettare, secondo prassi nei confronti del Tg1 tace. Vedremo il seguito, anche giudiziario. Visto che ad ogni forzatura concessa a Minzolini coincide sempre una sentenza della magistratura del lavoro che spenna l'azienda.

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