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DIRITTO COMMERCIALE

NOZIONE DI IMPRESA

Imprenditore e impresa

Il codice civile non fornisce una definizione di impresa, ma quella di imprenditore.


Essa è contenuta nell’art. 2082 c.c. il quale testualmente afferma che è imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica
organizzata. Ne discende che l’attività economica, organizzata, diretta alla produzione o allo scambio di beni e servizi, esercitata
professionalmente è “impresa”, che quindi viene definita come l’attività svolta dall’imprenditore che quindi viene definita come l’attività svolta
dall’imprenditore

Tipologie di imprese

È possibile classificare diverse tipologie di imprese in relazione ad un criterio:

a) oggettivo: sulla base del quale si distinguono gli imprenditori agricoli (art. 2135 c.c.) e gli imprenditori commerciali (art. 2195 c.c.);
b) di dimensione: sulla base del quale si individua il piccolo imprenditore (art. 2083 c.c.) e l’imprenditore medio-grande;
c) soggettivo: sulla base del quale si distinguono l’impresa individuale, l’impresa costituita sotto forma di società e l’impresa pubblica

Agli imprenditori commerciali, a fronte dall’attività da questi svolta, si applica anche la normativa in tema di pubblicità per l’iscrizione nel Registro
delle Imprese (che come si dirà nel corso della presente trattazione ha effetti di pubblicità legale), quella sulla rappresentanza commerciale e,
ancora, la disciplina sulla tenuta delle scritture contabili, il fallimento e le altre procedure concorsuali. Le diverse classificazioni sopra delineante
servono pertanto per applicare la disciplina a ciascuna categoria di imprenditori. È però dalla nozione di imprenditore il punto da cui partire per
identificare

REQUISITI MINIMI

Requisiti minimi affinché un soggetto possa essere classificato come imprenditore sono:
a) l’esercizio di un’attività finalizzata allo scopo di produrre o scambiare beni o servizi;
b) l’esercizio di un’attività economica;
c) l’organizzazione e la professionalità nello svolgimento dell’attività.

A) ATTIVITÀ PRODUTTIVA

Per attività produttiva si intende l’attività, intesa in senso economico, che abbia quale scopo la produzione o lo scambio di beni o servizi ovvero
di nuova ricchezza. Non costituisce impresa l’attività di mero godimento, in quanto il mero godimento non dà luogo alla produzione di alcuna
utilità economica. La qualità di imprenditore deve essere riconosciuta anche nei casi in cui l’attività svolta è contraria a norme imperative, all’ordine
pubblico o al buon costume, rientrando quindi nella categoria delle attività illecite. Ma l’attività produttiva, svolta con i requisiti di cui all’art. 2082
c.c., configuri sempre una impresa, a prescindere dall’illiceità dell’attività svolta ovviamente l’imprenditore non potrà vedersi applicate le norme
poste a sua salvaguardia in quanto da un comportamento illecito non possono mai derivare conseguenze favorevoli per chi lo pone in essere.

B) ATTIVITÀ ECONOMICA

Il requisito dell’economicità è riferito non allo scopo perseguito con l’attività ma al metodo con il quale l’attività stessa è svolta. Da ciò discende
che per aversi impresa occorre, imprescindibilmente, che l’attività produttiva sia condotta con metodo economico e cioè con una modalità
che tenda almeno al pareggio dei costi e dei ricavi e che assicuri l’autosufficienza economica dell’impresa
C) ATTIVITÀ ORGANIZZATA

L’attività di impresa deve essere infine un’attività organizzata. Tale affermazione implica che l’attività deve essere svolta mediante impiego
di capitale e lavoro, proprio o altrui. Affinché un soggetto possa essere considerato imprenditore non è necessario, però, che utilizzi altrui
prestazioni lavorative autonome o subordinate. Ancora, non è necessario che l’impresa sia dotata tanto di beni mobili che di beni immobili. Si
ritiene, infatti, che sia configurabile una impresa anche con il solo impiego di mezzi finanziari, propri o altrui, e in assenza di beni materiali o
di attività lavorativa prestata da altri. Ciò che è necessario per considerare l’attività di impresa come attività organizzata è, quindi,
un’organizzazione di fattori produttivi. Tale elemento segna la linea di confine tra l’imprenditore e il lavoratore autonomo (la cui definizione
si rinviene negli artt. 2222 ss. c.c.) La figura dell’imprenditore va distinta anche da quella del professionista intellettuale, .I liberi professionisti
non sono mai imprenditori in virtù di una precisa scelta legislativa. Questo è vero anche se si avvalgono di ingenti organizzazioni di lavoratori
subordinati e mezzi, purché si limitino allo svolgimento della propria attività professionale. I liberi professionisti sono, dunque, imprenditori
solo se l’esercizio della professione costituisce elemento di un’attività organizzata in forma di impresa (art. 2238 c.c.). L’esonero dei
professionisti intellettuali dello statuto dell’imprenditore ha vantaggi (sottrazione al fallimento) e svantaggi (inapplicabilità della disciplina
dell’azienda, dei segni distintivi e della concorrenza sleale)

D) PROFESSIONALITÀ

Ultimo requisito richiesto per l’esercizio di attività di impresa è la professionalità. L’art. 2082 c.c. richiede, infatti, che l’attività dell’imprenditore
sia svolta in modo professionale. Per “modo professionale” si deve intendere l’esercizio abituale e non occasionale di un’attività produttiva.
Tuttavia, la professionalità non si identifica né con l’unicità dell’attività né con la continuazione della stessa. Si considera, infatti, imprenditore
colui che esercita l’attività produttiva anche in via non principale e colui che contemporaneamente all’attività imprenditoriale svolga altre
attività. È altresì imprenditore chi svolge attività stagionali (stabilimenti balneari, impianti di risalita); non è infatti richiesto che l’attività sia
svolta in modo continuato e senza interruzioni. Inoltre, si ha impresa anche nel caso in cui l’attività venga svolta per il conseguimento di un
unico affare
Tipologie di imprese e di imprenditori

L’impresa può essere classificata secondo:

ATTIVITA che svolge imprenditore

- L’impresa Agricola se ha come oggetto l’esercizio di un attività agricola


- L’impresa Commerciale ha come oggetto una serie di attività che NON sono riconducibili all’esercizio dell’agricoltura

DIMENSIONI dell’impresa

- Imprenditore Ordinario
- Piccolo Imprenditore

NUMERO dei soggetti che esercitano l’attività e che acquisiscono la qualità di imprenditore

- Impresa Individuale quando è una persona fisica ad assumersi la qualità di imprenditore


- Impresa Collettiva quando più persone fisiche si riuniscono per costituire un soggetto che chiamiamo “ Società”
Imprenditore Agricolo

L’essenza della nozione di imprenditore agricolo è contenuta nel 1 comma dell’art 2315 “ è imprenditore agricolo chi esercita un’attività diretta
alla coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connessa” Questo primo comma è stato modificato ed è stato modificato
in una parola in particolare è stata sostituita la parola “Bestiame” che prima era presente nell’articolo con la parola Animali, questa sostituzione
di questa parola che potrebbe essere considerata come sinonimo, giuridicamente ha una conseguenza importante ovvero ha la conseguenza di
allargare l’applicabilità della disciplina dell’imprenditore agricolo ad una serie di situazioni che prima ne erano escluse. Il decreto legislativo 228
del 2001 ha apportato delle modificazioni ma soprattutto delle estensioni a questa figura. Il testo originario del art 2135 fino al 2001 “ è
imprenditore agricolo chi esercita un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento del bestiame e attività connesse”
questo 1 comma veda una modifica terminologica e la sostituzione della parola Bestiame con la parola Animali. Questa modifica è fondamentale
perché la giurisprudenza aveva interpretato la parola Bestiame a quelli che tradizionalmente sono considerati bestiami, quegli animali che hanno
determinate caratteristiche e che normalmente sono oggetto di allevamento, con l’utilizzo della parola animali, ampliamo la cerchia di esseri che
possono essere allevati nell’esercizio di un agricoltura . Perciò con questa sostituzione si è estesa l’ambito di applicazione della figura
dell’imprenditore agricolo. La modernizzazione del settore agricolo, invece , ha integrato la versione originaria dell’art. 2135 di due commi che
descrivono rispettivamente che cosa siano le attività agricole essenziali e le attività agricole per connessione. La norma, al secondo comma,
precisava che si reputavano connesse le attività dirette alla trasformazione o all’alienazione dei prodotti agricoli, quando rientrano nell’esercizio
normale dell’agricoltura. Tale definizione è stata sostituita con il D.L.vo 228/2001, che ha riformulato l’art. 2135 c.c. All’imprenditore agricolo si
applica la disciplina dettata per l’imprenditore in generale, non è pertanto tenuto alle scritture contabili, non è soggetto al fallimento e alle altre
procedure concorsuali. Inoltre, non è soggetto all’iscrizione presso il Registro delle Imprese, fatta eccezione per quanto di seguito meglio precisato.
Il trattamento riservato all’imprenditore agricolo è più favorevole rispetto all’imprenditore commerciale; ciò si ricava anche dalla legislazione
speciale che prevede una serie di incentivi e di agevolazioni fiscali volti a sostenere e promuovere tale attività.
Per Attività Essenziali si intendono le attività dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico di carattere animale o vegetale, che utilizzano o
possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque. Originariamente rientravano in questa categoria soltanto quelle di coltivazione e allevamento che
avevano luogo sul fondo; oggi invece la norma stabilisce espressamente che un’attività di coltivazione o di allevamento utilizza o può utilizzare il
fondo, con la conseguenza che questo è passato dall’essere fattore produttivo essenziale, a fattore produttivo eventuale e quindi non più elemento
costitutivo della fattispecie essendo stato sostituito dalla cura e dallo sviluppo di un ciclo biologico.

Per Attività Connesse, invece, si intendono le attività di conservazione, manipolazione, trasformazione e commercializzazione che abbiano ad
oggetto prodotti ottenuti dalle attività agricole essenziali, nonché le attività dirette alla produzione e alla fornitura di beni o servizi ottenuti
mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzatture o risorse dell’azienda agricola. Con riferimento alle attività agricole connesse, non si
identificano più soltanto quelle poste in essere da un agricoltore o allevatore in un determinato momento storico o in una certa area geografica
e subordinate economicamente a quelle essenziali. Sono considerate come connesse anche le attività che utilizzano come materia prima
prevalente i prodotti derivanti dall’attività di coltivazione e/o allevamento di animali esercitata dallo stesso soggetto

Imprenditore Commerciale

Il nostro ordinamento non contiene una definizione si imprenditore commerciale ma prevede quali son le attività che permettono di qualificare
l’imprenditore che le esercita come commerciale.

È imprenditore commerciale colui che esercita:

a) Un’attività industriale diretta alla produzione di beni o servizi (settore dell’industria). È quindi industriale l’attività di chi utilizza le materie
prime e le trasforma in prodotti finiti che poi vende sul mercato. Si considera poi industriale anche l’attività di chi fornisce un servizio
mediante un’organizzazione di lavoro e di capitale;
b) Un’attività intermediaria della circolazione dei beni (settore del commercio). È la c.d. attività del commerciante, ovvero dell’imprenditore
che compra prodotti finiti e li rivende sul mercato, non compiendo alcun tipo di trasformazione sul prodotto da rivendere;
c) Un’attività di trasporto. Tale attività consiste nel trasportare e spostare persone o cose da un posto a un altro. Il trasporto può avvenire
per terra, per aria o per acqua;
d) Un’attività bancaria o assicurativa. L’attività bancaria consiste principalmente nella raccolta del risparmio e nell’esercizio del credito.
L’attività assicurativa fornisce un servizio che comporta l’assunzione del rischio dell’assicurato da parte dell’impresa a fronte del
pagamento di un premio assicurativo;
e) Altre attività ausiliarie delle precedenti

Sono cioè le attività svolte da un imprenditore a favore di un altro imprenditore

Piccolo imprenditore

Al piccolo imprenditore si applica la disciplina generale con l’esclusione della tenuta delle scritture contabili anche nel caso in cui l’attività svolta
sia commerciale. Egli non è, inoltre, soggetto al fallimento e alle altre procedure concorsuali. La pubblicità nel Registro delle Imprese non era
prevista per i piccoli imprenditori ma è stata introdotta successivamente solo con la L. 580/1993 che prevede l’iscrizione in una sezione speciale,
non con funzione di pubblicità legale ma mera funzione di pubblicità-notizia.

L’art. 2083 c.c. dispone che sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano
un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia. Sulla base del dato normativo il
carattere discretivo del piccolo imprenditore è dato dalla prevalenza del lavoro proprio e familiare. Con la precisazione che la prevalenza del lavoro
familiare deve intendersi in senso qualitativo-funzionale, ovvero il lavoro dell’imprenditore e dei lavoratori deve caratterizzare i beni o i servizi
prodotti. Requisiti necessari per aversi piccola impresa sono, quindi, che l’imprenditore presti il proprio lavoro nell’impresa e che il suo lavoro e
quello di eventuali familiari prevalga rispetto al lavoro altrui e rispetto al capitale investito.
La Legge fallimentare contiene una definizione di “piccolo imprenditore” che è stata nel corso degli anni oggetto di modifica. La versione originaria
dell’art. 1 c. 2 L. fall. Stabiliva che sono piccoli imprenditori quelli esercenti un’attività commerciale i quali sono stati riconosciuti in sede di
accertamento ai fini dell’imposta di ricchezza mobile, titolari di un reddito inferiore al minimo imponibile. A seguito di tale modifiche normative,
l’unico criterio rimasto utilizzabile della legge fallimentare era quello per il quale non sono piccoli imprenditori le società commerciali. La norma
prevede, oggi, un criterio esclusivamente quantitativo e monetario, individuando alcuni requisiti dimensionali dell’impresa al fine di stabilire la
fallibilità o meno dell’imprenditore commerciale. L’articolo riformato non contiene più, quindi, la definizione di piccolo imprenditore. Sulla base di
tali nuovi criteri anche una società commerciale può essere esonerata dal fallimento. La versione aggiornata della legge fall imentare permette il
coordinamento con la definizione del codice civile. Secondo la dottrina maggioritaria la definizione della legge fallimentare determina quale
imprenditore può essere dichiarato fallito; la nozione del codice civile rileva invece per la disciplina applicabile a tali categorie di imprenditori (ad
esempio, per l’iscrizione nel Registro delle Imprese o circa l’obbligo di tenuta delle scritture contabili).

Tra le figure espressamente previste nell’art. 2083 c.c. vi sono:

a) Il coltivatore diretto: che può essere definito come colui che coltiva il fondo con il lavoro proprio e dei componenti della sua famiglia;
b) Il piccolo commerciante: che può definirsi come colui che svolge un’attività di intermediazione per la circolazione dei prodotti;
c) L’artigiano: per il quale vige una disciplina specifica.
PUBBLIICTÀ DI IMPRESA

Introduzione al registro di impresa

Il nostro ordinamento ha stabilito per le imprese commerciali e le imprese societarie un sistema di pubblicità legale, il quale prevede l'obbligo di
rendere pubblici determinati fatti o atti concernenti l'impresa. Tale sistema permette che i terzi interessati alla vita delle imprese siano informati
degli atti dalle medesime compiuti e che tali atti diventino a loro opponibili.

Lo strumento di pubblicità legale previsto nel nostro ordinamento è il Registro delle Imprese.

Tale Registro era già previsto nel codice del 1942 all'art. 2188 c.c. ma è rimasto inoperante per cinquant'anni. In tale periodo ha trovato
applicazione il regime transitorio, che prevedeva l'iscrizione nei registri di cancelleria presso il Tribunale, il quale operava solo per le società
commerciali e non per gli imprenditori commerciali individuali. Il Registro delle Imprese è stato effettivamente istituito solo con la L. 29 dicembre
1993 n. 580 contenente le norme per il riordino delle Camere di commercio. La disciplina del Registro è stata successivamente oggetto di modifica
con il successivo D.P.R. 14 dicembre 1999 n. 558. A seguito di tali interventi legislativi, l'unico sistema di pubblicità legale previsto per le imprese
commerciali è costituito dal Registro delle Imprese.

Detto Registro, oltre alla funzione di pubblicità legale, è utilizzato anche come strumento di informazione per tutte le altre imprese soggette a
iscrizione (imprenditori agricoli, piccoli imprenditori e società semplici).

Il Registro delle Imprese è tenuto da un Ufficio apposito istituito nelle Camere di Commercio che opera con la vigilanza di un giudice delegato dal
Presidente del Tribunale del capoluogo di Provincia. È tenuto con tecniche informatiche al fine di garantire la tempestività delle informazioni ivi
contenute su tutto il territorio nazionale, la completezza e l'organicità.
Registro delle imprese

Il Registro delle Imprese è diviso in:

- Sezione Ordinaria: si iscrivono tutti i soggetti per cui era obbligatoria sin dall’origine l’iscrizione nel registro delle imprese tipo le società.
L’iscrizione in tale sezione produce gli effetti di pubblicità legale.

L'iscrizione nella sezione ordinaria del Registro delle Imprese può avere, a seconda dei vari casi, efficacia costitutiva, dichiarativa o normativa.
Talvolta, essa svolge anche la funzione di mera pubblicità notizia.

• Efficacia Dichiarativa: Determina presunzione di conoscenza dal momento della loro iscrizione gli atti o i fatti sono opponibili a chiunque,
con la precisazione che i terzi, come previsto dall'art. 2193 c. 3 c.c. non possono eccepire la non conoscibilità del fatto o dell'atto iscritto.
Nessuno può legittimamente eccepire l’ignoranza di ciò che risulta iscritto nella sezione ordinaria del registro. La mancata iscrizione
produce un’efficacia negativa in quanto comporta l inopponibilità dei fatti registrati a meno che non si provi che i terzi ne erano comunque
a conoscenza . Quando si iscrive una società il meccanismo di opponibilità opera in modo parzialmente diverso. L’opponibilità come
presunzione assoluta non avviene subito ma scatta il 16 giorno e rientra anche la disciplina generale. Durante l’arco di 15 giorni si avrà
una presunzione di conoscenza relativa in cui I terzi dovranno dimostrare che non erano a conoscenza dei fatti e atti iscritti nel registro
• Efficacia Costitutiva: l’atto ha effetto nel momento in cui viene iscritto nel registro delle imprese.
- Efficacia Costitutiva Totale: quando l’iscrizione produce effetti sia tra le parti che nei confronti dei terzi
-Efficacia Costitutiva Parziale: quando l’iscrizione produce effetti solo nei confronti dei terzi
• Efficacia Normativa: l’iscrizione nel registro è condizione per l’applicazione di una determinata disciplina. Criterio di selezione della
disciplina applicabile
- Sezione Speciale : si iscrivono piccoli imprenditori, gli imprenditori agricoli, le imprese artgiane, le società semplici. Gli effetti dell’iscrizione
nella sezione speciale sono invece quelli di certificazione anagrafica e di pubblicità di notizia di fatto. L’unico scopo infatti è quello di
rendere conoscibili i fatti e le dichiarazioni rese al registro ad esclusione di un ‘eccezione relativa all’iscrizione nella sezione speciale degli
imprenditori agricoli (individuali e società semplici) e dei coltivatori diretti, per i quali ´art. 2 del d.lgs 228/2001 prevede invece l’efficacia
di pubblicità legale con natura dichiarativa

Sono soggetti a iscrizione tutti gli atti e i fatti relativi alle modifiche più rilevanti dell’impresa. Tali atti o fatti sono espressamente previsti da una
serie di norme e si differenziano in base alla natura dell’impresa. In particolare, essi riguardano i dati essenziali dell’imprenditore e dell’impresa, la
struttura e l’organizzazione, nonché tutte le modifiche a elementi già iscritti e registrati.

Tuttavia non possono essere iscritti e/o registrati gli atti o i fatti per i quali tale adempimento non è espressamente prescritto dalla legge.

Con riferimento alle modalità di iscrizione, l’art. 2189 c.c. dispone che esse sono eseguite su domanda scritta dell’interessato. L’iscrizione può
avvenire però anche d’ufficio se l’iscrizione è obbligatoria e l’interessato ometta di effettuarla. L’art. 2190 c.c. dispone, infatti, che se un’iscrizione
obbligatoria non è stata richiesta dall’interessato, l’Ufficio del Registro invita l’imprenditore a richiederla entro un congruo termine. Al decorso di
tale termine il Giudice del Registro può ordinarla d’ufficio con decreto. L’inosservanza dell’obbligo di registrazione è punita con sanzioni pecuniarie
amministrative.

Anche la cancellazione dal Registro delle Imprese può essere disposta d’ufficio come previsto dall’art. 2191 c.c. e dall’art. 2490 c. 6 c.c.

Nel primo caso si ha cancellazione d’ufficio quando un’iscrizione è avvenuta senza il rispetto delle condizioni richieste dalla legge.

Le iscrizioni devono essere eseguite nel Registro delle Imprese della provincia in cui l’impresa ha la sede e, come prescritto dagli artt. 2199 e
2250 c.c. negli atti e nella corrispondenza deve essere indicato il Registro presso il quale l’impresa è iscritta.
L’ORGANIZZAZIONE DELL’IMPRESA

Organizzazione interna dell’impresa

L’imprenditore solitamente per svolgere la sua attività si avvale di collaboratori, di ausiliari interni o subordinati che sono inseriti nell’attività
aziendale e sono di regola legati da un rapporto di lavoro subordinato. Egli può avvalersi, inoltre, di lavoratori autonomi che si obbligano a compiere
un’opera o un servizio, per conto dell’imprenditore, senza essere legati da vincoli di subordinazione. Le tipologie di soggetti che agiscono in nome
dell’imprenditore costituiscono la figura della rappresentanza sono gli Institori, procuratori e i commessi. La rappresentanza, in queste ipotesi,
non deriva quindi da un atto di procura con il quale si conferisce il potere di agire ma è la legge stessa a riconoscere detto potere.

INSTITORI
E’ il collaboratore preposto all’esercizio dell’impresa o ad una parte di essa art 2203 comma 1. Può esserci un solo institore o più istitori in questo
caso ognuno agisce indipendentemente dall’altro rispetto all’ambito operativo che gli è stato assegnato. Può compiere tutti gli atti pertinenti
all’impresa ma non può spingersi al di là della gestione dell’impresa, non può alienare l’azienda o cambiare l’oggetto dell’impresa gestita. Per
l’institore ci sono ulteriori limitazioni da parte dell’imprenditore attraverso il rilascio di un apposita procura e devono essere resi opponibili nei
confronti dei terzi e ciò può avvenire attraverso la pubblicità della procura nel registro delle imprese che fa scattare automaticamente la
presunzione di conoscenza assoluta riguardo il suo contenuto. L’ Institore ha anche poteri processuali, quindi può stare in giudizio per
l’imprenditore come attore o convenuto. E’ tenuto a spendere il nome dell’imprenditore e in caso di omissione diventa titolare di tutti gli atti
compiuti a proprio nome, se si tratta di atti pertinenti all’impresa, si affianca anche la responsabilità dell’imprenditore
PROCURATORE

E’ il collaboratore che in base a un rapporto continuativo compie atti pertinenti all’esercizio dell’impresa, pur senza esserci preposto. Non
è stabilita una vera e propria disciplina specifica. Il Procuratore è dotato di poteri di rappresentanza, ma anche di poteri decisionali
circoscritti al proprio ambito operativo. Questi poteri possono essere limitati dall’imprenditore tramite il rilascio di un’apposita procura.
Non essendo preposto all’esercizio dell’impresa non ha rappresentanza processuale. I procuratori non sono tenuti agli adempimenti
concernenti la tenuta delle scritture contabili e le iscrizioni nel Registro delle Imprese.

COMMESSO

E’ il collaboratore subordinato, cui sono affidate mansioni esecutive e solitamente ma non necessariamente, materiali, che l o pongono in
contatto con i terzi. Sono titolari di poteri di rappresentanza derivanti dal loro inserimento nell'organizzazione aziendale ma, a differenza
dell'institore e dei procuratori, hanno un ruolo solo esecutivo e non hanno attribuzioni gestorie. I poteri rappresentativi comprendono gli
atti che secondo la prassi riguardano le operazioni alle quali sono stati incaricati. In mancanza di un regime di pubblicità legale le limitazioni
ai poteri del commesso sono quindi opponibili ai terzi solo se portate a conoscenza con mezzi idonei
PRESIDI ORGANIZZATIVI

Documentazione d’impresa

L’imprenditore ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa.
Inoltre ha l’obbligo di documentazione di impresa ovvero dare rappresentazione scritta dei diversi accadimenti relativi allo svolgimento
dell’attività d'impresa , che viene assolto tramite l'obbligo di tenuta delle scritture contabili (strumento di controllo finalizzato a far si che l’attività
venga gestita consapevolmente).L’obbligatorietà di tale documentazione costituisce il presupposto per un corretto svolgimento dell’attività .
Questo perché attraverso le scritture contabili l’imprenditore può avere un riscontro di come si è svolta l’iniziativa e accertare che i risultati siano
in linea con quanto era stato programmato in modo da decidere in maniera consapevole se è il caso di proseguire la gestione o arrestarla.

Le scritture contabili obbligatorie

Il codice civile fissa 2 scritture contabili obbligatorie minime:


• Libro Giornale: è una scrittura contabile che va tenuta secondo un criterio cronologico in quanto vanno indicate giorno per giorno tutte
le operazioni relative all’esercizio dell’impresa nell’ordine in cui si susseguono . Vanno rilevati i fatti di gestione nel profilo patrimoniale
(impatto sul patrimonio dell’impresa) e reddituale ( impatto formazione del risultato d’esercizio)
• Libro degli Inventari: L'inventario deve essere redatto all'inizio dell'esercizio dell'impresa e poi successivamente ogni anno. Deve contenere
l'indicazione e la valutazione delle attività (ovvero i beni, i crediti e il denaro) e delle passività (ovvero i debiti) relativi all’impresa ed estranei
all'impresa. Tale previsione è richiesta dal legislatore in quanto l'imprenditore risponde con tutto il suo patrimonio dell'adempimento delle
obbligazioni dell'impresa. È quindi rilevante per coloro che entrano in contatto con l'impresa conoscere la reale situazione complessiva
dell'imprenditore, comprensiva dunque anche del suo patrimonio personale e non solo di quello relativo all'esercizio dell'impresa.
• Bilancio: La società per azioni deve redigere annualmente il bilancio di esercizio. esso deve rappresentare, con chiarezza, correttezza e
veridicità, la situazione patrimoniale e finanziaria della società ed il risultato economico dell’esercizio . È costituito da altri documenti: dallo
stato patrimoniale, dal conto economico e dalla note integrativa e dalla relazione sulla gestione. Il bilancio rappresenta per i soci il solo
strumento legale di informazione contabile sull'andamento della società e permette ai creditori sociali di comprendere la consistenza del
patrimonio.
TRASFERIMENTO DELL’AZIENDA

La nozione di Azienda

L’art 2555 c.c “L’Azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” Importantissima per l’Azienda è
l’organizzazione, cioè il coordinamento dei diversi elementi da parte dell’imprenditore. L’attitudine alla produzione di una nuova ricchezza e alla
maturazione del reddito rappresenta l’avviamento dell’azienda, esso sarà parte integrante del valore dell’azienda al momento di un eventuale
trasferimento. L’Azienda è composta da un insieme vario di beni ognuno dei quali conserva giuridicamente la propria autonomia, l’imprenditore
perciò non deve essere obbligatoriamente proprietario di tutti i beni dell’azienda. L’Azienda inoltre è un complesso di beni mutevole. La cui
composizione è destinata a variare molto spesso, per via dell’ingresso di nuovi elementi e dalla cessione di altri.

Il trasferimento dell’azienda

Il trasferimento può essere a titolo definitivo (alienazione) o temporaneo ( usufrutto). Il trasferimento è finalizzato a non disperdere il valore
aggiunto derivante dall’organizzazione già esistente. Il contratto traslativo dell’azienda è a forma libera, a meno che la forma non sia richiesta
dalla natura del contratto. Le parti che vogliono trasferire l’azienda possono escludere dal trasferimento uno o più beni specificando quali sono
quelli destinati a restare in capo all’alienante. L’esclusione è possibile solo se non si tratta di elementi non essenziali del complesso. Devono essere
rispettate le prescrizioni di pubblicitarie relative al trasferimento di ciascun bene. L’art 2556 del codice civile impone la forma scritta ad
probationem quando il contratto abbia ad oggetto aziende relative ed imprese soggette a registrazione. Questo articolo inoltre dispone che, il
contratto redatto in forma di atto pubblico o scrittura privata, deve essere depositato per l’iscrizione nel registro delle imprese. Si può concludere,
quindi, precisando che i trasferimenti di azienda afferenti a imprese non commerciali, dunque non soggette a registrazione, possono essere
effettuati in forma libera (anche verbale) e senza alcun regime pubblicitario
Divieto di concorrenza

L’art. 2557 c.c. vieta all’alienante di un’azienda, per un periodo di 5 anni dal trasferimento, l’inizio di una nuova impresa che sia idonea a sviare la
clientela dell’azienda ceduta in ragione dell’oggetto, dell’ubicazione o di altre circostanze. Questo deve essere interpretato come un divieto posto
a tutela dell’acquirente. Trattasi di un divieto legale al quale può aggiungersi, per effetto del secondo e terzo comma della medesima norma, un
patto volontario di non concorrenza. Il divieto non è applicabile al caso in cui vi sia stata alienazione di una sola fra più aziende di cui il cedente è
titolare. Il divieto di non concorrenza costituisce un effetto naturale del contratto di cessione di azienda, esso vale a integrare l’accordo anche se
le parti non lo abbiano previsto.

Successione nei contratti

Se non è pattuito diversamente, l'acquirente dell'azienda subentra nei contratti stipulati per l'esercizio dell'azienda stessa che non abbiano
carattere personale, contratti per i quali sia pattiziamente escluso il sub-ingresso dell’acquirente. Pur volendo favorire la circolazione dell’azienda
e la continuità nell’esercizio dell’impresa, il legislatore ha inoltre previsto una forma di tutela del contraente ceduto, il legislatore ha riconosciuto
al terzo contraente il diritto di recedere dal contratto entro tre mesi dalla notizia del trasferimento d’azienda, a condizione che sussista una giusta
causa. La successione si riferisce esclusivamente ai contratti a prestazioni corrispettive non ancora integralmente eseguiti da nessuna delle due
parti. Non rientrano, pertanto, nella previsione della norma in esame, né i contratti con prestazioni a carico di una sola parte, nè i contratti a
prestazioni corrispettive nei quali residua solo un debito o un credito per l'imprenditore, essendo stata interamente eseguita una delle due
prestazioni.
Successione nei crediti e debiti

CREDITI

Il legislatore non precisa se i crediti relativi all’azienda ceduta si trasferiscano insieme alla stessa, limitandosi a stabilire che la cessione dei crediti
relativi all’azienda ceduta ha effetto nei confronti dei terzi anche in mancanza di notifica al debitore o di sua accettazione. In assenza di
specificazione nel contratto di trasferimento d’azienda i crediti seguano l’azienda ceduta e quindi si trasferiscano con essa. Pertanto, per la
successione dei crediti non è necessaria la notifica al debitore ceduto o l’accettazione da parte di quest’ultimo , poiché l’iscrizione del
trasferimento d’azienda nel Registro delle Imprese costituisce una sorta di notifica collettiva

DEBITI

Il debitore ceduto è liberato se paga in buona fede all’alienante. Più articolata e complessa è, invece, la disciplina prevista per i debiti aziendali.
In particolare, il Codice Civile, all’art. 2560, stabilisce che nel trasferimento d’azienda l’alienante risponde, in ogni caso, dei debiti preesistenti .
Al pari risponde anche l’acquirente limitatamente però ai debiti che risultano dai libri contabili obbligatori . Il legislatore, quindi, offre la
massima tutela al creditore ceduto

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