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L'ANARCHISMO SPIRITUALE
DI U . G . K R I S H N A M U RTI
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to U.G
Carlo Tamai
WWW.FABRIZIOPONZETTA.IT
© Fabrizio Ponzetta 2007
Secondo la normativa vigente l'acquisto di questo
ebook non consente la riproduzione neanche parziale
di questo testo, né su carta né su web né su nessun
altro tipo di supporto.
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Carlo Tamai
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grafiche e cromatiche, in modo da
agevolare la lettura su video.
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INDICE
permettono di scrivere la
cosa parlano”
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“La regina di cuori deve correre
sempre più in fretta per rimanere
sempre nel punto in cui si trova.
Vedete, è esattamente quello che tutti
quanti state facendo. Correte sempre
più forte, ma non vi muovete per nulla.
Tutto ciò che fate per scoprire dove
siete esattamente non vi porta da
nessuna parte. Questo vi dà l'illusione
di lavorare su qualcosa, o che state
raggiungendo i vostri obiettivi, senza
sapere che tutto quello che fate è
completamente slegato dalle naturali
(U.G. Krishnamurti)
Carlo Tamai
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Carlo Tamai
I DUE KRISHNAMURTI
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L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti
Negli ultimi anni è maturato un crescente
interesse negli ambienti della cosiddetta
ricerca spirituale intorno ad un anziano
signore indiano che vive in Svizzera:
Uppaluri Gopala Krishnamurti.
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attraversò l'esistenza del cosiddetto
istruttore del mondo e che, suo malgrado,
condizionò anche U.G.
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profondamente turbato alla vista del nonno
che picchiava un bambino perché lo
disturbava durante la meditazione. Ne fu
così colpito che si sentì disgustato dai
teosofi, dalla religione e dall'ipocrisia della
ricerca spirituale. O forse, più
probabilmente, come scrive Giovanni Turchi
nella sua introduzione a “La mente è un
mito”:
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inquieto U.G. lo trovò durante una
conferenza di Juddu Krishnamurti.
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2
LA DISPERATA RICERCA DI
QUALCOSA CHE NON C'È
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Quasi contemporaneamente all'incontro-
scontro con Juddu, U.G. era stato ricevuto
anche da un altro illuminato, il famoso
saggio di Arunachala, Sri Ramana
Maharishi. Il dialogo fu significativo:
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pare che fu assai scomposta.
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fase della mia vita. Nonostante continuassi
a leggere libri di religione, psicologia e
filosofia, eliminai dalla mia struttura il modo
tradizionale di accostarsi all'illuminazione.
Cercai le risposte nella filosofia e nella
scienza occidentale, ovvero lì dove non
c'erano contaminazioni con gli
insegnamenti tradizionali. C'era una
domanda in particolare che mi assillava:
dov'è questa mente che vogliamo studiare,
capire, trasformare? Cercavo di avere una
risposta dalle aree più diverse di
applicazione del pensiero umano. Ma non
trovavo nulla. Vedete, allora non avevo la
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Ancora a proposito di Ramana, U.G. ebbe a
dire:
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“Questa cosiddetta illuminazione voi potete
darmela?”. Ramana non rispose ed io ripetei
la domanda. A quel punto, con una
monumentale arroganza, quel bastardo mi
rispose: “Io posso dartela, ma tu puoi
prenderla?”
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U.G., abbandonata la carriera di
conferenziere, smise di frequentare gli
incontri di Juddu Krishnamurti e non tornò
mai più da Ramana. Si sposò e divenne
padre di quattro figli.
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furono così risolti e in più la vasta cultura
religiosa, ormai inutilizzata, di U.G. gli
procurò un lavoro come redattore della
rivista della missione.
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tra i due non è chiaro alle cronache, ma fatto
sta che la signora Valentine de Kerven, lo
ospitò nella propria casa dandogli la
possibilità di rimanere in Svizzera.
Tu t t a v i a sospetti di cialtroneria
attecchiscono difficilmente su U.G., per una
serie di motivi che vale la pena anticipare
prima di proseguire con la sua storia.
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Perfino dietro la copiosa letteratura
estrapolata dalle conversazioni con U.G.
non c'è fonte di reddito per lui, dato che, pur
non opponendosi al fatto che tali colloqui
vengano registrati per essere trascritti
come libri, rifiuta categoricamente ogni
copyright. La sua unica pretesa è che sul
frontespizio dei libri venga scritto:
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proposito U.G. disse: “Tutte le persone che
si permettono di scrivere la mia biografia
non sanno di cosa parlano”.
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biografo professor Narayana Moorty ha
messo in rete. Da U.G. si arrivava per passa
parola e spesso rischiando di non trovarlo
nel suo chalet a Gstad, oppure peggio, come
raccontano Pierluigi Piazza nel suo libro “Il
fiore raro”e Giovanni Turchi nella sua
prefazione a “Il pensiero è il tuo nemico”,
nonché persone da me intervistate, si
rischia di essere scacciati in malo modo:
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Ancora più grave, e soprattutto poco
appetibile ai fini di un qualche proselitismo,
il messaggio esplicito che il suo stato non
era poi così piacevole. A chi gli chiese “Cosa
si è verificato in lei?”, rispose:
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Altrove ebbe a dire:
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Bai Juyi, un antico poeta cinese vissuto
nell'epoca Tang, scrisse a proposito
dell'adagio taoista “Chi parla non sa, chi sa
non parla”:
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del tutto insensibili […]”
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3
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Dopo essersi procurato un permesso di
residenza, insieme a Valentine de Kerven,
intorno agli anni sessanta, U.G. si trasferì a
Saanen, un villaggio vicino a Berna
incorniciato da sette monti e centro di sette
vallate*.
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U.G. in proposito ebbe a dire:
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Carlo Tamai
DOPO L’ESPLOSIONE
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L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti
Dal 1967 U.G. vive dunque in uno stato di
“non conoscenza”, uno stato che verrà
definito “naturale”, innocente come un
bambino con il corpo libero dalla tirannia dei
pensieri. Era questa l'illuminazione? Le
persone più vicine a lui e cominciarono ad
“accudirlo” e interrogarlo, per quanto
possibile, sull'accaduto; egli ricominciò ad
usare la propria cultura religiosa -
demolendola - per rispondere:
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“Sì, è vero, uso molte espressioni che ha già
usato J. Krishnamurti, espressioni che
condannano i santoni, i messia e i salvatori
del mondo come lui. Io non fondo scuole e
fondazioni o parlo sotto un tendone da circo
per dirvi che non c'è nulla da fare.”
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coinvolto, se mi consentite questa parola.
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Dirò poche cose sullo stato di "non
conoscenza". Com'è possibile parlare della
"non conoscenza"? Necessariamente si
devono usare delle parole. E allora, si
possono usare le parole senza indulgere in
concetti astratti? Io dico che è possibile, ma
allo stesso tempo non voglio asserire che
questa sia una "comunicazione non
verbale". È una cosa assurda, non esiste
assolutamente qualcosa come la
"comunicazione non verbale". Ma forse
poche parole come queste vi
permetteranno di capire che è proprio il
pensiero che vi impedisce di sperimentare
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cercando qualche altra cosa, state
inseguendo qualche stato di liberazione,
mutazione o realizzazione (non so che
parola usare), voi siete persi.
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cultura umana nella quale voi siete cresciuti
deve essere estromessa dalla vostra vita.
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voi ed io gli attribuiamo un significato
diverso… non so… quando diventate
coscienti di una cosa? Solo quando il
pensiero si frappone tra ciò che sta di fronte
a voi e ciò che è supposto essere là dentro di
voi. Quella è la coscienza. Quindi voi dovete
necessariamente usare il pensiero per
diventare coscienti delle cose o delle
persone attorno a voi, altrimenti non
sareste coscienti di nulla. Però
contemporaneamente non sareste
nemmeno incoscienti. C'è un'area dove voi
non siete né coscienti né incoscienti.
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C'è una cosa qualsiasi che si possa fare circa
questo pensare?
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I maestri spirituali che vi dicono che
raggiungerete uno stato di assenza di
pensiero vi stanno prendendo in giro.
Possono promettervi che in quello stato di
assenza di pensiero, in quello stato di
silenzio, di quiete o di "mente calma" - o
qualunque espressione vogliate usare - ci
saranno realmente beatitudine, amore,
gioia e stati estatici dell'essere. Tutto ciò è
"falso" perché quello stato… ammesso che
esista uno stato di beatitudine…, non potrà
mai essere sperimentato dalla nostra
coscienza, non potrà mai essere parte della
nostra esistenza.
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completamente tutto quello che il genere
umano ha pensato, sperimentato e sentito
prima di voi. Finché nella vostra coscienza
rimarrà la più piccola traccia di conoscenza,
in qualsiasi forma, voi vivrete in uno stato di
coscienza divisa.
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stato fisico e fisiologico dell'essere; non ha
nessuna valenza religiosa, né valenze
mistiche. Allo stesso tempo questa "cosa"
straordinaria, questa straordinaria
intelligenza che è presente e che è il
prodotto di secoli e secoli di evoluzione della
specie umana, è capace di esprimere se
stessa e di affrontare ogni situazione senza
creare problemi.”
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verificò la "calamità", tutte le capacità di
riconoscimento andarono perse?”
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Dato che non c'è un centro qui, dato che non
c'è una mente, dato che non c'è nulla qui,
cosa sta succedendo? Quello che sta
succedendo è che questo organismo umano
sta rispondendo agli stimoli, se posso
metterla in questi termini. Non c'è nessuna
entità che sta traducendo queste sensazioni
in termini di esperienze già avute, ma c'è un
contatto vivo con le cose attorno.
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riemergono e dicono: "Questa è una rosa",
"Quello è un microfono", "Quello è un
uomo", "Quella una donna", e così via.
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qualcos'altro), sia, a detta di tutti,
inconoscibile e indescrivibile… "Neti, Neti".
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U.G. (ridendo): “Cosa vuole che dica? Se
realmente avessero capito, non sarebbero
qui. Non andrebbero da nessuno, non
avrebbero domande. Se loro traducono
quello che dico nei termini delle loro
particolari suggestioni, o nel contesto del
loro background, questa diventa la loro
tragedia, la loro miseria. Il mio discorso non
li ha aiutati. Questo è il mio dubbio.
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posso solo usare parole. Il momento in cui io
smetto di parlare, tutto dentro di me finisce.
Voi vi chiederete se è davvero cosi… sì, nel
mio caso tutto finisce, perché non c'è
continuità di pensiero.
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dall'oggetto. Quindi non c'è nulla qui in me.
Quello che c'è attorno a me è tutto quello
che c'è anche dentro di me ed io non ho
modo di sapere cosa sia.
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interessano queste cose... La tecnologia ha
sviluppato lenti molto potenti per scattare le
fotografie. Le tecniche di esposizione
parlano di microsecondi, nano secondi e
picosecondi. Questo non significa nulla per
voi e per me, è un linguaggio tecnico. Ora i
tecnici sono in grado di scattare foto di un
oggetto, diciamo per esempio questo
tavolo, in picosecondi. Nello stesso identico
modo in cui lo è il riflesso degli oggetti in un
preciso istante, una volta smesso di
guardare voi tornate ad essere voi stessi.
Ma non traducete questo in termini di novità
o cosa obsoleta. Non può esservi trasmessa
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Quello che sto cercando di dire è che non è
possibile fare esperienza del vostro stato
naturale. È qualche cosa che non potrà mai
entrare nella vostra struttura esperienziale.
Voi invece state cercando proprio questo.
Tutto ciò che volete realizzare o scoprire è
parte di questa struttura esperienziale. Ma
questa struttura e lo stato naturale non
possono coesistere.”
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U.G.: “Questo è ciò che lei ha capito…
(ridendo) Non voglio sembrarle irriverente.”
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U.G.: “La necessità del pensiero di divenire
operante è decisa da fattori esterni
all'organismo. Il quando, il perché e il come
avvenga questa "interpretazione" sono
determinati da quello che succede fuori.
Queste cause sono sempre esterne.
Quando c'è una richiesta, il pensiero
probabilmente separa se stesso per un
attimo per rispondere alla richiesta della
situazione e quindi ritorna al ritmo della
vita. Quindi il pensiero ha solo un valore
funzionale e non ha assolutamente nessun
altro valore.
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questo stato state raggiungendo qualche
meta. In fondo è ciò che fate tutto il tempo.
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affatto il fondamento di questo stato
naturale. La pratica dell'astinenza, della
continenza e del celibato non è la strada per
arrivarci. Ma se voi volete indulgere in
queste cose e con ciò sentirvi superiori,
sono affari vostri. Io non sono qui per
liberarvi né per condurvi da nessuna parte,
ma questo è un fatto e voi dovete
comprendere i fatti come tali.
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Realmente io non so cosa sto guardando. Se
raccontassi questo ad uno psichiatra, egli
mi vorrebbe sicuramente mettere su di un
lettino e direbbe che qualche cosa di
basilare in me non funziona. Ma io sto
funzionando come ogni altro essere umano.
Se egli non lo capisce è un suo problema,
non un mio problema. Quindi tutta la vostra
ricerca della verità, la realtà e dio sono una
cosa falsa. Siete tutti su una giostra e volete
continuare a girare.
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Voi non volete capirlo, non volete essere nel
vostro stato naturale. Ci vuole
un'intelligenza straordinaria per essere nel
vostro stato naturale, per essere voi stessi.
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voi non volete essere nel vostro stato
naturale. Vorreste piuttosto essere qualcun
altro. Questo è il vostro problema. Essere
voi stessi non richiede tempo. Ma voi
parlate di stati senza tempo che sono
assurdi. Occorre del tempo per essere voi
stessi? Per essere uomini di Dio, uomini
meravigliosamente religiosi, per essere in
uno stato di pace, di benessere di
beatitudine, ovviamente ci vuole tempo. E
questo succederà ovviamente domani.
Quando il domani arriva voi dite: “Sarà per
dopodomani”. Questo è il tempo…. non sto
parlando in termini filosofici metafisici
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particolare area della vostra filosofia,
Shamkara, Gaudapada, Ramanuja,
Madhvacharya o dio sa che altro. C'è troppo
di loro in voi. Quindi come potete capire ciò
che dico? La sola cosa che potete fare è di
accontentarvi delle briciole. Girare le spalle
a tutta la faccenda spirituale è una cosa che
richiede un grande coraggio. Non il coraggio
di quelli che scalano le montagne come
l'Everest o che attraversano il canale della
Manica o che fanno la traversata degli
oceani. Questo non è ciò che intendo. Ciò
che intendo è un coraggio diverso. Voi citate
la vostra Bhagavad Gita o il vostro Brahma
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comprendeste il modo in cui questa
struttura meccanica sta funzionando dentro
di voi, vedreste l'assurdità di tutto il
meccanismo di discutere queste cose
all'infinito e sareste pronti per gettare tutto
quanto dalla finestra e andarvene via.”
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quello stato - lo stato naturale - ma questo
conseguimento di uno stato che noi
abbiamo ipotizzato costruendolo con le
nostre letture, lui dice che è futile, in quanto
sta stressando la struttura mentale e la
struttura di pensiero e gli da continuità. E
questo U.G. dice che è inutile; anzi è la
causa delle nostre miserie e di tutti i
problemi. Sembra che egli lo abbia scoperto
da se stesso. Questa struttura di pensiero si
è rotta ed egli stesso dice che non sa come
ciò sia avvenuto. Questo è lo stato di non
conoscenza.
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quello; è antica e vecchia. Ma egli dice che
richiede un coraggio totale.
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Io spero che qualcuno di voi abbia sentito il
desiderio di quello che sta cercando di
comunicare.”
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gente mi dà da mangiare, così io mangio;
altrimenti la fame non esiste. Lo stesso per
le pene. C'è una pena fisica, siccome non c'è
continuità del pensiero, come ho
sottolineato, non c'è neppure continuità del
dolore. Viene ad impulsi nello stesso modo
con cui voi buttate fuori parole. Non c'è
continuità di pena o dolore. Non voglio usare
il termine di dolore psichico, perché ci
coinvolgerebbe, ed agganceremmo un
mucchio di concetti. C'è solo dolore fisico, e
non ci sono altri dolori. Ma anche quel dolore
non è continuo, così non comporta una
grande sofferenza nel senso che intendiamo
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idoli, dei vostri eroi, dei vostri maestri è
presente, vi tiene lontani da voi stessi.
Questo è tutto ciò che sto cercando di
chiarire. Se questa richiesta non c'è, voi
siete nel vostro stato naturale.
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U.G.: “Questo è il problema con la vostra
società… io non posso aiutarvi. Non sarò io a
lamentarmi.
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Lo so perché mi è stato insegnato. Ditemi
che stato andate cercando? Quello in cui
siete già è il vostro stato naturale, ve lo sto
dicendo.
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dalla vostra ombra. Essa vi segue ovunque.
Quindi non potete fare nulla circa i vostri
pensieri. Questo è tutto ciò che sto dicendo.
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vostre domande. Perché chiedete tutte
queste cose? Queste domande sono state
immesse in voi da così tanta gente - i saggi, i
santi, i salvatori del genere umano, e tutti i
sapienti vivi o morti. Sono tutti pronti a darvi
le risposte. Hanno formulato un mucchio di
falsità e voi andate ad ascoltarli, e vi lasciate
stordire da loro. Questo è il vostro interesse.
Volete che qualcuno vi batta sulla spalla e vi
dica: "Oh, bene, stai andando molto bene.
Procedi così e conseguirai il traguardo che
persegui". Qual è quel traguardo che
desiderate? Essere gentili, educati, parlare
di saggezza… Sapete, se andate in qualcuno
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U.G.: “Non ho nessuna obiezione, mi
meraviglia se sono realmente innamorati.
Non occorrono parole riguardo a quello. Voi
volete rassicurare il vostro partner che
l'amate. Non è senza valore quel dannato
amore? Questo non è affatto amore. Voi
potete chiamarlo così, non voglio inoltrarmi
in questa discussione. È un soggetto
proibito. Quando mi chiedono qualcosa
sull'amore io rispondo: "È una parola di
quattro lettere". È come ogni altra parola. Ci
può essere relazione? Nell'amore esistono le
relazioni? Questo è il vostro problema. Voi
state provando in ogni momento a stabilire
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queste nuove frasi e questo è tutto ciò che
state facendo. Voi sedete e discutete
all'infinito di questa consapevolezza. Cos'è
questa consapevolezza di cui parlate? Come
potete essere consapevoli di ciò? Potete
esserne consapevoli? Se voi foste stati
consapevoli solo per una volta nella vostra
vita, l'intera struttura psichica collasserebbe e
rientrerebbe nel ritmo che le è proprio. Non
dovete fare nulla in merito. Le parole non
significano nulla. Voi potete parlare di
consapevolezza, assenza di scelta, di
condizionamento o altro. Cosa potete fare
riguardo a questi? Condizionamenti e
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Domanda: “Qual è il segreto della completa
felicità?”
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Non avete modo di sperimentare nulla senza
la conoscenza. Lasciate stare Brahman e la
realtà. Voi non potete avere esperienza di
queste cose. Potete solo usare astrazioni,
ma cosa sono quelle astrazioni? Sono la
conoscenza che avete di queste cose e
questa conoscenza è il bagaglio che vi è stato
insegnato; vostra madre, o il vostro vicino, o
il vostro amico vi hanno insegnato che
questo è un tavolo, ma voi non potete sapere
cosa sia, al di là di ciò che vi hanno
insegnato. Ogni volta che lo guardate,
dovete ripetervi: è un tavolo. Perché lo fate?
Questa è la mia domanda. Questa è la
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U.G.: “Sì. Loro lo chiamano "Cit"…
(coscienza). La coscienza della quale io
parlo è uno stato dove non c'è quella
separazione che fa dire che siete svegli, che
state dormendo o sognando. Non c'è affatto
divisione. Io non so neppure se sono vivo o
morto, questo è il mio stato. Non posso
saperlo in nessun modo. Il dottore può
venire e dire che vuole esaminare i miei
polmoni: "I polmoni stanno funzionando
bene; il cuore batte, c'è questo, quello e
quell'altro quindi tu sei vivo”… va bene,
sono deliziato, il dottore mi conferma che
sono vivo… ma…”
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agendo in ogni momento. Non sono concetti
mistici, quell'azione avviene sempre ed i
sensi stanno lavorando al loro livello
massimo ogni momento. Non è che voi
volete guardare una cosa particolare, non
c'è neppure lo spazio per un battito di
ciglia… Gli occhi devono stare aperti tutto il
tempo e quando sono stanchi il corpo ha
insito un meccanismo naturale che preclude
l'accesso alle sensazioni. Poi queste
tornano.”
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voi state proiettando questa conoscenza su
quello che state guardando, è questa stessa
conoscenza che produce le esperienze. Ma
lo stato naturale non potrà mai essere parte
della struttura che fa l'esperienza. Questo è
il problema: voi volete fare esperienza di
questo, sia che sia la coscienza di cui io
parlo, o lo stato naturale, o lo stato di non
conoscenza o le cose che sono attorno a
voi... Come sta esprimendo se stesso? Lo
sta esprimendo in termini di energia, lo sta
esprimendo in termini di azione nel suo
modo proprio.
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sono così sicuri. Voi non potete separarvi
dal cervello e dalla sua attività e guardare il
cervello. Potete guardarvi la schiena e dirmi
qualche cosa riguardo ad essa. Qualcun
altro deve dirvelo. Ma quest'altro che parla
ha le sue idee personali, idee divertenti.
"Avete una schiena dritta".
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Domanda: “Come concilia la sua esistenza
in questo mondo?”
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U.G.: “Non c'è morte. Voi non siete mai nati.
Non sto provando a mistificare. La vita non
ha inizio né fine. Secondo voi ha un inizio ed
una fine? Quello che crea l'inizio è il vostro
pensiero. Perché siete interessati dalla
morte? La morte non esiste affatto. La
vostra nascita e la vostra morte non
possono mai diventare parte del vostro
bagaglio esperienziale. Non potete fare
esperienza della morte perché voi non ci
sarete. Qualcuno altro la sperimenterà. La
vostra morte sarà la miseria di qualcun
altro.”
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Carlo Tamai
I NASTRI DI AMSTERDAM
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L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti
Nel 1982 Henk Shonewill, un olandese che
aveva conosciuto U.G. anni prima e che nel
1978 era stato suo ospite a Bangalore,
invitò U.G. ad Amsterdam.
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Qualche anno dopo, l'americana Ellen
Chrystal trascrisse i nastri divulgandoli in
internet, con il titolo di “Courage to Stand
Alone”. Leggendo le trascrizioni, senza
neanche un grande sforzo di fantasia, si può
ben immaginare l'impatto dirompente che
questo affascinante indiano senza nulla da
perdere ebbe sui discepoli di Rajneesh
(all'epoca ancora vestiti di arancione e con
la foto del maestro al collo) che lo
ospitavano, sugli psicologi del potenziale
umano, e sui vari esoteristi, hippy e affini
che andarono a sentirlo.
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Meditate, fate quello che vi pare, avrete
esperienze a non finire. È molto facile fare
quel genere di esperienze, vi basta
prendere delle droghe.
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Non avete speranza. Il pensiero possiede
una forza tremenda.
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Nessuno sforzo da parte vostra potrà mai
indirizzarlo come pare a voi. Il pensiero
deve funzionare col suo ritmo naturale. E
non sta a voi decidere qual è il suo ritmo
naturale, se lo fate create soltanto disturbo.
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Non portate questa metafora al suo
estremo limite, ma scoprite per conto
vostro il senso di tutto questo.
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naturalezza delle vostre azioni. Avete paura
di agire in modo naturale, perché vi è stato
insegnato un modo predefinito di agire.
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manicomio a cantare strane canzoni e
melodie. Potete imparare i nuovi canti che
provengono dall'India, le canzoni degli Hare
Krishna, potete cantarle ed essere contenti.
Questo va bene, ma non praticate la
consapevolezza in ogni momento, perché è
come voler cercare di camminare badando
ad ogni singolo passo che si fa. Finireste nei
guai, non sareste più in grado di camminare.
Quindi non fatelo, camminare è una cosa
meccanica. Le cose lasciate a se stesse
funzionano tranquillamente e in modo
meccanico. Non dovete fare proprio nulla.
Più provate a praticare la consapevolezza,
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inesistente noia. Ed è questo che fa
continuare il processo all'infinito.
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alzerete e andrete via una volta per tutte. E io
vi dirò “È stato bello incontrarci, addio”.
Questo è tutto ciò che potrò dire: “Piacere di
avervi conosciuti, addio”.”
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Carlo Tamai
INTORNO A U.G.
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L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti
“Stavo leggendo cose che intuitivamente
avevo sempre sentite come vere, ma ero
completamente incapace di tradurle in
azione. Questo è stato per me l'inizio della
fine della mia ricerca. Il libro (“L'inganno
dell'illuminazione”, ndr) era stato pubblicato
in India. Scrissi all'editore chiedendogli
informazioni su U.G., dove e come avrei
potuto incontrarlo. Dopo diverse settimane o
forse mesi, ricevetti una lettera da un uomo
di nome Chandrasekhar. La lettera spiegava
che U.G era in viaggio, e mi consigliava di
contattare Julie Thayer che, casualmente,
viveva a pochi isolati da me nell'angolo Ovest
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vasto campionario di umanità.
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(non dite a U.G. che ho detto una cosa del
genere) senza dover seguire nessuna
cerimonia o fare nessuno sforzo per
esprimere nulla in particolare. Potevo
finalmente essere me stessa.
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non esiste nessun cosiddetto satsang, U.G.
vive in uno chalet e di solito la gente va a
trovarlo intorno alle 16:00; se ne ha voglia
riceve comunque, che ci siano una o due
persone o trenta per lui non fa differenza.
Se qualcuno non gli va a genio lo caccia,
oppure diventa scurrile e fastidioso. Ci sono
alcune persone che gli stanno vicino e in
qualche modo si prendono cura delle sue
esigenze, ma non esiste nessuna gerarchia.
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Ma poco importa: quando U.G. dice di
essere un muro su cui rimbalzano la palla di
chi va a trovarlo si può inquadrare meglio la
situazione.
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“Mi ha guardato negli occhi con una
dolcezza che mi ha commosso, mi ha
chiesto da dove vengo e poi abbiamo
parlato di cucina” mi ha raccontato una
donna.
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mi chiedeva come contattarlo e l'ho
inoltrata ad una donna che aveva il numero
di telefono di una signora che gli sta vicino.
Mesi dopo, ricevetti i ringraziamenti da chi
mi aveva scritto: era stato ricevuto ed era
felice.
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Carlo Tamai
CONCLUSIONI
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L’anarchismo spirituale di U.G. Krishnamurti
Vorrei, con quest'ultimo capitolo, evitare di
creare un elogio di U.G. Krishnamurti,
attribuendo così un valore positivo a ciò che
ho definito anarchia spirituale. Ovviamente
ciò non vuol dire che gli darò un valore di
segno opposto; piuttosto il mio obbiettivo è
una, per quanto possibile, oggettiva
osservazione del materiale fin qui esposto.
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carnevale di avatara, guru, non guru,
santoni e profeti che, nel secolo appena
passato, hanno tracciato o riproposto una
serie di tecniche meditative per il
raggiungimento in senso gnostico del Sé
(inteso appunto con la maiuscola e quindi
come ricongiungimento al divino).
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Piuttosto, a essere maligni, si potrebbe dire
che tanta enfasi contro Krishnamurti si
spieghi proprio nel nome che U.G. si porta
addosso e che, quasi come quei figli che
vengono chiamati col nome del babbo o del
fratello, egli ne sia stato condizionato. Non a
caso mi sembra che la sua cosiddetta
“catastrofe” o illuminazione sia avvenuta
dopo aver partecipato ad un incontro con
Juddu.
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“Si, è vero, uso molte espressioni che ha già
usato J. Krishnamurti, espressioni che
condannano i santoni, i messia e i salvatori
del mondo come lui. Io non fondo scuole e
fondazioni o parlo sotto un tendone da circo
per dirvi che non c'è nulla da fare.”
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negando tutte le dottrine.
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“[…] proporre idee le quali sono vere, se
mai, al livello di un vero liberato ma non per
quei deviati di uomini moderni che di
incentivi al caos e alla mala anarchia ne
hanno fin troppi.”
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discipline, e forse chi va da lui non è un
mudha ed ha bisogno di essere scosso in
questo senso.
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APPENDICE
Il caso J. Krishnamurti
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Charles Webster Leadbeater, un ex
pastore anglicano braccio destro di Annie
Besant, si “accorse” un giorno di
Krishnamurti, figlio quattordicenne di un
impiegato statale ad Adyar. Leadbeater
riferì di aver notato nell'aura del ragazzo
(non bisogna dimenticare che Leadbeater
era l'autore del libro “I chacra”, primo
trattato occidentale sull'argomento,
tuttora tradotto e pubblicato in tutto il
mondo) qualcosa di straordinario, e
altrettante indagini straordinarie, ovvero
non ordinarie e suscettibili quindi di
pregiudizi metafisici, portarono lui e la
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americano che da un giorno all'altro si
ritrovò spodestato da tale carica universale.
La Società Te o s o f i c a investì in
Krishnamurti, che fra l'altro non sembrava
neanche il più brillante rispetto al fratello,
molte energie fino a creare un apposito
ordine interno alla Società, La Stella
d'Oriente, che avrebbe dovuto spianare la
strada al messia.
Carlo Tamai
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Tale devozione al messia annunciato da
Leadbeater generò però la polemica del
ramo tedesco della Società Teosofica, che
sotto la guida di Rudolf Steiner (vedi
capitolo successivo) diede vita alla Società
Antroposofica.
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conseguenza seguendolo come un divo del
cinema, attribuendogli amori e nomignoli
come “Il messia in abito sportivo”.
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intenderci: quello cui Van Morrison dedicò
la canzone “No guru, no method, no
teacher”) con un discorso inaspettato, che
sciolse di fatto l'organizzazione creata dai
teosofi.
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disse l'amico. «Oh, niente affatto!» replicò
il diavolo, «Sto appunto andando a
permettere che lo organizzi»”.
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braccio di Krishnamurti (trascritti e
diventati centinaia di libri tradotti in tutto il
mondo) diventano sinonimi e stanno ad
indicare ciò che il linguaggio, ancora
dominio dell'io o della cultura come
estensione dell'io, non può descrivere.
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cui si arenano parecchi culti new age che a
lui si ispirano e che egli cercò di stroncare
continuando a ribadire lo stesso concetto
per cinquant'anni.
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tanto che nella sua sfortunata comune
americana gli dedicò il nome di un lago
artificiale: il Krishnamurti lake) a
Krishnamurti consiste in questo concetto
che riassumiamo dai suoi tanti discorsi in
proposito: “Lui è troppo illuminato, un
illuminato deve invece rinunciare anche
alla sua illuminazione, se la gente ha
bisogno di credere a qualcosa, di compiere
dei rituali, che lo faccia pure, chi è lui per
fermarli?”.
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la verità da sé, Evola sottolinea che ciò è
possibile che accada in qualche ashram,
dove la presenza di una personalità
superiore può effettivamente creare un
atmosfera magnetica senza predicare
niente, ma non nei vari teatri e università
dove Krishnamurti tiene le sue conferenze
ad un “pubblico profano e mondano”.
Quindi, Krishnamurti per Evola è
ambiguo: scioglie la Stella d'Oriente, ma
non rifiuta la Fondazione Krishnamurti che
da questa nasce; spara a zero sulle
dottrine ma dando così vita ad una
dottrina che, pur essendo contraria ad
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lo considera una vittima della disciplina
teosofica. E, in definitiva, lo accusa solo di
“Andare a proporre idee le quali sono vere,
se mai, al livello di un «vero liberato»” a
quei “deviati che, come gli uomini
moderni, di incentivi al caos e alla mala
anarchia ne hanno fin troppi”.
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nel libro autobiografico “Alla ricerca del
D'io perduto” della sua “conversione” da
una rivoluzione esterna ad una interna e
nell'incubazione di quest'ultima fu molto
importante il contatto con le idee di
Krishnamurti. Valcarenghi poi diventerà
discepolo di Rajneesh, ma la sua
esperienza ed il suo percorso,
significativamente simile a quello di molti
suoi “compagni”, testimonia che
Krishnamurti, suo malgrado, fu un ponte
fra gli intellettuali della Nuova sinistra degli
anni sessanta e settanta ed il new age.
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Carlo Tamai