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ATENEO ROMANO DELLA SANTA CROCE

MONOGRAFIE GIURIDICHE

Josemaría Sanchis

LA LEGGE PENALE
E

IL PRECETTO PENALE

GIUFFRÈ EDITORE
1993

Bibliotecanonica btcalz p. 1/180


ISBN 88-14-04219-5

Nihil obstat: J. T. Martín de Agar


Imprimatur: t Remigio Ragonesi. Vicegerente.
Roma, 6 maggio 1993

TUTTE LE COPIE DEVONO RECARE IL CONTRASSEGNO DELLA S.l.A.E.

© Copyright 1993 Dott. A . Giuffrè Editore, S.p.A. Milano


La traduzione, l'adattamento totale o parziale, la riproduzione con
qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie), nonché
la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i Paesi.

Tipografia «MORI & C. S.p.A.» - 2 1 1 0 0 VARESE - Via F. Guicciardini 6 6

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Ai miei genitori

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INDICE GENERALE

Introduzione 1

CAPITOLO PRIMO

IL SIGNIFICATO E LA FUNZIONE DELLA NORMA PENALE


NELL'ORDINAMENTO CANONICO

1. La nozione canonica di delitto 9


1.1. Il delitto e i suoi elementi costitutivi 9
1.2. Validità e portata della teoria degli elementi del delitto . . 13
1.3. L'antigiuridicità del delitto 16
1.3.1. L'antigiuridicità dell'atto umano 19
1.3.2. La funzione delle fonti formali nella determinazione
dell'antigiuridicità. . . 23
1.4. La nozione sostanziale e la nozione formale del delitto . . 30
1.5. Il principio di legalità formale e materiale: impostazione . 34
2. Il principio di legalità nel sistema penale canonico 39
2.1. Precedenti 39
2.2 Analisi del contenuto del can. 1399 47
2.2.1. La fattispecie delittuosa 49
2.2.2. La pena 54
2.3. Portata e incidenza del can. 1399 nel sistema penale cano­
nico 57
3. Considerazioni conclusive 66

CAPITOLO SECONDO

LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO

1. Le fonti costitutive nel diritto penale 73


1.1. La legge penale e il precetto penale 73
1.2. La consuetudine 75
2. La struttura essenziale e il contenuto dei provvedimenti penali. 76
2.1 II precetto primario 78
2.1.1. La fattispecie penale 82

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vni LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

2.1.2. La cosiddetta « norma penale in bianco » . . . . . . 85


2.2. La sanzione penale 88
2.2.1 Pena precettiva o facoltativa, determinata o indeter­
minata 89
2.2.2. Criteri per la comminazione delle pene 91
a) Criteri per la costituzione delle censure 91
b) Criteri per la costituzione delle pene espiatorie. 93
2.3. Altri eventuali contenuti della norma penale 94
2.3.1. Disposizioni riguardanti la punibilità del delitto . . 95
2.3.2. Disposizioni riguardanti l'applicazione della pena . 96
a) In particolare in relazione al modo di applicare le
pene: « ferendae sententiae » o « latae sententiae ». 96
b) La via da seguire nell'applicazione delle pene:
giudiziaria o amministrativa 99
2.3.3. Disposizione riguardante l'ambito di vincolatività
della pena nei confronti del reo 102
2.3.4. Disposizioni riguardanti l'estinzione deEa pena . . 103
a) La remissione della pena 103
b) La prescrizione dell'azione criminale e di quella
penale 105
3. La normativa penale non contenuta nel codice 107
3.1. Criteri generali per l'emanazione dei provvedimenti pe­
nali 107
3.2. Normativa successiva al codice e configurazione del si­
stema penale 110

CAPITOLO TERZO

LA LEGGE PENALE

1. Soggetti che hanno potestà legislativa 115


1.1 Principio generale 115
1.2. Soggetti che hanno potestà legislativa in particolare . . . . 116
1.2.1. Organi unipersonali 116
1.2.2. Organi collegiali 117
1.2.3. Riferimento particolare alle Conferenze Episcopali. 118
1.2.4. Gli istituti religiosi 122
2. L'uniformità della legislazione penale 122
3. La legge penale nel tempo 123
3.1. Principio generale: l'irretroattività della legge penale . . . 123
3.2. Eccezioni alla generale irretroattività della legge penale . . 125
3.2.1. L'abrogazione della legge penale 125
3.3.2. Il mutamento della legge penale 128
4. La dispensa dalla legge penale 129
5. L'interpretazione della legge penale 133

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INDICE GENERALE IX

CAPITOLO QUARTO

IL PRECETTO PENALE

1. Natura del precetto penale 137


2. Regime giuridico del precetto penale 146
2.1. Soggetti che possono imporre precetti penali 146
2.2. Destinatari 152
2.3. Contenuto 154
2.4 Elementi essenziali 156
2.4.1. Competenza 156
2.4.2. Forma 157
2.4.3. Notifica o intimazione 159
2.5 Caratteristiche 160
2.5.1. Personalità 160
2.5.2. Transitorietà 161
2.6. Efficacia 162
2.7. Interpretazione 163
2.8. Ricorsi contro il precetto penale 163
2.8.1. Il ricorso gerarchico 165
2.8.2. Il ricorso contenzioso-amministrativo 167
3. Il precetto penale generale 168
3.1. Possibilità dei precetti penali generali 168
3.2. Distinzione tra legge penale e precetto penale generale . . 170

Indice dei nomi 175

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INTRODUZIONE

La p r e s e n t e monografia è u n tentativo di e s p o r r e con


sufficiente completezza e sistematicità la vigente n o r m a t i v a
c o n t e n u t a nel C o d i c e di Diritto C a n o n i c o della Chiesa La-
tina in materia di legge p e n a l e e p r e c e t t o penale.
La legge e il p r e c e t t o sono strumenti giuridici c o m u -
n e m e n t e usati nel diritto canonico; q u a n d o « p o e n a s
statuunt » v e n g o n o p e r ò qualificati c o m e penali, e d ac-
quistano u n particolare statuto e regime giuridico. Il
L i b r o V I del Codex luris Canonici, che contiene la nor-
mativa che riguarda specificamente le sanzioni penali
nella Chiesa, dedica il titolo I I della p a r t e I, intitolato p e r
l ' a p p u n t o « D e lege poenali ac d e p r a e c e p t o poenali »,
alla s u m m e n z i o n a t a materia. I n tale titolo viene regolato
q u a n t o c o n c e r n e la potestà di e m a n a r e leggi (can. 1315)
e precetti (can. 1319) penali, v e n g o n o dati sia i criteri
generali (cann. 1316-1317) e specifici (cann. 1314, 1317-
1318) p e r la costituzione delle p e n e canoniche, e d infine
si d e t e r m i n a l'efficacia della legge p e n a l e nel t e m p o (can.
1313). P e r t u t t e le altre questioni riguardanti la legge o il
p r e c e t t o penali, si rinvia implicitamente alle disposizioni
c o n t e n u t e in altre parti del codice, s o p r a t t u t t o nel L i b r o
I sulle n o r m e generali (titoli I-IV), e d anche, in partico-
lare, in altre p a r t i dello stesso L i b r o VI.
La dottrina canonica, d o p o la p r o m u l g a z i o n e del C I C
'83 si è a p p e n a o c c u p a t a della materia penale, d a ciò la
difficoltà di affrontare la p r e s e n t e ricerca a causa della
scarsità di studi sull'argomento. Esistono s o p r a t t u t t o

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2 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

brevi c o m m e n t i generali all'intero codice d i diritto cano-


nico, e q u a l c h e altro trattato generale, c h e p e r ò offrono
p o c h i spunti r i g u a r d o alle p r o b l e m a t i c h e scientifiche sot-
tostanti ai temi c h e t r a t t a n o .
Q u e s t o atteggiamento dei canonisti è d o v u t o soprat-
t u t t o a d u e motivi. D a l p u n t o d i vista p r a t i c o al fatto c h e
il diritto p e n a l e canonico n o n viene quasi m a i applicato e,
p e r t a n t o , n o n suscita u n particolare interesse scientifico il
risolvere i diversi p r o b l e m i giuridici c h e esso p o t r e b b e
sollevare; d a l p u n t o d i vista teorico, tale atteggiamento è
d o v u t o all'influenza d i quelle d o t t r i n e canonistiche, at-
t u a l m e n t e m o l t o diffuse, c h e v o l e n d o identificare teologia
e diritto canonico, diritto e morale, t e n d o n o a d ignorare
questi s t r u m e n t i che, essendo tipicamente giuridici, met-
t o n o in crisi tale impostazione.
P e r q u a n t o riguarda il t e m a c o n c r e t o c h e q u i si vuole
a p p r o f o n d i r e , ci siamo trovati d i fronte a d u n v u o t o d i
dottrina canonica. N o n esiste, infatti, a d esempio, u n a se
p u r m i n i m a elaborazione dottrinale sulla fattispecie p e -
nale, cioè sul delitto in q u a n t o fatto tipico — la cui
identificazione c o m p e t e r e b b e specificamente alla n o r m a
penale —, p e r c h é ciò r i c h i e d e r e b b e u n ' a c c u r a t a tecnica
giuridica d i redazione delle n o r m e penali — la tecnica di
tipizzazione — c h e e v i d e n t e m e n t e n o n h a senso se si
confonde l'ambito m o r a l e c o n quello giuridico, il delitto
con il p e c c a t o , e m e n o ancora se esiste u n a n o r m a p e n a l e
generale, c o m e quella c o n t e n u t a nel vigente can. 1399,
che dichiara punibile qualsiasi violazione d i u n a legge
divina o ecclesiastica; questa n o r m a p o t r e b b e costituire
da sola tutta la normativa p e n a l e della Chiesa, e p e r t a n t o
r e n d e r e inutile ogni ulteriore specificazione in materia.
A b b i a m o perciò voluto dedicare la p r i m a p a r t e di
questa ricerca a d u n o studio, p i ù specificamente dottri-
nale, sul significato c h e nella Chiesa h a n n o le n o r m e
giuridiche penali, e d in particolare alla legge e d al p r e -

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INTRODUZIONE 3

cetto, e d alla loro funzione in q u a n t o s t r u m e n t i c h e


servono a d e t e r m i n a r e sia l'antigiuridicità dell'atto u m a n o
rilevante in o r d i n e a d u n a p u n i z i o n e — c h e è ciò c h e
tecnicamente costituisce la figura del delitto —, sia la
p e n a d a esso c o m m i n a t a . C i ò p o r t a a considerare la legge
e il p r e c e t t o in q u a n t o fonti formali costitutive dei delitti,
a causa della d e t e r m i n a z i o n e d e i c o m p o r t a m e n t i in essi
ritenuti delittuosi dall'autorità p u b b l i c a c o m p e t e n t e e d
alla relativa pena. T u t t e queste t e m a t i c h e sono trattate
insieme allo studio della nozione canonica d i delitto.
Tali temi sono altresì i n t i m a m e n t e legati alla que-
stione della previa costituzione d e i delitti; vale a dire,
all'opportunità c h e le azioni eventualmente punibili siano
determinate, m e d i a n t e n o r m e giuridiche, in u n m o m e n t o
p r e c e d e n t e rispetto alla loro effettiva punizione. Perciò,
a b b i a m o anche analizzato, dalla prospettiva del diritto
della Chiesa, i diversi aspetti d e i principi giuridici riguar-
danti il retto e giusto esercizio della potestà nella Chiesa,
la tutela d e i diritti d e i fedeli, la sicurezza giuridica, e gli
altri elementi c h e c o m p o n g o n o il classico sistema d i
garanzie nell'ambito penale, e c h e nella d o t t r i n a e nelle
legislazione p e n a l e degli Stati v e n g o n o integrate nel prin-
cipio d e n o m i n a t o « d i legalità p e n a l e » {nullum crimen,
nulla poena sine lege poenale praevia). I n questa materia la
bibliografia canonistica è relativamente a b b o n d a n t e , m a
bisogna a m m e t t e r e c h e n o n s e m p r e è c o r r e t t a m e n t e im-
postata: spesso v e n g o n o qualificate e indicate c o m e pecu-
liarità del diritto penale canonico contingenti figure, isti-
tuzioni e determinazioni normative c h e in realtà altro n o n
sono c h e vere e p r o p r i e deficienze della sua positivazione
e formalizzazione in u n concreto m o m e n t o storico.
N o i riteniamo c h e p e r u n p i ù giusto esercizio della
potestà punitiva nella Chiesa, il sistema penale canonico
d o v r e b b e accogliere il cosiddetto « principio d i prevedi-
bilità »; vale a dire, il principio s e c o n d o il quale n o n si

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4 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

p u ò applicare u n a p e n a se questa n o n è stata c o m m i n a t a


p r e v i a m e n t e alla realizzazione d e l c o m p o r t a m e n t o p u n i -
bile. Tale principio n o n solo è un'esigenza c h e deriva d a
u n giusto o r d i n e giuridico e sociale, m a è anche con-
g r u e n t e c o n altri principi e istituti giuridici vigenti (quali
sono, p e r esempio, l'irretroattività della legge p e n a l e , la
proibizione dell'estensione analogica in materia p e n a l e ,
l'interpretazione stretta delle leggi penali, ecc.) c h e senza
di esso n o n a v r e b b e r o alcun senso, e c h e sono manifesta-
zione dello spiccato senso del rispetto della dignità della
p e r s o n a u m a n a e, nella Chiesa, della dignità dei fedeli,
che d a secoli è caratteristica essenziale della legislazione,
anche e s o p r a t t u t t o ecclesiastica, in materia penale.
D o p o l'analisi degli aspetti segnalati, affrontiamo p i ù
a p p r o f o n d i t a m e n t e la p r o b l e m a t i c a r i g u a r d a n t e le fonti
del diritto; la determinazione cioè d i quali siano in con-
creto tali fonti nel diritto della Chiesa: la legge e il
p r e c e t t o , c o n esclusione della c o n s u e t u d i n e ( n o n esiste,
p e r t a n t o , n e l l ' o r d i n a m e n t o canonico vigente la « riserva
di legge »). Segue l'esposizione, si spera esauriente, delle
n o r m e d e l codice c h e regolano il loro regime giuridico,
p e r q u e l c h e si riferisce sia al c o n t e n u t o essenziale (pre-
cetti p r i m a r i o e secondario) o solo eventuale, c h e alla
incidenza e p o r t a t a d i tali fonti nella configurazione d e l
sistema p e n a l e canonico in generale. L a n o r m a p e n a l e è
infatti essenzialmente costituita d a l p r e c e t t o p r i m a r i o
(obbligo giuridico o imperativo d i c o n d o t t a ) e d a l p r e -
cetto secondario (sanzione penale). A q u e s t o r i g u a r d o ,
nel codice vigente le fattispecie delittuose sono state
tipizzate utilizzando f r e q u e n t e m e n t e la tecnica del rinvio
alle n o r m e c o n t e n u t e nei canoni c h e stabiliscono i diversi
obblighi giuridici, positivi o negativi, al d i fuori del L i b r o
V I c h e tratta specificamente il diritto p e n a l e canonico.
Inoltre, nella vigente normativa sono numerosissime le
p e n e i n d e t e r m i n a t e . L'ampiezza c o n cui sono stati tipiz-

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INTRODUZIONE 5

zati la maggior p a r t e d e i delitti, e l'indeterminatezza delle


p e n e stabilite, suggeriscono u n accurato e diligente eser-
cizio della potestà normativa in materia penale d a p a r t e
delle istanze particolari allo s c o p o sia di r e n d e r e v e r a m e n t e
operativa tale normativa generale sia d i adattarla alle di-
verse circostanze d i t e m p o e luogo. Tale normativa parti-
colare, c h e deve completare e integrare quella generale,
p u ò consistere n o n solo nella tipizzazione di n u o v e figure
delittuose, p i ù aderenti alle realtà e d alle circostanze par-
ticolari, m a p u ò a n c h e riguardare altri aspetti quali la p u -
nibilità d e i delitti, il m o d o d i applicare le p e n e , ecc.; in
definitiva, i diversi elementi c h e i n c i d o n o nella configura-
zione del sistema penale. Tuttavia, il codice stabilisce, prin-
cipalmente nei cann. 1315-1319, alcuni criteri direttivi, di
diversa natura e p o r t a t a giuridica, p e r l'emanazione delle
n o r m e penali e p e r la c o m m i n a z i o n e delle p e n e . T r a questi
o c c o r r e o r a rilevare: la riserva fatta alla S u p r e m a Autorità
per la c o m m i n a z i o n e della p e n a della dimissione dallo stato
clericale; il carattere eccezionale che d e b b o n o avere le p e n e
da applicare latae sententiae; la possibilità già indicata d i
d e t e r m i n a r e m e d i a n t e legge particolare la p e n a lasciata in-
d e t e r m i n a t a dalla legislazione universale; e, infine, la proi-
bizione d i c o m m i n a r e p e n e p e r p e t u e m e d i a n t e p r e c e t t o .
Insieme a d u n a o p p o r t u n a varietà nella normativa penale,
il codice suggerisce anche, s o p r a t t u t t o e n t r o certi ambiti
territoriali, u n a necessaria uniformità che favorisca l'ugua-
glianza di t r a t t a m e n t o giuridico n e i confronti dei fedeli e
che eviti tanto gli abusi d a p a r t e dell'autorità c o m e la per-
plessità nei fedeli. A causa della vastità e d eterogeneità d i
queste materie, a b b i a m o scelto un'esposizione e tratta-
zione sintetica di esse, m a p a r t i c o l a r m e n t e accurata, in
m o d o d a p e r m e t t e r e u n a corretta c o m p r e n s i o n e della loro
rilevanza teorica e pratica.
I capitoli terzo e q u a r t o sono dedicati a ciascuna delle
d u e fonti formali costitutive del diritto penale canonico.

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6 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

N o n ci è s e m b r a t o necessario n é o p p o r t u n o soffermarci
sulla n a t u r a e il regime giuridico della legge penale,
p e r c h é sono c o m u n i a qualsiasi altra legge in generale. C i
siamo così o c c u p a t i soltanto delle questioni c h e il codice
ha r e g o l a m e n t a t o in m o d o specifico o c h e sono oggetto d i
particolare attenzione d a p a r t e del legislatore.
A b b i a m o d o v u t o e voluto invece c o n c e n t r a r e parti-
colarmente la nostra attenzione sul p r e c e t t o penale, so-
p r a t t u t t o p e r c h é nella sua attuale configurazione esso
costituisce u n a delle principali novità legislative. F o r s e
p e r questo, la dottrina h a dedicato i suoi sforzi p e r
d e t e r m i n a r e la sua n a t u r a e d anche la sua operatività.
Offriamo perciò u n o studio particolareggiato sul p r e c e t t o
penale: sulla n a t u r a e sul regime giuridico, sulle sue
caratteristiche, ecc. Nella vigente legislazione, s e c o n d o la
dottrina d o m i n a n t e , il p r e c e t t o penale è u n atto ammini-
strativo singolare m e d i a n t e il quale chi h a potestà esecu-
tiva p u ò c o m m i n a r e p e n e d e t e r m i n a t e (ad eccezione d i
quelle p e r p e t u e ) . P e r le sue caratteristiche, si tratta d i u n o
s t r u m e n t o p i ù agile della legge c h e p e r m e t t e , nelle situa-
zioni d i urgenza, u n intervento tempestivo dell'autorità,
che c o m u n q u e , p r i m a d i imporlo, d o v r à s o p p e s a r n e ac-
c u r a t a m e n t e l ' o p p o r t u n i t à . A causa della sua n a t u r a am-
ministrativa, il p r e c e t t o è anche s o t t o p o s t o agli eventuali
ricorsi previsti c o n t r o gli atti amministrativi in genere.
P e r q u a n t o riguarda la possibilità o m e n o dell'esistenza
dei precetti penali generali n e l l ' o r d i n a m e n t o canonico
attuale, in dottrina n o n è chiaro se q u e s t o possa essere
c o m p r e s o nel t e r m i n e « p r e c e t t o penale ». Tuttavia, nella
vigente legislazione esistono alcuni e s e m p i di n o r m e ema-
nate dall'autorità esecutiva m e d i a n t e le quali si stabili-
scono sanzioni di n a t u r a disciplinare, m a s e m b r a c h e
nessuna d i queste abbia n a t u r a p r o p r i a m e n t e penale.
I n diversi m o m e n t i dell'esposizione a b b i a m o solle-
vato la questione della necessità, e n o n solo dell'oppor-

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INTRODUZIONE 7

tunità, d i u n a p i ù chiara, precisa e decisa distinzione,


t a n t o normativa c o m e dottrinale, nell'ambito dell'ordina-
m e n t o canonico, t r a diritto penale e diritto disciplinare,
allo scopo d i p e r m e t t e r e u n p i ù giusto e operativo eser-
cizio della potestà nella Chiesa al servizio del b e n e delle
anime. Infatti, n o n d e b b o n o essere applicati a realtà
diverse gli stessi s t r u m e n t i e principi giuridici.
Benché n o n sia s e m p r e facile stabilire i c o n t o r n i d e i
diversi concetti e istituti giuridici, si p u ò affermare che, in
linea d i massima, il diritto canonico d o v r e b b e distinguere
tra l'illecito p e n a l e (il delitto in senso vero e p r o p r i o ) e
l'illecito disciplinare, e, d i conseguenza, distinguere an-
che t r a la sanzione d i n a t u r a p e n a l e e la sanzione di
natura disciplinare, d a applicare a seconda della rispettiva
n a t u r a del c o m p o r t a m e n t o illecito. A t t o r n o a questi con-
cetti basilari r u o t a n o gli altri concetti, istituti e principi,
alcuni dei quali sono c o m u n i al diritto penale e a quello
disciplinare: il « p r i n c i p i o d i prevedibilità » o d i costitu-
zione dell'illecito m e d i a n t e n o r m a giuridica previa all'ap-
plicazione della sanzione, i principi d i « irretroattività »,
di « interpretazione stretta » e d i « proibizione dell'esten-
sione analogica » delle n o r m e c h e stabiliscono le sanzioni,
ecc. D a p a r t e sua, il diritto penale canonico d o v r e b b e
accogliere il principio d i « riserva d i legge », vale a dire,
che solo m e d i a n t e legge formale si p o s s a n o costituire i
delitti e c o m m i n a r e le p e n e , le quali d o v r e b b e r o essere
inflitte soltanto m e d i a n t e processo giudiziario, ecc. A sua
volta, il diritto disciplinare, caratterizzato dalla sua n a t u r a
esecutiva, p o t r e b b e anche costituire gli illeciti m e d i a n t e
atti o n o r m e amministrative le cui sanzioni venissero
applicate c o n d e c r e t o extragiudiziale, ecc.
Riteniamo, infatti, c h e p e r c o r r e n d o questo c a m m i n o ,
n o n solo p u r a m e n t e scientifico, la Chiesa si gioverebbe d i
strumenti v e r a m e n t e utili e operativi p e r la p r o m o z i o n e ,
tutela e difesa della c o m u n i o n e .

1. J . SANCHIS

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CAPITOLO PRIMO

IL S I G N I F I C A T O E LA F U N Z I O N E
DELLA NORMA PENALE
NELL'ORDINAMENTO CANONICO

1. LA NOZIONE CANONICA DI DELITTO

1.1. Il delitto e i suoi elementi costitutivi.

Il vigente codice di diritto canonico, s e g u e n d o u n o


dei principi direttivi p e r l'elaborazione della n u o v a disci-
x
plina p e n a l e ( ), n o n d à alcuna definizione del delitto.
Tuttavia, questa p u ò essere ricavata i n d i r e t t a m e n t e met-
t e n d o in relazione i d u e p r i m i paragrafi del can. 1 3 2 1 .
S e c o n d o el § 1 , « n e s s u n o è p u n i t o , se la violazione
esterna della legge o d e l p r e c e t t o da lui commessa n o n sia
2
gravemente i m p u t a b i l e p e r dolo o p e r c o l p a » ( ) . Se-

1
( ) Communìcationes, 2 (1970), p. 101: «Maxima habita est cura ut
praetermitterentur definitiones aliquae, quae ad doctorum magis quam ad
legislatores pertinent officium ». Cfr. anche PONTIFICIA COMMISSIO CODICI
IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO, Schema documenti quo disciplina sanctionum
seu poenarum in Ecclesia Latina denuo ordinatur, 1973, p. 6.
2
( ) Il canone citato apre il Titolo III « De subiecto poenalibus san-
ctionibus obnoxio », e ciò significa che non si tratta del delitto in se stesso,
ma lo si considera nella prospettiva della sua punibilità. Per tale motivo, il
disposto del can. 1321 stabilisce in realtà un presupposto di punibilità, e cioè
l'esistenza di imputabilità grave, impedendo assolutamente, così, l'applica-
zione, nell'ambito del diritto penale della Chiesa, della figura della respon-
sabilità penale oggettiva. Come è stato giustamente messo in evidenza da M.
JASONNI, Contributo allo studio della « ignorantia iuris » nel diritto penale
canonico, Giuffrè, Milano, 1983, p. 144, nel codice vigente « l a trattazione

btcalz p. 14/180
10 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

c o n d o il § 2 la p e n a d a applicare sarà quella stabilita d a


u n a legge o d a u n p r e c e t t o . D i conseguenza, utilizzando
i riferimenti c o n t e n u t i nello stesso C I C , si p u ò dire c h e il
delitto consiste nella violazione esterna, gravemente im-
putabile, di u n a legge o d i u n p r e c e t t o penali (cioè, c h e
stabiliscono o c o m m i n a n o u n a p e n a ) . I c o m m e n t a t o r i d e l
3
codice del 1983 ( ) h a n n o c o m u n q u e osservato c h e tale
n o z i o n e n o n costituisce u n a novità p o i c h é è sostanzial-
m e n t e identica a quella c o n t e n u t a nel can. 2195 § 1 d e l
codice p i a n o b e n e d e t t i n o , il quale recitava: « N o m i n e d e -
lieti, iure ecclesiastico, intelligitur e x t e r n a et moraliter
imputabilis legis violatio cui addita sit sanctio canonica
saltem indeterminata ».
A partire d a tale nozione la d o t t r i n a canonistica,
s o p r a t t u t t o sotto il codice previgente, h a sviluppato lo
studio analitico del delitto, a p p r o f o n d e n d o l'analisi dei
cosiddetti elementi del delitto. L a maggior p a r t e degli
4
autori di quel p e r i o d o ( ) , distingueva n e l delitto t r e
elementi: Yelemento oggettivo, l'elemento soggettivo e
Velemento legale {giuridico, o formale) riguardanti, rispet-

del delitto nella sua consistenza fattuale sfuma e cede il passo ad un'impo-
stazione che ruota attorno al sistema sanzionatorio », « restando in primo
piano il momento della sanzione » (Ìbidem, p. 164), e non invece quello del
delitto, come secondo noi dovrebbe essere. A riprova di quanto detto basti
ricordare che dallo stesso titolo del Libro VI: « D e Sanctionibus in Eccle-
sia », è stato tolto ogni riferimento al concetto di delitto.
3
( ) Cfr. per tutti V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia. Adnota-
tiones in Codicem: Liber VI, P.U. Gregoriana, Romae, 1986, p. 40; L.
GEROSA, Delitto e pena nel diritto canonico, estratto dal Digesto, IV edizione,
Utet, Torino, 1990, p. 20; A. CALABRESE, Diritto Penale Canonico, Paoline,
Alba, 1990, p. 28.
4
( ) Cfr. F. ROBERTI, De delictis et poenis, voi. I, pars I, De delictis in
genere, Romae, 1930, p. 53-54; F.M. CAPPELLO, Summa Iuris Canonici, voi.
Ili, Romae, 1940, p. 398-399; É. JOMBART, Des délits et des peines, in Traite
de Droit Canonique (pubblié sous la direction de R. Naz), Tome IV,
Letouzey et Ané Éditeurs, Paris, 1948, p. 583; V. DEL GIUDICE, Nozioni di
Diritto Canonico, Giuffrè, Milano, 1970, p. 483; F. DELLA ROCCA, Diritto
Canonico, Cedam, Padova, 1961, p. 513.

btcalz p. 15/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 11

tivamente, l'azione esterna, l'imputabilità e, infine, la


previsione normativa della fattispecie delittuosa. T a l u n i
autori ravvisarono invece nel delitto solamente d u e ele-
menti: Yelemento oggettivo e Yelemento soggettivo, rite-
5
n e n d o incluso nel p r i m o di essi l'elemento giuridico ( ).
A n c h e d o p o la p r o m u l g a z i o n e del codice vigente, la
dottrina d o m i n a n t e fa riferimento ai tre elementi essen-
6
ziali o costitutivi del delitto c o m e sopra accennati ( ), m a
tuttora n o n si deve considerare priva di interesse l'opi-
nione di chi r i p r o p o n e la tesi che r i c o n d u c e a d u e gli
7
elementi costitutivi del delitto canonico ( ).
Nella d o t t r i n a penalistica secolare, p i ù sviluppata e d

5
( ) Cfr. G. MICHIELS, De delictis et poenis, voi. I, De delictis, Desclée,
Parisiis-Tornaci-Romae-Neo Eboraci, 1961, p. 63-88, il quale nel trattare
dell'elemento oggettivo distingue due aspetti: l'elemento oggettivo fonda-
mentale richiesto dalla natura delle cose e l'elemento oggettivo legale-
giuridico richiesto dalla positiva volontà del legislatore; e M. CONTE A
CORONATA, Institutiones Iuris Canonici, voi. IV, De delictis et poenis, Marietti,
Romae, 19554, p. 7.
6
( ) Cfr. J. ARIAS, sub can. 1321, in A A . W , Código de Derecho
Canònico, edición bilingüe y anotada a cargo del Instituto Martín de
Azpilcueta, Eunsa, Pamplona, 1987, p. 797; F. AZNAR, sub can. 1321, in
A A . W , Código de Derecho Canónico, ed. bilingüe comentada por los
profesores de la Facultad de Derecho Canónico de la U.P. de Salamanca,
BAC, Madrid, 1983, p. 632; F. NIGRO, sub can. 1321, in A A . W , Commento
al Codice di Diritto Canonico, a cura di Pio Vito Pinto, Urbaniana University
Press, Roma, 1985, p. 758; V. DE PAOLIS, op. cit., p. 40; TH. J. GREEN, sub
can. 1321, in A A . W . , The Code of Canon Law. A text and commentary, J.A.
Coriden, Th. J. Green, D.E. Heintschel (éd), Paulist Press, N e w York-
Mahwah, 1985, p. 901; L. CHIAPPETTA, sub can. 1321, in II Codice di Diritto
Canonico. Commento giuridico-pastarale, voi. II, Dehoniane, Napoli, 1988,
p. 436; A. MARZOA, Los delitos y las penas canónicas, in A A . W . , Manual de
Derecho Canónico, Eunsa, Pamplona, 1988, p. 680; O. ÉCHAPPÉ, Le Droit
Penal de l'Eglise, in A A . W . , Droit Canonique, sos la direction de P.
Valdrini, Dalloz, Paris, 1989, p. 457-458; L. GEROSA, op. cit., p. 14.
7
( ) Cfr. P. CiPROTTi, voce Diritto Penale Canonico, in Enciclopedia
Giuridica, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1989, voi. XI, p. 2, per
il quale la figura di delitto è scomponibile in due elementi fondamentali:
oggettivo o materiale e soggettivo o morale (o psicologico).

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12 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

8
approfondita d i quella canonistica ( ) , si parla d e l delitto
quale fatto antigiuridico colpevole e q u i n d i punibile. I
penalisti secolari a q u e s t o p r o p o s i t o s e g u o n o d u e princi-
pali teorie sul concetto di delitto e dei suoi elementi
essenziali, la teoria della tripartizione e la teoria della
bipartizione, c h e vale la p e n a ricordare adesso, a n c h e se
b r e v e m e n t e , p e r c h é d a n n o anche ragione della diversità
di terminologia a d o p e r a t a sia t r a i sostenitori d i queste
diverse teorie sia tra la d o t t r i n a canonistica e quella
secolare. Tale differenza in definitiva si fonda su u n a p i ù
p r o f o n d a diversità di v e d u t e o concezioni.
P e r la teoria della tripartizione, il delitto « si c o m p o n e
di t r e elementi c h e r a p p r e s e n t a n o i tre g r a n d i capitoli
della teoria generale del reato: 1) il fatto tipico (Tatbe-
stand), inteso restrittivamente c o m e fatto materiale, com-
prensivo dei soli requisiti oggettivi (condotta, evento,
causalità) (...); 2) Y antigiuridicità obiettiva (Rechtswidri-
gkeit), c o n la quale si i n t e n d e designare (...) la contrarietà
del fatto materiale a l l ' o r d i n a m e n t o giuridico e, q u i n d i ,
l'esistenza d i u n m o m e n t o di " t o r t o obiettivo " nella
fattispecie, i n d i p e n d e n t e m e n t e dall'elemento psicolo-
gico; 3) la colpevolezza (Schuld), cioè la volontà riprove-
9
vole nelle sue d u e forme del dolo e della colpa » ( ) . P e r
tale teoria, p e r t a n t o , gli elementi del delitto s a r e b b e r o : la
tipicità, l'antigiuridicità, e la colpevolezza.
« P e r la teoria della bipartizione invece (...) il r e a t o si
c o m p o n e d i d u e elementi, c h e r a p p r e s e n t a n o i poli della
nuova teoria del reato: 1) Yelemento oggettivo, cioè il fatto
materiale in tutti i suoi elementi costitutivi; 2) Yelemento

8
( ) Secondo A. VITALE, voce Delitti (dir. can.), in Enciclopedia del
Diritto, Giuffrè, Milano, 1 9 6 4 , voi. X I I , p. 3 1 : « L o studio analitico del
delitto non ha avuto presso i canonisti un'elaborazione molto approfondi-
ta ». Della stessa opinione F. BOLOGNINI, voce Reato (dir. can.), in Enciclo-
pedia del Diritto, Giuffrè, Milano, 1 9 8 7 , voi. X X X V I I I , p. 9 1 5 .
9 2
( ) F. MANTOVANI, Diritto Penale, Cedam, Padova, 1 9 8 8 , p. 1 3 7 .

btcalz p. 17/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 13

soggettivo, cioè il diverso atteggiarsi della volontà nelle


10
forme d e l dolo e della colpa » ( ) .
O v v i a m e n t e , n o n è n o s t r o scopo analizzare o g n u n o di
questi elementi del delitto. L'oggetto della p r e s e n t e trat-
tazione richiede invece di incentrare l'attenzione soprat-
t u t t o sulla d i m e n s i o n e giuridica del delitto o, p i ù esatta-
m e n t e , sulla sua antigiuridicità in o r d i n e alla eventuale
punibilità.
Tuttavia, p e r a d d e n t r a r c i in tale p r o b l e m a t i c a è ne-
cessario d e t e r m i n a r e cosa si intenda p e r antigiuridicità.
D a q u a n t o a b b i a m o finora sinteticamente esposto sulle
diverse teorie del delitto e dei suoi elementi costitutivi si
evince che n o n esiste in dottrina u n a concezione unitaria
al riguardo.

1.2. Validità e portata della teoria degli elementi del


delitto.

I n p r i m o luogo ci sembra doveroso p r e m e t t e r e qual-


che b r e v e osservazione sulla validità e p o r t a t a della di-
stinzione t r a i diversi elementi del delitto. I n n a n z i t u t t o è
o p p o r t u n o evidenziare lo stretto r a p p o r t o i n t e r c o r r e n t e
tra i diversi elementi costitutivi del delitto, p e r c h é un'er-
ronea considerazione di tali legami p u ò essere alla base di
alcuni gravi equivoci, riscontrabili anche nella sfera ca-
nonica, relativi al concetto di delitto.
C o m ' è evidente, ogni costruzione scientifico-dottri-
nale c o n c e r n e n t e gli elementi del delitto è frutto dell'a-
nalisi dell'atto u m a n o , in q u a n t o esso è alla base dell'atto
delittuoso. Q u e s t o studio h a p o r t a t o a ravvisare, e con-
seguentemente ad individuare e a distinguere, le diverse
c o m p o n e n t i che c o n c o r r o n o nelTagire u m a n o . Q u e s t ' a -
nalisi h a la principale finalità di d e t e r m i n a r e quali siano i

Ibidem, p. 136.

btcalz p. 18/180
14 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

requisiti essenziali del delitto, in m o d o d i p o t e r giudicare


q u a n d o u n a concreta azione d e b b a essere ritenuta delit-
tuosa e q u a n d o invece n o , a causa della mancaza d i
q u a l c u n o dei suoi elementi costituivi essenziali.
Inoltre, tale costruzione h a c o m p i u t o e c o m p i e an-
cora u n a rilevante funzione didattica, nel senso c h e per-
m e t t e u n a p i ù chiara esposizione cui segue u n a p i ù facile
c o m p r e n s i o n e della nozione stessa di delitto, dal p u n t o di
vista scientifico-sistematico, i n d i c a n d o allo stesso t e m p o
le c o o r d i n a t e e n t r o le quali v a n n o studiati e d analizzati i
diversi aspetti del delitto e le circostanze c h e i n c i d o n o o
p o s s o n o incidere su d i esso.
Tale distinzione, tuttavia — e d è ciò c h e o r a n o i
vogliamo m a g g i o r m e n t e evidenziare —, h a spesso favo-
rito u n a visione p o c o unitaria anzi frammentaria della
nozione di delitto e della realtà ad essa sottostante.
Parlare degli elementi del delitto n o n deve significare o
c o m p o r t a r e , infatti, c h e tali elementi o c o m p o n e n t i siano
a u t o n o m i o incomunicabili, c o m e c o m p a r t i m e n t i stagni,
che p o s s a n o essere considerati a p r e s c i n d e r e gli u n i dagli
altri ( » ) .
La distinzione degli elementi del delitto così c o m e
elaborata dalla dottrina è invero essenzialmente fondata
sulla reale distinzione delle p o t e n z e psicologiche opera-
tive c h e intervengono nelTagire u m a n o . D a u n a p r o s p e t -
tiva antropologica (dalla quale si d e d u c o n o a n c h e alcuni
aspetti giuridici) è assolutamente necessario ricordare e d
affermare l'unicità dell'atto u m a n o p o i c h é a d ogni azione

N
( ) A questo riguardo F. MANTOVANI, op. cit., p. 1 3 3 osserva che la
dottrina « ha finito per degenerare il metodo analitico, frantumando il reato
in una serie di elementi, posti sullo stesso piano e visti come entità tra loro
indipendenti. In tal modo la visione unitaria del reato, quale un tutto
organico, andò gradatamente perdendosi per dar luogo ad una concezione
analitica, atomistica, ad una visione parziale e frammentaria, in base alla
quale il reato degrada a una " somma " di elementi dispari ed eterogenei ».

btcalz p. 19/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 15

u m a n a , se è v e r a m e n t e tale, c o n c o r r o n o u n i t a r i a m e n t e le
facoltà superiori d e l l ' u o m o , e cioè, l'intelletto e la vo-
lontà, c o n i loro r a p p o r t i intrinseci, e d a n c h e estrinseci
in relazione all'esecuzione esterna dell'atto. Vale a dire,
nello studio d e l delitto si tratta di analizzare l'atto
c o m p i u t o d a l l ' u o m o nei suoi diversi elementi, oggettivo
e soggettivo, p e r ricavare le relative conseguenze in
o r d i n e alla determinazione della b o n t à o m e n o dell'a-
zione e la responsabilità, morale, giuridica e, se è il caso,
anche penale, c o n esso assunta dal suo autore.
Tuttavia n o n d i r a d o si c o n f o n d o n o i termini del
p r o b l e m a , ad esempio q u a n d o si attribuisce valore e
rilevanza assoluta a ciascuno degli elementi considerati
a u t o n o m a m e n t e . N o n di r a d o cioè si analizza, p e r esem-
pio, l'elemento soggettivo (['imputabilità, s e c o n d o la ter-
minologia canonica p i ù diffusa, o p p u r e la colpevolezza,
t e r m i n e p i ù frequente nella dottrina secolare, e a n o s t r o
parere p i ù preciso) senza stabilire c o n t e m p o r a n e a m e n t e
le necessarie interconnessioni esistenti tra q u e s t o e l'ele-
m e n t o oggettivo e la relativa p o r t a t a giuridica. Vale a
dire, si ritiene di p o t e r stabilire astrattamente e d a priori
la nozione, le fonti, le caratteristiche e la misura della
colpevolezza (o imputabilità) a p r e s c i n d e r e dall'oggetto
d e t e r m i n a t o dall'intelletto e dalla volontà. U n a tale im-
postazione (possibile q u a n d o si d i m e n t i c a n o le origini e d
i p r e s u p p o s t i dottrinali su cui poggia la costruzione scien-
tifica degli elementi d e l delitto) p o t r e b b e p o r t a r e , ad
esempio, a considerare u n soggetto p e n a l m e n t e colpevole
p e r u n a sua azione c h e n o n è sostanzialmente antigiuri-
dica, o p p u r e a giudicare antigiuridico sotto il profilo
penale u n c o m p o r t a m e n t o p e r sé n o n colpevole soltanto
p e r c h é materialmente rientra in q u a l c h e fattispecie delit-
tuosa c o n t e m p l a t a dalla n o r m a penale.

btcalz p. 20/180
16 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

1.3. L'antigiuridicità del delitto.

R i p r e n d e n d o il discorso accennato sopra, è interes-


sante n o t a r e c h e m o l t o frequentemente, n e l l ' a m b i t o ca-
nonico, l'analisi degli elementi del delitto ravvisa in esso
tre elementi fondamentali: l'elemento oggettivo, l'ele-
m e n t o soggettivo e, infine, quello legale. M o l t o p r o b a b i l -
m e n t e questa casuale coincidenza n u m e r i c a è stata il
motivo p e r cui diversi canonisti nelle loro trattazioni
h a n n o identificato, a l m e n o d i fatto, tale tripartizione (e i
c o n t e n u t i cui si rifa ciascuno degli elementi d i essa) con
quella usata d a u n settore dei penalisti secolari (tipici-
tà, colpevolezza e antigiuridicità), senza avvertire p e r ò
l'essenziale diversità qualitativa esistente tra l'una e l'al-
1 2
tra ( ) ; così, n o n d i r a d o si identifica l'elemento oggettivo
13
con il solo fatto materiale ( ) , e l'antigiuridicità con
l'elemento legale, m e n t r e in realtà la dottrina canonistica
tradizionale sugli elementi del delitto è m o l t o p i ù vicina,
q u a n t o ai suoi contenuti, alla teoria d e n o m i n a t a della
bipartizione.
Infatti, occorre evidenziare c h e i c o m m e n t a t o r i della
disciplina p e n a l e del codice del 1983, m o l t o p r o b a b i l -
m e n t e a causa della brevità delle loro trattazioni e d

12
( ) Per esempio, A. VITALE, op. cit., p. 3 1 , si chiedeva « come mai sia
radicata questa tripartizione, e nessun canonista abbia mai pensato ad
adoperare quella altra tripartizione, tanto usuale tra i penalisti, che considera
nel reato un elemento materiale — il fatto —, un elemento psicologico — la
colpevolezza —, e l'antigiuridicità».
u
( ) Ad esempio, J.M. PINERO CARRIÒN, La ley de la Iglesia, voi. II,
Sociedad de Educación Atenas, Madrid, 1 9 8 6 , p. 3 5 8 : « Elemento objetivo:
exterioridad »; F. AZNAR, op. cit., p. 6 3 2 : el elemento objetivo es la « viola-
ción externa de una ley o precepto con daño social»; F. NIGRO, op. cit., p. 7 5 8 :
« L'elemento oggettivo comporta la violazione esterna della legge o del
precetto, cioè l'atto fisico esterno che produce un danno alla società »; F.
COCCOPALMERIO, La normativa penale della Chiesa, in A A . W . , La normativa
del nuovo Codice, a cura di E. Cappellini, Brescia, 1 9 8 5 , p. 3 0 2 : « consiste
nella violazione di una norma penale ».

btcalz p. 21/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 17

esposizioni, h a n n o a p p e n a a p p r o f o n d i t o la dimensione
antigiuridica del delitto; anzi, il t e r m i n e e la n o z i o n e di
antigiuridicità n o n v e n g o n o abitualmente adoperati. E
perciò necessario riferirsi agli autori che d u r a n t e la vi-
genza del codice p r e c e d e n t e , h a n n o invece trattato tali
argomenti.
I n quel p e r i o d o la dottrina di solito identificava l'an-
tigiuridicità — concetto e t e r m i n e q u e s t o di u s o infre-
q u e n t e tra i canonisti — c o n la violazione della legge o del
p r e c e t t o penale; vale a dire, l'elemento c o m u n e m e n t e
d e n o m i n a t o legale o giuridico, individuava, quale ele-
m e n t o costituivo del delitto, l'esigenza dell'antigiuridi-
cità, i n t e n d e n d o p o i questa c o m e la mera violazione della
14
n o r m a p e n a l e ( ) . G l i autori n o r m a l m e n t e n o n sviluppa-
v a n o ulteriori riflessioni e n o n fornivano chiarimenti circa
il f o n d a m e n t o dell'antigiuridicità nell'ambito penale. Al
massimo si limitavano ad indicare che, oltre alle fattispe-
cie penali previste dal codice stesso, qualsiasi legge o
p r e c e t t o era suscettibile di divenire penale m e d i a n t e l'ag-
giunta di u n a c o m m i n a z i o n e di p e n a . D a ciò si traeva la
conclusione che u n ' a z i o n e potesse diventare delittuosa se
fosse esistita u n a previsione normativa che comminasse
u n a p e n a p e r punirla, ad esempio, n e l caso in cui si
risolvesse n e l l ' i n a d e m p i m e n t o di u n d e t e r m i n a t o obbligo
giuridico.
O c c o r r e p e r ò avvertire che, n o n o s t a n t e i canonisti si
trovassero nelle migliori condizioni, dal p u n t o di vista dei
p r e s u p p o s t i dottrinali, p e r p o t e r offrire u n valido contri-
b u t o al dibattito scientifico suscitato su q u e s t o argo-
m e n t o , tra l'altro di p r e g n a n t e rilevanza anche pratica,
nell'ambito canonistico n o n si sono n é accennate n é

14
( ) Cfr. ad esempio, F.X. WERNZ - P. VIDAL, IUS Canonicum, tomus
VII, Ius Poenale Ecclesiasticum, Romae, 1937, p. 41; F. ROBERTI, op. cit.,
p. 54.

btcalz p. 22/180
18 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

sviluppate le p r o f o n d e riflessioni, c o n c e r n e n t i la distin-


zione t r a antigiuridicità formale e antigiuridicità materiale
(o sostanziale), sorte invece nell'ambito della dottrina
1 5
penalistica secolare ( ) , — basate su concezioni filoso-
fiche e politiche n o n s e m p r e accettabili —. Tale silenzio
è forse d o v u t o al fatto c h e la canonistica riteneva inesi-
stente, n e l l ' o r d i n a m e n t o canonico, tale p r o b l e m a t i c a , es-
s e n d o il diritto della Chiesa fondato sullo ius divinum e,
di conseguenza, ovviamente e p e r sua stessa natura, n o n
identificabile semplicisticamente c o n il diritto positivo
u m a n o . Il rinvio al diritto divino (naturale e positivo) e,
quindi, ai principi antropologici, etici, e morali della
dottrina insegnata dalla Chiesa era, in qualche m o d o ,
1 6
considerato u n sottinteso ( ) . I n effetti, nessun a u t o r e
incorreva nell'errore d i a d o t t a r e u n a concezione t r o p p o
formalistica d e l c o n c e t t o d i delitto, e molti d i essi p o t e -
vano affermare addiritura senza esitare c h e la violazione
della legge o d e l p r e c e t t o (intesi questi in senso formale)
1 7
n o n è essenziale alla nozione d i delitto ( ) .
P e r affrontare tale problematica, p e r stabilire cioè
quale sia il significato dell'antigiuridicità e la sua reale
p o r t a t a nella definizione del delitto e nella determina-
zione d e i suoi elementi costitutivi, riteniamo c h e le que-
stioni, i n t i m a m e n t e collegate, c h e esigono u n a o p p o r t u n a

15
( ) Si vedano, ad esempio, G . BETTIOL - L. PETTOELLO MANTOVANI,
Diritto Penale, Cedam, Padova, 1986, p. 219-224 e 323-346; F. MANTOVANI,
op. cit., p. 37-55.
16
( ) A. VITALE, op. cit., p. 31 scrive: «Era naturale, perciò, che
nell'esaminare la figura del delitto, i canonisti risentissero del metodo di
trattazione collaudato e consolidato, con cui i teologi espongono la dottrina
dell'atto umano e della responsabilità. (...) La mancanza di uno studio
analitico del delitto tra i canonisti è dovuto, tra l'altro, all'influenza esercitata
dalla sistematica delle Decretali, che non indugiavano su temi generali ».
17
( ) Cfr., ad esempio, G . PELLEGRINI, Ius Ecclesiae Poenale, D'Auria,
Napoli, 1962, voi 1, p. 54; T. GARCÍA BARBERENA, Comentarios al Código de
Derecho Canònico, voi. IV, BAC, Madrid, 1964, n 218, p. 280.

btcalz p. 23/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 19

considerazione siano: 1) la d e t e r m i n a z i o n e della n o z i o n e


stessa di antigiuridicità nell'ambito penale m e d i a n t e lo
studio della distinzioni tra antigiuridicità formale e m a -
teriale; 2) la valutazione dell'incidenza della p r e c e d e n t e
distinzione in o r d i n e alla d e t e r m i n a z i o n e della n o z i o n e
formale e della nozione sostanziale del delitto, e 3) la
determinazione del significato e della p o r t a t a d e l princi-
pio di legalità formale e materiale n e l l ' o r d i n a m e n t o ca-
nonico. Soltanto di q u e s t ' u l t i m o aspetto si è occupata,
con profusione, la dottrina canonica senza p e r ò a p p r o -
fondire specificamente e sufficientemente le altre p r o b l e -
matiche indicate, le quali costituiscono invece i p r e s u p -
posti (o p u n t i di partenza) p e r u n ' a d e g u a t a c o m p r e n s i o n e
dell'argomento.

1.3.1. L'antigiuridicità dell'atto u m a n o .

Si deve p r e m e t t e r e che l'atto u m a n o esterno, quello


cioè c h e è frutto dell'agire u m a n o , libero e responsabile e
che si manifesta nell'ambito esterno, quello cioè dei
18
r a p p o r t i intersoggettivi ( ) , si dice ingiusto o antigiuri-
dico — nel senso di contrario alla giustizia o al diritto —,
in senso oggettivo, q u a n d o consiste nella negazione, le-
sione o violazione d e i diritti altrui (della cosa o b e n e in
q u a n t o diritto), c a u s a n d o c o m e conseguenza u n d a n n o
ingiusto, ossia u n d a n n o alle cose o u n a offesa alla
persona, il che costituisce, nel c o n t e m p o e p e r lo stesso
motivo, u n d i s o r d i n e nelle relazioni u m a n e , vale a dire,
u n disordine sociale.
« L ' u o m o , c o m e causa libera, p u ò danneggiare u n
diritto altrui in d u e m o d i : a) A g e n d o c o m e causa libera
del d a n n o , m a senza voler ledere il diritto; agisce così

(i8) p un'esposizione dell'atto umano nella sua dimensione giuri-


e r

dica, si veda J . HERVADA, Cuatro lecciones de Derecho Natural. Parte especial,


Eunsa, Pamplona, 1989, p. 1-86.

btcalz p. 24/180
20 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

q u a n d o p e r ignoranza, e r r o r e o inavvertenza n o n h a
intenzione d i l e d e r e il diritto (...); in q u e s t o caso si parla
di ingiustizia materiale; b) A g e n d o intenzionalmente con-
t r o il diritto altrui, in m o d o diretto — c o n dolo —, o
indiretto, p e r i m p r u d e n z a ; si dice, allora, c h e c'è ingiu-
19
stizia formale » ( ) . « L a distinzione tra ingiustizia m a t e -
riale e d ingiustizia formale è irrilevante r i g u a r d o all'ob-
bligo della restituzione (...). E invece rilevante q u a n t o alla
colpa. L'ingiustizia formale p r o d u c e colpa e l'atto ingiu-
sto d à luogo, n o n solo all'obbligo della restituzione, m a
anche alla punibilità, cioè al possibile castigo. N o n suc-
c e d e lo stesso nel caso dell'ingiustizia materiale, c h e è
t o t a l m e n t e incolpevole, e p e r t a n t o n o n esiste m o t i v o p e r
20
punirla » ( ) . C i ò significa c h e l'antigiuridicità p e r essere
p e n a l m e n t e rilevante, p e r c h é possa cioè essere punibile,
richiede c o m e p r e s u p p o s t o l'ingiustizia c h e , c o n l'Her-
21
vada, a b b i a m o d e n o m i n a t o formale ( ).
Si b a d i c h e tale concetto d i ingiustizia formale tiene
conto n o n solo degli aspetti oggettivi o materiali dell'atto
u m a n o , m a anche, e necessariamente, d i quelli soggettivi,
cioè dell'intenzione libera d i ledere il b e n e altrui. M e n t r e
p e r alcuni autori (concretamente i sostenitori della teoria
della tripartizione) il fatto viene inteso restrittivamente

19
( ) J. HERVADA, Introduzione critica al diritto naturale, Giuffrè, Mi-
lano, 1990, p. 65-66. La distinzione tra ingiustizia materiale e ingiustizia
formale non deve essere confusa con la differenza, di cui parleremo più
avanti, tra antigiuridicità sostanziale o materiale e antigiuridicità formale;
dobbiamo altresì avvertire che noi, per definire l'antigiuridicità, ci riferiremo
all'ingiustizia intesa in senso formale perché, come vedremo, è quella
rilevante nell'ambito sanzionatorio.
20
() Ibidem, p. 66.
21
( ) G. MICHIELS, op. cit., voi. 1, p. 73 scrive: «Objectum delieti
materiale constituit determinatum bonum vel interesse iuridicum, sive per-
sonale sive reale, (...) quod iniuste attingitur seu leditur per externam agentis
activitatem criminosam. Objectum delieti formale vero est ipsa iniuria seu
damnum per externam determinati boni iuridici laesionem determinato
subiecto delieti passivo illatum ».

btcalz p. 25/180
E. SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 21

c o m e fatto m e r a m e n t e materiale, comprensivo cioè d e i


soli requisiti oggettivi, bisogna chiarire invece c h e il fatto
antigiuridico è rilevante nell'ambito p e n a l e solo se è
concepito c o m e fatto lato sensu, comprensivo cioè degli
elementi oggettivi e soggettivi, c o m e insegnano gli autori
che s e g u o n o la teoria della bipartizione, tra i quali si
trovano, anche se a volte solo implicitamente, la maggior
p a r t e dei canonisti. Infatti, nella teoria della bipartizione
« l'antigiuridicità è intesa in senso n o n p i ù soltanto og-
gettivo m a globale, in q u a n t o , essendo il reato u n fatto
p e n a l m e n t e antigiuridico, la antigiuridicità è u n a qualifi-
cazione che investe l'intero fatto in tutti i suoi elementi,
22
oggettivi e soggettivi » ( ) . D i conseguenza, l'antigiuridi-
cità non è un elemento del delitto; essa, « è l'essenza
stessa: Yin se del reato. Il r a p p o r t o tra elementi oggettivi-
soggettivi e d antigiuridicità è il r a p p o r t o tra valutato e
23
valutazione » ( ) , tra l'atto u m a n o e la sua d i m e n s i o n e
giuridica.
Il carattere, o la qualifica, di giusto (conforme a
diritto) o ingiusto (antigiuridico o in contrasto c o n il
diritto) dell'atto u m a n o esterno viene d a t o , in u n p r i m o
livello, dalla stessa n a t u r a d e l l ' u o m o , d a fonti cioè che
attingono dall'insieme di precetti, prescrizioni o n o r m e
vincolanti della ragione naturale che e n u n z i a n o u n d o v e r e
di giustizia (un d o v u t o giusto, c h e si riferisce a d u n a
c o n d o t t a giusta), e c h e regolano l'agire d e l l ' u o m o in vista
24
dei fini d e l l ' u o m o stesso: legge o diritto naturale ( ) .
Q u a n d o si fa la valutazione dell'antigiuridicità dell'atto
u m a n o d a questa prospettiva, vale a dire, dalla p r o s p e t -
tiva della giustizia sostanziale inerente alla n a t u r a e all'a-
gire d e l l ' u o m o , allora si p u ò parlare di antigiuridicità

22
( ) F. MANTOVANI, op. cit., p. 1 3 7 .
(») Ibidem.
24
( ) Cfr. J . HERVADA, Introduzione critica al diritto naturale, cit.,
passim, e in particolare p. 1 2 7 - 1 7 3 .

btcalz p. 26/180
22 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

25
sostanziale o materiale ( ) . D a l c a n t o s u o , viene d e n o m i -
nata antigiuridicità formale il r a p p o r t o d i c o n t r a d d i z i o n e
tra l'atto u m a n o e la n o r m a , intesa questa in senso
26
formale ( ) .
La distinzione dottrinale tra antigiuridicità sostanziale
o materiale e antigiuridicità formale sta p e r t a n t o a d indi-
care c h e l'antigiuridicità n o n è definita solamente dalla
n o r m a , intesa questa in senso positivo-formale, anzi p o -
sitivistico. Infatti, u n c o m p o r t a m e n t o u m a n o p u ò essere
ingiusto e q u i n d i antigiuridico, e causare di fatto u n
d a n n o giuridico, i n d i p e n d e n t e m e n t e dalla esplicita p r e -
visione d i u n a n o r m a giuridica formale, p o i c h é le esigenze
di giustizia, nella società u m a n a e m a g g i o r m e n t e nella
Chiesa, n o n si identificano c o n la n o r m a positiva. Infatti,
l'antigiuridicità « n o n si misura in b a s e alla giustizia (o
ingiustizia) delle sue concrete espressioni normative, m a è
determinabile al livello ontologico, p e r la sua conformità
27
alla struttura d e l l ' u o m o » ( ) .

25
( ) Scrive al riguardo A . VITALE, op. cit., p. 3 2 : « I l diritto divino-
naturale trova accoglimento, anzi rilievo preminente, nell'ordinamento della
Chiesa: per cui, se la nota contrapposizione antigiuridicità formale-antigiu-
ridicità materiale è valida in quanto avente come parametro l'ordinamento
positivo, allora è indubitabile che per il diritto canonico si debba parlare di
antigiuridicità materiale, giacché esso postula, per la formulazione di un
giudizio di valore, giuridicamente rilevante, una fonte che, stando al linguag-
gio positivistico, è metagiuridica ».
26
( ) Si deve ricordare che le nozioni di antigiuridicità sostanziale e
formale esposte nel testo non corrispondono con esattezza con quelle
adoperate dalla più comune dottrina penalistica secolare; cfr., ad esempio, F.
MANTOVANI, op. cit., il quale ritiene che l'antigiuridicità sostanziale consista
nel contrasto « tra il fatto e gli interessi sociali tutelati dal diritto, legislativo
o extralegislativo che sia. Tale antigiuridicità coincide con la " pericolosità
sociale " della condotta » (p. 1 3 9 ) ; « l'azione è formalmente antigiuridica in
quanto viola la norma di legge e materialmente antigiuridica in quanto
offende l'interesse protetto dalla norma » (ibid.). Infatti, secondo noi Tanti-
giuridicità sostanziale non significa semplicemente " pericolosità sociale ",
almeno nel senso più diffuso del termine.
27
( ) S. COTTA, Diritto e morale, in Ius Ecclesiae, 2 ( 1 9 9 0 ) , p. 4 3 2 .

btcalz p. 27/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 23

A q u e s t o livello di riflessione, c h e possiamo chiamare


fondamentale, bisogna situare il d e t t o , classico nell'am-
bito della dottrina p e n a l e canonica, s e c o n d o il quale ogni
delitto costituisce a n c h e nel c o n t e m p o u n peccato. Infatti,
l'atto u m a n o ingiusto p u ò essere valutato sia dalla p r o -
spettiva etico-morale (nella sua dimensione etico-morale),
sia dalla prospettiva giuridica (cioè nella sua dimensione
giuridica) e, nell'ambito di quest'ultima, dalla prospettiva
penale in o r d i n e cioè ad u n a punizione. L o stesso atto
u m a n o p o t r à essere qualificato, p e r t a n t o , a seconda della
prospettiva adottata, c o m e p e c c a t o , c o m e ingiustizia o
c o m e delitto, e p o t r à costituire nel c o n t e m p o t a n t o u n
peccato q u a n t o u n atto illecito o p p u r e u n delitto. I n v e r o
n o n ci deve essere u n a separazione tra l'una e l'altra
dimensione che, in definitiva, h a n n o lo stesso fonda-
m e n t o e r i g u a r d a n o lo stesso atto u m a n o ; è necessario
tuttavia distinguere o p p o r t u n a m e n t e tra l'una e l'altra
28
dimensione dell'agire u m a n o ( ) , allo s c o p o di evitare
gravi confusioni. N e l l ' a m b i t o p e n a l e la prospettiva cor-
retta sarà, ovviamente, quella giuridica.

1.3.2. L a funzione delle fonti formali nella determi-


nazione dell'antigiuridicità.

P e r q u a n t o riguarda l'antigiuridicità dell'atto u m a n o


a b b i a m o già detto che questa viene determinata o valu-
tata innanzitutto a partire dalle esigenze di giustizia ine-
renti alla n a t u r a delle cose, c o n t e n u t e nella legge divina
(naturale e positiva). Alla violazione della legge divina
infatti si riferiscono, in p r i m o luogo, i d u e canoni c h e
p r e v e d o n o la possibilità di fare uso delle p e n e c a n o n i c h e
(cfr. cann. 1315 § 1 e 1399).

2S
( ) A . DEL PORTILLO, Morale e diritto, in Seminarium, 2 3 ( 1 9 7 1 ) , p.
7 3 4 : « Mentre l'ordine morale è ordine della persona, il Diritto è invece
ordine della comunità ».

2. J . SANCHIS

btcalz p. 28/180
24 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

L'antigiuridicità tuttavia n o n viene stabilita sola-


m e n t e in relazione al diritto divino, e inoltre questa n o n
deve essere confusa ovviamente c o n u n a valutazione del-
l'atto u m a n o d a u n a prospettiva morale. N o n di r a d o si
c o n f o n d e il diritto divino c o n le esigenze d i carattere
morale, le quali invece — occorre ricordarlo — si riferi-
scono ai r a p p o r t i personali d e l l ' u o m o c o n D i o e, p e r loro
natura, sono iscritte, p e r gli aspetti p i ù rilevanti, nel c u o r e
d e l l ' u o m o e h a n n o c o m e n o r m a prossima dell'agire la
coscienza personale r e t t a m e n t e formata. Invero, n o n p o -
chi canonisti q u a n d o t r a t t a n o le tematiche c o n c e r n e n t i i
delitti si limitano a rinviare all'ambito morale, e perciò
m o l t o f r e q u e n t e m e n t e arrivano a confondere gli aspetti
morali c o n quelli giuridici fondamentali, e q u i n d i il pec-
cato c o n il delitto.
Altri autori p a r l a n o del diritto divino c o m e se q u e s t o
si trovasse « in hoc saeculo » allo stato p u r o , c o m e se n o n
richiedesse cioè p e r la sua determinazione e d effettiva
applicazione, la mediazione d e l diritto u m a n o . A q u e s t o
riguardo, p e r p o t e r capire a p p i e n o la p o r t a t a dell'inci-
denza degli aspetti formali del diritto, è necessaria u n a
corretta impostazione dei r a p p o r t i diritto divino-diritto
u m a n o , nella Chiesa m a anche nella società civile.
L o ius divinum (naturale e positivo), p e r la stessa
n a t u r a delle cose e d e l l ' u o m o , n o n p u ò p r e s c i n d e r e dal
c o n c o r s o del diritto u m a n o , cioè della n o r m a giuridica
positiva, scritta dal legislatore u m a n o . « D i fatto, in u n
sistema giuridico vigente, l'elemento naturale e quello
positivo, solitamente v a n n o uniti, e insieme configurano i
vari diritti, cosicché la determinazione di ciascuno d i essi
richiede l'utilizzazione simultanea d i criteri naturali e d i
29
criteri p o s i t i v i » ( ) .
Nella Chiesa, diritto divino e diritto ecclesiastico

29
( ) J . HERVADA, Introduzione critica al diritto naturale, cit., p. 73.

btcalz p. 29/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 25

(umano) configurano u n unico sistema o d o r d i n a m e n t o


giuridico. Il diritto u m a n o n o n è u n a semplice aggiunta
dalla quale si possa p r e s c i n d e r e ; questo c o m p i e , rispetto
del diritto divino, u n a peculiare e necessaria funzione che
scaturisce d a l r u o l o p r o p r i o che, p e r volontà divina,
c o m p e t e all'uomo nello sviluppo della storia ed a n c h e
30
della storia della salvezza ( ) .
P o t e n d o ora solo soffermarci nell'esposizione d i que-
s t ' i m p o r t a n t e questione, rinviamo, p e r u n a trattazione
31
più completa, alle riflessioni d e l l ' H e r v a d a ( ) il quale è
riuscito a spiegare le relazioni tra diritto divino e diritto
u m a n o in m o d o unitario e tecnicamente coerente, m e -
diante l'impiego delle nozioni di positivazione e forma-
lizzazione. I n sintesi, « s e c o n d o tale autore, carattere
e m i n e n t e del diritto è la sua storicità; p e r t a n t o il diritto
divino p u ò essere considerato diritto solo nella misura in
cui o p e r a nella Chiesa terrestre. Il passaggio del diritto
divino alla sua vigenza storica si realizza nel m o m e n t o in
cui la Chiesa p r e n d e coscienza dei suoi c o n t e n u t i concreti
{positivazione) {...). C i ò p e r ò n o n è sufficiente p e r c h é il
diritto divino acquisti piena efficacia giuridica. E neces-
sario altresì il suo inserimento n e l l ' o r d i n a m e n t o giuri-
dico, inteso " n o n solo c o m e u n insieme disperso e
confuso di n o r m e di uguale valore ", m a " c o m e u n
o r d i n e tecnicamente s t r u t t u r a t o che condiziona o detta,
attraverso i suoi meccanismi tecnici, le regole p e r la
32
vigenza e l'applicazione del diritto " {formalizzazione) ()
(...). Possiamo in conclusione affermare c h e il diritto

30
( ) Cfr. J . HERVADA - P. LOMBARDÌA, El Derecho del Pueblo de Dios.
Hacia un sistema de Derecho Canònico. I. Introducción. La constitución de la
Iglesia, Eunsa, Pamplona, 1970, p. 46.
31
() Ibidem, principalmente p. 45-56.
32
() Ibidem, p. 54: « La formalización consiste en la tecnificación de
los distintos factores y elementos que integran el Derecho, mediante el
recurso de darles una forma, atribuirles una precisa eficacia, en sí mismos y
en relación con los demás, prever los instrumentos técnicos para realizar y

btcalz p. 30/180
26 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

canonico è u n unico o r d i n a m e n t o giuridico che, a v e n d o il


suo f o n d a m e n t o nel diritto divino, è frutto dell'armoni-
ca u n i o n e di u n e l e m e n t o divino e di u n elemento u m a -
33
no » ( ).
Inoltre, le caratteristiche di generalità e la necessaria
astrattezza p r o p r i e dei principi c o m e p u r e di alcune
prerogative del diritto divino richiedono, p e r avere un'ef-
ficacia, di essere sviluppate e che si facciano le o p p o r t u n e
scelte tra le diverse possibilità in cui si p o t r e b b e r o di fatto
34
concretizzare ( ) .
D ' a l t r a p a r t e , s e c o n d o la concezione giuridica clas-
sica, il c o n t e n u t o della legge o n o r m a giuridica positiva
deriva, m e d i a n t e determinazione e conclusione, dai p r e -
35
cetti della legge divina ( ) . Q u e s t a d e t e r m i n a z i o n e e
conclusione è necessaria all'uomo d a t o il carattere astrat-
tivo e discorsivo del s u o intelletto, incapace di conoscere
la regolamentazione degli aspetti singoli tale c o m e questa
36
si trova nella legge eterna ( ) . A sua volta quest'attività di

garantizar su eficacia, establecer las condiciones y requisitos para que sean


válidos o eficaces, etc. Con ello, se tiende a garantizar con seguridad y certeza
la función y el valor de cada factor o elemento jurídico en el contexto de un
ordenamiento concreto » (...) « La positivación debe ser completada con la
formalización. Por eso, el Derecho divino una vez positivado, debe ser
integrado por la formalización mediante normas eclesiásticas por las cuales
se complete, se establezcan los mecanismos que garanticen su aplicación,
etc. ».
33
( ) P. LOMBARDÍA, Lezioni di diritto canonico. Introduzione-Diritto
costituzionale-Parte generale, Giuffrè, Müano, 1985, p. 14.
i4
( ) Cfr. Ibidem, p. 49.
35
( ) Cfr. S. TOMMASO D'AQUINO, S. Th., I-II, q. 95, a. 3. S. COTTA,
Diritto e morale, cit., p. 422-423: « La lex humana in quanto ordine stabilito
dall'uomo per l'uomo, non può discostarsi senza contraddirsi dalla lex
naturalis, che costituisce l'ordine di quella rationalis creatura che per natura
propria è l'uomo. A sua volta, la lex naturalis altro non è che il riflesso, sul
piano umano, della lex aeterna: quella dell'ordine globale, cosmoantropolo-
gico, creato da Dio ».
36
( ) CJ. ERRAZURIZ, La ley meramente penai ante la filosofia del dere-
cho, Ed. Jurídica de Chile, Santiago de Chile, 1981, p. 244: « Ella es

btcalz p. 31/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 27

concretizzazione deve tener conto dei fattori di t e m p o e


luogo, p o i c h é « ogni sistema giuridico o r d i n a n o n u n
qualcosa di immaginario, m a u n g r u p p o sociale c o n c r e t o
e d e t e r m i n a t o (...) c o n u n a mentalità ed u n a cultura
concrete e determinate. L a conclusione e la d e d u z i o n e
37
o p e r a n o in ragione della concreta situazione » ( ) .
La n o r m a giuridica è regola o misura del giusto e del
diritto, è causa e fonte di diritto oggettivo, nel senso che
determina e precisa c h e cosa a p p a r t e n g a a ciascuno, cioè
il diritto e il dovere correlativo di o g n u n o . L a n o r m a (o
legge considerata in senso generico) consiste nei precetti
o prescrizioni, obbligatorie, che regolano la vita sociale e
che i n d i c a n o i diritti e il loro u s o e i loro limiti, ecc.
D a q u a n t o d e t t o d o b b i a m o d e d u r r e p e r ò c h e la
determinazione dell'antigiuridictà dell'atto u m a n o n o n
p u ò p r e s c i n d e r e t o t a l m e n t e dalla n o r m a giuridica posi-
tiva. Il diritto divino e il diritto u m a n o — c h e costitui-
scono insieme l'ordine giuridico — c o n c o r r o n o alla va-
lutazione, dalla dimensione giuridica, dell'atto u m a n o . La
formalizzazione inoltre diviene fondamentale p e r il biso-
gno di certezza, di sicurezza e di giustizia dell'ordina-
38
m e n t o giuridico ( ) . N o n basta, p e r t a n t o , u n vago e
generico riferimento al diritto divino e alle sue insoppri-
mibili esigenze p e r negare la rilevanza e la funzione
insopprimibile della n o r m a giuridica formale nella deter-
minazione dell'antigiuridictà dell'atto u m a n o in cui con-
siste il p r e s u p p o s t o del delitto.
« Senza l ' o p p o r t u n a formalizzazione il diritto divino è

necesaria (la determinazione della legge) respecto de nosotros, dado el


carácter abstractivo y discursivo de nuestro entendimiento, incapaz de
conocer la regulación de lo singular, tal como se halla contenida en la ley
eterna ».
37
( ) A . DEL PORTILLO, Morale e diritto, cit., p. 7 3 4 .
}8
( ) Cfr. J . HERVADA, Introduzione critica al diritto naturale, cit.,
p. 1 8 3 .

btcalz p. 32/180
28 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

inserito solo in maniera imperfetta n e l l ' o r d i n a m e n t o ca-


n o n i c o , r e s t a n d o la sua effettiva forza sociale condizio-
nata alla b u o n a volontà e al senso di giustizia d i coloro
che d e b b o n o osservarlo o applicarlo. L a formalizzazione,
nel m o m e n t o in cui inserisce il diritto divino n e l mecca-
n i s m o tecnico di p r o d u z i o n e normativa, p o n e al s u o
servizio tutti i mezzi necessari p e r la sua debita applica-
39
zione » ( ) .
Q u a n t o finora esposto sui r a p p o r t i tra diritto divino e
diritto u m a n o p e r m e t t e , s e c o n d o noi, d i s u p e r a r e la
contrapposizione tra antigiuridicità formale e antigiuridi-
cità sostanziale, e di risolvere in m o d o soddisfaccente,
a l m e n o dal p u n t o di vista dell'impostazione, q u e s t o p r o -
b l e m a che, in definitiva, è i n t i m a m e n t e connesso al p r o -
b l e m a delle fonti del diritto, p o i c h é l'antigiuridicità viene
qualificata in dottrina c o m e formale o sostanziale a se-
c o n d a c h e si assuma c o m e fonte del diritto la sola n o r m a
formale o anche altre fonti oltre a quelle positive. Risolve
a n c h e il p r o b l e m a p e r c h é se d a u n lato si afferma il
p r i m a t o del diritto divino, n e l senso c h e il p r e s u p p o s t o
necessario dell'antigiuridicità deve essere l'ingiustizia e
cioè il contrasto c o n il diritto divino (collegandola così
con le fonti sostanziali), d'altro lato c o m p o r t a altresì la
necessità del diritto u m a n o , anzi p r e s u p p o n e c h e lo stesso
diritto divino richieda d i essere positivato e formalizzato
attraverso le fonti del diritto u m a n o , c h e in definitiva
s o n o determinazioni e conclusioni del diritto divino.
C o n c r e t a m e n t e , nell'ambito penale ci sono d u e
aspetti principali c h e r i c h i e d o n o u n ' a c c u r a t a formalizza-
zione e c h e c o r r i s p o n d o n o ai d u e elementi basilari d i ogni
n o r m a penale: a) il p r e c e t t o p r i m a r i o (« c h e n o n è altro
che il c o m a n d o , o p p u r e il divieto d i assumere u n a deter-

39
( ) J. HERVADA - P. LOMBARDÍA, El Derecho del Pueblo de Bios, cit.,
p. 54.

btcalz p. 33/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 29

40
minata c o n d o t t a » ( ) p e r c h é lesiva di u n b e n e giuridico)
che fa diretto riferimento all'antigiuridicità, di cui stiamo
p a r l a n d o , e b) la sanzione. C i ò che fa l'autorità c o m p e -
t e n t e attraverso la n o r m a penale (che è lo s t r u m e n t o di
formalizzazione) è, in sostanza, stabilire u n r a p p o r t o
giuridico, cioè di giustizia, tra u n atto antigiuridico e u n a
41
delle sue possibili conseguenze giuridiche: la p e n a ( ) .
Vale a dire, la n o r m a penale d a u n lato descrive il
c o m p o r t a m e n t o che, essendo antigiuridico, deve essere
evitato p e r c h é r i t e n u t o particolarmente grave e d a n n o s o
p e r la società (e meritevole di u n a sanzione) e, dall'altro,
stabilisce la p e n a c o n cui sarà p u n i t o colui che c o m m e t -
terà tale azione.
R i a s s u m e n d o p o s s i a m o affermare che in senso gene-
rale per « antigiuridicità » si intende la dimensione giuri-
dica dell'atto umano libero e ingiusto. L'antigiuridicità
sostanziale o materiale costituisce il p r e s u p p o s t o dell'an-
tigiuridicità penale, quella cioè c h e p u ò essere la causa
della punibilità dell'atto; m a questa di solito n o n basta;
anche l'antigiuridicità intesa in senso formale h a u n a sua
ragion d'essere: la concreta determinazione dell'antigiu-

40
( ) F. DELLA ROCCA, Diritto Canonico, cit., p. 5 1 3 .
41
( ) A. BORRAS, Les Sanctions dans l'Église, Tardy, Paris, 1 9 9 0 , p. 4 6 ,
seguendo le concezioni della filosofia giuridica di S. GOYARD-FABRE, Essai de
critique phénoménologique du droit, Paris, 1 9 7 2 , parla di una « relazione
normativa » tra l'atto e la pena, ma aggiunge:« On ne peut pas non plus se
satisfaire d'une explication de type positiviste en attribuant purement et
simplement la relation normative à la volontà du législateur dans la phase
constitutive, et ultérieurement à celle du juge ou du supérieur dans la phase
applicative.
Si le délit cause la peine, il faut en chercher la cause formelle, — la 'ratio
sub qua' —, non pas simplement dans le fait de la violation externe de la loi
ou du précepte, mais dans Yimputabilité du delit ». In realtà questo autore
con il termine imputabilità non si riferisce al solo elemento soggettivo del
delitto bensì all'ingiustizia formale, cioè al delitto inteso in senso sostanziale,
che sempre e comunque costituisce o deve costituire il presupposto della
pena.

btcalz p. 34/180
30 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

ricucita. A n c h e la n o r m a giuridica positiva compie, per-


t a n t o , u n a sua funzione, necessaria p e r la concreta deter-
minazione dell'antigiuridicità dell'atto u m a n o .

1.4. La nozione sostanziale e la nozione formale del


delitto.

Sulla b a s e della distinzione tra antigiuridicità sostan-


ziale e antigiuridicità formale la dottrina penalistica seco-
lare h a p u r e elaborato la distinzione tra nozione sostan-
ziale e nozione formale di delitto.
« P e r la concezione formale, il reato è t u t t o ciò e solo
ciò che è previsto dalla legge c o m e tale. C o n s i d e r a t o in
astratto, ossia quale ipotesi delineata dal legislatore, il
reato è il fatto tipico. C o n s i d e r a t o in concreto, ossia c o m e
fatto storico che si verifica nella realtà sociale, il reato è il
4 2
fatto conforme al fatto tipico, alla fattispecie legale » ( ) .
La concezione sostanziale del r e a t o d i p e n d e invece in
ogni autore dalla n o z i o n e di antigiuridicità sostanziale
previamente adottata. Così, ad esempio, p e r l'Antolisei,
s e c o n d o u n a nozione sostanziale « è reato quel c o m p o r -
t a m e n t o u m a n o c h e , a giudizio del legislatore, contrasta
coi fini dello Stato ed esige c o m e sanzione u n a p e n a
4 3
(criminale) » ( ) ; e p e r il M a n t o v a n i , « p e r la concezione
sostanziale (o materiale) reato è t u t t o ciò e solo ciò che è,
4 4
in misura rilevante, socialmente pericoloso » ( ) . C o m e
a b b i a m o p r e c e d e n t e m e n t e esposto, l'antigiuridicità so-
stanziale n o n consiste nel contrasto d e l c o m p o r t a m e n t o
coi fini dello Stato o p p u r e nella pericolosità sociale o
antisocialità del fatto bensì nella sua ingiustizia, valutata
anche s e c o n d o criteri ontologici. Tuttavia questa ingiu-

42
( ) F. MANTOVANI, op. cit., p. 50.
43
( ) F. ANTOLISEI, Manuale di diritto penale. Parte generale, Giuffrè,
Milano, 198911, p. 150.
44
( ) F. MANTOVANI, op. cit., p. 55.

btcalz p. 35/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 31

stizia, se è v e r a m e n t e tale, sarà a n c h e socialmente peri-


colosa e, di conseguenza, in contrasto coi fini della so-
cietà.
I n n a n z i t u t t o è doveroso p e r ò rilevare che la nozione
astratta di delitto fa riferimento n o n siti antigiuridicità
dell'atto bensì alla sua punibilità, vale a dire, il delitto
non è l'azione antigiuridica m a l'azione punibile. L'an-
tigiuridicità, cioè l'ingiustizia formale, « p r o d u c e colpa e
l'atto ingiusto d à luogo, n o n solo all'obbligo della resti-
tuzione (o riparazione), m a anche alla punibilità, cioè al
45
possibile c a s t i g o » ( ) . Infatti, se « l a azione X costitui-
sce u n a ingiustizia, q u i n d i è punibile; la conclusione
" tale azione è punibile " è necessaria p e r c h é q u a l u n q u e
ingiustizia formale implica in m o d o naturale la possibilità
di u n a p e n a , p e r cui, nel caso che venga punita, la legge
che stabilisce la p e n a h a il s u o f o n d a m e n t o nella legge
naturale e d è p r o t e t t a dalla sua forza. Tuttavia, n o n
sempre gli atti ingiusti d e v o n o essere p u n i t i dalla legge
u m a n a ; a motivo del b e n e della società la legge u m a n a
p u ò lasciare senza castigo u n ' a z i o n e ingiusta, limitandosi
a lasciare aperta a chi h a subito il d a n n o la via dell'azione
46
civile» ( ) . Infatti, n o n qualsiasi azione antigiuridica
richiede u n a risposta del tipo della sanzione.
P e r t a n t o , gli atti sostanzialmente antigiuridici, e sol-
tanto essi (se n o n vogliamo cadere in u n a concezione
positivistica del diritto e del delitto che n o n tenga
conto delle esigenze di giustizia inerenti alla n a t u r a
d e l l ' u o m o e della società, e, n e l l ' o r d i n a m e n t o canonico,
alla natura della Chiesa), p o t r e b b e r o ipoteticamente es-
sere puniti. T u t t e le azioni v e r a m e n t e antigiuridiche
h a n n o i requisiti essenziali p e r p o t e r essere p u n i t e e

45
( ) J . HERVADA, Introduzione critica al diritto naturale, cit., p. 66.
46
() Ibidem, p. 168.

btcalz p. 36/180
32 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

47
divenire delittuose ( ) , a n c h e se di fatto n o n t u t t e queste
azioni v e n g o n o p u n i t e . L e azioni formalmente ingiuste
p o s s o n o richiedere u n a p u n i z i o n e — e q u e s t o è u n d a t o
che, c o m e a b b i a m o d e t t o p i ù volte, costituisce u n p r e -
s u p p o s t o ontologico-strutturale, in q u a n t o deriva dalla
n a t u r a stessa delle cose —, m a la concreta determina-
zione delle azioni c h e d e b b o n o essere p u n i t e , e della
p e n a c o n la quale esse d e b b o n o essere p u n i t e , viene
lasciata alla p r u d e n t e valutazione dell'autorità in vista del
48
bene comune ( ).
Infatti, « n a t i v u m et p r o p r i u m Ecclesiae ius est chri-
stifideles delinquentes p o e n a l i b u s sanctionibus coerce-
4 9
r e » , stabilisce il can. 1311 ( ) ; la Chiesa h a il diritto d i
costringere c o n sanzioni penali i fedeli c h e c o m m e t t o n o
u n delitto. La decisione d i p u n i r e u n a d e t e r m i n a t a azione
spetta all'autorità ecclesiastica c o m p e t e n t e in ogni caso, e
tale decisione p o t r à essere presa, a l m e n o d a u n p u n t o di

47
( ) Per G. MICHIELS, op. cit., voi. 1, p. 66, delitto: « est ordinis sociali
Ecclesiae revera contrarius seu antiiuridicus; iamvero, consideratis solis iuris
naturalis exigentiis, omnis actus antiiuridicus, eo ipso quod est ordini sociali
Ecclesiae contrarius, potestad coactivae Ecclesiae dicendus est subiectus ».
(48) p p M CAPPELLO, op. cit., p. 399: «Delictum abstráete sum-
e r

ptum est actio externa moraliter imputabilis, quae ordinem socialem perturbai.
Quae perturbatio ordinis socialis est motivum quo legislator monetur ad
certam actionem sub poena prohibendam. Hinc habetur imputabilitas poli-
tica seu iudicium legislatoris in legibus poenalibus condendis ». Tale giudizio
o valutazione terrà conto dei diversi fattori o circostanze di tempo, luogo,
opportunità, etc. Come avverte J . HERVADA, Introduzione critica al diritto
naturale, cit., p. 97, « uno dei campi in cui il fattore storico influisce di più
sulla misura del giusto è il diritto penale: pene giuste e proporzionate per i
delinquenti abituali, possono risultare ingiuste e sproporzionate per il de-
linquente occasionale; un sistema repressivo in un contesto sociale o in
un'epoca ad alto indice di delinquenza può diventare ingiusto, per eccesso,
in società ed epoche a bassa criminalità ».
49
( ) Alcuni rilievi critici di carattere formale sono stati sollevati a
proposito di questo canone da G. DI MATTIA, 1/ diritto penale canonico a
misura d'uomo, in Revista Española de Derecho Canònico, 47 (1990),
p. 646-651.

btcalz p. 37/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 33

vista teorico, sia p r i m a che d o p o la commissione del


delitto.
P e r t a n t o , c o n la nozione sostanziale di delitto si vuol
m e t t e r e in evidenza c h e l'essenza d e l delitto (della p u n i -
bilità dell'azione) n o n è semplicemente costituita dalla
violazione della n o r m a p e n a l e intesa solo in senso for-
male, e t a n t o m e n o p o i se questa n o n è fondata sui
precetti e esigenze del diritto divino; vale a dire, u n ' a -
zione n o n è delittuosa p e r c h é la n o r m a stabilisce di
punirla bensì al contrario, si stabilisce di punirla p e r c h é
in essa t r o v a n o riscontro gli elementi essenziali del delit-
50
to ( ) , cioè di u n ' a z i o n e u m a n a antigiuridica, il che vuol
dire lesiva dei b e n i giuridici fondamentali e t a l m e n t e
grave, che c o m p o r t a u n attentato c o n t r o l'ordine giuri-
51
dico ( ) . E questa l'idea c h e esprime l'adagio classico
prohibitum quia malum, e n o n malum quia prohibitum.
P e r la concezione sostanziale, c h e s a r e b b e meglio
qualificare c o m e astratta, delitto è ogni atto umano grave-
mente antigiuridico e, perciò, ipoteticamente punibile;
m e n t r e s e c o n d o u n a concezione formale, c h e è quella che
esiste nella realtà, delitto è il fatto antigiuridico che la
competente autorità ha deciso di punire.
S e c o n d o noi, in b a s e a q u a n t o a b b i a m o p r e c e d e n t e -
m e n t e esposto, le d u e concezioni del delitto (sostanziale e
formale) n o n si e s c l u d o n o a vicenda, p u r c h é la conce-
zione formale sia p o s t a in relazione c o n u n a corretta
concezione sostanziale del delitto; vale a dire, n o n venga
svincolata dai suoi p r e s u p p o s t i ontologico-strutturali p e r
q u a n t o riguarda la determinazione dell'antigiuridicità. L a
concezione sostanziale del delitto d a u n a p a r t e vieta la

50
( ) Cfr. A. MARZOA, LOS delitos y las penas canónicas, cit., p. 679.
51
( ) F . X . WERNZ - P. VIDAL, op. cit., p. 28-29 dà la seguente difinizione
astratta di delitto: « Nomine delieti (...) intelligitur iniusta externa actio vel
omissio auctori suo imputabilis atque ordinem socialem Ecclesiae pertur-
bans ».

btcalz p. 38/180
34 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

punizione di atti che n o n siano antigiuridici (tanto in


ragione dell'oggetto — ad esempio, il libero esercizio
della libertà religiosa —, c o m e p e r motivo degli aspetti
soggettivi — a d esempio, la m a n c a n z a dell'uso di ragio-
n e — ) , e dall'altra impedisce di sostenere, e r r o n e a m e n t e ,
che solo gli atti c h e v e n g o n o p u n i t i siano antigiuridici o
illeciti, e che di conseguenza t u t t o ciò c h e n o n viene
p u n i t o sia lecito. Invero, u n a cosa è l'antigiuridicità e u n
altra la punibilità.
Vogliamo a n c h e accennare b r e v e m e n t e a d u n a q u e -
stione connessa c o n q u a n t o o r a stiamo t r a t t a n d o . Se-
c o n d o alcuni autori, p e r offrire un'esatta nozione di
delitto che tenga c o n t o delle esigenze sostanziali di giu-
stizia, n o n b a s t e r e b b e ravvisare nelTantigiuridicità so-
stanziale (cioè nell'ingiustizia formale intesa c o m e offesa
ad u n b e n e c o m e conseguenza della violazione di u n
obbligo di n a t u r a giuridica) l'elemento essenziale o costi-
tutivo di esso, p o i c h é tale aspetto o p r e s u p p o s t o s a r e b b e
anche p r e s e n t e nelle altre categorie degli illeciti giuridici
52
(civili, amministrativi, ecc.) ( ) . N o i siamo d e l p a r e r e
che, oltre ad alcune differenze di m i n o r e entità, ciò c h e
d a u n p u n t o di vista sostanziale contraddistingue l'illecito
penale, nella p i ù a m p i a categoria degli illeciti, è a p p u n t o
la sandio iuris cioè, nel caso del delitto, la sanzione
penale strido sensu.

1.5. Il principio di legalità formale e materiale: imposta-


zione.

Tuttavia, la questione p i ù rilevante r i g u a r d o alla p u -


nibilità dell'atto u m a n o antigiuridico è stabilire se sia ne-
cessaria u n a previsione normativa, e m a n a t a dall'autorità
c o m p e t e n t e , c o n la quale si stabilisca c o n precisione il fatto

2
C) Cfr. F. ANTOLISEI, op. cit., p. 1 5 0 e F. MANTOVANI, op. cit., p. 5 0 - 5 2 .

btcalz p. 39/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 35

che si considera meritevole di u n a p e n a e la p e n a c h e si


ritiene giusta, o p p u r e se l'autorità possa p u n i r e u n ' a z i o n e
antigiuridica n o n p r e v i a m e n t e qualificata c o m e delittuosa.
Infatti, l'ultimo livello o stadio nella considerazione
dell'antigiuridicità in materia penale riguarda ciò c h e
nell'ambito degli o r d i n a m e n t i giuridici statuali è d e n o m i -
n a t o « principio di legalità ». A n c h e in tale caso la dot-
trina distingue tra principio di legalità formale e sostan-
ziale. S e c o n d o la legalità formale, p o s s o n o essere p u n i t e
soltanto le azioni antigiuridiche tipiche, cioè p r e v i a m e n t e
d e t e r m i n a t e e c o n la p e n a c o m m i n a t a dalla n o r m a (pe-
nale). La legalità materiale consente la possibilità di
p u n i r e c o n u n a p e n a il c o m p o r t a m e n t o u m a n o lesivo di
u n interesse giuridico-sociale tutelato anche se n o n espli-
citamente c o n t e m p l a t o c o m e delittuoso dalla n o r m a .
A n c h e nell'ambito del diritto p e n a l e della Chiesa, sia
a livello n o r m a t i v o , sia a livello dottrinale, il nocciolo del
dibattito r i g u a r d a n t e la nozione di delitto è se si d e b b a
ritenere delittuoso (punibile) qualsiasi fatto antigiuridico
o p p u r e d e b b a n o considerarsi delittuosi soltanto quei fatti
antigiuridici previamente provvisti di una pena stabilita d a
u n a n o r m a ; il p r o b l e m a consiste nel sapere se l'autorità
c o m p e t e n t e possa p u n i r e l'autore di u n fatto antigiuri-
dico, vale a dire applicare u n a p e n a , t a n t o se la fattispecie
è prevista d a u n a n o r m a penale, q u a n t o nel caso in cui il
fatto n o n sia esplicitamente c o n t e m p l a t o .
P e r impostare in m o d o a d e g u a t o la questione relativa
al significato e d alla funzione che svolge la n o r m a penale
nella determinazione della nozione del delitto e d a r e così
una risposta soddisfaciente al p r o b l e m a della sua neces-
sità o m e n o , a nostro p a r e r e bisogna tener b e n distinti i
d u e aspetti sopra accennati: a) d a u n a p a r t e q u a n t o si
riferisce alla determinazione adatto umano antigiuri-
dico, c h e costituisce il p r e s u p p o s t o essenziale di qualsiasi
azione che si voglia qualificare c o m e delittuosa, e in cui si

btcalz p. 40/180
36 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

p o s s o n o differenziare d u e elementi: oggettivo e sogget-


tivo e d i cui a b b i a m o già parlato in p r e c e d e n z a ; b)
dall'altra p a r t e la previsione della pena, c h e indica l'effet-
tiva punibilità d e l fatto. (La n o r m a c h e stabilisce la p e n a
n o n è, ovviamente, u n elemento dell'atto u m a n o e, per-
ciò, n o n costituisce u n elemento del delitto, c h e è s e m p r e
e c o m u n q u e u n atto u m a n o ) . Bisogna c o m u n q u e ammet-
tere che, c o m e avremo occasione di evidenziare, la fun-
zione della n o r m a p e n a l e n o n è soltanto quella d i preve-
dere la p e n a .
Ci sono azioni che, c o m e a b b i a m o visto, p o s s o n o essere
p u n i t e . O c c o r r e a q u e s t o p r o p o s i t o r i c o r d a r e c o m e nel-
l'ambito del diritto della Chiesa si sia s e m p r e affermato c h e
le n o r m e penali, le n o r m e cioè « q u a e p o e n a m s t a t u u n t »
53
(can. 18), sono n o r m e « m e r e ecclesiasticis » (can. 11) ( ) ,
nel senso che, n o n o s t a n t e d e b b a n o tener c o n t o dei p r e -
supposti d i carattere ontologico-strutturale sopra indicati,
sono c o m u n q u e s e m p r e e m a n a t e dall'autorità ecclesia-
stica, sono cioè frutto della decisione d i u n ' a u t o r i t à u m a -
54
na ( ) . N o n esistono, infatti, delitti costituiti d a l diritto
divino (naturale o positivo), p o i c h é il diritto divino n o n
stabilisce di p u n i r e alcuna azione concreta; s e m m a i si p o -
t r e b b e parlare d i alcune azioni c h e in q u a n t o peccati ven-
g o n o puniti c o n p e n e , m a di n a t u r a e significato a l q u a n t o
diverse d a quelle giuridiche. P e r stabilire la p u n i z i o n e giu-
ridica d i u n a d e t e r m i n a t a c o n d o t t a è s e m p r e e c o m u n q u e
necessaria la mediazione dell'autorità.

33
( ) Di questa opinione A . BORRAS, op. cit., p. 55.
4
C ) Scrive al riguardo F. ROBERTI, De delictis et poenis, voi. I, pars I,
cit., p. 68: « Cum loquimur de lege poenali, intelligimus semper normam
positivam, non naturalem. Siquidem iure naturae reperiuntur potius ratio et
fundamentum iuris puniendi, quam leges poenales determinatae. Quamvis
fere omnes leges poenales elementum iuridicum in crimen introduxerint,
tamen hoc non pertinet ad eius naturalem essentiam, quae constituitur
tantum ex dolo et damno ».

btcalz p. 41/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 37

Il vigente codice di diritto canonico dedica il capitolo


II della p r i m a p a r t e del L i b r o V I alle questioni c o n c e r n e n t i
« La legge penale e il p r e c e t t o penale », e cioè a quello che
la dottrina d e n o m i n a fonti costitutive del diritto penale o
meglio ancora fonti costitutive dei delitti, e cioè agli stru-
m e n t i giuridici attraverso i quali l'autorità c o m p e t e n t e d e -
termina la punibilità di un'azione, vale a dire, costituisce
55
giuridicamente i delitti ( ) . Inoltre lo stesso codice, così
c o m e quello p r e c e d e n t e , dedica la seconda p a r t e dello
stesso L i b r o V I , intitolata « D e p o e n i s in singula delieta »,
all'elencazione dei delitti e delle p e n e loro corrispondenti;
vale a dire, la S u p r e m a Autorità della Chiesa nell'esercizio
della sua potestà legislativa h a stabilito quali siano gli atti
antigiuridici delittuosi e quale sia la p e n a dovuta p e r cia-
scuno di essi. I n tal m o d o sarà delittuosa l'azione che rientri
nella descrizione normativa, e n o n lo sarà quella che si trova
al di fuori della fattispecie penale.
Diversi istituti giuridici tipici d e l diritto penale, c h e
costituiscono peculiarità di q u e s t o r a m o del diritto che h a
sue particolari esigenze, si f o n d a n o su questa realtà, vale
a dire, sul fatto che la determinazione della punibilità e,
di conseguenza, della qualifica di u n a d e t e r m i n a t a azione
c o m e delittuosa, richiede la previa definizione normativa.
Si pensi, ad esempio, all'irretroattività della legge penale
e agli altri criteri specifici riguardanti l'efficacia della
n o r m a p e n a l e nel t e m p o (cfr. can. 1313), al fatto che le
leggi penali v e n g a n o sottoposte a d interpretazione stretta
(can. 18), al divieto dell'uso dell'analogia in materia
p e n a l e (can. 19), etc. T u t t i questi principi n o n a v r e b b e r o
alcun senso se n o n fosse p e r il fatto che la n o r m a penale
formale compie, nella determinazione della punibilità, e

55
( ) V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 42: « Necessi-
tas legis vel praecepti poenalis praesupponitur in toto systemate poenali
Libri VI ».

btcalz p. 42/180
38 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

p e r t a n t o d e l delitto canonico, u n ruolo essenziale c h e n o n


p u ò essere misconosciuto, e la cui rilevanza n o n p u ò

n e a n c h e essere sottovalutata ( ) .
C o m e a b b i a m o già indicato, p e r molti canonisti la
n o r m a penale costituisce invece il cosiddetto elemento giu-
ridico del delitto, il quale p e r ò è r i t e n u t o n o n essenziale p e r
57
l'esistenza del delitto ( ) . « I n nessun o r d i n a m e n t o , così
c o m e in quello canonico — h a scritto il Fedele al r i g u a r d o
— , o p e r a n o esigenze e motivi t a n t o imprescindibili d a far
ritenere addirittura assurda l'idea c h e n o n possa essere p u -
nito u n atto n o n espressamente previsto dalla legge m a
contrastante c o n queste esigenze e questi motivi — (si ri-
ferisce alle esigenze della religione e della m o r a l e cristiana,
così c o m e a quelle della salus animarum) —. C e r t o , n o n
giungo così all'altra assurda idea di respingere la necesita
della legge e d i p r o p u g n a r e u n diritto libero in materia
penale. Voglio dire soltanto c h e la legge, se deve ritenersi
58
necessaria, n o n p u ò ritenersi sufficiente » ( ) .
P e r altri autori, p o i , sono le esigenze superiori dello
stesso diritto naturale c h e i n d u c o n o « alla previa costitu-
zione dei delitti e delle p e n e p e r evitare controversie,
confusioni e arbitri e p e r o p e r a r e u n a coazione psicolo-
59
gica a n t i d e l i t t u o s a » ( ) .
Inoltre, il vigente can. 1399, forse v o l e n d o in q u a l c h e

56
( ) G . MICHIELS, op. cit., voi. 1, p. 6 7 scrive: « Ecclesiam de facto nolle
uti potestate punitiva sibi a Christo Domino concessa, nisi agatur de actu
anti-iuridico socialiter damnoso, qui sit contrarius normis positivis a se ipsa
directe constitutis vel saltem ut normae ecclesiasticae receptis et sanctione
canonica munitìs; uno verbo, nisi agatur de violatione legis ecclesiastica ».
57
( ) Cfr. gli autori citati nelle note 1 4 e 1 7 . F. DELLA ROCCA, op. cit,
p. 5 1 4 - 5 1 5 : « U elemento giuridico del delitto non è altro che la legge penale
ecclesiastica (cfr. can. 2 1 9 8 ) intesa come norma di diritto positivo, costituita
dall'autorità legislativa e contenente una sanzione ».
38
( ) P. FEDELE, Lo spirito del diritto canonico, Cedam, Padova, 1 9 6 2 ,
p. 8 1 5 .
59
( ) O . CASSOLA, Natura e divisione del delitto. Osservazioni di « iure
condendo», in Apollinaris, 3 4 ( 1 9 6 1 ) , p. 3 3 5 .

btcalz p. 43/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 39

m o d o richiamare u n a nozione sostanziale del delitto,


stabilisce che « la violazione esterna di u n a legge divina o
canonica p u ò essere p u n i t a (...) q u a n d o la speciale gravità
della violazione esige u n a p u n i z i o n e ». A v r e m o occasione
di analizzare a p p r o f o n d i t a m e n t e questa n o r m a . Basti
adesso indicare c h e in essa sono contenuti gli elementi
giuridici essenziali o sostanziali d i ogni delitto: a) la
violazione di u n a n o r m a (per sé n o n necessariamente
penale, e n e m m e n o intesa in senso formale, m a che
c o m u n q u e stabilisce u n obbligo), b) la d e t e r m i n a z i o n e
dell'ambito in cui deve avvenire tale violazione e lesione,
cioè l ' a m b i t o giuridico (si parla di violazione esterna) e,
infine, c) la speciale gravità c h e deve caratterizzare la
lesione dell'interesse sociale tutelato p e r c h é possa essere
costitutiva di delitto, e q u i n d i p u n i t a . C o n questa n o r m a
si p e r m e t t e di p u n i r e u n ' a z i o n e c h e previamente n o n è
stata espressamente provvista di u n a p e n a , vale a dire, si
p e r m e t t e che la decisione dell'autorità c o m p e t e n t e di
p u n i r e u n a certa azione antigiuridica sia presa n o n p r i m a ,
m a d o p o la sua realizzazione. La rilevanza di q u e s t o d a t o
n o r m a t i v o e le sue connessioni col principio di legalità
h a n n o influito in m o d o decisivo sulle questioni di cui ci
siamo finora occupati. P e r c i ò merita u n o studio p i ù
particolareggiato ed a p p r o f o n d i t o .

2. IL PRINCIPIO DI LEGALITÀ NEL SISTEMA PENALE CANONICO

2.1. Precedenti.

A partire dalla p r o m u l g a z i o n e del codice p i a n o b e n e -


dettino, il dibattito sulla vigenza o m e n o , nell'ambito del
diritto p e n a l e canonico, del principio di legalità (nullum
crimen, nulla poena sine lege poenali praevia) si è incen-
trato p r e v a l e n t e m e n t e sul tentativo di conciliare il dispo-

3. J . SANCHIS

btcalz p. 44/180
40 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

sto del can. 2 1 9 5 § 1 (« N o m i n e delieti, iure ecclesiastico,


intelligitur externa et moraliter imputabilis legis violatio
cui addita sit sanctio canonica saltem i n d e t e r m i n a t a » ) , e
quello del can. 2222 § 1 (« Licet lex nullam sanctionem
appositam h a b e a t , legitimus t a m e n Superior p o t e s t illius
transgressionem, etiam sine praevia p o e n a e c o m m i n a -
tione, aliqua iusta p o e n a p u n i r e , si s c a n d a l u m forte da-
t u m a u t specialis transgressionis gravitas id ferat »).
L e opinioni al riguardo furono n u m e r o s e e discordi,
tanto c h e il p r o b l e m a fu definito u n a vexata quaestio;
forse ciò fu conseguenza d e l m e t o d o esegetico seguito
dagli autori; c o m u n q u e , s e c o n d o n o i n o n si p u ò affer-
m a r e c h e le varie teorie a b b i a n o offerto valide soluzioni
alla questione dottrinale sottostante. L e diverse opinioni
6 0
sono state riassunte dall'Arias del seguente m o d o ( ) :
61
1) V e r m e e r s c h - C r e u s e n ( ) distinse tra delictum
proprie dictum, il quale richiede la previa c o m m i n a z i o n e
della p e n a , e il delictum improprie dictum c h e n o n richie-
d e r e b b e tale previa determinazione;
62 63 64 65
2) Sole ( ) , C h e l o d i ( ) , Falco ( ) e Salucci ( )
affermarono c h e il disposto d e l can. 2222 § 1 è u n ' e c c e -
zione rispetto al principio stabilito nel can. 2 1 9 5 § 1. F r a

60
( ) Si veda J. ARIAS, El sistema penai canònico ante la reforma del CIC,
in Ius Canonicum, 15 (1975), p. 199-201. Si veda anche F. ROBERTI, De delictis
et poenis, cit., p. 70-76, e F.E. ADAMI, Il diritto penale canonico e il principio
« nullum crimen, nulla poena sine lege », in Ephemerides Iuris Canonici, 45
(1989), p. 150-160.
61
( ) Cfr. A . VERMEERSCH - J. CREUSEN, Epitome Iuris Canonici, voi. 3,
H. Dessain, Mechliniae, 1946, n. 383.
62
( ) Cfr. J. SOLE, De delictis et poenis, F. Pustet, Romae, 1920, nn. 6
e 85.
6}
( ) Cfr. J. CHELODI, Ius poenale et ordo procedendi in iudiciis crimi-
nalibus, Vicenza, 1943, n. 2.
64
( ) Cfr. M. FALCO, Introduzione allo studio del « Codex Iuris Canoni-
ci», Milano, 1925, p. 240.
65
( ) Cfr. R. SALUCCI, Il diritto penale secondo il Codice di diritto
canonico, voi. 1, Subiaco, 1926, p. 105-106.

btcalz p. 45/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 41

i d u e canoni ci s a r e b b e semplicemente u n a p p a r e n t e
constrasto, p e r c h é è la stessa autorità c h e h a sancito t u t t e
e d u e e, di conseguenza, il criterio usato è s e m p r e uni-
tario;
66 67 68
3) D ' A n g e l o ( ) , M a r o t o ( ) e Cicognani ( ) ,
r i t e n n e r o c h e la n o r m a p e n a l e sia s e m p r e necessaria; nei
casi ordinari la sanzione viene previamente c o m m i n a t a ,
nei casi straordinari invece è sufficiente che la sanzione
venga stabilita in u n m o m e n t o posteriore, m e d i a n t e
n o r m a penale ad effetti retroattivi;
69
4) A m o r Ruibal ( ) sostenne c h e ogni legge cano-
nica è anche penale, p e r t a n t o anche il carattere p e n a l e è
s e m p r e previo all'inflizione della p e n a ;
70 71 7 2
5) P e r Vidal ( ) , Michiels ( ) e Roberti ( ) , il
principio d e l can. 2 1 9 5 § 1 è assoluto, ed è anche t e n u t o
p r e s e n t e nel can. 2222 § 1, sia p e r c h é è necessario a l m e n o
u n p r e c e t t o penale previo all'effettiva irrogazione della
p e n a (Vidal e Roberti), sia p e r c h é è necessaria u n ' a m m o -
nizione previa che contenga la c o m m i n a z i o n e di p e n a ; in
tal senso p e r Michiels dev'essere previa, n o n la legge
p e n a l e bensì la sanzione, e d è ciò c h e fa il can. 2222 § 1
tipificando c o m e delittuosa ogni violazione particolar-
m e n t e grave e scandalosa di u n a legge n o n penale;
6) P e r ultimo, G a r c í a B a r b e r e n a ritenne c h e il

66
f ) Cfr. S. D'ANGELO, Tre importanti questioni di diritto canonico, in
Ephemerides Theol. Lovaniensis, 3 ( 1 9 2 6 ) , p. 2 1 3 ss.
67
( ) Cfr. PH. MAROTO, Institutiones luris Canonici ad normam novi
Codicis, voi. 1, Matriti, 1 9 1 9 , n 1 8 4 , a.
6S
( ) Cfr. H. CICOGNANI, IUS Canonicum, voi. 2 , Auroma, Romae, 1 9 2 5 ,
p. 8 7 .
69
( ) Cfr. A. AMOR RUIBAL, Derecho penal de la Iglesia católica, voi. 1 ,
Madrid, 1 9 2 2 , p. 1 2 2 .
70
( ) Cfr. P. VIDAL, Notio delieti in iure Codicis, in Ius Pontificium, 2
( 1 9 2 2 ) , p. 1 0 1 .
71
( ) Cfr. G . MICHIELS, op. cit., voi. 1, p. 8 5 - 8 8 .
72
( ) Cfr. F. ROBERTI, op. cit., n. 5 3 .

btcalz p. 46/180
42 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

can. 2222 § 1 contiene in realtà u n principio generale di


diritto p u b b l i c o e n o n u n a n o r m a penale in senso p r o -
73
prio ( ) .
N o n m a n c a r o n o p e r ò autori che, c o n senso realistico,
74
avanzarono la p r o p o s t a di abolire il can. 2222 § 1 ( ) .
P i ù interessante, a p p r o f o n d i t o e proficuo è stato,
s e c o n d o noi, il dibattito su q u e s t o a r g o m e n t o , i m p o s t a t o
p e r ò d a u n a prospettiva dottrinale, iniziato d a l Giac-
75
chi ( ) , s e c o n d o il quale il principio « n u l l u m crimen sine
praevia lege poenali » anziché essere u n principio deri-
vato dalle dottrine politiche liberali, è u n principio p r o -

73
( ) Cfr. T. GARCÍA BARBERENA, op. cit., p. 2 0 9 - 2 1 1 .
74
( ) O. CASSOLA, op. cit, p. 3 3 6 - 3 3 7 : « E ciò per varie ragioni — scriveva
il Cassola —. Da tempo infatti la Chiesa ha un elenco di delitti e di pene
completo e più che sufficiente per la tutela dell'ordine pubblico ecclesiastico
e della disciplina; al diritto universale poi si affianca l'attività legislativa par-
ticolare (...). Inoltre, nei singoli casi, larghe possibilità sono offerte alla giustizia
penale nell'ordine amministrativo del precetto penale e della monitio cum
comminatione poenae, strumenti questi atti ad investire qualsiasi obbligazione
giuridica la cui violazione sia ritenuta turbativa socialmente. Infine per i casi
rari di una violazione scandalosa o particolarmente grave di una legge disci-
plinare sopperisce già abbastanza il can. 2 3 0 8 che prevede la correzione ca-
nonica, cui può seguire il precetto penale (can. 2 3 1 0 ) e alla quale si dovrebbe
poter aggiungere penitenze di foro esterno, non più limitate quindi all'ipotesi
di un delitto vero e proprio (can. 2 3 1 2 ) : la correzione, con eventuali penitenze,
si rivolge appunto a rintuzzare la trasgressione avvenuta, là dove mancava la
protezione della minaccia penale legale o amministrativa.
E coerente poi al sistema la premonizione giuridica per determinate
specie di violazioni, a cui il legislatore o il Superiore riconosce il carattere
turbativo sociale; altrimenti ne scapita la particolare finalità ed efficacia dello
strumento penale per un tal quale livellamento, che ne seguirebbe, di ogni
trasgressione. Ci sembra poi più conforme alla crescente rivalutazione della
personalità umana che ciascuno sappia prima a che cosa può andare incontro
quando viola una legge.
E non vogliamo parlare delle possibilità di arbitri e di posizioni troppo
soggettive da parte dei Superiori ecclesiastici subordinati, cui sia lasciato
l'esercizio del potere punitivo per così ampie ipotesi quali previste nel
can. 2 2 2 2 § 1 » .
75
( ) Cfr. O. GIACCHI, Precedenti canonistici del principio « Nullum
crimen sine praevia lege poenali», in A A . W . , Studi in onore di Francesco
Scaduto, Firence, 1 9 3 6 , voi. I, p. 4 3 5 ss.

btcalz p. 47/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 43

p r i o del diritto canonico che r i s p o n d e all'esigenza che


l'azione del giudice nella materia p e n a l e sia limitata dal
diritto in confini il p i ù possibili certi.
76
Il Fedele ( ) invece, h a contrastato tale opinione, e d
ha sostenuto che il principio di legalità (o di riserva di
legge) n o n possa essere accolto n e l l ' o r d i n a m e n t o cano-
nico p e r c h é , c o m e d i m o s t r e r e b b e r o le fonti storiche ri-
b a d i t e dall'opinione d e l Suárez, in a m b i t o canonistico
sarebbe n o r m a l e l'applicazione dell'estensione analogica
o interpretazione estensiva della legge penale, la quale a
motivo d e l principio della salus animarum d a odiosa si
77
trasformerebbe in favorabilis ( ) . Perciò, q u e s t ' a u t o r e
c o n c l u d e c h e il diritto della Chiesa è « il territorio m e n o
adatto p e r l'incondizionata e d assoluta applicazione di
questo principio — chiamato a n c h e della riserva della
legge p e n a l e — n o n c h é della regola del divieto d'analo-
78
gia, che d a esso consegue » ( ) .
79
D a p a r t e sua invece M a n t u a n o ( ) , c o n u n indagine
storico-sistematica dimostra c o m e risulti affermato nella
dottrina canonistica sia il cosiddetto principio di riserva
di legge, c o n il conseguente divieto dell'applicazione
analogica, c o m e p u r e la validità del principio dell'inter-
pretazione stretta nell'ambito p e n a l e canonico.
P e r t u t t o ciò, sia p r i m a , m a s o p r a t t u t t o d u r a n t e i
lavori di riforma del codice, furono n u m e r o s i gli autori
che p r o p o s e r o l'introduzione esplicita nel sistema p e n a l e

76
( ) Cfr. P. FEDELE, II principio « Nullum crimen sine praevia lege
poenali » e il diritto penale canonico, in Rivista Italiana di diritto penale, 1937,
p. 489-525.
77
( ) Cfr. P. FEDELE, Lo spirito del diritto canonico, cit., p. 775-822.
7S
( ) P. FEDELE, Discorso generale sull'ordinamento canonico, Roma,
1976, p. 93-94.
79
( ) Cfr. G. MANTUANO, La riserva di legge nell'ordinamento penale
della Chiesa, I, Ambito e limiti della « extensio », (Monografie dell'Istituto di
diritto pubblico della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi
di Roma, serie III, voi. 27), Cedam, Padova, 1974.

btcalz p. 48/180
44 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

80
della Chiesa del principio di legalità ( ) . P e r c i ò , c o m e del
81
resto r i c o n o b b e a n c h e la stessa C o m m i s s i o n e ( ) , furono
mosse m o l t e critiche a d u n a n o r m a generale del tipo del
82
can. 2222 § 1 del C I C del '17 ( ) , se p u r e d i p o r t a t a p i ù
limitata, c h e fu invece i n t r o d o t t a nel p r o g e t t o del n u o v o
83
diritto penale ( ) . P e r tale motivo si r i t e n n e o p p o r t u n o
rinviare la decisione c o n c e r n e n t e tale questione alla Ple-
naria della Commissione, i m p o s t a n d o il quesito in questi
termini: « 2 Q u a e s t i o : D e stricta applicatione principii
legalitatis: " U t r u m conveniat i n t r o d u c e r e applicationem
magis strictam principii legalitatis — ut aiunt (nullum
c r i m e n n u l l a q u e p o e n a sine lege) — in iure poenali
canonico, ita ut s u p p r i m e n d u s sit can. 73 schematis (cf.
can. 2222 C I C ) . (Can. 73 schematis ita se h a b e t : " P r a e t e r
casus h a c vel aliis legibus statutos, divinae vel ecclesiasti-
cae legis externa violatio t u n e t a n t u m potest, iusta qui-
d e m p o e n a vel paenitentia, puniri, c u m sit d e re valde
gravi, specialis violationis gravitas p u n i t i o n e m postulet,
et necessitas urgeat scandala p r a e v e n i e n d i vel reparan-
8 4
d i ") » ( ) . La risposta della Plenaria fu la seguente: « exi-
tus suffragationis: 14 P a t r e s c e n s u e r u n t p r i n c i p i u m lega-
litatis n o n esse in iure canonico stricte sed t a n t u m mitigate
a p p l i c a n d u m : r e t i n e n d u s ergo esset c. 73 Schematis, etsi

80
( ) Cfr. per tutti J . HERRANZ, Studi sulla nuova legislazione della
Chiesa, Giuffrè, Milano, 1990, p. 136-139.
81
( ) Cfr. Communicationes, 6 (1974), p. 35, e 7 (1975), p. 94.
82
( ) P. CIPROTTI, Il diritto penale della Chiesa dopo il Concilio, in
A A . W . , Atti del Congresso Internazionale di Diritto Canonico. La Chiesa
dopo il Concilio, Milano, 1972, voi. I, p. 532, relatore del gruppo incaricato
della materia penale, riferendosi a tale norma aveva scritto: « sia pure con i
perfezionamenti che le esigenze di giustizia e di certezza e la moderna tecnica
legislativa richiedono, non può essere del tutto omessa, se non si vuol privare
l'autorità ecclesiastica di uno strumento che, per quanto vagamente, può
essere in qualche caso assolutamente necessario ».
83
( ) Cfr., can. 73 dello Schema documenti quo disciplina sanctionum
seu poenarum in Ecclesia Latina denuo ordinatur, del 1973.
84
() Communicationes, 9 (1977), p. 80.

btcalz p. 49/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 45

c u m q u i b u s d a m modificationibus; 7 e contra p r o p u g n a n t
applicationem strictam et suppressionem c. 73 schema-
85
tis » ( ) . P e r tale motivo n o n furono esaminati in sede di
coetus studiorum i diversi suggerimenti degli organi con-
86
sultati riguardanti a n c h e l'abolizione del can. 73 ( ) .
N o n ci è d a t o conoscere le modifiche al testo del
canone 73 p r o p o s t e dai Cardinali sostenitori dell'appli-
cazione mitigata del principio di legalità, tuttavia, nello
Schema Codicis del 1980, l'unico c a m b i a m e n t o fu la
87
soppressione delle p a r o l e « sit d e r e valde gravi » ( ) ; e,
riguardo al testo definitivo del vigente can. 1399, la
soppressione, facilmente comprensibile, della parola
« paenitentia », p o i c h é se si p u ò i m p o r r e u n a p e n a si p u ò ,
evidentemente, i m p o r r e anche u n a penitenza in sostitu-
zione di essa (cfr. cann. 1343, e 1344, 2°).
D'altra p a r t e , in u n o dei progetti della Lex Funda-
méntate Ecclesiae figurava u n c a n o n e così formulato:
« N e m o p u n i r i potest nisi in casibus ipsa lege definitis
88
a t q u e m o d o a b e a d e m d e t e r m i n a t o » ( ) . Q u e s t a dispo-
sizione, a l q u a n t o modificata, è stata p o i inclusa nel codice
nel titolo r i g u a r d a n t e gli obblighi e i diritti di tutti i fedeli,
e precisamente nel can. 2 2 1 § 3 che così d i s p o n e : « I
fedeli h a n n o a n c h e il diritto di n o n essere colpiti d a p e n e
89
canoniche, se n o n a n o r m a di legge » ( ) .

85
() Ibidem, p. 213.
86
( ) Cfr. Ibidem, p. 318.
87
( ) Cfr. PONTIFICIA COMMISSIO CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO,
Codex Iuris Canonici. Schema Patribus Commissionis Reservatum, Libreria
Editrice Vaticana, 1980, can. 1351, p. 302.
8S
( ) ID., Schema legis Ecclesiae fundamentalis. Textus emendatus, Città
del Vaticano, 1971, can. 21.
S9
( ) J . HERVADA, sub can. 221, in A A . W . , Código de Derecho Canò-
nico, edición bilingüe y anotada a cargo del Instituto Martín de Azpilcueta,
cit., p. 179 scrive che tale canone ha accolto in forma di diritto ciò che in
realtà altro non è che un principio di ordine sociale e giuridico: il principio
di legalità, anche se molto mitigato. Tale principio, afferma quest'autore, non

btcalz p. 50/180
46 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

Visto Yiter seguito, d u r a n t e i lavori di riforma d e l co-


dice, nello studio relativo a questa grave questione, con-
dividiamo il p a r e r e del D i Mattia il quale, riferendosi in
genere al dibattito accennato, afferma: « il p r o b l e m a a n o -
stro avviso, è stato impostato, allora, in maniera n o n cor-
retta, in q u a n t o d e t t o p r o b l e m a n o n va risolto, c o m e sem-
b r a p r e o c c u p a r s i u n a larga p a r t e dell'autorevole dottrina,
con la p r e o c c u p a z i o n e d i conciliare i d u e canoni (...)•
P r e o c c u p a z i o n e p u r a m e n t e scientifica, tuttavia formale e
90
sterile, c h e elude la sostanza del p r o b l e m a » ( ) . Infatti,
bisogna a m m e t t e r e che, n o n o s t a n t e gli sforzi c o m p i u t i
dalla Commissione, d u r a n t e la riforma n o n è stato affron-
tato in profondità l'aspetto sostanziale del p r o b l e m a e,
salvo qualche eccezione, n o n sono state offerte in realtà
soluzioni giuridiche, pratiche e concrete c h e tenessero
sufficientemente in conto i suoi diversi aspetti.
La situazione del codice p r e c e d e n t e è stata così in
pratica r i p r o d o t t a nel codice vigente. M e n t r e infatti il
can. 1321 § 1 d i s p o n e c h e « n e s s u n o è p u n i t o , se la
violazione esterna della legge o del precetto d a lui com-
messa n o n sia gravemente imputabile p e r d o l o o p e r
colpa », il can. 1399 stabilisce c h e « la violazione esterna
di u n a legge divina o canonica p u ò essere p u n i t a c o n
giusta p e n a , solo q u a n d o la speciale gravità della viola-
zione esige u n a punizione e u r g e la necessità di prevenire
o riparare gli scandali », « lasciando alla dottrina —
scrive il relatore del g r u p p o incaricato della stesura del

è di diritto divino (naturale) bensì di diritto umano. Invece F.E. ADAMI, II


diritto penale canonico e il principio " nullum crimen, nulla poena sine lege ",
cit., p. 171, ritiene che il contenuto del can. 221 § 3 « si risolverebbe in una
norma sulla produzione giuridica, in quanto stabilisce un limite invalicabile
per i legislatori delle Chiese particolari, al cui potere normativo è lasciato uno
spazio molto più ampio anche nel settore del diritto penale ».
90
í ) G . DI MATTIA, Sostanza e forma nel nuovo diritto penale canonico,
in A A . W . , 1/ nuovo Codice di Diritto Canonico (novità, motivazione e
significato), Roma, 1983, p. 433.

btcalz p. 51/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 47

L i b r o V I — il c o m p i t o di vedere se questa n o r m a costi-


tuisca un'applicazione del principium nullum crimen sine
91
praevia lege poenali ovvero u n a deroga ad esso » ( ) . I n
dottrina, infatti, a n c h e d o p o la p r o m u l g a z i o n e della
nuova disciplina p e n a l e c o n t e n u t a nel C I C ' 8 3 , sono state
sostenute le p i ù diverse e d inconciliabili opinioni al ri-
92
guardo ( ).

2.2. Analisi del contenuto del can. 1399.

La P a r t e I I d e l L i b r o V I del vigente codice, intitolata


« D e poenis in singula delieta », è dedicata alla configu-
razione e descrizione dei singoli delitti c o m u n i a tutta la
Chiesa Latina. N e l suo V I I e ultimo titolo, sotto la rubrica
« N o r m a generalis », è c o n t e n u t o u n unico canone, il
1399, che, c o m e a b b i a m o p i ù volte ricordato, stabilisce:
« O l t r e i casi stabiliti d a questa o d a altre leggi, la
violazione esterna di u n a legge divina o canonica p u ò
essere p u n i t a c o n giusta p e n a , solo q u a n d o la speciale

91
( ) P. CIPROTTI, Qualche punto caratteristico della riforma del diritto
penale canonico, in A A . W . , Studi in memoria di Mario Petroncelli, a cura
dell'Istituto di diritto ecclesiastico e canonico dell'università di Napoli,
Jovene Editore, Napoli, 1 9 8 9 , p. 1 4 3 .
92
( ) Secondo l'opinione maggioritaria, il codice ha accolto il principio
di legalità, in modo però mitigato: cfr. V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in
Ecclesia, cit., p. 1 2 3 ; A . BORRAS, Les sanctions dans l'Eglise, cit. p. 2 4 ; A .
CALABRESE, Diritto Penale Canonico, cit., p. 2 9 2 ; J.M. PINERO CARRIÓN, La ley
de la Iglesia, cit., voi. II, p. 4 2 7 ; ecc. A . MARZOA, LOS delitos y las penas
canónicas, cit., p. 6 9 3 - 6 9 4 , ritiene che « volendo difendere il principio di
legalità in tutto il diritto penale canonico vigente, si potrebbe parlare del can.
1 3 9 9 come di una norma di legalità generica. (...). Ci troveremmo però di
fronte ad una legalità puramente nominale. Sembra più ragionevole parlare
del can. 1 3 9 9 come di una norma che introduce — senza palliativi — un
principio di generosa discrezionalità, limitato (" legalizzato ") dalle due
circostanze che devono concorrere. Ciò perché il can. 1 3 9 9 lascia all'arbitrio
del superiore sia la decisione sull'esistenza o meno di quelle circostanze
(gravità ed urgenza), sia la determinazione del tipo di pena (detta semplice-
mente " giusta ") ».

btcalz p. 52/180
48 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

gravità della violazione esige u n a p u n i z i o n e e urge la


necessità di prevenire o riparare gli scandali ».
G i à a p r i m a vista si avverte, almeno negli aspetti p i ù
generali, l'incidenza teorica e pratica c h e tale n o r m a h a
(e p u ò ancora avere nell'avvenire) nella configurazione
del vigente sistema p e n a l e della Chiesa. P e r studiare c o n
sufficiente rigore scientifico tale i m p o r t a n t e questione
conviene innanzitutto analizzare a c c u r a t a m e n t e il conte-
n u t o n o r m a t i v o d i q u e s t o canone, allo s c o p o d i deter-
m i n a r e le condizioni necessarie p e r la sua applicabilità e
q u i n d i anche la sua operatività n o n c h é la sua utilità p e r
la tutela della c o m u n i o n e e degli altri b e n i fondamentali
della Chiesa a d essa collegati. Tale disposto è stato infatti
incluso nell'attuale legislazione p e r c h é è considerato u n o
strumento d e l quale il governo pastorale della Chie-
sa, p r o t e s o alla salvezza delle anime, n o n p u ò essere pri-
93
vato ( ) .
Bisogna in p r i m o luogo rilevare che, d a l p u n t o d i
vista sistematico, il can. 1399 è collocato — a differenza
del can. 2222 § 1 del C I C '17 — nella p a r t e c h e riguarda
la cosiddetta parte speciale del diritto penale, nella quale
si descrivono i tipi penali, vale a dire, si elencano le
fattispecie c h e il legislatore ritiene delittuose e di conse-
guenza meritevoli d i u n intervento a carattere punitivo,
cioè della pena. Tale collocazione sistematica c o m p o r t a ,
tra l'altro: a) c h e il disposto del can. 1399 costituisca esso
stessso u n a fattispecie delittuosa a u t o n o m a , b) c h e le
siano applicabili t u t t e le n o r m e generali c o n t e n u t e nella
P a r t e I dello stesso L i b r o V I attinenti ai diversi elementi
del delitto (atto esterno, imputabilità, colpevolezza), ai
requisiti ivi segnalati p e r la determinazione della sua
punibilità, alle disposizioni sull'applicazione e sulla re-
missione della p e n a , ecc.

93
( ) Cfr. Communicationes, 6 (1974), p. 35.

btcalz p. 53/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 49

2.2.1. La fattispecie delittuosa.

D o b b i a m o p e r t a n t o d e t e r m i n a r e quale sia la fattispe-


cie delittuosa, vale a dire, gli elementi che r i e n t r a n o nella
previsione legale d e l can. 1399 e che costituiscono l'ille-
cito p e n a l e in essa configurato.
Il fatto delittuoso viene descritto c o n le parole « di-
94
vinae vel canonicae legis externa violatio » ( ) .
Il delitto c o n t e m p l a t o n e l canone 1399 consiste, d u n -
q u e , c o m e qualsiasi altro possibile delitto, nella violazione
esterna di u n a legge divina o canonica (cfr. can. 1321 § 1
e 1315 § 1). Il t e r m i n e lex che, c o m e si evince dal
contesto, n o n dev'essere inteso in senso giuridico-for-
male, vuol evidenziare d a u n lato c h e ci si deve riferire
all'insieme dei precetti contenuti nelle leggi sia divina che
95
ecclesiastica, vale a dire n e l l ' o r d i n a m e n t o canonico ( ) , e
dall'altro che v e n g o n o presi in considerazione soltanto i
precetti di n a t u r a giuridica e n o n quelli di carattere
semplicemente morale. P e r t a n t o , il delitto di cui al can.
1399 consisterebbe nella lesione di u n diritto o b e n e
giuridico p r o t e t t o , in caso di i n a d e m p i m e n t o dell'obbligo
giuridico, positivo o p p u r e negativo, stabilito nell'ordina-
m e n t o canonico m e d i a n t e i. diversi strumenti tecnici o

94
( ) Sarebbe stato per la verità più esatto dire « divinae vel ecclesia-
sticae legis », poiché anche la legge divina è inserita nell'ordinamento
canonico e pertanto in tale senso è anche essa una legge canonica.
95
( ) La base e il fondamento dell'ordinamento canonico è la dimen-
sione giuridica inerente alla lex gratiae, e cioè il diritto divino positivo.
Nell'ordinamento canonico persistono anche elementi di diritto naturale
articolato con il diritto divino positivo. Si vedano al riguardo le opere di J.
HERVADA, Il diritto naturale nell'ordinamento canonico, in Ius Ecclesiae, 1
(1989), p. 493-508 e La «lex naturae» e la «lex gratiae» nella base
dell'ordinamento giuridico della Chiesa, in Ius Ecclesiae, 3 (1991), p. 49-66. V.
DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 41: « Cum sermo est de lege
non intelligimus tantum legem positivam, sed quamvis legem, sive iuris
naturalis sive iuris divini positivi. Ius Canonicum enim assumit semper et
continet omnes leges iuris divini, sive naturalis sive positivi ».

btcalz p. 54/180
50 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

fonti formali usuali, quali sono la legge, il p r e c e t t o , ecc.


M a n o n la c o n s u e t u d i n e c h e n o n è fonte in q u e s t o
96
specifico a m b i t o d e l diritto ( ) .
C o m u n q u e , n o n s e m p r e risulterà facile d e t e r m i n a r e
cosa sia u n a legge divina, o meglio, u n obbligo c o n t e n u t o
in q u a n t o tale nello ius divinum (naturale e postitivo).
Bisognerà d i conseguenza d e t e r m i n a r e , caso p e r caso,
q u a n d o il c o m p o r t a m e n t o sia consistito nella violazione
di u n a legge divina.
Tuttavia, la fattispecie delittuosa del c a n o n e c h e com-
m e n t i a m o n o n consiste soltanto nella m e r a violazione
esterna di u n a legge canonica (divina o ecclesiastica); tale
violazione deve essere altresì grave. Infatti, nella Chiesa
n o n si p u n i s c o n o c o n p e n e le violazioni lievi delle n o r m e ,
m a soltanto quelle gravi. N e l l ' a m b i t o p e n a l e il codice
utilizza u n a precisa nozione d i gravità, n o z i o n e questa c h e
si ricava in m o d o particolare dal c a n o n e 1321 ove si
t r o v a n o gli elementi c h e configurano il c o n c e t t o d i delitto
e si stabiliscono le sue condizioni d i punibilità. L a gravità
viene d e t e r m i n a t a d a d u e aspetti o elementi principali c h e
d e b b o n o coesistere: a) la gravità oggettiva dell'obbligo
giuridico c h e è stato violato; b) la gravità soggettiva, cioè
l'atteggiamento interiore dell'autore della violazione ri-
g u a r d o al fatto c o m p i u t o , relativo cioè alle facoltà intel-
lettive e volitive c h e c o n c o r r o n o nell'agire u m a n o .
« N e s s u n o è p u n i t o — recita il § 1 d e l c a n o n e citato
— se la violazione esterna della legge o del p r e c e t t o d a lui
commessa n o n sia gravemente imputabile p e r d o l o o p e r
colpa ». La gravità d i cui al can. 1399 deve essere intesa,
p e r t a n t o , c o m e imputabilità grave, c h e p u ò p r o c e d e r e sia
dal dolo (violazione deliberata), sia dalla colpa (omissione

96
( ) P. CIPROTTI, voce Diritto Penale Canonico, cit., p. 4, afferma che
il can. 1399 implicitamente riprova la consuetudine come fonte costitutiva di
delitti.

btcalz p. 55/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 51

della debita diligenza). I n linea di massima, p e r ò , l'impu-


tabilità ex culpa è m e n o grave di quella ex dolo. P e r tale
motivo, lo stesso can. 1321 al § 2 stabilisce u n principio
giuridico generale del diritto penale vigente: la violazione
semplicemente colposa della n o r m a « n o n p u n i t u r , nisi
lex vel p r a e c e p t u m aliter caveat ». Siccome il can. 1399
n o n p r e v e d e la punibilità ex culpa della violazione della
legge divina o canonica, bisogna affermare che, a t e n o r e
di tale c a n o n e , sono passibili di p e n a soltanto le violazioni
dolose p e r c h é solo queste r i e n t r a n o nella previsione le-
gale. I n definitiva, la fattispecie delittuosa c o n t e n u t a nel
can. 1399 consiste nella violazione (esterna) dolosa di una
legge divina o ecclesiastica.
Si tratta infatti di u n a n o r m a generale che configura
u n a fattispecie delittuosa generica: « u n a azione (o u n ' o -
missione), già di p e r sé giuridicamente illecita, a n c o r c h é
97
n o n costituente d a sola u n illecito p e n a l e » ( ) in q u a n t o
n o n specificamente prevista c o m e tale d a u n a legge o
p r e c e t t o penali (« P r a e t e r casus h a c vel aliis legibus sta-
t u t o s », recita il testo del canone).
U n a volta d e t e r m i n a t o genericamente il delitto, la
n o r m a c h e c o m m e n t i a m o stabilisce alcune condizioni
98
(limitative) ( ) di punibilità: « t u n e t a n t u m p o t e s t iusta
q u i d e m p o e n a p u n i r i », e c o n tale espressione si p o n e
m a g g i o r m e n t e l'accento sul carattere del t u t t o eccezio-
nale della n o r m a .
Le condizioni di punibilità sono: a) che la speciale
gravità della violazione esiga u n a punizione, e, b) c h e urga

97
( ) F.E. ADAMI, II diritto penale canonico e il principio « nullum
crimen, nulla poena sine lege », cit., p. 1 5 6 .
9S
( ) Secondo J . WERCKMEISTER, Thèologie et droit penai: Autour du
scandale, in Reveu de droit canonique, 39 (1989), p. 1 0 2 : «Malgré la facon
limitative de présenter cette règie, eñe n'en reste pas moins fort surprenante:
on peut dire en effect que seule la syntaxe de la phrase est limitative, mais
qu'aucune limitation quant au forid n'est apportée ».

btcalz p. 56/180
52 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

la necessità d i prevenire o riparare gli scandali. I diversi


autori h a n n o m e s s o in evidenza c h e il testo d e l c a n o n e in
esame, a differenza di quello del can 2 2 2 1 § 1 d e l C I C
del '17 che p u r conteneva u n a n o r m a simile, richiede il
concorso simultaneo delle d u e condizioni, n o n b a s t a n d o
p i ù u n a sola d i esse ( " ) . Tale interpretazione si d e d u c e
dall'uso della particella et (« p u n i t i o n e m postulai, et n e -
cessitas urget » ) .
Tuttavia, c o m e si p u ò facilmente capire, la p r i m a
condizione n o n è in realtà u n semplice requisito o p p u r e
u n a semplice condizione d i punibilità bensì u n presuppo-
sto c h e consiste a p p u n t o nella grave violazione della legge
divina o canonica, cioè nella commissione d i u n delitto
(secondo u n a n o z i o n e c h e a b b i a m o chiamato sostanziale
di delitto); invero, soltanto u n tale c o m p o r t a m e n t o p u ò
esigere u n a punizione. M a il fatto c h e il c a n o n e sottolinei
la gravità della violazione sta a d indicare c h e in q u e s t o
caso si richiede u n a gravità speciale. P e r t a n t o , s e c o n d o il
t e n o r e letterale e lo spirito del canone, ciò c h e giustifica
l'eccezionale intervento punitivo n o n è la speciale gravità
della violazione m a l'urgenza d i prevenire o riparare gli
10
scandali ( ° ) . L o scandalo, p e r ò , n o n costituisce, in
q u a n t o tale, u n e l e m e n t o specifico d i q u e s t o delitto,
poiché qualsiasi delitto c h e v e r a m e n t e sia tale causa lo

(") Cfr. F. AZNAR, sub can. 1399, in A A . W . , Código de Derecho


Canònico, ed. bilingüe comentada por los profesores de la Facultad de
Derecho Canònico de la U.P. de Salamanca, cit., p. 683; L. CHIAPPETTA, Il
Codice di Diritto Canonico. Commento giuridico-pastorale, cit., voi. 2, p. 530,
n 4537; A . CALABRESE, Diritto Penale Canonico, cit., p. 292; A . BORRAS, Les
sanctions dans l'Eglise, cit., p. 23.
(loo) p CIPROTTI, Elementi di novità nel diritto penale canonico vi-
gente, in Monitor Ecclesiasticus, 114 (1989), p. 26: « Il can. 1399 configura in
via generale come delitto, punibile con pena (o penitenza) facoltativa, ogni
violazione di una legge divina o canonica che non sia già prevista come
delitto da una legge positiva canonica, e che sia di speciale gravità, tale da
esigere una punizione, ma solo se urga la necessità di prevenire o riparare
scandali» (Il corsivo è nostro).

btcalz p. 57/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 53

scandalo, maggiore o m i n o r e a seconda della p u b b l i c i t à o


1 0 1
notorietà del fatto delittuoso ( ) .
D ' a l t r o canto, essendo il fine della p e n a quello di
« o t t e n e r e sufficientemente la riparazione dello scandalo,
il ristabilimento della giustizia, l ' e m e n d a m e n t o d e l r e o »
(can. 1341), q u a n d o il can. 1399 stabilisce che la viola-
zione deve esigere u n a punizione, vuole indicare c h e c o n
essa si p r e t e n d e che siano ottenuti tutti e t r e gli effetti
segnalati, i quali rientrano nel fine della p e n a . Tuttavia,
c o m ' è n o t o , m e n t r e le p e n e medicinali o censure h a n n o
c o m e s c o p o p i ù diretto e d i m m e d i a t o l ' e m e n d a m e n t o o
recessione dalla contumacia del r e o (il can. 1347 § 2
d i s p o n e c h e « si deve ritenere che abbia r e c e d u t o dalla
contumacia il r e o che si sia v e r a m e n t e p e n t i t o del delitto
e che abbia inoltre d a t o congrua riparazione ai d a n n i e
allo scandalo o almeno abbia seriamente p r o m e s s o di
farlo »), quelle espiatorie invece p e r s e g u o n o p i ù diretta-
m e n t e la punizione del delitto, vale a dire, p r o p r i o il
ristabilimento della giustizia e la riparazione dello scan-
dalo.
L ' u n i c o vero requisito o condizione p e r far scattare la
fattispecie prevista dal can. 1399 è, c o m e a b b i a m o d e t t o ,

101
( ) In senso contrario F.E. ADAMI, Il diritto penale canonico e il
principio « nullum crimen, nulla poena sine lege», cit., p. 1 6 7 - 1 6 8 , il quale
sostiene che « nel can. 1 3 9 9 il reato si commette solamente quando Y externa
violatio della legge, sia accompagnata da uno scandalo o dal pericolo che dal
medesimo possa prodursi. Il nuovo testo di legge (...) si riferisce altresì
all'esigenza di praevenire gli stessi, riconoscendo implicitamente che Yoccasio
ruinae spiritualis possa non essersi ancora concretata, benché sia facilmente
prevedibile ». E lo stesso autore, a p. 1 6 8 , nota 3 6 0 scrive: « Ad un reato di
azione ed evento, nel can. 1 3 9 9 , oltre a questa ipotesi, si può altresì avere
quella del " reato di pericolo ", quando lo scandalo non si sia ancora
manifestato ». Non possiamo condividere tale opinione perché la preven-
zione dello scandalo di cui parla il canone significa, in questo contesto,
punire il fatto prima che questo venga divulgato affinché una volta reso noto
si renda nota nel contempo la pena che è stata applicata per la commissione
di tale delitto e si eviti, in tal modo, lo scandalo.

btcalz p. 58/180
54 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

l'urgenza d i prevenire o riparare gli scandali. D i conse-


guenza, n o n è sufficiente c h e il c o m p o r t a m e n t o meriti
u n a punizione, m a è a n c h e necessario c h e la p r e v e n z i o n e
e riparazione degli scandali d a esso p r o d o t t o sia urgente.
Il giudizio in m e r i t o a tale urgenza spetta, e v i d e n t e m e n t e ,
1 0 2
all'Ordinario c h e p u ò avviare il processo p e n a l e ( ) .

2.2.2. La pena.

P e r q u a n t o riguarda la p e n a d a infliggere, il testo del


can. 1399 impiega l'espressione iusta poena. Tale dizione
è utilizzata d a l codice q u a n d o si tratta d i p u n i r e delitti
minori. « Quelli maggiori sono già stati previsti dalla legge
p e n a l e e a d e g u a t a m e n t e p u n i t i sia c o n p e n e medicinali sia
con p e n e espiatorie, sia latae sia ferendae sententiae. L'au-
torità c o m p e t e n t e , quindi, n o n d o v r e b b e far ricorso alle
1 0 3
p e n e maggiori, m a soltanto a quelle m e d i e o m i n o r i » ( ) .
D ' a l t r a p a r t e , il codice, p e r l'applicazione delle p e n e
in genere, stabilisce diverse limitazioni che, in riferimento
al can. 1399, p o s s o n o essere riassunte c o m e segue:
a) L a p e n a d i cui al can. 1399 n o n p u ò essere
applicata c h e ferendae sententiae, cioè m e d i a n t e d e c r e t o
amministrativo o sentenza giudiziaria, m a i p e r t a n t o latae
sententiae p o i c h é si tratta d i u n ' a z i o n e c h e diviene delit-
tuosa p e r l'intervento dell'autorità, e ciò p u ò avvenire
solo a posteriori rispetto alla realizzazione d e l fatto; per-
t a n t o la p e n a n o n p u ò essere automatica, cioè « così c h e
vi si incorra p e r il fatto stesso d'aver c o m m e s s o il delitto »
(can. 1314).

102
( ) Sull'avvio del processo penale si veda il nostro articolo L'inda-
gine previa al processo penale (cann. 1717-1719), in A A . W . , I procedimenti
speciali nel diritto canonico. Studi giuridici, XXVII, Annali di Dottrina e
Giurisprudenza Canonica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano,
1992, p. 233-266.
103
( ) A. CALABRESE, Diritto Penale Canonico, cit., p. 292.

btcalz p. 59/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 55

b) P e r la valida imposizione di censure è necessa-


rio aver a m m o n i t o p r e v i a m e n t e il r e o « almeno u n a volta
di r e c e d e r e dalla contumacia, assegnandogli u n c o n g r u o
spazio di t e m p o p e r r a v v e d e r s i » (can. 1347 § 1). P e r c i ò
alcuni autori sostengono che n o n s a r e b b e r o applicabili,
nei casi che analiziamo, le p e n e medicinali o censure m a
1 0 4
soltanto quelle espiatorie ( ) , p o i c h é soltanto queste
sono compatibili c o n u n intervento urgente.
c) N o n si p o s s o n o infliggere p e n e p e r p e t u e (cfr.
1 0 5
can. 1349) ( ) .
I n definitiva, la p e n a di cui al can. 1399 n o n p o t r à
essere che u n a p e n a espiatoria di m i n o r e entità (escluse le
106
p e n e p e r p e t u e ) d a applicare ferendae sententiae ( ).
P e r quel che si riferisce all'applicazione di tale p e n a ,
questa deve seguire, ovviamente, le diverse n o r m e stabi-
lite dal codice, vale a dire:
a) P r i m a di avviare la p r o c e d u r a p e r infliggere la
p e n a , si deve constatare che « n é c o n l'ammonizione
fraterna n é c o n la riprensione n é p e r altre vie dettate dalla
sollecitudine pastorale è possibile o t t e n e r e sufficiente-
m e n t e la riparazione dello scandalo, il ristabilimento della
giustizia, l ' e m e n d a m e n t o del r e o ».
b) Si deve espletare la preventiva indagine previa a
qualsiasi processo penale (cann. 1717-1719).
e) Si deve svolgere il processo penale, sia q u e s t o
amministrativo (can. 1720) o giudiziario (can. 1 7 2 1 -
1728), il cui s c o p o è a p p u n t o quello di o t t e n e r e la

104
( ) Cfr. O . CASSOLA, op. cit., p. 3 3 7 , e TH. GREEN, sub. can. 1399, in
A A . W . , The Code of Canon Law. A text and commentar^, cit., p. 9 3 1 .
105
( ) Inoltre, poiché la dimissione dallo stato clericale non può essere
stabilita per legge particolare, non può neanche essere applicata in base a
questo canone per atto di un'autorità inferiore al Romano Pontefice (cfr can.
1 3 1 7 ) ; e se si segue la procedura amministrativa, non si possono applicare
pene perpetue (cfr. can. 1 3 4 2 § 2 ) .
106
( ) Cfr. V . DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 1 2 4 .

4. J. SANCHIS

btcalz p. 60/180
56 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

certezza morale in merito alla commissione o m e n o del


delitto p e r applicare la p e n a p i ù conveniente.
C h e la p e n a possa essere applicata sia d a l s u p e r i o r e
(l'Ordinario o dal s u o delegato) m e d i a n t e la p r o c e d u r a
p e n a l e amministrativa, sia d a l giudice a seguito d i giudi-
zio penale, a seconda della p r o c e d u r a scelta, s e m b r a fuori
1 0 7
di ogni d u b b i o ( ) . Tuttavia, la decisione di avviare la
p r o c e d u r a e, p e r t a n t o , d i valutare l'esistenza della spe-
ciale gravità e d urgenza, spetta esclusivamente all'Ordi-
nario, e n o n invece al giudice.
E stato criticamente osservato c h e « s e c o n d o il ca-
n o n e 1399 s e m b r a c h e d i questa eccezionale facoltà possa
fare u s o a n c h e il giudice cui sia devoluto il processo
p e n a l e e c h e ritenga inapplicabile u n a legge fornita d i
sanzione penale, m a tuttavia ravvisi nel fatto a d d e b i t a t o
all'imputato (che h a violato u n a legge canonica o divina
n o n difesa d a p e n a ecclesiastica) estremi d i tale gravità e
il p r o d u r s i d i t a n t o scandalo, d a ritenere giusta l'irroga-
1 0 8
zione d i u n a sanzione p e n a l e » ( ) . Bisogna tuttavia
negare tale facoltà al giudice p e r c h é a lui c o m p e t e sol-
t a n t o applicare le leggi (o i precetti) penali (e, nella
fattispecie, la legge divina o ecclesiastica) e alla loro luce
giudicare l'esistenza o m e n o del delitto e decidere la p e n a
da applicare. D i fatto, tra le facoltà discrezionali ricono-
sciute al giudice dai cann. 1343-1346 e 1348-1349 n o n si
trova quella d i decidere l'avvio d e l processo o quella d i
stabilire la gravità e urgenza della p u n i z i o n e . Soltanto
« q u a n d o il r e o viene assolto dall'accusa o n o n gli viene
inflitta alcuna p e n a , l ' O r d i n a r i o p u ò p r o v v e d e r e al s u o
b e n e e al b e n e p u b b l i c o c o n o p p o r t u n e ammonizioni o

107
( ) F. AZNAR, sub can. 1399, op. cit., p. 6 8 3 ritiene invece che il
canone si riferisca soltanto al superiore e non invece al giudice.
108
( ) C. BERNARDINI, Osservazioni sul canone 1399, in Monitor Eccle-
siasticus, 1 1 4 ( 1 9 8 9 ) , p. 1 4 3 .

btcalz p. 61/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 57

p e r altre vie dettate dalla sollecitudine pastorale, o anche,


se del caso, c o n rimedi p e n a l i » (can. 1348).
Inoltre, nel giudicare l'atto illecito, il giudice o il
superiore d e b b o n o tener c o n t o delle diverse circostanze,
esimenti, attenuanti e aggravanti c h e p o s s a n o incidere sul
delitto, e c o n c r e t a m e n t e la circostanza attenuante, appli-
cabile a t u t t e le situazioni eccezionali previste d a q u e s t o
canone, c o n t e m p l a t a nel can. 1324 § 1 s e c o n d o il quale
l'autore della violazione n o n è esentato dalla p e n a m a
questa deve essere mitigata o sostituita c o n u n a peni-
tenza, se il delitto fu c o m m e s s o « d a chi senza colpa
ignorava c h e alla legge o al p r e c e t t o fosse annessa u n a
p e n a ». A t t e n u a n t e d u n q u e , e n o n discriminante, c o m e è
invece l'ignoranza incolpevole della legge; si n o t i c h e
sono equiparati all'ignoranza l'inavvertenza e l'errore
(cfr. can. 1323, 2°).

2.3. Portata e incidenza del can. 1399 nel sistema penale


canonico.

L'analisi d e l c o n t e n u t o del can. 1399 ci h a p e r m e s s o


di conoscere la reale p o r t a t a e operatività pratica (molto
limitata o quasi nulla) dello strumento giuridico e pastorale
in esso configurato. M o l t o p i ù i m p o r t a n t i e gravi s o n o
invece le conseguenze, teoriche e pratiche, che n e l com-
plesso del sistema p e n a l e canonico p u ò avere l'introdu-
zione di u n a tale generica figura delittuosa.
Se è vero c h e il disposto del can. 1399 p u ò contri-
b u i r e ad evitare u n a concezione t r o p p o formale del de-
litto c h e p o r t e r e b b e a ritenere azioni c h e p o s s o n o causare
u n grave d a n n o all'ordine sociale (e q u i n d i suscettibili di
essere punite) soltanto quelle p r e v i a m e n t e tipizzate d a
1 0 9
u n a legge p e n a l e ( ) , costituirebbe invece u n a visione

(io9) p e r t a i motivo G. DI MATTIA, Pena e azione pastorale nel diritto


e

btcalz p. 62/180
58 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

t r o p p o semplicistica della questione p e n s a r e c h e c o n tale


n o r m a si p o s s a n o risolvere n o n solo i p r o b l e m i pastorali
derivanti dalle gravi violazioni delle leggi o dei precetti
n o n penali della Chiesa, m a anche la questione dottrinale
(si b a d i b e n e n o n teorica) della convenienza o m e n o delle
n o r m e penali, vale a dire, l ' o p p o r t u n i t à che l'autorità
ecclesiastica preveda, m e d i a n t e leggi e precetti penali, le
fattispecie delittuose.
L'esistenza di tale n o r m a è stata giustificata a r g o m e n -
t a n d o che essa è al servizio dell'eliminazione di ogni
« p e r i c u l u m a n i m a r u m » causato dagli effetti della grave
violazione e dallo scandalo dalla m e d e s i m a provocati.
Agli occhi della Chiesa, è stato d e t t o , la n o r m a p e n a l e « in
b i a n c o » c o n t e n u t a nel can. 1399 diviene lo s t r u m e n t o
migliore — o il m e n o cattivo —, p e r ricercare la « salus
a n i m a r u m », la salvezza di ciascuno e di tutti, dell'autore
del delitto e degli altri. Si è sostenuto che se mancasse u n a
tale n o r m a « in b i a n c o », alcune violazioni particolar-
m e n t e gravi e scandalose r e s t e r e b b e r o senza risposta e ciò
u o
a d a n n o di tutti ( ) .
« Alla luce d i questi principi — scrive il prof. G . di
Mattia — acquista razionalità e forza la dottrina classica
che intravede il trasmutarsi della sanzione, d a " odiosa quia
poenalis " in " favorabilis ", ricollegandosi al pensiero di
Sant'Agostino, il quale, " c o n u n o dei suoi p r o f o n d i giochi
di parole ", scorge, nel caso di inerzia da p a r t e d e l respon-
m
sabile, l'aspetto poenalis della impunitas » ( ).

penale della Chiesa, in Monitor Ecclesiasticus, 114 (1989), p. 61 ritiene che


« il provvedimento, seppure doloroso ed espressamente non previsto, è
teologicamente ed ecclesiologicamente necessario, in quanto è stata lesa
l'essenza ontologica della Chiesa ».
n o
( ) Cfr. A. BORRAS, Les sanctions dans l'Eglise, cit., p. 24. Cfr. anche
F. NIGRO, sub can. 1399, in op. cit., p. 823-824, il quale scorge nel favor
animarum et institutionis il fondamento teologico-pastorale di tale norma.
N L
( ) G . DI MATTIA, Vena e azione pastorale nel diritto penale della
Chiesa, cit., p. 62. Per un più ampio discorso sull'argomento e relativa

btcalz p. 63/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 59

Ci sembra tuttavia c h e t u t t e queste riflessioni servano


più a giustificare l'esistenza nella Chiesa di u n diritto
penale che a d a r e ragione della convenienza del disposto
del can. 1399 tale c o m e q u e s t o è stato accolto dal codice.
E v i d e n t e m e n t e , d a u n a prospettiva ontologica, il fon-
d a m e n t o e il fine sia del diritto p e n a l e in generale c h e
dell'eccezionale previsione c o n t e n u t a nel can. 1399 n o n
p o s s o n o essere c h e gli stessi: la tutela della c o m u n i o n e e,
in ultimo t e r m i n e , la salvezza delle anime. M a la q u e -
stione è, a p p u n t o , che il can. 1399 n o n stabilisce soltanto
u n principio teorico di diritto p u b b l i c o — c o m e taluni
1 1 2
autori ritengono che d e b b a essere interpretato ( ) —
s e c o n d o il quale l'autorità ecclesiastica, in linea di mas-
sima, p u ò stabilire di p u n i r e le azioni contrarie alle leggi,
ma u n a n o r m a penale, che h a la pretesa di essere diret-
t a m e n t e applicata. E d è p r o p r i o q u e s t o aspetto di appli-
cazione immediata della p e n a c h e p o n e i principali p r o -
blemi pratici, s o p r a t t u t t o in relazione alla difesa dei diritti
dei fedeli. L a giustificazione teorica, almeno d a u n p u n t o
di vista generale e astratto, n o n è messa in d u b b i o d a
nessuno.
Alcuni autori r i t e n g o n o che la n o r m a del can. 1399
« h a la funzione di ovviare all'imposibilità materiale p e r il
legislatore di formulare u n elenco esauriente di tutti i
1 1 3
c o m p o r t a m e n t i antigiuridici del fidelis» ( ) , e, di con-
seguenza, sostengono c h e « Il C o d e x del 1983 h a il
merito di aver chiarito meglio la n a t u r a , p e r così dire,
" c o m p l e m e n t a r e " della n o r m a , la cui stessa esistenza
garantisce l'elasticità del sistema penalistico della Chiesa.

bibliografia, cfr. ID, Sostanza e forma nel nuovo diritto penale canonico, cit.,
p. 432-437.
112
( ) Cfr. T. GARCÍA BARBERENA, op. cit., p. 210 e TH. J . GREEN, Penai
law: a review of selected themes, in The Jurist, 50 (1990), p. 247.
113
( ) F.E. ADAMI, Il diritto penale canonico e il principio « nullum
crimen, nulla poena sine lege », cit., p. 166, nota 358.

btcalz p. 64/180
60 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

Essa, infatti, è destinata a d integrare n o n solo l'ormai


scarna normativa p e n a l e generale (hac=sc. lege), m a al-
tresì quelle c h e il diritto canonico particolare o locale
114
p o t r à in seguito p o r r e in essere (aliis legibus) » ( ).
P e r t a n t o , il can. 1399 c o m p i r e b b e u n a funzione c o m p l e -
m e n t a r e e d integrativa, c h e g a r a n t i r e b b e ulteriormente
l'elasticità c h e è peculiare d e l sistema p e n a l e canonico.
Tale o p i n i o n e si basa sulla convinzione c h e d e b b a n o
ritenersi delittuose t u t t e le azione antigiuridiche, il c h e
n o n solo n o n è vero m a n o n costituisce n e a n c h e u n
principio o desiderátum d e l l ' o r d i n a m e n t o giuridico della
Chiesa. M e d i a n t e la normativa del n u o v o codice, è stato
infatti ridotto il n u m e r o dei delitti limitando in tal m o d o
l ' a m b i t o d i esercizio del p o t e r e coattivo nella Chiesa.
Inoltre, tale impostazione sembra confondere anacroni-
sticamente il diritto c o n la morale, il delitto c o n il p e c -
cato, e perciò ritiene necessario o conveniente l'esistenza
di u n elenco o lista di tutti i peccati e relative punizioni.
D ' a l t r a p a r t e , se q u e s t o canone compiesse u n a funzione
integrativa e c o m p l e m e n t a r e , b i s o g n e r e b b e allora chie-
dersi quale sia la funzione e lo s c o p o delle leggi e dei
precetti penali, s o p r a t t u t t o quelli e m a n a t i dall'autorità
particolare, vale a dire, d o m a n d a r s i a c h e servono detti
strumenti se c o m u n q u e il superiore p u ò applicare le p e n e
senza doversi p r e n d e r e il c o m p i t o d i conoscere e preve-
d e r e i fatti antigiuridici p i ù gravi c h e si c o m m e t t o n o o si
p o s s o n o c o m m m e t t e r e nella c o m u n i t à c h e gli è stata
affidata. Q u a l e m o t i v o cioè p u ò avere l'autorità d i ema-
n a r e u n a n o r m a p e n a l e se sa che, in ogni m o d o , p u ò
i m p o r r e u n a p e n a q u a n d o ritenga c h e esista u n a viola-
1 1 5
zione grave dell'ordine giuridico ( ) .

114
( ) Ibidem, p. 166.
(115) Proprio questa concezione ha portato qualcuno a svuotare di
contenuto, od a considerare senza alcuna rilevanza, tutto il sistema penale

btcalz p. 65/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 61

Infatti, a c u t a m e n t e e giustamente è stato segnalato


che le possibilità d e l can. 1399 « m e t t o n o in discusione
l'impegno tecnico e d il rigore giuridico dei cann. 1315,
1319, 1321 e 1341 (...). I n particolare t e m i a m o — ag-
giunge lo stesso a u t o r e — che davanti alle " facilità "
concesse d a l can. 1399, il p r o c e d i m e n t o di istituzione
delle p e n e m e d i a n t e p r e c e t t o abbia u n futuro p r a t i c o
incerto. Incertezza e t i m o r e che s e m b r a d e b b a essere
esteso al can. 1315, t a n t o giustamente elogiato p e r lo
sviluppo d e l principio di sussidiarietà nell'ambito p e n a -
1 1 6
le » ( ) .
D ' a l t r o n d e , l'intervento eccezionale previsto d a l can.
1399 difficilmente p u ò essere considerato a d a t t o alle
circostanze e situazione di urgenza cui p r e t e n d e r e b b e di
rimediare, p o i c h é le giuste limitazioni cui è s o t t o p o s t o
fanno sì c h e altre misure, addirittura n o n penali, siano
m o l t o p i ù r a p i d e e d efficaci di esso. Alla luce di così
chiare limitazioni, il M a r z o a h a osservato c h e « n o n è
altrettanto chiaro p e r ò c o m e il can. 1399 possa essere
fonte di soluzione dei p r o b l e m i di efficacia e urgen-
1 1 7
za » ( ) . D i fronte alle situazioni di urgenza c h e il
can. 1399 p r e t e n d e di risolvere, diversi autori (anche
sotto la disciplina d e l codice p i a n o b e n e d e t t i n o ) h a n n o
sostenuto c h e lo s t r u m e n t o p i ù a d a t t o e d efficace sia il
U 8
precetto penale ( ) .

del codice. In tal senso E. CORECCO, L'amministrazione della giustizia nel


sistema canonico e in quello statuale, in A A . W . , Amministrazione della
giustizia e rapporti umani, Rimini, 1988, p. 136: « Il vescovo è originaria-
mente libero nei confronti della legge penale »; Cfr. anche Lo., La sentenza
nell'ordinamento canonico, in A A . W . , La sentenza in Europa. Metodo,
tecnica e stile, Padova, 1988, p. 280.
116
( ) A . MARZOA, LOS delitos y las penas canónicas, cit., p. 694.
117
( ) Ibidem.
n s
( ) J. ARIAS, sub can. 1399, op. cit., p. 836: « A la necesidad de
arbitrar instrumentos coactivos rápidos para defender con urgencia un bien
jurídico grave que se encuentra amenazado: ello se soluciona con la creación

btcalz p. 66/180
62 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

N o i riteniamo c h e il can. 1399, n o n o s t a n t e i suoi


aspetti positivi (soprattutto relativi all'impostazione della
questione dal p u n t o d i vista teorico), e la sua utilità e d
1 1 9
applicabilità, invero m o l t o limitata ( ) , i n t r o d u c a tutta-
via u n elemento d i grave disarmonia nel sistema p e n a l e
della Chiesa c h e n o n si giustifica, a causa della s p r o p o r -
zione, c o n le sue scarse potenzialità. Infatti, la soluzione
a d o t t a t a d a l codice c o n il c a n o n e citato n o n è l'unica
risposta possibile al p r o b l e m a analizzato (reale m a certo
circoscritto a pochissimi casi) e, s e c o n d o u n i m p o r t a n t e
settore della dottrina, n o n costituisce inoltre la soluzione
p i ù conveniente p e r il b e n e della c o m u n i t à ecclesiale, il
quale, n o n va dimenticato, c o m p r e n d e sia il b e n e c o m u n e
della Chiesa sia il b e n e del singolo fedele; vale a dire,
d e b b o n o essere u g u a l m e n t e considerati sia la difesa e
tutela dei b e n i e dei valori fondamentali d i t u t t o il P o p o l o
di D i o , sia la difesa e tutela dei diritti fondamentali dei
singoli fedeli c h e m a i p o s s o n o essere c o n t r a p p o s t i , se gli
u n i e gli altri sono valutati nel giusto m o d o .
D i fatto, c o m e a b b i a m o visto, u n a delle soluzioni
alternative avanzate d a alcuni autori, è quella d i ricorrere
al p r e c e t t o penale. Un'altra, p r o p o s t a d a u n Cardinale
m e m b r o della Commissione, era quella d i utilizzare, nelle

de un precepto singular portador de una pena concreta, en la que incurriría


el destinatario si continua en su actitud. (...). Considero que cualquier
situación urgente puede resolverse por este medio ». Della stessa opinione
cfr. TH. J. GREEN, Penai lato: a review of selected themes, cit., p. 246; A.
MARZOA, LOS delitos y las penas canónicas, cit., p. 694; F . X . WERNZ - P. VIDAL,
op. cit., p. 44.
119
( ) C. BERNARDINI, Osservazioni sul canone 1399, cit., p. 144: « N o n
mi risulta che il canone 2222 sia stato frequentemente applicato, forse quasi
mai e soprattutto è da ritenere che i delitti preveduti e puniti dal libro V I
dell'attuale Codice, come dal libro V dell'antico, hanno dizioni e presentano
estremi così ampi, che difficilmente una violazione grave e scandalosa di
legge ecclesiastica può sfuggire alle sanzioni già prevedute nei canoni ».
Della stessa opinione P. FELICI, Una questione elegante: favorevole o odiosa la
norma penale?, in Communicationes, 10 (1978), p. 277.

btcalz p. 67/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 63

situazioni eccezionali descritte dal c a n o n e in esame, sol-


1 2 0
t a n t o misure di n a t u r a disciplinare ( ) . Il suggerimento
n o n fu accolto e, in tal m o d o nel codice vigente, a l m e n o
indirettamente, viene qualificata c o m e delitto qualsiasi
trasgressione della legge (anche se p i ù p r o p r i a m e n t e di
n a t u r a strettamente disciplinare) che, s e c o n d o il p a r e r e
discrezionale dell'autorità c o m p e t e n t e , richieda u n ' u r -
121
gente riparazione dello scandalo ( ) m e d i a n t e l'infli-
zione di u n a p e n a canonica.
Riguardo al cosiddetto principio di legalità (inteso in
senso stretto), nell'ambito degli o r d i n a m e n t i giuridici
statali questo t e n d e s o p r a t t u t t o a c o m p i e r e u n a funzione
di garanzia e sicurezza giuridica sia p e r l'autorità, c h e
nelTapplicare la legge manifesta la sua volontà di evitare
anche l'apparenza di arbitrarietà, (aspetto q u e s t o così
i m p o r t a n t e in a m b i t o canonistico nei confronti dei fede-
li), sia p e r le p e r s o n e (che si sentono libere d a ipotetici
abusi che p o s s o n o essere commessi in loro d a n n o ) . Esso
c o m p o r t a l'esigenza: a) di u n a previsione di legge, c h e sia
q u i n d i generale e d astratta, che delinei nei suoi caratteri
essenziali il fatto qualificato c o m e delitto, e d i suoi desti-
natari, b) c h e tale previsione preesista rispetto al fatto
concreto, in m o d o che sia conoscibile dal s u o destinata-
rio, n o n c h é , c) c h e la p e n a sia determinata o a l m e n o che
l'autorità chiamata ad applicarla abbia u n limitato spazio

(120) PONTIFICIA COMMISSIO CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO,


Relatio complectens synthesim animadversionum ab Em.mis Patribus Com-
missiona ad novissimum schema Codicis Iuris Canonici exhibitarum, cum
responsionibus a Secretaria et Consultoribus datis, in Communicationes, 16
(1984), p. 51: « Addatur etiam: quae omnia in casu non suntpoenae propriae
dictae sed solummodo media disciplinaria (cfr. can. 2222, § 2, in fine), quia
secus Schema sine necessitate durius Codici vigente evadit ».
121
( ) Cfr. A. MARZOA, Sanciones disciplinares y penas canónicas, in Ius
Canonicum, 28 (1988), p. 185.

btcalz p. 68/180
64 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

1 2 2
di discrezionalità nella sua d e t e r m i n a z i o n e ( ) . Inoltre,
al principio d i legalità si ricollegano altri istituti giuridici
che sono applicazioni concrete d i esso c o m e a d e s e m p i o
il divieto dell'interpretazione analogica delle leggi penali,
l'irretroattività della legge penale, e l'esclusione della
1 2 3
c o n s u e t u d i n e c o m e fonte di diritto p e n a l e ( ) .
La dottrina penalistica statale, c o m u n q u e , ritiene d i
dover distinguere tra principio di legalità e riserva di
legge. L a riserva di legge mira a sottrarre, specialmente al
p o t e r e esecutivo, la c o m p e t e n z a d i p o r r e n o r m e in u n o o
p i ù settori o materie d e l l ' o r d i n a m e n t o . D i solito la riserva
di legge costituisce u n o dei requisiti essenziali del prin-
cipio d i legalità in materia penale; vale a dire, q u e s t o
richiede c h e la creazione dei delitti e la d e t e r m i n a z i o n e
delle relative p e n e (termine inteso in senso stretto e n o n
comprensivo delle misure disciplinari) d e b b a n o essere
riservate al p o t e r e legislativo, m e d i a n t e l'emanazione d i
1 2 4
leggi in senso formale ( ) .
N e l sistema p e n a l e del codice canonico vigente n o n
si riscontra n e s s u n o degli elementi indicati. Infatti, la
costituzione d e i delitti p u ò avvenire, sia m e d i a n t e legge
sia m e d i a n t e p r e c e t t o , d i n a t u r a amministrativa; inoltre,
il can. 1399 p e r m e t t e d i infliggere u n a p e n a a n c h e se n o n
preesista, rispetto al fatto c o n c r e t o , u n a previsione
normativa p e n a l e c h e p e r m e t t a d i qualificarlo c o m e
delitto; e, in fine, il codice stabilisce numerosissime p e n e
indeterminate, lasciando p e r lo p i ù largo spazio alla
discrezionalità dei giudici e dei Superiori nella determi-

122
( ) Si veda lo studio di J. ARIAS, El principio de legalidad en la
reforma del Libro V del CIC, in Ius Canonicum, 18 (1978), p. 291-318.
123
( ) Cfr. G. MANTUANO, op. cit., p. 3.
124
( ) Sul punto si veda G. MARINI, voce Nullum crimen, nulla poena
sine lege (diritto penale), in Enciclopedia del Diritto, Milano, 1978, voi.
XXVIII, p. 952 ss.

btcalz p. 69/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 65

nazione della p e n a , sia questa facoltativa o p p u r e precet-


1 2 5
tiva ( ) .
L'aver limitato ad u n o solo tra i molteplici aspetti,
b e n c h é esso sia c e r t a m e n t e il p i ù rilevante, la discussione
sull'applicazione o m e n o del cosiddetto principio di le-
galità nel sistema p e n a l e canonico n o n h a giovato a
chiarire tutti gli aspetti sostanziali e, in particolar m o d o ,
la p o r t a t a del principio di discrezionalità (certamente p r e -
sente e necessario n e l l ' o r d i n a m e n t o canonico) p e r c h é
questo, nella vigente normativa, a p p a r e p i u t t o s t o c o m e
u n a p o r t a aperta c h e p u ò c o n d u r r e sia all'arbitrarietà c h e
all'inerzia dell'autorità.
Inoltre, si ricordi che in q u e s t o t e m a incide a n c h e la
scelta fatta dal codice di trattare unilateralmente, e c o n
u n a m e d e s i m a prospettiva, t u t t o q u a n t o si riferisce all'e-
sercizio della potestà coattiva (lo ius puniendi) nella
Chiesa: vale a dire, le diverse situazioni che p o s s o n o
richiedere d a p a r t e dell'autorità u n intervento di t i p o
punitivo. Il titolo del L i b r o V I , Le Sanzioni nella Chiesa,
è m o l t o espressivo al r i g u r a d o , in q u a n t o d a u n lato
p r e t e n d e d i riunire tutti i diversi interventi possibili (le
p e n e , le penitenze, le misure preventive e quelle discipli-
nari, ecc.) e dall'altro sottolinea l'aspetto coattivo; vale a
dire, tutta la normativa h a il suo p e r n o nella sanzione e

I25
( ) J . HERVADA, Pensamientos de un canonista en la hora presente,
Servicio de Publicaciones de la Universidad de Navarra, S.A., Pamplona,
1989, p. 135: « P e r o lo decisivo es que el libro VI del CIC con harta
frecuencia desconoce el principio de legalidad y se limita a decir respecto de
una serie de delitos iusta poena puniatur, introduciendo así un factor de
inseguridad, que no es compatible con el derecho del fiel reconocido por el
canon 221, esto es, que no es compatible con el principio de legalidad. Se ha
querido hacer un derecho penal pastoral y se ha incurrido en el arbitrio y la
discrecionalidad del superior, lo que fácilmente puede degenerar en arbitra-
riedad. N o puedo negar que todo mi oficio de jurista — de canonista — se
alza contra un derecho penal así concebido: lo primero en la imposición de
penas es la eliminación del arbitrio ».

btcalz p. 70/180
66 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

n o n invece n e l delitto o, p i ù p r o p r i a m e n t e , nella viola-


zione dell'ordine giuridico. Tale impostazione, inoltre,
n o n h a p e r m e s s o d i fare le necessarie distinzioni, e in tal
m o d o v e n g o n o valutate e sottoposte agli stessi principi,
anche p e r q u a n t o si riferisce al p r i n c i p i o d i legalità,
situazioni m o l t o diverse tra loro, c h e a v r e b b e r o m e r i t a t o
u n a risposta ecclesiale anch'essa diversa.
Infatti, s a r e b b e stato o p p o r t u n o applicare rigida-
m e n t e il principio d i legalità c o n tutti i suoi elementi
(previsione del fatto illecito, riserva di legge — p e r m e t -
t e n d o l'emanazione d i precetti penali soltanto a coloro
che siano investiti del p o t e r e legislativo —, e p e n e deter-
minate) all'ambito s t r e t t a m e n t e penale.
S a r e b b e p r o p r i o invece dell'ambito sanzionatorio
dell'illecito amministrativo c h e la potestà esecutiva abbia
il p o t e r e d i e m a n a r e n o r m e (anche generali) c h e stabili-
scano i c o m p o r t a m e n t i illeciti e c o m m i n i n o m i s u r e o
sanzioni disciplinari, così c o m e il g o d e r e d i u n p i ù a m p i o
p o t e r e discrezionale nella determinazione sia degli obbli-
1 2 6
ghi giuridici sia delle sanzioni ( ) . I n tal m o d o p e n s i a m o
che s a r e b b e possibile armonizzare il p r i n c i p i o d i legalità
e quello di discrezionalità, c o n le loro rispettive esigenze,
fondate sulla n a t u r a specifica d e l l ' o r d i n a m e n t o c a n o n i c o .

3. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

R i a s s u m e n d o q u a n t o finora a b b i a m o d e t t o , il p r e s u p -
p o s t o d e l concetto di delitto è l'azione u m a n a antigiuri-
dica, vale a dire, l'atto formalmente ingiusto p e r c h é
volontariamente lesivo di u n b e n e (cosa o diritto) d o v u t o ,

126
( ) A . MARZOA, Sanciones disciplinares y penas canónicas, cit., p. 1 8 9 :
« El principio de discrecionalidad introducido en el sistema penal por el
actual c. 1 3 9 9 , permite igualmente legitimar desde la instancia penal una
necesidad disciplinar ».

btcalz p. 71/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 67

che causa u n d i s o r d i n e sociale e, nella Chiesa, u n atten-


tato alla c o m u n i o n e , e cioè ai b e n i giuridici fondamentali
quali sono la fede, i sacramenti, i diritti fondamentali d e i
fedeli, ecc.
E s s e n d o il delitto u n atto u m a n o , in esso si p o s s o n o
distinguere, m a n o n separare, d u e aspetti o elementi:
l'elemento oggettivo e l'elemento soggettivo. I n q u a n t o
l'atto è contrario al diritto, l'antigiuridicità esprime la
valutazione di tale atto dal p u n t o di vista giuridico, m a
tale valutazione n o n costituisce, ovviamente, u n elemento
dell'atto, n é p e r t a n t o del delitto.
Il giudizio sull'antigiuridicità p u ò essere d a t o te-
n e n d o c o n t o u n i c a m e n t e delle esigenze d i giustizia deri-
vanti d a l diritto divino (naturale e positivo), e in tal caso
si parla di antigiuridicità sostanziale, oppure tenendo
anche c o n t o delle altre fonti d e l l ' o r d i n a m e n t o canonico
in cui acquista piena efficacia il diritto divino, e allora
a b b i a m o Xantigiuridicità formale dell'atto p r e s o in consi-
derazione.
C o m u n q u e , il giudizio sulla giuridicità o m e n o del-
l'atto u m a n o n o n va confuso c o n u n a valutazione sulla
sua moralità. Bisogna distinguere, senza separare, l'am-
bito morale d a quello giuridico. T r a diritto e morale esiste
u n o stretto e a r m o n i c o r a p p o r t o m a a n c h e u n a necessaria
distinzione. L ' a t t o antigiuridico in q u a n t o atto ingiusto
(contrario alla giustizia) è anche contrario alle esigenze
morali e, p e r t a n t o , p u ò anche essere qualificato c o m e
peccato, m a tale qualifica n o n spetta al diritto.
Inoltre, p o i c h é il diritto, p a r t i c o l a r m e n t e quello della
Chiesa, è fondato sul diritto divino, e in esso n o n p u ò
esistere contraddizione tra il diritto divino e il diritto
u m a n o , m a integrazione m e d i a n t e la positivazione e la
formalizzazione, le azioni sostanzialmente antigiuridiche
saranno di fatto a n c h e formalmente antigiuridiche; d'altra
p a r t e , le azioni formalmente antigiuridiche — e soprat-

btcalz p. 72/180
68 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

t u t t o quelle p i ù gravi, quali sono i delitti —, lo s a r a n n o


anche d a u n p u n t o d i vista sostanziale, b e n c h é in diversi
gradi. Perciò, q u a n d o parliamo d i antigiuridicità, senza
ulteriori qualifiche, n o i ci riferiamo all'antigiuridicità tout
court, vale a dire, a quella c h e viene d e t e r m i n a t a dall'or-
d i n a m e n t o giuridico, costituito dall'integrazione del di-
ritto divino e del diritto u m a n o , e p e r t a n t o a n c h e dalle
n o r m e giuridiche formali o positive.
Gli atti antigiuridici, in q u a n t o f o r m a l m e n t e ingiusti,
1 2 7
possono essere p u n i t i ( ) . Il concetto d i delitto, o c c o r r e
sottolinearlo, fa riferimento alla punibilità dell'atto anti-
giuridico; p e r t a n t o , in astratto, è considerato delitto l'atto
antigiuridico punibile. L a concreta d e t e r m i n a z i o n e d i
quali azioni d e b b a n o essere p u n i t e , e c o n quale p e n a ,
c o m p e t e all'autorità. Il p r e s u p p o s t o della punibilità è,
s e m p r e e c o m u n q u e , l'antigiuridicità dell'azione.
S e c o n d o la p i ù ampia nozione sostanziale, delitto è
ogni atto antigiuridico. S e c o n d o tale concezione, p e r qua-
lificare c o m e delittuose queste azioni, n o n s a r e b b e neces-
saria u n a n o r m a p e n a l e c o n la quale si c o m m i n i u n a p e n a
contro chi le c o m m e t t e . Tuttavia, n o n t u t t e le azioni
antigiuridiche d e b b o n o essere p u n i t e e, d i fatto, n o n t u t t e
v e n g o n o p u n i t e . I n linea d i massima, p e r c h é l'antigiuri-
dicità possa essere p e n a l m e n t e rilevante questa dev'essere
grave, vale a dire, deve costituire u n a lesione grave del-
l ' o r d i n a m e n t o giuridico. Tale gravità nella Chiesa viene
misurata in relazione a b e n i e valori p r o p r i e specifici. D i
conseguenza, v e n g o n o p u n i t e c o n p e n e vere e p r o p r i e

I27
( ) É perciò che non pochi autori parlano del carattere penale di
ogni norma, nel senso che la sua violazione, in quanto antigiuridica, po-
trebbe meritare una punizione; così, ad esempio, G . MICHIELS, Normae
Generales Iuris Canonici, Desclée, Parisiis-Tomaci-Romae, voi. 2, 1949, p.
248: « Omnis lex ecclesiastica, etiam illa cui individuatim et explicite nulla
additur sanctio canonica, vere et propriae (ante transgresionem) censendo est
poenalis ».

btcalz p. 73/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 69

soltanto quelle azioni p i ù gravi che, t e n e n d o c o n t o delle


circostanze d i t e m p o e luogo, causano u n d a n n o p i ù
grave. Q u e l l e m e n o gravi sono n o r m a l m e n t e s o t t o p o s t e a
misure di carattere disciplinare, di polizia, ecc.
I n ogni m o d o , c o m e a b b i a m o p i ù volte ribadito, n o n
p u ò essere p u n i t a u n ' a z i o n e c h e n o n sia antigiuridica. M a
allo stesso t e m p o bisogna affermare c h e se u n azione n o n
viene p u n i t a ciò n o n significa c h e sia giusta o p p u r e lecita;
infatti, n o n t u t t o ciò che è ingiusto viene p u n i t o ; e n o n
tutto ciò che n o n è p u n i t o è giusto. U n ' a z i o n e cioè n o n è
antigiuridica, ingiusta o illecita p e r c h é viene p u n i t a bensì
al contrario, q u a n d o è p u n i t a ciò avviene p e r c h é è anti-
giuridica. Q u e s t o spiega p e r c h é n o n sia necessario, e
n e m m e n o o p p o r t u n o , fare l'elenco di t u t t e le azioni
antigiuridiche e qualificarle c o m e delittuose. Nell'ordina-
m e n t o giuridico della Chiesa, in realtà, ci sono azioni
gravemente antigiuridiche — e anche p e c c a m i n o s e in
m o d o gravissimo — che tuttavia, p e r diversi motivi, n o n
v e n g o n o qualificate c o m e delittuose e n o n v e n g o n o giu-
ridicamente p u n i t e , senza c h e ciò significhi ovviamente
u n a q u a l c h e ratifica di tali azioni d a p a r t e dell'autorità. Si
pensi, a d esempio, ai n u m e r o s i casi di depenalizzazione,
espressamente previsti dalla legislazione canonica vigente
(cfr. can. 1313).
M e d i a n t e le n o r m e penali si d e t e r m i n a a c c u r a t a m e n t e
sia l'azione antigiuridica che l'autorità c o m p e t e n t e ritiene
o p p o r t u n o p u n i r e , sia la p e n a c h e deve essere applica-
1 2 8
ta ( ) . A n c h e se, almeno in teoria, niente impedisce c h e
l'autorità possa p u n i r e u n ' a z i o n e antigiuridica n o n p r e -
viamente tipificata c o m e delittuosa, u n c o n g r u e n t e svi-
l u p p o dei principi di giustizia inerenti alla « lex n a t u r a e »

(i2s) px. WERNZ - P. VIDAL, op. cit., p. 4 1 : «Legem poenalem de-


terminatur in concreto et a posteriori, quaenam actiones contra legem sint
poenae obnoxia et vera delieta, praesupposito philosofico et vere iuridico
conceptu delieti ».

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70 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

e alla « lex gratiae », a motivo dell'uguaglianza, della


sicurezza e della certezza giuridica — principi questi che
a n c h e se n o n sono assoluti sono giusti, e c h e valgono p e r
129
tutelare ciò c h e è giusto e n o n p e r ciò c h e è ingiusto ( )
—, postula, c o m e u n a progressiva conquista di civiltà,
che sia nella società civile sia nella Chiesa le p e n e v e n g a n o
previamente c o m m i n a t e ; vale a dire, la ricerca e la rea-
lizzazione della giustizia consigliano di accogliere quel
principio di o r d i n e sociale e giuridico d e n o m i n a t o prin-
13
cipio di legalità. (È stato suggerito dall'Arias ( ° ) che
nella Chiesa esso d o v r e b b e essere chiamato principio di
normatività penale, p o i c h é n o n solo la legge m a anche il
p r e c e t t o è fonte costitutiva dei delitti e delle p e n e ) .
La d e t e r m i n a z i o n e del delitto richiede s e m p r e di
1 3 1
fatto la mediazione della n o r m a positiva ( ) ; si h a delitto
soltanto q u a n d o il fatto costituisce violazione di u n a
n o r m a in cui si c o m m i n i u n a p e n a p e r chi c o m p i e l'azione
da essa descritta, u n a n o r m a cioè penale. « P o i c h é ciò che
contraddistingue la n o r m a penale è la particolare sanzione
da essa astrattamente comminata, cioè la p e n a , reato è
ogni fatto p e r il quale la legge statuisce u n a p e n a crimi-
nale o strido sensu. L a p e n a è ciò c h e , in definitiva
1 3 2
contrassegna in astratto u n fatto c o m e reato » ( ) . I n tal
senso, la nozione di delitto è a n c h e u n a nozione formale
— n o n formalistica — e n o n solo sostanziale, vale a dire,
sarà delitto « ogni fatto al quale l ' o r d i n a m e n t o giuridico
1 3 3
ricongiunge c o m e conseguenza u n a p e n a » ( ) . I n tal

129
( ) Cfr. J . HERVADA, Introduzione critica al diritto naturale, cit.,
p. 1 9 0 .
(130) Qix. J . ARIAS, El sistema penai canònico ante la reforma del CIC,
cit., p. 2 3 4 - 2 3 6 .
M
( ) F. ROBERTI, op. cit., p. 6 8 : « Cum ex iure naturae nonnisi generica
necessitas puniendi crimina oriatur, expedit ut latissima norma determinetur
a iure positivo et diversis temporum et locorum adiunctis accommodetur ».
1 3 2
( ) F. MANTOVANI, op. cit., p. 5 0 .
133
( ) F. ANTOLISEI, op. cit., p. 1 4 5 .

btcalz p. 75/180
IL SIGNIFICATO DELLA NORMA PENALE 71

m o d o , « 1"' antigiuridicità sostanziale " — o, s e c o n d o


noi, l'antigiuridicità lato sensu — p u ò essere solo m o t i v o
che d e t e r m i n e r à il legislatore u m a n o a e m a n a r e u n a legge
1 3 4
incriminatrice » ( ) . La nozione stessa di delitto è u n a
1 3 5
nozione formale ( ) almeno p e r q u a n t o riguarda il
collegamento del fatto c o n la p e n a , che infatti richiede
s e m p r e la mediazione di u n a n o r m a giuridica di carattere
1 3 6
formale ( ) . Tuttavia, tale nozione n o n è p u r a m e n t e
formale p e r c h é è fondata, c o m e a b b i a m o visto, su ele-
m e n t i sostanziali di n a t u r a ontologica, sia p e r q u a n t o si
riferisce all'antigiuridicità richiesta dall'atto u m a n o sia
1 3 7
p e r la conseguenza giuridica di esso: la p e n a ( ) .
P e r q u a n t o riguarda l'utilità dell'espressione nozione
sostanziale di delitto, n o i riteniamo che essa possa essere
usata c o r r e t t a m e n t e p e r indicare le caratteristiche o i
requisiti che, in astratto, u n ' a z i o n e deve avere p e r c h é
l'autorità possa d e c i d e r e di punirla c o n u n a p e n a (ad
esempio, particolare gravità, pericolosità, ecc.). Infatti,
m e n t r e con la nozione sostanziale di delitto — fondata
sull'antigiuridicità d e n o m i n a t a sostanziale o materiale —
si d e t e r m i n a , d a u n a prospettiva concettuale ed astratta,

1>A
( ) G . BETTIOL - L . PETTOELLO MANTOVANI, op. cit., p. 3 4 2 .
135
( ) A. BORRAS, op. cit., p. 5 4 : « Formellement parlant, le délit
constitue Yhypothèse à laquelle la norma juridique, dans ce cas de la loi
pénale, attaché una solution, en l'occurrence une sanction péenale qui
comporte des effects juridiques ou, pour mieux dire, canoniques ».
136
( ) G . MICHIELS, op. cit., voi. 1, p. 6 7 : « A d delictum in iure
ecclesiastico non sufficit violatio legis civilis vel divinae, sive naturalis sive
positivae, nisi sanctione canonica fuerit munita et qua talis ut vere ecclesia-
stica eb autoritate promulgata ».
137
( ) L. GEROSA, op. cit., p. 1 4 , ritiene però, commentando il can. 2 1 9 5
§ 1 del CIC del 1 9 1 7 , che « i termini " lex ", " sanctio " e soprattutto
" addictio " rivelano in modo netto come l'immagine codicíale del delitto
canonico sia formata unicamente da elementi di diritto positivo, cioè non
appartenenti " ex natura rei " alla struttura dogmatica della Chiesa. In altre
parole, detti elementi anziché essere ancorati nella struttura peculiare della
realtà ecclesiale sono previsti e voluti dal legislatore umano ».

5. J. SANCHIS

btcalz p. 76/180
72 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

quali siano i c o m p o r t a m e n t i suscettibili di essere puniti,


invece con il p r i n c i p i o della previa c o m m i n a z i o n e della
p e n a si mira d i r e t t a m e n t e all'applicazione di essa: si
determina q u a n d o possa essere applicata in c o n c r e t o u n a
misura di n a t u r a p e n a l e o sanzionatoria e q u a n d o invece
n o . Perciò il passo d a l delitto (inteso in senso sostanziale)
all'effettiva inflizione della p e n a n o n p u ò essere automa-
tico: è necessaria la mediazione della n o r m a p e n a l e nella
quale venga d e t e r m i n a t o quale sia il delitto e quale la
p e n a da applicare.
C o n la previa tipizzazione, in sede normativa, delle
fattispecie delittuose, si cerca di evitare il gravissimo
rischio di arbitrio del p o t e r e esecutivo e d e l p o t e r e
giudiziario, assicurando nel c o n t e m p o il p i ù possibile la
giustizia nell'esercizio della potestà punitiva. U n a delle
funzioni essenziali del diritto penale, infatti, è quella di
1 3 8
stabilire i limiti al p o t e r e coattivo ( ) . Al giudice, e
all'autorità esecutiva, n o n si lascia il giudizio sulla delit-
tuosità degli atti u m a n i , m a soltanto l'applicazione della
p e n a ; p e r t a n t o , se u n ' a t t o ingiusto n o n è tipizzato c o m e
delitto, cioè n o n è m u n i t o di sanzione p e n a l e dalla n o r m a
giuridica, il giudice n o n p u ò p u n i r l o .
Tale impostazione richiede, e v i d e n t e m e n t e , d a p a r t e
dell'autorità che p u ò e m a n a r e le n o r m e penali, tempestivi
interventi volti ad a d e g u a r e il diritto penale al divenire
della realtà sociale e d assicurare in tal m o d o un'efficace
tutela dei b e n i giuridici fondamentali.

I3S
( ) Cfr. J . WERCKMEISTER, op. cit., p. 1 0 3 .

btcalz p. 77/180
CAPITOLO SECONDO

LE F O N T I D E L DIRITTO P E N A L E CANONICO

1. LE FONTI COSTITUTIVE NEL DIRITTO PENALE

1.1. La legge penale e il precetto penale.

P e r fonti del diritto p e n a l e canonico si i n t e n d o n o gli


strumenti giuridico-formali m e d i a n t e i quali si c o m m i -
n a n o le p e n e , si p r e v e d e cioè u n a sanzione p e n a l e d a
irrogarsi ai trasgressori d i u n d e t e r m i n a t o o b b l i g o d i
n a t u r a giuridica; d i conseguenza, nello stesso t e m p o , si
costituiscono i delitti P e r tale motivo v e n g o n o nor-
m a l m e n t e d e n o m i n a t e fonti costitutive dei delitti, e delle
p e n e ad essi corrispondenti, sono cioè fonti incrimina-
trici, p e r differenziarle d a quelle altre n o r m e giuridiche
che i n c i d o n o in diverso m o d o sulla materia p e n a l e e c h e
r i g u a r d a n o invece altri aspetti o m o m e n t i della p e n a ,
quali sono, p e r esempio, quelle attinenti alla sua applica-
zione, ai suoi effetti o alla sua remissione.
S e c o n d o la normativa d e l vigente C o d i c e d i Diritto
C a n o n i c o della Chiesa Latina, d u e sono gli s t r u m e n t i
giuridici o fonti formali costitutive m e d i a n t e i quali l'au-
torità c o m p e t e n t e p u ò c o m m i n a r e le p e n e : la legge e il
2
p r e c e t t o (cfr. principalmente, i cann. 1315 e 1319) ( ) , ai

0) A. BORRAS, op. cit., p. 54: « L a previsión d'une peine implique


nécessairement la considération d'un delit ».
2
( ) A. MARZOA, LOS delitos y las penas canónicas, cit., p. 692: « Al tratar
de las fuentes del derecho penal dentro de lo que hemos llamado momento

btcalz p. 78/180
74 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

quali il codice dedica specificamente il titolo I I della p a r t e


I d e l libro V I , intitolato p e r l ' a p p u n t o « De lege poenali ac
de praecepto poenali ».
Il carattere penale della legge o del p r e c e t t o viene
d e t e r m i n a t o n o n dall'obbligo giuridico, positivo o nega-
tivo, in essi stabilito (che d ' a l t r o n d e è d i solito c o n t e n u t o
a n c h e in altre n o r m e n o n penali) bensì dalla previsione o
3
c o m m i n a z i o n e d i u n a p e n a in caso d i i n a d e m p i m e n t o ( ) .
Sono infatti penali le leggi o i precetti « q u a e p o e n a m
4
statuunt » (can. 18) ( ) . C i ò c h e a c c o m u n a la legge e il
p r e c e t t o , n o n o s t a n t e la g r a n d e diversità delle rispettive
n a t u r e giuridiche e le caratteristiche p r o p r i e di ciascuna
— d i cui ci o c c u p e r e m o nei capitoli seguenti —, è il fatto
di p o t e r m u n i r e c o n u n a p e n a la realizzazione d i u n atto
antigiuridico, facendolo diventare delittuoso: p e r chiun-
q u e , se si tratta di u n a legge (ovviamente e n t r o l ' a m b i t o
territoriale o personale in cui sono in vigore), o p p u r e p e r
colui cui il p r e c e t t o è diretto.
U n p r i m o rilievo va fatto: nel diritto canonico, al-
m e n o nella normativa vigente, n o n esiste la riserva di

constitutivo, sólo podemos referirnos a una fuente: la norma, en sus moda-


lidades de ley o precepto, y con exclusión de la costumbre ». Noi quando ci
riferiamo alla legge e al precetto insieme, quali fonti costitutive del diritto
penale, non adoperiamo il termine norma perché — come avremo occasione
di esporre — il precetto penale, secondo la normativa vigente, è un atto
amministrativo.
3
( ) A . PAGLIARO, voce Legge penale, in Enciclopedia del Diritto, Giuf-
frè, Milano, 1973, voi. XXIII, p. 1043: «Perché una materia penale non
esiste. Il diritto penale, infatti, non si caratterizza per i beni tutelati, ma per
il modo di disciplina ».
4
( ) L'espressione « legge penale », tuttavia, ricorre poche volte nel
codice (cfr. cann. 6 § 1, 3; 87 § 1; 1315 § 1 e 1316), e meno ancora quella
di « precetto penale » (cfr. can. 1319 § 1). Sono invece numerosi i riferimenti
alla legge e al precetto, considerati insieme, e riguardanti una pena da
applicare: cfr. X. OCHOA, Index verborum ac locutionum Codicis Iuris Cano-
nici, Commentarium pro Religiosis, Roma, 1983, p. 239-240.

btcalz p. 79/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 75

5
legge in a m b i t o p e n a l e ( ) , p o i c h é n o n solo la legge m a
a n c h e altri provvedimenti, d i n a t u r a diversa dalla legge,
c o m e sono i precetti, p o s s o n o c o m m i n a r e p e n e .

1.2. La consuetudine.

La c o n s u e t u d i n e , fonte del diritto in genere (cfr.


cann. 23-28), n o n è invece fonte d e l diritto penale, n o n è
cioè s t r u m e n t o a d a t t o p e r la c o m m i n a z i o n e d i p e n e .
« Q u o m o d o enim d e c o n s u e t u d i n e dici potest, ei " addi-
t a m esse " sanctionem canonicam? », si chiedeva il M i -
6
chiels ( ) . Infatti, « è impossibile concepire u n a consue-
t u d i n e c h e i n t r o d u c a u n a n u o v a figura d i delitto, d a t o c h e
la determinazione della p e n a n o n è m a i o p e r a della
comunità, n é u n a tale c o n s u e t u d i n e p o t r e b b e m a i avere i
requisiti voluti dai canoni (...), s o p r a t t u t t o quello della
rationabilitas (cfr. can. 24 § 2, e can. 1399 c h e implicita-
7
m e n t e riprova tale consuetudine) » ( ) .
Riguardo al p r o b l e m a dell'efficacia della consuetu-
d i n e nell'ambito penale, c o m u n q u e , bisogna distinguere
diversi aspetti. D a u n lato, la c o n s u e t u d i n e p u ò c o m p i e r e
u n a funzione integratrice q u a n d o disposizioni penali
« rinviano, esplicitamente o implicitamente, a n o r m e d i
r a m i d e l l ' o r d i n a m e n t o giuridico in cui la c o n s u e t u d i n e
8
p u ò essere fonte d i diritto » ( ) , nella determinazione cioè
dell'obbligo giuridico o imperativo d i c o n d o t t a la cui
violazione costituisce l'illecito penale. Si pensi a q u e s t o
riguardo, ad esempio, alla fattispecie del can. 1397 c h e

(') Si ha la riserva di legge, scrive A. PAGLIARO, op. cit., p. 1048,


quando « il legislatore si è riservata, in modo assoluto, la connessione tra un
certo illecito e la rispettiva sanzione penale », in modo tale che « nessun altro
atto normativo, oltre alla legge e agli atti equiparati, può costituire fonte del
diritto penale » (p. 1047).
6
( ) G. MICHIELS, Normae Generales Iuris Canonici, cit., voi. 1, p. 67.
7
( ) P. CIPROTTI, voce Diritto Penale Canonico, cit., p. 3.
8
() F. MANTOVANI, op. cit., p. 83.

btcalz p. 80/180
76 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

c o m m i n a u n a p e n a giusta a « chi viola g r a v e m e n t e l'ob-


bligo della residenza cui è t e n u t o in ragione dell'ufficio
9
ecclesiastico » ( ). M o l t o p r o b a b i l m e n t e ci sono o ci
p o t r a n n o essere in qualche l u o g o c o n s u e t u d i n i che de-
t e r m i n a n o alcuni aspetti di tale obbligo.
D ' a l t r o lato, la c o n s u e t u d i n e secundum legem è ov-
viamente accettata ai fini dell'interpretazione della legge,
10
anche p e n a l e (cfr. can. 27) ( ) . E inoltre c e r t a m e n t e
possibile u n a c o n s u e t u d i n e contra legem o d e s u e t u d i n e ,
cioè u n a c o n s u e t u d i n e che abroghi u n a n o r m a p e n a l e di
u
qualsiasi specie ( ) a causa della sua inosservanza.
C o m u n q u e , in q u a n t o « fonte ispiratrice » la consue-
t u d i n e p u ò d e t e r m i n a r e la creazione o p p u r e la deroga di
12
una norma penale ( ).

2. LA STRUTTURA ESSENZIALE E IL CONTENUTO DEI PROVVEDI-


MENTI PENALI

La legge e il p r e c e t t o , in q u a n t o penali, h a n n o u n a
struttura essenziale simile, costitutita da d u e elementi: a)
il c o m a n d o o il divieto di u n a d e t e r m i n a t a c o n d o t t a , cui
consegue che la trasgressione sia lesiva dell'ordine sociale
{precetto primario); b) la p e n a o sanzione o, meglio an-

9
() L'obbligo di residenza è regolato dai cann. 2 8 3 § 1, 3 5 6 , 3 9 5 § 1,
o
4 1 0 , 4 2 9 , 5 3 3 § 1, 5 4 3 § 2, I , 5 5 0 § 1, 6 2 9 .
10
( ) Cfr. F. ROBERTI, op. cit., p. 7 8 ed anche F. DELLA ROCCA, op. cit.,
p. 5 2 2 .
u
( ) Cfr. P. CIPROTTI, voce Diritto Penale Canonico, cit., p. 3 , F. DELLA
ROCCA, op. cit., p. 5 2 5 . G . MICHIELS, Normae Generales Iuris Canonici, cit.,
voi. 1, p. 1 8 5 , citando a Suarez, De leg. 1, VIII, n 1 9 , scrive che la
consuetudine contra legem ha forza abrogatrice « quandoque fit, ut consue-
tudo sit irrationabilis quoad legis transgressionem, sit vero rationabilis quoad
non exsecutionem, vel non impositionem poenae, ut si, non obstante malitia
transgressionis, poena videatur nimis acerba, aut praeter mores patriae, aut
esset occasio graviorem peccatorum, vel quid simile ».
12
( ) A. MARZOA, LOS delitos y las penas canónicas, cit., p. 6 9 2 .

btcalz p. 81/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 77

cora, la minaccia d i u n a p e n a o sanzione, c o m e conse-


guenza giuridica, p e r il soggetto c h e violi il c o m a n d o ,
positivo o negativo, d e t e r m i n a t o dal p r e c e t t o p r i m a r i o
13
{precetto secondario) ( ).
Tale struttura è a n c h e coerente c o n la n a t u r a d e l
diritto e c o n la funzione che in esso c o m p i e la coattività.
La coattività n o n a p p a r t i e n e all'essenza del diritto, n e è
1 4
p e r ò u n a possibile conseguenza ( ) . L a coattività n o n è
u n elemento costitutivo d e l diritto bensì conseguente,
poiché essendo la coattività il m o d o di tutelare l'esercizio
di u n diritto o di far a d e m p i e r e u n ' o b b l i g o , n o n o s t a n t e la
volontà contraria della p e r s o n a a d esso obbligata, essa
p r e s u p p o n e la previa costituzione dell'ordine c h e deve
15
essere difeso ( ) : la coattività è d u n q u e posteriore rispetto
all'ordine giuridico n o n solo in senso cronologico m a
1 6
anche ontologico della relazione giuridica ( ) . Inoltre,
n o n t u t t e le n o r m e h a n n o giuridicamente lo stesso valore,
così c o m e n o n è identica la reazione d e l c o r p o sociale o
dell'autorità d i fronte all'infrazione delle diverse n o r m e ;
perciò in certe occasioni tale inosservanza viene p u n i t a
con p e n e severe, m e n t r e in altri casi la reazione è p i ù lie-
17
ve ( ) . Bisogna perciò stabilire m e d i a n t e la n o r m a p e n a l e

13
( ) Cfr. F.E. ADAMI, II diritto penale canonico e il principio « nullum
crimen, nulla poena sine lege », cit., p. 1 6 3 ; A. BORRAS, op. cit., p. 4 6 ; V . DEL
GIUDICE, op. cit., p. 4 8 3 ; F. DELLA ROCCA, op. cit., p. 5 1 3 ; R.A. FROSALI, voce
Legge penale, in Novissimo Digesto Italiano, Utet, Torino, 1 9 6 3 , voi. I X , p.
6 6 6 ; A. PAGLIARO, op. cit., p. 1 0 4 9 ; J . L . SANTOS DÍEZ, Il diritto penale
canonico, in A A . W . , Corso di diritto canonico, voi. II, ed. italiana a cura di
E. Cappellini, cap. X V I , Queriniana, Brescia, 1 9 7 4 , p. 1 9 9 - 2 0 0 .
14
( ) Cfr. J . HERVADA, Lecciones de Filosofia del Derecho, voi. 1, Teoria
de la justicia y del Derecho, Eunsa, Pamplona, 1 9 8 9 , p. 2 4 7 - 2 5 0 .
15
( ) V . DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 4 7 : «Leges
poenales sunt aliquid accessorium, praesupponunt iam, saltem conceptuali-
ter, leges non poenales constituías ».
6
O ) Cfr. A. BERNÁRDEZ CANTÓN, Parte general de Derecho Canònico,
Editorial Centro de Estudios Ramón Areces, Madrid, 1 9 9 0 , p. 4 1 - 4 2 .
17
( ) Cfr. A. DEL PORTILLO, op. cit., p. 7 3 6 - 7 3 7 .

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78 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

u n a relazione tra i d u e termini (precetto p r i m a r i o e p e n a


o sanzione), e c h e questa sia giusta, cioè p r o p o r z i o n a t a .
Q u e s t a distinzione è a n c h e presente, c o n degli effetti
giuridici differenziati, p e r q u a n t o si riferisce all'igno-
ranza e all'errore sia d e l l ' u n o c h e dell'altro p r e c e t t o della
legge penale. Il can. 15 stabilisce c h e « l'ignoranza o
l'errore circa la legge o la p e n a (...) n o n si p r e s u m o n o »,
tuttavia m e n t r e l'ignoranza incolpevole (alla quale sono
equiparati l'inavvertenza e l'errore) d i violare u n a legge
o u n p r e c e t t o costituisce u n a causa esimente della p u -
nibilità (can. 1323, 2°), l'ignoranza incolpevole c h e alla
legge o al p r e c e t t o fosse annessa u n a p e n a viene giusta-
m e n t e considerata soltanto c o m e causa a t t e n u a n t e (can.
18
1324 § 1, 9°) ( ) .

2.1. Il precetto primario.

P e r q u a n t o riguarda l'obbligo giuridico, positivo o


negativo, la cui violazione costituisce u n a grave ingiustizia
p e r c h é contraria al diritto e, p e r t a n t o , è a n c h e grave-
m e n t e lesiva dei b e n i e degli interessi giuridici f o n d a m e n -
tali della Chiesa, vale a dire, il d e n o m i n a t o p r e c e t t o
primario, q u e s t o p u ò venire d e t e r m i n a t o sia d i r e t t a m e n t e
dalle n o r m e d i diritto divino, sia dalle n o r m e ecclesiasti-
c h e - u m a n e (in alcuni casi, p o t r e b b e a n c h e trattarsi per-
19
sino d i obblighi stabiliti d a ñ e n o r m e dello Stato) ( ) . P e r

ls
( ) Non potendo soffermarci su questo argomento, rinviamo agli
studi di M . JASONNI, Contributo allo studio della « ignorantia iuris » nel diritto
penale canonico, cit., (del quale non condividiamo alcune delle sue conclu-
sioni riguardanti la vigente normativa), e C. VECCHIARELLI, L'« ignorantia
legis » e l'« error iuris » nell'ordinamento dello stato ed in quello della Chiesa.
Prospettive di riforma, in Ephemerides Iuris Canonici, 45 (1989), p. 469-514.
19
( ) G. MICHIELS, Normae Generales Iuris Canonici, cit., voi. 1, p. 66:
« Ex se criminaliter imputabilis est tum violatio normae positivae iuris divini,
naturalis aut positivi, tum violatio normae positivae ab Ecclesia propria
auctoritate directe constitutae, tum violatio normae positivae civilis aut

btcalz p. 83/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 79

tale motivo, il can. 1315, c h e regola l'esercizio della


potestà legislativa p e n a l e — m a , sotto q u e s t o profilo, è
a n c h e applicabile alla potestà precettiva p e n a l e —, di-
s p o n e c h e chi p u ò d a r e u n a n o r m a p e n a l e p u ò « etiam
legem divinam vel legem ecclesiasticam, a superiore au-
ctoritate latam, c o n g r u a p o e n a m u n i r e ». A n c h e il can.
1399 fa riferimento alla legge divina e alla legge canonica.
Il c o n t e n u t o dell'obbligo giuridico, c h e costituisce
l'oggetto o b e n e giuridico p r o t e t t o m e d i a n t e la c o m m i -
nazione della p e n a , p u ò p e r t a n t o trovarsi stabilito:
a) dalle n o r m e della legge divina. A d esempio, gli
obblighi riguardanti i) la legge naturale, quali sono il
diritto alla vita, all'integrità fisica o morale, alla libertà
personale, alla b u o n a fama, all'intimità, il diritto dei
genitori a d e d u c a r e i figli, ecc. Perciò esistono nella
vigente legislazione delitti c h e l e d o n o tali diritti quali
sono i delitti di a b o r t o (can. 1398), d i omicidio, d i
mutilazione, d i r a p i m e n t o (can. 1397), o d i violenza fisica
(can. 1370), i delitti d i calunnia (can. 1390 § 3) e d i
violazione del segreto, ecc. e quelli connessi ti) alle norme
derivanti dalla legge divino-positiva, collegati all'insegna-
m e n t o della verità rivelata, all'amministrazione dei sacra-
menti, all'esercizio della sacra potestà, ecc. A d esempio,
l'eresia (can. 1364 § 1), la profanazione delle Specie
consacrate (can. 1367), l'attentare la celebrazione della
Santa Messa o l'assoluzione sacramentale d a p a r t e d i chi
n o n h a ricevuto l'ordine sacerdotale (can. 1378 § 2), la
violazione del sigillo sacramentale (can. 1388), ecc.;
b) dalle n o r m e della legge umana. S o n o a n c h e
n u m e r o s i i delitti riguardanti obblighi stabiliti dalle leggi
u m a n e ecclesiastiche, a n c h e se ovviamente, p e r la n a t u r a

consuetudinariae ab Ecclesiae approbatae ». P. CIPROTTI, voce Diritto Penale


Canonico, cit., p. 3: « In genere di un altro legislatore (anche fuori del diritto
canonico, se la punizione del fatto rientra nella competenza della Chiesa) ».

btcalz p. 84/180
80 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

stessa dei delitti, tali obblighi sono s e m p r e legati alle


esigenze derivanti dalla struttura ontologico-strutturale
d e l l ' u o m o , della società e della Chiesa. Si pensi, ad
esempio, all'alienazione senza licenza dei b e n i ecclesia-
stici (can. 1377), all'abuso della potestà ecclesiastica o
dell'incarico (can. 1389 § 1), o all'esercizio, d a p a r t e d i
chierici o religiosi, di attività affaristiche o commerciali
(can. 1392), ecc.
C o m e a b b i a m o già d e t t o , il c o n t e n u t o del p r e c e t t o
p r i m a r i o delle n o r m e penali viene a n c h e d e t e r m i n a t o in
varie n o r m e sia dei canoni dello stesso codice sia d a
n o r m e che n o n rientrano nel codice. A d esempio, la
proibizione dell'attività affaristica e commerciale p e r
chierici è stabilita dal can. 286, e il c o r r i s p o n d e n t e delitto,
cioè la previsione della p e n a p e r i trasgressori è c o n t e n u t a
nel can. 1392; la comunicazione nei sacramenti con i n o n
cattolici è regolata dal can. 844, e il delitto è previsto nel
can. 1365; l'obbligo del sigillo sacramentale è regolato dal
can. 9 8 3 , e la sua violazione viene tipizzata c o m e delitto
dal can. 1388; ecc.
P e r c h é la n o r m a giuridica possa essere qualificata
c o m e penale è necessario che n o n m a n c h i n e s s u n o degli
elementi sopra indicati: p r e c e t t o p r i m a r i o e sanzione.
O c c o r r e tuttavia t e n e r presente, da u n lato che l'impera-
tivo di c o n d o t t a (precetto primario) p u ò essere diretta-
m e n t e espresso o p p u r e essere implicito nella n o r m a ; e
dall'altro che p r e c e t t o p r i m a r i o e sanzione p o s s o n o tro-
varsi: 1) riuniti nella stessa p r o p o s i z i o n e normativa (è
questa la forma p i ù c o m u n e ) , 2) in proposizioni separate
20
della stessa n o r m a , 3) sia, infine, in n o r m e diverse ( ) .
Rispetto a q u e s t ' u l t i m o caso, p o i c h é nel diritto canonico
n o n è in vigore la riserva di legge, è a n c h e ipotizzabile il
rinvio a disposizioni di g r a d o inferiore nelle quali si

20
( ) Cfr. R.A. FROSALI, op. cit., p. 666.

btcalz p. 85/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 81

21
configuri p i ù dettagliatamente l'obbligo giuridico ( ) .
N e l codice vigente, c h e in senso m e r a m e n t e formale
costituisce u n ' u n i c a legge, troviamo esempi d i q u a n t o
a p p e n a detto.
Così, nel can. 1369 i divieti e la sanzione si t r o v a n o
riuniti nella stessa proposizione, q u a n d o stabilisce: « C h i
in u n o spettacolo o in u n a p u b b l i c a a d u n a n z a o in u n o
scritto p u b b l i c a m e n t e divulgato, o in altro m o d o serven-
dosi dei mezzi di comunicazione sociale, proferisce b e -
stemmia o d offende gravemente i b u o n i costumi o p r o -
nuncia ingiurie o eccita all'odio o al disprezzo c o n t r o la
religione o la Chiesa, sia p u n i t o c o n u n a giusta p e n a ».
M o l t o p i ù n u m e r o s i sono nel codice i casi in cui il
p r e c e t t o p r i m a r i o , cioè la configurazione dell'obbligo
giuridico, e la p e n a si t r o v a n o in canoni diversi; in q u e s t e
eventualità, il c a n o n e d i carattere penale rinvia alla n o r m a
sostanziale. A d esempio, m e n t r e il can. 1365 stabilisce
che « il r e o i m p u t a t o d i " c o m m u n i c a t i o in sacris " vie-
tata, sia p u n i t o c o n u n a giusta p e n a », è in realtà il can.
844 a stabilire i casi in cui tale communicatio in sacris sia
lecita o m e n o . Il altri casi, invece, il rinvio a d u n altro
canone è esplicito, come, a d esempio, il can. 1378 § 1 c h e
recita: « Il sacerdote c h e agisce c o n t r o il disposto del can.
977, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla
Sede Apostolica ». C o m e esempio di rinvio implicito a d
un'altra n o r m a n o n del codice possiamo citare il can.
1389 § 2 il quale d i s p o n e c h e « chi, p e r negligenza
colpevole, p o n e o d o m e t t e illegittimamente c o n d a n n o
altrui u n atto d i potestà ecclesiastica, d i ministero o d i
ufficio, sia p u n i t o con giusta p e n a »; si pensi ai diversi
doveri connessi c o n l'esercizio della potestà o dell'ufficio
stabiliti sia dalla cost. apost. Pastor Bonus, sulla Curia

21
( ) Cfr. A . PAGLIARO, op. cit., p. 1048.

btcalz p. 86/180
82 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

2 2
R o m a n a ( ) , c h e d a l Regolamento G e n e r a l e della Curia
23
R o m a n a ( ) ; e anche il can. 1385 s e c o n d o il quale « C h i
trae illegittimamente profitto dall'elemosina della Messa,
sia p u n i t o c o n u n a censura o u n altra giusta p e n a »,
implicitamente rinvia alle n o r m e c h e regolano le offerte
della Messa, t r a le quali a n c h e il p i ù recente D e c r e t o
della Congregazione p e r il Clero sulle Messe plurinten-
2 4
zionali ( ) .

2.1.1. L a fattispecie penale.

N e l p r e c e t t o p r i m a r i o è c o n t e n u t a la descrizione d i
quello c h e si deve fare o n o n fare e, perciò, d e l fatto
p u n i b i l e cioè d e l fatto c h e costitutisce delitto. Il fatto
delineato dalla disposizione penale si dice c o m u n e m e n t e
2 5
fattispecie ( ) , e la tecnica di p r o d u z i o n e della n o r m a ,
consistente nella descrizione dei c o m p o r t a m e n t i vietati, si
26
chiama tipizzazione ( ).
La tipizzazione c o m p i e p e r t a n t o diverse funzioni,
p r i n c i p a l m e n t e quelle d i :
a) d e t e r m i n a r e di fatto o concretizzare l'antigiuri-
dicità penale, il che vuol dire c h e m e d i a n t e la fattispecie
p e n a l e l'autorità delinea a c c u r a t a m e n t e n o n il fatto o i
fatti antigiuridici (di solito già stabiliti nelle n o r m e n o n
penali) m a quelli punibili, cioè quelli che hic et nunc chi
e m a n a la n o r m a p e n a l e vuole p u n i r e o p p u r e vuole p u n i r e

22
( ) AAS, LXXX ( 1 9 8 8 ) , p. 8 4 1 - 9 3 4 .
(«) AAS, LXXXIV ( 1 9 9 2 ) , p. 2 0 2 - 2 5 3 .
p>) AAS, LXXXIII ( 1 9 9 1 ) , p. 4 4 3 - 4 4 6 . Si veda il commento di P.
GEFAELL, A proposito del decreto sulle Messe plurintenzionali, in Ius Ecclesiae,
3 ( 1 9 9 1 ) , p. 7 6 0 - 7 6 5 .
25
( ) Cfr. F. ANTOLISEI, op. cit., p. 4 5 .
26
( ) Cfr. F. MANTOVANI, op. cit., p. 5 0 , il quale aggiunge: « Il perno su
cui ruota la concezione formale del reato è la fattispecie tipica (...) ed è lo
strumento tecnico attraverso cui vengono soddisfatte le esigenze garantisti-
che di certezza giuridica e di difesa contro l'arbitrio giudiziario ».

btcalz p. 87/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 83

con u n a d e t e r m i n a t a p e n a . A d esempio, n o n c'è d u b b i o


che la violenza fisica c o n t r o qualsiasi p e r s o n a costituisce
un'ingiustizia punibile, tuttavia il codice vigente consi-
dera delittuosa soltanto la « violenza fisica c o n t r o u n
chierico o religioso p e r disprezzo della fede, della Chiesa,
della potestà ecclesiastica o d e l ministerio » (can. 1370
§ 3). M e n t r e p e r la violazione diretta del sigillo sacramen-
tale si stabilisce la p e n a d i scomunica latae sententiae, p e r
la violazione indiretta si stabilisce invece u n a p e n a p r e -
cettiva indeterminata (can. 1388); a p p u n t o p e r c h é la
gravità dell'una e dell'altra azione è diversa bisogna d e -
lineare e distinguere le diverse fattispecie possibili.
b) stabilire i diversi aspetti o elementi della con-
dotta o c o m p o r t a m e n t o punibili riguardanti: l'oggetto
dell'azione o dell'omissione, i soggetti (attivo e passivo), i
requisiti o le condizioni particolari, ecc. I n alcuni casi,
p e r c h é l'azione configuri u n delitto si richiede, a d esem-
pio, c h e il soggetto attivo sia u n chierico (cfr. cann.
1394-1395); o c h e l'atto ottenga l'effetto voluto (cfr. can.
1398); o c h e sia c o m p i u t o c o n u n dolo specifico (can.
1367); o c h e il delitto possa essere c o m m e s s o a n c h e p e r
negligenza (cfr. can. 1389 § 2); ecc.
Il codice contiene u n a normativa generale e c o m u n e
sulla rilevanza giuridico penale d i alcuni aspetti d e l d e -
litto canonico, d a applicare a t u t t e le fattispecie, se la
n o r m a p e n a l e c h e tipizziza il singolo delitto n o n stabilisca
espressamente altrimenti. A q u e s t o riguardo, il codice si
riferisce alle seguenti questioni:
a) punibilità dei delitti dolosi. I n linea di massima,
« è t e n u t o alla p e n a stabilita d a u n a legge o d a u n
p r e c e t t o , chi d e l i b e r a t a m e n t e violò la legge o il p r e c e t t o »
e cioè d o l o s a m e n t e ; « chi p o i lo fece p e r omissione della
debita diligenza n o n è p u n i t o , salvo c h e la legge o il
p r e c e t t o n o n d i s p o n g a n o a l t r i m e n t i » (can. 1321 § 2 ) ; d i
conseguenza, l'azione colposa è p e n a l m e n t e rilevante solo

btcalz p. 88/180
84 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

nel caso c h e sia espressamente previsto dalla n o r m a c h e il


c o m p o r t a m e n t o sia a n c h e p u n i t o a titolo d i colpa;
b) punibilità del delitto incompleto. Secondo
q u a n t o stabilisce il can. 1328 § 1: « C h i fece o d omise
alcunché p e r il c o m p i m e n t o di u n delitto, c h e tuttavia,
n o n o s t a n t e la sua volontà, effettivamente n o n commise,
n o n è t e n u t o alla p e n a stabilita p e r il delitto effettiva-
m e n t e c o m p i u t o , a m e n o c h e la legge o il p r e c e t t o n o n
d i s p o n g a n o altrimenti »;
c) punibilità delle diverse forme di complicità. Se-
c o n d o il can. 1329 § 1, « se sono stabilite p e n e ferendae
sententiae c o n t r o l'autore principale, sono soggetti alle
stesse p e n e o a d altre di p a r i o m i n o r e gravità, coloro c h e
di c o m u n e a c c o r d o c o n c o r r o n o nel delitto, e n o n ven-
g o n o espressamente n o m i n a t i dalla legge o d a l p r e c e t t o ».
La tipizzazione dei delitti si realizza d i n o r m a m e -
diante la completa e diretta descrizione dei fatti vietati,
alcune volte a n c h e m e d i a n t e l'impiego del rinvio a valu-
tazioni c o n t e n u t e in altre n o r m e , m e d i a n t e l'uso cioè d e i
cosiddetti elementi normativi della fattispecie. Il can.
1364 a d esempio c o m m i n a la p e n a d i scomunica latae
sententiae all'eretico, m a è il can. 7 5 1 c h e definisce il
concetto d i eresia. N o n d i r a d o , p e r ò , a causa d i fattori d i
diversa natura, p u ò verificarsi u n a certa indeterminatezza
nella previsione della fattispecie delittuosa sia p e r l'im-
piego d i m o d i d i p e n s a r e o d i espressioni p r o p r i dell'uso
c o m u n e e c h e n o n s e m p r e p o s s o n o essere definiti speci-
ficamente (ad esempio, i termini « spettacolo », « p u b b l i -
ca a d u n a n z a » o « b u o n i costumi » d e l can. 1369), sia p e r
l'introduzione d i concetti tratti d a altre scienze, c o m e la
morale, o sottoposti a d evoluzione. Sono i cosiddetti
elementi vaghi. E paradigmatico a q u e s t o r i g u a r d o il caso
della parola « a b o r t o », p e r cui è stata necessaria u n ' i n -
terpretazione autentica c h e stabilisce quale sia il signifi-

btcalz p. 89/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 85

27
cato d i q u e s t o t e r m i n e n e l contesto d e l can. 1398 i ),
vale a dire, il concetto giuridico rilevante n e l diritto
penale canonico; ciò n o n o s t a n t e , la dottrina t u t t o r a n o n è
28
u n a n i m e nella determinazione d i tale concetto ( ) . I n
questi casi spetta al giudice o al Superiore c h e deve
applicare la p e n a il c o m p i t o d i interpretare i termini. C i ò
p o n e m a g g i o r m e n t e in rilievo l'importanza che, nel caso
delle p e n e c h e v e n g o n o applicate latae sententiae, la
fattispecie delittuosa sia a c c u r a t a m e n t e definita dalla
n o r m a , essa altrimenti risulterà inapplicabile e q u i n d i
inefficace.

2.1.2. L a cosiddetta « n o r m a penale in b i a n c o ».

P e r « n o r m a p e n a l e in b i a n c o », nel senso p i ù a m p i o ,
si i n t e n d e la n o r m a nella quale si stabilisce u n a sanzione
penale m e n t r e si lascia a d u n altra n o r m a , m e d i a n t e l'uso
della tecnica del rinvio, la determinazione dell'obbligo
giuridico o p r e c e t t o p r i m a r i o c o n essa p r o t e t t o . U n a
sanzione esiste, m a in relazione a d u n c o m a n d o c h e
29
ancora n o n è d e t e r m i n a t o , cioè c h e è futuro ( ) . I n u n
senso p i ù stretto, « con l'espressione " legge p e n a l e in
bianco " si suole d e n o m i n a r e quella legge, la quale faccia
rinvio a u n atto n o r m a t i v o d i g r a d o inferiore, p e r indicare

27
( ) A A S , LXXX (1988), p. 1818-1819: « D . Utrum abortus, de quo
in can. 1398, intellegatur tantum de eiectione fetus immaturi, an etiam de
eiusdem fetus occisione quocumque modo et quocumque tempore a mo-
mento conceptionis procuretur. R. Negative ad primam partem; affirmative
ad secundam ». Cfr. J . SANCHIS, L'aborto procurato: aspetti canonistici, in Ius
Ecclesiae, 1 (1989), p. 663-677.
2S
( ) Cfr., ad esempio, V . DE PAOLIS, Responsa Commissionis Iuri
Canonico Authentice Interpretando, in Periodica, 78 (1989), p. 278-286; A .
MARZOA, Extensión del concepto penal de aborto, in Ius Canonicum, 29
(1989), p. 577-585; F. AZNAR, El delito canònico de aborto. Contentano a una
Respuesta de la CPI, in Revista Española de Derecho Canònico, 47 (1990),
p. 225-239.
29
( ) Cfr. R . A . FROSALI, op. cit, p. 666.

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86 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

tutti i contrassegni d i u n fatto c h e la legge m e d e s i m a


30
considera p e n a l m e n t e illecito (...)» ( ) . S o n o leggi penali
in b i a n c o : « a) la legge c h e sanziona p e n a l m e n t e la tra-
sgressione d i u n r e g o l a m e n t o o di altro atto n o r m a t i v o ,
stabilendo essa stessa d i r e t t a m e n t e la misura della san-
zione (...); b) la legge c h e lascia all'organo c h e e m e t t e il
regolamento la facoltà d i avvalersi di sanzioni penali, p e r
il caso d i trasgressione d i q u a l c u n a o di t u t t e le prescri-
zioni in esso c o n t e n u t e , limitandone soltanto il massi-
31
m o » ( ) . N o n si deve confondere la « n o r m a p e n a l e in
b i a n c o » con le n o r m e in cui si stabilisce il carattere
antigiuridico d i u n a c o n d o t t a , m a n o n si vuole c o m m i -
nare u n a p e n a il s u o i n a d e m p i m e n t o . Infatti, nel caso in
cui esista soltanto il p r e c e t t o p r i m a r i o senza l'aggiunta d i
u n a sanzione, la disposizione n o n p u ò dirsi p e n a l e , n o -
nostante alcuni autori sostengano c h e in definitiva t u t t e le
n o r m e sono penali p e r c h é p o s s o n o diventare penali.
Il can. 1399, c o m e a b b i a m o visto p r e c e d e n t e m e n t e ,
c o m m i n a u n a p e n a facoltativa e d i n d e t e r m i n a t a (« potest
iusta q u i d e m p o e n a p u n i r i » ) alla generica « v i o l a z i o n e
esterna della legge divina o canonica ». Alcuni autori
h a n n o parlato, a q u e s t o riguardo, d i « n o r m a p e n a l e in
32
b i a n c o » ( ) . Si tratta p i u t t o s t o di u n a fattispecie delit-
tuosa generica, t a n t o generica c h e d a sola riesce a com-
p r e n d e r e tutti i c o m p o r t a m e n t i p e n a l m e n t e illeciti, e d a
r e n d e r e a n c h e inutili t u t t e le altre figure delittuose con-
figurate dallo stesso codice nei canoni i m m e d i a t a m e n t e
p r e c e d e n t i , riguardanti le p e n e p e r i singoli delitti, e d
anche a far diventare inutile ogni attività normativa, sia

30
( ) A . PAGLIARO, op. cit., p. 1 0 4 8 - 1 0 4 9 .
3!
() Ibidem, p. 1 0 4 9 .
32
( ) Cfr., ad esempio, A . BORRAS, op. cit., p. 2 4 , e anche F.E. ADAMI, Il
diritto penale canonico e il principio « nullum crimen, nulla poena sine lege »,
cit., p. 1 5 4 e gli autori ivi citati, il quale, tuttavia, ritiene inesatta una tale
qualifica giuridica.

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LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 87

universale c h e particolare, in materia penale. E questo,


c o m ' è ovvio, p e r c h é si tratta d i u n a n o r m a nella quale il
p r e c e t t o p r i m a r i o è costitutito d a tutti i possibili obblighi
giuridici, e la sanzione p e n a l e in essa c o m m i n a t a rac-
chiude in sé quasi t u t t e le p e n e canoniche possibili.
M a p o i c h é a b b i a m o già mosso ampie critiche a questa
disposizione normativa, vogliamo o r a soffermare breve-
m e n t e la nostra attenzione su u n altro aspetto. Ci rife-
riamo alla funzione c h e d e b b o n o o p o s s o n o avere, in seno
al sistema penale, le n o r m e di g r a d o inferiore a quelle
c o n t e n u t e nel codice — vale a dire, le leggi particolari, i
decreti generali, i regolamenti, ecc., e d a n c h e i precetti
penali particolari — nella tipizzazione di alcune delle
fattispecie delineate d a l codice e nella d e t e r m i n a z i o n e
delle p e n e , p e r la verità t r o p p o n u m e r o s e , c h e s o n o
lasciate i n d e t e r m i n a t e nella legislazione d e l codice.
Infatti, oltre a quella del can. 1399, nei canoni della
p a r t e seconda d e l L i b r o V I si t r o v a n o n o n p o c h e fatti-
specie delittuose che, p e r la loro ampiezza, b e n p o t r e b -
b e r o essere definite c o m e « n o r m e in b i a n c o », lasciate
alla determinazione concreta d a p a r t e d i n o r m e d i g r a d o
inferiore. A d esempio, il can. 1365 parla d i « partecipa-
zione vietata alle sacre celebrazioni »; il can. 1374 di d a r e
il n o m e « a d u n a associazione c h e c o m p l o t t a c o n t r o la
Chiesa »; il can. 1376 di profanazione di « u n a cosa sacra,
mobile o immobile »; il can. 1379 d i simulazione nell'am-
ministrazione dei sacramenti, ecc. N o n c'è d u b b i o c h e
t u t t e queste azioni costituiscono illeciti penali, m a richie-
d e r e b b e r o , p e r la loro operatività, t a n t o preventiva
q u a n t o repressiva, u n a maggiore e migliore determina-
zione della fattispecie, c h e tenga conto a d esempio delle
circostanze peculiari e specifiche, d i t e m p o e luogo.
Q u e s t a funzione p u ò essere svolta o p p o r t u n a m e n t e sol-
t a n t o dalla normativa particolare. Il can. 1389 § 1 p r e v e d e
6. J . SANCHIS

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88 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

espressamente tale possibilità q u a n d o d i s p o n e c h e « chi


abusa della potestà ecclesiastica o dell'incarico sia p u n i t o
a seconda della gravità dell'atto o dell'omissione, n o n
escluso c o n la privazione dell'ufficio, a meno che contro
tale abuso non sia già stata stabilita una pena dalla legge o
dal precetto ».
N o n si tratta in questi casi di creare n u o v i delitti,
poiché questi c o m p o r t a m e n t i sono già qualificati tali dalla
n o r m a previa, bensì d i definire in m o d o p i ù preciso
alcuni degli elementi o requisiti della fattispecie. T a l e
funzione d i specificazione, m a n o n costitutiva, spetta
p r i n c i p a l m e n t e agli organi della potestà esecutiva c h e la
esercitano m e d i a n t e l'emanazione dei diversi tipi d i atti
normativi dell'amministrazione ecclesiastica (decreti ge-
nerali, decreti esecutori, regolamenti, ecc.), e d a n c h e
m e d i a n t e il p r e c e t t o penale. D i q u e s t o ci o c c u p e r e m o p i ù
specificamente. Basti p e r ora ricordare c o m e in dottrina,
c o m m e n t a n d o il can. 1399, si sia avanzata u n a tesi se-
c o n d o la quale, d i fronte a situazioni p a r t i c o l a r m e n t e
gravi e scandalose, n o n previste dalle n o r m e penali, lo
s t r u m e n t o p i ù a d a t t o , p e r la sua agilità e p e r il s u o
rispetto dei principi di giustizia, sia p e r l ' a p p u n t o il
p r e c e t t o penale e n o n invece il rimedio previsto dal
c a n o n e s u d d e t t o . I n molti d i questi casi, c o m e v e d r e m o
più avanti, si t r a t t e r e b b e c o m u n q u e della costituzione d i
u n delitto, n o n della sua semplice specificazione.

2.2. ha sanzione penale.

Il s e c o n d o e l e m e n t o della n o r m a p e n a l e è costitutito
dalla p e n a o sanzione p e n a l e in senso stretto. E q u e s t o
l'elemento c h e in realtà d e t e r m i n a il carattere p e n a l e di
u n a n o r m a giuridica. Perciò se m a n c a la c o m m i n a z i o n e d i
u n a p e n a la n o r m a n o n p u ò dirsi penale.

btcalz p. 93/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 89

2.2.1. P e n a precettiva o facoltativa, d e t e r m i n a t a o


indeterminata.

N e l diritto p e n a l e della Chiesa, la n o r m a p e n a l e p u ò


stabilire t a n t o pene precettive (od obbligatorie) c o m e pene
facoltative. Vale a dire, la legge o il p r e c e t t o p o s s o n o
usare espressioni precettive i n d i c a n d o c h e si deve appli-
care u n a p e n a (« iusta p o e n a p u n i a t u r », « censura p u -
niatur »), o p p u r e p o s s o n o d a r e « al giudice p o t e s t à d i
applicare o d i n o n applicare la p e n a » (can. 1343), (« iu-
sta p o e n a p u n i r i potest », « iusta p o e n a , n o n exclusa
censura, p u n i r i potest »).
Inoltre, « la legge p u ò essa stessa d e t e r m i n a r e la p e n a ,
o p p u r e lasciare la determinazione alla p r u d e n t e valuta-
zione d e l g i u d i c e » (can. 1315 § 3 ) . Cioè, la p e n a p u ò
venir espressamente d e t e r m i n a t a dalla n o r m a (« interdi-
cto p u n i a t u r »), o p p u r e la legge (e soltanto essa e n o n
invece il p r e c e t t o , il can. 1319 § 1, c o m e v e d r e m o ,
d i s p o n e c h e m e d i a n t e il p r e c e t t o si p o s s o n o c o m m i n a r e
soltanto p e n e determinate), p u ò lasciare al giudice la sua
concreta d e t e r m i n a z i o n e (« iusta p o e n a p u n i a t u r »,
« censura p u n i r i potest »). L ' a m b i t o d'indeterminatezza
della p e n a p u ò c o m u n q u e essere p i ù o m e n o a m p i o e, d i
conseguenza, p i ù o m e n o ristretto lo spazio d i discrezio-
nalità d e l giudice.
I canoni 1343-1344 regolano la potestà discrezionale
del giudice r i g u a r d o alle p e n e precettive, e il can. 1349
quella r i g u a r d a n t e le p e n e indeterminate. I n ogni m o d o
occorre ricordare che, s e c o n d o il can. 1342 § 3 , « q u a n t o
vien d e t t o nella legge o nel p r e c e t t o a r i g u a r d o del giudice
p e r ciò c h e c o n c e r n e la p e n a d a infliggere o dichiarare in
giudizio, si deve applicare al superiore, c h e infligga o
dichiari la p e n a p e r d e c r e t o extragiudiziale, a m e n o c h e
n o n consti altrimenti n é si tratti d i disposizioni attinenti
soltanto alla p r o c e d u r a ». Il c h e significa a n c h e c h e la

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90 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

legge e il p r e c e t t o p o s s o n o stabilire n o r m e particolari,


relative alle m e n z i o n a t e facoltà discrezionali, c h e delimi-
tino ulteriormente tali p o t e r i del giudice o d e l superiore,
nell'inflizione o dichiarazione delle p e n e , o p p u r e c h e
escludano la possibilità d i usufruire d i tali facoltà p e r il
superiore c h e i m p o n e la p e n a m e d i a n t e d e c r e t o .
C o m e è ovvio, le p e n e c h e v e n g o n o applicate latae
sententiae, d e b b o n o s e m p r e essere p r e v i a m e n t e determi-
n a t e dalla n o r m a . O l t r e a queste p e n e a u t o m a t i c h e e
d e t e r m i n a t e , n e l codice ci sono invece moltissime p e n e
33
i n d e t e r m i n a t e ( ) che, se d a u n lato p e r m e t t o n o u n a
maggiore aderenza alle circostanze, alle p e r s o n e e al fatto
concreto, dall'altro p o s s o n o essere fonte d i arbitrarietà e
di diseguaglianze. Perciò scriveva il Roberti: « R e v e r e
p r o p o r t i o inter crimen et p o e n a m potest a legislatore vel
a iudice d e t e r m i n a n . P o e n a d e t e r m i n a t a a legislatore est
magis certa ac aequalis p r o o m n i b u s ; at legislatorem
effugiunt i n n u m e r a e circumstantiae q u a e singula delieta
c o m m i t a n t u r . P o e n a d e t e r m i n a t a a iudice magis perfecte
r e s p o n d e t casui concreto; at latum arbitrium iudicibus
34
relictum, est periculis p l e n u m » ( ) .
P o i c h é il codice è u n a normativa universale, necessa-
riamente n o n p u ò p r e v e d e r e o tener c o n t o d i tutti i fattori
e delle circostanze specifiche d i ogni luogo, c h e p o t r e b -
b e r o incidere sulla determinazione della p e n a p i ù giusta
p e r il delitto c o n c r e t o ; è logico perciò c h e m o l t e p e n e

33
( ) L. CHIAPPETTA, op. cit., voi. 2 , p. 4 3 1 , nota 3 : «Questo non
favorisce certo una retta ed imparziale amministrazione della giustizia,
ispirata anch'essa al principio di uguaglianza. Da parte di non pochi c'è
anche la fondata preoccupazione che l'eccessiva discrezionalità concessa al
superiore o al giudice possa nuocere alla efficacia dello stesso diritto
penale ».
34
( ) F. ROBERTI, op. cit., voi. I, pars II, Romae, 1 9 4 4 , p. 2 6 7 . V . DE
PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 4 9 : « Indeterminado poenae est
aliquid odiosum, cum pendeat arbitrio superioris post delictum commissum
determinare poenam, nec habet sufficientem efficatiam praeventivam ».

btcalz p. 95/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 91

siano state lasciate i n d e t e r m i n a t e , e si sia affidato alle


leggi particolari e ai precetti penali il c o m p i t o d i specifi-
35
care tali elementi ( ) .
Infatti, il codice n e l can. 1315 § 3 si riferisce esplici-
t a m e n t e a questa possibilità q u a n d o d i s p o n e c h e « se la
legge universale p r e v e d e u n a p e n a indeterminata o facol-
tativa, la legge particolare p u ò anche stabilire al s u o p o s t o
u n a p e n a d e t e r m i n a t a o d obbligatoria ».

2.2.2. Criteri p e r la c o m m i n a z i o n e delle p e n e .

Il codice h a voluto stabilire alcuni criteri, p e r lo p i ù


indicativi, riguardanti la c o m m i n a z i o n e delle p e n e , e cioè
alcune direttive d a seguire nell'emanazione delle n o r m e
penali e p i ù p r e c i s a m e n t e p e r q u a n t o riguarda la deter-
minazione delle p e n e d a stabilire. Q u e s t i criteri si rivol-
g o n o , p e r t a n t o , all'autorità c h e p u ò e m a n a r e tali n o r m e ,
sia universale c h e particolare, b e n c h é ovviamente l'Auto-
rità S u p r e m a n o n venga limitata d a tali direttive.
Il loro valore giuridico è m o l t o diverso. M e n t r e in
alcuni casi si tratta d i semplici suggerimenti c h e n o n
costringono necessariamente a d adeguarvisi, in altri in-
vece si stabiliscono proibizioni c h e r e n d e r e b b e r o nullo il
p r o v v e d i m e n t o a d esse contrario.

a) Criteri per la costituzione delle censure. — L e p e n e


o
medicinali o censure (cfr. can. 1312 § 1, I ) , tassativa-
m e n t e elencate nei cann. 1331-1333 (scomunica, inter-

35
( ) Durante la revisione del codice alcuni proposero la soppressione
delle pene indeterminate; la risposta della Commissione, in Communicatio-
nes, 8 (1976), p. 171, fu la seguente: « Haec suggestio non placet. Schema
enim ita proponit ut poenae indeterminatae iam non possint poenali prae-
cepto, sed sola lege constituí. Attenta quidem indole ecclesiasticarum poe-
narum difficile est in lege — quae abstráete considerai delieta futura — et
speciem et mensuram poenarum taxative statuere, quod contra facilius fieri
potest in praeceptis ad singulos casus attinentibus ».

btcalz p. 96/180
92 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

detto e sospensione), sono quelle sanzioni penali eccle-


siastiche c h e m i r a n o p i ù d i r e t t a m e n t e a l l ' e m e n d a m e n t o
36
del fedele c h e h a c o m m e s s o u n delitto ( ) . P e r tale
motivo, p e r la loro applicazione si richiede la contumacia
del delinquente, c h e consiste in u n atteggiamento d i
pertinacia n e l c o m p o r t a m e n t o delittuoso, e ciò deve es-
sere p r e v i a m e n t e constatato m e d i a n t e l ' a m m o n i z i o n e
(cfr. can. 1339 § 1); q u e s t o requisito è obbligatorio p e r la
validità dell'applicazione delle censure. « N o n si p u ò
infliggere validamente u n a censura — recita il can. 1347
§ 1 —, se il r e o n o n fu p r i m a a m m o n i t o a l m e n o u n a volta
di recedere dalla contumacia, assegnadogli u n c o n g r u o
spazio d i t e m p o p e r ravvedersi ». D a l carattere medici-
nale delle censure deriva anche c h e q u e s t o t i p o d i p e n e
n o n possa essere applicato in perpetuo, p e r u n t e m p o
d e t e r m i n a t o , o ad nutum del Superiore, p o i c h é la d u r a t a
della p e n a d i p e n d e r à d a l l ' e m e n d a m e n t o o m e n o del r e o ,
che consiste nella recessione dalla contumacia. Il c a n
1358 § 1 stabilisce c h e « n o n si p u ò rimettere la censura
se n o n al d e l i n q u e n t e c h e abbia r e c e d u t o dalla c o n t u m a -
cia, a n o r m a d e l can. 1347 § 2 », s e c o n d o il quale, « si
deve ritenere c h e abbia r e c e d u t o dalla c o n t u m a c i a il r e o
che si sia v e r a m e n t e p e n t i t o del delitto e c h e abbia inoltre
dato c o n g r u a riparazione ai d a n n i e allo scandalo o
almeno abbia seriamente p r o m e s s o d i farlo ». Inoltre, se
il d e l i n q u e n t e è r e c e d u t o dalla contumacia, h a diritto d i
ricevere la remissione della p e n a (mediante l'assoluzione).
Infatti, lo stesso can. 1358 § 1 d i s p o n e c h e « a chi abbia
r e c e d u t o p o i (dalla contumacia) n o n si p u ò negare la
remissione ».
P e r i loro effetti, s o p r a t t u t t o d i carattere spirituale, le

36
( ) Il can. 2241 § 1 del CIC '17 definiva le censure dicendo: « Cen-
sura est poena qua homo baptizatus, delinquens et contumax, quibusdam
bonis spiritualibus vel spiritualibus adnexis privatur, donec, a contumacia
recedens, absolvatur ».

btcalz p. 97/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 93

censure sono le p e n e ecclesiastiche p i ù gravi. Perciò, il can.


1318 r a c c o m a n d a all'autorità c o m p e t e n t e d i n o n c o m m i -
n a r e q u e s t e p e n e , s o p r a t t u t t o la scomunica (« censuras au-
tem, praesertim e x c o m m u n i c a t i o n e , n e constituat » ) , « se
n o n c o n la massima m o d e r a z i o n e e soltanto c o n t r o i delitti
37
più gravi » ( ) . I n linea di massima, n o n si d e b b o n o com-
m i n a r e le censure, t r a n n e c h e p e r i delitti p i ù gravi (in
assoluto, e s e c o n d o criteri oggettivi); a maggior ragione ciò
38
riguarda la p e n a p i ù grave d i t u t t e : la scomunica ( ) .
I n alcuni casi, la n o r m a p e n a l e p u ò d e t e r m i n a r e
alcuni degli effetti della censura. P e r q u a n t o riguarda la
o
p e n a d i sospensione, essa p u ò vietare: « I tutti o d alcuni
atti della potestà d i o r d i n e ; 2 ° tutti o d alcuni atti della
potestà d i governo; 3 ° l'esercizio d i tutti o d alcuni diritti
o funzioni inerenti l'ufficio » (can. 1333 § 1); la concreta
determinazione dell'ambito dei suoi effetti, e n t r o i limiti
segnalati, è p e r ò « definito o dalla legge stessa o dal
p r e c e t t o » (can. 1334 § 1).
Tuttavia, « la legge, m a n o n il p r e c e t t o , p u ò costituire
u n a sospensione latae sententiae, senza a p p o r v i alcuna
determinazione; tale p e n a p o i h a tutti gli effetti previsti
nel can. 1331 § 1 ». Inoltre, « nella legge o nel p r e c e t t o si
p u ò stabilire c h e d o p o la sentenza d i c o n d a n n a o c h e
dichiara la pena, chi è sospeso n o n possa p o r r e valida-
m e n t e atti d i governo ».

b) Criteri per la costituzione delle pene espiatorie. —


L e p e n e espiatorie di cui al can. 1336, chiamate vendica-

37
( ) Il codice precedente stabiliva, nel can. 2241 § 2, un criterio molto
simile anche se riferito al momento applicativo della pena: « Censurae, (...),
maxime excommunicatio, ne infligantur, nisi sobrie et magna cum circum-
spectione ».
3S
( ) Sulla scomunica si vedano A. BORRAS, L'excommunication dans le
nouveau code de droit canonique. Essai de définition, Desclée, Paris, 1987 e J.
SANCHIS, Sulla natura e gli effetti della scomunica, in Ius Ecclesiae, 2 (1990),
p. 633-661.

btcalz p. 98/180
94 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

tive dal codice p r e c e d e n t e , sono l'altro t i p o di p e n e


canoniche (cfr. can. 1312 § 1, 2°), le quali, c o m e stabiliva
il can. 2286 del C I C , 17, h a n n o c o m e s c o p o diretto
l'espiazione d e l delitto e perciò la loro remissione n o n
d i p e n d e dalla recessione del d e l i n q u e n t e dalla c o n t u m a -
cia. P e r lo stesso motivo, « p o s s o n o essere applicate a u n
d e l i n q u e n t e in p e r p e t u o o p p u r e p e r u n t e m p o prestabi-
lito o i n d e t e r m i n a t o » (can. 1336 § 1).
O l t r e a quelle esplicitamente c o n t e m p l a t e dal can.
1336, m e d i a n t e legge (non, p e r t a n t o , a mezzo d i precetto)
si p o s s o n o e v e n t u a l m e n t e stabilire o costituire altre p e n e
espiatorie, « c h e privino il fedele d i q u a l c h e b e n e spiri-
tuale o t e m p o r a l e e siano congruenti c o n il fine sopran-
naturale della Chiesa » (can. 1312 § 2). Q u e s t o c a n o n e si
riferisce, p e r t a n t o , n o n alla semplice c o m m i n a z i o n e di
u n a p e n a espiatoria, m a alla costituzione o creazione « ex
n o v o » d i u n a p e n a d i q u e s t o tipo.
P e r la c o m m i n a z i o n e delle p e n e espiatorie, il codice
stabilisce d u e i m p o r t a n t i limitazioni: a) la riserva alla
S u p r e m a Autorità della c o m m i n a z i o n e della p e n a d i di-
missione dallo stato clericale, s e c o n d o q u a n t o d i s p o n e ,
nel s e c o n d o c o m m a , il can. 1317: « L a dimissione dallo
stato clericale n o n p u ò essere stabilita p e r legge partico-
lare »; b) la proibizione di c o m m i n a r e p e n e espiatorie
39
p e r p e t u e m e d i a n t e p r e c e t t o (cfr. can. 1319 § 1) ( ) .

2.3. Altri eventuali contenuti della norma penale.

O l t r e a quelli essenziali, la legge e il p r e c e t t o p e n a l e


p o s s o n o c o n t e n e r e altri provvedimenti, di diversa n a t u r a ,

39
() Communicationes, 10 (1976), p. 174: « Sunt qui censerunt pote-
statem ferendi poenalia praecepta ita esse limitandam, ut non solum excludatur
ab ea poenae perpetuae, sed etiam ponae ad tempus indefinitum. Haec sug-
gestio non placet Consultoribus, sive quia impediretur comminatio censura-
rum, quae per se ad tempus indefinitum constituuntur, id est usque ad de-
linquentis emendationem, sive quia nimis restringeretur potestas poenalis ».

btcalz p. 99/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 95

riguardanti s o p r a t t u t t o la punibilità d e l delitto e l'appli-


cazione e la remissione della p e n a . P r o p r i o p e r c h é n o n
sono essenziali alle n o r m e penali, queste disposizioni
p o t r e b b e r o essere stabilite d a n o r m e n o n penali; tuttavia
il codice parla di esse in riferimento alle n o r m e penali.

2.3.1. Disposizioni riguardanti la punibilità d e l d e -


litto.

a) Stabilire altre circostanze esimenti, attenuanti o


aggravanti della punibilità. — « La legge particolare —
d i s p o n e il can. 1327 — p u ò stabilire altre circostanze
esimenti, attenuanti o aggravanti, oltre ai cann. 1323-
1326, sia c o n u n a n o r m a generale, sia p e r i singoli delitti.
P a r i m e n t i si p o s s o n o stabilire nel p r e c e t t o circostanze
che esimano dalla p e n a costituita c o n il p r e c e t t o o l'atte-
n u i n o o l'aggravino ».

b) Stabilire condizioni sospensive o risolutive per la


punibilità del fatto. — A b b i a m o già segnalato come, p e r
la loro natura, p e r l'applicazione delle censure, sia con-
dizione essenziale l'ammonizione previa. Tale requisito
n o n è necessario invece nel caso delle p e n e espiatorie.
C i o n o n o s t a n t e , il codice h a voluto espressamente stabi-
lire, riguardo a d alcuni delitti e, s o p r a t t u t t o , in relazione
ad alcune p e n e p i ù gravi, il requisito della previa a m m o -
nizione. D i solito l'ammonizione previa h a lo s c o p o d i
accertare l'atteggiamento dell'autore d e l delitto, cioè la
sua pertinacia (o incorreggibilità). A d esempio, il can.
1371, 2 ° d i s p o n e c h e sia p u n i t o c o n u n a giusta p e n a chi
« n o n o b b e d i s c e alla Sede Apostolica, all'Ordinario o al
Superiore c h e legittimamente gli c o m a n d a o gli proibisce,
e d o p o l'ammonizione persiste nella sua disobbedienza »;
e nel can. 1394 § 1 si legge: « il chierico c h e attenta
m a t r i m o n i o anche solo civilmente, incorre nella sospen-

btcalz p. 100/180
96 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

sione latae sententiae; c h e se a m m o n i t o n o n si ravveda e


continui a d a r e scandalo, p u ò essere g r a d u a l m e n t e p u n i t o
con privazioni, fino alla dimissione dallo stato clericale ».

2.3.2. Disposizioni riguardanti l'applicazione della


pena.

a) In particolare in relazione al modo di applicare le


pene « ferendae sententiae » o « latae sententiae ». — Il
can. 1314 del C I C '83 accoglie la distinzione, tradizionale
nel diritto canonico latino, tra p e n e latae sententiae e
p e n e ferendae sententiae; e d in esso si legge c h e la p e n a
ferendae sententiae è quella « c h e n o n costringe il r e o se
n o n d o p o essere stata inflitta », m e n t r e nella p e n a latae
sententiae si incorre a u t o m a t i c a m e n t e , cioè « p e r il fatto
stesso d'aver c o m m e s s o il delitto ». Vale a dire, la p e n a
canonica p u ò essere applicata sia a u t o m a t i c a m e n t e {latae
sententiae) o p p u r e p u ò richiedere la m e d i a z i o n e d i u n a
40
sentenza o d i u n d e c r e t o (ferendae sententiae) ( ) a
seconda c h e la p r o c e d u r a p e n a l e seguita sia giudiziaria o
amministrativa. Ciò c h e occorre m a g g i o r m e n t e eviden-
ziare è c h e la distinzione tra p e n e latae sententiae e p e n e
ferendae sententiae riguarda p e r l ' a p p u n t o il modo d i
applicazione della p e n a , e n o n la p e n a stessa. D i conse-
guenza, n o n si tratta di d u e tipi di pene canoniche, bensì
di d u e m o d i diversi d i applicazione d i esse. Il regime

40
( ) Se la pena contro un determinato delitto è stata comminata latae
sententiae, si può anche procedere alla sua applicazione mediante sentenza o
decreto. In tal caso si dice che la pena viene dichiarata, perché essendo
automatica vi si incorre dal momento della commissione del delitto. Tuttavia,
ciò non è sempre esatto poiché le pene latae sententiae per la loro peculiarità
hanno un regime giuridico anch'esso peculiare che, ad esempio, implica che
nel caso in cui all'atto delittuoso concorra alcuna delle circostanze attenuanti
contemplate nel can. 1324 § 1, « il reo non è tenuto dalle pene latae
sententiae » (can. 1324 § 3), il che non vieta che si possa avviare un processo
per l'applicazione (in tal caso costitutiva e non semplicemente dichiarativa)
della pena.

btcalz p. 101/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 97

giuridico delle p e n e , applicate in u n m o d o o in u n altro,


è p e r ò diverso, diversità c h e n o n incide sulla n a t u r a
specifica della p e n a , m a invece sui suoi effetti e, q u i n d i ,
41
sulla sua remissione ( ) .
N o n sono p o c h i p e r ò gli autori c h e h a n n o manife-
stato perplessità r i g u a r d o all'applicazione latae sententiae
42
delle p e n e ( ) , in q u a n t o ritengono c h e si favorisca la
confusione tra diritto e morale, tra foro i n t e r n o e foro
esterno e q u i n d i si sfumi la distinzione tra p e c c a t o e
delitto e tra penitenza e p e n a .
I n ogni m o d o , sta d i fatto che, a l m e n o in q u a n t o
principio giuridico generale e a n c h e c o m e aspirazione
della normativa vigente, il m o d o c o m u n e e abituale d i
applicare le p e n e canoniche deve essere quello ferendae
sententiae, c o m e esplicitamente indica il can. 1314:
« p o e n a p l e r u m q u e est ferendae sententiae », la p e n a p e r
lo p i ù è ferendae sententiae, d o v e n d o ritenersi u n m o d o
eccezionale l'applicazione latae sententiae delle p e n e .
Perciò, p e r p o t e r applicare u n a p e n a latae sententiae è
necessario « c h e la legge o il p r e c e t t o espressamente lo
43
stabilisca» (can. 1314) ( ) .

41
( ) L'applicazione latae sententiae della pena implica la possibilità
che la pena applicata rimanga occulta e, pertanto, con una rilevanza giuridica
molto limitata, perché richiede che i suoi effetti siano limitati al foro interno
o perlomeno, se non è stata dichiarata né sia notoria nel luogo ove vive il
delinquante, l'obbligo di osservarla sia « sospeso in tutto o in parte nella
misura in cui il reo non la possa osservare senza pericolo di grave scandalo
o d'infamia » (can. 1352 § 2). Inoltre, è stato necessario provvedere mediante
norme speciali alla remissione in foro interno delle pene applicate in tal
modo.
42
( ) Si vedano, per tutti, V. DE PAOLIS, De legitimitate et opportunitate
poenarum latae sententiae in iure poenali canonico, in Periodica, 62 (1973), p.
319-373 e J. ARIAS, Las penas « latae sententiae »: actualidad o anacronismo,
in A A . W . Diritto, persona e vita sociale. Scritti in memoria di Orio Giacchi,
Milano, 1984, voi. 2, p. 5-27.
43
( ) Di solito nella norma si adopera l'espressione « latae sententiae
...incurrit » per riferirsi al modo di applicazione della pena (cfr. ad es. cann.

btcalz p. 102/180
98 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

Inoltre, la vigente legislazione d e l codice, s e g u e n d o


u n o dei p o c h i principi direttivi p e r la riforma d e l prece-
d e n t e codice d i diritto canonico riguardanti il diritto
44
penale ( ) , h a stabilito diversi divieti e limitazioni riguar-
danti la c o m m i n a z i o n e d i p e n e d a applicare automatica-
mente.
I n linea d i massima, « il legislatore n o n c o m m i n i p e n e
latae sententiae», recita il can. 1318, e s u b i t o d o p o
aggiunge « se n o n eventualmente c o n t r o q u a l c h e singolo
delitto doloso, c h e o risulti arrecare gravissimo scandalo
0 n o n possa essere efficacemente p u n i t o c o n p e n e feren-
dae sententiae ». Q u e s t o c a n o n e stabilisce p e r t a n t o a n c h e
1 criteri p e r la c o m m i n a z i o n e d i p e n e d a applicare latae
sententiae. Si stabilisce d a u n lato c h e p o t r a n n o essere
p u n i t i in tal m o d o soltanto i delitti dolosi e n o n invece
quelli colposi. O l t r e al requisito essenziale c h e si d e b b a
trattare di u n delitto doloso, p e r p o t e r c o m m i n a r e u n a
p e n a latae sententiae, bisogna aggiungere a l m e n o u n a d i
queste condizioni: a) c h e il fatto risulti arrecare gravis-
simo scandalo; b) c h e n o n possa essere p u n i t o efficace-
m e n t e in u n altro m o d o . D a ciò si d o v r e b b e d e d u r r e c h e
la p e n a latae sententiae è la risposta p i ù adeguata p e r la
45
p u n i z i o n e dei delitti p i ù gravi ( ) , e a n c h e d i quelli c h e
p i ù f r e q u e n t e m e n t e p o s s o n o r i m a n e r e occulti. Infatti,

1 3 6 4 , 1 3 7 0 §§ 1 e 2 , 1 3 7 8 § 1, 1 3 8 2 , ecc.); in altre occasioni invece si usa


l'espressione « ipso facto » o simili (cfr. can. 1 3 8 3 ) .
44
( ) SYNODUS EPISCOPORUM, Principia quae Codicis Iuris Canonici reco-
gnitionem dirigant, n 9: « L'orientamento è che le pene generalmente siano
ferendae sententiae e vengano inflitte e rimesse solo in foro esterno. Per
quanto riguarda le pene latae sententiae, benché da non pochi ne sia stata
proposta l'abolizione, l'orientamento è che siano limitate a pochi casi, anzi a
pochissimi e gravissimi delitti», in Communicationes, 1 ( 1 9 6 9 ) , p. 8 2 .
45
( ) Di questa opinione, particolarmente in riferimento alla scomu-
nica, A . BORRAS, L'excommunication dans le nouveau code de droit canonique,
cit., p. 1 1 4 e L. GEROSA, / / significato della nuova normativa codicíale sulla
scomunica per una giustificazione teologica del diritto penale canonico, in
A A . W . , Le nouveau Code de Droit Canonique, Ottawa, 1 9 8 6 , voi. 1, p. 3 8 6 .

btcalz p. 103/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 99

u n o dei motivi principali p e r cui si sono m a n t e n u t e n e l


codice vigente le p e n e latae sententiae è quello d i p o t e r
p u n i r e i delitti occulti c h e altrimenti n o n p o t r e b b e r o
essere puniti. N o n p o s s i a m o tuttavia condividere tale
impostazione c h e , s e c o n d o noi, altro n o n è c h e u n a grave
anomalia del vigente sistema p e n a l e canonico, e, c o m e
diceva u n a risposta della C o m m i s s i o n e d i riforma d e l
codice, « in genere facilis recursus ad p o e n a s latae sen-
tentiae n u n q u a m solvit difficultates et indicat q u a n d a m
incapacitatem p r o p r i u m m u n u s gubernationis adim-
46
plendi » ( ) .
Altre limitazioni riguardanti la c o m m i n a z i o n e delle
p e n e latae sententiae sono: a) rispetto alle censure, « la
legge, m a n o n il p r e c e t t o , p u ò costituire u n a sospensione
latae sententiae senza a p p o r v i alcuna d e t e r m i n a z i o n e o
limitazione » (can. 1334 § 2°); e b) rispetto alle p e n e
espiatorie, p o s s o n o essere p e n e latae sententiae soltanto
quelle previste n e l § 1, 3 ° d e l can. 1336 (can. 1336 § 2 ) , e
cioè, la proibizione d i esercitare (o di farlo in u n deter-
m i n a t o luogo o fuori d i esso) la potestà, l'ufficio, l'inca-
rico, u n diritto, u n a facoltà, u n a grazia, u n titolo, u n
insegna, anche se semplicemente onorifica.

b) La via da seguire nell'applicazione delle pene: giudi-


ziaria o amministrativa. — Il m o d o c o m u n e d i applicare le
p e n e è quello ferendae sententiae, cioè m e d i a n t e u n a p r o -
cedura volta ad accertare il delitto e ad infliggere o dichia-
47
rare la pena. Tale p r o c e d u r a p u ò essere giudiziaria ( ) o

46
( ) PONTIFICIA COMMISSIO CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO, Re-
latto complectens syntkesim animadversionum ab Em.mis atque Exc.mis Pa-
tribus Commissionis ad novissimum Schema Codicis Iuris Canonici exhibita-
rum, cum responsionibus a Secretaria et Consultoribus datis..Typis Polyglottis
Vaticanis, 1981, p. 303.
47
( ) SvJ processo giudiziario penale si vedano R. COPPOLA, Il nuovo
processo penale canonico, in A A . W . , Studi in memoria di Mario Condorelli,
Giuffrè, Milano, 1988, voi. 1, t. 1, p. 369-383; G. DI MATTIA, Processo penale

btcalz p. 104/180
100 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

48
amministrativa ( ) . S e c o n d o la normativa vigente il p r o -
c e d i m e n t o giudiziario deve essere r i t e n u t o la via ordina-
49
ria ( ) . L a p r o c e d u r a amministrativa o extragiudiziaria,
invece, è u n a via straordinaria. « O g n i qualvolta giuste
cause si o p p o n g o n o a che si celebri u n p r o c e s s o giudiziario,
la p e n a p u ò essere inflitta o dichiarata c o n d e c r e t o extra-
50
g i u d i z i a l e » ( ) , recita il can. 1342 § 1. D i conseguenza,
solo q u a n d o vi siano cause ostative, situazioni d i i m p o s -
sibilità, giuste cause c h e si o p p o n g o n o {obstent causae) alla
celebrazione d e l giudizio è p e r m e s s o ricorrere alla via am-
51
ministrativa ( ) .

canonico e animazione pastorale, in Apollinaris, 62 (1989), p. 477-512 e V. DE


PAOLIS, Il processo penale giudiziale, in A A . W . , I procedimenti speciali nel
diritto canonico, cit., p. 283-302.
4S
( ) Sulla procedura amministrativa penale si veda A . CALABRESE, La
procedura stragiudiziale penale, in A A . W . , I procedimenti speciali nel diritto
canonico, cit., p. 267-281.
49
( ) È questa l'opinione unanime degli autori; cfr. F. COCCOPALMERIO,
op cit., p. 333; F. NIGRO, sub can. 1342, in Commento al Codice di Diritto
Canonico, cit., p. 786; J. ARIAS, sub can. 1342, in Código de Derecho Canònico,
cit., p. 810; V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 87; A . MARZOA,
Los delitos y las penas canónicas, cit., p. 698; P . CIPROTTI, voce Diritto Penale
Canonico, cit., p. 13; G. DI MATTIA, Processo penale canonico e animazione
pastorale, cit., p. 493-494; A . BORRAS, Les sanctions dans l'Eglise, cit., p. 108;
e un lungo ecc.
50
( ) Sull'iter redazionale di questo canone si veda V. DE PAOLIS, / /
processo penale nel nuovo Codice, in A A . W . , « Dilexit lustitiam », studia in
honorem Aurelii Card. Sabattani, curantibus Z. Grocholewski et V. Cárcel
Orti, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1984, p. 486-489 e ID.,
L'applicazione della pena canonica, in Monitor Ecclesiasticus, 114 (1989),
p. 89-92.
51
( ) A . CALABRESE, op. cit., p. 145 scrive: « Va notato, a proposito delle
cause giuste per lasciare una via e seguire l'altra, che esse sono da intendersi
come cause che si oppongono alla celebrazione del processo giudiziario, e
non come cause che consiglino la via amministrativa. La cosa è diversa,
particolarmente sul piano pratico: soltanto quando il processo giudiziario
non può essere celebrato o vi sono serie difficoltà a celebrarlo, si può passare
alla via amministrativa (...). Crediamo, quindi, che (...) sia difficile che
possano sussistere cause ostative alla celebrazione di un processo giudi-
ziario ».

btcalz p. 105/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 101

Tuttavia lo stesso can. 1342, al § 2 stabilisce d u e


esplicite proibizioni: « p e r d e c r e t o n o n si p o s s o n o inflig-
gere o dichiarare p e n e p e r p e t u e ; n é quelle p e n e c h e la
legge o il p r e c e t t o c h e le costituisce vieta d i applicare p e r
52
decreto » ( ) . P e r loro n a t u r a sono p e n e p e r p e t u e la
dimissione dallo stato clericale (cfr. cann. 2 9 0 , 2 ° e 1336
53
§ 1, 5°) ( ) e la privazione p e n a l e dell'ufficio (cfr. can.
196). P o s s o n o a n c h e essere p e r p e t u e le altre p e n e espia-
torie (cfr. can. 1336 § 1).
Il processo giudiziario offre ovviamente maggiori ga-
54
ranzie di giustizia e d i equità ( ) , in q u a n t o « p e r m e t t e
di: a) garantire in m o d o a d e g u a t o il diritto alla difesa;
b) accumulare, m e d i a n t e l'acquisizione giudiziale delle
prove, maggiore certezza m o r a l e sull'esistenza o m e n o d e l
delitto; c) valutare a c c u r a t a m e n t e le circostanze d e l d e -
litto e l'imputabilità del s u o a u t o r e ; d) precisare il g r a d o
di contumacia d e l d e l i n q u e n t e e la sua condizione e
situazione; è) d e t e r m i n a r e il g r a d o d i dammnun sociale
causato dal delitto; f) applicare c o n senso v e r a m e n t e
pastorale, alla luce dei diversi elementi e circostanze, la
p e n a p i ù giusta e conveniente; infine, g) d i m o s t r a r e che,
nell'amministrazione della giustizia, anche d i fronte alle
gravi e scandalose azioni c h e p r e s u p p o n g o n o i delitti, la
Chiesa agisce c o n serio i m p e g n o e imparzialità, senza
5 5
lasciare spazio all'arbitrarietà e all'improvvisazione » ( ) .

52
( ) Mentre il can. 1718 § 1 , 3 parla solo di legge (« a meno che la legge
non lo vieti »), il can. 1342 § 2 permette che anche il precetto costitutivo della
pena possa vietare l'impiego della procedura amministrativa.
53
( ) Il can. 1425 § 1, 2 , inoltre, riserva al tribunale composto da tre
giudici le cause penali sui delitti che possono comportare la pena della
dimissione dallo stato clericale.
54
( ) Si veda a questo proposito lo studio di A. MARZOA, Doble via,
administrativa y judicial, en la imposición de penas canónicas, in Ius Canoni-
cum, 20 (1980), p. 167-187.
(") J . SANCHIS, L'indagine previa al processo penale (cann. 1717-1719),
cit., p. 261-262.

btcalz p. 106/180
102 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

A questo r i g u a r d o , il P a p a G i o v a n n i P a o l o I I in u n
discorso alla Rota R o m a n a sui r a p p o r t i t r a pastorale e
diritto nella Chiesa diceva: « L'istituzionalizzazione d i
quello s t r u m e n t o d i giustizia c h e è il processo r a p p r e -
senta una progressiva conquista di civiltà e di rispetto della
dignità del uomo, cui h a c o n t r i b u i t o in m o d o n o n irrile-
vante la stessa Chiesa c o n il processo canonico. C i ò
facendo, la Chiesa n o n h a rinnegato la sua missione d i
carità e di pace, m a h a soltanto disposto u n m e z z o
a d e g u a t o p e r l'accertamento della verità c h e è condizione
indispensabile della giustizia animata dalla carità, e perciò
56
a n c h e della vera p a c e » ( ) .
E perciò significativo c h e il codice p r e v e d a in m o d o
esplicito c h e la n o r m a penale possa vietare d i applicare
p e r d e c r e t o la p e n a in essa contenuta. Rimane, p e r t a n t o ,
« aperta la via della normativa postcodiciale, sia univer-
sale c h e particolare. Q u e s t a d o v r e b b e , a m i o m o d o d i
vedere, d a r e p i ù a m p i o spazio alla via giudiziale, in m o d o
da verificarne a n c h e la validità e l'efficacia e così u n
d o m a n i i n d u r r e a u n a revisione della p r o c e d u r a codicíale
ò c o m u n q u e a d u n u s o p i ù frequente della via giudi-
57
ziale» ( ).

2.3.3. Disposizioni riguardanti l ' a m b i t o d i vincola-


tività della p e n a nei confronti d e l r e o .

U n a volta c h e la p e n a è stata applicata, questa « vin-


cola il r e o o v u n q u e , a n c h e v e n u t o m e n o il diritto di colui
che l'ha costituita o l'ha inflitta, a m e n o c h e n o n si
disponga espressamente altro » (can. 1351), vale a dire, si
converte in legge personale p e r il r e o .
Tale disposizione si riferisce s o p r a t t u t t o all'obbligo d i

56
( ) GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota Romana, in L'Osservatore
Romano, 19 gennaio 1990, p. 5.
57
( ) V . DE PAOLIS, L'applicazione della pena canonica, cit., p. 94.

btcalz p. 107/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 103

osservare la p e n a , o meglio all'efficacia della p e n a , n e l


t e m p o e nello spazio. I n tal senso, la p e n a obbliga
« u b i q u e » e fino alla sua estinzione o cessazione, a n c h e
se è v e n u t o m e n o il diritto di colui c h e h a e m a n a t o la
58
legge o il p r e c e t t o ( ) c h e h a costituito la p e n a , o il diritto
di colui c h e h a iniziato il processo p e r infliggere o dichia-
rare la p e n a . L a n o r m a p e n a l e c h e costituisce la p e n a ,
p e r ò , p u ò stabilire diversamente.
O c c o r r e c o m u n q u e ricordare il disposto del can. 1338
§ 1 s e c o n d o il quale le p e n e espiatorie consistenti nella
privazione o nella proibizione di esercitare (o d i farlo in
u n d e t e r m i n a t o luogo o fuori di esso) « n o n si applicano
mai a potestà, uffici, incarichi, diritti, privilegi, facoltà,
grazie, titoli, insegne c h e n o n siano sotto la potestà del
superiore c h e costituisce la p e n a ».
Ma, a l m e n o implicitamente, s e m b r a c h e la n o r m a d e l
can. 1351 si riferisca a n c h e all'obbligo c h e il r e o h a d i
osservare la p e n a sia in foro interno sia in foro esterno,
con le eccezioni c o n t e n u t e nei cann. 1335, 1338 § 3 e
1352 p e r q u a n t o riguarda la sospensione d i tale obbligo
nei casi di pericolo d i m o r t e , d'infamia, ecc. ivi indicati.

2.3.4. Disposizioni riguardanti l'estinzione della


pena.

a) La remissione della pena. — Il titolo V I della p a r t e


I d e l L i b r o V I si o c c u p a della cessazione delle p e n e , e
regola s o p r a t t u t t o q u a n t o si riferisce alla remissione,
m e d i a n t e assoluzione (nel caso delle censure) o dispensa
(nel caso delle p e n e espiatorie), delle p e n e nei casi ordi-
nari, stabilendo chi possa rimettere la p e n a , t e n e n d o
anche c o n t o t a n t o del fatto c h e questa sia stata applicata

58
( ) Recita il can. 46: « L'atto amministrativo non cessa venuto meno
il diritto di colui che lo stabilisce, eccetto che non sia disposto espressamente
altro dal diritto ».

7. J . SANCHIS

btcalz p. 108/180
104 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

latae o ferendae sententiae, q u a n t o del fatto c h e sia stata


stabilita d a u n a legge (can. 1355) o d a u n p r e c e t t o (can.
1356), e differenziando il caso in cui sia riservata alla Sede
Apostolica.
Il can. 1354, d o p o aver stabilito n e l s u o § 1 c h e
« oltre a quelli c h e s o n o e n u m e r a t i nei cann. 1355-1356,
tutti coloro c h e p o s s o n o dispensare d a u n a legge m u n i t a
di u n a pena, o liberare d a u n p r e c e t t o c h e c o m m i n a u n a
p e n a , p o s s o n o a n c h e rimettere la p e n a », vale a dire,
l'autore, il superiore, il successore e il delegato d i chi l'ha
costituita, d i s p o n e nel § 2 c h e « la legge o il p r e c e t t o c h e
costituiscono u n a p e n a p o s s o n o inoltre d a r e a n c h e a d
altri potestà d i rimettere la p e n a ». Sono a p p u n t o i casi
previsti nello stesso codice che, in taluni casi particolari,
conferisce a iure facoltà speciali, p e r la remissione d i
alcune p e n e (cfr. cann. 5 6 6 § 2, 9 7 6 e 1357), s o p r a t t u t t o
59
nel foro i n t e r n o ( ) .
Il testo d e l c a n o n e s e m b r a tuttavia limitare tale p o s -
sibilità alla previsione della stessa n o r m a c h e costituisce la
p e n a ( « l e x vel p r a e c e p t u m , p o e n a m constituens »); tale
interpretazione p e r ò n o n d o v r e b b e essere seguita p o i c h é
niente impedisce c h e si possa c o n c e d e r e tale facoltà c o n
un'altra n o r m a , p r e c e d e n t e o posteriore, sia dello stesso
60
autore sia di a u t o r e diverso ( ) .
Inoltre, c o m e a b b i a m o a p p e n a a c c e n n a t o in p r e c e -
denza, il codice h a accolto l'istituto giuridico della riserva

59
( ) Sulla remissione delle pene nel foro interno sacramentale, cfr. A.
STENSON, Penalties in the new Code. The role of the confessor, in The Jurist,
63 (1983), p. 406-418.
60
f ) Un esempio si trova in Rivista Diocesana di Roma, V. 25, 1984, p.
637: « Il Santo Padre, limitatamente al territorio della diocesi di Roma,
concede a tutti i sacerdoti che, per ragione del loro ufficio a Roma o per
concessione del Vicariato godono della facoltà di ricevere le confessioni dei
fedeli, la facoltà di rimettere nel foro interno sacramentale la scomunica latae
sententiae prevista al canone 1398 per l'aborto procurato, con l'obbligo di
imporre una congrua penitenza ».

btcalz p. 109/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 105

della remissione della p e n a , d a n o n confondere p e r ò c o n


la riserva dei delitti o c o n la riserva dei peccati. Tuttavia,
il can. 1355 § 3 p r e v e d e espressamente soltanto la riserva
61
alla Sede Apostolica ( ) , e stabilisce c h e « se la Sede
Apostolica h a riservato a sé o a d altri la remissione della
p e n a , la riserva deve essere interpretata in senso stretto ».
Si i n t e n d e c h e si sta p a r l a n d o d i riserva fatta m e d i a n t e
legge p e r c h é se la p e n a è stata c o m m i n a t a m e d i a n t e u n
p r e c e t t o p e n a l e d a t o dalla Sede Apostolica, allora eviden-
t e m e n t e soltanto questa p u ò rimettere la p e n a (cfr. can.
1356 § 1), t r a n n e c h e lo stesso p r e c e t t o n o n abbia con-
ferito a d altri tale facoltà.
S e c o n d o noi, anche se niente impedisce che, oltre alla
Sede Apostolica, chi p u ò e m a n a r e leggi penali possa
62
anche riservare a sé o a d altri la remissione della p e n a ( ) ,
tuttavia s e m b r a c h e tale riserva a v r e b b e un'utilità m o l t o
limitata.

b) La prescrizione dell'azione criminale e di quella pe-


nale. — \Jazione criminale, derivante dal delitto, è l'azione

(61) Nel CIC, sono cinque le pene riservate alla Sede Apostolica, in
o
tutti e cinque casi si tratta della pena latae sententiae di scomunica: I La
profanazione delle specie consacrate (can. 1 3 6 7 ) ; 2 ° La violenza fisica contro
il Romano Pontefice (can. 1 3 7 0 § 1 ) ; 3 ° L'assoluzione del complice nel
peccato contro il sesto comandamento (can. 1 3 7 8 § 1); 4 ° La consacrazione
espiscopale senza mandato pontificio (can. 1 3 8 2 ) ; e 5 ° La violazione diretta
del sigillo sacramentale (can. 1 3 8 8 § 1 ) .
(62) p MIGRO, sub can. 1314, in Commento al Codice di Diritto Canonico,
cit., p. 7 5 3 , opina che « la categoria delle pene riservate, almeno per la Santa
Sede, non è scomparsa; però, a mio sommesso avviso, il legislatore inferiore,
secondo la sua prudenza pastorale, vi può fare ricorso ». Sono invece di diverso
avviso V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit. p. 9 7 - 9 8 ; A. CALABRESE,
Diritto Venale Canonico, cit., p. 1 7 5 e A. BORRAS, Les sanctions dans l'Eglise,
cit., p. 1 2 8 - 1 2 9 . Il can. 1 4 2 3 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali parla
della riserva della remissione della pena al Romano Pontefice o ai Patriarchi o
Arcivescovi maggiori. Inoltre, il can. 7 2 8 dello stesso codice stabilisce quali
siano i peccati la cui assoluzione è riservata alla Sede Apostolica o al Vescovo.
Nel CIC non esiste invece alcun riferimento ai peccati riservati.

btcalz p. 110/180
106 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

p e r l'inflizione o dichiarazione della p e n a ; m e n t r e Y azione


penale è l'azione p e r l'esecuzione della p e n a inflitta,
q u a n d o la sentenza d i c o n d a n n a (o il d e c r e t o , se la p e n a è
stata applicata in via amministrativa) è passata in giudicato.
63
Q u e s t e azioni si estinguono p e r prescrizione ( ) nei
termini d i t e m p o indicati d a l can. 1362 § 1, d a c o m p u -
tarsi nei m o d i indicati dai can. 1362 § 2 e 1363 § 1.
I n genere si tratta di u n t e r m i n e generale di « t r e anni,
o
a m e n o c h e n o n si tratti: I dei delitti riservati alla
6 4
Congregazione p e r la D o t t r i n a della F e d e ( ) ; 2 ° dell'a-

63
( ) A rigore, queste azioni si estinguono non per prescrizione ma per
decadenza poiché il trascorso del tempo opera ipso iure, e dev'essere tenuto
presente ex officio, e non ad iniziativa di parte. Cfr. C. DE DIEGO-LORA, sub
can, 1492, in Código de Derecho Canònico, cit., p. 8 9 8 .
64
f ) Tale norma desta qualche perplessità perché da un lato non si sta-
bilisce un limite di tempo per la prescrizione dei delitti riservati alla Congre-
gazione per la Dottrina della Fede (nell'opinione di P. CIPROTTI, Diritto Penale
Canonico, cit., p. 7 , « non si ha però mai la prescrizione per i delitti la cui
punizione è di competenza della Congregazione per la Dottrina della fede »),
e dall'altro di tali delitti riservati non c'è traccia nella normativa vigente, sia
della Chiesa Latina sia delle Chiese Orientali. La cost. apost. Pastor Bonus,
nell'art. 5 2 , stabilisce che la Congregazione per la Dottrina della Fede « giudica
i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale, sia
nella celebrazione dei Sacramenti, che vengono ad essa segnalati e, all'occor-
renza, procede a dichiarare e ad infliggere le sanzioni canoniche a norma del
diritto, sia comune che proprio ». Questa disposizione non è di facile inter-
pretazione. Si tratta infatti di una norma che da un lato attribuisce una com-
petenza in ragione della materia ma nella quale, secondo il suo tenore letterale,
rientrano o possono rientrare tutti i delitti, e non solo quelli contro la fede;
d'altro lato, non va dimenticato che si tratta di una competenza stabilita per
escludere quella degli altri dicasteri della Curia Romana o Sede Apostolica che,
perciò, non esclude la competenza delle istanze inferiori. Infatti, l'art. 1 9 § 2
della Pastor Bonus parlando dei ricorsi dispone che « le questioni, da trattarsi
in via giudiziaria, sono invece rimesse ai Tribunali competenti, fermo restando
quanto prescritto dagli Articoli 5 2 e 5 3 » . E il Regolamento Generale della
Curia Romana stabilisce nell'articolo 1 1 2 § 2: «Vanno rimessi sempre ed
esclusivamente al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede i
delitti contro la fede e i più gravi delitti contro la morale e quelli commessi nella
celebrazione dei sacramenti ». Non si dice però quali siano in concreto i delitti
più gravi contro la morale e nella celebrazione dei sacramenti, di competenza
della Congregazione per la Dottrina della Fede. C. J. ERRAZURIZ, La protezione

btcalz p. 111/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 107

zione p e r i delitti d i cui ai cann. 1394, 1395, 1397, 1398,


che si prescrive in cinque anni; 3 ° d i delitti n o n p u n i t i d a l
diritto universale, se la legge particolare abbia stabilito u n
altro limite d i t e m p o p e r la prescrizione » (can. 1362 § 1).
P e r t a n t o , la legge particolare — m a a n c h e la legge uni-
versale — p u ò stabilire u n limite d i t e m p o , maggiore o
m i n o r e a quello stabilito d a l codice.
La n a t u r a specifica d e l p r e c e t t o p r e s e n t a peculiarità
tali c h e l'applicazione dell'istituto della prescrizione delle
azioni criminali e penali p e r la p e n a d a esso stabilita
risulterà m o l t o i m p r o b a b i l e , b e n c h é d a u n p u n t o d i vista
teorico n o n sia impossibile.

3. LA NORMATIVA PENALE NON CONTENUTA NEL CODICE

3.1. Criteri generali per l'emanazione dei provvedimenti


penali.
65
Il can. 1317 stabilisce il criterio pastorale generale ( ) ,

giuridico-penale dell'autenticità della fede, in Monitor Ecclesiasticus, 114


(1989), p. 119-120, nota 16, scrive al riguardo: « La nuova legge della Curia
quindi non soltanto conferma la competenza penale della Congregazione per
la Dottrina della Fede, ma la amplia in modo praticamente illimitato, ben oltre
i delieta contra fidem, di cui stiamo trattando, e perfino al di là delle questioni
strettamente dottrinali. Questa competenza pressoché sconfinata ci lascia un
poco perplessi: ci pare che la competenza dottrinale della Congregazione do-
vrebbe fondare e limitare la sua competenza penale, dato che non ravvisiamo
un altra ratio legis per quest'ultima ». Sono delitti contro la fede: l'apostasia
e l'eresia (can. 1364 in connessione con il can. 751), il delitto dei genitori o di
coloro che ne fanno le veci, che fanno battezzare o educare i figli in una
religione acattolica (can. 1366), e il delitto di chi insegna una dottrina con-
dannata dal Romano Pontefice o dal Concilio Ecumenico, o di chi respinge
o
tenacemente la dottrina del magistero autentico (can. 1371, I ). Non ci sembra
che si possa affermare che i delitti che debbono essere giudicati dalla Con-
gregazione per la Dottrina della Fede siano identificabili con quelli la cui pena
è riservata alla Sede Apostolica, nel caso in cui si decida di infliggerla o di-
chiararla.
65
( ) Così viene denominato da V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in
Ecclesia, cit., p. 5 1 .

btcalz p. 112/180
108 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

p e r l'emanazione dei p r o v v e d i m e n t i di n a t u r a p e n a l e (legge


o precetto) d a p a r t e dall'autorità S u p r e m a o particolare che
sia, d i c e n d o : « le p e n e siano costituite nella misura in cui
si r e n d o n o v e r a m e n t e necessarie a p r o v v e d e r e p i ù conve-
n i e n t e m e n t e alla disciplina ecclesiastica ». Inoltre, p e r il
caso specifico del p r e c e t t o , il can. 1319 § 2 d i s p o n e : « n o n
si e m a n i u n p r e c e t t o penale, se n o n d o p o aver p r o f o n d a -
m e n t e s o p p e s a t o la cosa ».
E stato rilevato che l'espressione « ad aptius provi-
d e n d u m ecclesiasticae disciplinae », del c a n o n e richia-
m a t o , enuncia la finalità generale del diritto p e n a l e della
66
Chiesa ( ) , e p e r t a n t o , anche lo scopo di qualsiasi prov-
v e d i m e n t o a carattere penale.
Il can. 392 stabilisce: « § 1. P o i c h é deve difendere
l'unità della Chiesa universale, il Vescovo è t e n u t o a
p r o m u o v e r e la disciplina c o m u n e a tutta la Chiesa e
perciò a urgere l'osservanza di t u t t e le leggi ecclesiastiche.
§ 2. Vigili che n o n si insinuino abusi nella disciplina
ecclesiastica, s o p r a t t u t t o nel ministero della parola, nella
celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali, nel culto
di D i o e dei Santi e nell'amministrazione dei b e n i ». La
disciplina ecclesiastica è contenuta, p r i n c i p a l m e n t e , nelle
leggi che regolano i r a p p o r t i di giustizia riguardanti il
ministero della parola, la celebrazione dei sacramenti,
ecc., e c o m p i t o dell'autorità ecclesiastica, e n t r o i limiti
della p r o p r i a c o m p e t e n z a (in ragione del territorio o delle
persone), è quello di urgere l'osservanza delle leggi, e in
q u a n t o ciò sia « vere necessariae », a n c h e m e d i a n t e la
c o m m i n a z i o n e delle p e n e . Anzi, il can. 1315 § 3 p e r m e t t e
addirittura che la legge particolare possa « aggiungere
altre p e n e a quelle stabilite dalla legge universale p e r
qualche delitto »; « ciò tuttavia — continua lo stesso

66
( ) A . BORRAS, op. cit., p. 57.

btcalz p. 113/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 109

c a n o n e — n o n si faccia se n o n vi sia u n a gravissima


necessità ».
N o n o s t a n t e sia vero e d esatto c h e il diritto penale
della Chiesa abbia c o m e finalità il p r o v v e d e r e alla disci-
plina ecclesiastica, n o n è m e n o vero c h e questa esprime
soltanto u n aspetto, forse n e m m e n o il p i ù i m p o r t a n t e e
significativo, della p i ù ampia finalità c h e consiste nella
tutela della Chiesa stessa nel s u o o r d i n e giuridico, la
difesa d e i b e n i giuridici fondamentali quali s o n o la fede,
i sacramenti, il retto svolgimento del governo pastorale, i
diritti fondamentali d i tutti i fedeli, ecc., in definitiva, la
tutela della c o m u n i o n e , p e r c h é questa possa essere vis-
suta integralmente e p r o m o s s a nella Chiesa a tutti i livelli.
I disposti dei canoni 1317 e 1319 § 2 m e n t r e d a u n lato
r i c o n o s c o n o che a volte sarà o p p o r t u n o , p e r la tutela della
c o m u n i o n e , e m a n a r e n o r m e penali, d'altro lato costitui-
scono u n a direttiva nel senso che la n o r m a p e n a l e n o n solo
n o n p u ò essere intesa e, ovviamente, utilizzata c o m e l'unico
o il p i ù i m p o r t a n t e s t r u m e n t o d i governo pastorale, n e m -
m e n o p e r urgere l'osservanza dei p i ù fondamentali obbli-
ghi giuridici, m a deve essere a n c h e frutto d i tutti quegli
atteggiamenti c h e caratterizzano il governo della Chiesa
(carità, p r u d e n z a , fortezza, rispetto della giustizia, servizio,
ecc;) e c h e consigliano c h e questi p r o v v e d i m e n t i siano
presi « re m a t u r e p e r p e n s a », il che è tutt'altro che u n invito
a n o n agire d i fronte ai gravi d a n n i che causano le ingiustizie
67
in cui consistono i delitti ( ) . Alcuni autori h a n n o r i c o r d a t o

67
( ) Il can. 2214 § 2 del CIC '17 recepiva a questo riguardo l'avverti-
mento del Concilio di Trento (sess. XIII, de ref., cap. 1) che, volendo stabilire
alcune norme sulla giurisdizione dei vescovi: « crede bene, come prima cosa,
ammonirli di ricordarsi che essi sono dei pastori, non dei tiranni (I Pt 5, 2-4;
I tm 3, 2-4; Tt 1, 7-9), e che è necessario comandare ai sudditi non in modo
da dominare su di essi, ma da amarli come figli e fratelli; e a far sì che, esortando
ed ammonendo, li allontanino da ciò che è illecito, perché non debbano poi,
una volta che abbiano mancato, punirli con le pene dovute.
« E tuttavia, se essi dovessero mancare in qualche cosa per umana

btcalz p. 114/180
110 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

la funzione che, a q u e s t o riguardo, p o s s o n o esvolgere i


diversi organismi d i n a t u r a consultiva esistente ai diversi
68
livelli dell'organizzazione del governo ecclesiastico ( ) .

3.2. Normativa successiva al codice e configurazione del


sistema penale.

D u r a t e i lavori d i riforma del L i b r o V d e l codice


69
p i a n o - b e n e d e t t i n o , u n a delle direttive ( ) c h e p i ù h a

fragilità, devono osservare quel precetto dell'apostolo: di riprenderli, cioè, di


pregarli, di rimproverarli con ogni bontà e sapienza (cfr. II Tm 4, 2): poiché
spesso con quelli che devono essere corretti vale più la benevolenza, che la
severità; più l'esortazione, che le minacce; più l'amore che lo sfoggio di autorità
(LEONE I, Ep. 14 ad Anast., in P L 54, 669).
« Se poi fosse necessario, per la gravità della mancanza, usare la verga,
allora con la mansuetudine bisogna usare il rigore, con la misericordia il
castigo, con la bontà la severità, perché, pur senza asprezza, sia conservata
quella disciplina che è salutare e necessaria ai popoli; e quelli che vengono
corretti, si emendino, o se non volessero tornare sulla buona via, gli altri si
astengano dai vizi con l'esempio salutare della punizione contro di essi,
essendo ufficio del pastore diligente e pio, prima usare i rimedi più miti per
i mali delle sue pecore; poi, se la gravità della malattia lo richieda, procedere
a rimedi più forti e più gravi. E se neppure questi portassero a qualche
risultato, egli dovrà evitare il pericolo del contagio almeno per le altre
pecore, separandole (cfr. GEROLAMO, Comm. in ep. ad Gal. Ili, 5, n. 589, in
P L 26, 430; AGOSTINO, De corrept. et gr., 15, n. 46, in P L 44, 943 segg.) ».
68
Í ) Ad esempio, TH. J . GREEN, Penai law: a review of selected themes,
cit., p. 239, consiglia al vescovo diocesano di consultarsi, prima di emanare
una norma penale, almeno con il consiglio presbiteriale (cfr. can. 500 § 2).
69
() Communicationes, 2 (1970), p. 100: Opera Consultorum in paran-
dis canonum schematibus, III De Iure Poenali recognoscendo. Praecipua operae
stadia. « Consultores censuerunt de generali iuris poenalis parte, quae
normas de delictis in genere, de poenis in genere, de poenis in specie
praebet: eas enim normas decet in tota Ecclesia esse uniformes, cum difficile
sit postulare ut unusquisque episcopus, vel saltem unaquaeque episcopalis
conferentia, eas ex integro separatim ferat (esset enim immanis labor!), et
tamen omnino necessariae sint ad rectam iuris poenalis applicationem, ita ut
eos praetermitti nullo modo liceat, neque admiratione carerei, si de omnibus
iis rebus diversae in diversis locis vigerent normae, cum permultae ex iis
directo pendeant ex rationalibus principiis. Eae igitur normae in schemate
quantum fieri potuit accurate ac perspicue exaratae sunt, quae sint veluti

btcalz p. 115/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 111

influito nella configurazione della n u o v a normativa, è


stata quella dell'applicazione nell'ambito d e l diritto p e -
7 0
nale d e l principio d i sussidiarietà o d e c e n t r a m e n t o ( ) .
Nello Schema documenti quo disciplina sanctionum seu
poenarum in Ecclesia Latina denuo ordinatur, del 1 9 7 3 ,
tale principio fu accolto nei seguenti termini, s e c o n d o
q u a n t o informava la Commissione: « differisce dal L i b r o
V del C I C p e r c h é lascia m o l t e cose alle leggi particolari
e d ai precetti penali, specialmente nella p a r t e c h e ri-
g u a r d a le pene in singula delieta. Il p r o g e t t o si divide in
d u e parti: a) De delictis et poenis in genere; b) De poenis
in singula delieta. La p r i m a p a r t e è p i ù ampia (47 canoni)
p e r c h é contiene n o r m e chiare intese c o m e u n comple-
m e n t o c o m u n e a t u t t e le leggi penali, d a q u a l u n q u e
legislatore e m a n a t e nella Chiesa. Tali n o r m e , specie
quelle c h e possiamo considerare c o m e principi fonda-
mentali, d e v o n o essere uniformi p e r tutta la Chiesa (...).

commune complementum cunctarum poenalium legum, a quolibet Ecclesiae


legislatore latarum ac praeceptorum ».
70
( ) P. CIPROTTI, II diritto penale della Chiesa dopo il Concilio, in
Ephemerides Iuris Canonici, 26 (1970), p. 100-101, aveva scritto riferendosi
a tale questione: « È questo un probema che presenta molteplici aspetti, ma
che, proprio per quanto riguarda il diritto penale, non è tanto da considerare
come un problema da risolvere alla luce della chiarificazione avvenuta nei
rapporti tra primato pontificio e collegialità episcopale, quanto alla luce dei
principi, più contingenti di quelli, di politica legislativa e tecnica legislativa
(...). Per affrontare in pratica questo problema, si deve distinguere la parte
generale del diritto penale dalla parte speciale: per la prima, infatti, non è
possibile — che gli inconvenienti sarebbero certamente molto maggiori dei
vantaggi — rinviare tutto alle autorità ecclesiastiche locali, ma si potrà solo
ammettere la possibilità che le leggi particolari deroghino in alcuni punti alla
legge generale, e che quelle leggi o i precetti la integrino (...); invece, le varie
e mutevoli condizioni dei differenti luoghi consigliano che il compito di
configurare i vari delitti venga in linea di massima attribuito alle autorità
locali mentre il legislatore centrale dovrebbe limitarsi, a differenza di quanto
avviene nel vigente Codice di Diritto Canonico, a punire con legge generale
soltanto quei fatti che è opportuno siano previsti come delitti in tutta la
Chiesa e siano puniti ovunque in modo uniforme ».

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112 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

La seconda p a r t e dello schema De poenis in singula


delieta, è p i ù b r e v e (26 canoni) e p r e n d e in considera-
zione solo quei delitti c h e si ritiene d e b b a n o essere p u n i t i
con legge uniforme, data dal S o m m o Pontefice p e r tutta
la Chiesa. P e r gli altri delitti dovrà essere p r o v v e d u t o c o n
leggi particolari o c o n precetti penali. I n tal maniera si è
p e n s a t o d i offrire quei minimi s t r u m e n t i d i coercizione,
senza dei quali la società ecclesiastica n o n p u ò regger-
71
s i » ( ) . G l i organi c o m p e t e n t i consultati si t r o v a r o n o
72
d ' a c c o r d o c o n tale impostazione ( ) .
D i conseguenza, nel codice vigente si attribuisce,
c o m e a b b i a m o visto nelle pagine p r e c e d e n t i , all'autorità
inferiore c o m p e t e n t e ad e m a n a r e i p r o v v e d i m e n t i penali,
u n a m p i o m a r g i n e di potestà sia p e r la tipizzazione d i
delitti n o n previsti nel codice, sia p e r regolamentare
alcuni aspetti (o elementi) c h e i n c i d o n o d i r e t t a m e n t e
sulla configurazione del sistema p e n a l e (riguardanti a n c h e
il m o m e n t o applicativo e il m o m e n t o remissivo della
pena), il cui a d e g u a m e n t o o rettifica possa essere richiesto
dalle diverse condizioni, circostanze o sensibilità sociale
7 3
p r o p r i d e l t e m p o o luogo in cui si d e b b a o p e r a r e ( ) .

71
() Communicationes, 6 (1974), p. 33-34: Brevis conspectus de labore
hucusque a Commissione peracto deque peragendo. B) Schemi sui quali si è già
avuto il parere dell' Episcopato, b) de iure poenali.
2
C ) Communicationes, 7 (1975), p 93: «placet reductio normarum
generalium ad principia tantum generalia quaedam et constitutio quarundam
solummodo poenarum in singula delieta. Quod quidem aperiet legislatoribus
particularibus viam qua ea praescripta poenalia ferantur, quae locorum
necessitatibus melius responderé possint »; e ibidem, p. 96: « de principio
decentralizationis et subsidiarietatis, quod in schemate iuris poenalis in
praxim deductum est per remissionem factam etiam ad leges particulares, et
ad praecepta statuendi poenas in singula delieta, fere omnes admittunt illud
nunc temporis praeteriri non posse in recognoscendo iure canonico eo vel
magis sancitum est a Concilio Vaticano II et Primo Goetu Generali Synodi
Episcoporum ».
73
( ) Sull'argomento si veda J . SANCHIS, Rilevanza del principio di

btcalz p. 117/180
LE FONTI DEL DIRITTO PENALE CANONICO 113

« L a dottrina h a sottolineato il fatto c h e n e l l ' o r d i n a m e n t o


canonico accanto al diritto p e n a l e generale n e esista — o,
p e r l o m e n o , n e possa sussistere — anche u n o d i carattere
7 4
particolare, sia esso territoriale o personale » ( ) .
Q u e s t a impostazione è stata la causa principale della
notevole riduzione e semplificazione d e l testo d e l codice
d e d i c a t o al diritto p e n a l e (da 2 2 0 canoni nel C I C '17 a 8 9
7 5
nel C I C '83) ( ) . C o m e aveva dichiarato il coetus, e d è
stato successivamente messo in rilievo d a diversi autori, il
codice « h a voluto offrire u n a legge q u a d r o q u a n t o alla
p a r t e generale, p e r facilitare il c o m p i t o sia ai singoli
vescovi c h e alle stesse conferenze episcopali (...), d a
servire p o i alle chiese particolari p e r adattare la legisla-
7 6
zione generale alle esigenze p a r t i c o l a r i » ( ) . L a legisla-
zione d e l codice — si diceva in u n o d e i primi schemi —
deve essere considerata « c o m e u n c o m p l e m e n t o c o m u n e
a t u t t e le leggi penali, d a q u a l u n q u e legislatore e m a n a t e
7 7
nella Chiesa » ( ) ; perciò il relatore del coetus scrisse c h e
si trattava d i u n a « invitatio q u a e d a m a d particulares
legislatores u t u b e r i u s sua p o t e s t a t e u t a n t u r , vel p o t i u s u t
accuratius et magis sedulo considerent n u m et q u a n d o
7 S
sua potestate eos u t i e x p e d i a t » ( ) . L o spazio c h e si è

sussidiarietà nel sistema penale del codice del 1983, in Monitor Ecclesiasticus,
1 1 4 , ( 1 9 8 9 ) , p. 1 3 2 - 1 4 2 .
74
( ) F.E. ADAMI, Continuità e variazioni dì tematiche penalistiche nel
nuovo « Codex Iuris Canonici », cit., p. 1 1 9 .
75
( ) Cfr. TH. J . GREEN, Penai law: a review ofselected themes, cit., p.
2 2 6 , V . DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 1 2 - 1 3 , G , DI MATTIA,
Sostanza e forma nel nuovo diritto penale canonico, cit., p. 4 1 7 .
76
( ) F. NIGRO, Le sanzioni nella Chiesa come tutela della comunione
ecclesiale (Libro VI CIC), in A A . W . , La nuova legislazione canonica, Roma,
1 9 8 3 , p. 4 3 7 e 4 4 8 . Cfr. anche R. COPPOLA, Il nuovo « Codex Iuris Canonici »
e il diritto penale, in A A . W \ , Raccolta di scritti in onore di Pio Fedele,
Perugia, 1 9 8 4 , voi. 1, p. 1 0 7 .
77
() Communicationes, 2 ( 1 9 7 0 ) , p. 1 0 0 ; cfr. Ibidem, 6 ( 1 9 7 4 ) , p. 3 4 .
78
( ) P. CIPROTTI, De Iure Poenali Canonico, quodattinetadconversionem
et reconciliationem obtinendam, in Monitor Ecclesiasticus, 1 0 0 ( 1 9 7 5 ) , p. 3 7 5 .

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114 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

voluto d a r e alla normativa particolare richiederà u n reale


i m p e g n o p e r raggiungere le migliori soluzioni e risposte
ai molteplici p r o b l e m i , m e d i a n t e l ' o p p o r t u n a applica­
zione, specificazione, c o m p l e t a m e n t o e d a d a t t a m e n t o alle
concrete circostanze della legislazione universale, e d eser­
c i t a n d o t u t t e le facoltà d a essa concesse.

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CAPITOLO TERZO

LA L E G G E P E N A L E

1. SOGGETTI CHE HANNO POTESTÀ LEGISLATIVA

1.1. Principio generale.

Il can. 1 3 1 5 § 1 stabilisce il principio generale se-


c o n d o il quale « q u i legislativam h a b e t p o t e s t a t e m , p o t e s t
etiam poenales leges ferre »: chi nella Chiesa g o d e di
potestà legislativa p u ò a n c h e e m a n a r e leggi penali.
L o stesso can. 1 3 1 5 aggiunge, c o m e a b b i a m o già
visto, che, chi ha potestà legislativa, e n t r o i limiti della
p r o p r i a c o m p e t e n z a ratione territorii vel personarum (ed
evidentemente a n c h e ratione materiae) p u ò « m u n i r e , c o n
leggi p r o p r i e , di u n a c o n g r u a p e n a , la legge divina o la
legge ecclesiastica emanata dalla potestà superiore » (§
1 ) ; inoltre, lo stesso canone p r e v e d e c h e m e d i a n t e legge
particolare si p o s s a n o aggiungere altre p e n e a quelle
stabilite dalla legge universale p e r q u a l c h e delitto, o p p u r e
se la legge universale p r e v e d e u n a p e n a i n d e t e r m i n a t a o
facoltativa, la legge particolare possa anche stabilire al
suo p o s t o u n a p e n a d e t e r m i n a t a o d obbligatoria (cfr. § 3 ) .
Il can. 1 3 1 5 attribuisce p e r t a n t o a chi ha p o t e s t à
legislativa — sia questa ordinaria o delegata (cfr. can.
1 3 5 § 2 ) ( 0 — la facoltà di e m a n a r e leggi penali, e n t r o

1
Í ) Chi esercita una potestà che gli è stata delegata deve farlo entro « i
limiti del suo mandato » poiché il delegato che oltrepassa i limiti del suo

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116 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

la rispettiva c o m p e t e n z a materiale, territoriale o perso-


nale.
E v i d e n t e m e n t e , anche alle leggi penali viene applicata
la normativa generale sulle leggi ecclesiastiche (cann.
7-22), c o n le specificità ivi indicate.

1.2. Soggetti che hanno potestà legislativa in particolare.

1.2.1. O r g a n i unipersonali.

G l i organi unipersonali dell'organizzazione gerar-


chica della Chiesa aventi potestà legislativa ordinaria
sono:
a) Il R o m a n o Pontefice (can. 331).
b) Il Vescovo diocesano (cfr. can. 391) e coloro
che, p r e s i e d e n d o le altre c o m u n i t à d i fedeli d i cui al can.
368, in iure aequiparantur al Vescovo diocesano (can. 3 8 1
§§ 1 e 2), vale a dire il Prelato territoriale, l'Abate

mandato « agisce invalidamente » (can. 133 § 1); si pone perciò il problema


di sapere se nei casi di legislazione delegata per poter comminare sanzioni
penali sia necessaria o meno un'autorizzazione espressa del delegante. Ai
sensi del can. 138, « la potestà delegata per un insieme di casi, è da
interpretarsi in senso largo, qualsiasi altra invece in senso stretto ». Ci
sembra che non essendoci nel mandato un'indicazione in contrario, il
delegato possa anche munire la legge di una congrua pena.
Un esempio di legislazione delegata in materia penale lo abbiamo nel
decreto della Congregazione per la Dottrina della fede pubblicato in AAS,
LXXX (1988), p. 1367, del 23 settembre 1988, nel quale questa congrega-
zione « ad sanctitatem sacramenti Poenitentiae tuendam et ad eiusdem
ministrorum ac christifidelium iura munienda quae ad sacramentale sigillum
attinent et ad alia secreta cum Confessione connexa, vigore specialis facul-
tatis sibi a Suprema Ecclesiae auctoritate tribute (can. 30), decrevit: Firmo
praescripto can. 1388, quicumque quovis technico instrumento ea quae in
Sacramentali Confessione, vera vel ficta, a se vel ab alio peracta, a confessano
vel a poenitente dicuntur, captai, aut communicationis socialis instrumentis
evulgat, in excommunicationem latae sententiae incurrit. Decretum hoc
vigere incipit a die promulgationis ». Si veda il commento a tale decreto di
A. MARZOA, Protección penal del Sacramento de la Penitencia y derechos de los
fieles, in Ius Canonicum, 30 (1990), p. 165-172.

btcalz p. 121/180
LA LEGGE PENALE 117

territoriale, il Vicario Apostolico, il Prefetto Apostolico e


l A m m i n i s t r a t o r e di u n ' a m m i n i s t r a z i o n e apostolica eretta
stabilmente; l ' O r d i n a r i o castrense (Cost. ap. Spirituali
militum curae, n. 2 § 1); e, p e r analogia, il P r e l a t o per-
sonale (can. 295 § 1).

1.2.2. O r g a n i collegiali.

G l i organi collegiali che, s e c o n d o la vigente legisla-


zione, g o d o n o di potestà legislativa ordinaria sono:
a) Il Collegio dei Vescovi insieme al suo c a p o , il
S o m m o Pontefice, e mai senza lui, è soggetto di s u p r e m a
e piena potestà sulla Chiesa universale (can. 336). Esso
esercita la sua potestà sulla Chiesa universale sia in m o d o
solenne nel Concilio Ecumenico (can. 337 § 1), sia m e -
diante l'azione congiunta dei Vescovi sparsi nel m o n d o
cosi che si realizzi u n vero atto collegiale (can. 337 § 2).
P e r c h é i decreti emanati dal Collegio dei Vescovi a b b i a n o
forza di obbligare sono necessarie l'approvazione, con-
ferma e p r o m u l g a z i o n e del R o m a n o Pontefice (can. 341).
I Concili E c u m e n i c i h a n n o largamente esercitato in pas-
2
sato tale potestà s u p r e m a in materia p e n a l e ( ).
b) I Concili Particolari, cioè sia il concilio plena-

2
( ) N é il Sinodo dei Vescovi né il Collegio dei cardinali hanno invece
per sé potestà legislativa. Il Sinodo dei Vescovi è un'assemblea di Vescovi
che, tra l'altro, presta aiuto con il suo consiglio al Romano Pontefice nella
salvaguardia e nell'incremento della fede e dei costumi, nell'osservanza e nel
consolidamento della disciplina ecclesiastica (can. 342); ma non spetta al
Sinodo emanare decreti, « a meno che in casi determinati il Romano
Pontefice, cui spetta in questo caso ratificare le decisioni del Sinodo, non gli
abbia concesso potestà deliberativa » (can. 343). Da parte loro, i Cardinali di
Santa Romana Chiesa costituiscono un « Collegio peculiare » (can. 349) cui
spetta soprattutto provedere all'elezione del Romano Pontefice, a norma del
diritto peculiare; inoltre tale « coetus » presta principalmente aiuto con
attività collegiale al Romano Pontefice nei Concistori ordinari o straordinari
(can 353). In caso di sede vacante ha la potestà che gli è conferita nella legge
peculiare, la Cost. Ap. Romano Pontefice eligendo promulgata da Paolo VI
(AAS, 67 (1975), p. 609-645).

btcalz p. 122/180
118 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

rio, d i t u t t e le Chiese particolari della m e d e s i m a Confe-


renza Episcopale (can. 4 3 9 § 1), sia il Concilio provinciale
p e r le diverse Chiese particolari della m e d e s i m a Provincia
ecclesiastica (can. 4 4 0 § 1), « h a n n o potestà di governo,
s o p r a t t u t t o legislativa, così d a p o t e r decidere, salvo sem-
p r e il diritto universale della Chiesa, ciò c h e risulta
o p p o r t u n o (...) p e r regolare i costumi e p e r conservare,
i n t r o d u r r e , difendere la disciplina ecclesiastica » (can.
445); i decreti emanati dal Concilio d o v r a n n o c o m u n q u e
essere p r o m u l g a t i solo d o p o essere stati riveduti dalla
3
Sede Apostolica (can. 446) ( ) .

1.2.3. Riferimento particolare alle Conferenze E p i -


scopali.

Il can. 455 § 1 stabilisce c h e la Conferenza Episcopale


« p u ò e m a n a r e decreti generali solamente nelle materie in
cui lo abbia disposto il diritto universale, o p p u r e lo
stabilisca u n m a n d a t o speciale della Sede Apostolica, sia
« m o t u p r o p r i o », sia su richiesta della conferenza stes-
sa »; tuttavia tali decreti generali (che, se si tratta d i quelli
di cui parla il can. 2 9 , proprie sunt leges) richiedono,
p e r c h é siano validamente emanati, l'approvazione al-
m e n o dei d u e terzi dei m e m b r i della conferenza c h e
h a n n o v o t o deliberativo, e n o n o t t e n g o n o forza obbliga-
toria, nisi ab Apostolica Sede recognita, e se n o n v e n g o n o

}
( ) Per ciò che riguarda il Sinodo diocesano, cioè l'assemblea dei
sacerdoti e degli altri fedeli della Chiesa particolare, scelti per prestare aiuto
al Vescovo diocesano in ordine al bene di tutta la comunità diocesana (can.
460), « l'unico legislatore è il Vescovo diocesano (...); lui solo sottoscrive le
dichiarazioni e i decreti sinodali, che possono essere resi pubblici soltanto
per la sua autorità» (can. 466). Gli altri organi collegiali diocesani quali il
consiglio presbiterale (can. 495), il collegio dei consultori (can. 502), i
capitoli dei canonici (can. 503) e il consiglio pastorale (can. 511), sono di
carattere prevalentemente consultivo e non legislativo.

btcalz p. 123/180
LA LEGGE PENALE 119

4
legittimamente p r o m u l g a t i ( ). L ' o p i n i o n e prevalente in
dottrina è che le Conferenze Episcopali g o d a n o « di vera
e p r o p r i a potestà legislativa, sia p u r e in misura limita-
5
t a » ( ). Diversi autori sostengono esplicitamente che le
Conferenze Episcopali a b b i a n o potestà legislativa e,
quindi, la loro c o m p e t e n z a legislativa anche in materia
6
penale, e n t r o i limiti stabiliti dal can. 455 ( ). P . Ciprotti,
invece, ritiene che p e r ciò che si riferisce alla materia
penale, le Conferenze Episcopali « n o n h a n n o p o t e r i
legislativi in p r o p o s i t o », vale a dire, n o n p o s s o n o ema-

4
( ) Si veda al riguardo V. GÓMEZ-IGLESIAS, LOS decretos generales de las
conferencias episcopales, in Ius Canonicum, 2 6 ( 1 9 8 6 ) , p. 2 7 1 - 2 8 5 .
5
( ) G . FELICIANI, voce Conferenze Episcopali, in Enciclopedia Giuri-
dica, Istituto della Enciclopedia Italiana, Fondata da G . Treccani, Roma,
1 9 8 8 , voi. Vili, p. 3 , n 6. Della stessa opinione sono J. MANZANARES, Las
conferencias episcopales en el nuevo Código de derecho canónico, in Raccolta
di scritti in onore di Pio Fedele, Perugia, 1 9 8 4 , voi. 1, p. 5 2 5 - 5 2 6 ; F. UCCELLA,
Le conferenze episcopali nel nuovo codice di diritto canonico: prime riflessioni,
in II Diritto Ecclesiastico, 1 9 8 6 , specialmente p. 1 0 9 - 1 3 6 ; e J.I. ARRIETA, sub.
can. 455, in Código de Derecho Canònico, edición anotada a cargo del
Instituto Martín de Azpilcueta, Pamplona, 1 9 8 7 , p. 3 2 4 , il quale ritiene che
le Conferenze Episcopali «actúan en forma colectiva (cfr. c. 1 1 9 ) una
potestad ordinaria (cfr. c. 1 3 1 § 1 ) sobre materias que por ley común — en
este código son numerosas —, o por especial mandato de la Santa Sede
-« motu propio », o a petición de la Conferencia- se les haya atribuido. Fuera
de este ámbito, la Conferencia Espiscopal carece de competencia ».
6
( ) Cfr. F. AZNAR, sub. can. 1316, in Código de Derecho Canónico, cit.,
p. 6 2 9 ; F. NIGRO, sub. can. 1316, in Commento al codice di diritto canonico,
cit., p. 7 5 5 ; F. COCCOPALMERIO, op. cit., p. 2 9 9 ; A. BORRAS, Les sanctions dans
l'Eglise, cit., p. 5 6 ; L. CHIAPPETTA, esprime opinioni contrapposte affer-
mando tale potestà sub. can. 1315, e negandola sub. can. 1316, in II Codice
di Diritto Canonico. Commento giuridico-pastorale, cit., p. 4 3 1 - 4 3 2 . Non è
chiara l'opinione di A. CALABRESE, op. cit., p. 1 3 , quando scrive che « hanno
potestà legislativa e pertanto possono emanare norme penali (...) 3 . Le
Conferenze Episcopali, nell'ambito del proprio territorio e nei Concili
particolari, che possono essere plenari, se abbracciano tutte le Chiese
particolari che fanno parte della medesima Conferenza Episcopale, purché
intervenga l'approvazione della Sede Apostolica, o provinciali, cioè della
provincia ecclesiastica i cui confini coincidono col territorio della nazione »,
rinviando in nota al can. 4 3 9 , §§ 1-2; sembra perciò che l'autore voglia
riferirsi principalmente ai concili particolari.

8. J. SANCHIS

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120 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

n a r e leggi penali; e, p e r suffragare tale affermazione, in


nota ricorda c h e « nei primi d u e schemi della p a r t e
generale del diritto penale (degli a n n i 1966 e 1967) e r a n o
inserite, tra parentesi q u a d r e , le parole: ' p e r Concilia vel
7
p e r Episcopales Conferentias vel p e r alias rationes' » ( ) ,
e c h e p o i d i fatto sono state tolte nella redazione
definitiva.
Tuttavia, a b b i a m o notizia d i un'osservazione inviata
alla C o m m i s s i o n e di riforma e studiata, nella s e c o n d a
seduta d i lavoro, dal « coetus s t u d i o r u m d e iure poenali »,
in cui si leggeva: « N o n n u l l i t i m e n t n e nimia sint legum
p o e n a l i u m diversitas inter dioeceses eiusdem civitatis,
i d e o q u e p r o p o n u n t ut solae Conferentiae E p i s c o p o -
8
r u m p o t e s t a t e m h a b e a n t constituendi poenales leges » ( ) .
A questa osservazione il relatore rispondeva c h e « p e r
h a n c viam nimis coarctari p o t e s t a t e m E p i s c o p i » . D a
p a r t e sua, u n altro C o n s u l t o r e , m o s t r a n d o s i d ' a c c o r d o
con tale opinione, aggiungeva c h e c o m u n q u e « Conferen-
tiae E p i s c o p o r u m ex e o q u o d m o d i s a iure statutis p o t e -
statem h a b e n t ferendi leges, iam g a u d e n t p o t e s t a t e m u -
9
niendi illas sanctionibus p o e n a l i b u s » ( ) , e intendeva
precisare che, dal m o m e n t o in cui il c a n o n e allora oggetto

7
( ) P. CIPROTTT, La riforma del diritto penale della Chiesa, in A A . W .
Raccolta di scritti in onore di Pio Fedele, Perugia, 1984, voi. 1, p. 80, non
indica però il canone a cui si riferiscono tale parole; cfr. anche ID., voce
Diritto Penale Canonico, in Enciclopedia Giuridica, cit., p. 3, n. 2.2.
s
( ) Communicationes, 8 (1976), p. 171. Nella Brevis relatio de anima-
dversionibus generalibus quae factae sunt ad Schema canonum ab Episcoporum
Conferentiis, a S. Sedis Dicasteriis, ab Unione Superiorum Maiorum et ab
Universitatibus studiorum ecclesiasticorum, in Communicationes, 7 (1975), p.
97, si poteva leggere: « Alii autem, quibus placet principium subsidiarietatis
in iure quoque poenali, suadent ut leges particulares de poenis in singula
delieta a solis Conferentiis Episcopalibus edi possint, ita ut uniformis in iis
territoriis disciplina vigeat et in singulis dioecesibus nimius rigorismus
vitetur. Ordinariis locorum relinqui potest ut per praecepta poenalia hanc
disciplinan! ordinent ».
9
() Communicationes, 8 (1976), p. 172.

btcalz p. 125/180
LA LEGGE PENALE 121

di studio e discussione stabiliva il principio — lo stesso


ora vigente — s e c o n d o il quale chi ha potestà legislativa
p u ò a n c h e (nella misura e r i g u a r d o alle materie di
p r o p r i a competenza) c o m m i n a r e p e n e m e d i a n t e leggi
p r o p r i e , risultava evidente che le Conferenze Episcopali
avendo tale potestà, b e n c h é limitata a d alcune d e t e r m i -
nate materie, avessero la facoltà di m u n i r e tali leggi di
sanzioni penali. P a r t e n d o dal principio p r e c e d e n t e m e n t e
enunciato, questa conclusione appariva così chiara che
« alter consultor censet s e c u n d a m p a r t e m canonis esse
superfluam i d e o q u e s u p p r i m i posse verba ' q u o d si quis
legislativam p o t e s t a t e m etc. P r o p o s i t i o o m n i b u s pla-
10
cet » ( ) .
« D a q u a n t o esposto si c o n c l u d e innanzitutto che la
p r o p o s t a di riservare il p o t e r e di e m a n a r e n o r m e penali
n o n ai singoli Vescovi b e n s ì alle Conferenze Episcopali
n o n fu accolta, e q u e s t o sul p r e s u p p o s t o che in tal m o d o
si s a r e b b e eccessivamente limitata la potestà dei Vescovi;
ma è altresì evidente la consapevolezza del « coetus » di
n o n star togliendo m i n i m a m e n t e alle Conferenze Episco-
pali la possibilità di c o m m i n a r e , nella sfera di materie in
u
cui essa g o d e di p o t e r i legislativi, p e n e c a n o n i c h e » ( ) .

10
() Ibidem. Fu allora che si aggiunse, alla fine del canone, la clausola
«servatis suae competentiae limitibus ratione territorii vel personarum»
(can. 1315 § 1).
u
( ) J. SANCHIS, Organi collegiali competenti ad emanare leggi penali.
Particolare riferimento alle Conferenze Episcopali, in L'Année Canonique.
Hors serie. La Synodalité. La participation au gouvernement dans l'Eglise.
Actes du VII congrès international de Droit Canonique, Paris, 21-28 se-
ptembre 1990, volume I, p. 514. B. FRANCK, La conférence episcopale et les
autres institutions de la collégialité intermédiaires, in L'Année canonique,
1983, p. 113, scrive giustamente: « L a Conférence episcopale possedè un
certain pouvoir législatif (...) et donc aussi celui de poter des lois pénales ou
de munir de peines des lois genérales qui en seraient dépourvues.
« Toutefois, il convenient de noter que si le Livre VI accorde à Pévèque
un grand nombre de possibilités d'infliger, de réduire ou d'augmenter des
peines, jamáis il n'y est fait mention explicite de la Conférence episcopale ou

btcalz p. 126/180
122 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

1.2.4. G l i istituti religiosi.

P e r q u a n t o riguarda la potestà legislativa in materia


penale negli istituti religiosi clericali di diritto pontificio,
s e m b r a c h e i Capitoli (can. 6 3 1 § 1 ) e i Superiori maggiori
(can. 6 2 0 ) in q u a n t o g o d o n o della potestà ecclesiastica di
governo, t a n t o p e r il foro esterno q u a n t o p e r quello
interno (can. 5 9 6 § 2 ) , e nella misura in cui c'e l ' h a n n o ,
12
p o s s a n o e m a n a r e leggi penali ( ) .

2. L'UNIFORMITÀ DELLA LEGISLAZIONE PENALE.

« L'esercizio d e l p o t e r e punitivo m e d i a n t e leggi par-


ticolari h a lo scopo d i p o t e r raggiungere le finalità del
diritto penale della Chiesa nel m o d o p i ù a d a t t o alle varie
circostanze di luogo e d i t e m p o ; m a , n a t u r a l m e n t e , la
varietà, c h e in tal m o d o p u ò derivare nel diritto p e n a l e
1 3
particolare n o n è priva d i inconvenienti » ( ) . P e r cercare
di risolvere il p r o b l e m a , il disposto del can. 1 3 1 6 recita:
« I Vescovi diocesani facciano in m o d o c h e nella stessa
città o regione, qualora si d e b b a n o e m a n a r e leggi penali,
lo si faccia nei limiti del possibile c o n uniformità ».
Tale c a n o n e fu p r o p o s t o d a l « C o e t u s s t u d i o r u m d e
iure p o e n a l e » c o m e risposta alla sopra indicata richiesta
degli organi consultivi d i evitare l'eccessiva frammenta-
zione della normativa p e n a l e territoriale, e d al cui s c o p o
si suggeriva, c o m e a b b i a m o già d e t t o , di c o n c e d e r e esclu-
sivamente alle Conferenze Episcopali la c o m p e t e n z a di

d'une autre instance collegiale intermédiaire. Cela est très révélateur de la


prudence du législateur et de son désir de ne pas voir la Conférence empiéter
sur un terrain où l'évèque du lieu est le mieux place pour 'voir, juger et agir'
(en l'occurrence 'punir')! ».
12
( ) Cfr. V . DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit, p. 5 2 - 5 3 , e A .
CALABRESE, op. cit., p. 1 3 .
13
( ) P. CIPROTTI, La riforma del diritto penale della Chiesa, cit.,
p. 79-80.

btcalz p. 127/180
LA LEGGE PENALE 123

legiferare in materia penale. A n c h e se n o n fu accettato


siffatto suggerimento, « t a m e n C o e t u s o p p o r t u n u m cen-
set u t n o r m a s p o n a t u r in schemate, q u a E p i s c o p i adhor-
t e n t u r ut, q u a t e n u s fieri potest, in e a d e m civitate vel
regione uniformes leges poenales ferantur. Q u a r e novus
14
canon p r o p o n i t u r » ( ) . Infatti, n o n o s t a n t e si sia ricono-
sciuta la convenienza ed utilità della normativa p e n a l e
particolare si è anche ritenuta giustamente auspicabile
u n a certa uniformità nella legislazione p e r evitare sia i
possibili abusi sia la perplessità e l'incertezza dei fedeli,
c o m e p u r e p e r garantire l'uguaglianza che in u n t e m a così
delicato merita c e r t a m e n t e u n ' a c c u r a t a p r o m o z i o n e e
tutela.
Tuttavia, « diversitas n o n est o m n i n o et absolute sper-
n e n d a , quia diversae sunt situationes et etiam sensibilitas
et responsabilitas pastoralis. O m n i a sunt b e n e et p o n d e r a t e
15
p e r p e n d e n d a . Consultatio est o p p o r t u n a » ( ) .
P o i c h é s e c o n d o la legislazione vigente la Conferenza
Episcopale n o n p u ò offrire u n a normativa particolare
generale e uniforme, tale scopo di uniformità dovrà essere
raggiunto in altri m o d i quali deliberazioni dei Concili
particolari, intese tra Vescovi, ecc., m a anche, c o m e è
stato da p i ù autori suggerito, m e d i a n t e intese in sede di
Conferenza E p i s c o p a l e (cfr. can. 455 § 4).

3. LA LEGGE PENALE NEL TEMPO.

3.1. Principio generale: l'irretroattività della legge penale.

Il can. 9 stabilisce il principio generale sull'efficacia


delle leggi nel t e m p o , s e c o n d o cui « le leggi r i g u a r d a n o le

M
() Communicationes, 8 (1976), p. 172. Sul punto si veda F.E. ADAMI,
Continuità e variazioni di tematiche penalistiche nel nuovo « Codex Iuris
Canonici», cit., p. 119-122.
I5
( ) V . DE PAOLIS, op. cit., p. 52.

btcalz p. 128/180
124 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

cose future, n o n le cose passate, a m e n o c h e n o n si


disponga n o m i n a t a m e n t e in esse delle cose passate ». Si
dice perciò c h e la legge è irretroattiva. D i conseguenza, la
legge che stabilisce u n a p e n a è applicabile solo ai fatti
commessi d o p o la sua entrata in vigore.
Ci s e m b r a o p p o r t u n o sottolineare, ancora u n a volta,
che l'essenza della legge p e n a l e n o n è l'obbligo giuridico
o p r e c e t t o p r i m a r i o in esso c o n t e n u t o , bensì la p e n a c o n
cui si urge l ' a d e m p i m e n t o di d e t t o obbligo. D i conse-
guenza ciò c h e p r o p r i a m e n t e è irretroattivo nelle n o r m e
penali è la possibilità di applicare la p e n a , p o i c h é l'ob-
bligo giuridico nella maggioranza dei casi preesiste alla
comminazione della p e n a .
E v i d e n t e m e n t e , se si ritiene che ogni legge a l m e n o in
n u c e sia penale o p p u r e che n o n sia necessaria la previa
comminazione della p e n a p e r p o t e r p u n i r e u n c o m p o r -
16
t a m e n t o antigiuridico ( ) , allora la conclusione dovrà
essere diversa, m a a b b i a m o già p r e c e d e n t e m e n t e analiz-
zato il significato, la funzione e la n a t u r a della n o r m a
p e n a l e nell'ambito del sistema p e n a l e della Chiesa, e il
canone richiamato n e costituisce u n a riprova. Infatti, la
previa costituzione delle p e n e m e d i a n t e leggi e precetti
costituisce u n giusto p r i n c i p i o di o r d i n e sociale e giuri-
dico, c h e tiene a n c h e c o n t o d e i diritti dei fedeli i quali,
s e c o n d o q u a n t o stabilisce il can. 2 2 1 § 3 , « h a n n o il
diritto di n o n essere colpiti d a p e n e canoniche, se n o n a
17
n o r m a di legge » ( ) .

16
( ) G. MICHIELS, Normae Generales Iuris Canonici, cit., voi. 2, p. 246-
247: « Ex natura rerum enim, ut actus quidam punibilis sit, non requiritur
praevia sanctionis poenalis comminatio, ipsi legi, saltem indeterminate,
addita, sed sufficit, ut actus ille revera sit moraliter et socialiter malus, seu
ordinem socialem legislatione protectum externe et culpabiliter perturbans;
ratio est, quia quoad omnes actus moraliter et socialiter malus adest funda-
mentum juridicum potestatis coactivae ».
N
( ) CONVENTION DE SAUVEGARDE DES DROITS DE L'HOME ET DES LIBERTES
FONDAMENTALES, Roma 4. XI. 1950, art. 7 § 1: « Nul ne peut ètte condamné

btcalz p. 129/180
LA LEGGE PENALE 125

3.2. Eccezioni alla generale irretroattività della legge pe-


nale.

Il can. 1313 p r e v e d e gli effetti della cessazione o


modifica della legge p e n a l e , e d i s p o n e al r i g u a r d o che:
« § 1. Se d o p o che il delitto è stato c o m m e s s o la legge
subisce m u t a m e n t i , si deve applicare la legge p i ù favo-
revole all'imputato. § 2. C h e se u n a legge p o s t e r i o r e
elimina la legge, o almeno la p e n a , questa cessa i m m e -
18
diatamente» ( ).
I p r e s u p p o s t i c o m u n i p e r l'applicazione di tali previ-
sioni n o r m a t i v e sono: a) la realizzazione di u n fatto che
configuri u n delitto; b) il p o s t e r i o r e c a m b i a m e n t o della
legge p e n a l e applicata al caso.

3.2.1. L ' a b r o g a z i o n e della legge penale.

II can. 2 0 d i s p o n e che « la legge posteriore a b r o g a la


p r e c e d e n t e o deroga alla medesima, se lo indica espres-
samente, o è d i r e t t a m e n t e contraria a quella, o p p u r e
riordina integralmente tutta q u a n t a la materia della legge
p r e c e d e n t e ». D i fatto, il can. 6 del vigente codice con-
tiene n o r m e abrogatorie riguardanti la materia penale. I n
esso si stabilisce c o n c r e t a m e n t e che « e n t r a n d o in vigore
o
questo Codice, sono abrogati: I il C o d i c e di D i r i t t o
C a n o n i c o p r o m u l g a t o nell'anno 1917; (...); 3° qualsiasi
legge penale, sia universale sia particolare e m a n a t a dalla
Sede Apostolica, a m e n o che n o n sia ripresa in q u e s t o
stesso C o d i c e ». P e r t a n t o , m e n t r e sono abrogati i delitti
tipizzati dal codice p r e c e d e n t e n o n inclusi nella n u o v a
legislazione, restano invece in vigore le leggi particolari di

pour une action ou une omission qui, au moment où elle a été commise, ne
constituait pas une infraction d'après le droit national ou international ».
ls
( ) Si osservi la somiglianza di questo disposto con quello dell'art. 2
del codice penale italiano.

btcalz p. 130/180
126 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

autorità diverse dalla Santa Sede, s e m p r e c h e n o n siano


contrarie a disposizioni del n u o v o codice, e a n c h e quelle
e m a n a t e dalla Santa Sede c h e siano n e l codice stesso
19
richiamate (cfr. cann. 3 3 5 , 3 4 9 , 3 5 9 , 360) ( ) .
Se la legge posteriore elimina (« tollat ») ( n o n basta il
semplice m u t a m e n t o ) u n elemento essenziale di u n a p r e e -
sistente legge penale, cioè elimina il p r e c e t t o p r i m a r i o o
imperativo d i c o n d o t t a la cui infrazione veniva conside-
rata delittuosa (« la legge », s e c o n d o il t e n o r e letterale d e l
can. 1313 § 2), o p p u r e la p e n a in essa prevista, l'effetto
che deriva è c h e la p e n a inflitta cessa i m m e d i a t a m e n t e .
Vale a dire, c h e in caso d i abrogazione d i u n a legge
p e n a l e incriminatrice, c h e c o m p o r t a u n a depenalizza-
zione, q u e s t o h a c o m e effetto l'applicazione al fatto p r e -
c e d e n t e m e n t e c o m m e s s o della n u o v a legge c h e lo d e p e -
nalizza, e cioè l'applicazione retroattiva della legge (per la
verità n o n p i ù penale); cui consegue la cessazione i m m e -
diata della p e n a (« statim cessat »), a n c h e se la p e n a è
stata già applicata.
Infatti, anche nella Chiesa trova spazio il f e n o m e n o
della depenalizzazione, e ciò n o n è contrario a d alcuna
n o r m a di diritto divino n é alle esigenze i m m a n e n t i alla
struttura d o m m a t i c a della Chiesa, p e r c h é c o m e a b b i a m o
ribadito p i ù volte a n c h e nelle pagine p r e c e d e n t i , u n c o n t o

I9
( ) Cfr. P. CIPROTTI, La riforma del diritto penale della Chiesa, cit., p.
76. E tuttora in vigore la Cost. Ap. Romano Pontifici eligendo del 1 ottobre
1975 (AAS 67 (1975), p. 609-645), sull'elezione del Romano Pontefice, e le
diverse norme penali ivi contenute riguardanti l'obbligo del segreto (nn. 56
e 58), il delitto di simonia nell'elezione del Romano Pontefice (n. 79),
l'esercizio del veto o esclusiva (n. 81), la conclusione di patti, compromessi,
ecc. (n. 82), alcune delle quali comminano la pena di scomunica latae
sententiae.
Resta anche in vigore l'istruzione della Segreteria di Stato Secreta
continere sul segreto pontificio, del 4 febbraio 1974, richiamata dal'art. 38 §
2 del nuovo Regolamento Generale della Curia Romana. Sul punto si veda
J. ARIAS, Las normas sobre el secreto pontificio. Sistema de defensa, in Ius
Canonicum, 14 (1974), p. 332-350.

btcalz p. 131/180
LA LEGGE PENALE 127

è l'antigiuridicità dell'atto u m a n o e u n altro la sua p u n i -


bilità giuridica, a n c h e se sono aspetti s t r e t t a m e n t e legati
tra loro.
Nella Chiesa è senz'altro possibile che u n ' a z i o n e p u r
se gravemente ingiusta n o n venga p u n i t a , p e r motivi di
o p p o r t u n i t à , ecc., il che n o n significa e v i d e n t e m e n t e che
tale azione sia lecita o p p u r e che n o n sia i m m o r a l e o che
la Chiesa n o n la ritenga tale. La distinzione tra antigiuri-
dicità e d effettiva p u n i z i o n e di u n ' a z i o n e u m a n a vale sia
p e r il caso in cui u n a c o n d o t t a p r i m a p u n i t a d o p o invece
n o n lo sia più, sia p e r il caso contrario, cioè la costitu-
zione di u n a n u o v a legge incriminatrice di u n a c o n d o t t a
20
di p e r sé già ingiusta ( ) . Q u a n t o d e t t o sta a d i m o s t r a r e
la fragilità di quella impostazione che c o n f o n d e il p i a n o
morale con quello giuridico-penale, il p e c c a t o c o n il
delitto, e che, tra l'altro, v o r r e b b e che il diritto p e n a l e
contenesse (come nei vecchi libri penitenziali) l'elenco di
t u t t e le m a n c a n z e ; o, almeno, che tutti questi potessero
essere p u n i t i senza u n a previa c o m m i n a z i o n e di p e n a , m a
21
m e d i a n t e u n a loro generica configurazione ( ) .

20
( ) Il can. 2318 § 1 del CIC '17, ad esempio, comminava la pena di
scomunica contro coloro che « scienter sine debita licentia legentes vel
retinentes » i libri proibiti (cfr. cann. 1395-1405). Tale disposto fu abrogato
dalla dichiarazione della S. C. per la Dottrina della fede del 15 novembre
1966 (AAS, 58 (1966), p. 1186), in applicazione del Motu proprio Integrae
servandae, del 7 dicembre del 1965 (AAS, 57 (1965), p. 952); tuttavia,
l'importanza dell'obbligo morale di evitare la lettura dei libri che possono
mettere in pericolo la fede permane, come espressamente ricordava una
notificazione della stessa S.C. Congr. del 14 giugno 1966 (AAS, 58 (1966), p.
445) nella quale si diceva: « Ut memoratis petitionibus respondeatur, haec S.
Congregado pro Doctrina Fidei, facto verbo cum Beatissimo Patte, nuntiat
Indicem suum vigorem moralem servare, quatenus Christifidelium conscien-
tia docet, ut ab illis scriptis, ipso iure naturali exigente, caveant, quae fidem
ac bonos mores in discrimen adducere possint; eundem tamen non amplius
vim legis ecclesiasticae habere cum adiectis censuris ».
21
( ) Tra questi autori si deve ricordare P. FEDELE, il quale nella sua
nota opera Lo spirito del diritto canonico, cit., p. 790-791 a questo proposito
rifacendosi alla dottrina classica scrive: «Tutto ciò credo abbia avuto

btcalz p. 132/180
128 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

3.2.2. Il m u t a m e n t o della legge penale.

Se la legge p e n a l e invece subisce semplicemente m u -


t a m e n t i d o p o c h e il delitto è stato c o m m e s s o , si deve
applicare la legge p i ù favorevole all'imputato (cfr. can.
22
1313 § 1) i ). Vale a dire, in tali casi si accoglie il
principio s e c o n d o il quale al fedele d e l i n q u e n t e è assicu-
rato il t r a t t a m e n t o p e n a l e p i ù mite t r a quelli stabiliti dalla
legge a partire d a l m o m e n t o della commissione d e l fatto,
il c h e c o m p o r t e r à la retroattività della legge p e n a l e se p i ù
favorevole.
Si b a d i c h e la n o r m a si riferisce alla « lex r e o favora-
b i l i o r » , senza specificare se si riferisca alla legge in
genere o p p u r e alla legge p e n a l e (intesa questa in senso
stretto), n e l q u a l caso r e s t e r e b b e r o escluse le leggi penali
processuali e le disposizioni processuali e v e n t u a l m e n t e
c o n t e n u t e nella legge penale; c o m u n q u e , quest'ultima
sembra l'interpretazione p i ù esatta.
V a inoltre rilevato c h e il c a n o n e n o n parla d i « p e n a
p i ù favorevole » bensì d i « legge p i ù favorevole », p e r c h é
la legge p i ù favorevole n o n s e m p r e è quella c h e stabilisce
u n a p e n a m i n o r e . Infatti, « al soggetto n o n si p o t r a n n o
applicare le singole disposizioni p i ù favorevoli c o n t e n u t e

presente lo Hinschius quando, non a torto, osservò che, come si è sempre


ritenuto impossibile elencare per i sottoposti a regole disciplinari tutti i loro
obblighi in figure ben formulate, così parimenti deve apparire impossibile
un'analoga dettagliata previsione per tutti i mancamenti degli appartenenti
alla Chiesa contro l'ordinamento giuridico di questa; cosicché agire diver-
samente, redigere un codice penale canonico sul tipo di quelli statali, dopo
di cui dovessero essere ritenute non punibili tutti le azioni non elencate in
esso, sarebbe in contrasto con le finalità della Chiesa, con la buona condotta
della cura d'anime, rendendo impossibile l'immediata reazione contro ogni
fatto nuovo, non previsto, ma contrario a quella ch'è la condotta ideale della
comunità dei fedeli ».
22
( ) Si veda il commento di J. ARIAS, sub. can. 1313, in Código de
Derecho Canònico, cit., p. 793.

btcalz p. 133/180
LA LEGGE PENALE 129

23
nelle leggi tra loro succedutesi » ( ) , m a bisognerà cer-
care in c o n c r e t o la legge, la quale, nel suo complesso, sia
p i ù favorevole al reo.
O c c o r r e p e r ultimo avvertire che il disposto del can.
1313 § 1 riguarda i casi in cui a chi h a c o m m e s s o il delitto
n o n sia stata ancora inflitta la p e n a e, di conseguenza,
regola soltanto le p e n e ferendae sententiae e n o n invece
quelle latae sententiae p e r c h é in tali casi si incorre nella
p e n a nel m o m e n t o stesso in cui si c o m m e t t e il delitto.

4. LA DISPENSA DALLA LEGGE PENALE.

La dispensa dalla legge consiste nell'« e s o n e r o dal-


l'osservanza di u n a legge p u r a m e n t e ecclesiastica in u n
caso particolare » (can. 85), vale a dire, nella sospensione
p e r il futuro dell'obbligatorietà di u n a legge, particolar-
24
m e n t e quelle precettive o proibitive ( ) .
I n d u e canoni del vigente codice si fa riferimento alla
dispensa dalla legge penale. N e l can. 87 § 1 si esclude p e r
le leggi penali d a t e dalla S u p r e m a Autorità la potestà di
dispensa da p a r t e del Vescovo diocesano, in q u a n t o si
stabilisce che « il Vescovo diocesano p u ò dispensare
validamente i fedeli, ogniqualvolta egli giudichi che ciò
giovi al loro b e n e spirituale, dalle leggi disciplinari sia
universali sia particolari date dalla s u p r e m a autorità della
Chiesa p e r il suo territorito o p e r i suoi sudditti, tuttavia
n o n dalle leggi processuali o penali (...) ». Inoltre, nel
c a n o n e 1354 § 1, in cui si stabilisce il principio generale
sulla remissione delle p e n e , s e c o n d o il quale « tutti coloro
che p o s s o n o dispensare da u n a legge m u n i t a d a u n a p e n a ,

23
( ) A. PAGLIARO, voce Legge penale, cit., p. 1072.
2A
( ) Sulla dispensa si veda E. LABANDEIRA, Tratado de Derecho Admi-
nistrativo Canònico, Eunsa, Pamplona, 1988, p. 494-509.

btcalz p. 134/180
130 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

o liberare d a u n p r e c e t t o c h e c o m m i n a u n a p e n a , p o s s o n o
anche rimettere quella p e n a ».
Tuttavia, la stessa espressione dispensa dalla legge
penale, richiede q u a l c h e chiarimento. Infatti, bisogna
chiedersi d a u n lato cosa si i n t e n d a p e r dispensa dalla
legge penale, vale a dire, a quale dei d u e elementi (o
precetti) della legge p e n a l e si riferisca la dispensa: cioè se
sia relativa all'obbligo giuridico o p p u r e alla p e n a ; dall'al-
tro, in quali circostanze possa essere concessa la dispensa
stessa.
I n n a n z i t u t t o d u n q u e bisogna distinguere la dispensa
dalla p e n a dalla dispensa dalla legge penale. Infatti, m e n -
tre nel p r i m o caso si tratta d i u n m o d o d i cessazione della
p e n a espiatoria già inflitta p e r la commissione d i u n
delitto, nel s e c o n d o invece si t r a t t e r e b b e d i dispensa d a
u n a legge p e n a l e costitutiva.
P e r q u a n t o si riferisce alla dispensa dalla legge p e -
nale, a b b i a m o visto c h e le leggi penali, p e r q u a n t o ri-
g u a r d a la p e n a , sono leggi « m e r e ecclesiasticae »; p e r
q u a n t o riguarda invece l'obbligo giuridico in cui consiste
l'imperativo d i c o n d o t t a c o n t e n u t o nel p r e c e t t o p r i m a r i o ,
esso p u ò derivare sia d a u n a legge m e r a m e n t e u m a n a sia,
c o m e accade p i ù frequentemente, dalle esigenze d i osser-
vanza d i u n a legge divina. P e r t a n t o , m e n t r e è possibile
dispensare, c o n giusta e ragionevole causa (can. 90 § 1),
dalle leggi p u r a m e n t e ecclesiastiche, sono invece esclusi
dalla possibilità d i essere dispensati gli obblighi connessi
ad u n a legge divina, naturale o positiva.
Siccome ciò c h e qualifica u n a legge c o m e p e n a l e n o n
è t a n t o l'obbligo in essa stabilito (presente a n c h e in altre
disposizioni dell'ordinamento) q u a n t o la p e n a d a essa
c o m m i n a t a in caso d i inosservanza dell'obbligo, p a r l a r e
di dispensa dalla legge p e n a l e significherebbe dispensare
dalla p e n a d o v u t a o, in altri termini, dalla conseguenza
giuridico-penale della violazione della legge. Consiste-

btcalz p. 135/180
LA LEGGE PENALE 131

r e b b e in definitiva nella dispensa dalla commissione di u n


atto delittuoso; s a r e b b e qualcosa di simile a u n a d e p e n a -
lizzazione p e r u n caso particolare, il che s e c o n d o noi n o n
è esatto, e tale concezione p o t r e b b e inoltre p o r t a r e facil-
m e n t e a confusione.
Q u a n d o il codice parla di dispensa dalla legge p e n a l e
invece s e m b r a p i u t t o s t o riferirsi all'imperativo di con-
dotta la cui violazione costituisce il delitto.
I n tal caso, è ovvio che nessuna autorità p u ò dispen-
sare dagli obblighi derivanti dal diritto divino, naturale o
positivo: n o n si p u ò infatti dispensare dal n o n essere
eretico, n é dal n o n c o m m e t t e r e simonia, n é dal n o n
abortire, n é dal n o n violare il segreto della confessione,
n é dal n o n ledere la b u o n a fama altrui, ecc. Q u a n d o
invece l'obbligo giuridico (benché fondato s e m p r e in
realtà sul diritto divino) venga d e t e r m i n a t o d a u n a legge
solamente ecclesiastica, allora n o n vi è d u b b i o che la
situazione sia diversa. I n questi casi è possibile la dispensa
dall'obbligo e di conseguenza nel caso che si p o n g a in
essere u n atto astrattamente vietato n o n si c o m m e t t e il
delitto; vale a dire, n o n si tratta di u n delitto che n o n
viene p u n i t o , bensì di u n ' a z i o n e che n o n è delittuosa in
virtù della dispensa dall'obbligo di u n a determinata con-
dotta.
« La dispensa — scrive il L a b a n d e i r a — o p e r a sem-
p r e p e r il futuro {pro futuro), e s i m e n d o dall'osservare la
legge coloro che sono dispensati solo dal m o m e n t o in cui
viene concessa e senza incidere sugli effetti già p r o d o t t i
sino ad allora. P e r c o m p r e n d e r e meglio cos'è la dispensa,
conviene distinguerla da altre figure giuridiche. Se vi è
dispensa il beneficiario n o n infrange la n o r m a n é incorre
in colpa, invece nel caso di tolleranza l'autorità lascia
i m p u n i t a l'infrazione della legge, m e n t r e nell'ipotesi di
dissimulazione finge di ignorare tale trasgressione p e r
evitare conseguenze negative p i ù gravi, senza incidere

btcalz p. 136/180
132 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

sull'obbligatorietà della legge stessa. A n c h e Vassoluzione


dalla colpa o dalla p e n a è concessa q u a n d o è stata già
infranta la legge e d o p e r a c o n la remissione degli effetti
p r o d o t t i ; di c o n t r o , a b b i a m o già d e t t o c h e la dispensa
o p e r a p e r il fururo e fa sì c h e n o n si infranga la legge,
la quale cessa d i obbligare in virtù della dispensa stessa.
La licenza è u n requisito necessario p e r p o t e r realizzare
validamente e lecitamente taluni atti, s e c o n d o q u a n t o
stabilito dalla legge; la dispensa, invece, p e r m e t t e d i
agire c o n t r o la legge i n i b e n d o n e gli effetti. L'abrogazione
riguarda la legge in sé c h e cessa t o t a l m e n t e o parzial-
m e n t e , m e n t r e la dispensa rispetta la legge e si limita a
renderla inefficace in u n caso concreto. P e r ultimo, c o n
Vinterpretazione della legge o della volontà d e l legisla-
tore, (epikeia) è possibile individuare q u a n t i sono obbli-
gati a d osservare la legge stessa e q u a n t i n o n sono a d essa
assoggettabili p e r m a n c a n z a d i q u a l c h e specifico requi-
sito (età, u s o della ragione, salute, ecc.); la dispensa,
invece, s u p p o n e l'esenzione d a u n a legge p e r t a l u n e
25
p e r s o n e a d essa soggette » ( ) .
N e l codice vigente possiamo trovare alcuni esempi
che chiariscono q u a n t o d e t t o . Il can. 1392 d i s p o n e :
« Chierici o religiosi c h e c o n t r o le disposizioni dei canoni
esercitino l'attività affaristica o commerciale, siano p u n i t i
a seconda della gravità del delitto ». Il can. 286, proibisce
ai chierici d i esercitare l'attività affaristica o commerciale,
« se n o n c o n la licenza dell'autorità ecclesiastica ». Il can.
1396 stabilisce c h e « chi viola gravemente l'obbligo della
residenza cui è t e n u t o in ragione dell'ufficio, sia p u n i t o
con giusta p e n a ». Il can. 2 8 3 § 1, d i s p o n e c h e « i chierici,
anche se n o n h a n n o u n ufficio residenziale, n o n si allon-
tanino dalla p r o p r i a diocesi p e r u n t e m p o notevole, c h e

25
() Ibidem, p. 494.

btcalz p. 137/180
LA LEGGE PENALE 133

va d e t e r m i n a t o dal diritto particolare, senza la licenza


almeno p r e s u n t a d e l l ' O r d i n a r i o p r o p r i o ».
2 6
D a q u a n t o stabilito in questi e in altri canoni ( ) , m a
senza voler far d i tale p r o b l e m a u n a q u e s t i o n e p u r a m e n t e
terminologica, sembra c h e p i ù c h e d i dispensa dall'ob-
bligo si d e b b a parlare p i ù p r o p r i a m e n t e d i licenza, per-
messo o autorizzazione p e r p o t e r realizzare u n ' a z i o n e o
p o r r e in essere u n a c o n d o t t a c h e altrimenti s a r e b b e proi-
bita.
T e n e n d o c o n t o d i q u a n t o a b b i a m o d e t t o , n o i siamo
del p a r e r e c h e s a r e b b e meglio evitare l'uso dell'espres-
sione dispensa dalla legge penale sia p e r la sua inesattezza
da u n p u n t o d i vista giuridico, sia p e r la perplessità c h e
senza u n o p p o r t u n o chiarimento tale terminologia p u ò
destare.

5. L'INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE PENALE.

L'attività interpretativa consiste nel precisare il signi-


ficato della n o r m a p e r la sua adeguata applicazione, e p u ò
essere: a) autentica, q u a n d o p r o c e d e dallo stesso legisla-
tore (can. 16 §§ 1 e 2 ) ; b) giudiziale o amministrativa
(can. 16 § 3), q u a n d o è fatta « a m o d o d i sentenza
giudiziale o d i atto amministrativo in cosa peculiare »; e
e) dottrinale, q u a n d o proviene dagli studiosi.
L e leggi penali, c o m e t u t t e le altre leggi ecclesiastiche,
« sono d a intendersi s e c o n d o il significato p r o p r i o delle
parole considerato nel testo e nel contesto; c h e se rima-
nessero d u b b i e e oscure, si deve ricorrere ai luoghi
paralleli, se ce n e sono, al fine e alle circostanze della
legge e all'intendimento del l e g i s l a t o r e » (can. 17).
L'interpretazione è necessaria q u a n d o vi è u n d u b b i o
sul c o n t e n u t o della legge. N e l l ' a m b i t o delle leggi penali

26
( ) Cfr. cann. 1377, 1389 § 2, 1393.

btcalz p. 138/180
134 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

q u e s t o è p a r t i c o l a r m e n t e i m p o r t a n t e q u a n d o si c o m m i -
n a n o p e n e latae sententiae, p o i c h é difficilmente p o t r à
essere applicata a u t o m a t i c a m e n t e la p e n a stabilita in u n a
legge sulla quale esiste u n d u b b i o c h e riguardi alcuno dei
suoi elementi essenziali; p i ù ancora se si tiene c o n t o di
q u a n t o disposto dal can. 14: « le leggi (...), nel d u b b i o di
diritto n o n u r g o n o ».
Il codice contiene c o m u n q u e u n a n o r m a speciale
sull'interpretazione delle leggi c h e stabiliscono u n a p e n a ,
che accoglie la regola tradizionale « favorabilia am-
27
plianda, odiosa restringenda » ( ) : le leggi penali ven-
28
gano sottoposte a d interpretazione stretta (can. 18) ( ) .
« L'interpretazione restrittiva in materia p e n a l e deve es-
sere s e m p r e intesa c o m e garanzia del r e o , c o n la conse-
g u e n t e proibizione di d a r e u n ' i n t e r p r e t a z i o n e a m p i a alle
29
leggi c h e autorizzano a i m p o r r e o aggravare p e n e » ( ) .
Diversa dall'interpretazione è l'applicazione analo-
gica delle leggi c o m e mezzo p e r integrare le l a c u n e
d e l l ' o r d i n a m e n t o (nel caso cioè in cui in u n a d e t e r m i n a t a
materia m a n c h i un'espressa disposizione d i legge e d esi-
sta perciò u n a carenza legislativa). L'analogia consiste
nelTestendere u n a n o r m a giuridica d a u n caso previsto a d
u n caso n o n previsto sulla base d i u n a somiglianza tra
essi.
I n virtù del can. 19 viene p r o i b i t o esplicitamente l'uso
30
dell'estensione analogica nelle cause penali ( ) . C i ò si-

27
() Reg. 49, RJ. in VI: « in poenis benignior est interpretarlo facien-
da ». Reg. 15, RJ. in VI: « Odia restringi, favores convenit ampliari ».
28
( ) Il can. 19 del CIC '17 conteneva la stessa norma: « Leges quae
poenam statuunt (...), strictae subsunt interpretatione ». Inoltre, il can. 2219
§ 1 dello stesso CIC '17 recitava: « I n poenis benignior est interpretado
facienda ».
29
( ) P. LOMBARDÌA, sub can. 18, in Código de Derecho Canònico, cit.
p. 79.
30
( ) Anche in questo caso il CIC '17 al can. 20 conteneva una norma
simile, e il citato can. 2210 al § 3 stabiliva: « N o n licet poenam de persona

btcalz p. 139/180
LA LEGGE PENALE 135

gnifica che u n a p e n a n o n p u ò essere applicata a fatti che


n o n rientrino nella fattispecie descritta dalla n o r m a p e -
31
nale b e n c h é p o s s a n o essere m o l t o simili a d essa ( ) .
Ciò n o n vieta p e r ò l'uso dell'analogia in altri c a m p i
connessi all'identificazione della fattispecie, c o m ' è a d
esempio quello delle circostanze esimenti o attenuanti.
Infatti, il can. 1324 § 2 p e r m e t t e al giudice di mitigare la
p e n a o sostituirla con u n a p e n i t e n z a « q u a n d o vi sia
qualche altra circostanza a t t e n u a n t e la gravità del de-
litto ».

ad personam vel de casu ad casum producere, quamvis par adsit ratio, imo
gravior ».
31
( ) Come è stato testé rilevato, le opinioni più ostili ad ogni idea di
garanzia nell'ambito del diritto della Chiesa, e particolarmente del diritto
penale canonico, fondano le loro argomentazioni appunto facendo leva su
alcune dottrine sull'interpretazione delle leggi. Ad esempio, P. FEDELE, LO
spirilo del diritto canonico, cit., p. 778 scrive: «Occorre, innanzitutto,
rilevare che la serie delle deroghe fa capo ad un unico concetto, il concetto
che potrebbe dirsi della favorabilitas della legge penale. Si tratta, in sostanza
di questo: se la legge penale, invece di essere odiosa, come di regola è, può
ritenersi, per determinate circostanze, favorabilis, si dovrà ammettere anche
per essa l'interpretazione analogica ». La normativa precedente ed anche
quella attuale contraddicono tale impostazione che per altro si fonda su
un'analisi discutibile.

9. J. SANCHIS

btcalz p. 140/180
CAPITOLO QUARTO

IL P R E C E T T O PENALE

1. NATURA DEL PRECETTO PENALE

N e l codice p i a n o - b e n e d e t t i n o il t e r m i n e p r e c e t t o (*),
anche nell'ambito penale, n o n era univoco. Infatti esso
veniva applicato sia all'atto p e r mezzo d e l quale si p o t e -
vano infliggere alcune p e n e (cfr. cann. 1 9 3 3 § 4 e 2 2 1 7 §
1, 3 ° ) , sia all'atto particolare m e d i a n t e il quale si c o m m i -
nava u n a p e n a (cfr. cann. 2 1 9 5 § 2 e 2 2 2 0 § 1 ) , sia infine
ad u n o d e i rimedi penali (cfr. can. 2 3 0 6 , 3 ° ) . Inoltre,
effetti analoghi a quelli d e l p r e c e t t o p e n a l e esplicava la
monitio cum comminatione poenae (cfr. can. 2 3 1 0 ) .
La dottrina d i q u e s t o p e r i o d o incentrò il s u o interesse
s o p r a t t u t t o sul p r i m o d i questi, cioè sull'applicazione d i
2
p e n e per modum praecepti ( ) , senza prestare particolare
attenzione alla questione r i g u a r d a n t e la n a t u r a d e l p r e -
cetto costitutivo o c o m m i n a t o r i o d i p e n e . G l i autori si
limitavano a d indicare c h e p e r la costituzione delle p e n e

1
Í ) Sul precetto in generale nel sistema codicistico anteriore si veda P.
FEDELE, Dei precetti ecclesiastici, in Scritti giuridici in onore di Santi Romano,
IV, Cedam, Padova, 1 9 4 0 , p. 2 6 5 - 3 1 0 , il quale sostiene la natura ammini-
strativa del precetto (cfr. p. 2 9 5 ) .
2
( ) Si vedano J . BÉNÉTRUY, Le précepte en droit canonique. Précepte
penai, procedure pénale par manière de précepte, in L'Année Canonique, 5
( 1 9 5 7 ) , p. 4 3 - 6 7 ; M. CABREROS DE ANTA, El precepto penal, in Estudios
Canónicos, Editorial Cocuisa, Madrid, 1 9 5 6 , p. 7 3 - 8 4 ; A . PAILLOT, Précepte
penal, in Dictionnaire de Droit Canonique, Paris, 1 9 6 5 Tome V I I , p. 1 2 0 - 1 6 2 ;
H . G . QUINN, The particular penal precept, Washington, 1 9 5 3 .

btcalz p. 141/180
138 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

era necessario g o d e r e di vera potestà ecclesiastica d i


3
g o v e r n o n e l foro esterno ( ) . N o n esistendo nella legisla-
zione allora vigente u n a chiara distinzione della potestà d i
g o v e r n o in legislativa e d esecutiva, il p r o b l e m a p r a t i c o
n o n si poneva, p o i c h é le autorità c h e p o t e v a n o e m a n a r e
u n a legge e u n p r e c e t t o e r a n o le stesse, a d eccezione d e l
vicario generale, esplicitamente escluso d a tale potestà a
m e n o che n o n avesse ricevuto u n m a n d a t o speciale al
r i g u a r d o (cfr. can. 2220 § 2 ) .
U n o degli obiettivi della n u o v a legislazione del codice
in materia penale era quello d i evitare le confusioni
terminologiche accennate cosi c o m e quello d i d a r e n o r m e
p i ù chiare e c o m p l e t e circa il p r e c e t t o p e n a l e commina-
torio d i p e n e , rinviando s e m p r e p e r ò alla regolamenta-
4
zione stabilita dal L i b r o I sui precetti in generale ( ) .
N e l L i b r o V I del codice sono n u m e r o s i i canoni in cui
si trova u n esplicito riferimento al p r e c e t t o , senza p e r ò
che sia aggiunta d i r e t t a m e n t e la qualifica d i penale; tut-
tavia n o n c'è d u b b i o c h e tali n o r m e si riferiscono al
p r e c e t t o penale.

3
() Si vedano F. ROBERTI, op. cit:, voi. I, pars I, p. 7 6 - 7 7 ; F . X . WERNZ
- P. VIDAL, op. cit., p. 4 1 - 4 3 e 1 8 6 - 1 8 8 ; G . MICHIELS, De delictis et poenis, voi.
2, p. 1 3 6 - 1 4 3 ; T. GARCÍA BARBERENA, op. cit., p. 2 9 7 - 2 9 8 .
4
() PONTIFICIA COMMISSIO CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO,
Schema documenti quo disciplina sanctionum seu poenarum in Ecclesia latina
denuo ordinatur, Typis Polyglottis Vaticanis, 1 9 7 3 , p.6: « Normae magis
completae proponuntur (can. 9 ) de praecepto quod poenam comminatur,
quod 'praeceptum poenale' vocatur, cum diversa omnino locutio ('decre-
tum') — ne confusio, quae est interdum in CIC, adhuc permaneat —
adhibeatur in can. 2 8 ad designandum actum, quo extra iudicium irrigantur
vel declarantur. Clarius autem statutum est: a) qui praeceptum ferre possit;
b) quae poenae per praeceptum constituí non possint (...). Quae servanda
sint in ferendis et intimandis praeceptis, et qui recursus adversus praecepta
pateant, ex futura lege de procedura administrativa perspicietur ». Si veda P.
CIPROTTI, Qualche punto caratteristico della riforma del diritto penale cano-
nico, in A A . W . , Studi in memoria di Mario Petroncelli, a cura dell'Istituto di
diritto ecclesiastico e canonico dell'Università di Napoli, Jovene Editore,
Napoli, 1 9 8 9 , p. 1 3 5 .

btcalz p. 142/180
IL PRECETTO PENALE 139

Il titolo I I della p a r t e I d e l L i b r o V I del codice è di


fatto intitolato De lege poenali ac de praecepto poenali, e in
esso il can. 1319 d i s p o n e : « Nella misura in cui q u a l c u n o
p u ò i m p o r r e precetti in foro esterno in forza della potestà
di governo, il m e d e s i m o p u ò a n c h e c o m m i n a r e c o n u n
p r e c e t t o p e n e d e t e r m i n a t e , a d eccezione delle p e n e espia-
torie p e r p e t u e ».
Si p o n e la questione se il p r e c e t t o di cui si parla in
questo c a n o n e sia la stessa figura c o n t e m p l a t a nel can. 4 9
e regolata, q u a n t o alle sue linee principali, nei canoni
35-58 riguardanti le n o r m e c o m u n i agli atti amministra-
tivi singolari e quelle specifiche c o n c e r n e n t i i decreti e i
precetti singolari.
La dottrina n o n è u n a n i m e al r i g u a r d o a n c h e se la
maggioranza degli autori sostiene c h e il p r e c e t t o penale è
u n a specie n e l genere d e i precetti, e partecipa, p e r t a n t o ,
5
della loro n a t u r a amministrativa ( ). S e c o n d o q u e s t o set-
tore della dottrina, il can. 1319 altro n o n fa che stabilire
il principio generale della possibilità p e r i soggetti ivi
considerati di e m a n a r e precetti penali, rinviando invece
alle n o r m e sopra indicate p e r t u t t o ciò c h e riguarda il loro
6
regime giuridico ( ) .
Siffatta interpretazione è stata c o m u n q u e criticata d a
u n altro settore dottrinale. G l i argomenti p e r negare la
n a t u r a amministrativa del p r e c e t t o p e n a l e m u o v o n o so-
p r a t t u t t o dalla considerazione che la c o m m i n a z i o n e di

5
( ) Sono di questa opinione F.E. ADAMI, Continuità e variazioni di
tematiche penalistiche nel nuovo «Codex Iuris Canonici», cit., p. 1 2 2 - 1 2 3 ,
nota 2 3 8 ; V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 4 9 ; G. Di MATTIA,
Diritto Penale Canonico (Appunti per le lezioni ad uso degli studenti), Roma,
1 9 8 8 , p. 1 6 : P. CiPROrn, voce Diritto Penale Canonico, cit., p. 1 4 ; A .
CALABRESE, op. cit.,, p. 1 8 ; A . BORRAS, Les sanctions dans l'Eglise, cit., p. 5 9 ;
E. LABANDEIRA - J . MIRAS, El precepto penal en el CIC 83, in Ius Ecclesiae, 3
( 1 9 9 1 ) , p. 6 8 4 - 6 8 5 .
6
( ) Cfr. F. AZNAR, sub can. 1319, in A A . W . , Código de Derecho
Canònico, cit., p. 6 3 0 - 6 3 1 .

btcalz p. 143/180
140 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

u n a p e n a , essendo u n atto innovativo d e l l ' o r d i n a m e n t o , è


di n a t u r a legislativa e, d i conseguenza, si tratta d i u n atto
che a p p a r t i e n e in esclusiva all'esercizio di tale potestà.
O g n i n o r m a giuridica, sia questa generale o singolare, se
viene qualificata c o m e penale, vale a dire in q u a n t o
p e r s e g u e d i r e t t a m e n t e e d i m m e d i a t a m e n t e il consegui-
m e n t o del b e n e c o m u n e , n o n p u ò c h e essere innovativa
d e l l ' o r d i n a m e n t o e q u i n d i d i n a t u r a legislativa, altrimenti
si t r a t t e r e b b e n o n d i u n a p e n a in senso stretto, b e n s ì d i
u n a semplice sanzione disciplinare r i g u a r d a n t e l ' a m b i t o
7
amministrativo ( ) . N o n s a r e b b e r o p e r t a n t o applicabili al
p r e c e t t o penale t u t t e le n o r m e c o n t e n u t e nei cann. 48-58,
p o i c h é esse r i g u a r d a n o p r e v a l e n t e m e n t e il p r e c e t t o quale
8
atto amministrativo singolare ( ) .
N o n bisogna dimenticare c h e il dibattito dottrinale
sulla natura del p r e c e t t o penale si i n q u a d r a e n t r o quello
p i ù a m p i o r i g u a r d a n t e la n a t u r a d e l p r e c e t t o in generale.
Infatti, s e c o n d o alcuni autori, nella tradizione canonica il
p r e c e t t o veniva considerato c o m e u n atto singolare d i
natura legislativa in q u a n t o fonte d i diritto oggettivo, era
cioè l'atto singolare m e d i a n t e il quale si introduceva
u n ' i n n o v a z i o n e n e l l ' o r d i n a m e n t o , costitutivo d i u n o b -
bligo giuridico n u o v o n o n c o n t e m p l a t o p r e v i a m e n t e dalla
9
normativa ( ) . D a ciò deriva il fatto c h e ridurlo alla
categoria degli atti amministrativi, c o m e p e r molti autori
s e m b r a aver fatto il codice vigente, a p p a r i r e b b e u n a
10
r o t t u r a di tale tradizione ( ) .

7
( ) Cfr. J. ARIAS, El precepto canònico corno norma jurídica o como acto
administrativo, in Revista Española de Derecho Canónico, 39 (1983),
p. 228-229.
8
( ) A . MARZOA, LOS delitos y las penas canónicas, cit., p. 693.
9
( ) Si veda J. ARIAS, Las fuentes de « ius singulare » y el acto admini-
strativo, in Actas del III Congreso Internacional de Derecho Canónico, Pam-
plona, 1976, p. 935-950.
10
( ) Cfr. P.A. BONNET, voce Precetto (dir. can.), in Enciclopedia del
diritto, Giuffrè, Milano, 1985, voi. XXXIV, p. 875.

btcalz p. 144/180
IL PRECETTO PENALE 141

Il can. 4 9 , inserito nel titolo I V del L i b r o I sotto la


rubrica De actibus administrativis singularis, considera il
p r e c e t t o c o m e u n tipo di decreto, atto amministrativo
(cfr. can. 48) « m e d i a n t e il quale s'impone d i r e t t a m e n t e e
legittimamente a u n a p e r s o n a o a p e r s o n e d e t e r m i n a t e
qualcosa d a fare o d a o m e t t e r e , specialmente {praesertim)
p e r urgere l'osservanza di u n a legge ».
Taluni autori h a n n o voluto, p e r i motivi sopra citati,
avanzare u n ' i n t e r p r e t a z i o n e delle n o r m e vigenti riguar-
danti il p r e c e t t o in m o d o coerente c o n la p r e c e d e n t e
tradizione. P e r il L o m b a r d i a , « il p r e c e t t o , a n c h e se
definito atto amministrativo, viene indicato, in confor-
mità alla tradizione, c o m e u n atto particolare (che ri-
g u a r d a cioè u n a o varie specifiche persone) di carattere
imperativo: si tratta di u n o r d i n e diretto a fare o a o m e t -
tere qualcosa (...). Il s u o carattere amministrativo, c o n la
conseguente sottomissione al principio di legalità, a p p a r e
nel c. q u a n d o gli attribuisce la finalità di urgere l'osser-
vanza della legge. Tuttavia, u s a n d o il e , a tal r i g u a r d o , la
locuzione praesertim, offre la possibilità c h e c o m p i a altre
finalità. D i fatto il C I C offre a m p i e possibilità di appli-
cazione del p r e c e t t o in materia penale (cfr. specialmente
u
ce. 1314-1319) » ( ) . P e r questo autore, q u i n d i , il p r e -
cetto costituirà vero atto amministrativo soltanto q u a n d o
esso si limiti a richiamare l'osservanza della legge, altri-
menti, q u a n d o cioè il p r e c e t t o modifica le situazioni
giuridiche dei soggetti, i m p o n e n d o doveri che n o n fos-
sero p r e c e d e n t e m e n t e stabiliti p e r legge, c o m e capita
q u a n d o si tratta della c o m m i n a z i o n e di u n a p e n a , allora il
p r e c e t t o dovrà essere qualificato c o m e n o r m a singolare,
essendo necessario in tale caso il concorso del p o t e r e

N
( ) P. LOMBARDÌA, sub cann. 48-49, in A A . W . , Codice di Diritto
Canonico, edizione bilingue commentata a cura di P. Lombardia, J . I . Arrieta,
Edizioni Logos, voi. I, Roma, 1986, p. 84-85.

btcalz p. 145/180
142 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

1 2
legislativo e n o n soltanto di quello esecutivo ( ) . Tale
interpretazione s a r e b b e possibile e d a d e r e n t e allo stesso
testo d e l can. 49 d a l m o m e n t o c h e q u e s t o , u s a n d o il
t e r m i n e praesertim, a m m e t t e c h e p e r mezzo d i u n p r e -
cetto p o s s a n o essere imposti doveri cui il destinatario n o n
13
era p r e v i a m e n t e o b b l i g a t o ( ) , c o m e s o n o quelli derivanti
dalla c o m m i n a z i o n e d i u n a p e n a p e r u n delitto n o n
previamente c o n t e m p l a t o c o m e tale d a u n a n o r m a p e -
1 4
nale ( ) .
P e r questo settore dottrinale, la questione centrale
p e r dilucidare quale sia, nella vigente legislazione, la
n a t u r a del p r e c e t t o in generale e quella d e l p r e c e t t o
p e n a l e in particolare, s e m b r a essere quella d i d e t e r m i n a r e
il carattere innovativo o m e n o del p r e c e t t o . A b b i a m o già
visto l'opinione dei principali autori c h e sostengono la
forza talvolta innovativa del p r e c e t t o , e c o m e tale carat-
tere, rintracciabile s e c o n d o la loro o p i n i o n e nelle n o r m e

12
( ) Cfr. P. LOMBARDÌA, Legge, consuetudine ed atti amministrativi nel
nuovo Codice di diritto canonico, in II nuovo Codice di Diritto Canonico.
Aspetti fondamentali della codificazione postconciliare, a cura di S. Ferrari,
Società Editrice II Mulino, Bologna, 1983, p. 97.
u
( ) Cfr. P. LOMBARDÌA, Lezioni di diritto canonico. Introduzione. Di-
ritto costituzionale-Parte generale, cit., p. 221. J. ARIAS, El precepto canònico
corno norma jurídica o como acto administrativo, cit., p. 226-227 scrive: « E l
precepto aparece en el nuevo CIC como una figura jurídica que expresa
aquella especie de decreto cuyo contenido consiste en la imposición de una
obligación. Si el objeto material de dicha imposición es innovadora del
ordenamiento, por ser creadora de una nueva obligación jurídica, nos
encontramos ante un precepto, acto legislativo, fuente de derecho. Si dicho
objeto no es innovador, por crear solo un nuevo modo de cumplir la
obligación jurídica ya existente, estamos ante un precepto, acto exclusiva-
mente administrativo. Es decir, que será el objeto material — que se
identifica con el criterio material o de finalidad intrínseca — contenido del
1
precepto, el que en cada supuesto determinará el carácter legislativo o
administrativo de su naturaleza ».
14
( ) Cfr. A . MARZOA, Los delitos y las penas canónicas, cit., p. 693 e J.
ARIAS, El precepto canónico como norma jurídica o como acto administrativo,
cit., p. 230.

btcalz p. 146/180
IL PRECETTO PENALE 143

penali, fa si che siffatto p r e c e t t o esca dalla sfera p u r a -


m e n t e amministrativa, p e r divenire u n atto n o r m a t i v o
15
singolare p r o p r i o della funzione legislativa ( ) .
Tuttavia, lo stesso codice p r e v e d e espressamente la
possibilità di precetti, atti amministrativi, m e d i a n t e i quali
si c o m m i n a n o p e n e canoniche, vale a dire, precetti penali,
q u a n d o stabilisce, nel can. 3 6 § 1, le regole d'interpreta-
zione degli atti amministrativi: « nel d u b b i o — recita
questo canone — gli atti (...) c h e r i g u a r d a n o le p e n e d a
c o m m i n a r e (...) sono sottoposte a interpretazione stret-
ta ». P e r t a n t o , la normativa vigente a m m e t t e , a n c h e se
indirettamente, l'esistenza di atti amministrativi c o m m i -
natori di p e n e quali sono i precetti penali.
U n altro o r i e n t a m e n t o della dottrina, p r i n c i p a l m e n t e
r a p p r e s e n t a t a dal L a b a n d e i r a , ritiene di p o t e r d a r ragione
delle novità i n t r o d o t t e dal codice in riferimento agli atti
amministrativi, a n c h e p e r q u a n t o riguarda il p r e c e t t o , sia
questo semplice o p p u r e penale.
Secondo questi autori, niente impedisce, a l m e n o dal
p u n t o di vista teoretico, che u n ' a u t o r i t à semplicemente
esecutiva possa e m a n a r e u n atto amministrativo m e d i a n t e
il quale s'imponga al destinatario u n obbligo n o n presta-
bilito dalla legge p u r c h é tale autorità abbia l ' o p p o r t u n a
abilitazione p e r d e t e r m i n a r e il c o n t e n u t o di d e t t o obbligo
giuridico. L'oggetto dell'ordine in cui consiste il p r e c e t t o

15
( ) Altri autori sostengono un'opinione simile ma in pratica meno
netta. Per esempio, P.A. BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 8 7 4 , ritiene
che nel codice « il termine 'precetto' ha finito con l'assumere i contorni
residuali dell'atto 'non legislativo', con tutte le incertezze conseguenti alla
non facile determinazione della nozione di legge ». Anche se, in linea di
massima, i precetti singolari debbano considerarsi atti amministrativi, mani-
festazione cioè della potestà amministrativa, « non è meno vero però che,
come nel caso per esempio di talune specie di precetti comuni o di quelli
comminanti una pena, la caratteristica almeno prevalentemente innovativa
faccia ritenere che tali tipi di atti attingano una natura normativa »
(p. 8 9 1 - 8 9 2 ) .

btcalz p. 147/180
144 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

p u ò limitarsi a d « urgere l'osservanza d i u n a legge »; in


altri casi, se ciò è p e r m e s s o dalla legge, p u ò a n c h e
d e t e r m i n a r e il s u o stesso c o n t e n u t o , cioè l'obbligo giuri-
dico. I n e n t r a m b i i casi, si tratta d i u n intervento secun-
dum legem: n e l p r i m o l'Amministrazione realizza u n ' a t -
tività p r e v i a m e n t e regolata, nel s e c o n d o invece un'attività
16
discrezionale ( ) .
Q u e s t ' u l t i m a possibilità è i n d i r e t t a m e n t e c o n t e m p l a t a
dal can. 4 9 q u a n d o d i s p o n e chepraesertim, m a n o n s e m p r e ,
il p r e c e t t o u r g e l'osservanza della legge. C i ò n o n c o m p o r -
t e r e b b e creare diritto oggettivo, cioè innovare l'ordina-
m e n t o . L a d o m m a t i c a giuridica m o d e r n a distingue tra
creare diritto oggettivo e creare situazioni giuridiche sog-
gettive. S e c o n d o il principio d i legalità, quest'ultima atti-
vità p u ò essere p o s t a in essere dall'amministrazione p u r c h é
sia stata a ciò abilitata d a l l ' o r d i n a m e n t o , abbia cioè rice-
v u t o il conveniente p o t e r e giuridico. Tale atto s a r e b b e , in
17
ogni caso, amministrativo ( ) . D i conseguenza il p r e c e t t o ,
in m o d o sottomesso alla legge e in virtù di u n p o t e r e d a essa
attribuito, crea, modifica e d estingue situazioni giuridiche
soggettive, m a p e r u n caso concreto. Il requisito principale
p e r la legittimità dell'atto è c h e l'autorità amministrativa o
18
esecutiva agisca s e m p r e e n t r o i limiti stabiliti dal diritto ( ) .
P e r q u a n t o riguarda p i ù in c o n c r e t o il p r e c e t t o p e -
nale, s e c o n d o questi autori esso è u n atto amministrativo
fonte di u n a situazione giuridica soggettiva — u n dovere,

16
( ) Cfr. J . OTADUY - E. LABANDEIRA, Normas y actos jurídicos in
A A . W . , Manual de Derecho Canónico, cit., p. 2 7 6 - 2 7 7 . M . BLANCO, Consi-
deraciones sobre el « ius singulare » y el acto administrativo, in Ius Canoni-
cum, 2 9 ( 1 9 8 9 ) , p. 6 6 9 : «Discrecionalidad: cuando es la administración la
que determina el contenido. Aquí, la actuación es secundum legem, aunque
el contenido sea praeter legem ».
17
( ) Cfr. E. LABANDEIRA, Tratado de Derecho Administrativo Canónico,
cit., p. 4 5 1 .
1S
() Ibidem, p. 4 5 2 - 4 5 3 .

btcalz p. 148/180
IL PRECETTO PENALE 145

u n a p e n a , u n pati o passio — : u n a fonte prevista dallo


stesso o r d i n a m e n t o giuridico e che lo lascia intatto in
1 9
q u a n t o alle sue previssioni generali e astratte ( ) .
P e r q u a n t o riguarda il t e m a in esame, lo studio degli
atti finora p u b b l i c a t i dei lavori di riforma di questa p a r t e
della normativa del codice conferma che, nella mens d e l
coetus de iure poenali, si considerò s e m p r e il p r e c e t t o
20
penale, c o m e u n atto amministrativo ( ) . C o m e spiega
l'Adami, « l'esistenza di n o r m e penali costituite m e d i a n t e
siffatti atti amministrativi — impensabili nei m o d e r n i
o r d i n a m e n t i statali — si spiega facilmente t e n e n d o p r e -
sente che la Chiesa, nella sua missione salvifica, n o n p u ò
trascurare le 'esigenze' del singolo fedele, cui n o n si
appalesano sufficienti i mezzi predisposti dal diritto co-
m u n e : p e r questo, p r o p r i o p e r c h é ' n o n p e r e a t ' , l'ordina-
m e n t o canonico arriva ad e m a n a r e p e r lui 'peculiaria
21
p r a e c e p t a ' » ( ) . N o n o s t a n t e la verità racchiusa in tale
affermazione, è anche vero c h e essa n o n giustifica taluni
aspetti del vigente regime giuridico r i g u a r d a n t e il p r e -
cetto p e n a l e che, s e c o n d o n o i , va aldilà delle previsioni
dello stesso coetus incaricato della materia p e n a l e p r o p r i o
p e r c h é q u e s t o m a i e b b e u n a chiara consapevolezza della
p o r t a t a d e i principi relativi all'autore, al destinatario,
ecc., che in esso si stabilivano, p o i c h é rinviava s e m p r e alle
disposizioni c o n t e n u t e in altre parti ancora n o n concluse
del codice. Inoltre, la necessaria distinzione tra a m b i t o
penale e quello disciplinare, n o n accolta d a l codice m a
certo p r e s e n t e n e l l ' o r d i n a m e n t o canonico, a v r e b b e p e r -
messo tra l'altro di delimitare p i ù a c c u r a t a m e n t e gli

19
( ) E. LABANDEIRA - J. MIRAS, El precepto penal en el CIC 83, cit.,
p. 688.
(20) Nello stesso senso E. LABANDEIRA - J. MIRAS, El precepto penal en
el CIC 83, cit., p. 685-686.
21
( ) F.E. ADAMI, Continuità e variazioni di tematiche penalistiche nel
nuovo « Codex Iuris Canonici», cit., p. 123.

btcalz p. 149/180
146 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

strumenti p r o p r i di ciascuna di queste b r a n c h e del di-


ritto, riservando alla legge la costituzione d e i delitti veri e
p r o p r i , e d al p r e c e t t o la c o m m i n a z i o n e di sanzioni disci-
plinari p e r la realizzazione di azioni illecite nell'espleta-
m e n t o degli obblighi derivanti dagli uffici ecclesiastici.
D a q u a n t o d e t t o ci s e m b r a c o m u n q u e di p o t e r trarre
la conclusione che, nella normativa del codice vigente, il
p r e c e t t o p e n a l e venga considerato u n atto amministra-
tivo. Ciò implica, tra l'altro, c h e il s u o regime giuridico è
caratterizzato dalla sottomissione al principio di legalità
e d ai requisiti sulla c o m p e t e n z a , sull'interpretazione, sulla
forma, ecc., stabiliti dalle n o r m e che regolano tali tipi di
atti, così c o m e alla possibilità della sua i m p u g n a z i o n e ,
aspetti questi di cui t r a t t e r e m o in seguito.

2. REGIME GIURIDICO DEL PRECETTO PENALE

2.1. Soggetti che possono imporre precetti penali.

Il can. 1 3 1 9 § 1 , nel precisare chi possa e m a n a r e


precetti penali, impiega u n a formula m e d i a n t e la quale si
rinvia alle disposizioni regolatrici della p o t e s t à di g o v e r n o
nella Chiesa ed alle n o r m e ove si d e t e r m i n a la p o t e s t à
necessaria p e r e m a n a r e precetti in genere. Infatti, recita il
c a n o n e citato: « Nella misura in cui q u a l c u n o p u ò im-
p o r r e precetti in foro esterno in forza della p o t e s t à d i
governo, il m e d e s i m o p u ò anche c o m m i n a r e c o n u n
p r e c e t t o p e n e determinate... ». Si afferma, p e r t a n t o , c h e
il p r e c e t t o p e r mezzo d e l quale si c o m m i n a u n a p e n a
richiede nel s u o autore: a) potestà di governo; b) che tale
potestà p e r m e t t a di i m p o r r e precetti n e l foro esterno.
Sono esclusi, di conseguenza, coloro c h e p o s s o n o solo
i m p o r r e precetti n o n giurisdizionali — quali sono, p e r
esempio, i superiori degli istituti di vita consacrata c h e
n o n siano clericali di diritto pontificio (cfr. can. 5 9 6

btcalz p. 150/180
IL PRECETTO PENALE 147

§ 2 ) —, e p u r e coloro che h a n n o giurisdizione soltanto


2 2
nel foro interno ( ) . Inoltre, nel testo d e l c a n o n e si fa
riferimento {quatenus quis...eatenus potest...) ai limiti di
c o m p e t e n z a (territoriale, personale, funzionale e mate-
riale) e n t r o i quali l'autorità investita di tale p o t e s t à p u ò
esercitarla.
P e r q u a n t o riguarda la p r i m a determinazione, biso-
gna tuttavia r i c o r d a r e che la potestà di g o v e r n o « si
distingue in legislativa, esecutiva e giudiziale » (can. 135
§ 1). P e r quel c h e si riferisce, invece, l'imposizione di u n
p r e c e t t o , « esso p u ò essere p r o d o t t o , e n t r o i limiti della
sua c o m p e t e n z a , d a colui che g o d e di potestà esecutiva »
(can. 35) n e l foro esterno. S e m b r a q u i n d i doversi affer-
m a r e c h e p e r l'emanazione di u n p r e c e t t o p e n a l e basti
che l'autorità sia investita di potestà esecutiva n e l foro
23
esterno ( ) .
Ciò n o n o s t a n t e , la dottrina n o n è u n a n i m e al ri-
g u a r d o . M e n t r e qualche autore sostiene c h e esista u n a
necessaria relazione tra il p o t e r e legislativo e l'attività
24
precettiva in r a p p o r t o a singole p e r s o n e ( ) , vale a dire,
che chi h a potestà legislativa d o v r e b b e a n c h e p o t e r ema-
nare precetti penali, altri autori ritengono che p e r d a r e u n
p r e c e t t o p e n a l e sia necessario c h e il s u o soggetto attivo
abbia, oltre alla potestà esecutiva, a n c h e potestà legislá-

i s ) V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 4 9 .


23
( ) Della stessa opinione: V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia,
cit., p. 4 9 ; E. LABANDEIRA, Tratado de Derecho Administrativo Canònico, cit.,
p. 4 5 0 - 4 5 1 ; A . CALABRESE, op. cit., p. 1 8 ; E. LABANDEIRA - J . MIRAS, El precepto
penal en el CIC 83, cit., p. 6 7 4 ; A . BORRAS, Les sanclions dans l'Eglise, cit., p.
5 9 : F. NIGRO, sub can. 1319, in A A . W . , Commento al Codice di Diritto
Canonico, cit., p. 7 5 7 ; J . M . PINERO CARRIÓN, La ley de la Iglesia, cit., voi. II,
p. 3 5 5 .
24
( ) Cfr. P . A . BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 8 7 7 ; TH.
GREEN, sub can. 1319, in A A . W . , The Code of Canon Law. A text and
commentary, cit., p. 9 0 0 : « The revised Code reaffirms the right of such a
legislative authority to impose penal precepts ».

btcalz p. 151/180
148 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

25
tiva ( ) , cosa quest'ultima c h e viene negata espressa-
26
m e n t e d a altri canonisti ( )
Alcuni autori si c h i e d o n o se chi h a p o t e s t à giudiziaria
possa e m a n a r e q u e s t o t i p o d i precetti. N e a n c h e in q u e s t o
esiste nella d o t t r i n a u n ' o p i n i o n e unitaria. T a l u n i autori
n o n v e d o n o ragioni convincenti p e r privare d i tale p o s -
27
sibilità i titolari del solo p o t e r e giudiziario ( ) . Altri
invece li e s c l u d o n o esplicitamente d a tale facoltà p e r
ritenere, in conformità c o n q u a n t o stabiliva il can. 2220
del C I C '17 (« q u i iudiciali t a n t u m , p o s s u n t s o l u m m o d o
p o e n a s , legitime statutas, a d n o r m a m iuris applicare »)
che a d essi c o m p e t a u n i c a m e n t e l'applicazione delle p e n e
2 8
e n o n la creazione o c o m m i n a z i o n e d i esse ( ) . N o n
m a n c a chi, c o m e il Borras, è del p a r e r e c h e il vicario
giudiziale, in virtù della sua potestà giudiziaria ordinaria,
possa i m p o r r e precetti penali, r i t e n e n d o anzi c h e ciò sia
esplicitamente previsto dalla n o r m a c o n t e n u t a n e l can.
29
1470 § 2 ( ) .

25
( ) Oltre a quegli autori già citati che difendono la natura normativa
del precetto penale ed esigono nel suo autore potestà legislativa, sembra
sostenere tale opinione anche P. CIPROTTI, voce Diritto Penale Canonico, cit.,
p. 4: « Ogni organo della Chiesa avente potestà legislativa può, oltre che
emanare leggi penali (...), emanare i cosiddetti 'precetti penali' ».
26
( ) Cfr. V. DE PAOLIS, De Sanctionibus in Ecclesia, cit., p. 49; E.
LABANDEIRA, Tratado de Derecho Administrativo Canònico, cit., p. 450451; E.
LABANDEIRA - J. MIRAS, El precepto penal en el CIC 83, cit., p. 674; L.
CHIAPPETTA, Il Codice di Diritto Canonico. Commento giuridico-pastorale, cit.,
voi. 2, p. 433, n. 4298.
27
( ) P . A . BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 888. Della stessa
opinione L. CHIAPPETTA, Il Codice di Diritto Canonico. Commento giuridico-
pastorale, cit., p. 433, n. 4298.
2S
( ) J . ARIAS, El precepto canònico corno norma jurídica o como acto
administrativo, cit., p. 229 e E. LABANDEIRA - J. MIRAS, El precepto penal en el
CIC 83, cit., p.678.
29
( ) Tale canone dispone che « il giudice può richiamare al loro
dovere con congrue pene tutte le persone presenti al giudizio che abbiano
gravemente mancato al rispetto e all'obbedienza dovuti al tribunale, ed
inoltre anche sospendere dall'esercizio del loro incarico avanti ai tribunali

btcalz p. 152/180
IL PRECETTO PENALE 149

S e c o n d o noi, q u e s t e difficoltà interpretative s o n o


d o v u t e s o p r a t t u t t o a d u e motivi: a) le novità i n t r o d o t t e
dal codice nella regolazione degli atti amministrativi, e b)
l'indeterminatezza del can. 1319. Rispetto a q u e s t ' u l t i m o
d o b b i a m o ricordare che d u r a n t e i lavori di riforma si
chiese d i definire c o n maggiore precisione chi p o t e s s e
i m p o r r e precetti penali; il Relatore rispose che ciò n o n
era c o m p e t e n z a del coetus incaricato della materia p e -
nale, d o v e n d o essere definito in altre parti d e l codi-
30
ce ( ) . P r i m a ancora si p o s e il p r o b l e m a di d e t e r m i n a r e
se i superiori dei religiosi godessero o m e n o di potestà
precettiva nell'ambito p e n a l e essendo la risposta a tale
quesito simile a quella data p r e c e d e n t e m e n t e , cioè si
rinviava, c o m e fa t u t t o r a il disposto del can. 1319 § 1,
alle disposizioni che regolano la potestà di g o v e r n o nella
Chiesa

ecclesiastici avvocati e procuratori ». Ci sembra tuttavia che questo canone


non dia al giudice potestà di comminare pene. Si tratta piuttosto della
tipificazione di un delitto (inteso questo nel senso più generale), riguardante
la disciplina dei tribunali, che lascia al giudice la determinazione della pena
e anche l'applicazione di una misura disciplinare (sospensione dall'esercizio
del incarico avanti ai tribunali) se la fattispecie è commessa da avvocati o
procuratori. Una norma con analoghe caratteristiche è contenuta nel can.
1457 § 2, che, in riferimento al delitto contemplato nel paragrafo precedente,
dispone che « alle medesime sanzioni sono soggetti i ministri e gli aiutanti del
tribunale, se fossero venuti meno al loro dovere come sopra; tutti questi
anche il giudice li può punire ». Ci troviamo, ancora una volta, di fronte a
misure di natura disciplinare che il codice, non avendo fatto le opportune e
necessarie distinzioni tra pena e sanzione disciplinare, equipara, anzi iden-
tifica, alle sanzioni penali in senso stretto.
30
( ) Cfr. Communicationes, 2 (1970), p. 101. Communicationes, 8
(1976), p. 174: « Aliqui animadverterunt melius definiendum esse quis possit
praecepta poenalia imponere. Relator inopportunum censet definire in
praesenti canone quae apparebunt ex variis partibus Codicis ».
31
() Communicationes, 7 (1975), p. 95-96: All'osservazione, fatta da
alcuni tra gli organi consultati sul progetto, secondo la quale « maiorem
tutelam status religiosus habere deberet in iure poenali, ita ut superiores
religiosorum clericalium iuris pontificii in Ordinariis includantur, et ea

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150 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

C o m e a b b i a m o già d e t t o , tali n o r m e esigono, p e r


l'emanazione d i u n p r e c e t t o penale, potestà esecutiva nel
foro esterno. Tuttavia, nel contesto della normativa d e l
codice vigente, u n a risposta soddisfaciente agli interroga-
tivi sopra indicati ci s e m b r a c h e d e b b a t e n e r c o n t o d i d u e
principi: a) l'unità e la concentrazione della potestà negli
uffici capitali, siano questi originari o m e n o , e b) la reale
distinzione delle funzioni, o p e r a t a dal codice, nell'eserci-
32
zio della potestà d i governo ( ) . Il p r i m o p r i n c i p i o
c o m p o r t a c h e i titolari degli uffici capitali g o d o n o sia d i
potestà legislativa sia d i potestà esecutiva, d o n d e si d e -
d u c e c h e e v i d e n t e m e n t e coloro c h e h a n n o potestà legi-
slativa penale, n o n semplicemente delegata m a ordinaria,
h a n n o anche potestà p e r e m a n a r e precetti penali. P e r il
s e c o n d o principio, anche tutti coloro ai quali è stata
attribuita soltanto potestà esecutiva, e nella misura in cui
essa è stata loro concessa, p o s s o n o i m p o r r e precetti
penali.
D i conseguenza, p o s s o n o i m p o r r e precetti penali: a)
i titolari degli uffici, e gli organi collegiali, aventi potestà
legislativa ordinaria; b) tutti coloro c h e ricevono il n o m e
di O r d i n a r i o (cfr. can. 134 §1), in q u a n t o g o d o n o d i
potestà esecutiva ordinaria generale, vale a dire: il R o -
m a n o Pontefice, i Vescovi diocesani e gli altri che, a n c h e
se soltanto interinamente, sono p r e p o s t i a d u n a Chiesa
particolare o a u n a c o m u n i t à a d essa e q u i p a r a t a a n o r m a

potestas, quae dominativa dicitur, eiusque praecepta vim poenalem ha-


beant », la risposta fu che « Schema autem debuit vigentem rationem
loquendi interim servare, nec potuit quaestiones solvere, quae in aliis futuri
Codicis partibus solvendae erunt, ut de notione 'Ordinarii' deque vi poenali
potestati dominativae tribuenda: statuii igitur quid possit in re poenali is 'qui
legislativam habet potestatem' et is qui 'potest praecepta imponere', non
potuit autem determinare quinam habeat potestatem legislativam vel pote-
statem praecepta imponendi ».
32
( ) Si veda E. LABANDEIRA, La distinción de poderes y la potestad
ejecutiva, in Ius Canonicum, 28 (1988), p. 85-98.

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IL PRECETTO PENALE 151

del can. 3 6 8 , quali sono i Prelati territoriali, gli A b a t i


territoriali, i Vicari apostolici, i Prefetti apostolici e gli
A m m i n i s t r a t o r i apostolici delle amministrazioni stabil-
m e n t e erette; i Prelati personali (cfr. can. 295 § 1), gli
O r d i n a r i militari (cfr. cost. a p . Spirituali Militum Curae,
art. I); inoltre, coloro c h e nelle m e d e s i m e r i c o p r o n o gli
33
incarichi di Vicario generale ed episcopale ( ) (il vicario
giudiziale, in q u a n t o investito di potestà esecutiva e n t r o
l ' a m b i t o r i g u a r d a n t e la disciplina interna dei tribunali,
p o t r e b b e i m p o r r e precetti penali); parimenti, p e r i p r o p r i
m e m b r i , i Superiori maggiori degli istituti religiosi di
diritto pontificio clericali e delle società di vita apostolica
34
di diritto pontificio clericali ( ) , c) le Conferenze Episco-

p i Nella normativa del codice precedente, come abbiamo sopra


accennato, il Vicario generale per imporre precetti penali aveva bisogno di
un mandato speciale del Vescovo. La legislazione vigente non stabilisce
alcuna limitazione, benché sia necessario riconoscere che la potestà coattiva,
natura sua, è strettamente legata all'esercizio della potestà che spetta agli
uffici capitali, uffici cioè di governo al più alto livello di una comunità di
fedeli. Per tale motivo scrive F. NIGRO sub can. 1319, op. cit., p. 7 5 7 : « Però
resto dubbioso e credo che non si dovrebbe abbandonare la disciplina del
CIC ' 1 7 riservando solo al Vescovo la competenza, in una materia così
delicata, come è quella penale (...). L'estensione dell'ambito del potere
coattivo al vicario generale ed ai vicari episcopali non sembra opportuno, e
dovrebbe conservarsi l'interpretazione restrittiva della disciplina precedente
(c. 6 § 2 ) ». Della stessa opinione L. CHIAPPETTA, op. cit., p. 4 3 4 , n. 4 2 9 9 . A.
BORRAS, op. cit., p. 6 1 , invece, è del parere che l'estensione della competenza
del Vescoco diocesano ai vicari generali ed episcopali viene compensata dalle
limitazioni stabilite riguardanti le pene canoniche che possono essere com-
minate mediante precetto.
34
( ) Recita il can. 1 3 2 0 : « In tutto ciò in cui sono soggetti all'Ordina-
rio del luogo i religiosi possono essere dal medesimo costretti con pene ». Il
disposto del canone, che si riferisce al momento costitutivo della pena e non
a quello applicativo, stabilisce il principio secondo il quale l'Ordinario del
luogo può emanare norme e precetti penali particolari nei confronti dei
religiosi in tutte quelle materie in cui essi gli sono sottomessi.
« Gli Istituti di diritto pontificio sono soggetti in modo immediato ed
esclusivo alla potestà della Sede Apostolica in quanto al regime interno e alla
disciplina » (can. 5 9 3 ) , e in essi, come abbiamo visto, i Capitoli ed i Superiori
maggiori degli Istituti Religiosi, così come delle Società di Vita Apostolica,

IO. J. SANCHIS

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152 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

pali, nella misura della loro potestà e d e n t r o i limiti delle


loro c o m p e t e n z e materiali d) i dicasteri della Curia Ro-
mana, c h e g o d o n o d i potestà esecutiva vicaria, nell'am-
bito delle loro c o m p e t e n z e in ragione della materia (cfr.
35
cost. a p . Pastor Bonus, art. 18) ( ) .
P o s s o n o p a r i m e n t i i m p o r r e precetti penali coloro i
quali a b b i a n o potestà esecutiva delegata, m a e n t r o i
limiti d e l loro m a n d a t o e t e n e n d o c o n t o delle altre
n o r m e c h e regolano la potestà esecutiva delegata (cfr.
cann. 136-144).

2.2. Destinatari.

Nelle pagine p r e c e d e n t i a b b i a m o i n q u a d r a t o , a l m e n o
in linea d i massima, il p r e c e t t o p e n a l e e n t r o la categoria
generale dei precetti di cui al can. 4 9 . T a l e c a n o n e è
incluso, c o m e a b b i a m o già indicato, in u n capitolo inti-
tolato « I decreti e i precetti singolari ». L o stesso c a n o n e

per quanto si riferisce ai loro membri, possono emanare norme anche pe-
nali (Cfr. A. CALABRESE, op. cit., p. 13 e 20). Inoltre, «l'istituto di di-
ritto diocesano (...), rimane sotto la speciale cura del Vescovo diocesano»
(can. 594).
Tuttavia, « i religiosi sono soggetti alla potestà dei vescovi (...) in ciò che
riguarda la cura delle anime, l'esercizio pubblico del culto divino e le altre
opere di apostolato » (can. 678 § 1). È in tale ambito che l'Ordinario del
luogo può costringere con pene i religiosi. Sembra che tale potestà dovrà
prevalentemente essere esercitata mediante l'emanazione di precetti penali.
35
( ) Il can. 1356 § 1 prevede la possibilità di precetti penali dati dalla
Sede Apostolica; secondo il can. 361, « col nome di Sede Apostolica o Santa
Sede si intendono nel codice non solo il Romano Pontefice, ma anche, se non
risulta diversamente dalla natura della questione o dal contesto, la Segreteria
di Stato, il Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa e gli altri Organismi
della Curia Romana ». Cfr. al riguardo F. SALERNO, Sede Apostolica o Santa
Sede e Curia Romana, in A A . W , La Curia Romana nella Cost. Ap. « Pastor
Bonus », a cura di P.A. Bonnet e C. Gullo, Libreria Editrice Vaticana, Città
del Vaticano, 1990, p. 45-82. A. CALABRESE, op. cit., p. 12 ritiene che « p e r
questi atti di potestà esecutiva i dicasteri della Curia Romana devono avere
il previo assenso del Romano Pontefice, pur rimanendo atti propri, cioè di
propria competenza (cost. apost. Pastor Bonus, art. 18) ».

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IL PRECETTO PENALE 153

parla d i precetto singolare col quale s ' i m p o n e a una


persona o a persone determinate qualcosa d a fare o d a
o m e t t e r e . Senza escludere in p a r t e n z a la possibilità di
precetti penali generali — di cui p a r l e r e m o d o p o —, è
evidente che la definizione legislativa e la disciplina nor-
mativa p r e n d o n o esplicitamente in considerazione sola-
m e n t e i precetti singolari o particolari, cui m a n c a n o ,
necessariamente i caratteri di generalità e d astrattezza
p r o p r i della legge; n o n sono, cioè n o r m e di carattere
generale rivolte ad u n n u m e r o i n d e t e r m i n a t o di p e r s o n e
36
e p e r u n n u m e r o i n d e t e r m i n a t o di casi ( ) . M a n e p p u r e
si richiede necessariamente che si tratti di u n provvedi-
m e n t o individuale, c o n destinatario cioè individuale. Il
p r e c e t t o penale p u ò a n c h e essere rivolto a p i ù p e r s o n e
ma s e m p r e determinate « uti singulis (etsi sint p e r s o n a e
iuridicae), seu n o n q u a t e n u s m e m b r a sunt c o m m u n i -
37
tatis » ( ) .
Destinatario del p r e c e t t o p e n a l e particolare sarà
quindi: a) « u n a sola figura soggettiva, sia c h e si tratti di
' u n a ' p e r s o n a fisica, nel qual caso n o n avrà alcuna i m p o r -
tanza c h e questa venga colta in ragione della sua indivi-
3 8
dualità fisica o invece p e r l'ufficio r i c o p e r t o » ( ) , b) p i ù
p e r s o n e d e t e r m i n a t e sia n o m i n a t i v a m e n t e sia, p e r esem-
pio, in virtù della l o r o a p p a r t e n e n z a ad u n a p e r s o n a

36
( ) Cfr. F.E. ADAMI, Continuità e variazioni di tematiche penalistiche
nel nuovo « Codex Iuris Canonici», cit., p. 1 2 3 ; J . OTADUY - E. LABANDEIRA,
Normas y actos jurídicos , cit., p. 2 7 2 ; A . BORRAS, Les sanctions dans l'Eglise,
cit., p. 5 9 ; E. LABANDEIRA, Clasificación de las normas escritas canónicas, in Ius
Canonicum, 2 9 ( 1 9 8 9 ) , p. 6 8 6 .
37
( ) F. J. URRUTIA, De normis generalibus. Adnotationes in Codicem:
Líber I, P.U. Gregoriana, Romae, 1 9 8 3 , p. 3 5 .
38
( ) P . A . BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 8 8 3 ; il quale
aggiunge: « Non diversamente dovrebbe concludersi per l'atto 'plurimo', nel
quale cioè un unico comando abbraccia una molteplicità di ordini omogenei
diretti a più soggetti ».

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154 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

giuridica o u n ente, p u r se questo n o n g o d a della perso-


nalità giuridica.

2.3. Contenuto.

S'intende p e r c o n t e n u t o di u n p r e c e t t o l'oggetto del-


l'atto della volontà in cui esso consiste e m e d i a n t e il quale
viene d e t e r m i n a t o . N e l caso del p r e c e t t o esso consiste in
u n o r d i n e (cfr. can. 49), vale a dire, nell'imposizione d i u n
obbligo c h e , a sua volta, p u ò essere positivo (mandato) o
39
negativo (proibizione) ( ) .
L ' o g g e t t o dell'ordine p u ò consistere: a) nell'urgere
l'osservanza d i u n obbligo previamente stabilito d a u n a
legge (è ciò c h e succede p r i n c i p a l m e n t e , c o m e indica
l'avverbio praesertim, p i ù volte ricordato, d e l can. 49), d a
u n p r e c e t t o , o p p u r e d a u n atto giudiziale, b) n e l costituire
u n obbligo, n o n p r e d e t e r m i n a t o n o r m a t i v a m e n t e , d a
p a r t e dell'autorità a cui è stata concesso u n p o t e r e discre-
40
zionale al r i g u a r d o ( ) .
T r a t t a n d o s i d e l p r e c e t t o penale, l ' o r d i n e si d à sotto la
41
sanzione d i u n a p e n a ( ) , e d a tale m o m e n t o l'inadem-
p i m e n t o d i tale obbligo diverrà delittuoso m a soltanto p e r
quella p e r s o n a o quelle p e r s o n e d e t e r m i n a t e dallo stesso
p r e c e t t o . M a n o n s e m p r e sarà così. Infatti, il p r e c e t t o
p e n a l e , oltre a d essere u n o s t r u m e n t o p e r la costituzione
o creazione di nuovi delitti, m o l t o f r e q u e n t e m e n t e servirà

39
( ) Cfr. E. LABANDEIRA, Tratado de Derecho Administrativo Canònico,
cit., p. 515; ID., Gli atti giuridici dell'amministrazione ecclesiastica, in Ius
Ecclesiae, 2 (1990), p. 238; V. DE PAOLIS - A. MONTAN, Il Libro I del Codice:
norme generali (cann. 1-203), in A A . W . , Il diritto nel mistero della Chiesa,
I, Roma, 1986, p. 298.
40
( ) Cfr. E. LABANDEIRA, Tratado de Derecho Administrativo Canònico,
cit., p. 454; ID., Gli atti giuridici dell'amministrazione ecclesiastica, cit.,
p. 239; P.A. BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 879.
41
( ) Cfr. A. BORRAS, Les sanctions dans l'Eglise, cit. p. 59.; V. DE
PAOLIS - A. MONTAN, Il Libro I del Codice: norme generali (cann. 1-203), cit.,
p. 299.

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IL PRECETTO PENALE 155

per urgere l'osservanza delle stesse leggi penali. U n a


semplice lettura dei tipi penali inseriti nel codice è suffi-
ciente p e r avvertire l'ampiezza di alcune, m o l t e p e r la
42
verità, delle sue fattispecie ( ) . È stata tale ampiezza a
postulare in molti casi l'indeterminatezza della p e n a .
Scopo, invece, del p r e c e t t o è a p p u n t o quello d i deli-
neare p i ù a c c u r a t a m e n t e il fatto delittuoso e d e t e r m i n a r e
la p e n a , in m o d o d a poterla adattare alle concrete circo-
stanze di t e m p o e luogo, e t e n e n d o c o n t o delle c o n c r e t e
situazioni a n c h e personali. P e r tale motivo, riteniamo che
la principale funzione che deve c o m p i e r e il p r e c e t t o
penale nell'ambito d e l sistema penale canonico sia n o n
tanto quello di costituire nuovi delitti q u a n t o di fare p i ù
aderenti alle concrete realtà e necessità le astratte fatti-
specie c o n t e m p l a t e dalla legge s o p r a t t u t t o universale. I n
tali casi, m e d i a n t e il p r e c e t t o n o n v e r r e b b e costituito
alcun delitto p o i c h é il delitto s a r e b b e già stato p r e c e d e n -
t e m e n t e creato dalla legge penale.
N e l c o n t e n u t o del p r e c e t t o penale si p u ò a n c h e di-
stinguere t r a u n c o n t e n u t o essenziale e u n c o n t e n u t o
accessorio. C o n t e n u t o essenziale è quello c h e viene ri-
chiesto dalla stessa n a t u r a dell'atto e senza il quale l'atto
sarebbe inesistente. Costituisce c o n t e n u t o essenziale del
p r e c e t t o p e n a l e la determinazione: a) dell'obbligo giuri-
dico a cui è t e n u t o il destinatario e, b) della p e n a c h e
viene comminata. Il p r i m o elemento p u ò consistere sia
nella descrizione d e l fatto delittuoso, sia nel rinvio alla
n o r m a nella quale è c o n t e n u t o l'obbligo c h e è oggetto
dell'ordine. P e r ciò che riguarda la p e n a , essa p u ò essere
già prevista d a u n a legge (penale) o p p u r e essere c o m m i -
nata ex novo nel p r e c e t t o . C o n t e n u t o accessorio è invece
quello che p u ò essere o m e n o incluso nel p r e c e t t o .
Sono molti e diversi gli aspetti c h e p o s s o n o o m e n o

(«) Si vedano i cann. 1365, 1369, 1375, 1379, 1384, 1389, ecc.

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156 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

essere contemplati nel p r e c e t t o p e n a l e e d i cui a b b i a m o


trattato nei p r e c e d e n t i capitoli. T r a questi p o s s i a m o o r a
ricordare, a m o ' d ' e s e m p i o , la determinazione: a) d i
circostanze esimenti, attenuanti o aggravanti (cfr. can.
1327); b) della via, amministrativa o giudiziaria, d'appli-
cazione della p e n a (cfr. can. 1342 § 2); e) delle autorità
che p o s s o n o rimettere la p e n a , ecc.

2.4. Elementi essenziali.

D e b b o n o essere ritenuti elementi essenziali del p r e -


cetto p e n a l e : a) la c o m p e t e n z a del s u o autore, b) la forma
scritta e, c) la notifica o intimazione. A t u t t i questi
elementi si riferisce il can. 49 q u a n d o stabilisce c h e
l'ordine in cui consiste il p r e c e t t o deve essere i m p o s t o
legittimamente. L a legittimità dell'ordine deve essere in-
tesa in u n duplice senso: « in p r i m ó luogo, c h e colui c h e
lo e s p r i m e deve avere c o m p e t e n z a r i g u a r d o alla p e r s o n a
4 3
e alla m a t e r i a » ( ) ; in s e c o n d o luogo, in q u a n t o atto
amministrativo, il p r e c e t t o è assoggettato al p r i n c i p i o d i
44
legalità ( ) , vale a dire, è s o t t o p o s t o ai requisiti stabiliti
dalla legge, p o i c h é l'atto amministrativo è privo d i effetto
nella misura in cui è contrario a d u n a legge o a d u n a
c o n s u e t u d i n e approvata (cfr. can. 3 8 ) .

2.4.1. Competenza.

Il p r e c e t t o stabilisce u n particolare r a p p o r t o tra colui


che lo i m p o n e e chi al m e d e s i m o è sottoposto, cioè fra

43
( ) P. LOMBARDÌA, Lezioni di diritto canonico, cit., p. 2 2 1 ; cfr. ID., sub
cann. 48-49, in Codice di Diritto Canonico, cit., p. 85. Per questo autore, la
legittimità deve anche essere intesa nel senso che quanto viene richiesto
mediante precetto sia compreso nell'ambito dei doveri che la legge o la
consuetudine canonica impone al destinatario (cfr. Ibidem).
44
( ) Cfr. P. LOMBARDÌA, Lezioni di diritto canonico, cit., p. 2 1 9 .

btcalz p. 160/180
IL PRECETTO PENALE 157

45
superiore e s u d d i t o ( ) ; si fonda, p e r t a n t o , sul r a p p o r t o
preesistente tra di essi che, tecnicamente, dalla p r o s p e t -
tiva dell'autorità, viene d e n o m i n a t o , c o m p e t e n z a .
« L ' a t t o amministrativo singolare — recita il can. 35
—, si tratti di u n d e c r e t o o di u n p r e c e t t o (...), p u ò essere
p r o d o t t o , e n t r o i limiti della sua c o m p e t e n z a , d a colui che
g o d e di potestà esecutiva ».
C o m p e t e n z a , quindi, in p r i m o luogo, funzionale, vale
a dire, il s u o a u t o r e deve g o d e r e di potestà esecutiva e,
trattandosi di u n p r e c e t t o penale, deve g o d e r e di questa
potestà nel foro esterno (cfr. can. 1319). Inoltre, l'eserci-
zio di tale potestà viene, a sua volta, delimitato in ragione
della materia e delle p e r s o n e , e in q u e s t ' u l t i m o aspetto
s e c o n d o criteri territoriali o p p u r e personali. La c o m p e -
tenza determina, di conseguenza, l'esistenza o m e n o di u n
r a p p o r t o giuridico p e r il quale l'autore può i m p o r r e u n
p r e c e t t o ad u n fedele, cui questi deve adeguare il s u o
c o m p o r t a m e n t o . Se mancasse questa relazione, cioè la
competenza, l'ordine in cui consiste il p r e c e t t o s a r e b b e ,
anche solo a motivo di questa mancanza, illegittimo, e p i ù
4 6
precisamente nullo ( ) .

2.4.2. Forma.

« L'atto amministrativo c h e riguarda il foro esterno


— c o m ' è il caso del p r e c e t t o penale — si deve consegnare
p e r iscritto; cosi p u r e il relativo atto di esecuzione, se
viene fatto in forma commissoria » (can. 37). P i ù concre-

45
( ) Cfr. V . DE PAOLIS - A. MONTAN, 17 Libro I del Codice: norme
generali (cann. 1-203), cit., p. 300; P.A. BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit.,
p. 8 7 6 .
46
( ) P.A. BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 8 7 8 ritiene che: « La
competenza può essere assimilata per più di una ragione agli elementi
essenziali di questo. (...). Anche se la nullità non è espressamente stabilita per
la sua mancanza, la competenza deve, a nostro giudizio, ritenersi comunque
necessaria per l'esistenza dell'atto ».

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158 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

t a m e n t e , ogni d e c r e t o (precetto) « si dia p e r iscritto »


(can. 51), e il can. 5 5 parla del « testo scritto del d e c r e t o »
(precetto). Bisogna c o m u n q u e distinguere tra la forma
del p r e c e t t o e quella della notifica del m e d e s i m o , d i cui
p a r l e r e m o q u i appresso.
La forma d e l p r e c e t t o penale è o b b l i g a t o r i a m e n t e
47
quella scritta, p o i c h é esso è u n atto formale ( ) c h e
48
riguarda il foro esterno ( ) . Il testo scritto del p r e c e t t o
penale deve c o n t e n e r e , quali elementi essenziali, oltre alla
p a r t e dispositiva (il c o n t e n u t o essenziale d i cui sopra),
u n a chiara indicazione dell'autorità c h e lo e m e t t e e la sua
49
firma ( ) . E stato inoltre segnalato c h e d o v r à altresì,
« farsi c e n n o c o n la c o m p e t e n z a del precipiente, a n c h e
agli eventuali fatti c h e soggettivamente configurano la
legittimazione (...), o oggettivamente costituiscono u n
p r e s u p p o s t o dell'atto, come, (...), l'audizione d i coloro
che dal p r e c e t t o p o s s o n o ricevere la lesione d i u n p r o p r i o
5 0
diritto » ( ) ; cosi c o m e dovrà c o n t e n e r e u n a espressa,
s e b b e n e sommaria, indicazione dei motivi dell'atto. I n -
fatti, il can. 5 0 stabilisce c h e « p r i m a d i d a r e u n d e c r e t o
singolare, l'autorità ricerchi le notizie e le p r o v e necessa-
rie, e, p e r q u a n t o è possibile, ascolti coloro i cui diritti
p o s s o n o essere lesi »; e il can. 5 1 , dal c a n t o suo, d i s p o n e
che « il d e c r e t o si dia p e r iscritto e s p o n e n d o , a l m e n o
s o m m a r i a m e n t e , le motivazioni, se si tratta d i u n a deci-
sione ». Tali disposizioni « h a n n o lo s c o p o d i garantire il
legittimo e giusto svolgimento della funzione d i governo.

47
( ) P. LOMBARDÌA, sub can. 51, Codice di Diritto Canonico, cit., p. 8 6 :
« Non osservando queste disposizioni formali, difficilmente l'organizzazione
ecclesiastica potrebbe reclamare nel foro esterno l'adempimento di doveri
imposti mediante un atto amministrativo ».
48
( ) Cfr. E. LABANDEIRA, Gli atti giuridici dell'amministrazione eccle-
siastica, cit., p. 233 e 239.
9
C ) Cfr. E. LABANDEIRA, Tratado de Derecho Administrativo Canònico,
cit., p. 447.
50
( ) P . A . BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 8 8 1 .

btcalz p. 162/180
IL PRECETTO PENALE 159

(...). La m a n c a n z a d i questi requisiti n o n è causa di


nullità, p e r ò costituisce motivo p e r sollecitare la rescis-
sione (annullamento) dell'atto, s e g u e n d o i p r o c e d i m e n t i
51
dei ce. 1445 § 2 e 1732 ss. (cfr. c. 221) » ( ) .

2.4.3. Notifica o intimazione.

Il p r e c e t t o p e n a l e , ai sensi del can. 5 4 § 2, « p e r


p o t e r n e u r g e r e l'osservanza, deve essere intimato c o n u n
legittimo d o c u m e n t o a n o r m a del diritto ». Si i n t e n d e p e r
intimazione o notifica la comunicazione ufficiale dell'atto
al suo destinatario affinché si possa esigere il s u o c o m p i -
52
m e n t o ( ) . Tale comunicazione è d e l t u t t o necessaria p e r
l'efficacia del p r e c e t t o , e o r d i n a r i a m e n t e si deve fare p e r
iscritto c o n u n legittimo d o c u m e n t o .
Vi sono t r e tipi di notifiche: ordinaria, straordinaria e
53
in forma equivalente ( ) . « Q u a n d o u n a gravissima ra-
gione si frapponga alla consegna del testo scritto del
d e c r e t o » (forma ordinaria), « il d e c r e t o si ritiene inti-
m a t o se viene letto alla p e r s o n a cui è destinato di fronte
a u n notaio o a d u e testimoni, con la redazione degli atti,
da sottoscriversi d a tutti i presenti » (can. 55) (forma
straordinaria): in tal m o d o si ha il legittimo d o c u m e n -
54
to ( ) . Eccezionalmente la notifica d e l p r e c e t t o p u ò
essere orale, « se colui al quale è destinato, c h i a m a t o nel
d o v u t o m o d o a ricevere o a d udire il d e c r e t o , senza giusta

51
( ) E. LABANDEIRA, Gli atti giuridici dell'amministrazione ecclesiastica,
cit., p. 239.
2
P ) Cfr. P. LOMBARDÌA, Legge, consuetudine ed atti amministrativi nel
nuovo Codice di diritto canonico, cit., p. 96: '...gli atti disciplinati nel tit. I V
sono per definizione singolari e la loro notificazione o intimazione ai
destinatari si compie in maniera diversa da ciò che tecnicamente viene
chiamato promulgazione ».
53
( ) Cfr. E. LABANDEIRA, Gli atti giuridici dell'amministrazione eccle-
siastica, cit., p. 241.
54
( ) Cfr. V . DE PAOLIS - A . MONTAN, Il Libro I del Codice: norme
generali (cann. 1-203), cit., p. 303.

btcalz p. 163/180
160 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

causa n o n c o m p a r v e o ricusò d i sottoscrivere » (can. 5 6 ) .


Riteniamo c h e soltanto in quest'ultima ipotesi d i notifica
detta in forma equivalente s a r e b b e valida l'intimazione
orale d i u n p r e c e t t o penale, vale a dire, q u a n d o il desti-
natario h a ascoltato il c o n t e n u t o d e l p r e c e t t o m a n o n h a
voluto sottoscrivere gli atti, atti c h e , in ogni m o d o , d e b -
b o n o essere consegnati al destinatario affinché questi
possa p r e s e n t a r e , se lo ritiene necessario, gli o p p o r t u n i
ricorsi.

2.5. Caratteristiche.

2.5.1. Personalità.

Il p r e c e t t o p e n a l e particolare è c o n n a t u r a l m e n t e le-
55
gato alla p e r s o n a o p e r s o n e p e r le quali è stato d a t o ( ) .
C o m e a b b i a m o già evidenziato, q u e s t o stabilisce u n r a p -
p o r t o personale (che nel testo del can. 49 viene eviden-
ziato con il d i s p o r r e c h e m e d i a n t e il p r e c e t t o « s ' i m p o n e
direttamente ...a u n a persona... ») tra colui c h e lo i m p o n e ,
e il destinatario o destinatari, al d i fuori dai criteri d i
territorialità. Il p r e c e t t o penale, a l m e n o in linea d i mas-
sima, è rivolto alla persona, h a cioè carattere p e r s o n a -
56
le ( ) , p o t e n d o ricevere tuttavia u n ' i m p r o n t a territoriale
« s i a ex natura rei, sia p e r le motivazioni c h e s t a n n o a
s u p p o r t o del d e c r e t o , sia p e r la volontà d e l superio-
57
r e » ( ).
Il can. 5 2 stabilisce al r i g u a r d o c h e il p r e c e t t o « h a
forza o b b l i g a n t e soltanto circa le cose sulle quali d i s p o n e
e p e r le p e r s o n e cui è d a t o ; q u e s t e p e r ò le obbliga

55
( ) Cfr. P . A . BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 885.
56
( ) Cfr. TH. GREEN, sub can. 1319, in The Code of Canon Law. A text
and commentary, cit., p. 900; E. LABANDEIRA, Tratado de Derecho Admini-
strativo Canònico, cit., p. 450.
57
( ) V . DE PAOLIS - A . MONTAN, Il Libro I del Codice: norme generali
(cann. 1-203), cit., p. 300.

btcalz p. 164/180
IL PRECETTO PENALE 161

d o v u n q u e , se n o n consta altro ». Il p r e c e t t o p e n a l e si
p r e s u m e p e r t a n t o personale.

2.5.2. Transitorietà.

A differenza della legge c h e è caratterizzata dalla


perpetuità, p e r m a n e n z a o stabilità, il p r e c e t t o è invece
caratterizzato dalla transitorietà, intesa n e l senso d i tem-
poralità. I l p r e c e t t o d i solito avrà valore solo p e r u n
t e m p o d e t e r m i n a t o , o d u r a n t e la vita d i u n a p e r s o n a , o
5 8
m e n t r e p e r d u r i u n a d e t e r m i n a t a situazione ( ) ; vale a
dire, il p r e c e t t o , n o n è chiamato a p e r d u r a r e indefinita-
m e n t e nel t e m p o . Q u e s t a caratteristica del p r e c e t t o n o n è
p e r ò assoluta.
Tuttavia, n e l caso d e l p r e c e t t o penale il s u o carattere
transitorio viene ulteriormente rafforzato. Infatti, se-
c o n d o il M a r z o a , il p r e c e t t o « c o m e fonte d i diritto p i ù
59
agile della legge ( ) r e n d e possibile in situazioni impre-
viste, gravi e d i u n a certa urgenza, il p r o n t o intervento
del sistema p e n a l e s u p e r a n d o gli inconvenienti d e l ri-
t a r d o c h e c o m p o r t e r e b b e la costituzione d i u n a legge,
r i s p e t t a n d o p e r ò allo stesso t e m p o la legalità richiesta d a l
can. 1 3 2 1 . Il c h e consiglia, o v e si p e r p e t u i — o si
p r o l u n g h i — la situazione n o n prevista d a u n a legge d i
attentato a d u n b e n e giuridico suscettibile di p r o t e z i o n e ,
che il p r e c e t t o sia sostituito dalla costituzione formale d i
6 0
u n a legge » ( ) .
U n a conseguenza d e l carattere t e m p o r a l e o transito-
rio d e l p r e c e t t o è quella stabilita d a l can. 5 8 § 2 , il quale

58
( ) Cfr. E. LABANDEIRA, Clasificación de las normas escritas canónicas,
cit., p. 682.
39
( ) L'autore citato in questo punto rinvia a J. ARIAS, sub can. 1319, in
Código de Derecho Canònico, cit., p. 7 9 6 .
60
( ) A . MARZOA, Los delitos y las penas canónicas, cit., p. 6 9 2 - 6 9 3 ; vid.
anche p. 6 9 6 .

btcalz p. 165/180
162 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

d i s p o n e c h e « il p r e c e t t o singolare, n o n i m p o s t o c o n
legittimo d o c u m e n t o , cessai resoluto iure praecipientis ».

2.6 Efficacia.

D a l p u n t o d i vista dell'efficacia t e m p o r a l e d e l p r e ­
cetto penale, questa inizia dal m o m e n t o della sua notifica
o intimazione al destinatario p e r o r d i n e d i colui c h e h a
emesso il p r e c e t t o (cfr. can. 5 4 § 1), e finisce q u a n d o h a
luogo la revoca legittima del p r e c e t t o o la cessazione della
legge p e r la cui osservanza fu d a t o (cfr. can. 5 8 § 1).
Inoltre, il p r e c e t t o singolare cessa d i avere vigore ve­
n e n d o m e n o la potestà d i chi l'ha i m p o s t o , n e l caso in cui
si tratti d i u n o r d i n e i m p o s t o senza u n legittimo d o c u ­
m e n t o (cfr. can. 5 8 § 2 ) ; altrimenti il vigore del p r e c e t t o
p e r m a n e , a n c h e c o n il venir m e n o dell'autorità d i chi lo
h a emesso, e cessa solo a n o r m a d e l can. 5 8 § 1 c o m e d i
61
regola ( ) .
Al p r e c e t t o penale n o n v e n g o n o applicate le disposi­
zioni d i successione d i n o r m e nel t e m p o c o n t e n u t e nel
can. 1313 riguardanti l'efficacia t e m p o r a l e delle leggi
penali, p o i c h é il p r e c e t t o si riferisce a situazioni e p e r s o n e
62
concrete ( ) . Infatti, d u r a n t e l'elaborazione del codice si
p r o p o s e d i applicare ai precetti quella stessa n o r m a t i v a
r i g u a r d a n t e le leggi; la risposta fu invece negativa, « quia
n o n d a t u r paritas inter legem et p r a e c e p t u m , c u m p r a e ­
c e p t u m , n a t u r a sua, r a t i o n e m h a b e a t d e concretis circum-
63
stantiis » ( ) .
A questo riguardo bisogna ricordare, invece, p e r la

61
( ) Cfr. E. LABANDEIRA, Gli atti giuridici dell'amministrazione eccle­
siastica, cit., p. 2 4 0 ; V . DE PAOLIS - A . MONTAN, Il Libro I del Codice: norme
generali (cann. 1-203), cit., p. 3 0 3 .
62
( ) Cfr. E. LABANDEIRA - J . MIRAS, El precepto penal en el CIC 83, cit.,
p. 6 8 3 .
63
() Communicationes, 8 ( 1 9 7 6 ) , p. 1 7 4 .

btcalz p. 166/180
IL PRECETTO PENALE 163

sua connessione c o n la cessazione del p r e c e t t o , q u a n t o


stabilito d a l can. 53 : « Se i decreti (e q u i n d i a n c h e i
precetti) s o n o t r a di loro contrari, quello peculiare, nelle
cose che v e n g o n o espresse in m o d o peculiare, prevale su
quello generale; se sono u g u a l m e n t e peculiari o generali,
quello successivo nel t e m p o abroga il p r e c e d e n t e , nella
misura in cui gli è contrario ».

2.7. Interpretazione.

L e n o r m e sull'interpretazione del p r e c e t t o p e n a l e
sono simili a quelle riguardanti le leggi penali. I n q u a n t o
atto amministrativo singolare, il p r e c e t t o « è d a intendersi
s e c o n d o il significato p r o p r i o delle parole e l'uso c o m u n e
del parlare » (can. 3 6 § 1), vale a dire, si stabilisce il
principio della sua interpretazione letterale. I n caso di
d u b b i o , invece, i precetti penali sono sottoposti a inter-
pretazione stretta (ibid.).
Inoltre, viene a n c h e proibita d a l codice l'applicazione
o l'estensione dei loro effetti ad altri casi al di fuori di
quelli espressi (cfr. can. 3 6 § 2).

2.8. Ricorsi contro il precetto penale.

Il can. 1400 § 2 stabilisce c h e « le controversie insorte


p e r u n atto di potestà amministrativa p o s s o n o tuttavia
essere deferite solo al Superiore o al tribunale ammini-
strativo ». C o n tale disposto, m e n t r e si e s c l u d o n o dalla
c o m p e t e n z a dei tribunali ordinari le controversie ammi-
nistrative, si afferma la possibilità dei ricorsi, p e r diverse
vie, c o n t r o gli atti amministrativi.
« P e r ricorso amministrativo si i n t e n d e l'impugna-
zione di u n atto amministrativo dinanzi alla m e d e s i m a
amministrazione, affinché lo annulli, lo revochi o lo m o -
difichi. F r a i ricorsi ordinari il p i ù i m p o r t a n t e è il ricorso
gerarchico, c o n il quale si i m p u g n a u n atto amministra-

btcalz p. 167/180
164 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

tivo dinanzi al superiore dell'autorità c h e e m a n ò l'at-


64
t o » ( ) . G l i atti dei dicasteri della Curia R o m a n a e quelli
dei vicari generali e d episcopali sono p e r t a n t o ricorribili
dinanzi ai titolari dei rispettivi uffici capitali: R o m a n o
Pontefice e Vescovo; tuttavia, gli atti dei dicasteri n o n
sono suscettibili del ricorso gerarchico, m a soltanto d i
quello contenzioso, p o i c h é la via gerarchica si esaurisce
a p p u n t o dinanzi ai dicasteri della Curia R o m a n a .
N e l codice vigente, il ricorso gerarchico viene disci-
plinato nei canoni 1732-1739. Inoltre, gli articoli 14 e 19
della cost. a p . Pastor Bonus t r a t t a n o dei ricorsi gerarchici
6 5
dinanzi alla Curia R o m a n a ( ) .
D a l canto suo, p e r q u e l c h e si riferisce al contenzioso-
amministrativo, il can. 1445 § 2 d i s p o n e c h e il S u p r e m o
T r i b u n a l e della Segnatura Apostolica « dirime le contese
sorte p e r u n atto d i potestà amministrativa ecclesiastica,
ad esso legittimamente deferite ». Tale p r o c e s s o viene
regolato nell'art. 123 della cost. a p . Pastor Bonus e dagli
art. 18 e 22 d e l relativo Regolamento Generale della Curia
Romana.
Il p r e c e t t o p e n a l e particolare, essendo u n atto a m m i -
nistrativo singolare, è certo suscettibile d ' i m p u g n a z i o n e ,
vale a dire, si p u ò ricorrere c o n t r o d i esso c h i e d e n d o la
66
sua rimozione ( ) . D a l ricorso v e n g o n o eccettuati sol-
t a n t o gli atti amministrativi e m a n a t i d i r e t t a m e n t e dal
R o m a n o Pontefice o dallo stesso Concilio e c u m e n i c o (cfr.
67
can. 1732, e 1404) ( ) .

S4
( ) E. LABANDEIRA, II ricorso gerarchico canonico: « petitum » e « causa
petendi», in A A . W . , La giustizia amministrativa nella Chiesa, Libreria
Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1 9 9 1 , p. 7 1 .
65
( ) Si veda C. GULLO, Il ricorso gerarchico: procedura e decisione, in
A A . W . , La giustizia amministrativa nella Chiesa, cit., p. 8 5 - 9 6 .
66
( ) Cfr. P. CIPROTTI, voce Diritto Venale Canonico, cit., p. 4 ; E.
LABANDEIRA - J . MIRAS, El precepto penal en el CIC 83, cit., p. 6 9 0 .
67
( ) Cfr. P. LOMBARDÌA, Lezioni di diritto canonico, cit., p. 2 2 0 , il quale

btcalz p. 168/180
IL PRECETTO PENALE 165

2.8.1. Il ricorso gerarchico.

È requisito previo alla presentazione del ricorso la


richiesta {supplicatici), fatta p e r iscritto, della revoca o
della correzione del p r e c e t t o al s u o a u t o r e (cfr. can. 1734
§ 1).
Il can. 1737 § 1 stabilisce c h e si p u ò ricorrere « p r o -
p t e r q u o d l i b e t i u s t u m m o t i v u m », inteso q u e s t o in senso
largo. Si p u ò p e r t a n t o ricorrere p e r motivi di legittimità o
di merito, vale a dire, di o p p o r t u n i t à , convenienza e
6 8
b u o n a amministrazione ( ) . « I motivi di legittimità de-
rivano dalla violazione di u n a n o r m a giuridica, divina o
u m a n a , positiva o naturale, scritta o consuetudinaria.
L'illegittimità p u ò riguardare qualsiasi e l e m e n t o c h e con-
corra alla formazione dell'atto: soggetto, oggetto, causa,
fine, forma, o qualsiasi altro requisito di validità. I n forma
più consona a l l ' o r d i n a m e n t o canonico, si p u ò dire che i
motivi della illegittimità r i g u a r d a n o la violazione della
69
legge nella decisione o nel p r o c e d i m e n t o » ( ) .
P e r q u a n t o riguarda l ' o p p o r t u n i t à , in generale si p u ò
dire c h e l'intervento dell'autorità esecutiva è o p p o r t u n o
q u a n d o l'atto « è i d o n e o a raggiungere il fine sociale c h e
da esso si a t t e n d e ; è invece i n o p p o r t u n o l'atto c h e n o n h a
7 0
questa capacità » ( ) . L ' o p p o r t u n i t à o m e n o dell'atto
viene valutata alla luce dei criteri stabiliti dal codice
stesso o d a altri d o c u m e n t i nei quali si fanno esortazioni

ritiene inoltre che tali atti « a rigore non sono atti amministrativi ma norme
singolari ».
68
( ) Cfr. P. CIPROTTI, voce Diritto Penale Canonico, cit., p. 4; E.
LABANDEIRA, El recurso jerárquico ante la Curia Romana, in Ius Canonicum, 3 0
( 1 9 9 0 ) , p. 4 6 2 .
69
( ) E. LABANDEIRA, Il ricorso gerarchico canonico: « petitum » e «causa
petendi», cit., p. 7 9 - 8 0 , cfr. ID., Tratado de Derecho Administrativo Canò-
nico, cit., p. 7 2 7 - 7 3 4 e 5 8 0 - 5 9 1 .
70
( ) E. LABANDEIRA, Il ricorso gerarchico canonico: « petitum » e « causa
petendi», cit., p. 8 0 .

btcalz p. 169/180
166 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

o p p u r e , senza i m p o r r e u n obbligo giuridico, si i n d i c a n o i


m o d i p i ù convenienti d i agire. N e l l ' a m b i t o della materia
p e n a l e ci sono m o l t e di queste indicazioni o criteri:
sull'emanazione d e i precetti penali, sulla c o m m i n a z i o n e
delle p e n e latae sententiae o delle censure, direttive d i cui
a b b i a m o p a r l a t o nei capitoli p r e c e d e n t i . T u t t i questi
criteri d a n n o motivo sufficiente p e r p r o p o r r e u n ricorso
gerarchico d i o p p o r t u n i t à c o n t r o u n p r e c e t t o p e n a l e c h e
n o n li abbia t e n u t i in conto.
N e l ricorso gerarchico, a n c h e c o n t r o u n p r e c e t t o
penale, si p u ò chiedere t u t t o ciò c h e il superiore p u ò
c o n c e d e r e . Recita il can. 1739: « Al superiore c h e giudica
il ricorso è consentito, a seconda dei casi, n o n solo d i
confermare o dichiarare invalido il d e c r e t o , m a a n c h e d i
rescinderlo, revocarlo, o, se ciò s e m b r a al superiore p i ù
o p p o r t u n o , correggerlo, subrogarlo, abrogarlo ». Il ricor-
rente p o t r à p e r t a n t o chiedere u n a di queste decisioni:
« a) Dichiarazione di nullità. Q u a n d o l'atto è ipso iure
ñ u ñ o p e r m a n c a n z a d i u n o degli elementi essenziali o di
u n o dei requisiti ad validitatem previsti dal can. 124 § 1 o
p e r c h é vi è u n vizio sanzionato esplicitamente c o n la
nullità (cfr., p e r esempio, il can. 1331 § 2, 2°). L a
decisione sarà dichiarativa e p r o d u r r à effetti ex tune,
ossia, in q u a n t o possibile, dal m o m e n t o in cui fu p o s t o
l'atto i m p u g n a t o , b) Rescissione (o annullamento) (...).
Sono annullabili gli atti c h e h a n n o u n difetto giuridico
che n o n li r e n d e nulli, q u i n d i è necessaria u n a decisione
costitutiva d i a n n u l l a m e n t o c h e p r o d u r r à effetti ex nunc
(per esempio, gli atti posti p e r violenza, t i m o r e grave,
ignoranza, ecc.). c) Revoca. (...), p e r la quale l'atto am-
ministrativo p u ò ritirarsi soltanto q u a n d o vi siano motivi
di o p p o r t u n i t à ( n o n arbitrariamente) (...). d) Correzione.
A volte n o n t u t t o l'atto i m p u g n a t o è d a rifiutare, m a vi
sono parti c h e si p o s s o n o conservare, rettificandone altre.

btcalz p. 170/180
IL PRECETTO PENALE 167

La correzione o rettifica dell'atto si realizza c o n u n a


71
modifica parziale, e) Sostituzione. » ( ).
La presentazione del ricorso gerarchico n o n h a di p e r
sé effetto sospensivo dell'esecuzione del p r e c e t t o penale,
« salvo c h e la c o m m i n a z i o n e di p e n a riguardi u n com-
p o r t a m e n t o in u n a materia in cui la legge p r e v e d e c h e il
ricorso gerarchico abbia effetto sospensivo; in q u e s t o
caso anzi l'effetto sospensivo si h a a p p e n a sia stata fatta
(tempestivamente) la richiesta — c h e la legge prescrive a
p e n a di inammissibilità del ricorso — all'autore del p r e -
cetto di revocare o modificare q u e s t o (cann. 1734 e 1736
7 2
§ 1) » ( ) . Inoltre, lo stesso a u t o r e d e l p r e c e t t o p e n a l e
p u ò c o n c e d e r e la sospensione d e l p r e c e t t o e n t r o dieci
giorni dal ricevimento della remonstratio, e, su richiesta
dell'interessato (cfr. can. 1736 § 2) o p p u r e d'ufficio (cfr.
can. 1737 § 3 ) , il Superiore gerarchico dell'autorità c h e h a
e m a n a t o il p r e c e t t o p u ò u g u a l m e n t e , gravi de causa,
s o s p e n d e r e la sua esecuzione, « c a u t o t a m e n n e q u i d
73
salus a n i m a r u m d e t r i m e n t i capiat » ( ) .

2.8.2. Il ricorso contenzioso-amministrativo.

Esaurita la via amministrativa gerarchica, si p u ò an-


che avviare il processo contenzioso-amministrativo presso
74
il S u p r e m o T r i b u n a l e della Segnatura Apostolica ( )
c o n t r o il p r e c e t t o p e n a l e p e r la violazione sia di u n a legge
(in realtà, di u n a qualsiasi n o r m a giuridica) in decernendo
che in procedendo (cfr, cost. Pastor'Bonus, art. 123 § 1) d a

71
( ) Ibidem, p. 83.
72
( ) P. CIPROTTI, voce Diritto Penale Canonico, cit., p. 4.
73
( ) Cfr. C . GULLO, Il ricorso gerarchico: procedura e decisione, cit.,
p. 95.
74
( ) Sul processo si veda F. SALERNO, Il giudizio presso la «Sectio
Altera » del S. T. della Segnatura Apostolica, in A A . W . , La giustizia ammi-
nistrativa nella Chiesa, cit., p. 125-178.

11. J . SANCHIS

btcalz p. 171/180
168 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

75
p a r t e dell'autorità amministrativa ( ) ; vale a dire, q u a n d o
la illegittimità riguardi o la decisione (a causa dell'og-
getto, il fine o p p u r e i motivi della stessa) o p p u r e la
p r o c e d u r a eseguita nell'emanazione dell'atto (ad esem-
pio, osservanza d i n o r m e sulla formazione della volontà,
la notifica, l'esecuzione, ecc.); v e n g o n o esclusi, p e r t a n t o ,
quali motivi del ricorso contenzioso, quelli riguardanti
76
l'opportunità, la convenienza, ecc., dell'atto ( ) .
Il processo h a c o m e s c o p o principale l ' a n n u l l a m e n t o
o la rescissione del p r e c e t t o m a , cumulativamente c o n
esso, p u ò essere richiesta la riparazione d e l d a n n o m a t e -
riale o m o r a l e causato dall'atto illegitimo (cfr. can. 128 e
77
cost. Pastor Bonus, art. 123 § 2) ( ) .
P r e s e n t a t o il ricorso contenzioso-amministrativo, la
sospensione dell'esecuzione del p r e c e t t o p e n a l e avviene
in virtù d i n o r m e analoghe a quelle c h e si riferiscono al
ricorso gerarchico.

3. IL PRECETTO PENALE GENERALE.

3.1. Possibilità dei precetti penali generali.

D a l p u n t o d i vista teorico, n o n vi è certo alcuna


difficoltà a d a m m e t t e r e la possibilità d i precetti c o m u n i o
generali a n c h e se, p e r la verità, questi n o n v e n g a n o
7 8
espressamente previsti dal codice ( ) .

7
( ') Si veda Z. GROCHOLEWSKI, I Tribunali, in A A . W . , La Curia
Romana nella Cost. Ap. « Pastor Bonus », a cura di P.A. Bonnet e C. Gullo,
Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1990, p. 406-412.
76
( ) Cfr. J . MIRAS, El contencioso-administrativo canònico en la Consti-
tución Apostòlica « Pastor Bonus », in Ius Canonicum, 30 (1990), p. 417-418.
77
( ) Cfr. J . LLOBELL, Il «petitum» e la «causa petendi» nel conten-
zioso-amministrativo canonico. Profili sostanziali ricostruttivi alla luce della
cost. ap. «Pastor Bonus », in Ius Ecclesiae, 3 (1991), p. 119.
78
( ) In realtà, decreto e precetto sono la stessa cosa, quest'ultimo
caratterizzato dal suo contenuto: si impone di fare od omettere un qualche

btcalz p. 172/180
IL PRECETTO PENALE 169

M e n t r e n o n esistono particolari difficoltà a d a m m e -


tere i p r e c e t t i generali semplici, si p o n e il p r o b l e m a d i
delucidare se il can. 1319 c o n t e m p l i in concreto soltanto
quelli singolari o particolari o p p u r e includa a n c h e i p r e -
cetti c o m u n i , vale a dire, se il p r e c e t t o qualificato c o m e
penale d e b b a essere necessariamente singolare o p p u r e
possa essere anche generale.
P e r il Borras, c o n l'espressione precetto penale il
codice designa u n p r e c e t t o particolare e n o n invece quello
generale, d o v e n d o , d i conseguenza, ritenersi esclusi nel-
79
l'ambito p e n a l e i precetti generali ( ) .
L'Arias, invece, ritiene c h e il can. 1319 c o n t e m p l i in
m o d o speciale il p r e c e t t o p e n a l e singolare p o i c h é quello
8 0
generale si identificherebbe c o n la legge p e n a l e ( ) .
Altri autori, infine, affermano c h e il p r e c e t t o p e n a l e
81
p u ò essere t a n t o particolare c o m e generale ( ) . Anzi, p e r
il Miras, il p r e c e t t o p e n a l e generale si a d a t t e r e b b e meglio
alle disposizioni del codice, il quale stabilisce, n e i can.
1321 e seguenti, u n evidente parallelismo tra la legge
82
penale e il p r e c e t t o p e n a l e ( ) . Così, ad esempio, il can.
1324 § 1, 9° stabilisce l'attenuazione della p e n a p e r « chi

comportamento. Cfr. P.A. BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 8 8 3 ; E.


LABANDEIRA, Clasificación de las normas escritas canónicas, cit., p. 6 8 2 .
79
( ) A . BORRAS, Les sanctions dans l'Eglise, cit., p. 5 8 : « Par l'expres-
sion précepte penal, le Code designe un précepte particulier, et non le
précepte general ».
80
( ) J. ARIAS, sub can. 1319, in A A . W . , Código de Derecho Canónico,
cit., p. 7 9 6 . Della stessa opinione A . MARZOA, LOS delitos y las penas
canónicas, cit., p. 6 9 6 .
81
( ) Cfr. TH. GREEN, sub can. 1319, in The Code of Canon Lato. A text
and commentary, cit., p. 9 0 0 , e, soprattutto, E. LABANDEIRA - J . MIRAS, El
precepto penal en el CIC 83, cit., p. 6 8 0 . Cfr. anche E. LABANDEIRA,
Clasificación de las normas escritas canónicas, cit., p. 6 8 2 .
82
( ) Cfr. E. LABANDEIRA - J . MIRAS, El precepto penal en el CIC 83, cit.,
p. 6 8 0 , nota 2 8 . Dobbiamo comunque evidenziare che il parallelismo
stabilito dal codice tra legge e precetto si riferisce piuttosto agli effetti in
quanto cioè la legge e il precetto sono entrambi strumenti giuridici mediante
i quali l'autorità competente commina pene canoniche e costituisce i delitti.

btcalz p. 173/180
170 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

senza sua colpa ignorava c h e alla legge o al p r e c e t t o fosse


annessa u n a p e n a », il c h e si verifica p i ù facilmente n e l
p r e c e t t o generale c h e in quello singolare p o i c h é quest'ul-
t i m o è assoggettato alle n o r m e riguardanti la forma e d in
particolare la notifica personale, in tal m o d o è p r e s s o c h é
impossibile l'ignoranza incolpevole della p e n a c o m m i n a t a
m e d i a n t e u n p r e c e t t o singolare o particolare. Tuttavia,
anche negli atti dei lavori d i elaborazione del L i b r o V I d e l
codice n o n si fa m a i esplicito riferimento ai precetti
penali generali.

3.2. Distinzione tra legge penale e precetto penale gene-


rale.

Ammessa, a l m e n o ipoteticamente, la possibilità d e i


precetti penali generali, vale a dire, d i n o r m e generali
e m a n a t e d a chi g o d e soltanto d i potestà esecutiva, m e -
diante le quali si c o m m i n a n o p e n e c a n o n i c h e , bisogna
chiedersi quali s a r e b b e r o le differenze rispetto della
legge, e s o p r a t t u t t o quale la ragion d'essere delle m e d e -
sime n o r m e generali.
S e c o n d o la dottrina d o m i n a n t e , il d e c r e t o o p r e c e t t o
generale è quello cui m a n c a q u a l c u n o degli elementi
essenziali della legge c h e sono: a) essere p r o m u l g a t a d a
u n ' a u t o r i t à investita del p o t e r e legislativo, b) c o n t e n e r e
prescrizioni c o m u n i e, c) essere diretta a d u n a c o m u n i t à
capace di ricevere u n a legge. Il p r e c e t t o p e n a l e generale
perciò s a r e b b e , a sensu contrario, u n a n o r m a c o n almeno
u n a delle seguenti caratteristiche: a) essere e m a n a t a d a
u n ' a u t o r i t à c h e g o d e soltanto d i potestà esecutiva, b)
c o n t e n e r e prescrizioni in qualche m o d o speciali o speci-
fiche c) n o n essere rivolta a d u n a c o m u n i t à capace di
ricevere u n a legge. I n o l t r e la- legge è caratterizzata dalla
perpetuità, a l m e n o tendenziale, o stabilità; il p r e c e t t o

btcalz p. 174/180
IL PRECETTO PENALE 171

invece p o t r e b b e essere transitorio, ad e s e m p i o se d a t o p e r


motivi di urgenza, ecc.
Si p u ò in ogni m o d o affermare c h e l'elemento essen-
ziale sul quale si fonda la distinzione tra d e c r e t o (o
precetto) e legge è quello r i g u a r d a n t e il s u o autore: sarà
qualificata c o m e legge la n o r m a generale p r o m u l g a t a
dall'autorità investita del p o t e r e legislativo; sarà invece
p r e c e t t o la n o r m a generale emanata d a u n ' a u t o r i t à ese-
83
cutiva ( ) . Si b a d i , c o m u n q u e , c h e u n a n o r m a generale
data sotto il n o m e di d e c r e t o o p r e c e t t o che riunisca in sé
gli elementi caratteristici delle leggi — incluse, p e r t a n t o ,
quella della p e r p e t u i t à e dell'essere destinata ad u n a
c o m u n i t à capace — il cui a u t o r e invece n o n fosse inve-
stito della potestà legislativa, s a r e b b e nulla, salvo c h e ci
fosse stato previamente: a) u n atto di delega, n e l cui caso
si t r a t t e r e b b e dell'ipotesi prevista dal can. 3 0 (decreti
legislativi); b) u n intervento a posteriori d e l legislatore
(ratifica o a p p r o v a z i o n e specifica), come, p e r esempio,
quello c o n t e m p l a t o nell'art. 18 § 2 della cost. a p . Pastor
84
Bonus (decreti-legge) ( ) ; sarà invece valida la n o r m a
generale c h e m a n c a d'altri elementi essenziali alla legge se
è e m a n t a d a u n ' a u t o r i t à esecutiva p u r c h é e n t r o i limiti
8 5
della sua c o m p e t e n z a e c o n la necessaria abilitazione ( ) .
Ci sono t r e tipi di n o r m e generali di n a t u r a ammini-
strativa: i decreti di esecuzione o esecutori, i decreti
86
esecutivi e le istruzioni (cfr. cann. 31-34) ( ) .
Il can. 3 1 § 1 stabilisce, c o m e c o n t e n u t o possibile d e i

83
( ) Cfr. E. LABANDEIRA, Clasificación de las normas escritas canónicas,
cit., p. 6 8 3 ; P . A . BONNET, voce Precetto (dir. can.), cit., p. 8 8 3 .
84
( ) Si veda E. LABANDEIRA, Gli atti giuridici dell'amministrazione
ecclesiastica, cit., p. 2 2 7 .
85
( ) Cfr. E. LABANDEIRA - J . MIRAS, El precepto penal en el CIC 83, cit.,
p. 6 8 2 .
86
( ) Si veda E. LABANDEIRA, Gli atti giuridici dell'amministrazione
ecclesiastica, cit., p. 2 2 7 - 2 3 0 .

btcalz p. 175/180
172 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

decreta generalia exsecutoria, quello d i d e t e r m i n a r e « p i ù


precisamente i m o d i d a osservare nell'applicare la legge o
con cui si u r g e l'osservanza delle leggi », finalità quest'ul-
87
tima simile a quella dei precetti singolari ( ) .
Le istruzioni, dal canto loro, « sono date a u s o di
quelli il cui c o m p i t o è curare c h e le leggi siano m a n d a t e
ad esecuzione » (can. 34 § 1); sono cioè n o r m e interne
dell'Amministrazione ecclesiastica c h e « r e n d o n o chiare
le disposizioni delle leggi e sviluppano e d e t e r m i n a n o i
p r o c e d i m e n t i nell'eseguirle » {ibid.).
P o s s o n o queste n o r m e generali avere c o m e c o n t e n u t o
precetti penali, c o m m i n a r e cioè p e n e canoniche all'ina-
d e m p i m e n t o degli obblighi giuridici stabiliti d a esse o
dalle leggi a cui servono e a cui s o n o legate?
S t a n d o alle n o r m e del codice s e m b r a c h e la risposta
n o n possa essere c h e affermativa. Tuttavia, s e m b r a c h e
d u r a n t e i lavori d i riforma gli estensori della disciplina
penale avessero in m e n t e s o p r a t t u t t o il p r e c e t t o singolare
o particolare c h e , a differenza della legge, p e r m e t t e d i
88
tener c o n t o delle circostanze concrete ( ) ; p e r tale m o -
tivo, la p e n a d a c o m m i n a r e m e d i a n t e p r e c e t t o dev'essere
s e m p r e determinata, e si e s c l u d o n o quelle p i ù gravi. C i ò
spiega anche, ad esempio, c h e coloro c h e p o s s o n o rimet-
tere la p e n a stabilita d a u n p r e c e t t o d e b b a n o consultare,
p r i m a c h e avvenga la remissione, l'autore del p r e c e t t o
(cfr. can. 1356 § 2).
Perciò n o n s e m b r a confacente alla n a t u r a stessa e d

S7
( ) E. LABANDEIRA - J . MIRAS, El precepto penal en el CIC 83, cit., p.
681-682: « El precepto penal es siempre de naturaleza ejecutiva, también en
el caso de los preceptos generales. Pero eso no significa que sea siempre de
tipo ejecutorio (...); el precepto penal general se puede configurar también
como un decreto ejecutivo no ejecutorio, sino independiente ».
88
() Communicationes, 8 (1976), p. 174: « quia non datur paritas inter
legem et praeceptum, cum praeceptum, natura sua, rationem habeat de
concretis circumstantiis ».

btcalz p. 176/180
IL PRECETTO PENALE 173

alle caratteristiche del p r e c e t t o penale che q u e s t o abbia


u n destinatario astratto e generale, t a n t o m e n o se q u e s t o
h a carattere universale; vale a dire, c h e il destinatario sia
u n a c o m u n i t à capace di ricevere u n a legge. Il p r e c e t t o
penale generale si adatta meglio alla n a t u r a ed alle carat-
teristiche delle n o r m e c h e regolano la disciplina interna
degli organi e d enti dell'organizzazione ecclesiastica,
quali sono, p e r esempio, la Curia R o m a n a , le Curie
diocesane, ecc., così c o m e gli Istituti di vita consacrata e
Società di vita apostolica.
A n c o r a u n a volta d o b b i a m o affermare che u n a p i ù de-
cisa distinzione tra l ' a m b i t o p e n a l e e quello disciplinare
avrebbe giovato ad u n a migliore configurazione degli stru-
m e n t i giuridici t e n d e n t i « a p r o v v e d e r e p i ù conveniente-
m e n t e alla disciplina ecclesiastica » (can. 1317).
A n c h e fuori dall'ambito penale il regime giuridico dei
precetti generali è m o l t o diverso d a quello dei precetti
singolari (o particolari). Esso viene regolato dai canoni
riguardanti ciascun tipo di atti normativi posti in essere
dalle varie autorità esecutive o amministrative: decreti
89
generali esecutivi, istruzioni, ecc., (cfr. cann. 29-34) ( ) .
P e r ultimo, vale la p e n a ricordare che c h i u n q u e si
senta leso d a atti amministrativi (decreti generali) emessi
nell'esercizio della funzione normativa d a legislatori infe-
riori al R o m a n o Pontefice, p u ò rivolgersi al Pontificio
Consiglio p e r l'Interpretazione dei Testi Legislativi
p e r c h é valuti la consentaneità costituzionale di questi atti
alla normativa della Chiesa universale (cfr. art. 158 della
90
cost. a p . Pasior Bonus) ( ).

89
( ) Si veda al riguardo E. LABANDEIRA, Tratado de Derecho Admini-
strativo Canonico, cit., p. 3 3 5 - 3 8 6 .
90
f ) Cfr. C. GULLO, / / ricorso gerarchico: procedura e decisione, cit., p.
8 7 . Si veda anche J . HERRANZ, Il Pontificio Consiglio per l'interpretazione dei
testi legislativi, in A A . W . , La Curia Romana nella Cost. Ap. «Pastor
Bonus », cit., p. 4 7 7 - 4 8 0 .

btcalz p. 177/180
INDICE DEI NOMI

ADAMI F.E., 4 0 , 4 6 , 5 1 , 5 3 , 5 9 , 6 0 , 120, 122, 126, 138, 139, 149,


77, 86, 1 1 3 , 123, 139, 1 4 5 , 1 5 3 . 164, 165, 167.
AGOSTINO, SANT', 1 1 0 . COCCOPALMERIO F., 1 0 0 , 1 1 9 .
AMOR RUIBAL A . , 4 1 . CONTE A CORONATA M., 1 1 .
ANTOLISEI J . , 3 0 , 3 4 , 7 0 , 8 2 . COPPOLLA R , 1 1 3 .
ARIAS J . , 1 1 , 4 0 , 6 1 , 6 4 , 7 0 , 9 7 , 1 1 0 , CORECCO E., 6 1 .
126. COTTA S., 2 2 , 2 6 .
ARRIETAJ.L, 1 1 9 . CREUSEN S., 4 1 .
AZNAR F., 1 1 , 1 6 , 5 2 , 5 6 , 8 5 , 1 1 9 ,
139. D'ANGELO S., 4 1 .
D'AQUINO T., 2 6 .
BÉNÉTRUYJ., 1 3 7 . DE DIEGO-LORA C , 1 0 6 .
BERNÁRDEZ CANTÓN A . , 7 7 . DEL GIUDICE V . , 1 0 , 7 7 .
BERNARDINI C , 5 6 , 6 2 . DELLA ROCCA F., 1 0 , 2 9 , 3 8 , 7 6 , 7 7 .
BETTIOL G . , 1 8 , 7 1 . DEL PORTILLO A . , 2 3 , 2 7 , 7 7 .
BLANCO M . , 1 4 4 . DE PAOLIS V , 1 0 , 1 1 , 3 7 , 4 7 , 4 9 , 5 5 ,
BOLOGNINI F., 1 2 . 77, 85, 90, 97, 100, 102, 105,
BONNET P . A . , 140, 143, 147, 148, 107, 1 1 3 , 122, 123, 139, 147,
153, 154, 157, 158, 160, 169, 148, 154, 157, 159, 160, 162.
171. DI MATTIA G . , 3 2 , 4 6 , 5 7 , 5 8 , 9 9 , 1 0 0 ,
BORRAS A . , 2 9 , 3 6 , 4 7 , 5 2 , 5 8 , 7 1 , 7 3 , 113, 139.
77, 86, 93, 98, 100, 105, 108,
119, 139, 147, 148, 1 5 1 , 153, ÉCHAPPÉ O., 1 1 .
154, 169.
ERRÁZURIZ C . J . , 2 6 , 1 0 6 .

CABREROS DE ANTA, M . , 1 3 7 .
CALABRESE A . , 1 0 , 4 7 , 5 2 , 5 4 , 1 0 0 , FALCO, M . , 4 0 .

105, 1 1 9 , 122, 139, 147, 152. FEDELE P., 3 8 , 4 3 , 1 2 7 , 1 3 5 , 1 3 7 .


CAPPELLO F.M., 1 0 , 3 2 . FELICI P., 6 2 .
CASSOLA C , 3 8 , 4 2 , 5 5 . FELICIANI G . , 1 1 9 .
CHELODI J . , 4 0 . FRANCK B., 1 2 1 .
CHIAPPETTA L , 1 1 , 5 2 , 9 0 , 1 1 9 , 1 4 8 , FROSALI R . A . , 7 7 , 8 0 , 8 5 .
151. GARCÍA BARBERENA T., 1 8 , 4 1 , 4 2 , 5 9 ,
CICOGNANI H., 4 1 . 138.
CIPROTTI P., 1 1 , 4 4 , 4 7 , 5 0 , 5 2 , 7 5 , GEFAELL P., 8 2 .
76, 79, 100, 106, 1 1 1 , 1 1 3 , 1 1 9 , GEROSAL., 1 0 , 1 1 , 7 1 , 9 8 .

btcalz p. 178/180
176 LA LEGGE PENALE E IL PRECETTO PENALE

GIACCHI O., 4 2 . MIRAS J . , 1 3 9 , 1 4 5 , 1 4 7 , 1 4 8 , 1 6 2 ,


GIOVANNI PAOLO II, 1 0 2 . 164, 168, 1 7 1 , 172.
GIROLAMO, SAN, 1 1 0 . MONTAN A . , 1 5 4 , 1 5 7 , 1 5 9 , 1 6 0 , 1 6 2 .
GÓMEZ-IGLESIAS V . , 1 1 9 .
GOYARD-FABRE S., 2 9 . NIGRO F., 1 1 , 1 6 , 5 8 , 1 0 0 , 1 0 5 , 1 1 3 ,
GREEN TH. J „ 1 1 , 5 5 , 5 9 , 6 2 , 1 1 0 , 119, 147, 151.
113, 147, 160, 169.
GROCHOLEWSKI Z., 1 6 8 . OCHOA X . , 7 4 .
GULLO C , 1 6 4 , 1 6 7 , 1 7 3 . OTADUY J . , 1 4 4 , 1 5 3 .

HERRANZ ]., 4 4 , 1 7 3 . PAGLIARO A . , 7 4 , 7 5 , 7 7 , 8 1 , 8 6 , 1 2 9 .


HERVADA J . , 1 9 , 2 0 , 2 1 , 2 4 , 2 5 , 2 7 , PAILLOT A . , 1 3 7 .
28, 3 1 , 32, 45, 49, 65, 70, 77. PELLEGRINI G , 1 8 .
PETTOELLO MANTOVANI L., 1 8 , 7 1 .
JASONNI M . , 9 , 7 8 . PINERO CARRIÓN J . M . , 1 6 , 4 7 , 1 4 7 .
JOMBART E., 1 0 .
QUINN H . G , 1 3 7 .
LABANDEIRA E., 1 2 9 , 1 3 1 , 1 3 9 , 1 4 3 ,
144, 145, 147, 148, 150, 153, ROBERTI F., 1 0 , 1 7 , 3 6 , 4 0 , 4 1 , 7 0 , 7 6 ,
154, 158, 159, 160, 161, 162, 90, 138.
164, 165, 169, 1 7 1 , 172, 173.
LEONE I, 1 1 0 . SALERNO F., 1 5 2 , 1 6 7 .
LLOBELLJ., 1 6 8 . SALUCCI R., 4 0 .
LOMBARDÌA P., 2 5 , 2 6 , 2 8 , 1 3 4 , 1 4 1 , SANCHIS J , 5 4 , 8 5 , 9 3 , 1 0 1 , 1 1 2 , 1 2 1 .
142, 156, 158, 159, 164. SANTOS DÍEZ J . L . , 7 7 .
SOLE J . , 4 0 .
MANTOVANI F., 1 2 , 1 3 , 1 4 , 1 8 , 2 1 , 2 2 , STENSON A . , 1 0 4 .
30, 34, 70, 75, 82.
MANTUANO G . , 4 3 , 6 4 . UCCELLA F.J., 1 5 3 .
MANZANARES J . , 1 1 9 .
MARINI G , 6 4 . VECCHIARELLI C , 7 8 .
MAROTO PH., 4 1 . VERMEERSCH A . , 4 0 .
MARZOA A . , 1 1 , 3 3 , 4 7 , 6 1 , 6 2 , 6 3 , VIDAL P., 1 7 , 3 3 , 4 1 , 6 2 , 6 9 , 1 3 8 .
66, 73, 76, 85, 100, 1 0 1 , 1 1 6 , VITALE A . , 1 2 , 1 6 , 1 8 , 2 2 .
140, 142, 1 6 1 , 169.
MICHIELS G , 1 1 , 2 0 , 3 2 , 3 8 , 4 1 , 6 8 , WERCKMEISTER J . , 5 1 , 7 2 .
71, 75, 76, 78, 124, 138. WERNZ F . X . , 1 7 , 3 3 , 6 2 , 6 9 , 1 3 8 .

btcalz p. 179/180
ATENEO ROMANO DELLA SANTA CROCE
FACOLTÀ DI DIRITTO CANONICO

TESTI L E G I S L A T I V I

1. JOSÉ T. MARTÍN DE AGAR, Legislazione delle conferenze episcopali comple-


mentare al C.I.C., Milano 1990.
2. EDUARDO BAURA, Legislazione sugli ordinariati castrensi, Milano 1992.

MONOGRAFIE GIURIDICHE

1. JULIÁN HERRANZ, Studi sulla nuova legislazione della Chiesa, Milano 1990.
2. JAVIER HERVADA, Introduzione critica al diritto naturale, Milano 1990.
3. AMADEO DE FUENMAYOR - VALENTÍN GÓMEZ-IGLESIAS - JOSÉ LUIS ILLANES,
L'itinerario giuridico dell'Opus Dei. Storia e difesa di un carisma, Milano
1991.
4. CARLOS J . ERRÁZURIZ M., Il "munus docendi Ecclesiae": diritti e doveri dei
fedeli, Milano 1991.
5. LUIS NAVARRO, Diritto di associazione e associazioni di fedeli, Milano 1991.
6. MARIO F. POMPEDDA, Studi di diritto matrimoniale canonico, Milano 1993.
7. JOSEMARÌA SANCHIS, La legge penale e il precetto penale, Milano 1993.
8. ARTURO CATTANEO, Il presbiterio della chiesa particolare, Milano 1993.

ALTRE PUBBLICAZIONI

JAVIER HERVADA, Diritto costituzionale canonico, Milano 1989.

IUS ECCLESIAE - Rivista internazionale di diritto canonico (periodico seme-


strale dal 1989).

btcalz p. 180/180

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