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FABRIZIO PONZETTA

L'ANARCHISMO SPIRITUALE
DI U . G . K R I S H N A M U RTI
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to U.G
Carlo Tamai

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© Fabrizio Ponzetta 2007
Secondo la normativa vigente l'acquisto di questo
ebook non consente la riproduzione neanche parziale
di questo testo, né su carta né su web né su nessun
altro tipo di supporto.

NO COPYRIGHT per le citazioni di U.G.


“Il mio insegnamento, se vi piace chiamarlo così, non ha
copyright. Siete liberi di riprodurlo, diffonderlo,
interpretarlo, fraintenderlo, distorcerlo, alterarlo. Potete
farne quel che vi pare; potete anche pretenderne di
essere voi gli autori, senza bisogno di chiedere né il mio
consenso, né il consenso di chiunque altro.” (U.G.)

Dove non diversamente specificato, le citazioni di U.G.


sono tratte dai libri:

- “L'inganno dell'illuminazione”, a cura di Fabrizio


Ponzetta, traduzione di Juliana De Angelis, Jubal 2003

- “Il coraggio di essere liberi dal passato”, a cura di


Fabrizio Ponzetta, traduzione di Roberta Fontanella,
Jubal 2004

Inoltre dal sito internet www.ugkrishnamurti.org e dai


due ebook ivi pubblicati (dove non diversamente
specificato la traduzione è dell'autore):

“Mind is mith” e “Thought is your enemy”


Carlo Tamai

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Copertina: Fabio Bressan

Editing, grafica e impaginazione: Roberta Marzola

Distribuzione 2010:

Insegnamenti s.r.l. (www.book-corner.net)

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Carlo Tamai

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realizzato secondo particolari modalità
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I caratteri usati sono “sans serif” (senza


grazie), cioè privi di quegli elementi
decorativi che, sul video, confondono
l’occhio (come il Times New Roman); inoltre
presentano una dimensione molto
superiore alla norma.

I colori adottati richiamano tonalità calde,


in particolare il marrone e il verde, che
l’occhio umano vede maggiormente in
natura, così da farlo sentire a proprio agio
davanti al monitor.

Lo sfondo tendente al bianco crema è


studiato in modo da non abbagliare
l’occhio, mantenendo comunque il
sufficiente contrasto cromatico rispetto al
colore del carattere.
Carlo Tamai

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INDICE

1. I DUE KRISHNAMURTI ................................... p. 8

2. LA DISPERATA RICERCA DI QUALCOSA CHE


NON C’È .............................................................. p. 13

3. UN NUOVO INCONTRO CON JUDDU


KRISHNAMURTI ................................................. p. 29

4. DOPO L’ESPLOSIONE ................................... p. 33

5. I NASTRI DI AMSTERDAM ............................ p. 82

6. INTORNO A U.G. ............................................ p. 93

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


7. CONCLUSIONI ............................................... p.101

Appendice - IL CASO J. KRISHNAMURTI ....... p.109


Carlo Tamai

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“Tutte le persone che si

permettono di scrivere la

mia biografia non sanno di

cosa parlano”

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


(U.G. Krishnamurti)
Carlo Tamai

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“La regina di cuori deve correre
sempre più in fretta per rimanere
sempre nel punto in cui si trova.
Vedete, è esattamente quello che tutti
quanti state facendo. Correte sempre
più forte, ma non vi muovete per nulla.
Tutto ciò che fate per scoprire dove
siete esattamente non vi porta da
nessuna parte. Questo vi dà l'illusione
di lavorare su qualcosa, o che state
raggiungendo i vostri obiettivi, senza
sapere che tutto quello che fate è
completamente slegato dalle naturali

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


funzioni del vostro corpo. Non state
agendo in modo naturale, perché
l'ideale che la cultura vi ha imposto ha
falsificato la naturalezza delle vostre
azioni. Avete paura di agire in modo
naturale, perché vi è stato insegnato
un modo predefinito di agire.”

(U.G. Krishnamurti)
Carlo Tamai

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I DUE KRISHNAMURTI

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L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti
Negli ultimi anni è maturato un crescente
interesse negli ambienti della cosiddetta
ricerca spirituale intorno ad un anziano
signore indiano che vive in Svizzera:
Uppaluri Gopala Krishnamurti.

U.G. -a detta di molti- mostra i segni della


cosiddetta illuminazione ed effettivamente
egli ammette che qualcosa di insolito gli sia
accaduto, solo che a questo qualcosa dà il
terribile nome di “catastrofe” o
“cataclisma”.

Ma andiamo con ordine, partendo dal suo

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


nome: Krishnamurti. Il suo è un caso di
omonimia, nemmeno poi tanto casuale
(come approfondiremo più avanti), che
segnerà la sua vita in quanto omonimo del
famoso Juddu Krishnamurti, il messia
(istruttore del mondo) dei teosofi. Sulla
storia di J. Krishnamurti si rimanda
all'appendice del libro, necessaria per
comprendere quel singolare miscuglio di
follia, religione e vera salute mentale che
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attraversò l'esistenza del cosiddetto
istruttore del mondo e che, suo malgrado,
condizionò anche U.G.

Infatti, il nome Krishnamurti gli fu imposto


dal nonno, convinto frequentatore della
Società Teosofica, al momento della sua
nascita, il 9 luglio del 1918, ovvero cinque
anni dopo che i teosofi riconobbero nel
ragazzino Juddu Krishnamurti il ritorno del
Buddha, il nuovo Cristo, l'avatara, ecc.

Gioco forza, con un nome così impegnativo


e frequentando la sede centrale della
Società Teosofica ad Adyar, il giovane U.G.
finì con l'indossare abilmente i panni di un

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


conferenziere teosofo.

Poi accadde qualcosa ad entrambi i


Krishnamurti: Juddu si slegò dal ruolo di
messia e iniziò a girare il mondo con la sua
buona novella “no guru, no method, no
teacher”; U.G. invece, a voler creare la
leggenda, potremmo dire che fu
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profondamente turbato alla vista del nonno
che picchiava un bambino perché lo
disturbava durante la meditazione. Ne fu
così colpito che si sentì disgustato dai
teosofi, dalla religione e dall'ipocrisia della
ricerca spirituale. O forse, più
probabilmente, come scrive Giovanni Turchi
nella sua introduzione a “La mente è un
mito”:

“Al giovane che aveva vissuto immerso nel


mondo della tradizione religiosa non
potevano sfuggire quelle contraddizioni di
fondo che alimentavano una continua

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


lacerazione tra il dire e il fare, la sua
sensazione era che da qualche parte nel
mondo religioso ci fosse qualcosa di
sbagliato che sembrava non avere la forza,
la capacità o la volontà di arrivare
veramente al nocciolo della questione”.

Il “nocciolo della questione” il giovane e


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inquieto U.G. lo trovò durante una
conferenza di Juddu Krishnamurti.

U.G. gli chiese con schiettezza:

“C'è davvero qualcosa dietro tutti i concetti


con cui lei ci bombarda?”.

La risposta fu a tono: “Se c'è qualcosa, lei


non potrà scoprirlo da solo”.

U.G. reagì: “Ma se non posso scoprirlo da


solo e se lei non può comunicarmelo, allora
a che serve stare qui a discuterne?” e se ne
andò.

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


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2

LA DISPERATA RICERCA DI
QUALCOSA CHE NON C'È

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Quasi contemporaneamente all'incontro-
scontro con Juddu, U.G. era stato ricevuto
anche da un altro illuminato, il famoso
saggio di Arunachala, Sri Ramana
Maharishi. Il dialogo fu significativo:

U.G.: “Esiste l'illuminazione?”

Ramana: “Sì, esiste”

U.G.: “Ci sono dei livelli da superare per


raggiungerla?”

Ramana: “No non può esistere nessun


livello, o sei lì o non ci sei affatto”

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


U.G.: “Lei può darmi questa cosa che
chiamano illuminazione?”

Ramana: “Sì, io posso dartela, ma tu puoi


prenderla?”

La reazione di U.G., forse dovuta anche al


fatto che ormai si stava orientando a
cercare le sue risposte nella filosofia e nella
scienza occidentale all'università di Madras,
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pare che fu assai scomposta.

Anni dopo un intervistatore chiese a U.G.:


“Vorrei che lei mi raccontasse cosa è
accaduto durante il suo incontro con
Ramana Maharishi. Lei gli chiese: “Può
darmi quel qualcosa?”. E lui rispose: “Sì, io
posso dartelo, ma tu puoi prenderlo?”.

U.G rispose: “Vedete, questa è la risposta


che danno tutti i guru. Io in quella occasione
usai parole forti, non è il caso di parlarne
ora; sappiate solo che quello che viene

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


raccontato nella cosiddetta storia della mia
vita è una versione molto educata di quanto
accadde. Ma sono cose che non hanno
nessuna importanza oggi. Non ho la
possibilità di ricordare nel mio stato attuale
cosa provai allora, so solo che mi dissi:
qualunque cosa possa dare questo uomo,
se c'è qualcuno che può riceverlo quello
sono io. Così me ne andai e iniziò una nuova
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fase della mia vita. Nonostante continuassi
a leggere libri di religione, psicologia e
filosofia, eliminai dalla mia struttura il modo
tradizionale di accostarsi all'illuminazione.
Cercai le risposte nella filosofia e nella
scienza occidentale, ovvero lì dove non
c'erano contaminazioni con gli
insegnamenti tradizionali. C'era una
domanda in particolare che mi assillava:
dov'è questa mente che vogliamo studiare,
capire, trasformare? Cercavo di avere una
risposta dalle aree più diverse di
applicazione del pensiero umano. Ma non
trovavo nulla. Vedete, allora non avevo la

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


certezza che ho oggi, ovvero che la mente
non esiste. Ma questa certezza non può
essere trasmessa ad altri, nonostante tutti i
tentativi che io possa fare, perché questa
certezza metterebbe in pericolo la struttura
stessa che stiamo usando e voi non siete
assolutamente pronti ad accettare una cosa
simile.”
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Ancora a proposito di Ramana, U.G. ebbe a
dire:

“Controvoglia andai da Ramana Maharishi,


trascinato da un mio compagno
universitario. Mi disse: “Vieni almeno una
volta. Qualcosa accadrà dentro di te”. Mi
parlò di lui e mi diede un libro, “India
segreta” di Paul Brunton affinché leggessi il
capitolo che parlava di Ramana. Letto il libro
dissi: “E va bene, andiamo a vedere”.

Quando andai, lui se ne stava seduto.


Trovandomi davanti a Ramana pensai:

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


“Come può aiutarmi questo uomo che legge
fumetti e taglia le verdure tutto il giorno,
come può aiutarmi? Non può fare nulla”.

Mi sedetti lo stesso. Non accadde niente; lo


guardai e lui mi guardò. Il mio amico mi
aveva detto: “In sua presenza sentirai il
silenzio, le tue domande si dissolveranno, il
suo sguardo ti trasformerà”. Ma tutte queste
cose mi sembravano solo chiacchiere e
immaginazioni. Ed infine posi la domanda:
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“Questa cosiddetta illuminazione voi potete
darmela?”. Ramana non rispose ed io ripetei
la domanda. A quel punto, con una
monumentale arroganza, quel bastardo mi
rispose: “Io posso dartela, ma tu puoi
prenderla?”

Altrove U.G. chiarì senza tirare in ballo


Ramana:

“Ho cercato dovunque per trovare una


risposta alla mia domanda: “Esiste
l'illuminazione?”, ma non avevo mai messo in

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


dubbio la ricerca stessa. Siccome supponevo
che questa meta, l'illuminazione esistesse,
dovevo cercarla. Ma proprio questa ricerca
mi soffocava e mi impediva di essere nel mio
stato naturale. Non esiste nessuna
illuminazione psicologica o spirituale, perché
non esistono né una psiche né uno spirito. Per
tutta la vita sono stato un dannato pazzo, alla
ricerca disperata di qualcosa che non esiste.”
Carlo Tamai

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U.G., abbandonata la carriera di
conferenziere, smise di frequentare gli
incontri di Juddu Krishnamurti e non tornò
mai più da Ramana. Si sposò e divenne
padre di quattro figli.

Una grave malattia del suo primogenito lo


portò a trasferirsi con la sua famiglia negli
Stati Uniti per delle cure adeguate.

Nel frattempo in lui si verificavano strani e


dolorosi fenomeni fisici, uniti a periodi in cui
si sentiva senza volontà e aveva la
sensazione di essere “privo della testa”.

Abbandonata la famiglia negli Stati Uniti,

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


non prima di averla sistemata
economicamente, tengono a precisare
alcuni biografi indiani, lasciò l'America per
vagabondare in Europa.

Sembra che a Londra si ridusse ad essere un


barbone senza soldi né domicilio, il che lo
portò a bussare alla porta della missione
londinese di Ramakrishna. Vitto e alloggio
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furono così risolti e in più la vasta cultura
religiosa, ormai inutilizzata, di U.G. gli
procurò un lavoro come redattore della
rivista della missione.

Dopo qualche mese, con i soldi accumulati


dal suo lavoro e rivendendo alla compagnia
aerea un biglietto inutilizzato per l'India,
partì alla volta di Parigi. Alloggiò in un
albergo, vagabondando senza meta anche
per la capitale francese, finché non finì i
soldi per mantenersi la stanza.

Partì allora alla volta di Zurigo, dove da


tempo possedeva un conto in una banca
svizzera. Successivamente una serie di

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


banali coincidenze lo portarono invece a
Ginevra, dove prese alloggio e finì
definitivamente i soldi.

A questo punto non gli rimase che andare al


consolato indiano per farsi rimpatriare. Qui,
alla reception, incontrò una signora
svizzera, che tra l'altro era una traduttrice
del consolato impiegata occasionalmente
quel giorno all'accoglienza. Cosa accadde
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tra i due non è chiaro alle cronache, ma fatto
sta che la signora Valentine de Kerven, lo
ospitò nella propria casa dandogli la
possibilità di rimanere in Svizzera.

La storia così come viene raccontata appare


bizzarra, lacunosa e a tratti oscura, ma
questo è quello che si sa.

Tu t t a v i a sospetti di cialtroneria
attecchiscono difficilmente su U.G., per una
serie di motivi che vale la pena anticipare
prima di proseguire con la sua storia.

Innanzitutto U.G. non accoglie discepoli o

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


affini e non esiste alcun business dietro la
sua figura, neanche un movimento di
denaro no profit: non si è costituita alcuna
fondazione, associazione o altro per
promuoverlo come guida spirituale (o
portatore di un qualsiasi insegnamento),
che raccolga offerte o elabori tariffe per
incontri pubblici, che comunque non
avvengono.
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Perfino dietro la copiosa letteratura
estrapolata dalle conversazioni con U.G.
non c'è fonte di reddito per lui, dato che, pur
non opponendosi al fatto che tali colloqui
vengano registrati per essere trascritti
come libri, rifiuta categoricamente ogni
copyright. La sua unica pretesa è che sul
frontespizio dei libri venga scritto:

NO COPYRIGHT il mio insegnamento, se vi


piace chiamarlo così, non ha copyright.
Siete liberi di riprodurlo, diffonderlo,
interpretarlo, fraintenderlo, distorcerlo,
alterarlo. Potete farne quel che vi pare;

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


potete anche pretenderne di essere voi gli
autori, senza bisogno di chiedere né il mio
consenso, né il consenso di chiunque altro.

Inoltre la storia che stiamo raccontando è


estrapolata da biografie scritte da terzi e da
conversazioni di U.G., che comunque per
loro natura sono informali. Una volta in
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proposito U.G. disse: “Tutte le persone che
si permettono di scrivere la mia biografia
non sanno di cosa parlano”.

A mio avviso ciò vale per ogni biografia, in


quanto come disse qualcuno: “Le cronache
non informano sui fatti ma formano i fatti”.
Beneficio d'inventario, dunque, per quanto
scritto finora al solo scopo di creare un
contesto per questo singolare personaggio.

Infine va detto che si potrebbe anche pensare


che, dietro l'ostentato rifiuto di accogliere
discepoli, ci sia una strategia ben precisa; si

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


dice infatti che non c'è maggior legame se
non con chi ti lascia completamente libero. E
grande è il fascino di chi ti rifiuta.

Il sospetto è legittimo, tuttavia incontrare


U.G. non è mai stato semplice ed
oggettivamente è difficile che ciò sia frutto
di una strategia: non ci sono indirizzi sui libri
(se non quello dei rispettivi editori) né tanto
meno sul sito internet che il suo amico e
Carlo Tamai

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biografo professor Narayana Moorty ha
messo in rete. Da U.G. si arrivava per passa
parola e spesso rischiando di non trovarlo
nel suo chalet a Gstad, oppure peggio, come
raccontano Pierluigi Piazza nel suo libro “Il
fiore raro”e Giovanni Turchi nella sua
prefazione a “Il pensiero è il tuo nemico”,
nonché persone da me intervistate, si
rischia di essere scacciati in malo modo:

“Get lost and stay lost”

(Sparisci e non tornare)

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Le sue apparizioni pubbliche sono state
rarissime e comunque il messaggio esplicito
fu sempre quello che lui non poteva fare
niente per nessuno:

”Non è stata una cosa voluta da parte mia;


anzi è accaduta nonostante la mia cultura
religiosa. Proprio questo è il miracolo. È
qualcosa che non si potrà mai imitare e di
cui nessuno potrà mai servirsi.”
Carlo Tamai

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Ancora più grave, e soprattutto poco
appetibile ai fini di un qualche proselitismo,
il messaggio esplicito che il suo stato non
era poi così piacevole. A chi gli chiese “Cosa
si è verificato in lei?”, rispose:

“Non vi servirebbe saperlo. Lasciate


perdere. Ci sono molte cose strane nella
natura. Se voleste imitarle sareste perduti.
Non cambierebbe assolutamente nulla per
voi. Questo corpo ormai non serve più alla
natura. Lo ha messo da parte, perché non
può più riprodurre nulla di simile, né sul
piano fisico né su altri piani.”

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Intervistatore: “Lei è uno scarto della
natura?”

U.G.: “Io sono uno scarto della natura.


Guardatevi bene dal farne un modello! È
esattamente quello che abbiamo fatto con
tutti questi scarti della natura! Mentre
avremmo dovuto eliminarli per sempre.”
Carlo Tamai

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Altrove ebbe a dire:

“[…] prima avete fatto riferimento a questo


mio stato silenzioso o di calamità (come io
stesso mi riferisco a questo stato). Cosa sia
successo io stesso non posso conoscerlo.
All'improvviso il pensiero è tornato al suo
stato naturale; la continuità si è interrotta.”

Infine c'è da dire che i cosiddetti guru hanno


sempre non solo un modello da offrire, ma
anche un metodo per raggiungere tale
modello; ciò è vero perfino per coloro che

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


negano il concetto di evoluzione spirituale:
Ramana incoraggiava la pratica di
domandarsi “Chi sono io?” in continuazione,
varie scuole propongono vecchie e nuove
tecniche di meditazione improntate sul
respiro, perfino Juddu Krishnamurti in
fondo fece del “non metodo” un metodo.
Carlo Tamai

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Bai Juyi, un antico poeta cinese vissuto
nell'epoca Tang, scrisse a proposito
dell'adagio taoista “Chi parla non sa, chi sa
non parla”:

“Si dice che queste parole le abbia scritte


Lao Tze. Se dobbiamo credere che Lao Tze
fosse uno che sa, come mai scrisse il Tao
Teh Ching in ben cinquemila parole?”

U.G. taglia corto di fronte a chi lo mette di


fronte a quest'ambiguità, con risposte di
questo tipo:

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Intervistatore: “Perché lei parla, se non lo fa
per consolare o insegnare qualcosa?”

U.G.: “Che cosa dovrei fare? Voi venite qui


ed io parlo. Vorreste che mi mettessi a tirarvi
pietre addosso? Sarebbe inutile, voi non vi
lasciate toccare da niente. Vi siete costruiti
intorno un'armatura impenetrabile. Siete
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del tutto insensibili […]”

Intervistatore: “Ma il fatto che lei rimanga


qui a parlare per ore significa che lei ha una
filosofia, un messaggio da comunicare,
anche se chi la ascolta capisce ben poco.”

U.G.: “Non è così. Qui non c'è nessuno che


parla, dà consigli, soffre o sperimenta
qualcosa. Se tirate una palla contro il muro,
questa rimbalza, qui in me avviene la stessa
cosa. Le mie parole sono il diretto risultato
delle vostre domande. Qui non c'è niente di
mio, non c'è un programma palese o
nascosto da rispettare, non c'è un prodotto
da vendere, non c'è un interesse personale,

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non c'è niente da dimostrare.

Qui non c'è nessuno che parla.”


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3

UN NUOVO INCONTRO CON


JUDDU KRISHNAMURTI

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


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Dopo essersi procurato un permesso di
residenza, insieme a Valentine de Kerven,
intorno agli anni sessanta, U.G. si trasferì a
Saanen, un villaggio vicino a Berna
incorniciato da sette monti e centro di sette
vallate*.

Guarda caso Juddu Krishnamurti dal 1961


aveva eletto Saanen come luogo d'incontro
per le sue conferenze europee: ogni estate,
per qualche settimana, sotto una tenda
(che U.G. definirà tendone da circo)
Krishnamurti continuava a portare il suo
“non insegnamento” a proposito di quel
silenzio in cui il pensiero non entra.

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Nel 1967 U.G., convinto da alcuni amici,
partecipò all'incontro con Juddu.

U.G., che da anni viveva in uno stato fisico e


mentale particolare e a quanto pare aveva
da tempo perso interesse per ogni forma di
ricerca spirituale, risentendo parlare
Krishnamurti probabilmente si rese conto
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Nota*. Il numero 7 pare essere importante nella vita di U.G.


tanto che, come racconta Piazza ne “Il Fiore Raro”, festeggerà
ogni multiplo di sette anni della sua permanenza in Svizzera. © www.fabrizioponzetta.it
che Juddu descriveva uno stato dell'essere
in cui lui si trovava già.

Le biografie su U.G. scritte da amici e


conoscenti, comunque infatuati di lui, non
specificano se fu immediatamente dopo
l'incontro con Krishnamurti che si verificò
l'illuminazione, ovvero ciò che U.G. chiama
la catastrofe (sconsigliandola così a
chiunque). Però il quarantanovesimo anno
di età, momento che i biografi indicano
come l'anno della catastrofe, coincide
proprio con il 1967. Pare che U.G. uscì dal
tendone di Krishnamurti con una domanda:
“Come faccio a sapere di essere in quello

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


stato?”. La domanda si sciolse da sé:

“Non era venuta nessuna risposta, ma ora


non c'era più nemmeno la domanda. E il
pensiero esplodeva ogni volta che affiorava;
non poteva più stabilire collegamenti che gli
assicurassero una continuità.”
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U.G. in proposito ebbe a dire:

“È come l'esplosione di una bomba


nucleare, che spezza la continuità del
pensiero che in realtà non esiste, e
sconvolge tutto il corpo, è una cosa
sconvolgente: in quel momento io ho
vissuto una terribile tortura fisica.”

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DOPO L’ESPLOSIONE

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L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti
Dal 1967 U.G. vive dunque in uno stato di
“non conoscenza”, uno stato che verrà
definito “naturale”, innocente come un
bambino con il corpo libero dalla tirannia dei
pensieri. Era questa l'illuminazione? Le
persone più vicine a lui e cominciarono ad
“accudirlo” e interrogarlo, per quanto
possibile, sull'accaduto; egli ricominciò ad
usare la propria cultura religiosa -
demolendola - per rispondere:

“Non si può comunicare nulla di quello che si


percepisce. Tutto ciò che si può fare è darne
una misera descrizione.”

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Nel 1972 si è ormai sparsa la voce di questo
“illuminato” omonimo di Krishnamurti, che
non solo nega, come Juddu, la ricerca e la
realizzazione spirituale, ma nega
addirittura che tale negazione possa essere
utile.
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“Sì, è vero, uso molte espressioni che ha già
usato J. Krishnamurti, espressioni che
condannano i santoni, i messia e i salvatori
del mondo come lui. Io non fondo scuole e
fondazioni o parlo sotto un tendone da circo
per dirvi che non c'è nulla da fare.”

La curiosità intorno a U.G. è tale che, per


soddisfarla, alcuni ricercatori spirituali,
spesso vicini a Krishnamurti o Nisargadatta,
si spingono a fargli visita; nel 1972 alcuni di
essi lo convincono a tenere una conferenza
presso l'Indian Institute of World Culture
Bangalore.

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Questa ne è la trascrizione integrale:

U.G.: “Innanzitutto lasciatemi ringraziare le


autorità dell'Istituto indiano per cultura
umana per avermi dato l'opportunità di
incontrarvi qui. Ero molto riluttante ad
accettare l'invito del signor Venkataramaiah,
ma in qualche modo ne sono rimasto
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coinvolto, se mi consentite questa parola.

Come ha sottolineato il signor Kothari, non


amo affatto tenere discorsi. A voi piace
molto ascoltare discorsi, conferenze,
dibattiti o discussioni e via dicendo. Non so
se avete mai realizzato da voi stessi e per
voi stessi che voi non ascoltate nessuno e
niente in questo mondo. State sempre e
solo ascoltando ciò che dite. Io realmente
non so cosa dire in questa sede. Non so cosa
voi vi aspettiate di sentire, o cosa vi
aspettiate che io faccia.

Si suppone che questo sia un discorso, un


dialogo. Io ribadisco molto spesso a chi

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


viene a farmi visita che nessun dialogo è
possibile, che nessun dialogo è necessario.
Ciò può sembrarvi molto strano, ad ogni
modo è un fatto che ogni dialogo è
impossibile e comunque non necessario.

Se me lo permettete, dirò poche parole per


"mettere in movimento la palla" (è
un'espressione molto logora, ma serve allo
scopo).
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Dirò poche cose sullo stato di "non
conoscenza". Com'è possibile parlare della
"non conoscenza"? Necessariamente si
devono usare delle parole. E allora, si
possono usare le parole senza indulgere in
concetti astratti? Io dico che è possibile, ma
allo stesso tempo non voglio asserire che
questa sia una "comunicazione non
verbale". È una cosa assurda, non esiste
assolutamente qualcosa come la
"comunicazione non verbale". Ma forse
poche parole come queste vi
permetteranno di capire che è proprio il
pensiero che vi impedisce di sperimentare

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


direttamente la vita ed i suoi movimenti.

Questo stato di non conoscenza non è un


mio stato particolare (io lo chiamo lo stato
naturale del nostro essere). Questo stato è
tanto vostro quanto mio. Non è lo stato
dell'uomo che ha realizzato Dio, né lo stato
dell'uomo autorealizzato, non è nemmeno
lo stato del santo. Esso è lo stato naturale di
ciascuno di noi, ma siccome voi state
Carlo Tamai

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cercando qualche altra cosa, state
inseguendo qualche stato di liberazione,
mutazione o realizzazione (non so che
parola usare), voi siete persi.

Ma come è possibile capire le limitazioni del


pensiero? Ovviamente il solo strumento che
abbiamo a nostra disposizione è proprio il
pensiero. Ma cos'è il pensiero? Vi potrei
dare un mucchio di definizioni, e dal canto
vostro voi già avete un mucchio di idee
riguardo al pensiero. Posso dirvi che il
pensiero è materia; che è una vibrazione, e
che tutti noi funzioniamo in questa sfera di
pensiero.

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Ognuno di noi cattura i pensieri da questa
sfera, perché l'organismo umano è un
campo elettromagnetico e questo campo
elettromagnetico è il prodotto della cultura.

Può sembrare poco appropriato in questa


sede dire che, per essere nel vostro stato
naturale, tutto quello che ogni uomo ha
provato e sentito prima di voi deve essere
eliminato. Questo significa che l'intera
Carlo Tamai

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cultura umana nella quale voi siete cresciuti
deve essere estromessa dalla vostra vita.

È possibile una cosa del genere? Sì lo è. Ma


nello stesso tempo è così difficile perché
ognuno di noi non è altro che il prodotto di
questa cultura: non siete differenti dalla
cultura stessa e non potete separare voi
stessi dalla cultura. Nello stesso tempo
questa cultura è il blocco che vi impedisce di
essere nel vostro stato naturale.

Può questo "stato naturale” essere


catturato, contenuto ed espresso
attraverso le parole? No, non è possibile. È
uno stato non cosciente della vostra

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esistenza, non potrà mai divenire parte del
vostro pensiero cosciente. E allora perché io
dovrei parlare di questo stato di non
conoscenza? Non ha nessun utilizzo nella
vita pratica di ogni giorno, non può mai
diventare parte del nostro pensiero
cosciente e delle nostre esperienze.

A questo punto devo spiegare cosa intendo


con il termine "coscienza". Probabilmente
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voi ed io gli attribuiamo un significato
diverso… non so… quando diventate
coscienti di una cosa? Solo quando il
pensiero si frappone tra ciò che sta di fronte
a voi e ciò che è supposto essere là dentro di
voi. Quella è la coscienza. Quindi voi dovete
necessariamente usare il pensiero per
diventare coscienti delle cose o delle
persone attorno a voi, altrimenti non
sareste coscienti di nulla. Però
contemporaneamente non sareste
nemmeno incoscienti. C'è un'area dove voi
non siete né coscienti né incoscienti.

Ma la coscienza - se mi lasciate usare questa

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


parola - esprimerebbe se stessa nel modo
che le è proprio; e ciò che previene la
possibilità della coscienza di esprimersi è il
movimento del pensiero.

Cosa possiamo fare in merito a questo


pensare? È una cosa costruita in milioni e
milioni di anni. Si può fare qualche cosa
riguardo al pensiero? Si può fermarlo? Si
può modificarlo? Si può dagli una forma?
Carlo Tamai

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C'è una cosa qualsiasi che si possa fare circa
questo pensare?

La nostra cultura, la nostra civiltà, la nostra


educazione, ci hanno portato ad usare il
pensiero come strumento per vivere. Può
dunque questo strumento essere usato per
capire la sua stessa natura? No! Non è
possibile. E ancora quando voi vedete la
tremenda potenza di questo movimento del
pensiero e capite che non c'è nulla che
possiate fare riguardo ad esso,
naturalmente tende a quietarsi e si lascia
andare al suo ritmo naturale.

Quando dico "Non so", voglio contraddire

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quelli che, in India, dicono che il pensiero
deve essere usato per raggiungere uno stato
meditativo di assenza di pensiero. Non esiste
una cosa come uno stato privo di pensieri, i
pensieri ci sono e ci saranno sempre. Il
pensiero finirà solo quando voi sarete un
corpo morto… lasciatemi usare queste due
parole: “corpo morto". Altrimenti i pensieri
sono in voi ed in voi rimarranno.
Carlo Tamai

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I maestri spirituali che vi dicono che
raggiungerete uno stato di assenza di
pensiero vi stanno prendendo in giro.
Possono promettervi che in quello stato di
assenza di pensiero, in quello stato di
silenzio, di quiete o di "mente calma" - o
qualunque espressione vogliate usare - ci
saranno realmente beatitudine, amore,
gioia e stati estatici dell'essere. Tutto ciò è
"falso" perché quello stato… ammesso che
esista uno stato di beatitudine…, non potrà
mai essere sperimentato dalla nostra
coscienza, non potrà mai essere parte della
nostra esistenza.

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Così voi potete buttare tutte queste idee,
concetti ed astrazioni intorno a tali stati di
beatitudine, nel "cesso" - se mi passate
questa espressione un po' forte, ma
comune.

Allora uno cosa deve fare? C'è qualcuno che


può aiutarvi?

Nessun agente esterno vi può essere di


aiuto. Significherebbe rigettare e rifiutare
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completamente tutto quello che il genere
umano ha pensato, sperimentato e sentito
prima di voi. Finché nella vostra coscienza
rimarrà la più piccola traccia di conoscenza,
in qualsiasi forma, voi vivrete in uno stato di
coscienza divisa.

Il signor Kothari ha fatto un riferimento al


raggiungimento di uno stato di "non
conoscenza", o di calamità (come io stesso
mi riferisco a questo stato). Cosa sia
successo io stesso non posso saperlo…
all'improvviso il pensiero è tornato al suo
stato naturale; la continuità si è interrotta.

Così quello che io sto dicendo ora non è il

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prodotto del pensiero, non è una
produzione della mia struttura di pensiero,
né è una frutto della logica. Quello che sta
succedendo qui è solo l'espressione di
quello stato dell'essere dove uno non
conosce cosa stia accadendo. Voi non
sapete come questo organismo sta
funzionando. Come il signor Kothari stesso
menzionava, questo è un puro e semplice
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stato fisico e fisiologico dell'essere; non ha
nessuna valenza religiosa, né valenze
mistiche. Allo stesso tempo questa "cosa"
straordinaria, questa straordinaria
intelligenza che è presente e che è il
prodotto di secoli e secoli di evoluzione della
specie umana, è capace di esprimere se
stessa e di affrontare ogni situazione senza
creare problemi.”

Domanda: “Posso interrompervi? Mi è stato


detto, da gente che vi è vicina, che quando
si verificò questa calamità voi non potevate
ricordare neppure le cose più ordinarie.

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Dovevate chiedere come un bambino: cos'è
questo o quello? Anche se c'era un fiore
davanti a voi, voi non sapevate che era un
fiore. Così voi usavate chiedere: "Cos'è
questo?" e la signora svizzera che vi
accompagnava (Valentie, che è qui con noi)
vi rispondeva: "Questo è un fiore"; a quel
punto voi chiedevate di nuovo: "Cos'è
questo?". Volete quindi dire che quando si
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verificò la "calamità", tutte le capacità di
riconoscimento andarono perse?”

U.G.: “Non solo allora, ma anche ora: come


ho detto questo è uno stato di non
conoscenza. Ma dato che la memoria è
presente nel nostro background, quando c'è
una richiesta essa torna ad operare. Lo
stimolo deve provenire dall'esterno, perché
non c'è nessuna entità qui. Non c'è un
centro, non c'è un sé, né un'anima, non c'è
proprio nulla. Voi potete non essere
d'accordo, potete non accettarlo, ma le cose
stanno esattamente così.

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La totalità dei pensieri e dei sentimenti non
è presente. Ma in voi c'è questa illusione che
ci sia un'insieme di pensiero e sentimento.
Questo organismo umano sta rispondendo
agli stimoli dall'esterno. Voi state
funzionando in quella sfera dove migliaia e
migliaia - forse milioni e milioni - di
sensazioni stanno bombardando questo
corpo.
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Dato che non c'è un centro qui, dato che non
c'è una mente, dato che non c'è nulla qui,
cosa sta succedendo? Quello che sta
succedendo è che questo organismo umano
sta rispondendo agli stimoli, se posso
metterla in questi termini. Non c'è nessuna
entità che sta traducendo queste sensazioni
in termini di esperienze già avute, ma c'è un
contatto vivo con le cose attorno.

Questo è tutto ciò che c'è qui. Una


sensazione dopo l'altra urta questo
organismo e, mentre ciò accade, qui non c'è
nessun coordinatore. Questo stato di non
conoscenza non ha nessuna relazione con

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Brahman, o con il vostro Nirguna Brahman o
cose simili. Questo stato di non conoscenza
invece ha le sue proprie relazioni con le cose
che gli stanno attorno. Quando guardate un
fiore non sapete cosa state guardando. Ma
quando c'è una richiesta - e la richiesta
viene sempre dall'esterno - allora la
conoscenza, le informazioni che sono
presenti, chiuse in questo organismo,
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riemergono e dicono: "Questa è una rosa",
"Quello è un microfono", "Quello è un
uomo", "Quella una donna", e così via.

Questo non succede perché c'è una spinta


dall'interno, ma è l'esterno che fa uscire
queste risposte. Così io dico che questa
azione sta sempre avvenendo fuori da
questo organismo, mai all'interno.

Come posso essere cosciente che queste


sensazioni stanno bombardando
l'organismo in continuazione? È solo perché
c'è una coscienza attenta a se stessa, ma
non c'è nessuno che è cosciente delle cose
che stanno succedendo. Questo è un

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organismo vivente e questo stato di vitalità
sta funzionando nel suo modo naturale.”

Signor Kothari: “U.G. mi sembra che questo


Nirguna Brahman, Atman, o comunque lo si
voglia chiamare (c'è chi usa la parola
Bhuma, un altro usa "sconosciuto", un
terzo, "Akal" (senza tempo), un quarto
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qualcos'altro), sia, a detta di tutti,
inconoscibile e indescrivibile… "Neti, Neti".

Probabilmente vogliono significare qualche


cosa… non so, io penso che loro intendano ciò
che lei sta definendo come "totalità". Nella
mia comprensione, questo Brahman
significa "totalità". Se io traduco questo stato
negli stessi termini, probabilmente è come
essere nello stato di Bhrama ed è il pensiero
che sta limitando "Alpa", o che sta limitando
"Bhuma", il quale limita il senza limite…
finché non si crea l'individualità in noi. Magari
sbaglio, magari sto interpretando, ma
ritengo che forse le persone che la ascoltano

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non conoscano i termini antichi. Lei non sta
usando questi termini dato che è più avvezzo
alle nuove definizioni. Ogni maestro, ogni
persona che ha raggiunto questo stato ha
generalmente usato termini diversi, parole
diverse, a seconda del proprio background
culturale. Ma personalmente io credo che
vogliate intendere la stessa cosa. Questo è
un commento a quanto lei sta dicendo.”
Carlo Tamai

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U.G. (ridendo): “Cosa vuole che dica? Se
realmente avessero capito, non sarebbero
qui. Non andrebbero da nessuno, non
avrebbero domande. Se loro traducono
quello che dico nei termini delle loro
particolari suggestioni, o nel contesto del
loro background, questa diventa la loro
tragedia, la loro miseria. Il mio discorso non
li ha aiutati. Questo è il mio dubbio.

È servito a qualche cosa? Perché girate


attorno a questi concetti? Essi sono oltre
tutte le frasi. Quando lo avete capito, se
realizzerete questa cosa - cioè il modo in cui
questo meccanismo funziona, in maniera

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automatica e meccanica - realizzerete
anche che tutte queste frasi, queste
definizioni sono senza senso. Ovviamente
voi potete chiedermi perché io stesso stia
cercando di descrivere queste cose. È
perché voi ed io abbiamo creato questa
situazione sfortunata, dove voi mi avete
messo qui e mi avete chiesto di parlare ed
ovviamente, come ho detto all'inizio, io
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posso solo usare parole. Il momento in cui io
smetto di parlare, tutto dentro di me finisce.
Voi vi chiederete se è davvero cosi… sì, nel
mio caso tutto finisce, perché non c'è
continuità di pensiero.

Ma torniamo ai concetti a cui si riferiva il


signor Kothari circa le cose attorno me. Qui
c'è una poltrona; io non so cos'è e, allo
stesso tempo, se mi chiedeste cos'è io
risponderei immediatamente: "È una
poltrona". Tutta la conoscenza è presente
nel retroterra. Essa viene automaticamente
come una risposta, ma se non c'è richiesta
tutte le mie impressioni sono giusto un

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


riflesso delle cose attorno a me.

Io non traduco la poltrona nei termini di


un'immagine mentale, ma devo
necessariamente usare le parole; questo è
un riflesso delle cose esattamente così
come sono. Non mi piace usare queste frasi
metafisiche perché voi tendete a tradurle
nei termini della vostra conoscenza. Non
esiste affatto un soggetto qui indipendente
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dall'oggetto. Quindi non c'è nulla qui in me.
Quello che c'è attorno a me è tutto quello
che c'è anche dentro di me ed io non ho
modo di sapere cosa sia.

Quando giro gli occhi quello che stavo


vedendo scompare e al suo posto c'è
qualcos'altro. La cosa precedente è
letteralmente finita e la cosa successiva è di
fronte a me, esattamente nel suo modo di
presentarsi senza interpretazione da parte
mia. Ma non c'è conoscenza di cosa sia. Ecco
perché dico che è uno stato di non
conoscenza.

Sicuramente voi troverete dei parallelismi a

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quanto dico. Quello che sto provando a
sottolineare è l'essenza di quello che tutti
voi state facendo in questo momento. È lo
stato che sto descrivendo e questo non è il
mio stato, ma è anche il modo e lo stato in
cui voi funzionate.

Posso darvi un esempio di come funziona


nel campo della spettroscopia. Io non leggo
libri, ma qualche volta leggo riviste, mi
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interessano queste cose... La tecnologia ha
sviluppato lenti molto potenti per scattare le
fotografie. Le tecniche di esposizione
parlano di microsecondi, nano secondi e
picosecondi. Questo non significa nulla per
voi e per me, è un linguaggio tecnico. Ora i
tecnici sono in grado di scattare foto di un
oggetto, diciamo per esempio questo
tavolo, in picosecondi. Nello stesso identico
modo in cui lo è il riflesso degli oggetti in un
preciso istante, una volta smesso di
guardare voi tornate ad essere voi stessi.
Ma non traducete questo in termini di novità
o cosa obsoleta. Non può esservi trasmessa

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in nessun modo, è qualche cosa che non
potrà mai diventare parte della vostra
esperienza.

Vi sto riversando addosso un sacco di


conclusioni, ma anche questo è qualche
cosa che voi non potete sperimentare. Non
so se riuscite a capirlo.

Voi dovete necessariamente


concettualizzare per sperimentare le cose.
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Quello che sto cercando di dire è che non è
possibile fare esperienza del vostro stato
naturale. È qualche cosa che non potrà mai
entrare nella vostra struttura esperienziale.
Voi invece state cercando proprio questo.
Tutto ciò che volete realizzare o scoprire è
parte di questa struttura esperienziale. Ma
questa struttura e lo stato naturale non
possono coesistere.”

Sig. Kothari: “Lei intende che tutte le cose


sono in continuo movimento. I sensi umani
sono limitati, e non possono seguire i rapidi
movimenti dell'esistenza. Non riescono a

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


rispondere, a reagire. Lei dice: finché c'è la
necessità di riconoscere le cose attorno a
noi, questo pensiero, questa
concettualizzazione, queste parole sono il
giusto un modo di reagire. Non c'è altra
necessità di concettualizzare o di tradurre.
Sto descrivendo quello che ho compreso del
vostro stato?”
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U.G.: “Questo è ciò che lei ha capito…
(ridendo) Non voglio sembrarle irriverente.”

Sig. Kothari: “Io non sono niente. La mia


impressione è che lei stia provando a
depistare l'uditorio con le sue parole…

Tutte le persone a cui è successo questo


hanno provato ad esprimerlo con parole che
qualcun altro aveva usato: è sempre nuovo.
È sempre fresco e sempre indescrivibile.

Quando queste persone si incarnano


devono dire qualche cosa riguardo a questo
stato. Lei, U.G., dice: non è né vecchio né

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


nuovo. Non lo è perché lei non lo traduce
con il metro delle esperienze passate, anzi
non lo interpreta mai a meno che, come lei
dice, non ci sia una necessità di traduzione.
In questo modo la vita è indescrivibile,
fresca, straordinaria. Straordinariamente
fresca, straordinariamente nuova, anche se
lei non usa i termini fresca e nuova. Questo
è quanto ho capito.”
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U.G.: “La necessità del pensiero di divenire
operante è decisa da fattori esterni
all'organismo. Il quando, il perché e il come
avvenga questa "interpretazione" sono
determinati da quello che succede fuori.
Queste cause sono sempre esterne.
Quando c'è una richiesta, il pensiero
probabilmente separa se stesso per un
attimo per rispondere alla richiesta della
situazione e quindi ritorna al ritmo della
vita. Quindi il pensiero ha solo un valore
funzionale e non ha assolutamente nessun
altro valore.

Inoltre la continuità del pensiero distrugge

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la sensibilità dei sensi. Quando il
movimento del pensiero è assente, i sensi
diventano straordinariamente sensibili.
Quando dico sensibilità intendo la
sensibilità insita nei sensi e non la sensibilità
della mente. La sensibilità della mente è un
inganno. Voi potete creare uno stato della
mente dove vi sentite sensibili verso tutti e
verso tutto e potete pensare che tramite
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questo stato state raggiungendo qualche
meta. In fondo è ciò che fate tutto il tempo.

Non c'è nulla da raggiungere, nulla da


guadagnare, nulla da ottenere e nessuna
meta da perseguire. Ciò che non permette al
vostro stato naturale di esprimere se stesso
nel modo che gli è consono è il movimento del
pensiero, il cui solo scopo sarebbe quello di
funzionare bene in questo mondo… Quando il
movimento del pensiero non c'è… devo
esprimermi in termini di tempo… ma il tempo
è pensiero... Se c'è il pensiero c'è anche il
tempo. Quando c'è il pensiero c'è anche il
sesso, quando c'è il pensiero c'è anche dio.

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Quando il pensiero non è presente, non c'è
dio, non c'è sesso, non c'è nulla. Può
sembrarvi opinabile ciò che dico...”

Sig. Kothari: “Affatto.”

U.G.: “Ma la droga della virtù che voi


praticate, la pratica di queste virtù non è
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affatto il fondamento di questo stato
naturale. La pratica dell'astinenza, della
continenza e del celibato non è la strada per
arrivarci. Ma se voi volete indulgere in
queste cose e con ciò sentirvi superiori,
sono affari vostri. Io non sono qui per
liberarvi né per condurvi da nessuna parte,
ma questo è un fatto e voi dovete
comprendere i fatti come tali.

Non è una comprensione logica, né una cosa


razionale. Un fatto è un'azione. La verità in
movimento. La realtà in movimento. Ma
non voglio usare queste parole, perché sono
parole caricate con diversi significati.

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Voi sapete tutto sulla verità, la realtà. La
sfortuna riguardo a questo problema è che
voi sapete tutto su queste cose e quel
“sapere” è la vostra miseria.

Verità e realtà sono cose che voi non


conoscete per nulla, io non dichiaro di
saperle. Io stesso non so; ecco perché è uno
stato di non conoscenza. Lasciate perdere
dio, lasciate perdere le realtà ultime o altro.
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Realmente io non so cosa sto guardando. Se
raccontassi questo ad uno psichiatra, egli
mi vorrebbe sicuramente mettere su di un
lettino e direbbe che qualche cosa di
basilare in me non funziona. Ma io sto
funzionando come ogni altro essere umano.
Se egli non lo capisce è un suo problema,
non un mio problema. Quindi tutta la vostra
ricerca della verità, la realtà e dio sono una
cosa falsa. Siete tutti su una giostra e volete
continuare a girare.

Come potete chiedere di una cosa che non


sapete? Come potete ricercarla? Voi tutti
sembrate sapere, sembrate avere

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un'immagine di questo stato. Dalla
descrizione di questo stato probabilmente
voi avete già creato una vostra immagine.
Ma quale stato? Qualcuno mi chiede quale è
questo stato in cui io mi trovo. Che stato? Lo
stato del Mysore, oppure il Tamil Nadu. Di
che stato state parlando? Questa è la mia
risposta. Quale è lo stato di cui state
parlando? Questo è il vostro stato naturale.
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Voi non volete capirlo, non volete essere nel
vostro stato naturale. Ci vuole
un'intelligenza straordinaria per essere nel
vostro stato naturale, per essere voi stessi.

Invece voi volete sempre essere qualcun


altro. Volete imitare la vita di qualcun altro,
volete imitare la vita di Gesù, di Buddha, di
Shamkara. Voi non potete farlo perché non
sapete cosa ci sia oltre. Finirete per
cambiare le vostre cose da rosa a giallo, da
giallo a zafferano, da zafferano a rosa a
seconda del vostro umore. Ma come potete
chiedere di qualche cosa che non
conoscete? Come potete cercare qualche

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cosa che vi è sconosciuto? Questa è la mia
domanda. Vedete, la vostra ricerca non ha
nessun significato. Solo quando la ricerca
finisce, quello che realmente è esprimerà se
stesso nel modo che gli è proprio. È qualche
cosa che non potete usare: non potete
manipolare l'azione delle cose che hanno
una loro propria intelligenza straordinaria.

Essere se stessi è la cosa più semplice. Ma


Carlo Tamai

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voi non volete essere nel vostro stato
naturale. Vorreste piuttosto essere qualcun
altro. Questo è il vostro problema. Essere
voi stessi non richiede tempo. Ma voi
parlate di stati senza tempo che sono
assurdi. Occorre del tempo per essere voi
stessi? Per essere uomini di Dio, uomini
meravigliosamente religiosi, per essere in
uno stato di pace, di benessere di
beatitudine, ovviamente ci vuole tempo. E
questo succederà ovviamente domani.
Quando il domani arriva voi dite: “Sarà per
dopodomani”. Questo è il tempo…. non sto
parlando in termini filosofici metafisici

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dell'assenza di tempo, non esiste una cosa
come l'assenza di tempo.

Sto affermando cose, tirando conclusioni.


Voi avrete da obiettare a ciò che dico…
prendete, o lasciate. Non mi aspetto che voi
prendiate per buono tutto quello che sto
dicendo. Voi non siete nella posizione di
accettarlo o rigettarlo. Non potete
rigettarlo, perché non rientra in nessuna
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particolare area della vostra filosofia,
Shamkara, Gaudapada, Ramanuja,
Madhvacharya o dio sa che altro. C'è troppo
di loro in voi. Quindi come potete capire ciò
che dico? La sola cosa che potete fare è di
accontentarvi delle briciole. Girare le spalle
a tutta la faccenda spirituale è una cosa che
richiede un grande coraggio. Non il coraggio
di quelli che scalano le montagne come
l'Everest o che attraversano il canale della
Manica o che fanno la traversata degli
oceani. Questo non è ciò che intendo. Ciò
che intendo è un coraggio diverso. Voi citate
la vostra Bhagavad Gita o il vostro Brahma

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Sutra: che senso hanno tutte queste frasi?
"Abhayam Brahma" (l'assenza di paura è
Brahman)… perché voi tutti ripetete queste
frasi? Sono senza senso. Ripeterle è una
cosa meccanica. Come stai? Sto bene. Sì,
bene, non potrei stare meglio. Voi sapete
che in America usano dire: "Come stai
questa mattina?". Sto bene, non potrei
stare meglio. Allo stesso modo voi scaricate
queste frasi addosso a tutti. Se voi
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comprendeste il modo in cui questa
struttura meccanica sta funzionando dentro
di voi, vedreste l'assurdità di tutto il
meccanismo di discutere queste cose
all'infinito e sareste pronti per gettare tutto
quanto dalla finestra e andarvene via.”

Sig. Kothari: “Io penso voglia significare


questo… Quando lo incontrai… (lo conosco
da circa 5 anni…) gli spiegai che avevo letto le
Upanishad, questo e quello… Gli ho ricordato
il passaggio nella Isavasyopanishad "asmai
nayatu patha" - "Oh fuoco tienici sul giusto
sentiero".

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Io trovo che ci sia una sorta di fuoco in lui,
che, qualche volta, temo possa spaventare
una persona che non capisce e prova anche
a capire con l'intelletto quanto lui sta
cercando di comunicare.

Da quello che comprendo, lui non sta


invocando niente, non usa sistemi
precostituiti. Dice qualche cosa riguardo a
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quello stato - lo stato naturale - ma questo
conseguimento di uno stato che noi
abbiamo ipotizzato costruendolo con le
nostre letture, lui dice che è futile, in quanto
sta stressando la struttura mentale e la
struttura di pensiero e gli da continuità. E
questo U.G. dice che è inutile; anzi è la
causa delle nostre miserie e di tutti i
problemi. Sembra che egli lo abbia scoperto
da se stesso. Questa struttura di pensiero si
è rotta ed egli stesso dice che non sa come
ciò sia avvenuto. Questo è lo stato di non
conoscenza.

Quando lui dice queste cose io mi ricordo

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delle parole di Jnaneswar, che diceva: "Non
so cosa sono e dove sono" anche oltre
l'Avidya. Io capisco! Voglio solo ricordare ad
alcuni dei miei ascoltatori qui che la novità
del modo di esprimersi, qualsiasi cosa si stia
provando a comunicare, è vecchia come le
montagne e fresca come la vibrazione delle
cose ora. È fresca e anche più fresca delle
parole che io vi sto dicendo. È più fresca di
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quello; è antica e vecchia. Ma egli dice che
richiede un coraggio totale.

Un'altra cosa che ho notato in U.G. è una


sorta di totale assenza di paura. Vorrei
ancora citare le qualità divine menzionate
nella Gita. Questo è qualche cosa che non si
riscontra di frequente. Negli uomini normali
le paure istintive sono in funzione tutto il
tempo, come egli dice, ma lui non esce da
quello stato. Non so come gli sia successo.
Ad ogni modo in lui c'è una tremenda
assenza di paura, ed un senso di
abbandono. Lui non è un esemplare vivente
di tutte le virtù: si annoia, si arrabbia

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


anche… per un secondo voi potete vedere
l'ombra della rabbia sul suo viso, ma dopo
un minuto voi vedete la sua faccia
sorridente come la luna piena.

Probabilmente in quello che dice c'è qualche


suggerimento… Lui dice: “Non avete il
coraggio di gettarlo nel gabinetto”… “Non
avete l'assenza di paura”. Egli dice…
“Gettandola voi gettate via anche chi parla”.
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Io spero che qualcuno di voi abbia sentito il
desiderio di quello che sta cercando di
comunicare.”

Domanda: “Inaudibile. La tua domanda è


“Quando c'è rabbia e dolore nel corpo cosa
succede?”. Vuoi dire che succede al corpo o
ad un'altra entità?”

U.G.: “Prima di tutto non c'è proprio la


rabbia, nel senso in cui noi usiamo quel
termine. È chimica pura e semplice, e allora
c'è quella che voi chiamate rabbia, che è

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


come ogni altra sensazione; la coscienza o la
vita o comunque vogliate chiamarla diviene
cosciente di quella cosa chiamata rabbia e
l'attimo successivo è svanita, non c'è più.
Non vi spinge ad agire e così siete aperti alla
sensazione successiva, in un continuo
movimento. Voi guardate ad una cosa ed è
tutto. Probabilmente il vostro corpo
diventerà più debole se voi non mangiate. La
Carlo Tamai

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gente mi dà da mangiare, così io mangio;
altrimenti la fame non esiste. Lo stesso per
le pene. C'è una pena fisica, siccome non c'è
continuità del pensiero, come ho
sottolineato, non c'è neppure continuità del
dolore. Viene ad impulsi nello stesso modo
con cui voi buttate fuori parole. Non c'è
continuità di pena o dolore. Non voglio usare
il termine di dolore psichico, perché ci
coinvolgerebbe, ed agganceremmo un
mucchio di concetti. C'è solo dolore fisico, e
non ci sono altri dolori. Ma anche quel dolore
non è continuo, così non comporta una
grande sofferenza nel senso che intendiamo

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


con questa parola.”

Domanda: “Quale è il metodo per


raggiungere quello stato?”

U.G.: “Quale stato? Quando la ricerca di


voler essere nel vostro stato naturale o nello
stato di "dio sa cosa", o la ricerca dei vostri
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idoli, dei vostri eroi, dei vostri maestri è
presente, vi tiene lontani da voi stessi.
Questo è tutto ciò che sto cercando di
chiarire. Se questa richiesta non c'è, voi
siete nel vostro stato naturale.

Quindi il "sadhana", il metodo, il sistema, le


tecniche, vi stanno tenendo lontani da voi
stessi. La meta che volete raggiungere è lo
stato di qualcun altro. Come ho sottolineato,
voi dovete sapere qualche cosa intorno a
questo stato; sfortunatamente così tante
persone hanno parlato di queste cose… Io
stesso forse sto aggiungendo confusione.
Date un calcio nel sedere a tutti - sig.

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Kothari… (ridendo) non ora - ... sì, tiratemi
delle pietre ed andatevene. Il mio interesse
è di liquidarvi, come fattore nella coscienza.
Se potete farlo, non andrete in giro a sentire
nessun altro.”

Voce dal pubblico: “Se io ti tiro delle pietre,


finirò in prigione.”
Carlo Tamai

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U.G.: “Questo è il problema con la vostra
società… io non posso aiutarvi. Non sarò io a
lamentarmi.

Non siete stanchi? Io posso andare avanti,


ma penso che quanto ho detto basti. Non ho
detto nulla… tutto quello che voi pensate
che io abbia detto è un'astrazione. Voi dite
che ha senso! Come può avere senso? Se
voi pensate che abbia senso non avete
capito nulla. Anche se pensate che ciò che
ho detto non ha senso alcuno, non avete
capito. Sono solo parole! Voi state solo
ascoltando questo rumore; un fiume di
parole che in modo meccanico escono da

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


questo organismo. Non so in che modo esse
nascano ed escano, mi piacerebbe saperlo.
Mi piacerebbe sapere… come sono finito in…
questo stato?

Mi irrita sempre quando la gente mi chiede:


"Dicci qualche cosa circa quello stato”. Di
che stato parlano? Io conosco lo stato del
Mysore; ora sono nello stato del Mysore.
Come faccio a sapere che sono nel Mysore?
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Lo so perché mi è stato insegnato. Ditemi
che stato andate cercando? Quello in cui
siete già è il vostro stato naturale, ve lo sto
dicendo.

Ciò che vi tiene lontani dal vostro stato


naturale è quel movimento che vi spinge a
cercare qualche cosa di diverso dallo stato
in cui siete. Per essere voi stessi non occorre
tempo. Se io fossi un idiota rimarrei idiota.
Finito. Non voglio essere un uomo
intelligente, se lo fossi sarei sfruttato da
qualcuno che si avvantaggerebbe della mia
intelligenza. Cos'altro posso fare se non
accettare la realtà del mondo? È il solo

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mondo che esiste. Non ci sono altre realtà o
cose come la realtà ultima. Questa che si
presenta a noi è la sola realtà. Voi dovete
funzionare in questo mondo, non potete
uscire da questa realtà. Potete farlo? No!
Perché voi siete questo mondo. Dove potete
andare, nascondervi in una grotta? Ok, i
vostri pensieri vi seguiranno dovunque
andiate, così come non potete staccarvi
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dalla vostra ombra. Essa vi segue ovunque.
Quindi non potete fare nulla circa i vostri
pensieri. Questo è tutto ciò che sto dicendo.

Quando realizzerete l'assurdità dei vostri


sforzi per fare qualche cosa riguardo al
pensiero - è il pensiero che crea i problemi,
esso è la vostra miseria, voi siete impotenti -
quando capirete che non potete fare nulla
circa il pensiero, esso si quieterà, svanirà e
voi non cercherete più di usarlo come mezzo
per raggiungere qualche cosa per voi.

Voglio dire ancora una cosa. Voi siete pieni di


desideri. Se non voleste nulla non ci sarebbe
pensiero. Capite: il desiderio è pensiero;

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indipendentemente da ciò che desiderate -
l'autorealizzazione, l'illuminazione - voi
desiderate qualche cosa e questo implica
che dovete usare il pensiero. Questi non
sono i vostri pensieri, i vostri sentimenti.
Può non piacervi, ma appartengono a
qualcun altro. Voi dite che sono vostri. Li
avete sfortunatamente fatti diventare
vostri. Questo spiega il perché di tutte le
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vostre domande. Perché chiedete tutte
queste cose? Queste domande sono state
immesse in voi da così tanta gente - i saggi, i
santi, i salvatori del genere umano, e tutti i
sapienti vivi o morti. Sono tutti pronti a darvi
le risposte. Hanno formulato un mucchio di
falsità e voi andate ad ascoltarli, e vi lasciate
stordire da loro. Questo è il vostro interesse.
Volete che qualcuno vi batta sulla spalla e vi
dica: "Oh, bene, stai andando molto bene.
Procedi così e conseguirai il traguardo che
persegui". Qual è quel traguardo che
desiderate? Essere gentili, educati, parlare
di saggezza… Sapete, se andate in qualcuno

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di quei monasteri nell'est, i trappisti, loro
parlano e bisbigliano. Non comprendono
quello che gli altri dicono. Quello è il segreto
del cammino spirituale.”

Sig. Kothari: “Quando un uomo è


innamorato, lui parla e bisbiglia alla sua
amata. Che obiezioni ha riguardo a quelli
che parlano e sperano?”
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U.G.: “Non ho nessuna obiezione, mi
meraviglia se sono realmente innamorati.
Non occorrono parole riguardo a quello. Voi
volete rassicurare il vostro partner che
l'amate. Non è senza valore quel dannato
amore? Questo non è affatto amore. Voi
potete chiamarlo così, non voglio inoltrarmi
in questa discussione. È un soggetto
proibito. Quando mi chiedono qualcosa
sull'amore io rispondo: "È una parola di
quattro lettere". È come ogni altra parola. Ci
può essere relazione? Nell'amore esistono le
relazioni? Questo è il vostro problema. Voi
state provando in ogni momento a stabilire

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relazioni umane, ma queste relazioni sono
impossibili, l'amore è relazione, la vita è
relazione. Tutte quelle espressioni trite e
banali voi le memorizzate e le ripetete. Tutte
queste frasi diventano immaginazioni.

La prima e l'ultima libertà, e la libertà che c'è


nel mezzo… cosa sono tutti questi non sensi?
Sono frasi uguali a tutte le altre e ripetute
senza fine dalla gente. Voi avete memorizzato
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queste nuove frasi e questo è tutto ciò che
state facendo. Voi sedete e discutete
all'infinito di questa consapevolezza. Cos'è
questa consapevolezza di cui parlate? Come
potete essere consapevoli di ciò? Potete
esserne consapevoli? Se voi foste stati
consapevoli solo per una volta nella vostra
vita, l'intera struttura psichica collasserebbe e
rientrerebbe nel ritmo che le è proprio. Non
dovete fare nulla in merito. Le parole non
significano nulla. Voi potete parlare di
consapevolezza, assenza di scelta, di
condizionamento o altro. Cosa potete fare
riguardo a questi? Condizionamenti e

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intelligenza… voi non potete fare
assolutamente nulla riguardo a questi.

Voi non potete liberarvi da essi. Volete


liberarvi, o decondizionarvi e tutti gli altri
non sensi, ma come farete a
decondizionarvi? Qualsiasi cosa tentate crea
un altro condizionamento. Anziché ripetere
le Upanishad, finirete a ripetere qualche
altra cosa letta sui libri…”
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Domanda: “Qual è il segreto della completa
felicità?”

U.G.: “Non esiste la felicità. Io non mi pongo


mai questa domanda. Molta gente mi
chiede se sono felice. Che domanda è? Io
non me lo chiedo mai. La completa felicità è
un'invenzione.”

Sig. Kothari: “Intende un'invenzione della


mente?”

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U.G.: “Non esiste la mente. Dov'è la mente?
Esiste una mente separata dal corpo,
distinta dal corpo? Queste domande sono
senza senso. Voi non avete possibilità di
separare voi stessi da ciò che sta
succedendo. L'attimo in cui vi separate
significa che voi avete conoscenza di ciò - la
conoscenza che vi è stata data sia dai biologi,
o dagli psicologi, o dalle persone religiose.
Così voi usate quella conoscenza per vedere.
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Non avete modo di sperimentare nulla senza
la conoscenza. Lasciate stare Brahman e la
realtà. Voi non potete avere esperienza di
queste cose. Potete solo usare astrazioni,
ma cosa sono quelle astrazioni? Sono la
conoscenza che avete di queste cose e
questa conoscenza è il bagaglio che vi è stato
insegnato; vostra madre, o il vostro vicino, o
il vostro amico vi hanno insegnato che
questo è un tavolo, ma voi non potete sapere
cosa sia, al di là di ciò che vi hanno
insegnato. Ogni volta che lo guardate,
dovete ripetervi: è un tavolo. Perché lo fate?
Questa è la mia domanda. Questa è la

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continuità di cui sto parlando. Volete
riassicurare voi stessi che ci siete. L'io non è
null'altro che il suono della parola io. (Magari
voi trovate qualche analogia tra quello che io
dico e Shamkara o dio sa chi).”

Sig. Kothari: “Esatto, esatto. Queste sono le


stesse cose di cui gli altri hanno parlato.”
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U.G.: “Sì. Loro lo chiamano "Cit"…
(coscienza). La coscienza della quale io
parlo è uno stato dove non c'è quella
separazione che fa dire che siete svegli, che
state dormendo o sognando. Non c'è affatto
divisione. Io non so neppure se sono vivo o
morto, questo è il mio stato. Non posso
saperlo in nessun modo. Il dottore può
venire e dire che vuole esaminare i miei
polmoni: "I polmoni stanno funzionando
bene; il cuore batte, c'è questo, quello e
quell'altro quindi tu sei vivo”… va bene,
sono deliziato, il dottore mi conferma che
sono vivo… ma…”

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Domanda: “Come fa a sapere che si trova
nello stato naturale?”

U.G.: “Come dicevo, non può mai diventare


parte della nostra esistenza cosciente.
Semplicemente esprime se stesso.
L'espressione di quell'energia è azione. Sta
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agendo in ogni momento. Non sono concetti
mistici, quell'azione avviene sempre ed i
sensi stanno lavorando al loro livello
massimo ogni momento. Non è che voi
volete guardare una cosa particolare, non
c'è neppure lo spazio per un battito di
ciglia… Gli occhi devono stare aperti tutto il
tempo e quando sono stanchi il corpo ha
insito un meccanismo naturale che preclude
l'accesso alle sensazioni. Poi queste
tornano.”

Domanda: “Qual è questo meccanismo?”

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U.G.: “Supponi che qualcuno ti dia una
risposta, tu dove saresti? Puoi essere
separato da quella risposta? Questo è ciò
che dico: voi potete separarvi da quel
meccanismo e guardarlo solo attraverso la
conoscenza, che vi sia stata fornita dagli
scienziati, dai santi o dai saggi. E quella
conoscenza è priva di significato. Siccome
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voi state proiettando questa conoscenza su
quello che state guardando, è questa stessa
conoscenza che produce le esperienze. Ma
lo stato naturale non potrà mai essere parte
della struttura che fa l'esperienza. Questo è
il problema: voi volete fare esperienza di
questo, sia che sia la coscienza di cui io
parlo, o lo stato naturale, o lo stato di non
conoscenza o le cose che sono attorno a
voi... Come sta esprimendo se stesso? Lo
sta esprimendo in termini di energia, lo sta
esprimendo in termini di azione nel suo
modo proprio.

Se io uso certe parole "è consapevole di se

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stesso", “è consapevole della sua morte”, “è
cosciente di se stesso”, tutte queste frasi vi
possono apparire molto mistiche. Ma voi
non potete farne esperienza.

Gli specialisti del cervello, se posso citare


qualcuno, stanno provando a capire il
cervello, così devono trovare il modo di
definirlo. Essi lo hanno definito come lo
strumento con il quale pensiamo, ma non
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sono così sicuri. Voi non potete separarvi
dal cervello e dalla sua attività e guardare il
cervello. Potete guardarvi la schiena e dirmi
qualche cosa riguardo ad essa. Qualcun
altro deve dirvelo. Ma quest'altro che parla
ha le sue idee personali, idee divertenti.
"Avete una schiena dritta".

I dottori osservano sempre le persone e dal


loro punto di vista vorrebbero dirvi che
quell'uomo è ammalato, che la schiena di
quell'altro non è corretta e così via. Se invece
di un dottore prendete un pittore, la sua
descrizione sarà diversa, quindi questa è una
cosa che voi non potete comunicare agli altri.

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Potete comunicare le vostre esperienze
sessuali? (signor Kothari, perché solo le
esperienze sessuali, tutte le esperienze!). O
appunto ogni esperienza. È una cosa che
tutti tentano di fare, i pittori, i poeti, gli
scrittori… Stanno provando a comunicare
esperienze. Esperienze che loro chiamano
straordinarie nei loro ambiti. Sono come
tutti gli altri artisti.”
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Domanda: “Come concilia la sua esistenza
in questo mondo?”

U.G.: “Non ci faccio caso. Esisto in questo


mondo? Per me esiste il mondo? Dov'è il
mondo? Non sto cercando di fare sfoggio di
intelligenza con queste frasi. Non so
letteralmente nulla… sto parlando, sto
dicendo qualche cosa? È come l'ululato dello
sciacallo, l'abbaiare di un cane o il raglio di un
asino. Se riuscite a porre quello che dico allo
stesso livello e sentire giusto le vibrazioni,
siete fuori dall'inganno, e non andrete mai
più a sentire nessuno. Finito. Non si dovrebbe

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parlare di autorealizzazione. Voi realizzerete
che non esiste l'autorealizzazione. Questo è
tutto. Non esiste un centro. C'è solo la vita
che sta lavorando in un modo straordinario.”

D: “Se i sensi non stanno funzionando, c'è la


morte, c'è uno stato di non conoscenza
dove lei però sta ancora funzionando?”
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U.G.: “Non c'è morte. Voi non siete mai nati.
Non sto provando a mistificare. La vita non
ha inizio né fine. Secondo voi ha un inizio ed
una fine? Quello che crea l'inizio è il vostro
pensiero. Perché siete interessati dalla
morte? La morte non esiste affatto. La
vostra nascita e la vostra morte non
possono mai diventare parte del vostro
bagaglio esperienziale. Non potete fare
esperienza della morte perché voi non ci
sarete. Qualcuno altro la sperimenterà. La
vostra morte sarà la miseria di qualcun
altro.”

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I NASTRI DI AMSTERDAM

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Nel 1982 Henk Shonewill, un olandese che
aveva conosciuto U.G. anni prima e che nel
1978 era stato suo ospite a Bangalore,
invitò U.G. ad Amsterdam.

Alcuni amici di Shonewill, discepoli di


Rajneesh, misero a disposizione un'intera
casa per U.G., che ci rimase ventun giorni.
Parecchia gente, tramite il solito
passaparola, andò a visitarlo.

Henk Shonewill racconta che ci andò anche


un famoso poeta che “aveva appena vinto
un premio per avere parlato 24 ore senza
interruzione” e che U.G. zittì con una sola
battuta (cfr. “Courage to Stand Alone”).

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Con il permesso di U.G. venne installato un
registratore: vennero prodotte una ventina
d'ore di registrazioni, che poi furono ridotte
in tre audiocassette, un paio d'ore in totale,
che nei loro duplicati fecero il giro del
mondo per il loro contenuto esplosivo. Il
titolo di questi nastri fu “Give Up”,
traducibile in italiano con “Lascia perdere”.
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Qualche anno dopo, l'americana Ellen
Chrystal trascrisse i nastri divulgandoli in
internet, con il titolo di “Courage to Stand
Alone”. Leggendo le trascrizioni, senza
neanche un grande sforzo di fantasia, si può
ben immaginare l'impatto dirompente che
questo affascinante indiano senza nulla da
perdere ebbe sui discepoli di Rajneesh
(all'epoca ancora vestiti di arancione e con
la foto del maestro al collo) che lo
ospitavano, sugli psicologi del potenziale
umano, e sui vari esoteristi, hippy e affini
che andarono a sentirlo.

Parlando a ricercatori spirituali che

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spendevano tempo e denaro in tecniche e
metodi di meditazione, nel tentativo di
raggiungere quella illuminazione
individuale promessa dalle filosofie orientali
e che a loro sembrava panacea di tutti i
mali, U.G. osava dire con schiettezza:

“Fate pure tutte quelle insignificanti


esperienze, se è questo che vi interessa.
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Meditate, fate quello che vi pare, avrete
esperienze a non finire. È molto facile fare
quel genere di esperienze, vi basta
prendere delle droghe.

Non vi sto consigliando di drogarvi, ma non


c'è alcuna differenza tra prendere delle
droghe e fare le vostre meditazioni. Sono
esattamente la stessa cosa.

I medici sostengono che le droghe


danneggiano il cervello: ma anche la
meditazione, fatta con determinazione, lo
danneggia. C'è gente che è diventata pazza,
che si è suicidata, che è andata ad
annegarsi nel fiume, che ha fatto di tutto,

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persino imprigionarsi nelle grotte.

Vedete, voi vorreste osservare i vostri


pensieri, ma non è possibile. Impazzireste.
Così come non è possibile essere
consapevoli di ogni passo che fate perché
non riuscireste a camminare, non è
possibile osservare i vostri pensieri, ma vi
viene detto di farlo. Perché mai dovreste
osservare i vostri pensieri? Per controllarli?
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Non avete speranza. Il pensiero possiede
una forza tremenda.

Quando vi illudete di controllare i vostri


pensieri, sperimentando lo spazio che esiste
tra loro, voi credete di aver ottenuto
qualcosa, di aver scoperto uno spazio nel
quale il pensiero è assente. Ma questa
supposta assenza, questo spazio tra due
pensieri è ancora pensiero.

Proprio il fatto che voi sperimentate questo


spazio avendo la sensazione di un intervallo
tra due pensieri, significa che il pensiero è
ancora lì, non se ne è mai andato.

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Si è solo nascosto, ma poi torna in superficie
proprio come il Rodano in Francia, che a un
certo punto scompare e poi riappare. Scorre
per un tratto nel sottosuolo, ma è sempre lì.

Non riuscirete mai a controllare i vostri


pensieri. Il pensiero deve funzionare a
modo suo. Non c'è nessuna connessione,
nessuna continuità tra due pensieri.
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Nessuno sforzo da parte vostra potrà mai
indirizzarlo come pare a voi. Il pensiero
deve funzionare col suo ritmo naturale. E
non sta a voi decidere qual è il suo ritmo
naturale, se lo fate create soltanto disturbo.

Il pensiero ha un suo proprio modo di


vivere, che sfortunatamente si contrappone
alla vita. Vita e pensiero sono sempre in
conflitto, e questo conflitto cessa solo
quando il corpo muore.

Il pensiero è diventato padrone del corpo. Si


è impadronito del funzionamento
dell'organismo dove cerca di controllare
ogni attività. Il servo è diventato padrone. Il

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fatto è che voi non potete sbattere fuori di
casa il servitore. Non ci riuscirete. Quello vi
si rivolterebbe contro e darebbe fuoco a
tutta la casa, pur sapendo che questo
significherebbe anche la sua fine. Sa bene
che sarebbe una follia, ma non esiterebbe a
compierla se voi cercaste di estrometterlo.
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Non portate questa metafora al suo
estremo limite, ma scoprite per conto
vostro il senso di tutto questo.

Non prendete queste cose alla leggera.


Oppure prendetele alla leggera e
divertitevi. Va bene lo stesso.”

U.G.: “[…] La regina di cuori deve correre


sempre più in fretta per rimanere sempre
nel punto in cui si trova. Vedete, è
esattamente quello che tutti quanti state
facendo. Correte sempre più forte, ma non
vi muovete per nulla.

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Tutto ciò che fate per scoprire dove siete
esattamente non vi porta da nessuna parte.
Questo vi dà l'illusione di lavorare su
qualcosa, o che state raggiungendo i vostri
obiettivi, senza sapere che tutto quello che
fate è completamente slegato dalle naturali
funzioni del vostro corpo. Non state agendo
in modo naturale, perché l'ideale che la
cultura vi ha imposto ha falsificato la
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naturalezza delle vostre azioni. Avete paura
di agire in modo naturale, perché vi è stato
insegnato un modo predefinito di agire.

La perfezione del corpo è un'altra di queste


ossessioni. Non sto dicendo niente contro lo
yoga. Non fraintendetemi per favore. Non
sto dicendo niente contro la meditazione.
Fate yoga, meditate, sono solo dei palliativi.
Se volete mantenere un corpo flessibile,
fate yoga. Un corpo agile è meglio di uno
rigido. Se la meditazione vi dà sollievo dalle
tensioni, fatela. Ma vorrei farvi notare che è
proprio la meditazione a creare tutte le
tensioni. Voi prima create il problema e poi

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tentate di risolverlo. Vi va tutto bene così;
ma grazie a dio non fate queste cose molto
seriamente.

Questa è l'unica speranza che avete. Se


meditaste in modo serio, finireste nei guai.
Diventereste pazzi. O se provaste a praticare
questa consapevolezza continuamente sia a
livello cosciente, sia a livello non cosciente,
sareste veramente nei guai. Finireste al
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manicomio a cantare strane canzoni e
melodie. Potete imparare i nuovi canti che
provengono dall'India, le canzoni degli Hare
Krishna, potete cantarle ed essere contenti.
Questo va bene, ma non praticate la
consapevolezza in ogni momento, perché è
come voler cercare di camminare badando
ad ogni singolo passo che si fa. Finireste nei
guai, non sareste più in grado di camminare.
Quindi non fatelo, camminare è una cosa
meccanica. Le cose lasciate a se stesse
funzionano tranquillamente e in modo
meccanico. Non dovete fare proprio nulla.
Più provate a praticare la consapevolezza,

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più disturbi create.

La noia è il vostro vero problema. La noia


che non esiste è stata creata dalla richiesta
di liberarvene. Dato che questa richiesta
non vi aiuta in nessun modo a liberarvi dalla
vostra noia, ma anzi ve lo rende sempre più
difficile, dovete fare “shopping” in giro.
Dovete cercare qualsiasi cosa, ogni tipo di
tecnica, di trucco per liberarvi da questa
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inesistente noia. Ed è questo che fa
continuare il processo all'infinito.

Non vi sto dando un'altra tecnica, un altro


suggerimento. Vorrei solo che vi rendeste
conto di quello che vi state facendo. Non sto
provando a liberarvi da qualcosa, o
distogliervi da ciò che fate per vendervi un
altro prodotto. Per nulla. Non ho prodotti da
vendere né sono interessato a vendervi
qualcosa. Capita che siamo qui, tutti noi,
per una ragione o per l'altra. Non so perché
siamo qui. Non siamo qui per uno scambio
di idee, sarebbe privo di significato. Non c'è
nulla da discutere qui.

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


La discussione qui non ha senso. L'oggetto o
lo scopo di una discussione è capire qualcosa.
Ma questa discussione non è il mezzo per
comprendere qualcosa. Ultimamente, quello
che sottolineo tutto il tempo è: “Guardate
qui, non c'è nulla da capire”. Quando questo
sarà compreso, cioè che non c'è nulla da
capire, tutte queste conversazioni
diventeranno prive di senso. Così voi vi
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alzerete e andrete via una volta per tutte. E io
vi dirò “È stato bello incontrarci, addio”.
Questo è tutto ciò che potrò dire: “Piacere di
avervi conosciuti, addio”.”

Domanda: “Non riusciamo a capire...”

U.G.: “No?! È proprio ciò che dico tutte le


volte “Piacere di avervi incontrati, addio.
Dio sia con voi, e state con Dio”. Questa è
una espressione spagnola: “Vai con Dio”. Il
vostro Dio, i vostri Guru, state con loro. Non
disturbate voi stessi senza motivo. Vivete

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


sperando e morite sperando. E nel caso
crediate nella teoria della reincarnazione,
sperate di rinascere. Una nascita è già
abbastanza dolorosa. Perché dovremmo
voler rinascere? Potremmo risolvere questo
problema una volta per tutte, ed iniziare a
vivere quel po' che ci è rimasto. Non
preoccupatevi del mondo e della pace nel
mondo.”
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INTORNO A U.G.

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“Stavo leggendo cose che intuitivamente
avevo sempre sentite come vere, ma ero
completamente incapace di tradurle in
azione. Questo è stato per me l'inizio della
fine della mia ricerca. Il libro (“L'inganno
dell'illuminazione”, ndr) era stato pubblicato
in India. Scrissi all'editore chiedendogli
informazioni su U.G., dove e come avrei
potuto incontrarlo. Dopo diverse settimane o
forse mesi, ricevetti una lettera da un uomo
di nome Chandrasekhar. La lettera spiegava
che U.G era in viaggio, e mi consigliava di
contattare Julie Thayer che, casualmente,
viveva a pochi isolati da me nell'angolo Ovest

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


della città di New York. Chiamai Julie, e ci
incontrammo immediatamente a casa sua.
Julie aveva appena terminato un viaggio con
U.G. attorno al mondo, ed aveva raccolto un
mucchio di materiale tra foto e film su di Lui.
C'erano circa 100 ore di nastri non editati. Per
diverse settimane andai nell'appartamento
di Julie, ero come ipnotizzata nel guardare
quest'uomo anziano che girovagava per il
mondo, incontrando e discutendo con un
Carlo Tamai

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vasto campionario di umanità.

Non passò molto che U.G. venne negli Stati


Uniti, così volai a San Rafael, in California,
per incontrarlo. "Perché sprechi i tuoi
soldi?" mi chiese quando lo incontrai.
"Volevo conoscerti" risposi. "Non otterrai
nulla qui" egli mi disse, aggiungendo "Se il
mio libro ti avesse dato qualche cosa tu non
saresti qui". Cosa potevo dire. Sentivo che
stava succedendo qualche cosa, ma era
comunque una cosa che non potevo né
conoscere, né spiegare, né tanto meno
usare per i miei scopi. Non avevo nessun
punto di riferimento nei confronti di questa

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


persona. Tutte le mie esperienze passate di
devozione per i guru non servivano a nulla
qui. Allo stesso tempo avevo la percezione
chiara che Lui non era un uomo ordinario.
Tutto ciò che uno può fare la prima volta che
incontra U.G. è osservare come Lui
funziona. Dopo anni di inchini ai piedi di Da
Free John, era un sollievo sedere vicino a
qualcuno che reputo essere un "illuminato"
Carlo Tamai

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(non dite a U.G. che ho detto una cosa del
genere) senza dover seguire nessuna
cerimonia o fare nessuno sforzo per
esprimere nulla in particolare. Potevo
finalmente essere me stessa.

È stata riportata questa testimonianza di


Ellen Chrystal per inquadrare meglio la
differenza tra U.G. e il suo ambiente e
quanti invece si muovono nel mondo della
cosiddetta ricerca spirituale.

Non sfugge al lettore attento il totale


disinteresse di U.G. nel radunare intorno a

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sé discepoli che, semmai riusciranno a
raggiungerlo, verranno trattati come
semplici amici, anzi conoscenti. Diari e
testimonianze di quanti hanno passato le
loro “vacanze” a Gstad, villaggio svizzero
dove U.G. soggiornava per un certo periodo
dell'anno, sono significativi a riguardo.
Quasi tutti sono stupiti dalla semplicità con
cui si svolgono gli incontri con U.G. e dalla
vita quotidiana intorno a lui. Innanzitutto
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non esiste nessun cosiddetto satsang, U.G.
vive in uno chalet e di solito la gente va a
trovarlo intorno alle 16:00; se ne ha voglia
riceve comunque, che ci siano una o due
persone o trenta per lui non fa differenza.
Se qualcuno non gli va a genio lo caccia,
oppure diventa scurrile e fastidioso. Ci sono
alcune persone che gli stanno vicino e in
qualche modo si prendono cura delle sue
esigenze, ma non esiste nessuna gerarchia.

A volte U.G. mette nel videoregistratore i


filmini dei suoi viaggi in giro per il mondo e
qualche “ricercatore” se ne va infastidito.
Pare che i suoi unici possedimenti siano una

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


valigia di cinque chili e niente di più, mangia
pochissimo e se ne sta spesso in silenzio. A
volte si entusiasma come un bambino,
magari per il fatto che qualcuno ha
pubblicato un libro su di lui o per la nascita
del suo sito, contraddicendo così quanti ne
vogliono fare un (super)uomo tutto d'un
pezzo, che non bada a certe cose; altri non
riescono a capire se sta scherzando o meno.
Carlo Tamai

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Ma poco importa: quando U.G. dice di
essere un muro su cui rimbalzano la palla di
chi va a trovarlo si può inquadrare meglio la
situazione.

Tra le tante testimonianze che ho raccolto


direttamente, i diari letti e i video visti la mia
idea è che la particolarità di U.G. consista
nell'essere un uomo veramente ordinario, a
prescindere dalla sua tragica vita e dalle
cosiddette esplosioni di energia, che
sospetto essere state comunque mitizzate.

L'ordinarietà di U.G. appare straordinaria in

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un mondo di individui sempre più vogliosi di
essere altro da sé, e alla ricerca di una
perfezione che forse consiste proprio nella
spontaneità.

“U.G. un giorno ha urlato che se non


andavamo via chiamava la polizia… non è
illuminato è pazzo!” mi disse qualcuno
durante le mie ricerche.
Carlo Tamai

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“Mi ha guardato negli occhi con una
dolcezza che mi ha commosso, mi ha
chiesto da dove vengo e poi abbiamo
parlato di cucina” mi ha raccontato una
donna.

Lo stato naturale è forse la definizione più


adatta tra quelle usate per descrivere ciò
che accade in U.G.; è uno stato naturale
che, a leggere un aneddoto narrato da
Pierluigi Piazza, mi pare ben dotato di senso
dello humor… Un giorno andò a trovarlo il
guru indiano Baba, ex discepolo di
Rajneesh, che aveva la fama di trasmettere

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


l'illuminazione abbracciando il prossimo;
quando arrivò da U.G. questi gli intimò con
la mano un alt e lo salutò con un deciso:
“Non mi abbracciare!”.

Ora U.G. è quasi novantenne e non ospita


più nessuno che già non conosca.
Nonostante ciò, ho ricevuto una e-mail che
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mi chiedeva come contattarlo e l'ho
inoltrata ad una donna che aveva il numero
di telefono di una signora che gli sta vicino.
Mesi dopo, ricevetti i ringraziamenti da chi
mi aveva scritto: era stato ricevuto ed era
felice.

Dal canto mio, nonostante l'interesse che


da anni nutro per il personaggio, con
ricerche e pubblicazioni in proposito, non ho
mai sentito il desiderio di andare da lui.
Dopo aver letto il suo primo libro, uno
scambio mi rimase ben impresso: U.G.
chiedeva a un visitatore come mai fosse lì,
questi rispose che aveva letto il libro e U.G.

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concluse: “Allora non ha funzionato”.

“Ci vuole un'intelligenza straordinaria per


essere nel nostro stato naturale.

Voi non volete essere voi stessi; volete


sempre essere qualcun altro.”
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CONCLUSIONI

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L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti
Vorrei, con quest'ultimo capitolo, evitare di
creare un elogio di U.G. Krishnamurti,
attribuendo così un valore positivo a ciò che
ho definito anarchia spirituale. Ovviamente
ciò non vuol dire che gli darò un valore di
segno opposto; piuttosto il mio obbiettivo è
una, per quanto possibile, oggettiva
osservazione del materiale fin qui esposto.

U.G. Krishnamurti è senza dubbio un


personaggio che non lascia indifferenti; il
suo atteggiamento scontroso, scurrile,
indifferente alla sofferenza altrui mal si
concilia col figurino umanitario che spesso i

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


“turisti spirituali” cercano nei guru e nei
personaggi spiritualmente autorevoli. Ma il
fatto che U.G. metta in discussione il
concetto stesso di spiritualità chiude la
questione.

D'altro canto nemmeno chi guarda con


ironia ai fenomeni mistici rimane
indifferente ad U.G.; infatti egli è
decisamente incatalogabile in quel
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carnevale di avatara, guru, non guru,
santoni e profeti che, nel secolo appena
passato, hanno tracciato o riproposto una
serie di tecniche meditative per il
raggiungimento in senso gnostico del Sé
(inteso appunto con la maiuscola e quindi
come ricongiungimento al divino).

Scrivevamo più sopra che l'accusa di


cialtroneria e di truffa, più o meno sottile, ai
danni di genuini o cretini ricercatori
spirituali con U.G. è fuori luogo.
Indubbiamente, a leggere bene la sua
storia, appare ovvio che ad un certo punto

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


della sua vita alcune persone si siano prese
cura di lui, almeno per garantirgli la
sussistenza, se davvero arrivò in Svizzera
senza un soldo. Ma non indagherei oltre,
perché in fondo non sono affari che
riguardano né chi scrive né chi legge e
infine, anche se così fosse, non ci sarebbe
niente di male.
Carlo Tamai

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Piuttosto, a essere maligni, si potrebbe dire
che tanta enfasi contro Krishnamurti si
spieghi proprio nel nome che U.G. si porta
addosso e che, quasi come quei figli che
vengono chiamati col nome del babbo o del
fratello, egli ne sia stato condizionato. Non a
caso mi sembra che la sua cosiddetta
“catastrofe” o illuminazione sia avvenuta
dopo aver partecipato ad un incontro con
Juddu.

Vi è da dire infine che, per qualche reattivo


meccanismo della mente umana,
l'omonima tra lui e il ben più famoso

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


Krishnamurti deve aver giovato assai, se
non al suo cosiddetto “stato naturale”,
almeno alla sua popolarità.

Come scritto più sopra, qualcuno fece


notare ad U.G. che, in fondo, i concetti da lui
espressi sono praticamente gli stessi
trasmessi da Krishnamurti; la risposta di
U.G. merita una certa attenzione:
Carlo Tamai

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“Si, è vero, uso molte espressioni che ha già
usato J. Krishnamurti, espressioni che
condannano i santoni, i messia e i salvatori
del mondo come lui. Io non fondo scuole e
fondazioni o parlo sotto un tendone da circo
per dirvi che non c'è nulla da fare.”

Dunque U.G. ammette di usare gli stessi


concetti di Juddu, ma ciò che gli preme o,
per meglio dire, ciò che preme su di lui è una
vita vissuta all'insegna di quella
consapevolezza aldilà delle parole.

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


“Voi non potete essere consapevoli, solo la
consapevolezza è consapevole, quando c'è
consapevolezza voi non ci siete.”

Anche due personaggi molto diversi tra loro,


e per ragioni opposte lontanissimi da U.G.
come Julius Evola e Rajneesh, colgono in
Juddu Krishnamurti lo stesso limite: quello
di aver dato vita ad una nuova dottrina
Carlo Tamai

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negando tutte le dottrine.

Ed entrambi, sorprendentemente ancora in


accordo, muovono a Krishnamurti un'altra
interessante critica che potremmo mutuare
anche per U.G.: essi infatti, riferendosi più o
meno esplicitamente ad un proverbio
indiano, sentenziano che il saggio non deve
turbare la mente dello stolto con la sua
saggezza. Rajneesh lo disse nel suo stile
paradossale e sornione, consapevole di aver
creato un movimento religioso su più livelli:

“[Krishnamurti] È troppo illuminato, un

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


illuminato deve rinunciare anche alla sua
illuminazione, se la gente ha bisogno di
credere a qualcosa, di compiere dei rituali
chi è lui per fermarli?”

Evola invece, con la sua solita attenzione


aristocratica, riteneva che Krishnamurti
andasse a:
Carlo Tamai

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“[…] proporre idee le quali sono vere, se
mai, al livello di un vero liberato ma non per
quei deviati di uomini moderni che di
incentivi al caos e alla mala anarchia ne
hanno fin troppi.”

Continuando nello stesso ordine di idee, va


registrato che nel Tantra si riconosce
l'ineguaglianza degli esseri umani; la
“dottrina” (che poi sappiamo nel Tantra
essere imprescindibile dalla pratica) viene
presentata in vari livelli, con differenti
modalità di mettersi in rapporto con
l'Assoluto. Esiste allora una forma

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


devozionale, quella del muddha, e una
forma gnostica (prabuddha). Proibizioni,
pratiche, leggi e culti valgono solo per le
nature deboli; come è scritto nel
Tarkalamkara, chi raggiunge lo stato di
siddha vira (l'eroe iniziato) non ne ha
bisogno.

Forse U.G. è davvero un liberato e la sua


strada non prevede rituali, culti, devozioni e
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discipline, e forse chi va da lui non è un
mudha ed ha bisogno di essere scosso in
questo senso.

Comunque, salvo il piacere di mettere sul


tavolo tali questioni per ampliare la
prospettiva, non c'è molto da discutere su
U.G., in quanto è egli stesso che ammette:

“Non mi preoccupo di togliere di mezzo


quello che dicono gli altri ma mi preoccupo
di togliere di mezzo quello che dico io
stesso.”

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


A posto così, allora.

“Al pensiero non interessa risolvere i


problemi, l'unica cosa a cui è veramente
interessato è la propria continuità.”
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APPENDICE

Il caso J. Krishnamurti

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Charles Webster Leadbeater, un ex
pastore anglicano braccio destro di Annie
Besant, si “accorse” un giorno di
Krishnamurti, figlio quattordicenne di un
impiegato statale ad Adyar. Leadbeater
riferì di aver notato nell'aura del ragazzo
(non bisogna dimenticare che Leadbeater
era l'autore del libro “I chacra”, primo
trattato occidentale sull'argomento,
tuttora tradotto e pubblicato in tutto il
mondo) qualcosa di straordinario, e
altrettante indagini straordinarie, ovvero
non ordinarie e suscettibili quindi di
pregiudizi metafisici, portarono lui e la

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Besant a dichiarare che il ragazzo era “il
prescelto” per diventare il messaggero dei
maestri ovvero dei mahatma teosofici di
cui sopra abbiamo già scritto.

A dire il vero, Leadbeater aveva già


individuato in un ragazzino di Chicago il
“nuovo messia”, ma la cosa non dovette
creare problemi all'interno della Società,
almeno non quanti ne creò al giovane
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americano che da un giorno all'altro si
ritrovò spodestato da tale carica universale.

Questa “attrazione” di Leadbeater per i


ragazzini fu sempre sospetta, anche
all'interno della Società Teosofica, che
addirittura lo allontanò, per un certo
periodo, in quanto protagonista di uno
scandalo pedofilo (due ragazzi americani
di cui era educatore avevano testimoniato
di essere stati incitati a masturbarsi
davanti a lui). Tuttavia, nonostante
l'ombra di questo scandalo, all'interno dei
vertici teosofici gli venne dato credito
quando cominciò a passare il suo tempo

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


col quattordicenne Jiddu Krishnamurti e
col suo quasi coetaneo fratello Nitya.

La Società Te o s o f i c a investì in
Krishnamurti, che fra l'altro non sembrava
neanche il più brillante rispetto al fratello,
molte energie fino a creare un apposito
ordine interno alla Società, La Stella
d'Oriente, che avrebbe dovuto spianare la
strada al messia.
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Tale devozione al messia annunciato da
Leadbeater generò però la polemica del
ramo tedesco della Società Teosofica, che
sotto la guida di Rudolf Steiner (vedi
capitolo successivo) diede vita alla Società
Antroposofica.

Nonostante alcuni imbarazzanti fatti, come


il processo che il padre di Krishnamurti
intentò contro Leadbeater per avergli
“sottratto i figli per scopi innaturali”, e la
circolazione di voci, mai smentite, a
riguardo di una rigida “preparazione” del
ragazzo fatta di digiuni e isolamenti forzati,
l'Ordine della Stella d'Oriente arrivò a

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contare decine di migliaia di aderenti, con
molte donazioni che garantivano a questo
nuovo messia una vita da sovrano: sarti di
fiducia per ottimi abiti da gentiluomo
anglo-indiano, viaggi di rappresentanza in
tutto il mondo ed ospitalità presso famiglie
aristocratiche, artisti di fama
internazionale e noti intellettuali.

La stampa cominciò a trattarlo di


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conseguenza seguendolo come un divo del
cinema, attribuendogli amori e nomignoli
come “Il messia in abito sportivo”.

In Costarica scoppiò addirittura una


rivolta a causa sua, in quanto il Presidente
della repubblica, affascinato dal suo
pensiero (il libro “Ai piedi del maestro”
attribuito a lui pare che fu scritto da
Leadbeater), annunciò che ne avrebbe
fatto una sorta di religione laica di stato,
provocando così le ire dei cattolici, che si
precipitarono a incendiare la sede locale
della Società Teosofica.

L'Ordine della Stella d'Oriente, intanto,

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


prosperava e il fratello di Krishnamurti,
Nitya, morì nel 1925 mettendo a dura
prova la fede e l'autostima del messia dei
teosofi nonché la sua fiducia nei confronti
di Leadbeater, che intanto si scontrava nei
tribunali inglesi e indiani contro suo padre.
Nel 1929, durante un raduno mondiale in
Olanda, ad Ommen, Krishnamurti divenne
il Krishnamurti che conosciamo (per
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intenderci: quello cui Van Morrison dedicò
la canzone “No guru, no method, no
teacher”) con un discorso inaspettato, che
sciolse di fatto l'organizzazione creata dai
teosofi.

Il discorso iniziò con queste parole:

“Stamani stiamo andando a discutere lo


scioglimento dell'Ordine della Stella.
Numerose persone saranno felicissime, ed
altre piuttosto rattristate. La questione
non sta nel rallegrarsi né nel rattristarsi,
giacché è inevitabile, come sto appunto

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


andando a spiegare. Forse ricorderete
quella storia del diavolo e di un suo amico
che passeggiavano lungo la via, ad un
certo punto essi videro dinanzi a loro un
uomo che si chinò per raccogliere
qualcosa in terra, la guardò e poi se la
mise in tasca. L'amico disse al diavolo
«Che cosa ha preso quell'uomo?». «Ha
preso un pezzo di Verità» ribatté il diavolo.
«Quello è un brutto affare per voi, allora»
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disse l'amico. «Oh, niente affatto!» replicò
il diavolo, «Sto appunto andando a
permettere che lo organizzi»”.

Leadbeater non lo perdonò mai, insieme a


buona parte dell'Ordine della Stella
d'Oriente, che era ormai collassato; la
Besant, forse, ritenne ciò come un
ulteriore prova del suo essere un messia e
così fecero molti altri che si adeguarono e
continuarono a seguirlo e a mantenerlo
ma non più come un messia.

I concetti di messia, guru, organizzazioni

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religiose, tecniche di meditazione, ecc.
dovevano aver nauseato così tanto
Krishnamurti che da allora in poi parlò
quasi ed esclusivamente solo contro ogni
forma di organizzazione religiosa, da lui
identificata, più o meno implicitamente, in
una costruzione mentale, in una
costruzione dell'io che per sua natura
imprigiona la Vita. Vita, Esistenza, Verità e
Purezza sono termini che nei discorsi a
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braccio di Krishnamurti (trascritti e
diventati centinaia di libri tradotti in tutto il
mondo) diventano sinonimi e stanno ad
indicare ciò che il linguaggio, ancora
dominio dell'io o della cultura come
estensione dell'io, non può descrivere.

Il messaggio di Krishnamurti è dunque un


messaggio libertario che non manca di
affascinare quanti, pur aderendo a
strutture spiritualistiche organizzate,
dalla chiesa istituzionale alla setta
eterodossa, in esse si sentono stretti. Per
Krishnamurti, il concetto stesso di ricerca
spirituale è una menzogna che perpetua

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


altre menzogne, in quanto non vi è proprio
nulla da cercare. Per l'antiguru
Krishnamurti, ciò che si cerca è ciò che si
è; la soluzione diventa quindi semplice:
basta accettare ciò che si è e si trova ciò
che si cerca.

Krishnamurti mette comunque in guardia


anche dal fare dell'accettazione di sé una
meta da raggiungere, paradosso questo in
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cui si arenano parecchi culti new age che a
lui si ispirano e che egli cercò di stroncare
continuando a ribadire lo stesso concetto
per cinquant'anni.

Rajneesh, che a lui si ispirò palesemente


nei suoi discorsi a braccio (trascritti e
diventati una serie copiosa di libri
pubblicati originalmente da una
fondazione che porta il suo nome, proprio
come Krishnamurti), lo chiama
“paranoico” e racconta storielle su di lui,
come quella in cui alcuni discepoli di
Rajneesh (che fino alla metà degli anni

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


ottanta si vestivano sempre e comunque
di rosso o arancione su “ordine” del guru)
chiedono al maestro se possono andare ad
ascoltare Krishnamurti e lui li esorta anzi a
presenziare in prima fila, affinché
Krishnamurti, vedendoli vestiti di rosso, si
infuri come un toro.

La critica di Rajneesh (che comunque


portò molto rispetto per Krishnamurti
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tanto che nella sua sfortunata comune
americana gli dedicò il nome di un lago
artificiale: il Krishnamurti lake) a
Krishnamurti consiste in questo concetto
che riassumiamo dai suoi tanti discorsi in
proposito: “Lui è troppo illuminato, un
illuminato deve invece rinunciare anche
alla sua illuminazione, se la gente ha
bisogno di credere a qualcosa, di compiere
dei rituali, che lo faccia pure, chi è lui per
fermarli?”.

Incredibilmente, ciò ricorda anche le


critiche mosse dal tradizionalista Evola a
Krishnamurti: secondo Evola, il guru

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


indiano dimenticherebbe un proverbio
della sua terra, “Il saggio non turbi la
mente di colui che non è saggio”.

Inoltre, pur proclamando ad Ommen che


“la verità è una landa selvaggia” in cui i
sedicenti maestri non servono a niente,
Krishnamurti si comporterebbe da
maestro, e anche se si obbietta che egli in
realtà vuole stimolare l'individuo a cercare
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la verità da sé, Evola sottolinea che ciò è
possibile che accada in qualche ashram,
dove la presenza di una personalità
superiore può effettivamente creare un
atmosfera magnetica senza predicare
niente, ma non nei vari teatri e università
dove Krishnamurti tiene le sue conferenze
ad un “pubblico profano e mondano”.
Quindi, Krishnamurti per Evola è
ambiguo: scioglie la Stella d'Oriente, ma
non rifiuta la Fondazione Krishnamurti che
da questa nasce; spara a zero sulle
dottrine ma dando così vita ad una
dottrina che, pur essendo contraria ad

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


ogni disciplina, professa di creare ordine
in un mondo di disordine, tuttavia senza
dare indicazioni che vadano oltre il piano
puramente intellettuale.

L'anarchismo spirituale di Krishnamurti,


mal visto anche da Guénon, che si
stupisce di come Bergson non lo citi come
esempio della sua “religione dinamica”,
viene comunque “compatito” da Evola che
Carlo Tamai

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lo considera una vittima della disciplina
teosofica. E, in definitiva, lo accusa solo di
“Andare a proporre idee le quali sono vere,
se mai, al livello di un «vero liberato»” a
quei “deviati che, come gli uomini
moderni, di incentivi al caos e alla mala
anarchia ne hanno fin troppi”.

La critica evoliana al neomisticismo di


Krishnamurti culmina di conseguenza
nella constatazione che, dopo il
sessantotto, alle idee di Krishnamurti
sono stati molto ricettivi i giovani
contestatori.

Effettivamente, se l'esotismo di un certo

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


tipo di guru indiani come Maharishi Yogi, il
noto santone cui i Beatles resero omaggio,
attraeva emotivamente i giovani dei
sessanta, Krishnamurti fu sicuramente un
punto di riferimento cruciale per gli
intellettuali che passarono dalla
contestazione politica alla rivoluzione
interiore cui prima accennavamo. Andrea
Valcarenghi, leader di “Re Nudo”, racconta
Carlo Tamai

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nel libro autobiografico “Alla ricerca del
D'io perduto” della sua “conversione” da
una rivoluzione esterna ad una interna e
nell'incubazione di quest'ultima fu molto
importante il contatto con le idee di
Krishnamurti. Valcarenghi poi diventerà
discepolo di Rajneesh, ma la sua
esperienza ed il suo percorso,
significativamente simile a quello di molti
suoi “compagni”, testimonia che
Krishnamurti, suo malgrado, fu un ponte
fra gli intellettuali della Nuova sinistra degli
anni sessanta e settanta ed il new age.

L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti


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