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(1) Sul punto si è ormai accumulata abbondante letteratura. Alcuni saggi di sintesi
si trovano ora in Stato e cultura giuridica in Italia dall’Unità alla Repubblica, a cura di A.
SCHIAVONE, Bari, Laterza 1990.
(2) Si veda ora D. ROUSSEAU, Une résurrection: la notion de constitution, in « Revue
du Droit Public et de la Science Politique en France et a l’Etranger » 1-1990, pp. 5-23,
che analizza le decisioni del Conseil constitutionnel, che anche in Francia sembrano
attribuire alla « costituzione » lo statuto di norma positiva direttamente fondante i diritti,
e come tale superiore all’autorità del legislatore. Sulla precedente incorporazione, a
partire dalla Rivoluzione, dei diritti medesimi nella legge quale massima fonte di diritto,
si veda M. FIORAVANTI, Appunti di storia delle costituzioni moderne, I, Le libertà:
presupposti culturali e modelli storici, Torino, Giappichelli, 1991, spec. pp. 50 e ss.
(3) Da menzionare anche R. ALEXY, Theorie der Grundrechte, Frankfurt am Main,
Suhrkamp, 1986, che dovrebbe essere discusso a parte.
(7) Quel principio era stato efficacemente espresso nell’articolo quarto della
Dichiarazione dei diritti dell’89: « La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non
nuoce agli altri; cosı̀ l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo
quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento dei medesimi diritti.
Tali limiti possono essere determinati solo dalla legge ».
(8) Böckenförde fa risalire la « scoperta » della insostenibilità di uno sviluppo
sociale puramente auto-regolato a Lorenz von Stein: vedi E.W. BÖCKENFÖRDE, Lorenz von
Stein als Theoretiker der Bewegung von Staat und Gesellschaft zum Sozialstaat (1963), in
ID., Recht, Staat, Freiheit, cit., pp. 170-208; ed ID., Die Bedeutung der Unterscheidung von
Staat und Gesellschaft im demokratischen Sozialstaat der Gegenwart (1972), in Recht,
Staat, Freiheit, cit., pp. 209-243. Si veda sul medesimo punto D. GRIMM, Die sozialge-
schichtliche und verfassungsgeschichtliche Entwicklung zum Sozialstaat (1988), in ID.
Recht und Staat, cit., pp. 138-164.
(9) Si inserisce qui la problematica della c.d. « Drittwirkung » dei diritti fonda-
mentali, cosı̀ dibattuta nella dottrina tedesca: sul punto si veda E.W. BÖCKENFÖRDE, Staat,
Verfassung, Demokratie. Studien zur Verfassungstheorie und zum Verfassungsrecht,
Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1991, pp. 170 ess.; ed in particolare ID., Freiheitssiche-
rung gegenüber gesellschaftlicher Macht (1975), in ID., Staat, Verfassung, cit., pp. 264-276.
(10) Si veda in particolare D. GRIMM, Rüchkehr zum liberalen Grundrechtsverstän-
dnis? (1988), in ID., Die Zukunft, cit., pp. 221 ess.
(11) E. FORSTHOFF, Rechtsstaat im Wandel, Stuttgart, 1964; trad. it. Stato di diritto
in trasformazione, Milano, Giuffré, 1973.
(12) Per la critica a Forsthoff si veda soprattutto D. GRIMM, Recht und Staat, cit.,
pp. 157 e ss.; e ID., Die Zukunft, cit., pp. 321 e ss. e pp. 339 e ss. Al di là delle diversità
di punti di vista all’interno della dottrina tedesca, sarebbe utile che questa fosse
consapevole del fatto che la discussione sulla normatività piena delle disposizioni di
principio contenute nella costituzione è stata — ed è ancora — una discussione europea.
Per l’Italia, che a questa discussione ha dato un contributo notevole con personaggi di
primo piano come Costantino Mortati e Vezio Crisafulli, si veda M. FIORAVANTI, Costitu-
zione, amministrazione e trasformazioni dello Stato, in Stato e cultura giuridica in Italia
dall’Unità alla Repubblica, cit., pp. 3 e ss., pp. 51 e ss. per l’argomento che qui interessa.
(15) Sulla analisi di queste realtà insiste in modo particolare D. GRIMM, Die
Zukunft, cit., pp. 241 e ss., spec. pp. 269 e ss. Si veda anche, sugli stessi argomenti, E.W.
BÖCKENFÖRDE, Staat, Verfassung, cit., pp. 406 e ss.
(16) In questo senso esplicitamente D. GRIMM, Die Zukunft, cit., pp. 24-25. Le tesi
in generale di Grimm sul « futuro della costituzione » sono esposte con particolare
chiarezza in D. GRIMM, Die Zukunft, cit., pp. 17 e ss., pp. 61 e ss., pp. 151 e ss., e pp. 397
e ss.
(17) Per l’aspetto comparatistico dell’opera di Grimm cui ci riferiamo nel testo, si
veda D. GRIMM, Der Staat in der kontinentaleuropäischen Tradition (1986), in ID., Recht
und Staat, cit., pp. 53-83. Si vuole anche ricordare come Grimm abbia sempre usato nei
suoi saggi più specificamente storici un metodo ampiamente comparatistico, occupan-
dosi a più riprese anche del modello anglo-americano, ed in particolare delle origini del
costituzionalismo negli Stati Uniti: si veda D. GRIMM, Deutsche Verfassungsgeschichte,
cit., pp. 10 e ss.; ed ID., Die Zukumft, cit., pp. 31 e ss. Sul legicentrismo europeo-
continentale, e sulla diversa tradizione statunitense di supremazia della costituzione, si
veda anche M. FIORAVANTI, Appunti di storia delle costituzioni, cit., pp. 47 e ss.
(18) Si veda in particolare D. GRIMM, Die Zukunft, cit., pp. 143 e ss. Esemplare
nella direzione indicata nel testo è D. GRIMM, Der Akteur als Historiker. Zum Abschluss
von Hubers Deutscher Verfassungsgeschichte, in « Rechtshistorisches Journal », 5 (1986),
pp. 83-90. Naturalmente, tutto questo non vuol dire che Grimm pensi ad una sorta
d’integrale normativizzazione e giuridicizzazione del « politico », che egli stesso reputa
impossibile; pensa piuttosto che la Verfassungswirklichkeit possa e debba stare in un
rapporto dialettico d’integrazione con la costituzione in senso positivo-formale, senza
però che in essa si possa reperire un vero e proprio « principio » sul quale far leva in
funzione di dichiarata opposizione al diritto positivo vigente. Sul punto si veda anche D.
GRIMM, Die Zukunft, cit., p. 331.
(19) E.W. BÖCKENFÖRDE, Der Begriff des Politischen als Schlüssel zum staatsrechtli-
chen Werk Carl Schmitts (1988), in ID., Recht, Staat, Freiheit, cit., pp. 344-366, spec.
pp. 351 e ss.
(20) E.W. BÖCKENFÖRDE, Die verfassungsgebende Gewalt des Volkes. Ein Grenz-
begriff des Verfassungsrechts (1986), in ID., Staat, Verfassung, cit., pp. 90-114. Il saggio
apparirà in traduzione italiana in un volume sul « potere costituente » d’imminente
pubblicazione presso la casa editrice « Il Mulino ». Il volume è stato curato da Paolo
Pombeni, ed oltre al saggio di Böckenförde vi appariranno contributi dello stesso
curatore, di John Burrow, di Lucien Jaume, e di Maurizio Fioravanti.
(21) E.W. BÖCKENFÖRDE, Die Eigenart des Staatsrechts und der Staatsrechtswissen-
schaft (1983), in ID., Staat, Verfassung, cit., pp. 11-28. Da segnalare l’insistente presenza,
fino dalla prima nota del saggio in questione, della dottrina dello stato di Heller, cui
(22) Del resto, come si diceva all’inizio di questo contributo, la storia occupa un
posto di primo piano anche nei due volumi oggetto di recensione. Si vuole qui ricordare
in particolare come la storia dei concetti costituzionali svolga nella dottrina tedesca una
esplicita funzione di tipo costruttivo: si veda E.W. BÖCKENFÖRDE, Geschichtliche
Entwicklung und Bedeutungswandel der Verfassung (1984), in Staat, Verfassung, cit., pp.
29-52; e D. GRIMM, Der Verfassungsbegriff in historischer Entwicklung (1990), in ID., Die
Zukunft, cit., pp. 101-155.
(23) L’accenno alla « sopravvivenza » avrà certamente richiamato alla memoria il
celebre saggio di G. BURDEAU, Une survivance: la notion de constitution, Parigi, Sirey,
1956 (originariamente scritto per gli studi in onore di Achille Mestre; del saggio esiste
anche una versione tedesca: G. BURDEAU, Zur Auflösung des Verfassungsbegriffs, in « Der
Staat », 1-1962, pp. 389-404).