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Cara Dafne,

se stai leggendo queste parole, può solo voler dire che io sono Morto, Posso per tanto essere onesto
con queste mie parole. Dafne che ti piaccia o no, io e te siamo uguali, ne abbiamo passate tante nella
nostra vita, e la cosa più triste è che ce le ricordiamo tutte. Quante persone, Dafne, hai sepolto sotto
Solaria, quanti dei tuoi affetti dei tuoi ricordi. Si potrebbe dire che la vera te non è con te, ma è sepolta
sotto la terra arata della odierna, puzzolente Solaria. La stessa cosa si può dire di me e tu sai dove è
sepolta tutta la mia vita, la mia unica vita.
Grazie per tutto quello che sei per me, amore mio. Con te mi sento protetto, in te vedo il mio rifugio
e il mio sostegno, un porto sicuro quando le tempeste della vita non sembrano finire mai, e una
grotta in cui ripararmi quando la pioggia scroscia incessante. Con te, mi sento diverso, mi sento vero,
ed è grazie a te se guardo la vita con gli occhi di un uomo innamorato da sempre che ha continuato
ad amarti fino all’ultimo respiro e oltre.
Dafne ho voluto che tu potessi leggere queste parole solo dopo la mia morte non per vigliaccheria,
ma perché avevo bisogno che succedesse tutto così. Mettiamo da parte per un solo attimo i nostri
profondo sentimenti, ti ho baciata e con quel bacio so di averti donato il bacio più bello della tua vita
e ho un messaggio anche per tuo marito: Caro Lan, sei un Dio, ma non lo sei di certo diventato
perché sei un grande uomo. Un grande uomo ONORA sua moglie, non le fa mancare niente e la
innalza sopra a tutto il resto perché, un vero uomo sa, che non è niente senza una complice, non è
niente se non esiste al mondo almeno una e una sola persona che conosce tutti i suoi segreti più
profondo e sa come gestirli. Un vero uomo Lan, ama la propria compagna come se fosse
un’estensione di se stesso e non la scarica in un buco piscioso chiamato Fos. Questo posto va bene
per me, ma non può andar bene per l’unica donna al mondo che sa dove nascondi i sigari e che ti fa
credere di non saperlo per non farti sentire inferiore a lei. Questa donna non è “la moglie di Lan”,
questa donna è l’unica donna che hai amato ed è il Generale Dafne Krain e dovrebbe regnare al tuo
fianco non essere il tuo galoppino. Siccome tu sei un uomo “piccolo” vedi il quadro solo dalla parte
che ti piace di più…per cui se non sei in grado di fare il marito, fatti da parte che ci penso io a donarle
i migliori anni della sua vita…il fatto che io ormai sia morto è un impedimento l’ammetto, ma
figurativamente ci sono migliaia di me che prenderebbero volentieri il tuo posto nel letto.
Voglio pensare a noi due, per l’ultimo saluto che vorrei tanto poterti dare di persona. Dalla prima
volta che ci siamo incontrati mi è parso chiaro che saresti stata per sempre il mio fianco destro oltre
la vita e oltre la morte, quello che però io non sapevo è come e quanto sarebbe stata crudele la vita
con noi due. Noi siamo stati perfetti in tutto quello che abbiamo fatto insieme, ma noi siamo due
persone che possono ringraziare solo loro stesse per avercela fatta. Non siamo nati sotto la buona
sorte di una razza superiore, non siamo nati con poteri oltre ogni limite, il nostro impegno e la nostra
tenacia coronano i nostri successi. Io non volevo abbandonarti, ma stavolta non ho avuto veramente
altra scelta. Sono felice di averti saputo vicina anche nel momento del mio ultimo respiro così da aver
potuto chiudere il cerchio potendo avere la certezza che tu sia l’unica persona al mondo che conosce
anche le mie ultime parole. Sono per sempre tuo e tu sei per sempre mia, la mia lanterna però oggi
si spenge per sempre, adesso devi camminare da sola, so che ce la farai, ti preparo da sempre a
questo momento che speravo però non arrivasse mai. Ti amo e ti rispetto amore mio.
Cara Dafne, tu sai qual è la verità che sta nascosta infondo al tuo cuore, spero che presto troverai il
tuo posto nel mondo, anche se non potrò essere io ad aiutarti a farlo. Grazie della tua amicizia e del
rispetto che, nonostante tutto, mi hai dimostrato.
Mia Cara Saphira,
non abbiamo mai avuto modo di parlare seriamente della nostra nuova vita insieme, avresti mai
creduto che un giorno ci saremmo trovati nella stessa squadra? Voglio scusarmi per essere stato
poco presente per te, ma sono stato impegnato e non avevo poi molta voglia delle tue prediche,
mi stavano antipatiche secoli fa e mi stanno antipatiche anche oggi. Ciò nonostante non voglio
lasciare questo mondo senza dirti un paio di parole, ti meriti la mia attenzione almeno per un
istante.
Voglio raccontarti una storia, c’era una volta un villaggio di elfi che viveva in pace nelle lande fredde
del nord. Il nome antico ti sarebbe incomprensibile, oggi lo potremmo chiamare Fiume dell’orso.
Il villaggio viveva in pace, ma, non voleva uniformarsi alla comune vita degli elfi, quella bucolica
comunità di giovani alternativi e stravaganti che divinizzava la vita e la gioia di viverla in tutte le sue
forme. Nel villaggio “anticonformista” della nostra storia facevano il contrario, volevano “gestire”
la vita e la morte, perché la morte non facesse più paura a nessuno. Per questo motivo non c’erano
Altari eretti a Corellon né a nessun’altra divinità, c’erano altari dove venivano esposti i cadaveri dei
defunti e dove si pregava perché trovassero la forza di rialzarsi. Ogni tanto succedeva,
generalmente quando il corpo si separava dalle ossa, questi si rialzavano e servivano 1 e 1 sola
delle persone presenti. Avevano aperto la strada per la non morte, o come la considero io la vita
nuova e col passare degli anni erano migliorati parecchio tanto che i morti venivano rialzati
secondo la volontà degli incantatori. La comunità cresceva florida e si rafforzava, perché faticare
per arare la terra, quando i “nuovi nati” erano così adatti ai lavori ripetitivi e faticosi e potevano
produrre il doppio di un normale contadino? Chiaramente a quel punto, il culto della gestione
della non morte aveva reso “la comunità” una potenza commerciale e militare, perché i non morti
non muoiono e se muoiono possono essere rialzati. Si fece necessario e anche Naturale
identificare dei ruoli specifici all’interno della comunità, e si formarono 3 categorie indispensabili
le une alle altre, oltre ovviamente alle funzionali classi di una comunità (lavoratori e schiere non
morte). I CONDOTTIERI di schiere non morte, potenti, onorevoli e leali capaci di rianimare i corpi
dei defunti e di dominarli e comandarli a loro piacimento, a seconda della personale potenza
riusciva a gestire schiere più ampie; I SACERDOTI la parte spirituale della comunità coloro che
gestivano le emozioni e la devozione e spesso indicevano rituali per esaltare la morte;
I SAGGI ovvero coloro che ce l’avevano fatta. Anche i condottieri passavano da un’esperienza di
quasi morte per tornare con forza e arroganza alla vita…se riuscivano a farlo, ma i SAGGI erano
superiori. I saggi erano persone potenti che da una condizione di vita, riuscivano a separarsi dalla
vita stessa mantenendo i ricordi e tutto quello che avevano in vita ma guadagnandone
l’immortalità. Assolutamente coscienti di loro stessi, intelligenti e saggi e magnificamente belli,
perché avevano raggiunto la perfezione fisica che solo i non morti possiedono. Dovevano solo
stare attenti alla loro energia vitale, quella che oggi sappiamo essere l’anima, contenuta in un
filatterio perché distruggere quello voleva dire distruggere per sempre il Saggio.
La “comunità” a questo punto aveva una struttura, una forza militare, l’indipendenza economica,
gestionale e giuridica, aveva un territorio confinato da solide mura che si era espanso nel corso
degli anni e aveva un Re Condottiero, una regina Saggia e 1 erede maschio miracolosamente nato
da una donna che all’effettivo non era più viva.
Taglio corto, la riunione non durerà ancora molto e io devo farmi arrestare. I Bucolici vicini del
villaggio in questione, non erano mica tanto contenti della “figuraccia” che questi pacifici cittadini
facevano fare a tutta la razza elfica con il santissimo Corellon, per cui hanno ritenuto indispensabile
intervenire. A onor del vero inizialmente hanno intrapreso la strada della diplomazia, ma si sono
stancati presto e un bel giorno all’alba sono andati a purificare quei peccatori. A capo di questi
simpatici e molto tolleranti elfi c’era il bellissimo messaggero del Dio, la sua sola presenza parve a
tutti come un’autorizzazione profetica e benedetta considerando anche che la bellissima signora
era accompagnata da un essere fatato, splendente, dalle ali di candida luce…un Solar. Vennero
per portare la luce, distrussero ogni forma di vita e di non vita che abitasse quel luogo e distrussero
ogni edificio e ogni segno che potesse condurre ad indentificare una comunità così “oscura”. Il Re
e la Regina furono bruciati vivi, nessuno sopravvisse alla crudeltà delle schiere dei buoni e luminosi
elfi, donne, bambini e anziani, non c’era differenza, tutto doveva sparire. Una volta uccisi tutti e
distrutta qualunque cosa, provocarono una frana (questo lo fece Auriele) e la montagna si sbriciolò
completamente sui resti di quella innocente comunità. Soltanto 5 ragazzi si salvarono, giovani
adolescenti che avevano avuto la fortuna di non essere in zona. Come facevamo spesso, partivamo
alle prime luci dell’alba per raggiungere la tana dell’orso e sfidarlo, senza ucciderlo, ci volevamo
soltanto divertire a farlo arrabbiare. Abbiamo visto passare le truppe su fiume, ma credevamo fosse
ancora diplomazia, nel giro di poche ore abbiamo visto franare l’intera montagna e abbiamo
capito che eravamo soli al mondo.
Abbiamo raggiunto il porto sicuro, che all’effettivo permetteva l’attracco in un rifugio protetto dalle
tempeste piuttosto frequenti. Ci siamo addentrati nella grotta cercando di raggiungere la base
della frana al fianco destro della montagna, con una sola lanterna abbiamo esplorato per giorni le
spelonche e ci siamo addentrati nelle profondo della roccia. Abbiamo perso 2 compagni n questa
avventura, ma siamo giunti a quello che rimaneva del nostro villaggio. La bellissima e potente
Regina, prima di esalare il suo ultimo respiro, aveva deviato la frana, creando un’area piuttosto
ampia in cui non potessero essere sepolti dalle rocce, perché restasse per sempre il ricordo di
loro, ingiustamente uccisi da una differenza di opinioni.
Adesso, da questo mio racconto, traine le tue considerazioni, io ero uno di quei 5 ragazzi e con
noi c’era anche quella che poi diventò mia moglie. Sempre al mio fianco, sempre bellissima e
sempre saggia. L’unica donna che fino ad oggi conosceva questa storia in questi termini. a dire l
vero, l’unica donna che conosce tutto quello che sono io e l’unica donna alla quale, anche oggi,
racconto tutto quello che mi succede e che non voglio dimenticare. Una parte di me radicata tanto
nel profondo, da essere per l’eternità il mio unico amore vero, oltre la vita e oltre la morte.

Addio Saphira

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